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Provincia
Nella Repubblica romana il termine lat. provincia indicava in origine la sfera di competenza di un magistrato.
A seguito dell'espansione romana nell'area mediterranea nel II e I sec. a.C. acquisì il significato di territorio
non italico assoggettato da Roma e amministrato da un magistrato inviato da Roma (Impero romano).
Nel 27 a.C. Augusto si fece attribuire il controllo diretto su tutte le province non ancora pacificate e affidò
l'amministrazione di queste province imperiali (provinciae Caesaris) a suoi rappresentanti (legati). Le restanti
province del popolo romano (provinciae populi Romani) - a loro volta sottoposte alla sovranità dell'imperatore
- continuarono a essere rette da un proconsole, nominato, almeno de iure, dal Senato. L'Italia (incluso il
Ticino) rimase fino al III sec. d.C. sotto l'autorità dei magistrati della città di Roma e fu esente sia dal testatico
sia dall'imposta fondiaria, differenziandosi così dal resto dell'Impero. Alla morte di Augusto (14 d.C.), l'Impero
romano contò 28 o 29 province, 41 sotto Traiano (98-117) e 44 sotto Settimio Severo (193-211) e Caracalla
(211-217).
Durante il I sec. d.C. il territorio dell'attuale Svizzera era suddiviso fra diverse province. Ginevra faceva parte,
probabilmente già dalla fine del II sec. a.C., della Gallia Narbonensis. Le regioni occidentali e settentrionali
della Svizzera, comprese le colonie Iulia equestris (Nyon) e Augusta Raurica (Augst) e i territori degli Elvezi e
dei Raurici, furono annesse prima alla Gallia Lugdunensis, con ogni probabilità nell'ambito delle campagne
alpine di Augusto (15 d.C.), e poi alla Gallia Belgica (Belgica). I Grigioni, la Leventina e il Vallese costituivano
una parte della Raetia. Sotto l'Imperatore Claudio (41-54 d.C.) il Vallese venne unito alla Tarantasia per
costituire la provincia delle Alpi Graie e Pennine (Vallis Poenina), il cui prefetto di rango equestre risiedeva
alternativamente a Martigny o Aime-en-Tarentaise (attestato ad esempio per Tito Pomponio Vittore). Sotto
l'imperatore Domiziano, verso l'85 d.C. i territori dei Raurici e degli Elvezi furono assegnati insieme alle
colonie di Nyon e Augst alla nuova provincia Germania superior, cui rimasero subordinati fino alla fine del III
sec.
Gli alti funzionari e i prefetti nominati da Roma appartenevano al ceto dei senatori o dei cavalieri. Il governo
delle province imperiali con una o più legioni era affidato - ad eccezione dell'Egitto - al controllo del prefetto di
rango senatorio (legatus Augusti pro praetore, rappresentante dell'imperatore nel rango di pretore). Nelle
province imperiali dove non erano stanziate legioni, ma solo truppe ausiliarie, gli imperatori insediavano
talvolta un procuratore presidiale di rango equestre. I territori della Svizzera rientravano nella sfera di
competenza di diversi governatori. Le regioni occidentali e settentrionali erano rette dai prefetti senatori della
Gallia Lugdunensis, della Belgica e della Germania Superior; la Svizzera orientale, la Leventina e il Vallese
erano amministrati fino alla metà del I sec. dal prefetto di rango equestre della Raetia e in seguito, dopo la
separazione del Vallese dalla Raetia, dai procuratori presidiali di rango equestre risp. delle Alpi Graie e
Pennine e della Raetia. Verso il 170 d.C. il controllo della Raetia passò a un legatus Augusti pro praetore.
Il legato deteneva il comando delle unità dell'Esercito romano stanziate nella provincia di sua competenza,
con cui doveva garantire la sicurezza interna ed esterna. Il legatus Augusti pro praetore della Germania
superior comandò tra l'altro la legio XI Claudia e le relative truppe ausiliarie stazionate nel campo legionario
di Vindonissa fino alla fine del I sec. Il legato aveva inoltre competenze giudiziarie nelle questioni penali e
civili e sovrintendeva alle costruzioni pubbliche (templi, fortificazioni, acquedotti, strade).
Per la gestione degli affari correnti i prefetti imperiali e i procuratori presidiali, solitamente in carica per una
durata da due a quattro anni, raramente superiore, avevano a disposizione uno Stato maggiore. Il personale
subalterno dei legati Augusti pro praetore era costituito principalmente da soldati legionari distaccati, mentre
i procuratori di rango equestre erano affiancati nell'esercizio delle loro funzioni da schiavi imperiali e da
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liberti. Nelle province governate dai prefetti di rango senatorio, l'imperatore inviava inoltre dei procuratori
finanziari di rango equestre addetti ai redditi imperiali (procuratores Augusti), che si occupavano della
retribuzione delle truppe e della riscossione delle imposte.
La pop. delle province doveva versare regolarmente imposte dirette stabilite in base al censo (imposta
fondiaria e testatico). Venivano inoltre riscosse imposte indirette, quali una tassa di successione del 5% e
numerosi altri tributi. Il commercio all'interno dell'Impero era sottoposto a dazi interni (portoria), organizzati in
circoscrizioni doganali che talvolta comprendevano diverse province. A Zurigo, Massongex e Saint-Maurice
sono attestati posti di dogana per la riscossione della quadragesima Galliarum, l'imposta del 2,5 % sulle merci
in transito nelle province galliche, circoscrizione doganale che includeva anche l'Altopiano sviz. e il Vallese. La
Raetia e la Svizzera orientale facevano parte della circoscrizione dell'Illiria.
Sul piano territoriale e politico le province erano articolate in entità regionali, come le città con uno statuto
giur. variabile (coloniae, civitates), i territori legati ad antiche tribù o a luoghi di culto e forse anche distr.
demaniali o minerari. Le città con i loro territori circostanti, ad esempio la colonia Augusta Raurica e
Aventicum, capoluogo della civitas degli Elvezi, o il campo legionario di Vindonissa, erano i punti di
riferimento della vita quotidiana nelle province romane. I centri urbani rivestivano importanza anche per i
prefetti e i procuratori finanziari nella riscossione delle imposte dirette e la manutenzione delle strade. Le
comunità urbane godevano di un'ampia autonomia: i cittadini e/o i consigli municipali potevano eleggere i
propri magistrati e giudicare i litigi tra ab. della medesima unità territoriale, erano autorizzati a riscuotere
imposte e tributi interni e a gravare i propri concittadini con pene pecuniarie o lavorative. Anche
l'organizzazione dei culti, delle feste e dei giochi, così come la sovrintendenza sui mercati, sulle terme e su
altri edifici pubblici era di loro competenza.
L'imperatore Diocleziano (284-305) procedette a una ristrutturazione dell'Impero romano: l'Italia fu suddivisa
in diverse province e venne abolita la distinzione tra le province imperiali e quelle senatoriali. Il numero di
province passò a 95, organizzate prima in 12, poi in 14 diocesi. Dalla divisione della Germania superior
nacque la provincia Maxima Sequanorum, che comprendeva l'Altopiano e che insieme alle Alpi Graie e
Pennine venne incorporata alla diocesi della Gallia. La Raetia e il Ticino furono annessi alla diocesi dell'Italia
Annonaria. Anche le competenze dei prefetti delle province (praeses) furono ridefinite: la responsabilità
amministrativa venne estesa alla riscossione delle imposte, mentre il comando delle truppe fu affidato a un
dux. Sostanzialmente la riorganizzazione comportò una distinzione tra amministrazione civile e militare. La
Notitia Dignitatum costituisce l'ultima fonte scritta sulle province dell'Impero romano d'Occidente.
Bibliografia
– W. Eck, Die Verwaltung des Römischen Reiches in der Hohen Kaiserzeit, 2 voll., 1995-1999
– C. Lepelley (a cura di), Approches régionales du Haut-Empire romain, 1998
– W. Eck (a cura di), Lokale Autonomie und römische Ordnungsmacht in den kaiserzeitlichen Provinzen vom 1.
bis ins 3. Jh., 1999
– F. Jacques, J. Scheid, Les structures de l'Empire romain, 20107
Autrice/Autore: Alfred Hirt / mdi
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