INCONTRI
Laboratorio sulla musica delle 4 province
Villa Penicina – Romagnese )PV) 26 giugno-1 luglio 2006
Scheda riassuntiva
Il luogo.
Da una parte l’Oltrepo pavese, su da Varzi per il solco dello Staffora; dall’altra è già
Emilia, Bobbio con il suo San Colombano e il ponte che a balze valica l’ampio greto del
fiume Trebbia. Ma d’intorno, verso ogni oriente, sono le Quattro Province (AL, GE, PC,
PV). Una terra che si è inventata un nome diverso da quello che i potentati politici
decidono a dispetto della realtà di genti e culture. E’ un nome che, piuttosto che
delimitare confini, li nega, tanto che nessuno saprebbe mai dire con precisione dove
termina e dove inizia questo mondo di valli, creste e borghi, animato dagli stessi
mestieri, dagli echi della stessa lingua, dai ritmi delle stesse danze e dai suoni della
stessa musica: la Musica delle Quattro Province.
Lo spazio.
Villa Penicina è situata a 1300 mt s.l.m. al confine tra le province di Pavia e Piacenza,
è dotata di un grandissimo parco e di tre ville strutturate per l’accoglienza. Può
ospitare laboratori musicali ed è dotata di tecnologie e servizi. Qui ha preso le mosse
la fase sperimentale di questo progetto. Nel 2004 infatti, è già stato realizzato un
evento residenziale che ha visto lo scambio fra musicisti provenienti da diverse parti
del mondo (Cina, Israele, Giappone, Kenya, Sud Africa, Italia).
La musica.
Il profilo dei contenuti della musica delle Quattro Province è vario e frastagliato quanto
la terra da cui germoglia: vi si riconoscono stilemi tipici della musica da ballo e le
condizioni tipiche del patrimonio popolare destinato a sopravvivere ai margini, e cioè a
essere tramandato da qualche suonatore più anziano per via orale. Fenomeno studiato
dagli etnomusicologi, contiene riferimenti, richiami, testimonianze di esperienze che
rimandano indietro nel tempo, fino a perderne memoria nell’affascinante mistero delle
sue origini. E’ una musica ancora viva che ha mantenuto nel tempo i tratti stilistici e i
repertori per essere oggi considerata come una delle più conservate tradizioni popolari
musicali Italiane. Il piffero, una sorta di oboe popolare che fa parte della famiglia degli
strumenti ad ancia doppia, insieme alla cornamusa prima (simile a quella scozzese) e
alla fisarmonica poi, è lo strumento portatore di questa tradizione. Rappresenta un
unicum nella tradizione musicale europea. I segreti di un’arte strumentale e di uno
straordinario repertorio di musiche da danza si sono tramandati “oralmente” sino ai
nostri giorni, grazie ai protagonisti del passato e a quelli dell’evoluzione musicale
contemporanea. Siamo quindi di fronte a una rara testimonianza di permanenza di
cultura autenticamente popolare, ovvero svincolata dalle dinamiche della società dello
spettacolo e dei suoi vari strumenti di diffusione, nonché estranea sia all’’onnipresenza
del mezzo televisivo” che alle rappresentazioni caricaturali pseudo-folcloristiche delle
orchestrine di liscio, forme cioè fruite a livello popolare, ma non radicate in quella
cultura contadina che ha sempre prodotto espressioni autonome di creatività.
Mission.
La divulgazione della musica delle Quattro Province non ha potuto avvalersi di quel
tipo di intarsio proprio di altri generi, anche di derivazione popolare, laddove le
contaminazioni e la sperimentazione sul tessuto della traccia originale hanno finito con
il coinvolgere artisti del rock, del pop, dell’elettronica, in nome di una modernità e di
una fusione in molti casi più che felice.
All’apice di questo crocevia appenninico, si incontrano artisti di estrazioni diverse,
anche lontane e non solo per latitudini: cantori e strumentisti che per sensibilità e
percorsi sinora espressi ci sembrano ideali partner per questo genere di viaggio. Se la
vita è l’arte dell’incontro, e la musica la sua colonna sonora, quale migliori condizioni
per rendere il progetto una base di partenza? Villa Penicina sarà ancora teatro, un
trampolino per la sintesi e la fusione tra elementi diversi, un trait d’union, laddove il
territorio, l’identità, le radici diventano protagoniste, in una spirale virtuosa, di
interesse geografico unico e che fa riferimento all’area delle province di Pavia,
Alessandria, Piacenza e Genova, intreccio di tradizioni e suoni, di linguaggi e culture
contigue, che si intercettano provenienti da altrettante regioni: una panoramica,
ovvero, che parte dalla campagna passando per la collina e la montagna sino a
lambire il mare.
In tale prospettiva il senso dell’incontro, della traslazione dei linguaggi e
dell’impollinazione tra i suoni, può essere un bersaglio e una sfida, una soluzione per
accreditare la musica delle Quattro Province, i suoi tesori, i suoi insegnamenti, come
un punto caldo di suoni e segnali la cui circolazione può essere una vera risorsa ai fini
delle rivitalizzazione e della valorizzazione del territorio.
Il tema.
Il laboratorio del 2006 trae motivazione da uno spunto tematico:
La tradizione musicale delle quattro province esprime un complesso sistema mitico
come fondante della tradizione stessa, basato su un personaggio – il grande pifferaio
Draghino, il fabbro di Suzzi- che è insieme un seduttore, un Barbablù, un
“ingannatore” (TRICKSTER), un fuggiasco alla macchia, un catturato condotto alla
condanna in una via crucis profana, un condannato che si salva ancora una volta
grazie alla sua arte musicale, e un autore di testamento con cui lascia la sua arte al
successore designato.
Questo sistema attinge pertanto numerose figure archetipali delle mitologie europee e
non, riorganizzandole in un sofisticato mito eziologico.
Questo mito popolare ha un corrispettivo “culto”, ed è il mito di Don Giovanni. Nato
con intenti moraleggianti nel Teatro di Tirso de Molina, miticamente indebolito
(anziché uccidere le sue sedotte le spinge alla disperazione e all’eventuale suicidio)
ripreso da numerosi autori successivi (tra cui Goldoni, che ce lo ripropone borghese e
ammorbidito ne “il Bugiardo”) don Giovanni “vince” la sua condanna inflitta dal
Commendatore di pietra per imporsi nell’immaginario collettivo del mondo occidentale
come grande ribelle universale: e raggiunge il massimo fulgore nell’opera di Mozart su
libretto di Da Ponte. Perchè indubbiamente Mozart identificava la dirompente capacità
seduttiva di Don Giovanni con la musica stessa.
Pur escludendo qualsiasi parentela diretta fra i due miti è possibile rilevare la loro
straordinaria somiglianza, dove la “musicalità” è riferimento comune e della
coincidenza cronologica della loro diffusione e del loro splendore: subito prima della
rivoluzione Francese e subito dopo la fine delle illusioni dell’esportazione della
Rivoluzione Francese, morte nell’isola di Sant’Elena.
Il laboratorio.
Tra il 26 giugno e il 2 luglio 2006 si sviluppa quindi la fase centrale del progetto.
Musicisti di tutta Europa convengono a Villa Penicina accolti dalla musica delle 4
province e dai suoi protagonisti.
Preceduto da diversi momenti di scambio e relazioni, i musicisti realizzano
arrangiamenti e nuove creazioni partendo dagli stili della musica tradizionale. Nelle
serate del 30 giugno e del 1 luglio gli sviluppi vengono presentate performance in uno
spazio scenico aperto al pubblico, appositamente allestito. Ogni fase viene
accuratamente registrata sia in audio che in video, utilizzando tecnologie di primo
piano e tecnici di livello nazionale. Il materiale audiovisivo registrato potrà poi essere
utilizzato in produzioni discografiche e cinematografiche volutamente non ancora
definite.
I protagonisti:
Ben Mandelson, Inghilterra - musicista – produttore e cordinatore dell’opera
Marco Forni, musicista, arrangiatore, produttore, responsabile dei suoni
Nicola Parov, Ungheria - gadulka, kaval, clarinetto, ud, bouzouki, tamboura
Andrew Cronshaw, Inghilterra - zyther, flauti
Umberto Petrin, pianoforte
Jean Luc Cappozzo, Francia – tromba
Fulvio Maras, percussioni
John Faulkner, Irlanda – mandolino, voce
Sandra Kerr, Irlanda – voce, dulcimer, concertina, guitar, whistle
Desi Wilkinson, Irlanda – voce, flauti
Beppe Gambetta, chitarra
Stefano Valla, piffero
Marco Domenichetti, Italia – piffero – tecnologie audio-video
Daniele Scurati, fisarmonica
Giovanni Sarani, Italia – compositore arrangiatore, piano, fisarmonica
Guo Yue, Cina – flauti
Edo Lattes, basso el., contrabbasso
Luca Vettori, tecnico dei suoni
Bruno Pianta, etnomusicologo
Beppe Greppi, casa discografica Felmay
Enzo Gentile, giornalista