febbraio 2009 - ICS "Fabrizio De Andrè"

Passaggi
di tempo
Notizie dall'Istituto Comprensivo Statale Fabrizio De André - n. 9 - Febbraio 2009
In Tivù, nel nome
del “nostro” Fabrizio De André
EDITORIALE
“In anticipo sullo stupore”
di Giuseppe M. Facciorusso
Storica partecipazione della Scuola allo special
televisivo dedicato al grande cantautore e poeta
di Sergio Leondi
Domenica 11 gennaio 2009, ore 20,55: “Meno tre,
due, uno: IN ONDA!!!”. Su RAI3, in diretta, dal vivo,
adesso c’è la nostra scuola, ci sono i nostri alunni. Ci
vedono e ascoltano in tutta la Penisola, e non solo.
Siamo lì per tributare anche noi un appassionato
omaggio a Fabrizio De André, nel decimo anniversario
della - ahimé dolorosa - scomparsa, nell’ambito di
un’edizione speciale del programma “Che tempo che
fa” condotta da Fabio Fazio con Dori Ghezzi, tutta
incentrata sulla figura e il lavoro artistico di De André.
Noi, e non a caso: perché i primi in Italia ad aver
intitolato l’Istituto Comprensivo in cui viviamo e lavoriamo al grande cantautore, musicista e poeta genovese. Proprio noi, e non altri: per aver scelto con orgoglio,
prima di qualunque altra istituzione scolastica, di
improntare la nostra azione pedagogica, educativa e di
vita comune al massimo cantore moderno - anticonformista per eccellenza - della diversità, della solidarietà
senza barriere, all’anarchico e ironico alfiere della libertà, della pace e della giustizia sociale, pure a costo di
andare controcorrente (lui e… noi), in (apparente)
“direzione ostinata e contraria”, come recitano il verso
di una sua canzone e la straordinaria raccolta postuma
che riassume il senso dell’opera complessiva dell’affabulatore Faber (affettuoso nomignolo coniato dall’amico d’infanzia Paolo Villaggio).
Il cantautore Roberto Vecchioni
durante le prove dello spettacolo
In una dichiarazione resa alla stampa, il Dirigente
Scolastico Giuseppe Facciorusso ha commentato:
“Essere co-protagonisti di tale iniziativa, è stata una
grande emozione, a cominciare dai ragazzi, che
hanno affrontato questa avventura con grande
impegno e serietà.
“Dedicando nel 2000 l’Istituto a De André, ci
siamo assunti un impegno importante, la responsabilità di educare alla cultura e ai valori che Fabrizio
‘rappresenta’. Con gli studenti abbiamo lavorato
moltissimo sui testi delle sue canzoni: non soltanto
dal punto di vista musicale, non solo seguendo il
valore letterario dei suoi versi.
segue a pagina 2
FABRIZIO - Sapevo che era importante dare un nome ad una istituzione scolastica che, nascendo, doveva ancora costruire la sua identità culturale. Sapevo anche che il nome doveva essere scelto subito perché avrebbe
aggiunto valore e significato al compito formativo che la comunità cittadina
ci assegnava dal 1 settembre del 2000. Sapevo infine che i nomi non sono
tutti uguali e che per una scuola colta allo ‘stato nascente’ serviva un nome
che avesse – come direbbe Landolfi – “una carica di destino” più forte di
quella che in genere hanno tutti i nomi. Fu così che – a partire da dicembre
del 2000 e solo dopo una dolcissima lettera di assenso di Dori Ghezzi –
cominciai a constatare quotidianamente lo stupore che assaliva chiunque
venisse a sapere dell’esistenza di una scuola con il nome di Fabrizio De
André. Allora come oggi mi accade di accennare un sorriso sornione quando mi chiedono il perché di quel nome e di immaginare che Fabrizio avrebbe risposto con una delle sue più fulminanti invenzioni linguistiche: - Per
essere in anticipo sul vostro stupore -.
DORI - Devo innanzitutto chiedere venia a Dori perché so che non ama
per nulla che si parli di lei. Avendo però avuto il privilegio di incontrarla, non
posso non rendere pubblico un pensiero che si è sempre più strutturato dentro di me, fin da quando l’ho incontrata la prima volta, una sera di maggio
del 2001, nel nostro Teatro ‘De Sica’ gremito all’inverosimile e con più gente
fuori che dentro. Credo infatti che se Fabrizio De André continua e continuerà ad avere un ruolo affatto secondario nella storia della cultura contemporanea, lo deve alla tenacia tutta femminile ed alla impressionante forza di
“mama Do – Dori”. Di una donna che – come ha scritto recentemente
Stella Pende – “si porta tatuata addosso la bellezza di una storia d’amore
infinita”.
FABIO - La struttura delle interviste di Fazio ai suoi ospiti è davvero
straordinaria. Il suo dialogo con Renzo Piano – offerto a noi tutti come prologo allo Speciale per Fabrizio dello scorso 11 gennaio – credo abbia lo spessore di un vero e proprio paradigma di cultura televisiva creata dalle parole,
dai gesti, dagli sguardi, dagli oggetti su un tavolo, da una grande vetrata oltre
la quale le fronde degli alberi si muovevano appena e la pioggia cadeva
tanto lievemente da apparire educata. E che dire del sorriso – un po’ infantile, ma anche diabolicamente complice – con il quale Fabio ha dato vita alla
macchia di inchiostro che campeggiava silenziosa sul taglio della mano
destra di uno dei più geniali architetti contemporanei. Superbo. Come
Genova.
Genova, appunto. Protagonista assoluta di un intelligentissimo ed emozionante epilogo che ha riconsegnato Fabrizio al mare. Attraverso la melodia mediterranea di “Creuza de mä” diffusa dal e sul Porto Vecchio dalle
voci di Mauro Pagani e Cristiano De André e attraverso il suono della sirena di un battello che lanciava altissime due colonne d’acqua che si incrociavano con la Lanterna, quasi a disegnare un vero e proprio tempio marino.
E se – interpretando come posso le suggestioni sparse nel programma di
Fabio - affermassi che “Creuza de mä”, “Sidùn”, “ ‘A çimma”, “Megu
megùn”, “ ‘A cumba” costituiscono la naturale colonna sonora delle
“Memorie del Mediterraneo” scritte da Fernand Braudel, forse il più grande
fra gli storici del XX secolo?
ROBERTO - Una mattina dello scorso novembre fu Elena Valdini a
raggiungermi telefonicamente per chiedermi – a nome di Dori Ghezzi e della
Fondazione Fabrizio De André – la nostra disponibilità a partecipare allo
Speciale televisivo che Fabio Fazio stava preparando per ricordare Fabrizio.
Quando Elena mi informò anche del fatto che sarebbe stato Roberto
Vecchioni ad interpretare una o due canzoni di Fabrizio, non riuscii a
nascondere la mia gioia.
segue a pagina 8
Passaggi di tempo
Febbraio 2009
2
In Tivù, nel nome del “nostro” Fabrizio De André
segue dalla prima pagina
Dori e Fabrizio
“Soprattutto, Fabrizio ci ha insegnato
dei valori importanti, che cerchiamo di
trasmettere: la tolleranza, la considerazione degli altri, la capacità di capire che
ogni individuo porta con sé un carico di
ricchezza e di umanità”.
LA DIRETTA TV CON VECCHIONI
Ed ora, “vai con la diretta”, ecco la
sintesi della partecipazione del nostro
Istituto Comprensivo: “Ninetta mia morire di maggio / ci vuole tanto troppo coraggio…”; sono i versi celeberrimi de La
guerra di Piero, qui interpretata dal
Professor Roberto Vecchioni, estimatore e
collega di De André, tanto vicino alle sue
tematiche. L’artista milanese ha focalizzato il suo intervento e contributo sul tema
“guerra-pace” - una sorta di mini-lezione,
vedasi il testo integrale a pagina 7 -; anche perché, ha spiegato presentando la canzone, la
guerra “oggi è drammaticamente ancora attuale;
ci sono ancora tra noi due uomini, Piero e l’altro,
in un campo di grano, che si guardano, e chi
spara per primo pensa di vincere, però non è
così, perché non è che chi spara per primo vince:
perdono tutti”.
È seguito poi il pezzo altrettanto famoso
Girotondo, cantato da Vecchioni insieme ai
nostri studenti (una nutrita rappresentanza, a
nome di tutti gli altri), e introdotto così: “De
André ha scritto una bellissima favola di guerra
per i bambini, e poi anche per i grandi; io invito
tutti i genitori, quelli che ci sono e quelli che ci
saranno, a far sentire questa canzone ai loro
bambini, già in culla”, perché comincino “a comprendere che cosa sia l’amore per gli altri, perché
questa canzone è piena dell’amore per gli altri”.
Per l’occasione l’anfiteatro delle Scuole
e molti molti altri letterati).
Nulla ha avuto di retorico, nostalgico e triste l’intera manifestazione (Fabrizio
l’avrebbe aborrito); “deve
essere una festa, per
Fabrizio”, aveva esclamato
Dori Ghezzi all’inizio dello
special, e così è stato; inoltre l’esecuzione e l’interpretazione dei suoi pezzi, i
commenti, sono stati un’occasione formidabile per
riflettere sui diversi argomenti che lui aveva fatto
oggetto di attenzione per
tutta la vita, in pubblico e in
privato.
PER NOI UN VERO
ONORE, EPPOI…
Primarie di via Goldoni, da chi lo frequenta abitualmente chiamato “la moquette verde”, era
stato trasformato in uno studio televisivo, abbellito da centinaia di disegni multicolori realizzati
dagli alunni, ispirati alle opere di Fabrizio De
André; l’emozione faceva battere i cuori a mille,
perché tutti noi avevamo coscienza di partecipare a un evento che non esito a definire “storico”,
che resterà fissato in maniera indelebile negli
annali della televisione e della cultura. Intorno,
registi e scenografi, tecnici del suono, delle luci,
cameramen, e chi più ne ha, più ne metta.
Tutti quanti noi, dai ragazzi, dal Dirigente
Scolastico ai Docenti, ci sentivamo oltremodo
fieri di offrire il nostro “piccolo-grande tributo”
all’aedo che tanta parte è stato ed è della cultura
nazionale e popolare (Roberto Vecchioni ha
dichiarato che De André “è uno dei più grandi
poeti del Novecento italiano”; idem Fernanda
Pivano, chiarissima intellettuale e scrittrice, già
ospite in un nostro spettacolo al Teatro De Sica,
L’essere stati invitati a prendere parte al
decennale per De André, ci ha lusingato molto, è
stato un vero onore; forse è stato altresì, un po’,
il giusto riconoscimento del nostro operato pure
nel campo dell’educazione musicale (quest’anno
abbiamo ottenuto la prestigiosa qualifica di
Istituto ad Indirizzo Musicale, unica nel
Circondario). Per noi del giornale tutto ciò ha
infine un risvolto particolare; questa, lo ripeto,
non è solo la prima scuola a “portare alto” il caro
nome di Fabrizio De André, ma è per di più quella che in anticipo sui tempi e su tutti si è data un
efficace strumento di informazione e discussione
che riprende alla lettera il verso di una sua famosa ballata, “Anime salve”: come ebbe a spiegare
con sentimento il Preside Facciorusso sul numero iniziale della serie, Passaggi di tempo “afferra i
significati che il tempo ha lasciato passando
attraverso le menti ed i cuori di quanti abitano le
aule delle nostre Scuole”. Un giornale, questo,
che si avvia anch’esso a celebrare un “anniversario” assai speciale: i suoi primi dieci… numeri;
un traguardo straordinario realizzato nell’arco di
una manciata di anni (in primavera organizzeremo un Convegno apposito); il quale giornale mi sia concesso dire - ha pochi epigoni, e ci riserva splendide soddisfazioni, come testimoniano il
primo premio vinto nel concorso nazionale riservato ai periodici scolastici, bandito dall’Ordine
dei Giornalisti, e altri ambiti riconoscimenti.
Farlo “nel nome di André”, sotto la sua egida
e ispirazione, avendo come “bandiera” parole
sue, ci esalta, sprona la Redazione di alunni e
Docenti a realizzare un prodotto, per quanto possibile, sempre più adeguato alla grandezza e alla
semplicità solenne dell’indimenticabile Faber,
onnipresente e fraterno “compagno di viaggio”
per tutti noi.
Prof. Sergio Leondi
Responsabile di “Passaggi di tempo”
Roberto Vecchioni mentre autografa
una copia di “Passaggi di tempo”
Dentro e dietro la notizia
Come nascono i nostri articoli del giornale
“Che bel pezzo! Ma che notizia! Non lo
sapevo!”. I nostri lettori probabilmente esclamano così quando fanno scorrere gli occhi
curiosi sugli articoli di “Passaggi di Tempo”.
Oppure possono anche lasciarsi andare a critiche non proprio “carine”. Sapessero quanta
fatica costa, realizzare un “pezzo”! Sì, perché
noi, piccolo gruppo di “operai della notizia”, ci
facciamo non in due, ma in quattro, per poter
fornire informazioni su quanto avviene nel
nostro Istituto.
Ora vi illuminerò su come nasce un articolo di “Passaggi di tempo”. Dal Direttore
Responsabile del giornale Professor Sergio
Leondi, ci viene assegnato un argomento, che
sviluppiamo inizialmente nel Laboratorio di
Giornalismo, ma anche come homework
durante la settimana. Se l’articolo lo completiaQui sotto e a destra:
i ragazzi del laboratorio di giornalismo
mo sul computer di casa, lo trasportiamo
mediante “chiavetta” su quello della scuola.
Tutti i martedì e giovedì pomeriggio ci ritroviamo nell’aula di informatica per valutare i
nostri lavori, li esponiamo ai “colleghi” del
Laboratorio e li sottoponiamo a una singolare
votazione, ogni volta attuata con diverse metodologie (alzata di mano, votazione da 1 a 10,
ecc.). Ma il giudizio finale rimane sempre al
nostro Mega-direttore Prof. Leondi, che quando necessario ci corregge e ci “taglia”.
Una volta stabilito quale articolo verrà pubblicato, si passa a un nuovo argomento.
L’impegno che questo lavoro richiede non è
indifferente. Per essere un buon giornalista non
basta saper scrivere in maniera corretta.
Se l’articolo inizia in modo noioso, siete voi
lettori i primi ad abbandonarlo, e giustamente.
Quando presentiamo i nostri “pezzi”, ognuno di noi spera che sia il proprio ad andare
“avanti”, ma è proprio perché ciascuno di noi è
il primo lettore di questi articoli ancora inediti,
che dobbiamo essere molto critici con noi stessi, capire quale è l’articolo più “attraente”, che
stimola la lettura (insieme alla corretta informazione), affinché si possa dar vita ad un giornale
giovane, impegnato e sempre stuzzicante,
requisiti essenziali per un buon successo.
Cristian Semeraro, 1C “Virgilio”
Febbraio 2009
Canta, oh cantastorie!
Franco Trincale si è esibito nella nostra scuola
e ci ha catturato con la musica e il canto
Un cantastorie? Ma esistono ancora? Ma chi
sono? Queste erano le domande che circolavano nelle menti di noi ragazzi quando abbiamo
saputo che uno di questi narratori, anzi, addirittura uno degli ultimi, sarebbe venuto nella nostra
scuola. Il tempo volò come “fogli di calendario al
vento”, e finalmente arrivò il momento tanto atteso: era il 28 novembre. Ed eccolo lì, Franco
Trincale, l’ultimo cantastorie d’Italia, sul palco
della nostra Aula Magna: un simpatico ometto un
po’ panciuto, con tanta barba brizzolata e piccoli
occhietti vispi che trasmettono un’atmosfera di
serenità e allegria.
Prima che egli cominciasse lo spettacolo,
guardammo un filmato che parlava dei cantastorie e di lui in particolare; scoprimmo così che
la nobile arte dei cantastorie risale al tempo di
Omero, poeta greco che cantava le gesta degli
eroi accompagnandosi con la cetra. Ora questa
mirabile attività è quasi scomparsa, con l’avvento
della televisione (divenuta, a dir la verità, quasi
una necessità per noi ragazzi) e delle altre tecnologie moderne, che ci hanno tolto il piacere del
contatto umano. Trincale è di origine siciliana e le
sue storie-canzoni sono in gran parte ispirate ad
eventi di attualità, tanto che lo stesso autore definisce la sua opera come “giornalismo cantato”.
Franco è stato vicino alle posizioni del movimen-
to operaio e negli anni ’70 si è spesso esibito nelle
fabbriche durante gli scioperi. L’8 dicembre scorso gli è stato conferito il prestigioso Ambrogino
d’oro da parte del Comune di Milano.
Franco Trincale ci ha intrattenuto inizialmente con “Colapesce”, una leggenda del suo paese,
che in maniera epica cerca di spiegare come la
Sicilia non sprofondi nel Mediterraneo; in seguito
c’è stata la storia della “Barunessa de Carini”,
paragonabile a quella successiva della principessa Diana d’Inghilterra, morta in circostanze un po’
misteriose; infine egli ci ha cantato la storia del
Teatro alla Scala di Milano, costruita sulle polveri
della Chiesetta di Santa Maria alla Scala. E’ stato
interessante apprendere che il famoso teatro fu
bombardato durante la seconda guerra mondiale e poi ricostruito più sfarzoso di prima. Che bello
imparare in questa maniera…. dovremmo proporlo ai prof! La chitarra di Trincale suonava note
e scandiva ritmi coinvolgenti, tanto da “catturare”
anche i ragazzi più “vivaci”. Insomma, dobbiamo
adottare la “Trincale-terapia”, se vogliamo più
attenzione da parte di tutti nelle nostre aule? Che
altro aggiungere? Speriamo che ci sia qualcuno
che perpetui la sua arte, perché sarebbe un vero
peccato doverla perdere. Bravo Franco!
Senza fiabe,
che mondo sarebbe?
Talvolta, trasportati dal vento del passato,
come echi di ricordi lontani giungono a noi
“incipit” di proemi famosi e si spalancano
memorie sopite: “Cantami, o Diva, del Pelìde
Achille l’ira funesta…/ Le donne, i cavalieri, l’arme, gli amori, le cortesie, l’ audaci imprese io
canto… / Canto l’arme pietose e ‘l capitano che
‘l gran sepolcro liberò di Cristo… / C’era una
volta tanto tempo fa…”.
Venerdì 29 novembre cadevano candidi
fiocchi di neve: copiosi hanno spiegato una
bianca coltre, quasi a voler ovattare il paesaggio
E forse non si sbagliavano: Trincale ci ha
portato in dono storie di ieri e di oggi, e forse ha
compiuto una magia: ha trasportato grandi e
bambini nel mondo incantevole delle fiabe.
Un tempo, prima dell’avvento della scrittura
e della stampa, i cantastorie rappresentavano
l’unico tramite culturale tra il popolo analfabeta
e il mondo epico e poetico; ma oggi, in questa
società multimediale e informatizzata, quale funzione, quale utilità hanno ancora un cantastorie
e i suoi “cunti”? Umanamente accrescono il
bagaglio delle conoscenze e delle esperienze
Il “cuntastorie” Franco Trincale
nell’Auditorium dell’Istituto
Cristian Semeraro, 1C “Virgilio”
Ritmi scozzesi:
ed è subito festa!
Il 7 novembre scorso l’atrio della Scuola
Primaria dell’Istituto De Andrè ha visto la presenza di un evento tutto particolare e divertente, che ha destato l’attenzione di alunni e
adulti: musiche e danze tipicamente scozzesi
con David Vivanco, musicista e ballerino
inglese della tipica “ceilidh”, ovvero della
divertente e allegra danza gaelica, il quale per
ben cinque settimane è stato richiesto con
molto successo in scuole e teatri del nord
Italia. Kilt verde a righe in tartan di lana, uno
sporran, cioè la caratteristica borsetta di
cuoio, calzettoni bianchi muniti
di flashes o risvolti, e le scarpe
tipicamente scozzesi; l’artista
passa con maestria dall’inno
francese a quello italiano, suscitando il sorriso degli astanti. A
presenziare, il Dirigente Giuseppe Facciorusso, alunni e insegnanti della scuola, la Dirigente
dell’Istituto Comprensivo di San
Giuliano Milanese, Professoressa
Ferri, e cittadini di Peschiera
Borromeo. The Wild Rover, Wild
Mountain Thyme, Three Craws
Song, Broom o’ the Cowdenknowes, sono solo alcune
delle melodie famose intonate,
accompagnate dalla chitarra e
dalla scottish smallpipe, ovvero
un tipo particolare di cornamusa
di piccole dimensioni, costituita
dalla sacca di stomaco di capra e
da un mantice soffiato. E così,
con la sua voce calda e con il
suo ritmo travolgente, David
Vivanco cattura il pubblico entusiasta. “Possiamo ritenerci soddisfatti dell’evento - dice la profes-
Passaggi di tempo
3
soressa Flavia Spurio, organizzatrice dell’incontro -; nonostante fosse la prima volta che
il nostro Istituto si interessava a uno spettacolo in cui c’è un’interazione attiva del pubblico,
la risposta è stata molto positiva. I ragazzi, in
due gruppi separati, hanno cantato e ballato
le danze proposte con molto entusiasmo. È
un’attività ludica che si trasforma in didattica
nel momento in cui i ragazzi entrano in
maniera così diretta negli usi e costumi di un
popolo”.
Prof. Rita Vecchio
David Vivanco si esibisce
con la sua piccola cornamusa
nella palestra di Bettola
circostante e frenare i vorticosi ritmi moderni per
farci cogliere meglio lo spirito dell’evento, e
riportarci indietro nel tempo. All’Istituto De
Andrè è giunta non la semplice eco di un tempo
andato, bensì la voce di colui che della memoria del passato ha fatto la sua ragione di vita:
Franco Trincale, definito da molti l’ultimo cantastorie.
Nato a Militello, arrivato nel primo dopoguerra a Milano, qui ha riproposto la nobile arte
dei “cuntastorie”, tradizionale figura di intrattenitore ambulante, che si spostava di città in città
e di piazza in piazza raccontando una favola,
una storia, un fatto, con l’aiuto del canto e spesso di un cartellone in cui erano raffigurate le
scene salienti del racconto.
Le canzoni di Trincale sono in massima
parte ballate dalla vocazione informativa, provocatoria, satirica; ispirate a eventi di attualità,
tanto che lo stesso autore definisce la sua opera
come “giornalismo cantato”.
Quest’anno la città di Milano ha voluto premiarlo con l’Ambrogino d’oro, massima onorificenza meneghina, per aver “saputo utilizzare
significativi elementi di cultura popolare”. Non
da meno il nostro Istituto, sempre attento a valorizzare la musica e le tradizioni folkloristiche, ha
invitato Trincale per portare a conoscenza degli
alunni usi e costumi dei nostri “nonni” che sono
ormai caduti nel dimenticatoio, ed anche per
contribuire alla crescita culturale dei ragazzi
attraverso la riscoperta delle proprie radici culturali.
L’aula magna della “Virgilio”, a dispetto del
gelo esterno, era riscaldata dal tepore umano
degli alunni di prima media, curiosi e scalpitanti in trepidante attesa. Luci soffuse e sullo sfondo pannelli illustrati, perché dove non arriva la
voce e la musica c’è l’immagine, e lì al centro del
palcoscenico un sorridente ometto, dalla lunga
barba bianca. Data l’atmosfera e le sembianze,
ai “primini” è sembrato Babbo Natale giunto a
premiarli delle loro prime fatiche scolastiche.
necessarie alle nuove generazioni, per guardare
al futuro con maggiore fiducia e speranza, portano alla loro attenzione quel segmento del
nostro patrimonio culturale rappresentato dal
lavoro e dalla fantasia dei cantastorie.
Didatticamente sono propedeutici a sviluppare le capacità di ascolto, la comprensione del
linguaggio dialettale, ad ascoltare il linguaggio
musicale. Analizzare il genere della fiaba è una
tappa d’obbligo nella programmazione curricolare della prima media, perché la fiaba avvicina
gradualmente i ragazzi al testo narrativo, si presta agevolmente ad un’analisi strutturale, sviluppa un metodo trasferibile ad altri ambiti, offre
chiari repertori di situazioni emotive. Gli alunni
di conseguenza sviluppano competenze di base
nell’individuazione degli elementi narrativi
(tempo, spazio, personaggi), ampliano queste
competenze estendendole alla suddivisione in
sequenza e alla stesura di titoli relativi, ricercano
e individuano le emozioni e i messaggi positivi
che trasmettono le fiabe.
Trincale ha portato storie vive, storie positive, rese divertenti dall’intonazione e dai gesti
che hanno accompagnato il racconto di questo
“nonno” un po’ speciale. Senza fiabe, che
mondo sarebbe? Fiabe per crescere, per imparare e per sognare. Allora cantastorie, riprendi il
tuo canto, raccontaci un’altra storia: “C’era una
volta è c’è ancor oggi un cuntastorie…”.
Prof. Tina Palmieri
Passaggi di tempo
Febbraio 2009
4
Nella “casa” di Robin Hood
Inghilterra? Tutto Ok!
Impressioni sulla vacanza-studio
a Nottingham, Gran Bretagna
Per la prima volta la Media “Virgilio”
ha compiuto una vacanza studio all’estero
A mio avviso è stata un’esperienza stupenda. Il 6 luglio 2008 alcuni di noi sono partiti,
con la scuola, per una vacanza-studio che si è
rivelata molto divertente, ma che ci ha anche
aiutato ad imparare meglio la lingua inglese.
Infatti siamo andati in Inghilterra, più precisamente a Nottingham; non solo, nei quindici giorni a nostra disposizione abbiamo anche
visitato la capitale Londra, la piccola York,
l’università di Cambridge e molto altro. A proposito di Nottingham, questa è la città dove si
trova la famosissima foresta di Sherwood, la
Noi insegnanti di lingue straniere lo sappiamo bene: non c´è modo migliore di imparare
una lingua straniera, che quello di andare
all’estero e studiarla sul posto, vivendo in mezzo
alla gente. “Un progetto un po’ ambizioso per
una scuola media”, pensavo fino allo scorso
anno, quando già allora alcune mamme timidamente mi chiedevano se era possibile portare i
ragazzi in Inghilterra.
pali: il mattino, che era dedicato allo studio
dell’inglese e alle lezioni; il pomeriggio, dedicato alle uscite; la sera, la più bella, dedicata
ai giochi e agli eventi organizzati dallo staff del
college: discoteca, appuntamento al buio
(“blind date”), karaoke, ma anche giochi sportivi e film… purtroppo in inglese (è stato difficile capire ciò che veniva detto, ma con il passare del tempo siamo tutti migliorati e abbiamo imparato a comprendere con meno difficoltà ciò che ci veniva detto e quello che sentivamo).
Sicuramente la serata che ho
preferito è stata quella nella quale
lo staff del college ha organizzato la
discoteca a tema, dove i ragazzi si
sono vestiti da ragazze… Dovevate
esserci, è stato troppo divertente!
Come scordare il “mitico” centro commerciale di Nottingham,
dove ci portavano a fare shopping
nel pomeriggio? Ormai sarei capace di orientarmi anche ad occhi
chiusi… All’interno di quel centro
commerciale abbiamo passato dei
momenti divertentissimi, e siamo
anche riusciti a perderci… c’erano
troppe scale mobili, e non si trovava mai l’uscita giusta!
Il college non era poi tanto
male, a parte le stanze che potevano essere migliori; sul cibo “no
comment”, era una cosa a dir poco
orribile! Ma la cosa più bella di
questa vacanza è stata conoscere
tanta gente, persone fantastiche
che arrivavano da tutto il mondo: i
Davanti alla statua di Robin Hood a Nottingham
ragazzi della scuola di San
Giuliano Milanese che sono venuti
“casa” dell’altrettanto celebre Robin Hood. insieme a noi, ma anche i giovani di Salerno,
Anche noi abbiamo potuto “rivivere” la sua di Roma, gli spagnoli e i serbi… Insomma: è
esperienza fantastica, grazie a un edificio che stata una vacanza indimenticabile, che sicuraè stato attrezzato in modo che i visitatori pos- mente rifarei e che consiglio a chiunque.
sano capire com’era l’ambiente e la situazione
di quel luogo in quel preciso momento storico.
Sara Magnani
La giornata si divideva in tre parti princi3F “Virgilio”
Tanta paura per niente
Impressioni dopo sei mesi di scuola media
Il primo giorno di scuola alle medie ce
lo aspettavamo molto più terrificante:
invece i prof non hanno… mangiato nessuno!
L’otto settembre, il giorno “della rovina” alcuni pensavano, che emozione!
Forse non ci sentivamo pronti, noi ragazzi delle ex quinte elementari. Ci siamo
presentati nell’aula magna e, dopo un
discorso tenuto dal dirigente scolastico
Giuseppe Facciorusso, ci hanno suddivisi
in sei prime, poi siamo finalmente entrati
nelle aule.
Il cuore batteva a mille, a stento respiravamo; “Chissà come saranno i professori?”, ci chiedevamo con il sudore freddo sulla fronte. Tutte queste paure, alimentate forse dalle frasi delle nostre
mamme che ci rimbombavano nella
testa, tipo “Stai crescendo, è ora di diventare grandi”, in realtà non sono state
nient’altro che preoccupazioni inutili.
Le prof ci hanno parlato di ciò che
avremmo fatto durante l’anno, del comportamento da mantenere, si sono presentate (anche noi l’abbiamo fatto con
loro) e abbiamo iniziato a fare amicizia
con i compagni che non conoscevamo.
Che sollievo! Dopo tutte quelle “storie”,
ci siamo accorti che siamo stati veramente ridicoli, ed ora facciamo fatica ad
ammettere che ci eravamo preoccupati
esageratamente.
Molti di noi pensavano “Che strazio
svegliarsi la mattina, così presto”, alcuni
dicevano “Non fa niente, ci faremo l’abitudine”, ma poi abbiamo guardato il lato
positivo: in fondo non tornavamo più a
casa alle 16.30 ma alle 14. Così, con un
bel respiro, abbiamo continuato a vivere
questa nuova avventura: le scuole medie.
Camilla Ferrario
1B “Virgilio”
soprattutto la lontananza da casa, non hanno
rappresentato un problema. Nei posti che abbiamo visitato ognuno di loro si è saputo muovere
e orientare autonomamente e responsabilmente;
credetemi, vuol dire tanto ritrovare un gruppo di
18 ragazzi puntuali agli appuntamenti, soprattutto se si è in giro in città grandi come Londra!
Durante le attività sia giornaliere che serali,
non solo hanno partecipato, ma mi hanno a
volte anche stupito,
per come hanno
coinvolto gli altri
ospiti del college in
giochi, spettacoli,
sport e danze.
Anche i più tranquilli di loro sono riusciti
a vincere la timidezza, a interagire e a
confrontarsi
con
ragazzi e ragazze di
altre nazionalità. In
questa palestra di
vita i ragazzi hanno
studiato e parlato
molto in inglese,
ricevendo consensi e
riconoscimenti da
parte dello staff degli
I ragazzi nel giardino del castello di Chatsworth
insegnanti di madrelingua. Ciò ha fatto
particolarmente piaIo, fresca di trasferimento e nuova nella scuo- cere anche a me, che come insegnante ho interla, ero un po’ scettica, perché ancora non cono- pretato questi giudizi positivi come una gratificascevo lo spiccato spirito d´iniziativa che caratte- zione per il lavoro che io e i miei colleghi e collerizza il “De Andrè”: nostri alunni in passato ghe svolgiamo giorno per giorno con i nostri
erano già stati all’estero, e anche lo scorso aprile alunni.
siamo tornati con loro a Barcellona. Ma queA scuola durante le lezioni, a mensa, in città
st’anno abbiamo raggiunto un ulteriore, grande per le strade e nei negozi, infine soprattutto nel
traguardo, poiché oltre ai viaggi d´istruzione, college con i loro coetanei spagnoli, serbi e cinesiamo stati in grado di realizzare e di offrire ai si, i ragazzi hanno studiato l’inglese, e sicuramenragazzi l’opportunità di una vacanza-studio in te imparato molte cose nuove, divertendosi.
Inghilterra.
Questa esperienza darà un valore aggiunto alla
L’idea è stata accolta subito favorevolmente: loro crescita personale, perché per la prima volta
i nostri alunni sono ancora molto giovani, tutta- hanno realmente messo “il naso fuori casa” ed
via la possibilità di condividere insieme ad altri hanno provato a vedere cosa c’è fuori. Rispetto
compagni, amici di scuola, sotto la guida di una allo scetticismo e al timore iniziale, mi sento sodloro insegnante, il confronto con un’altra cultura, disfatta di come sono andate le cose. Spero che
rende questa esperienza certamente per loro più i racconti dei ragazzi testimonino lo stesso entuserena e rassicurante. La collaborazione della siasmo che io provo ripensando a questa espeScuola Media “Fermi” di San Giuliano Milanese rienza, e che quest’anno si sia aperta una nuova
è stata determinante. Infatti l’esperienza delle strada per la nostra scuola, da ripercorrere anche
colleghe dell’altra scuola, Professoresse Angellotti negli anni a venire.
e Colucci, in questo campo era davvero una
garanzia di successo, ed è stata per noi incoragProf. Flavia Spurio
giante e motivante.
Così siamo finalmente giunti al tanto atteso
giorno della partenza, il 6 luglio, quando mi sono
imbarcata con 18 dei nostri ragazzi, un gruppo
misto che attingeva alle nostre classi seconde e
terze. Un giorno intenso non solo per loro, ma
anche per me, che l’ho vissuto con un tumulto di
emozioni: tra l’entusiasmo di cominciare una
cosa nuova, l’apprensione di fare tutto al meglio,
la nostalgia per i tempi purtroppo lontani in cui
andavo a studiare in Inghilterra, e infine la speranza che anche quei 18 ragazzi vivessero quell’esperienza con lo spirito giusto, quello che poi ti
fa ricordare questa vacanza sempre con piacere.
Le aspettative sono state ampliamente soddisfatte e superate, l’esperimento è riuscito. I
nostri “pionieri” si sono infatti dimostrati perfettamente all’altezza di ogni situazione, da tutti i
punti di vista: hanno affrontato le novità con
grande spirito di adattamento e capacità di reagire anche nei momenti di disagio. Le differenze
climatiche, la cucina, il diverso stile di vita, e
Febbraio 2009
Speciale England:
la doppia intervista
Ti è piaciuta questa esperienza? La rifaresti?
Studente: Sì.
Prof.: Sì, certo.
Ti sembra che possa rendere lo studio della lingua
inglese più piacevole?
Stud.: Sì, è stato divertente.
Prof.: Sicuramente, perché sul posto la lingua diventa viva,
non è più una materia scolastica astratta.
Come ti sentivi al momento della partenza?
Stud.: Non vedevo l’ora di arrivare.
Prof.: Mi chiedevo: “Ma per me quest’anno la scuola non finisce mai?”.
Come ti sei sentito/a al ritorno?
Stud.: Molto triste.
Prof.: Rilassata.
La tua prima impressione sul College.
Stud.: Da fuori non era granchè.
Prof.: Ho visto di meglio.
La tua seconda impressione sul College.
Stud.: Oddio! Abbiamo il WC nell’armadio!
Prof.: Non trovo il bagno!
Un cibo tipicamente inglese che mangiavi spesso.
Stud.: Patate… c’era solo quello.
Prof.: … pizza?
Un cibo tipicamente inglese che non mangerai più in
vita tua.
Stud.: La torta alla carota che ci hanno servito per un compleanno.
Prof.: Il pesce alla salsa di menta… disgusting!
Una frase/canzone/parola che ha fatto da tormentone
per tutta la gita.
Stud.: “Ma in tutto questo… Vendramin dov’è?” Per quanto
riguarda la canzone: “In Italia”.
Prof.: “Oggi dove andiamo? Quando partiamo? A che ora
ritorniamo? Quando mangiamo?”. Canzone: “In Italia”.
Il ricordo peggiore.
Stud.: I teppisti inglesi.
Prof.: L’aeroporto di Londra: un incubo!
Il momento più divertente.
Stud.: Blind date… (appuntamento al buio, gioco di coppie N.d.R.) quando Finazzi ha vinto la cena romantica con una
ragazza serba noiosissima, che poi abbiamo ribattezzato la
“fosssssile”.
Prof.: La serata in discoteca nella quale i ragazzi si sono vestiti da femmine e viceversa.
Lo studente modello.
Stud.: Fabio Capella.
Prof.: Le ragazze.
Lo studente monello.
Stud.: Stefano Vendramin.
Prof.: Andrea Finazzi.
Meglio i prof. italiani o quelli inglesi?
Stud.: Meglio i prof. inglesi, erano più simpatici.
Prof.: Quando li ho visti, ho pensato che non mi lamenterò
più per l’età pensionabile in Italia: un paio di loro avranno
avuto 80 anni!
Come erano i ragazzi spagnoli?
Ragazze: Troppo belli!
Ragazzi: Troppo bravi a calcio e molti simpatici.
Prof.: I ragazzi antipatici, forse perché non capivano quando
gli parlavi in inglese.
E i ragazzi serbi?
Stud.: Le ragazze troppo manesche.
Prof.: C’era solo un ragazzo … poverino. Le ragazze troppo
precoci.
E gli altri italiani? Roma, Salerno, Milano Marittima…
Stud.: I romani sbruffoni, le salernitane belle, quelli di Milano
Marittima molto fashion.
Prof.: I romani simpatici, le salernitane belle, quelli di Milano
Marittima un po’ montati.
E quelli… dell’invasione cinese?
Stud.: Sono tutti uguali!
Prof.: Sono tutti uguali!
E Robin Hood? Lo avete visto?
Stud.: Sì, era uno travestito, in un museo dedicato alla leggenda del mitico eroe.
Prof.: Di lui purtroppo ho trovato solo il cappellino; lo volevo
regalare al nostro Direttore, poi ci ho ripensato: non è del suo
stile!
Passaggi di tempo
5
Un biglietto per lo spazio
Visita al Civico Planetario di Milano
La Scuola dell’Infanzia “Collodi”
ha effettuato il 24 novembre scorso
una visita guidata presso il Civico
Planetario di Milano. La scelta di questa uscita si inserisce nella programmazione didattica del progetto
d’Istituto “il Tempo”, che prevede, per
questo ordine di scuola, il coinvolgimento delle Sezioni arancione, lilla e
verde. Tutti i bambini coinvolti hanno
subito dimostrato grande interesse ed
entusiasmo verso questa iniziativa,
che ha consentito loro di ricevere
risposte ad alcune domande che si
pongono sul cielo notturno: “Che
cosa fa il sole di giorno e di notte?
Quanto grande è il cielo? Dove
nascono le stelle e i pianeti? Cosa
sono i punti cardinali? E l’orizzonte?”
L’attività didattica si è svolta al buio e i
bambini, guidati da un esperto, hanno
conosciuto i corpi celesti dell’universo:
l’orsa maggiore, il grande carro, la stella polare, i pianeti, il sole, la luna e le
stelle, proiettati sulla cupola del planetario. I bambini sono stati così a contatto con lo spazio, concetto per loro
ancora astratto, e coinvolti in un fantastico viaggio nell’universo. Attraverso
filmati e fotografie hanno conosciuto i
misteri della volta celeste e l’alternarsi
del giorno e della notte. I partecipanti
hanno osservato, ascoltato con atten-
zione e, intervenendo in modo pertinente, hanno creato a tratti una lezione interattiva, dimostrando autonomia
di pensiero e senso critico.
Riportiamo di seguito alcune
impressioni dei bambini. J.L.: “Mi è
piaciuto vedere l’occhio magico che
serve per illuminare i pianeti, l’orsa
maggiore e il pianeta terra dove viviamo noi, poi c’erano altri pianeti, Giove
e Marte”; M. C.: “Mi sono piaciute le
stelle cadenti quando venivano giù per
terra, poi ho visto la luna che sta di
notte, mentre il sole sorge di giorno e
tramonta di pomeriggio ed è di colore
rosso arancione”; F.V.: “Ricordo che io
e Simone andavamo sulla luna con
l’astronave e abbiamo visto l’orsa
maggiore. Poi mi è piaciuto vedere la
stella orso e il sole mentre tramonta”;
S.C.: “Sono stato felice… che bello
vedere il cielo nero e tutte le stelle
luminose e la freccetta!”.
Espressione di felicità e meraviglia
confermata da quasi tutti i bambini. Le
riflessioni riportate dimostrano che
non è mai troppo presto per stimolare
la mente e la creatività dei nostri bambini!
Scuola dell’Infanzia di Bettola
Le Insegnanti della Sezione Verde
La neve imbianca il nuovo anno
Si fa presto a dire “giochiamo con la
neve”; oltre ai risvolti positivi, giocosi e
divertenti, la sua comparsa ha un lato
meno “candido”, che provoca notevoli
disagi. Ecco alcune riflessioni esposte nei
testi dei bambini delle classi terze nei
primi giorni di scuola al ritorno dalle
vacanze natalizie.
“<Il mio sogno era poter assistere a
una grande nevicata, ed ecco che in questi giorni è nevicato parecchio, molto più
del previsto. Appena ho visto la neve, i
miei occhi si sono spalancati, ero stupito!
Non ci potevo credere: finalmente la
prima neve dell’anno! Non vedevo l’ora
di uscire di casa a toccarla. Ha nevicato a
lungo, ma a Natale neanche un fiocco:
sembrava non arrivasse più>”.
“<La neve intanto continuava a
scendere, senza pietà, di niente e di nes-
suno: copriva tutto, ornava e decorava
prati, balconi, scuole, case e tutto quello
che incontrava. I tetti sembravano come
nelle favole; i rami degli alberi corde
bianche, stabili e intrecciate; tutto era
silenzioso, sembrava un vero paradiso
”sommerso”… Non potevo credere ai
miei occhi: il mio sogno si era avverato!>”. / “<Tutto è bianco, il paesaggio
ricoperto da questa soffice polvere candida e luccicante sembra magico, assomiglia proprio a quello che vediamo nei libri
di fiabe: gli alberi paiono decorati e pieni
di ghirlande, le case imbiancate di neve
ricordano enormi panettoni ricoperti da
zucchero a velo… e io mi sento la protagonista di queste fiabe>”.
“<La neve scendeva candida e
lieve, i fiocchi sembravano farfalline danzanti e i prati erano coperti da un manto
bianco che al sole brillava. Alcuni alberi
parevano i capelli canuti degli anziani,
altri erano ricchi di merletti e ricami, altri
ancora assomigliavano a buffi scheletri…>”. / “<I fiocchi paiono fluttuare nell’aria come bizzarre farfalline, ballano e
formano candide trame. I prati sembrano
ricoperti da un lenzuolo bianco simile a
soffice panna montata e gli alberi così
decorati pare che indossino grembiulini
bianchi>”.
“<Insieme al mio papà ho modellato una piccola palla di neve fino a farla
diventare alta come me; è diventata così
pesante che non riuscivamo a trascinarla,
perciò ci sono salito sopra>”. / “<Per noi
bambini la neve è bellissima e divertente,
perchè giochiamo a palle di neve, facciamo i pupazzi, sciamo, andiamo sullo slittino e facciamo gli “angeli”; invece per gli
adulti, è sempre bella da ammirare, però
provoca disagi e diventa pericolosa>”. /
“<A noi bambini la neve piace, ma infastidisce chi deve viaggiare, andare al
lavoro e comunque girare in macchina,
infatti, in questi giorni ha bloccato le strade e i box, ha fermato il passaggio, ha
fatto ritardare i voli in aereo e i viaggi in
treno. Con la macchina si sbanda e c’è
pericolo di incidenti; negli ospedali ci
sono problemi di posti e personale, la
gente deve aspettare e proprio a causa
della neve gli infortuni aumentano>”. /
“<La neve, anche se spesso provoca
grossi disagi, soprattutto nelle città, fa
sognare comunque grandi e piccini>”.
I bambini delle classi terze
Scuola Primaria di S.Bovio
Passaggi di tempo
Aria di casa anche a scuola
Quest’anno, nel periodo che precede il
Natale, le Sezioni gialla, rossa e lilla della
Scuola dell’Infanzia “Antichi Fontanili” di San
Bovio sono state abbellite anche dal contributo di mamme e papà. Come?
In un primo momento gli insegnanti
hanno provveduto a fornire semplici sagome
di campane e palle natalizie di cartoncino e alberelli di polistirolo, in modo
tale che a casa ogni bambino insieme
ai propri genitori potesse sbizzarrirsi
con la fantasia e abbellire a piacere il
proprio simbolo natalizio. Una volta
terminato il compito, nella Sezione
gialla, le campane tutte unite fra loro
su una parete della classe hanno dato
forma ad un gigantesco e fantastico
albero.
Nella Sezione rossa i luccicanti
alberelli hanno contribuito ad adornare la porta della classe infondendo
una magica atmosfera, mentre nella
Sezione lilla le meravigliose palle
appese all’albero della classe lo
hanno reso particolarmente suggestivo.
L’iniziativa ha entusiasmato i bambini, che hanno mostrato molto interesse nel “fare” qualcosa a casa con
un familiare, per poi portarlo a scuola
e condividerlo con i compagni. I genitori, sempre molto collaborativi,
hanno partecipato con impegno
superando il timore di non essere
abbastanza creativi. Gli insegnanti,
certi della valenza affettiva dell’iniziativa, hanno avuto modo di abbellire
in modo particolarmente significativo
spazi scolastici e di apprendere idee
creative nuove. Il risultato è qui da vedere:
impegno, divertimento e tanta fantasia. Bravi
bambini e genitori!
Gli Insegnanti delle Sezioni gialla, rossa e lilla
Scuola dell’Infanzia di San Bovio
Cantando l’Opera lirica
Da più di dieci anni nel nostro Istituto centinaia di alunni della Scuola Primaria hanno partecipato e partecipano all’iniziativa “Opera
Domani”,
organizzata
dall’AsLiCo
(Associazione Lirica e Concertistica Italiana). In
che cosa consiste questa attività?
Opera Domani allestisce un’opera lirica
debitamente ridotta per i giovani partecipanti
che, oltre ad assistere allo spettacolo in teatro
con cantanti lirici e orchestra - spettacolo ad
altissimo livello coreografico -, cantano alcune
arie insieme ai cantanti, diretti dal direttore d’orchestra.
Prima di iniziare l’attività con i ragazzi, gli
insegnanti di musica partecipano a un corso
informativo e preparatorio alle lezioni in classe.
I bambini, nei mesi precedenti lo spettacolo, che
generalmente si tiene a maggio in un teatro di
Milano, imparano a conoscere l’opera che verrà
rappresentata, sia come storia, sia
come musica. Successivamente
imparano alcune arie dell’opera,
che poi saranno cantate durante la
rappresentazione in teatro.
Negli anni questo progetto ha
coinvolto in Lombardia più di 15
mila insegnanti e 350 mila bambini. Le opere sono state diverse ogni
anno: Cenerentola di Rossini,
Orfeo ed Euridice di Gluck,
L’amore delle tre melarance di
Prokof’ev, Così fan tutte, Il flauto
magico e Don Giovanni di Mozart,
The Fairy Queen di Purcell e altre
ancora…
Quest’anno sarà rappresentata
Febbraio 2009
6
Hansel e Gretel di Humperdindk.
Lo scopo di tale attività è quello di avvicinare i bambini ad un linguaggio musicale, come
l’opera lirica, non ascoltato abitualmente, e di
‘affinare l’orecchio’ a musiche che magari non
hanno mai avuto l’opportunità di sentire. Uno
dei motivi che spinge noi insegnanti a continuare a partecipare a questo progetto, è osservare
l’entusiasmo e la voglia che la maggior parte dei
bambini dimostra nei confronti di questa attività. Come insegnanti non pensiamo certo che
tutti i nostri alunni ameranno questa musica, ma
se tra i tanti ci sarà qualcuno che da adulto l’apprezzerà ed andrà in teatro ad ascoltare opere
liriche, il nostro obiettivo sarà stato raggiunto.
Per la serie: “si ama ciò che si conosce”.
Insegnante Nicoletta Malaguti
Scuola Primaria di Bettola
Serata a suon di musica!
Si apre con una commovente proiezione del video Amico fragile, vera e
propria “perla dell’Istituto” (per utilizzare le parole del Dirigente Facciorusso), il
Concerto di Natale tenutosi nell’Auditorium della Scuola Media il 16 dicembre
scorso. L’evento, inserito anche come
comunicato stampa sul sito di “Amadeusonline”, giornale di informazione e
critica musicale, ha avuto un programma ricco e corposo, e ha visto esibirsi
sul palco giovani e grandi musicisti.
Brani tratti da un repertorio classico,
gospel, jazz o contemporaneo. A iniziare le classi terze, sezioni A e B, dirette
dall’insegnante Lucia Olivieri, che
hanno intonato due brani tolti dal film
“Sister Act”; il movimento corporeo è
stato coordinato dalla Prof. Marzia Terzi.
“Abbiamo cercato di interpretare lo spirito del film: cantare con gioia”: queste
le parole di Olivieri alla fine della performance. A seguire, i ragazzi del laboratorio musicale diretti dal Professore
Peppe Chiarella, definito da Facciorusso
“ricco di doti umane e musicali”:
Khadija Boushrih, Isabella Perugini,
Davide Calvi, Francesco Granata, Elia
Zampini, Martina Crespi, Martina
Dossena, Victoria Di Gaetano, Nicholas
Toscani, Nicole Davis; essi si sono esibiti in assolo, duetto, e con l’orchestra “De
André”.
A salire sul palco anche gli insegnanti musicisti della scuola, con altri colleghi “suonatori”: toccante il momento
dell’esecuzione di Peppe Chiarella al
pianoforte con “Love Song” di Elgar;
ottima l’esecuzione di
Chiara
Pasqualini (flauto) e Peppe Chiarella
(piano) che suonano “Siciliana” di
Faurè; straordinari interpreti anche
Gianpaolo Adami (piano) e Davide
Gandino (flauto) con la “Sonata” di
Donizetti, uno dei più bei pezzi del
repertorio flautistico; Flavia Spurio
(voce), Peppe Chiarella (tastiera), Paolo
Pinter (contrabbasso) e Gino Carravieri
(batteria) suonano e intonano Blue
Monk, White Christmas e At last.
A questi momenti musicali, spiritosi
e intensi, malinconici e allegri, quasi a
formare un “ensamble” di suoni, non
poteva mancare quello del Prof.
Giuseppe Facciorusso, che alla fine
della serata esegue, in una sorta di
“recitar cantando”, la canzone “Il Natale
dei ricordi” di Enrico Ruggeri, rendendo
in tal modo omaggio alla festività e l’augurio per un bilancio positivo del futuro,
“come un pavone che apre la sua chioma in una piazza di Rimini”, dice il preside; a fare da coreografia scenografica,
lo scorrere delle immagini, non in
sequenza
cronologica,
del
film
Amarcord di Fellini.
Tra una “piece” e l’altra, la premiazione dei ragazzi che hanno ottenuto
con molto successo il certificato delle
lingue straniere e la proiezione dei dati
significativi che l’Istituto ha avuto con
l’ECDL. La serata si chiude con il coro
polifonico degli alunni che intonano
Happy Days, diretti da Lucia Olivieri.
Prof. Rita Vecchio
Un girotondo di amici
Amicizia come costruzione di un vivere armonico, come condivisione, e poi ancora solidarietà,
rispetto, ascolto. Questi valori, fondanti per ogni società degna di questo nome, che costituiscono
l’impalcatura del nostro POF, sono il perno intorno a cui ruotano tutte le attività della nostra scuola. Princìpi che si sono tradotti in suoni, per diventare canti, filastrocche, poesie e conversazioni, che
si sono immersi nel colore, per diventare cartelloni, grazie all’energia creativa dei bambini. Le poesie che leggete, scritte dai bambini, sono parte di questo lavoro, sono semplici e brevi ma “il grande dei minimi”, Fabrizio De Andrè, conosciuto ora anche dai nostri più piccoli, per spiegare la follia della guerra scelse un girotondo, una semplicissima filastrocca per bambini…
Gli amici sono come fiori profumati e belli.
Portano felicità e fanno compagnia.
E’ bello giocare insieme,
fare un grande girotondo,
aiutare e dare il cuore agli amici.
Cento amici in tutto il mondo
fanno un grande girotondo!
Sono come margherite colorate
che rallegrano
tutto il prato!
Gli amici sono angeli
che ci fanno compagnia
e ci aiutano nelle difficoltà.
Sono preziosi
come pietre rare.
E’ bello avere amici,
è bello fidarsi.
E’ bello volersi bene,
sapersi capire e rispettarsi.
Gli amici sono diamanti preziosi,
che luccicano come stelle,
che brillano come angeli.
Gli amici sono come nuvole vicine,
che si fanno compagnia
nel cielo azzurro.
Scuola Primaria di San Bovio, 2A
Febbraio 2009
Speciale De André - Il Decennale
“Fabrizio, grandissimo poeta”
Nostra intervista esclusiva a Roberto Vecchioni
Qualche tempo fa ha affermato che le
canzoni di De Andrè “non erano per
tutti”, eppure questa sera l’hanno cantata
ragazzi tra gli 11 e i 13 anni. Significa che
le canzoni non distinguono generazioni?
Le canzoni possono essere cantate da tutti,
senza distinzione d’età: a fare la differenza è
ovviamente il significato del testo. Quello che è
importante, di una canzone, è la prima impressione, quella fortemente emotiva: i testi di De
André sono poetici, alcuni semplici, dove il
significato è immediato come ne “La buona
novella”, altri molto complessi, dove molte volte
il significato è slegato, come in “Anime salve”:
ciò implica uno sforzo semantico e contenutistico, oltre quello che appare esplicitamente.
Ha definito De André il “Pirandello
della canzone”: in che senso? Lo considero
un grande letterato del Novecento, per i testi,
oltre che per le musiche. Anche Guccini, Fossati
e altri lo sono, ma De André lo è al massimo: la
sua bravura sta nel fatto che lui dice con una
semplicità pazzesca e con una grande bellezza
cose che altri dicono con parole di inferiore aulicità. Questa è la particolarità e l’essenzialità di
De André. Per questo lo considero un genio
rispetto agli altri: la sua immaginazione, espressivo atto poetico, va oltre. Un tema fondamentale in De Andrè è quello del perdono e delle
colpe: per lui gli uomini sono salvi dalla nascita.
Quando il “pescatore” fa finta di non sapere e di
non aver visto nulla in merito all’«assassino», in
realtà lui non sta perdonando, ma giustificando.
Un poeta che interpreta un altro
poeta: cosa ha significato per Lei? Non mi
è stato molto difficile farlo, per il fatto che De
André ha scritto canzoni di una dimensione spirituale così alta, che mi immedesimo molto nel
suo stato d’animo, che diventa inevitabilmente
anche il mio. Alcune canzoni mi piacciono
molto, sono testi che in generale incontrano il
mio modo di vedere, sono parole che avrei
voluto dire anch’io. Ha scritto ciò che penso
anch’io, ma in un altro modo.
Le “parole non le portano le cicogne”:
è il titolo di un Suo libro, ma anche un
concetto. E allora, chi le porta? Le portano
la mente dell’uomo. Le parole sono un grandissimo miracolo: potrebbero essere utilizzate per
salvare vite umane, invece molte volte sono
usate per distruggere. Le parole non sono segni,
ma, come dice il mio libro, sono esseri viventi,
come se fossero dei nostri figli: una volta che le
tiriamo fuori, riconosciamo in loro una storia.
Sono sensazioni, passaggi di senso, traslitterazioni, cambi di significato. Come le parole, cambia anche il modo di interpretarle e di porci
davanti al mondo e di giudicarle. Senza parole,
tutto questo non ci sarebbe.
In che modo la musica interviene nel
testo? Penso sia un continuum: la musicalità
nella poesia c’è già, come diceva Montale; è già
insita nel testo, nella parola. I latini e i greci lo
sapevano bene con i loro versi, quando utilizzavano gli esametri o altri metri, con i loro ritmi
ascendenti o discendenti. La musica non serve
a modificare e a essere “altre parole”, ma partecipa, come secondo linguaggio, a far sentire il
mio stato d’animo in quel momento; è un’aggiunta a quello che sto cantando; è l’esplicitazione della tristezza, del dolore, di tutta la gamma
di sensazioni ed emozioni. La musica è appunto un linguaggio, e come tale vi partecipa allo
stesso modo.
Lei ha fatto parte della Commissione
Ministeriale formata da De Mauro per la
ridefinizione dei percorsi didattici; la
nostra scuola da quest’anno ha ottenuto
la qualifica di Orientamento Musicale.
Passaggi di tempo
7
Come può essere usata la musica, anche
in maniera interdisciplinare, per farle
acquistare un ruolo sempre più alto? La
musica è importantissima nella crescita dei
ragazzi, che sia leggera, operistica, strumentale
o popolare. Ho fatto più di 80 incontri nelle
scuole di tutta Italia su “musica e parole”. Oggi
viviamo un equivoco spaventoso tra umanesimo e tecnicismo, con il rischio di far scomparire
il primo: e questo, secondo me, è un errore. Se
non è l’umanesimo a dare un senso alla scienza, quest’ultima non avrebbe senso di esistere:
la scienza non porta a nessun fine, da sola.
Il Dirigente Facciorusso interviene nel
dialogo con due domande: “Cosa hai
musicato ultimamente? Con i tuoi testi
hai permesso di capire meglio noi stessi,
trasferendoci emozioni. Cosa provi?” Ho
musicato lo Stabat Mater di Iacopone in un
modo un po’ più leggero, perché è bello. Ho
cantato Handel, Pergolesi, Puccini in alcune cattedrali. In merito alla seconda domanda, non
posso che esserne fiero e orgoglioso: sono contento quando questo accade. Dante diceva che
tutti noi abbiamo una stella, e che non possiamo sbagliarla o perderla: noi dobbiamo comunicare agli uomini speranza, emozioni, umanità,
voglia di vivere; io lo faccio con le canzoni, e
quando riesco in questo intento, sono davvero
colmo di gioia.
Si può trasferire gioia ed emozione in mille
modi, e lo si può fare ogni giorno in ogni
mestiere: lo può fare il tabaccaio, il farmacista,
dalla maggiore responsabilità dell’insegnante,
all’artista. Per questo non c’è una canzone a cui
sono più legato, e non faccio mai una diversificazione tra i testi: il momento bello è quello in
cui creo e organizzo, più che quello in cui canto.
Quando preparavo un esame universitario,
avevo molta voglia di fare l’esame, non per
vanagloria, ma per il desiderio di mettermi in
gioco, perché era troppo bello, quando avevo
studiato qualcosa di storia o di letteratura, esprimerlo. Manzoni, Calvino, Pessoa, sono solo
alcuni dei poeti da cui parto: il tema della non
certezza, del dubbio, dell’insicurezza è fondamentale. Ognuno è misura del suo dubbio, la
verità è sempre parziale ed è nell’incerto il vero
senso della vita. In un mondo dove non esiste
solo la gioia ma anche il dolore, la cosa bella è
cercare di affrontarlo nel migliore dei modi e
ciascuno “a suo modo”.
Intervista a cura di Rita Vecchio
L’intervento in Tv
di Roberto Vecchioni
“Questa è la prima scuola intitolata a
Fabrizio De André, la prima nel tempo, e …
sarebbe giusto che se ne intitolassero molte
altre a Fabrizio, perché Fabrizio è effettivamente una pietra miliare del Novecento.
Smettiamola con i mezzi termini: Fabrizio è
un grandissimo poeta, è uno dei più grandi
poeti del nostro Novecento italiano.
Questo lo dico a chi ascolta, lo dico a voi
ragazzi che siete qua: era un caratteraccio,
questo lo sanno sia Dori che Fabio, ma non
c’è mai stata una persona che io abbia incontrato, che abbia avuto l’amore di incantare
come Fabrizio, che avesse un cuore così
grande, così sterminato. Per gli amici dava
tutto quello che aveva, veramente, ho avuto
modo di provarlo.
Come tutti i geni, era di qua, era di là, ha
percorso tutti i tempi: è stato nel
Romanticismo, è stato nel Modernismo, nel
Rinascimento, nell’Esistenzialismo del ’900,
e da lì ha colto tutte le sue “anime perse”.
Cosa sono le anime perse? Sono anime che
hanno vinto, perché in realtà per Fabrizio
non c’era la colpa. È questo il punto fondamentale di Fabrizio, perché per Fabrizio non
Girotondo nella “moquette” verde di Bettola
esisteva la colpa. L’uomo, in questo buio spaventoso che è il mondo, a volte fa le cose
senza colpa, senza volerla fare, anche il male
lo compie senza volerlo fare; e quindi non
esiste il perdono, perché se non c’è la colpa,
non c’è il perdono. L’umanità va capita, non
perdonata; l’umanità non va scusata, va giustificata, e questo è il senso “dell’amore universale”, altissimo, forse anche più alto di
quello cristiano, mi permetto di dire, che
aveva Fabrizio De André.
Che cosa va contro gli uomini? Il potere.
E qual è l’arma peggiore del potere? La
guerra. Ed è per questo che Fabrizio, in
tempi non sospetti, ancora nei primi degli
anni sessanta, era un pacifista enorme, perché sapeva che era l’erba che doveva crescere, il grano, la luna, il sole, gli uomini a
doversi parlare, ma non certo la guerra, non
certo l’odio. È per questo che abbiamo scelto, io, Fabio e Dori, di parlare … di alcune
cose di Fabrizio, della guerra, anche perché
oggi è drammaticamente ancora attuale la
guerra, c’è, ed è tra noi. Ci sono ancora tra
noi quei due uomini, Piero e l’altro, in un
campo di grano, che si guardano, e chi spara
per primo pensa di vincere, però non è così,
perché non è chi spara per primo vince, perdono tutti [A questo punto Vecchioni canta
“La guerra di Piero”].
Questo era Fabrizio. Sono due uomini, in
questo campo di grano: Piero e un altro. Se
fossero stati “due Piero” avrebbero lasciato
giù il fucile e avrebbero parlato. Perché gli
uomini devono parlare e non sparare, devono parlare continuamente e sempre, fino a
inebetirsi di parole, fino a far capire all’altro
cosa sono e perché sono così. Perché questa
è la verità, non il dolore della guerra. E De
Andrè ha scritto una bellissima favola di
“guerra” per i bambini, che poi è anche per
i grandi, e io invito tutti i genitori, quelli che
ci sono e quelli che ci saranno, a far sentire
questa canzone ai loro bambini, già in culla;
magari non capiscono le parole, … ma incominciano a comprendere che cosa sia l’amore per gli altri, perché questa canzone “è
piena” dell’ amore per gli altri”.
[Vecchioni e i ragazzi del nostro Istituto
intonano “Girotondo”].
Passaggi di tempo
segue da pagina 1
EDITORIALE
“In anticipo
sullo stupore”
Non solo avremmo avuto l’onore (e la
responsabilità) di rappresentare le molte decine di scuole, teatri, centri culturali, piazze intitolate a Fabrizio, ma avremmo anche potuto
condividere la nostra esperienza con uno degli
artisti più omogenei con la poetica musicale di
De André, con chi ha saputo far diventare
musica versi come “si svegliò, guardò nell’alba e l’alba era lì senza memoria”. Roberto si è
trattenuto a scuola per molte ore e per due
giorni consecutivi, provando e riprovando sia
i monologhi introduttivi dei brani, sia un bellissimo frammento de “La guerra di Piero”, sia
un maestoso “Girotondo”. Mi ha colpito molto
la finissima tensione professionale di un artista
che credo calchi le scene da circa quarant’anni e che ha saputo mettersi in gioco con un
gruppo di preadolescenti appena conosciuti.
Proprio per questo approfitto spudoratamente di questo giornale per rinnovare a
Roberto e a Daria l’invito appassionato a trascorrere ancora un po’ di tempo con noi,
magari in un giorno del prossimo maggio,
magari per aspettare “canzoni e cicogne”.
MICHELE - Il collegamento diretto con lo
studio di Corso Sempione si era appena chiuso. I riflettori illuminavano ancora la scena e i
volti increduli e soddisfatti di un gruppo di
preadolescenti capaci di dare e trarre senso
dalle loro esperienze. Istintivamente mi sono
avvicinato ai quaranta ragazzini e ragazzine
che avevano appena tessuto il tappeto corale
su cui Roberto aveva disegnato il “Girotondo”
di Fabrizio. Ho detto loro che erano riusciti a
regalarmi una grande emozione e che, non
potendo abbracciarli tutti, avrei abbracciato
uno di loro. Tendendo la mano mi sono avvicinato a Michele, ancora accucciato sulla
moquette verde smeraldo. Undici anni compiuti da qualche mese, Michele si è alzato e si
è lasciato abbracciare. Gli avevo già parlato
qualche giorno prima, nel corso di una delle
riunioni preparatorie dell’evento dell’undici
gennaio. In quella occasione gli avevo detto
che il suo nome per me era più bello di altri:
per me che sono nato nel paese in cui attorno
alla grotta dell’apparizione dell’Arcangelo
Michele si erge un maestoso Santuario la cui
navata è cento metri sotto il portale di ingresso, per me che ho avuto Michele come papà.
SABINA, Lucia, Barbara, Gianpaolo,
Agostina, Mimma, Peppe, Mina, Silvia, Sergio,
Tina, Anna Maria, Rita, Angela, Rossella,
Flavio… Nomi, certo. Persone, soprattutto.
Donne e uomini senza il cui impegno la sfida
educativa quotidiana della scuola sarebbe lanciata nel vuoto. Donne ed uomini senza il cui
lavoro spesso oscuro, non visto e non visibile,
però indispensabile ed insostituibile, anche gli
otto minuti della diretta televisiva dell’undici
gennaio duemilanove non avrebbe trasmesso
agli spettatori l’idea di una comunità vera,
vivente.
Gli elenchi dei nomi trovano solitamente
posto nei titoli di coda o – per usare una
geniale metafora di Fabrizio – “nel girone invisibili”. Io invece voglio concedermi il lusso di
trasferirli nell’editoriale di un numero speciale
di un giornale speciale, il nostro. Aggiungo
infine che l’elenco è assolutamente incompleto e che solo il primo nome non è stato messo
lì per caso.
Giuseppe M. Facciorusso
Dirigente Scolastico
8
Speciale De André - Il Decennale
Febbraio 2009
Tutti noi, protagonisti della diretta TV
Cantare “Girotondo” di De André, in
televisione, con Roberto Vecchioni! Quando
ci è stata comunicata la cosa, i miei compagni ed io eravamo entusiasti, ma ci rendevamo anche conto del peso che avrebbe avuto
questa magnifica opportunità… sul nostro
weekend. Infatti ci veniva chiesto di renderci disponibili anche durante sabato e domenica, per partecipare alle prove per la diretta tivù.
né etichette, a causa delle regole vigenti
sulla pubblicità. Infine ci è stato dato appuntamento alle 18 di domenica per le ultime
prove. Quel sabato siamo rimasti a scuola
fino alle 21.30, ora in cui, stanchi, affamati,
senza voce, siamo tornati a casa, dove
ognuno, stremato ma contento, ha raccontato ogni cosa alla propria famiglia.
E così è arrivato finalmente il giorno
della diretta. Quella domenica tutti i paren-
vano neanche dove fosse la nostra piccola
città, ai nostri familiari, contenti e orgogliosi; da quelle affezionate a Fabrizio, a quelle
capitate su RAI TRE per caso.
Tutta Italia ci ascoltava, tutta Italia capiva il nostro messaggio, lo stesso che De
André voleva trasmettere: chiunque noi
siamo, ovunque siamo cresciuti, nei prati o
sotto le bombe, con la pelle scura o bianca,
con tradizioni e culture più o meno diverse,
Qui sopra e sotto:
due momenti delle prove
presso la Scuola Primaria di Bettola
Giovedì mattina abbiamo analizzato il
testo e la musica con i nostri professori.
“Girotondo” è una canzone che parla della
guerra, in modo crudo ma comprensibile
anche ai più piccoli. Accosta infatti il girotondo, tipico gioco infantile, al significato
attuale di guerra, vista come qualcosa di terribile che distrugge l’uomo, la terra, i sentimenti come amore e amicizia; soprattutto,
come qualcosa che priva i bambini della
loro infanzia. Si trattava di interpretare il
brano, alternando due parti: il solista,
Vecchioni, pone delle “domande”, e il
nostro coro di ragazzi in qualche modo
“risponde”, cercando invano di capire quello che succede, di trovare una possibile
soluzione alla tragedia della guerra.
Venerdì abbiamo provato il pezzo nell’auditorium delle scuole medie. Nonostante
i nostri professori facessero di tutto per fissare appuntamenti precisi, l’incertezza è
stato l’elemento predominante di questa
esperienza. Tutto era difatti soggetto a cambiamenti improvvisi, da parte della regia del
programma e dello stesso Vecchioni, venuto
per provare con noi il sabato sera, nella
“moquette” delle Elementari. Dopo le prime
esibizioni di prova, egli si è dichiarato soddisfatto del nostro coro. Ci siamo poi collegati con lo studio televisivo milanese nel
quale domenica ci sarebbe stato il programma, per sottoporre il risultato a Fabio Fazio
e Dori Ghezzi. Anch’essi si sono dichiarati
soddisfatti.
Terminato il collegamento, la regista ci
ha rivolto alcune raccomandazioni generali,
ad esempio di indossare vestiti senza scritte
ti, gli amici, le famiglie sono state invitate da
noi ragazzi a seguire il programma. Mentre
noi eravamo lì a provare, molte e molte
persone in tutta Italia si preparavano ad
accendere la televisione per assistere a quel
“Girotondo” di colori ed emozioni, a cui noi
partecipavamo in veste di protagonisti.
Emozionatissimi, abbiamo così cantato
“sullo schermo” e siamo entrati nelle case di
milioni di persone, da quelle che non sape-
siamo colpiti tutti dalla guerra, dai suoi
effetti. Che siamo israeliani, palestinesi,
tibetani o italiani, il nostro dovere è combattere la guerra, perché un giorno noi, i nostri
e vostri figli, gli stessi che hanno cantato
quella sera, si possa vivere nel mondo che ci
ha accolti e che in un futuro, speriamo non
troppo lontano, conoscerà la pace.
Lucia Di Terlizzi, 3A“Virgilio”
Febbraio 2009
Speciale De André - Il Decennale
“Siamo cresciuti con lui”
Ricordi ed emozioni: un DVD rende
omaggio a Fabrizio De André
Dieci anni. Sono passati dieci anni dalla
scomparsa di Fabrizio, e soprattutto in occasione dell’ultimo anniversario sono state spese per
lui molte parole. Questi dieci anni di storia italiana ne racchiudono nove, vibranti tra le mura
della prima scuola intitolata a Fabrizio. La
nostra. Fu mia di quand’ero bambina, e consentitemi di sentirla un po’ mia anche oggi, perché per anni ho respirato attraverso i racconti di
mia madre le ore dense di emozioni, gioie e fatiche che l’hanno vista protagonista insieme ai
suoi colleghi e al Dirigente per rendere questa
scuola l’eccellenza che è oggi. Nove anni in odor
di intensità, nove anni di progetti in musica e
parole, di giovani occhi sfavillanti d’emozione,
Passaggi di tempo
9
Nuvole dipinte
Riflessioni pittoriche sulle canzoni di Fabrizio:
mostra-concerto alla Cooperativa Edificatrice
di balli, costumi, strumenti, video e canzoni.
Nove anni in cui non solo si è parlato di Fabrizio,
ma si è anche cresciuti con lui.
Tanti ricordi, alcuni dei quali contenuti nel
DVD “Per Fabrizio”: “Amico Fragile,
Khorakhanè, Anime Salve, Quello che non ho”,
che prendono vita nella voce dei ragazzi e nei
videoclip che ne accompagnano i versi. Il DVD
è stato donato a Fabio Fazio e a Dori Ghezzi,
che ha trovato come sempre per noi parole di
affettuosa delicatezza. Un DVD soprattutto “per
Fabrizio”, come a ringraziarlo di averci accompagnato in intensi “Passaggi di tempo”.
Valeria Leone
La Sala era piena di
ospiti, seduti, in ascolto. Le
pareti piene di quadri, una
lunga fila di colori, forme e
macchie di sensazioni che
aspettavano di essere osservate e gustate con calma.
Ma, per ora, gli occhi di tutti
seguivano la musica che
usciva dalle chitarre, dalle
voci, dalle tastiere in fondo
alla Sala Mazzola, a due
passi dal Municipio.
Era una sera di novembre: fuori un’aria gelida, da
pieno inverno, e dentro le
suggestioni di una sorprendente miscela di cose belle.
Abbiamo salito le scale più
o meno velocemente, dopo
esserci introdotti nel cortile della via Papa
Giovanni XXIII. Sul lungo terrazzo interno, al
piano superiore di queste case di ringhiera,
alcune persone avvolte in grosse giacche
restavano fuori a salutarsi e a scambiare due
chiacchiere.
Dentro l’atmosfera aveva un altro colore,
più intimo e caldo: questo era il momento dell’ascolto, liberi dalle altre cose, dalla necessità
di tutti i giorni di comunicare e fare.
Sabato sera 8 novembre è stato possibile
radunarsi, grazie al lavoro di organizzazione
della Cooperativa Edificatrice dei Lavoratori e
de “La Corte”, l’Associazione Culturale
“PeschierArte”. Anche noi c’eravamo, con la
nostra musica e la nostra Scuola. A commentare, con la voce dei ragazzi e gli strumenti dei
Professori Adami e Chiarella, le canzoni di
Fabrizio De Andrè, sullo sfondo di decine di
quadri nati da riflessioni pittoriche sulla musica dell’artista genovese. “Sand Creek”, cantata a memoria dai nostri ragazzi, aveva un suo
riferimento pittorico, come ogni altra canzone
di Fabrizio interpretata quella sera.
Per due fine settimana è stato possibile
ritornare in Sala Mazzola, e guardare, questa
volta, quello che diversi artisti hanno voluto
comunicare a partire dalle sue canzoni. Dopo
la musica, la vitalità, la forza della musica cantata e rimbalzata sui nostri corpi, lì radunati in
ascolto silenzioso… la libertà di viaggiare, con
lo sguardo, dentro alle ispirazioni e alle suggestioni messe in moto. E’ questo forse il segreto
dell’arte del cantautore a cui la nostra Scuola
si intitola. La bellezza è tale perché, in fondo,
dice delle cose vere, nasce dagli stessi desideri e aspirazioni di più persone, in tempi diversi, in contesti diversi. Poter dare vita e voce ad
essi, in forme sempre nuove e originali, a 12
anni, insieme ai miei compagni di classe,
oppure con una tela a olio, a qualsiasi età, è
una bella sfida. Che è decisamente riuscita,
quando lascia delle tracce in chi, passando di
qua in una sera di freddo inverno, si è lasciato
prendere dal gioco… delle cose belle.
Prof. Chiara Pasqualini
Scuola di equitazione
per ragazzi e adulti
Centro Ippico
SOCIETA' COOPERATIVA A.R.L. FONDATA NEL 1952
Via Due Giugno, 2-4 - 20068 - Peschiera Borromeo (Mi)
Tel. 02.51.65.03.67 - 02.55.30.15.11 - 02.55.30.34.92
fax 02.55.30.15.29 - [email protected] - www.coopcel.com
Il Quadrifoglio
20068 Peschiera Borromeo - (Mi)
Via F. Sforza, 9
Tel. 02/5470133 - 338/9307880
Passaggi di tempo
10
Speciale De André - Il Decennale
Febbraio 2009
“Mi innamoravo di tutto”
Profilo biografico e artistico di Fabrizio De André
Dori Ghezzi e Fabio
Fazio nello speciale
Tv su De André
La guerra di Piero
Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa, non è il tulipano
che ti fan veglia dall’ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi.
“Lungo le sponde del mio torrente
voglio che scendano i lucci argentati,
non più i cadaveri dei soldati
portati in braccio dalla corrente”.
Così dicevi ed era d’inverno
e come gli altri verso l’inferno
te ne vai triste come chi deve,
il vento ti sputa in faccia la neve.
Fermati Piero, fermati adesso
lascia che il vento ti passi un po’ addosso,
dei morti in battaglia ti porti la voce,
chi diede la vita ebbe in cambio una croce.
Ma tu non lo udisti e il tempo passava
con le stagioni a passo di giava
ed arrivasti a varcar la frontiera
in un bel giorno di primavera.
E mentre marciavi con l’anima in spalle
vedesti un uomo in fondo alla valle
che aveva il tuo stesso identico umore
ma la divisa di un altro colore.
Sparagli Piero, sparagli ora
e dopo un colpo sparagli ancora
fino a che tu non lo vedrai esangue
cadere in terra a coprire il suo sangue.
“E se gli sparo in fronte o nel cuore
soltanto il tempo avrà per morire,
ma il tempo a me resterà per vedere,
vedere gli occhi di un uomo che muore”.
E mentre gli usi questa premura
quello si volta, ti vede, ha paura
ed imbracciata l’artiglieria
non ti ricambia la cortesia.
Cadesti in terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che il tempo non ti sarebbe bastato
a chiedere perdono per ogni peccato.
Cadesti in terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che la tua vita finiva quel giorno
e non ci sarebbe stato un ritorno.
“Ninetta mia crepare di maggio
ci vuole tanto, troppo coraggio
Ninetta bella, dritto all’inferno
avrei preferito andarci in inverno”.
E mentre il grano ti stava a sentire
dentro alle mani stringevi un fucile,
dentro alla bocca stringevi parole
troppo gelate per sciogliersi al sole.
Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa, non è il tulipano
che ti fan veglia dall’ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi.
(Fabrizio De André, 1964)
Fabrizio de André nasce a Genova il
18 febbraio 1940. Di lì a poco, con l’entrata in guerra dell’Italia, il padre, professore antifascista, per sfuggire alla cattura
deve darsi alla macchia, mentre il resto
della famiglia si rifugia in campagna, a
Revignano d’Asti.
Conclusosi il conflitto mondiale, i De
André rientrano a Genova. Qui il giovane
Fabrizio frequenta le scuole elementari,
inizialmente presso le Suore Marcelline,
quindi alla statale “Cesare Battisti”.
Seguono gli studi al ginnasio-liceo e l’iscrizione alla Facoltà di Giurisprudenza, che
però abbandona quando gli mancano sei
esami per laurearsi.
Determinante, in questa scelta, la scoperta della passione per la musica: una
vera vocazione, la sua. Fabrizio studia violino, chitarra, si esibisce con gruppi jazz,
suona e canta motivi di artisti francesi,
come quelli del cantante-poeta George
Brassens. Di Brassens, inizia anzi a tradurre i testi. È, questo, un passaggio decisivo
per la sua formazione e carriera: ispirato
dal grande chansonnier d’Oltralpe,
Fabrizio di lì a poco inizia a comporre
brani suoi. Qualche tempo prima, nel
1958, era uscito il suo primo disco, un 45
giri: E fu la notte, e Nuvole barocche : non
erano canzoni sue, bensì di altri; troppo
distanti da quelli che saranno poi i suoi
temi e motivi prediletti.
Nel 1962 sposa la genovese Enrica
Rignon, soprannominata Puny, che lo
stesso anno gli dà Cristiano, il quale seguirà le orme paterne, diventando pure lui
cantautore e musicista. Ormai, a getto
continuo, Fabrizio sforna dischi con dei
“classici” entrati nella leggenda, nella storia della musica e della poesia: La guerra
di Piero, La ballata dell’eroe, Il testamento, La ballata di Michè, Via del Campo, La
canzone dell’amore perduto, La città vecchia, La canzone di Marinella, e molti,
molti altri brani, oggi altrettanto famosi.
A quell’epoca De André, schivo e
riservato, rimaneva tuttavia un autore
“per pochi”, romantici idealisti, raffinati
musicofili e poeti. È l’interpretazione della
Canzone di Marinella da parte di Mina,
nel ’68, a rivelarlo al grande pubblico, a
decretarne il successo definitivo. Molti
anni dopo, sarà lo stesso Fabrizio a dichiarare: “Se una voce miracolosa non avesse
interpretato nel 1968 La canzone di
Marinella, con tutta probabilità avrei terminato gli studi in Legge per dedicarmi
all’avvocatura. Ringrazio Mina per aver
truccato le carte a mio favore e soprattutto a vantaggio dei miei virtuali assistiti”.
Con il Sessantotto, la Contestazione
giovanile, De André, con le sue canzoni
ribelli, appassionate e struggenti, diventa
un ideale punto di riferimento per migliaia di giovani e meno giovani. Frattanto,
l’anno prima era uscito l’album Fabrizio
de André Volume I, seguito proprio nel
’68 da Tutti morimmo a stento e dal
Volume III, più Nuvole barocche del ’69,
dischi che raggiungono le vette delle classifiche di vendita. Così dicasi dei 33 giri
che seguono: La buona novella del ’70,
ispirato ai Vangeli apocrifi; Non al denaro,
non all’amore né al cielo del ’71, che trae
spunto dall’opera del poeta statunitense
Edgar Lee Masters “Antologia di Spoon
River”; nel 1973 pubblica Storia di un
impiegato, dettatogli dalle suggestioni
della Contestazione e incentrato sulla
sconsolata vicenda di un burocrate. 1974:
ecco Canzoni, con traduzioni dei “colleghi” Brassens, Leonard Cohen e Bob
Dylan, e pezzi suoi propri degli anni
Sessanta; nel 1975, in collaborazione con
Francesco de Gregori realizza l’album
Volume VIII. Segue il primo tour dell’artista, fino a quel momento piuttosto restio
ad esibirsi in concerti dal vivo.
Affascinato dalla bellezza della
Sardegna, acquista una tenuta sull’isola,
presso Tempio Pausania (L’Agnata), vi si
trasferisce dedicandosi all’agricoltura e
all’allevamento. Dall’unione nel 1977 con
la cantante Dori Ghezzi (sposata poi
nell’89) nasce Luisa Vittoria (Luvi). Esce
nel 1978 l’album Rimini, e l’anno seguente un doppio dal vivo, frutto dei concerti
con il gruppo Premiata Forneria Marconi.
Nell’agosto 1978, in Sardegna, il dramma: De Andrè e Dori Ghezzi vengono
rapiti dai banditi, tenuti sequestrati per
ben quattro mesi, prima di essere liberati.
A questa esperienza terribile e alla realtà
della gente sarda, ancora tanto amata, è
ispirato il long playing del 1981, uscito
senza titolo, ma che i mass media subito
chiamano L’Indiano, per il disegno di un
pellerossa Cheyenne in copertina.
Tre anni dopo Creuza de mä (collaboratore Mauro Pagani), pietra miliare della
musica recente, indicato dalla critica come
il miglior album del decennio; alla lingua
genovese, unisce calde sonorità mediterranee: un vero capolavoro! Del 1990 è Le
Nuvole: il commediografo greco Aristofane viene preso a pretesto per delineare
figure emblematiche della società di fine
Millennio. Nell’anno seguente il doppio
dal vivo 1991: Concerti; del 1996 Anime
salve: argomento centrale quello delle
minoranze isolate e la solitudine. In collaborazione con Alessandro Gennari pubblica per l’editore Einaudi, quello stesso
anno, il romanzo Un destino ridicolo. Nel
1997 presenta Mi innamoravo di tutto
(quasi un “testamento spirituale”, perlomeno nel titolo), raccolta di brani meno
noti, con l’aggiunta della Canzone di
Marinella, eseguita in uno straordinario
duetto con la “miracolosa” voce di Mina,
che questo brano aveva portato al successo praticamente trent’anni prima.
È in tournée, quand’ecco, d’improvviso, si manifesta la malattia, di quelle che
non perdonano: Fabrizio de André si spegne nella notte tra il 10 e l’11 gennaio
1999 all’Istituto dei Tumori di Milano,
ospedale dov’era ricoverato. Il 13, funerali a Genova: una folla imponente, calcolata in più di diecimila persone, si stringe
intorno al feretro di Fabrizio. Adesso, lui
riposa nel cimitero di Staglieno presso
Genova, nella cappella di famiglia.
Postumi, escono nel 1999 l’album De
André in concerto e nel gennaio 2000, in
occasione del primo anniversario della
scomparsa, la raccolta antologica Fabrizio
de André da Genova, a cui segue quella
Peccati di gioventù. Nel 2001 sono in
distribuzione Ed avevamo gli occhi troppo
belli e Fabrizio de André in concerto Volume II, nel 2005 la serie dei tre CD In
direzione ostinata e contraria. In previsione del decennale, a fine 2008 ecco
Effedia. Sulla mia cattiva strada. Fabrizio
De André racconta Fabrizio De André, un
doppio CD con DVD. Ormai, egli è entrato a pieno titolo nella storia della musica,
nonché della storia e della cultura tout
court, interprete autentico e protagonista
indiscusso della colonna sonora dei nostri
ultimi decenni.
Prof. Sergio Leondi
Responsabile di “Passaggi di tempo”
(Testo pubblicato sul numero 4 del giornale, nel dicembre 2006, qui ripreso e
aggiornato)
Febbraio 2009
Passaggi di tempo
11
Contratto d’onore fra
un nonno e i suoi nipoti
Al servizio
della sicurezza pubblica
Intervista a Eduardo Fabricatore,
sponsor del nostro giornale e della poesia
Intervista a Giuliano Semeraro,
Comandante della Polizia Locale di Peschiera
Eduardo Fabricatore è un distinto signore di 72 anni. Abita a Peschiera Borromeo
e qui ha fondato e dirige una nota azienda
che produce e vende materassi in lattice. E’
anche il più generoso e convinto sponsor di
“Passaggi di tempo”. Molto cortesemente,
ci ha rilasciato un’intervista.
Egli ha esordito affermando che il suo
Noi della Redazione abbiamo avuto il piacere di intervistare il Dottor Giuliano Semeraro,
Comandante della Polizia Locale del nostro
Comune. Egli è nato il primo gennaio 1957,
coniugato dal 1990; sua moglie è medico, ed
hanno una figlia quattordicenne. Precedentemente è stato istruttore di scuola guida, poi è
diventato vigile nel 1981, grazie a una scuola di
Polizia; diventa Comandante il primo gennaio
2001. Nel Comando di Peschiera, ci ha detto,
operano 24 Vigili (comprendendo lo stesso
Semeraro), che lavorano su tre turni, in modo
che ci sia sempre qualcuno che risponda alle esigenze della cittadinanza: dalle sette del mattino a
mezzanotte, ed anche in 24 domeniche all’anno.
I Vigili cercano inoltre di essere presenti all’entrata e all’uscita degli alunni da scuola, e sugli incroci maggiormente pericolosi. Peschiera Borromeo
ha un tasso di criminalità sotto la media lombarda; questo dipende dal fatto che si investe molto
sulla sicurezza; ci sono però dei reati che non
vengono denunciati: il cosiddetto “numero oscuro” (furti negli appartamenti, litigi con i vicini). Il
reato più frequente è la violazione del codice
della strada, causata spesso dalla guida in stato
di ebbrezza o sotto effetto di stupefacenti.
I Vigili hanno a disposizione un etilometro
(per misurare il tasso alcolico), e un altro test per
sapere se la persona fa uso di droghe. Capitano
casi di abusi di carattere edilizio, ambientale ed
ecologico (come l’abbandono di rifiuti in aree
non adibite a discarica). Di recente sono stati rilevati danni ambientali gravi, come corsi d’acqua
colorati o odori molesti causati da scarichi abusivi. Altro problema sono i ragazzi che rompono
strutture e arredi pubblici: questo è un fatto che
vede coinvolti anche giovani di “buona fami-
sostegno al giornale e all’Istituto De Andrè
non è dettato dalla volontà di farsi pubblicità, ma perché crede molto nell’istituzione
scolastica; e il giornale è uno strumento utilissimo per documentare e raccontare la
vita della scuola in tutti i suoi aspetti.
Inizialmente il Signor Fabricatore ci ha
parlato un po’ della sua vita, della sua precedente professione presso una casa editrice importante come la UTET di Torino. Due
suoi figli, Bruto e Davide, adesso lavorano
con lui come soci. Ci ha molto incuriosito il
nome del primogenito, un nome classico di
origine romana. Fabricatore ci ha spiegato
che il nome Bruto nella propria famiglia è
passato e passa di generazione in generazione, ed è un nome di cui vanno molto
fieri. Il primo Bruto, prozio di Eduardo
Fabricatore, è stato eletto al primo
Parlamento dell’Italia Unita, nel paese natale c’è una via a lui intitolata.
In seguito gli abbiamo chiesto perché ha
deciso di sponsorizzare il nostro giornale, e
lui ha risposto come abbiamo riportato
sopra, aggiungendo che ha sempre seguito
con attenzione lo studio dei figli e poi dei
nipoti. Crede molto nei valori della cultura,
ha il rimpianto di non avere studiato di più
da giovane. Ha una passione immensa per
la poesia, che arricchisce il bagaglio culturale di ciascuno, libera la fantasia, fa diventare creativi. Siccome vuole trasmettere
questa passione ai nipoti, ha fatto ricorso a
un “astuto stratagemma”: ogni mese i suoi
nipoti, che hanno frequentato con successo
la nostra scuola e adesso sono alle superiori, devono imparare una poesia; se questa
viene recitata correttamente, egli li ricompensa adeguatamente. Per rendere più
impegnativo questo impegno, egli ha sottoscritto con i nipoti un “contratto d’onore”,
che ci consente di riprodurre nella versione
di alcuni anni fa riservata al nipote
Alessandro:
Contratto d’onore fra un Nonno, Eduardo Fabricatore detto nonno Eduardo
e un Nipotino, Alessandro Fabricatore... che oggi frequenta la prima
media
Alessandro ha ricevuto da nonno Eduardo i
testi di 8 poesie, e si impegna a studiarle a
memoria al ritmo di una al mese. Nonno
Eduardo darà ad Alessandro per ogni poesia imparata un premio di euro... La poesia
dovrà essere recitata tutta, se ci sarà qualche indecisione, alla fine del mese
Alessandro si impegnerà a dirla tutta bene.
In ogni caso ogni volta che Alessandro reciterà la poesia del mese nonno Eduardo
potrà chiedergli di sentire qualche poesia di
quelle già studiate nei mesi precedenti. Con
la sottoscrizione del presente contratto
d’onore, Alessandro riceve da Nonno
Eduardo i primi euro… a titolo di anticipo
per lo studio della prima poesia. Ogni fine
del mese Nonno anticiperà i primi… euro
per la poesia del mese successivo.
Questa era la promessa d’onore che i
nipoti avevano fatto al nonno Eduardo.
All’inizio questi dubitava un po’ sulla riuscita della cosa, ma i fatti hanno dimostrato
che ha funzionato. Adesso il momento nel
quale i nipoti recitano la poesia imparata è
diventata, fra l’altro, una piacevolissima
occasione per radunare tutta la famiglia, e
passare insieme ore liete e istruttive.
Alice Labbozzetta, 3D
Gianluca Gazzaniga, 3B “Virgilio”
glia”, i quali iniziano con droga e piccoli crimini;
questi danneggiamenti sono spesso accompagnati dal disturbo della quiete pubblica.
Il Comandante ha poi ricordato uno dei casi
più drammatici che lo ha visto impegnato con i
suoi uomini; era il 2005, giornata conclusiva del
Giro d’Italia. A Canzo i Vigili in servizio videro un
piccolo aereo volare molto basso, andò fuori
controllo e si schiantò contro un capannone
prendendo fuoco.
A Giuliano Semeraro piace il nostro giornale scolastico, e stima chi scrive. Lui crede nell’impegno dei “nuovi giovani”; li esorta a continuare
il suo “mestiere”, da alcuni ritenuto pericoloso e
troppo impegnativo, ma che è estremamente
importante per la sicurezza della comunità.
Roselisa Chiodi, 2D “Virgilio”
Musica Maestro!
Giovani pianisti
E’ stato emozionante, il nostro Concerto
di Natale. Una giornata piena di note: note
musicali, non quelle disciplinari sul libretto!
C’eravamo preparati tanto, e grazie all’aiuto della Professoressa Olivieri, gli applausi
del pubblico sono stati calorosi. E’ stato il
nostro primo concerto qui alle medie, e per
questo eravamo molto titubanti, così tanto,
che non stavamo fermi un attimo. I primi
passi sul palco sono stati terrorizzanti.
Appena partita la musica, non riuscivamo
a guardare i genitori in faccia: il nostro
volto era fisso sulla prof oppure… sul pavimento!
Appena terminati i brani strumentali, ci
siamo accorti che il tempo era volato e la
nostra preoccupazione quasi svanita.
Iniziarono poi i brani vocali, durante i
quali il viso passò da bordeaux al rosa
naturale di sempre. Finito lo spettacolo, le
prof si sono congratulate con noi, e felici
siamo rientrati in classe.
Abbiamo pensato: “Ce l’abbiamo fatta,
senza stonare!”. Tornati a casa, abbiamo
ricevuto i complimenti dai nostri genitori,
presenti allo “show”. Insomma è stata una
bella esperienza, che speriamo di ripetere
al più presto.
Alle 19,30 del 16 dicembre eravamo già
tutti a scuola, gli altri “pianisti” ed io, pronti per
il grande evento, emozionatissimi. Con una
breve introduzione il Preside spiegò l’importanza delle lezioni tenute dal Prof. Beppe
Chiarella, l’insegnante di pianoforte.
Lo spettacolo fu introdotto da due canti
interpretati dalle classi terze A e B. Poi finalmente toccò a noi… era arrivata l’ora fatidica
che tutti avevamo atteso: suonare al pianoforte, di fronte al pubblico! Accolti da un caloroso
applauso, iniziammo con dei brani da solisti; la
tensione salì alle stelle. Le poche volte che sbagliammo qualche nota, il pubblico ci incoraggiò, benevolmente. Dopo che tutti ebbero eseguito il proprio pezzo, suonammo in gruppo: il
violino, i flauti, le tastiere cominciarono a produrre canzoni belle e armoniose, senza intoppi.
Terminata la nostra esibizione, toccò ai
professori cantare e suonare. Diciamo la verità:
molti degli alunni erano venuti sì per ascoltarli,
i prof, ma per poi … ridergli dietro, perché si
pensava che sarebbero incorsi in delle “papere” mostruose. Invece non fu così! I prof. ci
conquistarono tutti, con le loro fantastiche e
perfette esecuzioni. E’ bello avere degli insegnanti che amano la musica, esattamente
come noi ragazzi. Bravi e grazie, Professori!
Giulia Bracali, 1B
Camilla Ferrario, 1B “Virgilio”
Victoria Di Gaetano
1A “Virgilio”
Passaggi di tempo
Febbraio 2009
12
Un argento, un bronzo,
una giornata da ricordare
Piramidi umane, piatti
volanti e altre acrobazie
Splendidi risultati della nostra scuola media L’esperienza di un Laboratorio alternativo
col Circo di Paride Orfei
nella corsa campestre a Corsico
Prima di partire per la gara di corsa campestre, svoltasi a Corsico il 20 novembre scorso, i corridori erano agitatissimi: non facevano
che parlare di “come sarebbe stato, se avessero vinto”. Arrivati a Corsico, si accorsero che la
pista era decisamente diversa da come se
l’aspettavano: non c’erano strade lisce su cui
correre, invece la pista era fangosa, con molte
foglie che rendevano difficile la corsa; in alcuni punti c’erano persino delle buche.
Tuttavia i ragazzi non si scoraggiarono:
avrebbero dato il meglio di sé anche tra… le
paludi dell’Amazzonia o le sabbie infuocate
del deserto!
Prima che le gare cominciassero, Camilla,
Giulia ed io, in veste di giornaliste per
“Passaggi di tempo”, facemmo un giro di perlustrazione e ponemmo alcune domande ad
un giudice di gara: egli ci disse che quello che
praticava non era un lavoro, ma un semplice
hobby. Chi come lui si dedica a questa attività, lo fa per amore dello sport e per valorizzare i ragazzi.
La prima gara, svolta dalle ragazze di
prima media, fu un successo: uscirono vincitrici Arianna Beranger con la medaglia d’argento, e Sofia Capella con il bronzo. Erano felicis-
sime, e noi quasi di più! (quando le premiarono, come alle Olimpiadi vollero fare una foto
mordendo la medaglia vinta). Poi toccò ai
ragazzi, i quali non raggiunsero i risultati delle
ragazze, ma non si scoraggiarono affatto: la
prossima volta andrà meglio, pensarono. Le
cadette della nostra scuola, anche se non avevano vinto, si erano impegnate molto.
Anche i cadetti fecero lo stesso, conquistando stavolta degli ottimi risultati (Michele
Massari, componente della nostra Redazione,
lì come atleta, si è classificato con onore al
quindicesimo posto).
Quelle che però si sono date da fare di più,
siamo state proprio noi giornaliste: abbiamo
dovuto correre da un lato all’altro del campo
per fotografare e intervistare i vincitori! Finite
le gare, le Professoresse Rossella Bertoli e
Marzia Terzi ci comunicarono i risultati: le
ragazze erano le prime in assoluto fra tutte le
scuole, i ragazzi erano arrivati undicesimi, i
cadetti settimi e le cadette ventunesime. Le
ragazze e i cadetti andranno in finale, che si
disputerà all’Idroscalo: che emozione! In
bocca al lupo a tutti, e arrivederci al prossimo
articolo!
Victoria Di Gaetano, 1A “Virgilio”
L’anno
scorso
la
Professoressa Marzia Terzi,
Docente di Scienze Motorie,
ha proposto alle classi seconde della Scuola Media un
nuovo laboratorio alternativo
e divertente: il Circo. Al laboratorio di circo volevano partecipare più di 120 ragazzi;
purtroppo solo in 50 hanno
avuto questa fortuna. Tale
attività è stata un po’ impegnativa, ma come la nostra
insegnante ci ha detto, la
maggior parte di noi ha dato
buoni risultati.
La lezione comprendeva
il riscaldamento e la prova
delle varie attività circensi. Il
primo, necessario per scaldare i muscoli, consisteva in
vari esercizi di stretching,
mentre il secondo permetteva a noi ragazzi di provare
hula-hop, rullo, acrobatica, e tante altre attività che erano svolte (nella nostra palestra) sotto
la guida degli specialisti del Circo di Paride
Orfei, che è ospitato a Peschiera Borromeo, di
fronte al Centro Sportivo Borsellino.
Il corso comprendeva anche una lezione di
acrobatica in volo, sotto il tendone del circo
Orfei. Noi abbiamo provato, sempre con l’aiuto degli specialisti e della professoressa, diverse attività, come la palla (sulla quale bisognava stare in piedi in equilibrio), la camminata
sul filo, acrobatica, e infine il trapezio. In questo modo ogni ragazzo ha avuto l’opportunità
di mettersi in gioco e di sperimentare attività
inedite. Il circo ci ha insegnato che ognuno di
noi è diverso, e che bisogna rispettarsi, anche
se si sbaglia.
Ci riteniamo fortunati di essere alunni
della nostra scuola, che è sempre molto
all’avanguardia e ricca di possibilità nuove,
che le altre scuole non offrono. Infatti l’ Istituto
“De Andrè” è stato uno dei primi in Italia a
proporre questa attività, che ora sembra molto
apprezzata anche dagli adulti (alcune ricerche
dimostrano che in alcuni casi gli esercizi circensi sostituiscono addirittura il “pilates” - ginnastica dolce - e la ginnastica semplice).
Cogliamo qui l’occasione per ringraziare i
nostri insegnanti per averci dato questa opportunità, e, allo stesso modo, gli specialisti che ci
hanno seguito e aiutato.
Eleonora Bahadour, Valentina Gallipoli
3B “Virgilio”
Il circo a scuola
Il circo è sogno e fantasia. Costruire il
sogno da cui potrà scaturire la fantasia è
apprendimento e fatica. I ragazzi sono stati
progressivamente introdotti in questa realtà
elaborandola al loro livello di età e di vissuto
emozionale, sino a costruirsi un loro personale spazio di elaborazione della realtà circense.
In questo modo hanno rinforzato la fondamentale idea che ogni passo, ogni costruzione,
ogni progresso è e deve essere “fatica”.
“Non riesco”, deve essere sostituito da
“devo riuscire”. I giovani studenti sono spesso
governati dal luogo comune, come tutti noi. E’
consuetudine dire… “la matematica è difficile,
non mi piace… Quindi, non piacendo alla
maggioranza, non vedo perché debba interessare proprio me. E poi è una fatica. Invece il
circo piace, lo sport piace, attira addirittura
spettatori, quindi piace anche a me. Voglio
provare”.
Però anche in questo caso ecco la fatica, le
difficoltà, la sconfitta. Che sia questa la vita?
Forse circo e matematica sono uniti da questo
legame onnipresente? Circo a scuola è una
speranza, un tentativo di evidenziare la presenza di uno strumento trasversale di avvicinamento alla soluzione di ogni problema di
matematica, ma anche di sopportazione del
dentista o del cattivo umore della mamma.
Fatica, studio, applicazione, dedizione,
tanti strumenti disponibili per tutti, se si trova
la motivazione adeguata e suggestiva. Ecco: la
motivazione, il “Santo Graal” della mia cara
scuola.
Prof. Marzia Terzi
Febbraio 2009
Passaggi di tempo
13
Accoglienza e “orienteering”
ai Corni di Canzo
Fantastica ciaspolata
sulle nevi del Monte Rosa
Un’uscita didattica ideata per “rompere
il ghiaccio” tra professori e studenti
Con le racchette ai piedi, cercando e salvando
i “dispersi”
Il giorno 9 ottobre è stato dedicato alla
conoscenza reciproca, e noi l’abbiamo vissuto
nel migliore dei modi: andando a visitare le
Fonti Gajum nel Comune di Canzo, dove
abbiamo socializzato e praticato uno sport
nuovo: l’orienteering.
Siamo stati dei veri membri di Greenpeace
dall’inizio alla fine. Infatti, per raggiungere la
località stabilita, abbiamo usato la metropolitana, il treno e le gambe. Abbiamo goduto
della compagnia delle professoresse Ferrari,
Palmieri e Terzi. Sul posto ci siamo avvalsi
inoltre della competenza di due guide, che ci
hanno fatto conoscere la zona.
La prima meta sono state proprio le Fonti
Un bel giorno del passato inverno (venerdì 29 febbraio 2008), assieme alle
Professoresse Terzi, Ferrari e Olivieri, gli alunni delle allora seconde B e C sono partiti per
una gita molto particolare, un “classico” per la
nostra Scuola, perché si ripete da diversi anni:
il trekking con le ciaspole (racchette da neve)
sulle pendici del Monte
Rosa.
Si tratta di un’attività
faticosa ma anche
molto divertente e interessante: grazie alla presenza di due guide alpine, abbiamo provato
l’ebbrezza della simulazione, recupero e salvataggio di dispersi a
seguito di una valanga.
Ma iniziamo con
ordine... Siamo partiti
con il pullman alle ore 7
e, dopo tre ore di viaggio tra scherzi e risate,
siamo arrivati nel paese
di Saint-Jacques, a
quota 1700 s.l.m., dove
è iniziata la nostra
avventura. Dopo circa
un chilometro di cammino con le nostre ciaspole in mano, abbiamo
raggiunto la neve e finalmente abbiamo potuto indossarle (impresa non facile per tutti! ma
con l’aiuto dei proff. e delle guide ce l’abbiamo fatta!).
A dispetto delle previsioni, c’era caldo. La
fatica si è fatta sentire verso metà salita, quando ci siamo divisi involontariamente in tre
gruppi: i più resistenti in testa, i medi nel
mezzo, e pochi ragazzi nel gruppo di coda, che
quasi strisciavano dalla fatica!
Ovviamente durante la salita non sono
mancati gli incidenti: ciaspole difettose, cadute, storte, ecc., ma noi ci siamo aiutati l’un
l’altro. Dopo tre ore di marcia e un dislivello di
circa 200 metri, siamo giunti alla nostra meta.
In un grande spiazzo pieno di neve fresca
abbiamo potuto rifocillarci, riposare e soprattutto giocare con la neve.
Gajum (nome derivante dal celtico che significa “mallo di noce”), chiamate così per via di
un antico albero di noci, che riversava nelle
acque del sottostante fiume Ravellino, appunto, i malli di noce.
Il tempo è stato magnifico, e così anche i
meteoropatici hanno potuto gustare il meraviglioso scenario che si apriva davanti ai nostri
occhi. Giunti nei pressi di un rifugio in località
Prim’Alpe, abbiamo socializzato a più non
posso, e la nostra “riservatezza” si è trasforma-
ta magicamente in urletti, i soliti schiamazzi
delle normali attività “extra-terrestri” che di
solito facciamo.
La parola chiave è stata: gioco! Ci siamo
cimentati nell’orienteering: divisi in squadre
composte da quattro ragazzi, dovevamo
orientarci grazie ad una mappa, e compiere
un certo percorso nel minor tempo possibile.
La mia squadra, chiamata “Pini le lavatrici”, è
giunta prima, a pari merito con la squadra
“New York”.
Sul sentiero del ritorno i nostri sensi sono
stati attratti da un agriturismo, le cui specialità
erano i ghiaccioli di yogurt alla frutta. Ottimo
quello al melone. Cominciavano a calare le
ombre della sera, e il nostro treno non ci
avrebbe aspettato. I genitori ci attendevano
alla metropolitana di San Donato, e così, dopo
un’intera giornata, tornavamo alle nostre case
con gli zaini svuotati dal cibo e riempiti di sole,
di aria frizzante, di risa, di amicizia, ma anche
di fatica e… di mal di piedi…
Un altro bagaglio da custodire gelosamente nei cassetti della nostra memoria. Voto
all’iniziativa:10!
Cristian Semeraro, 1C “Virgilio”
Divertiamoci con la matematica
Venerdì 21 Novembre noi bambini di
Quarta abbiamo partecipato per la prima
volta ai giochi matematici, organizzati
dall’Università Bocconi. Tutte le classi partecipanti hanno svolto i test nelle proprie aule e le
maestre, prima di iniziare, ci hanno letto bene
il regolamento da osservare. All’inizio della
prova eravamo preoccupati ma anche emozionati perché, pur avendo fatto degli esercizi,
non sapevamo bene quali erano le difficoltà
da affrontare. Man mano che abbiamo iniziato a lavorare, ci siamo tranquillizzati. Utilizzando gli strumenti e soprattutto
ragionando, abbiamo risolto i problemi logici. I primi problemi ci
sembravano facili, però poi aumentavano sempre di più le difficoltà.
Noi non sappiamo ancora i risultati
ma speriamo siano andati bene.
Questa esperienza ci è piaciuta così
tanto che siamo pronti a rimetterci
in gioco a marzo, con i prossimi
testi del Kangourou!
Laura Finazzi, Christian
Iacobone, Giacomo Orrù
Classe IV A
Scuola Primaria di Bettola
Dopo lo svago, le guide ci hanno raggruppato e ci hanno proposto un gioco. Per poter
giocare bisognava conoscere l’uso dell’ARVA,
un dispositivo che riesce a captare il suo apparecchio gemello anche a lunghissime distanze.
Dopo avercene spiegato il funzionamento, le
guide ci hanno diviso in due squadre, consegnato l’ARVA al caposquadra e dato il via al
gioco: l’obiettivo era trovare due zaini nascosti
in precedenza dalle guide, come se fossero dei
“dispersi”, e noi le squadre di soccorso.
Dopo trenta minuti ciascuna squadra
aveva recuperato il proprio zaino “disperso”.
Dopodiché siamo ripartiti per tornare al pullman (la discesa è stata notevolmente più facile della salita).
Alle 19.30 eravamo davanti a scuola, stanchi ma soddisfatti. Questa attività insieme ai
compagni e svolta in una condizione non facile come la neve alta, ci è davvero servita per
conoscere meglio i nostri limiti e per essere
solidali e aiutarci l’uno con l’altro.
Francesco Basti
2 C “Virgilio” (a.s. 2007-2008)
Passaggi di tempo
Febbraio 2009
14
Alla scoperta del Carengione Un’esperienza da ricordare
Gli alunni delle classi quarte della Scuola
Primaria di Bettola hanno partecipato al progetto di educazione ambientale “Calendario
2010: il bosco del Carengione”, proposto dal
Comune di Peschiera Borromeo. Lo scopo
dell’iniziativa è rendere consapevoli gli alunni
del territorio in cui vivono e degli spettacoli
che la natura riserva in ogni momento dell’anno. Attraverso tre passeggiate, percorrendo lo
stesso sentiero in tre stagioni diverse, i bambini potranno riconoscere colori e profumi sempre differenti. In classe poi i bambini avranno
occasione di riflettere, con l’ausilio di valide ed
esperte biologhe, su quanto osservato; a conclusione di questo lavoro verrà realizzato un
calendario frutto delle osservazioni, dei disegni e delle foto scattate dagli stessi bambini
durante le uscite.
La prima uscita è avvenuta nei primi giorni di dicembre, vi proponiamo alcuni stralci
tratti dalle cronache elaborate dagli alunni
della classe quarta D.
“Il giorno 4 dicembre siamo andati al
bosco del Carengione, che si trova nel
Comune di Peschiera Borromeo, accompagnati dalla nostra insegnante Mina e dalla biologa di nome Paola. Abbiamo percorso una
strada, siamo arrivati in mezzo ai campi e poi
ci siamo inoltrati nel bosco” (Irene). / “Ci
siamo fermati ad osservare un albero con
l’edera attorno. Eravamo nel cuore del
Carengione, attorno a noi c’era molto silenzio.
C’era un bellissimo lago e lì abbiamo: disegnato, fotografato, ascoltato, raccolto, esplorato…”.(Elisa). / “Abbiamo conosciuto due
nuovi tipi di alberi: il biancospino e il sanguinello. Il biancospino è un arbusto pieno di
spine, con i rami che partono tutti insieme da
terra; le foglie sono divise in lobi allungati e le
bacche sono riunite a gruppetti. Il sanguinello
è un arbusto con i rami molto flessibili e rossi,
senza spine e bacche, dalle foglie ovali. Paola
ci ha detto che, tanti anni fa, il ramo di questa pianta veniva usato dalle maestre per frustare le mani ai bambini che facevano i monelli” (Gianluca, Matteo). / “Il mio gruppo ha trovato delle tane di animali, ma non sappiamo
a chi appartengano; poi siamo tornati al
laghetto per prenderci una pausa, qui abbiamo fatto merenda e abbiamo giocato. La
nostra maestra ci ha fatto una foto” (Federica).
/ “Infine siamo saliti sul pulmino e siamo ritornati a scuola stanchi, ma felici. Insomma ci
siamo divertiti tantissimo!” (Giulia).
Il bosco, oltre che con i nostri sensi, può
anche essere “sentito” con il cuore. Ecco, direttamente dai testi degli alunni della classe IV E,
le sensazioni e le emozioni che il bosco del
Carengione ha suscitato in loro:
“Entrando nel bosco del Carengione mi
sono sentita strabiliata dal silenzio che c’era.
Ho sentito un po’ di schifiltosità perché c’era il
fango, ma era bellissimo!!!” (Nicoletta). / “Nel
silenzio ho sentito un cinguettio che mi ha
suscitato un sentimento molto forte: quanto
sia splendida e importante la natura nella
nostra vita” (Ryan). / “…Mi sono sentita felice:
cantavo e saltellavo, provavo un senso di
libertà perché mi sentivo in contatto con la
natura. Ho pensato che la vita è una cosa
meravigliosa!” (Marta). / “Tutta la vegetazione
che mi avvolgeva mi faceva sentire bene”
(Alessandro). / “Ero molto felice perché ero in
compagnia; stare vicino ai miei compagni mi
ha fatto provare una sensazione molto bella:
mi sono sentita accolta” (Giada, Ilaria).
Le insegnanti delle classi IV ringraziano gli
ideatori del progetto, per questa opportunità
offerta ai loro alunni.
Gli alunni delle Quarte D-E
Primaria di Bettola
Noi bambini della IV B della Scuola
Primaria di Bettola, la mattina del 9 dicembre,
con le maestre Barbara e Tina siamo saliti
sullo scuolabus, accompagnati dalla guida
Daniela, che ci avrebbe portato alla scoperta
del bosco che dovevamo visitare: il
Carengione. L’esperienza ci servirà per osservare i cambiamenti della natura nelle varie stagioni e per realizzare un calendario sul bosco.
Una volta arrivati ci siamo incamminati in
una stradina sterrata in mezzo ai campi, poi
siamo andati in un’area protetta. Qui ci siamo
divisi in gruppi e la guida Daniela ci ha fatto
scegliere vialetti diversi, dove potevamo raccogliere foglie, frutti, rametti, funghi, fiori, bacche o altri elementi che la natura ci offriva.
Siamo riusciti a vedere anche una lepre e
alcuni di noi l’hanno fotografata. Durante il
percorso abbiamo effettivamente trovato delle
tane, funghi, vari tipi di fiori e di alberi, inoltre
delle galle, cioè le sfere di legno che produce
la quercia per autoproteggersi dagli insetti.
Poi tutti insieme abbiamo osservato questi
elementi naturali, tra cui due arbusti con
diverse caratteristiche: il biancospino e il sanguinello; se non sapevamo precisamente delle
notizie, Daniela le approfondiva con le sue
spiegazioni.
Verso le ore 11 abbiamo fatto merenda,
successivamente abbiamo giocato lanciando
anche dei legnetti sul fontanile ghiacciato.
Abbiamo anche scattato delle foto come ricordo della nostra prima esperienza al Bosco del
Carengione. Utilizzando le ricerche, le foto e le
osservazioni da noi fatte realizzeremo, grazie a
questo progetto proposto dall’Amministrazione Comunale, un calendario sul bosco nelle
diverse stagioni per l’anno 2010. Che esperienza fantastica!
Chiara Vigorelli, Martina Maugeri,
Silvia Del Prete, Tommaso Cresta,
Simone Pepe, Andrea Manfredi, Andrea Gerelli
Classe IV B, Scuola Primaria Bettola
E se gli uccellini hanno fame?
Visti il gelo e l’abbondante nevicata di
gennaio, gli uccellini non trovavano nulla da
mangiare. Ci siamo chiesti come fare ad aiutarli, e i bambini della Classe rossa della
Scuola dell’Infanzia “Antichi Fontanili” di San
Bovio, insieme alle loro insegnanti, hanno trovato una soluzione: preparare con le arachidi
delle belle “collane” da appendere ai rami
degli alberi del giardino scolastico.
Ogni bambino, a casa, aiutato dai genitori, ne ha confezionata una, poi siamo andati
tutti insieme in giardino e le abbiamo appese ai rami degli alberi
vicino alla nostra classe, così ora dalle finestre possiamo osservare pettirossi, passerotti
e cinciallegre che riescono a stare attaccati
con le zampette e col
becco scavano nel
guscio e mangiano le
noccioline.
Così siamo sicuri
che sono solo per loro:
infatti ci siamo accorti
in questi anni che se le
noccioline sono infilate in “collane” e appese ai rami, solo gli
uccellini più piccoli possono mangiarle, mentre se le spargessimo per terra, altri animali e
uccelli come i merli e le cornacchie, per non
parlare dei topi, farebbero razzia e non rimarrebbe nulla per gli altri. Ora sempre più uccellini volano felici nel nostro giardino, così possiamo osservarli e siamo contenti anche noi!
Le insegnanti e i bambini della Sezione rossa
Scuola dell’Infanzia di San Bovio
Febbraio 2009
Alla scoperta
del regno dei funghi
Il 6 ottobre 2008 i bambini delle classi terze
hanno partecipato a una mostra micologica
organizzata dal Settore Ecologia del Comune di
Peschiera Borromeo. Ecco le loro impressioni
sul “piccolo gioiello” che alberga nei nostri
boschi: “<I funghi appartengono alla natura…
per evitare spiacevoli sorprese per la nostra salute è bene raccoglierli insieme a persone esperte>”. / “<Nella nostra scuola sono venuti due
esperti che ci hanno dato tante informazioni sui
funghi: come sono fatti e di che colore sono,
dove li troviamo, come si nutrono e quali si possono mangiare>”. / “<Nei funghi generalmente distinguiamo il gambo e il cappello, variabili a
seconda della specie; entrambi sono fatti da un
intreccio di molti filamenti che si possono vedere con l’aiuto del microscopio: le ife. Sotto il cappello si trovano le spore che rappresentano le
cellule riproduttive. Quando una spora cade su
un terreno favorevole, dà origine a un nuovo
esemplare>”. / “<I funghi mi piacciono molto,
adoro andare a cercarli nei boschi, ma soprattutto mi dà molta gioia mangiarli!>”. “<Ci sono
tante persone appassionate di funghi, che
amano andare nei boschi a cercarli. Secondo
me sono esseri originali, colorati e profumati.
Bisogna però fare attenzione; non è facile trovarli, perché spesso si nascondono tra l’erba del
sottobosco o sotto il terriccio; a volte fanno solo
capolino, ma spesso le persone inesperte non
riescono a vederli. Soprattutto chi non conosce
molto bene i funghi dovrebbe andare nel bosco
con due cestini di vimini: uno per i funghi di cui
è sicuro, l’altro per quelli su cui ha dei dubbi, e
Passaggi di tempo
15
che perciò deve mostrare a un esperto. Andare
a cercare i funghi è una buona occasione per
fare delle belle passeggiate nei boschi: si sentono il cinguettio degli uccelli, i rumori delle foglie,
il profumo del sottobosco, si godono il silenzio e
la tranquillità della natura. E poi i funghi sono
belli da vedere, da toccare e … gustosi da mangiare!>”.
“<Ho sempre pensato che i funghi fossero
delle piante, ma in realtà fanno parte di un
regno a sé: non hanno semi, fiori, frutti e vere
radici. Ho scoperto che i funghi non si nutrono
come le piante, attraverso la fotosintesi clorofilliana, ma “rubano” il cibo dai resti che vengono
da altri organismi>”. / “<A Bettola, nella Sala
Mazzola, messa a disposizione dalla Cooperativa Edificatrice Lavoratori, un esperto ci ha
parlato dei funghi e ce ne ha mostrato molti tipi.
Il fungo che mi ha colpito di più è stato quello
che attirava le mosche; si presentava in una scatolina con una muffa di colore nerastro: sicuramente non era mangereccio e probabilmente
molto tossico e forse mortale… un altro fungo
che mi è piaciuto molto è l’amanita , con il suo
cappello rosso a puntini bianchi: mi rallegra perché lo vedo spesso disegnato nei libri di favole,
ma mi spaventa perché è vietato toccarlo e
mangiarlo, poiché è velenosissimo e mortale>”.
I funghi sono davvero curiosi! Hanno catturato
il nostro interesse grazie alle spiegazioni dell’esperto e dell’insegnante e, all’osservazione
della mostra, con gli esemplari dal vivo.
I bambini delle classi terze
Scuola Primaria di San Bovio
I Tre giorni della merla
In occasione della ricorrenza della leggenda
lombarda dei “Tre giorni della merla” (29-30-31
gennaio), nella Scuola dell’Infanzia “Antichi fontanili” di San Bovio i bambini e le insegnanti
delle Sezioni gialla, verde e rossa hanno festeggiato alla grande... Come? Travestendosi da
merli e merle e con la costruzione di burattini a
tema, con i quali i bambini, nelle proprie case,
hanno rappresentato un piccolo spettacolo per i
loro familiari. Per chi ancora non conoscesse
questa leggenda, la raccontiamo di seguito.
La leggenda dei tre giorni della merla si
perde nell’onda del tempo. Sappiamo che
erano gli ultimi tre giorni di gennaio ed in quei
giorni capitò a Milano un inverno molto rigido.
Mamma merla, per proteggersi e per proteggere
i suoi merlottini intirizziti dal freddo, spostò il
nido su un tetto vicino, dove fumava un comignolo da cui proveniva un po’ di tepore. Tre
giorni durò il freddo! Quando mamma merla
uscì dal camino, finalmente salva, si accorse che
le sue piume, a quel tempo di colore bianco,
erano diventate di colore nero!
(Ndr - La leggenda ha un’inesattezza: le
piume del merlo femmina sono marroni, quindi
il protagonista della storia dovrebbe essere un
merlo maschio, le cui piume sono effettivamente nere!)
Scuola dell’Infanzia di San Bovio
Sezioni gialla, verde, rossa
Se dico acqua penso a…
Dal sottomarino “Acqua”, le classi quarte
di San Bovio raccontano…
Siamo i ragazzi delle quarte, vi scriviamo dal
nostro sottomarino, siamo partiti qualche giorno fa
alla scoperta del pianeta acqua e ci stiamo divertendo.
Ieri abbiamo incontrato Valerio, un palombaro esperto, è arrivato dall’acquedotto o, scusate, dal CAP,
Consorzio acqua potabile, per farci entrare nel mondo
dell’acqua. Ci ha presentato tante informazioni e poi
ci ha fatto fare alcuni esperimenti per vedere da vicino le caratteristiche di questo tesoro che spesso sprechiamo (chi non lascia qualche rubinetto aperto?!).
Noi gli abbiamo invece raccontato i nostri pensieri
quando diciamo la parola acqua…
Tutti insieme
alla mostra micologica
Il giorno 6 ottobre 2008 noi bambini delle
classi IV A B C siamo andati a vedere la
mostra micologica e botanica presso la Sala
Mazzola di Peschiera Borromeo, organizzata
dal Gruppo Micologico Vittadini di Segrete.
Abbiamo visto diversi tipi di funghi, bacche e muschi. Ogni fungo veniva presentato
con un cartellino su cui c’era scritto il nome
scientifico e volgare e se era velenoso, tossico
o commestibile.
È stato davvero interessante imparare a
riconoscere i funghi, per evitare di toccare o
raccogliere quelli velenosi o non commestibili,
come ad esempio la mortale Amanita
Falloides o il cosiddetto Piede d’Atleta, che ti
può paralizzare. A un certo punto, nel bel
mezzo della spiegazione dell’esperto, siamo
stati attirati da piccoli vermi bianchi che gironzolavano indisturbati tra i funghi… che ci
hanno un pochino distratti!
Infine abbiamo potuto osservare piante,
bacche e frutti selvatici, alcuni commestibili e
altri no. Questa visita è stata istruttiva perché
abbiamo imparato tante cose nuove e interessanti, che ci serviranno nei nostri lavori di
scienze.
I bambini della Classe IV C
Scuola Primaria di Bettola
L’acqua è fonte di vita,
l’acqua ci disseta,
noi siamo l’acqua,
nell’acqua ci divertiamo,
l’acqua ci illumina la vita di colori e riflessi,
l’acqua è ricchezza e povertà.
Ecco qui sotto il grafico delle nostre frasi; ora continuiamo il viaggio di esplorazione, a presto!
Passaggi di tempo
Febbraio 2009
16
Ricordando....
Passaggi di tempo
Redazione: Nadia De Flavis, Tina La Rossa, Sergio
Leondi, Lucia Olivieri, Idilia Pernigoni, Giuseppina
Torsello, Marina Tristani, Rita Vecchio
Responsabile del Giornale: Sergio Leondi
Fotografie: Flavio Giacomessi
Segreteria di redazione: Michela Cioli, Alice
Labbozzetta, 3D “Virgilio”
Laboratorio di Giornalismo
Titolare: Prof. Sergio Leondi
Classi Prime, Seconde e Terze della Scuola Media
“Virgilio”
Andrea Bonfanti, Giulia Bracali, Roselisa Chiodi, Matteo
Ciarchi, Michela Cioli, Matilda Cremonesi, Martina De
Felice, Giorgio Dell’Orto, Andrea De Nando, Victoria Di
Gaetano, Chantal Ferrante, Camilla Ferrario, Federico
Fiamberti, Gaia Ghilardi, Helen Habtemariam, Alice
Labbozzetta, Giulia Mainetti, Gabriele Manna, Arianna
Martellone, Michele Massari, Annamaria Mormina, Lisa
Notarianni, Giacomo Palumbo, Anita Rossi, Ilaria Rota,
Francesca Poggetti, Cristian Semeraro, Federica Vidiri.
Impaginazione: Sergio Leondi
Tipografia: Stem Editoriale Spa
Via Brescia, 22 - Cernusco s/n (Milano)
tel. 02.92.10.47.10
Tiratura: 5000 copie
Istituto Comprensivo Statale
“Fabrizio De André”
Via Carlo Goldoni 1, Peschiera Borromeo (Milano)
www.ics.deandre.com
e-mail: [email protected]
Fax: 0251650184
Dirigente Scolastico
Prof. Giuseppe Facciorusso
Tel.
Tel.
Tel.
Tel.
Tel.
Tel.
Tel.
Direzione: 025470172-025470527
Scuola Media “Virgilio”: 025470797
Scuola Media di San Bovio: 027532831
Scuola Primaria Bettola: 025470402
Scuola Primaria San Bovio: 027531431
Scuola Infanzia Bettola: 025471076
Scuola Infanzia San Bovio: 027532829
Lo spettacolo
sulla “vita fragile”
Il 14 Marzo 2008 la nostra
scuola ha messo in scena al teatro
De Sica uno spettacolo intitolato
“La forza della fragilità”, nell’ambito del concorso bandito
dall’Azienda di Servizi alla
Persona Martinitt, Stelline e Pio
Albergo Trivulzio; concorso al
quale il nostro Istituto ha partecipato, appunto con questo spettacolo, oltre che con un numero
speciale di “Passaggi di Tempo” e
il “Calendario dei diritti fragili”,
vincendo molti premi.
Come al solito il teatro era
stracolmo di genitori e parenti in
attesa delle esibizioni dei loro
ragazzi. Lo spettacolo è stato
aperto da un balletto ispirato alla
canzone Khorakhanè, che è stato,
come sempre, eseguito in modo
perfetto. Poi hanno fatto seguito
tutti i brani cantati: “Fiume Sand
Creek” e “Amico fragile” di
Fabrizio De Andrè, “Gesù Bambino” di Francesco De Gregori,
“Non insegnate ai bambini” di
Giorgio Gaber, “Ave Maria no
morro” e “Tammuriata nera”.
Tutti questi pezzi sono stati
eseguiti e suonati molto bene e
accolti da applausi calorosi;
“Amico fragile” è stata cantata da
Francisco, un ragazzo tagliato per
fare il cantante; è stato il brano
che ha riscosso maggior successo,
tanto da far richiedere il bis.
Le canzoni e le esibizioni si
sono alternate con la presenza sul
palco di ospiti di eccezione, come
i figli dei coniugi Villa, che ci
hanno raccontato di come loro
hanno vissuto l’esperienza dell’adozione e com’è il loro rapporto con gli altri fratelli e i genitori
oggi; poi un rappresentante della
Cooperativa Sociale “il Carro”,
che accoglie ragazzi e adulti con
qualche difficoltà e li aiuta dando
loro un lavoro, ci ha parlato della
sua storia e della vita nell’associazione; e a testimonianza, ha chiamato sul palco una delle tante
ragazze aiutate dall’ Associazione,
che un po’ imbarazzata ha fatto un
intervento toccante.
L’ultimo a parlare è stato il
Professor Emilio Trabucchi, Presidente dell’Azienda di Servizi alla
Persona Istituto dei Martinit,
Stelline e Pio Albergo Trivulzio, il
quale ha fatto un magnifico
discorso sulla “Vita fragile” e sugli
scopi della sua Azienda.
Il Professor Trabucchi ha apprezzato molto il nostro giornale
“Passaggi di Tempo” e, condividendo con il nostro Preside la difficoltà a reperire fondi per le attività extrascolastiche, ha dichiarato
di donare ben mille euro alla
scuola per contribuire alla stampa
del nostro bellissimo periodico.
Francesco Basti
2C “Virgilio” (a.s. 2007-2008)