la buona novella

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Venerdì 15 e sabato 16 agosto
ore 21.00
Teatre D’Ou
Via Della Torre, 4 Sauze d’Oulx
LA BUONA NOVELLA
Con Bruno Maria Ferraro, Paolo Cipriano, Valentina Mitola
Musiche di Fabrizio De André
eseguite dal vivo Supershock
dai
Riferimenti Protovangelo di Giacomo, Ciclo di Pilato, Vangelo di Nicodemo, i libri
letterari dell’infanzia di Maria, Fabrizio De André
Messa in scena Ivana Ferri
Elementi di scena Renato Ostorero
Produzione Tangram Teatro Torino
LA BUONA
NOVELLA
La parola e la musica.
Elementi che incontrandosi acquistano forza, raccontano, evocano, scavano solchi
profondi, curano ferite.
Ma quando nel Protovangelo di Giacomo, Giuseppe si accorge che il mondo intorno a lui si
è fermato, gli uomini, gli animali, il vento sono immobili in un fermo immagine antelitteram di straordinaria bellezza ed efficacia cinematografica, in quel momento non c’è
parola, non c’è suono, non c’è musica. La nascita del Messia è l’inizio del mondo nuovo,
nulla, dopo, sarà più come prima.
E allora questa storie, questo particolare momento, vale la pena di raccontarlo
restituendo umanità a personaggi bloccati nella loro, un po’ triste, condizione di icone.
E attraverso la loro umanità, nella loro profondità cercare le “nostre” ragioni, i nostri
riferimenti.
Percorrere, chi crede e chi no, un tratto di strada, insieme.
Le fonti
Due sono i blocchi di riferimento sui quali è costruito questo spettacolo che è a metà tra il
teatro di narrazione ed il teatro-canzone. Dai vangeli Apocrifi è tratto il tessuto narrativo,
le vicende che ci raccontano del punto di incontro tra l’umano ed il divino. Ma se degli
apocrifi conosciamo bene attraverso il Mistero Buffo di Dario Fo il Gesù i paesaggi e i
personaggi che circondano l’infanzia di Gesù, decisamente meno note sono le vicende
narrate sull’infanzia di Maria, sulla morte e resurrezione di Cristo, fino al sorprendente
“Ciclo di Pilato”.
Se ne occupò nel 1968-69 un cantautore trentenne, andando come al solito
controcorrente, al quale in sala di registrazione i musicisti, lasciati i leggii, chiesero:
“Perché?”-. A Fabrizio De André era solo venuto in mente di raccontare storie conosciute
in maniera diversa. Distillando gocce di poesia. E la Buona Novella è il capolavoro poetico
di una delle più lucide ed incisive voci del ‘900.
Portare oggi quest’opera in teatro, immergendola nelle fonti originali, è per noi orgoglio e
privilegio.
Lo spettacolo
Giuseppe è in cammino, Maria ha le doglie e lui cerca aiuto. Mentre cammina si accorge
che il mondo si è fermato, uomini intenti ai loro lavori, animali che stanno bevendo, il
vento stesso è immobile.
Il mondo nuovo nasce così, da una fotografia, la prima, tridimensionale, con Giuseppe che
la descrive utilizzando una soggettiva cinematografica.
I Vangeli tutti, canonici ed apocrifi, nascono dal desiderio di testimoniare qualcosa di
straordinario, dal bisogno di radicare una tradizione, mescolando rivelazione e storia,
speranza e realtà. E nei Vangeli tutti, domina l’impronta della Buona Novella che esprime
la potenza divina del Cristo, non soltanto della vita nella morte, ma della vita nella vita.
Nessuno, credente o non credente, riesce a sottrarsi al fascino di vicende che la storia non
può contenere, che sollecitano dubbi e paure profonde, così radicate nel nostro
immaginario da diventare cardine culturale comune.
Alla periferia dell’Impero, in un angolo anonimo del mondo accade qualcosa che forse è
storia, forse leggenda, dove è superfluo distinguere il vero dal falso. Ma è lì il luogo della
costruzione delle nostre speranze e delle nostre paure. E’ lì che si generano i nostri dubbi i
nostri tentativi di soluzione, è lì che affondano le nostre contraddizioni.
Ed è lì che inizia un futuro che stiamo ancora percorrendo, tutti nella stessa direzione,
poche volte guardandosi negli occhi, quasi mai con la volontà di capire le ragioni dell’altro.
Téatre d’Ou
Via della Torre 4
Sauze d’Oulx
Ingresso € 3,00
apertura cassa
ore 20,30
inizio spettacolo
ore 21,00
durata h. 1,00
senza intervallo
info 0122858009
La recensione di Roberto Canavesi
TORINO – In un panorama teatrale sempre più asfittico e tendente all’omologazione è
proprio una “buona novella” l’ultima incursione teatral-musicale del Tangram Teatro di
Bruno Maria Ferraro ed Ivana Ferri che con lo spettacolo tratto dai Vangeli Apocrifi e da
Fabrizio De André distillano una quanto mai necessaria goccia di novità e poesia.
“La buona novella”, in scena nella sala di via don Orione per “Elogio alla Follia 2008”, è
uno splendido esempio di contaminazione artistica, dove riferimenti letterari classici,
come il materiale narrativo desumibile dai Vangeli Apocrifi, si mescolano alla musica di un
Fabrizio De André geniale interprete, a fine anni Sessanta, di una suggestiva missione,
quella di raccontare a modo suo storie fino ad allora fissate in rigidi cliché espressivi: e se
l’opera del cantautore genovese è ancor oggi riconosciuta come una delle più belle pagine
di poesia del Novecento tutto, l’operazione del Tangram Teatro di trasportarla all’interno
del suo originario contesto non è certo degna di minor menzione.
Ad impressionare maggiormente nel recital che vede applauditi protagonisti Bruno Maria
Ferraro e i Supershock, all’anagrafe Paolo Cipriano e Valentina Mitola, è senza dubbio un
prodotto finale dove le due fonti di riferimento convivono alla perfezione dando vita ad
un unicum artistico di grande suggestione: ed ecco allora lo spettatore preso per mano
dalla calda voce di Ferraro e condotto in un excursus laico nelle radici della nostra cultura
dove il fatto di credere o meno passa in secondo piano, lasciando lo spazio alle emozioni
che nascono dall’ascoltare l’epopea del viaggio di Maria e Giuseppe.
Il racconto dei Vangeli si alterna alle note ed alle parole della buona novella in musica per
una intensa ricognizione tra ataviche speranze e paure, tra quei secolari dubbi e domande
che da sempre minano ed attraversano l’agire ed il pensiero umano. E proprio verso un
uomo inteso come fratello, figlio di un altro uomo più che figlio di un Dio, converge alla
fine l’applaudita operazione del Tangram, ricalcando in questo, in un ideale continuum di
intenti, il capolavoro di De André che ha nell’indimenticabile laudate hominem il suo
emozionante epilogo.
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