stesso pigiama per oltre 7 giorni? si rischiano infezioni e cistite

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Anno IV – Numero 776
AVVISO
Ordine
1. ORDINE: un Farmaco
per tutti
Notizie in Rilievo
Scienza e Salute
2. l'esame del sangue per
sapere se l'Alzheimer ci
colpirà
3. Colite
Prevenzione e
Salute
4. Stesso pigiama per oltre
7 giorni? Si rischiano
infezioni e cistite
5. La pipì ha un cattivo
odore?
Scopri le possibili cause
6. Salute: La dieta vegana
contro gli stravizi delle
feste
Meteo Napoli
Lunedì 21 Dicembre
 Cielo Variabile
Minima:11°C
Massima: 17°C
Umidità:
Mattina = 66%
Pomeriggio = 69%
Lunedì 21 Dicembre 2015, S. Pietro Canisio
Proverbio di oggi………..
Dicette Ramunno: "Accussì adda ji' 'o munno"
STESSO PIGIAMA PER OLTRE 7 GIORNI?
SI RISCHIANO INFEZIONI E CISTITE
Secondo un sondaggio, gli uomini fanno passare circa due
settimane prima di cambiarlo, le donne addirittura 17 giorni
Si può andare a dormire con un pigiamone di pile, un più sexy baby-doll o il
classico due pezzi da uomo.
Ma per quanto tempo si indossa un
pigiama prima di lavarlo?
Secondo un sondaggio condotto in Gran
Bretagna da una società che produce
materassi, gli uomini fanno passare circa
due settimane prima di cambiarlo, le
donne addirittura 17 giorni.
I risultati fanno inorridire gli esperti, secondo cui così si rischiano infezioni alla
pelle e cistiti.
"Tutti noi ospitiamo sulla pelle e nell'intestino microrganismi vari - spiega al
Daily Mail online Sally Bloomfield, della London School of Hygiene and
Tropical Medicine - che generalmente non sono dannosi, ma possono
diventarlo se finiscono nel posto sbagliato, entrando in contatto con altre parti
del nostro corpo".
Fra questi, l'E.Coli, che può causare la cistite, oppure lo stafilococco e anche il
Mrsa, il superbatterio resistente ai farmaci. Ignaro di tutto questo, il 54% delle
donne sostiene di avere solo un paio di pigiami da alternare, così dimentica da
quanto tempo non li cambia.
La scusa addotta dal 51%, invece, è che indossa il pigiama per non più di un
paio d'ore per notte e dunque non lo lava spesso. Gli uomini scaricano la
responsabilità sulle partner, dicendo che sono loro a occuparsi di fare la
lavatrice. La maggior parte ammette di non avere tanti pigiami da cambiare. E
così quello indossato per due settimane o più diventa un covo di batteri che
possono poi finire sugli altri indumenti con cui entra in contatto, per esempio
in lavatrice, avvertono gli esperti, che raccomandano di lavare ogni settimana
la biancheria con cui si dorme. (Salute, Panorama)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 776
PREVENZIONE E SALUTE
LA PIPÌ HA UN CATTIVO ODORE?
SCOPRI LE POSSIBILI CAUSE
Infezioni, alimentazione, malattie... Ecco come interpretare le più comuni anomalie
nelle urine
Di norma dovrebbe essere limpida, di colore giallo paglierino, inodore. Ma può
capitare che la pipì, il liquido prodotto dai reni durante il processo di filtraggio
del sangue, abbia un odore sgradevole. Si tratta di un sintomo che può
dipendere da numerosi fattori, molto diversi tra loro: alcuni del tutto innocui,
come l'assunzione di alcuni cibi o di alcune medicine, altri che dovrebbero
suonare come un campanello d'allarme. Ecco le cause più frequenti.
Alimentazione: In molti casi, l'odore sgradevole della pipì può semplicemente
dipendere dall'alimentazione. Se i liquidi introdotti sono troppo scarsi, la pipì ha
infatti un odore più intenso, a causa della maggiore concentrazione di metaboliti (le scorie).
Anche alcuni cibi, tra cui asparagi, cavolfiori, aglio, possono conferire alla pipì un odore molto forte e
sgradevole. Nel caso degli asparagi, in particolare, l'odore è determinato dall'acido aspartico e da
alcuni gruppi sulfurei contenuti nell'ortaggio.
Infine, un eccessivo consumo di integratori a base di vitamina B6 e di acido lipoico (una vitamina non
essenziale), così come l'assunzione di alcuni antibiotici, come per esempio amoxicillina, ampicillina,
ciprofloxacina, possono essere causa di urine maleodoranti. In tutti questi casi, l'odore sgradevole
delle urine non è correlato a patologie.
Nel caso di cistiti, pielonefriti (infezioni renali), uretriti (infezioni dell'uretra, il
piccolo canale che consente all'urina di fuoriuscire), l'odore è causato da alcuni
INFEZIONI
batteri, come Proteus, Pseudomonas, Providencia, Morganella, che trasformano
l'urea (una componente dell'urina) in ammoniaca. Ecco perché, in questi casi,
l'odore caratteristico è quello di ammoniaca o di candeggina. Soprattutto negli anziani, si può anche
avvertire un odore di birra fermentata.
Malattie: L'odore delle urine può anche essere associato a insufficienza epatica, determinata da
varie patologie croniche del fegato, o a fistola retto-vaginale (una connessione tra la parte inferiore
dell'intestino e la vagina).
Tra le cause c'è anche la chetoacidosi diabetica, una complicanza del diabete provocata da carenza di
insulina: in questo caso, le urine hanno un odore dolciastro, simile all'acetone.
Più rare, ma assai caratteristiche, sono la leucinosi, la trimetilaminuria, la fenilchetonuria.
Si tratta di tre patologie metaboliche, in cui alcuni aminoacidi non vengono assimilati dal corpo e
perciò si accumulano. Le urine, in cui convogliano le sostanze di scarto, odorano rispettivamente di
sciroppo d'acero, di pesce, di topo (quest'ultimo è un odore sgradevole e caratteristico, pungente e
muschiato).
COSA FARE
Se l'odore sgradevole si manifesta saltuariamente e scompare nell'arco di 48 ore
non c'è da preoccuparsi.
Se invece persiste per tre o quattro giorni è opportuno rivolgersi al medico di famiglia, che prescriverà
l'esame completo delle urine e l'urinocoltura. Il primo riguarda la parte chimico-fisica delle urine
(colore, volume, aspetto, pH…), la seconda consente invece di individuare un'eventuale infezione
batterica o fungina. Se quest'ultimo esame risulta positivo, si effettua l'antibiogramma, un test che
permette di valutare la sensibilità di un batterio a un determinato antibiotico, in modo da prescrivere il
farmaco appropriato a contrastare la specifica infezione. Per indagini più approfondite, il consiglio è
quello di rivolgersi allo specialista urologo. (OK Salute e benessere)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 776
SCIENZA E SALUTE
L'ESAME DEL SANGUE PER SAPERE SE L'ALZHEIMER CI
COLPIRÀ
È una vera e propria emergenza sociale, che in Italia coinvolge oltre un milione di
persone. Non ci sono cure ma con una diagnosi pre-clinica possiamo conoscere un
anno prima il nostro destino
FATTORI DI RISCHIO NELLO SVILUPPO
DELL’ALZHEIMER: ETÀ, GENI, IPERTENSIONE,
FUMO, DIABETE, BASSA SCOLARITÀ, ICTUS:
Ma lo spettro delle cause scatenanti è così ampio che è
come dire tutto e niente.
E infatti la scienza non offre ancora spiegazioni
esaurienti quando tenta di spiegare perché si scatena
questa terribile demenza.
In realtà, di Alzheimer possono essere compiti tutti, chi
non fuma e chi non è iperteso, chi è una persona colta e
chi ha la glicemia nella norma. La bestia nera colpisce
nel mucchio.
Ma - questo sì lo dicono le statistiche attacca il cervello
degli over 65 anche se è sempre meno una malattia
della vecchiaia.
Cinque su cento malati sono stati colpiti dai primi
sintomi tra i quaranta e cinquanta anni, o tra i cinquanta
e sessant'anni.
E il campanello d'allarme precoce più comune è la
perdita di memoria a breve termine.
Altri segnali sono il dimenticare date o eventi
importanti, chiedere le stesse informazioni più volte, un
sempre maggiore bisogno di contare su promemoria.
A volte si possono avere problemi per guidare l'auto
verso un luogo familiare, per gestire un budget al lavoro
o ricordare le regole di un gioco.
Con l'avanzare dell'età possono aggiungersi sintomi
come l'afasia, il disorientamento, i cambiamenti
repentini di umore, la depressione, l'incapacità di
prendersi cura di sé.
Anche se la velocità di progressione può variare, l'aspettativa media di vita dopo la diagnosi è dai tre ai
nove anni.
Nel momento in cui nel cervello si deposita una proteina tossica
MA QUANDO SI
nota come betaamiloide che si auto-assembla rapidamente e si
accumula fino a formare placche che interrompono i collegamenti
SCATENA IL MORBO?
all'interno della corteccia cerebrale, causando la perdita di
funzionalità dei neuroni e il decadimento cognitivo.
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 776
Attualmente in Italia ci sono 1.241.000 persone con
demenza, che diventeranno 1.609.000 nel 2030 e
2.272.000 nel 2050.
I nuovi casi nel 2015 sono 269.000 e i costi ammontano
a 37.6 miliardi di euro. Fuori confini il problema non cambia.
Questa patologia rappresenta il 50-60% delle demenze, e interessa 46,8 milioni di persone nel mondo.
E tra 20 anni raddoppieranno.
LA MALATTIA STA DIVENTANDO
UNA PIAGA SOCIALE
DI FRONTE A QUESTE CIFRE CI SI DOMANDA:
A CHE PUNTO È LA RICERCA?
Desolante. Il 99,6% dei trials farmaceutici sono
falliti e solo un farmaco dal 2004 è stato
commercializzato.
Ad oggi, dunque, non esistono trattamenti realmente efficaci, ci sono solo terapie sintomatiche,
presenti da 10-15 anni ormai che migliorano i sintomi della patologia senza però inibirne la
progressione. E a questo punto la parola d'ordine è intervenire molto prima (e questo è possibile)
grazie a una diagnosi pre-clinica.
Per esempio, è stato messo a punto un esame del sangue che identifica un set di dieci proteine e riesce
a prevedere l'insorgenza della patologia con almeno dodici mesi di anticipo.
Inoltre è fondamentale mantenere alta la riserva cognitiva del cervello per difenderlo il più a lungo
possibile dalla possibile degenerazione.
Non può mancare una dieta alimentare mirata. E' consigliabile
mangiare pesce e frutta secca, come le nocciole, le mandorle o le noci e anche carne di pollo. Sono
alimenti che contengono acidi grassi polinsaturi omega-3, e che hanno la capacità di ridurre i tassi
sanguigni della proteina beta-amiloide che è associata ai problemi di memoria e alla malattia. I
ricercatori hanno dimostrato infatti che più un individuo consuma omega 3, più sono bassi i tassi di
proteina beta-amiloide nel sangue.
Fanalino di coda si piazza la ricerca che, nonostante i fallimenti, non abbassa la guardia.
Si sta lavorando a un anticorpo monoclonale, l'ADUCANUMAB, che sarebbe in grado di ripulire il
cervello trascinando via la beta amiloide che, quando si accumula, è responsabile della malattia di
Alzheimer.
Il farmaco è stato già somministrato ad alcuni pazienti che, dopo circa un anno, hanno iniziato a
mostrare miglioramenti cognitivi significativi e hanno rivelato, negli esami specifici, una diminuzione
della proteina incriminata.
Rallentare la diffusione di questa proteina è l'obiettivo finale della ricerca e si stima che entro tre anni
possa essere in commercio il farmaco capace di combatterla. (Salute, Il Giornale)
Colite
DESCRIZIONE E SINTOMI : La colite è la malattia infiammatoria parziale o generalizzata, del colon. Può
essere causata da infezioni, intossicazioni o errori alimentari. Tuttavia la causa più frequente è
costituita dalla somatizzazione di stati di tensione psico-fisica prolungata. La colite si manifesta con
dolori al ventre simili a crampi, ma spesso il primo sintomo consiste nell'irregolarità dell'intestino in
coincidenza con l'assunzione di cibi o di bevande fredde o in rapporto a stress fisici. Gli altri sintomi
sono: diarrea, a volte con sangue e muco nelle feci, nausea, febbre, meno frequentemente vomito. Se
lo stato morboso si protrae, spesso si accompagna a sintomi nervosi depressivi. Il polso può farsi più
frequente e compare un senso di spossatezza sempre più intenso. Di norma i disturbi tendono a
cessare dopo pochi giorni.
CONSIGLI TERAPEUTICI : Riposo. Seguire una dieta idrica per un paio di giorni, passare gradualmente
all'alimentazione abituale. Evitare i condimenti piccanti, le spezie, i cibi fritti e l'alcol. E' sempre utile
prendere fermenti lattici e lievito di birra.
NOTE : Consultare il medico specie se è presente febbre, sangue e/o muco.
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 776
PREVENZIONE E SALUTE
SALUTE: La DIETA VEGANA CONTRO gli STRAVIZI delle
FESTE
Pandori e panettoni, torroni, pranzi, cenoni e brindisi:
si stima che le feste, da Natale all’Epifania, regalino fino
a 2 kg in più e tra le 15mila e le 20mila chilocalorie
assunte.
Per tornare in forma e disintossicarsi dopo il tour de force
alimentare, la soluzione potrebbe essere quella di adottare un
regime alimentare vegano che fa bene all’ambiente, rispetta gli animali, ma soprattutto rimette in
sesto l’organismo e si rivela risolutivo in caso di infiammazioni e problemi di pelle.
”Con un’alimentazione adeguata, che principalmente escluda carne, latte e derivati, uova e pesce, il
corpo si alleggerisce, il sangue mantiene il giusto livello di alcalinità e, gradualmente, l’organismo si
auto-ripara”, spiega all’Adnkronos la naturopata vegana Maria Victoria Tuan.
Un’alimentazione di questo tipo, infatti, ripulisce l’organismo dalle tossine che si accumulano, “ed è
indicata per tutte le infiammazioni. Dalla mia esperienza, ho potuto riscontare come problemi di pelle
come psoriasi e dermatiti regrediscano gradualmente fino alla scomparsa grazie proprio
all’alimentazione vegana”. Importante però seguire alcune regole, perché la dieta vegana non è solo
insalata e frutta. Prima fra tutte, variare e usare tutto ciò che ci offre la natura a seconda delle
stagioni: frutta e verdura, semi, germogli, alghe, legumi. No alle
abbuffate proteiche per rimpiazzare la carne; via libera alla frutta, ma
lontano dai pasti, ”perché dopo i pasti può fermentare e dare fastidio,
ad eccezione della mela”, spiega la naturopata.
Consumare più cibi crudi, anche prima di quelli cotti, invertendo le
abitudini: è meglio iniziare il pasto con un’insalata mista e continuare
poi con un piatto di pasta integrale, ”perché il crudo aiuta a digerire il
cotto e ad assimilare quello che viene dopo”.
Preferire i cereali integrali in cui c’è il germe alle farine bianche che
favoriscono le infiammazioni così come gli zuccheri raffinati. Poi ci sono veri e propri tesori contenuti
in piccoli alimenti, piccoli come i semi con cui arricchire i menù, dalle insalate ai dessert: i semi di
sesamo hanno molto calcio e ferro, quelli di lino sono ricchi di omega tre che, senza dover ricorrere al
pesce, si trovano anche nelle alghe.
E nelle alghe “ci sono anche i 21 aminoacidi di cui abbiamo bisogno – e ferro e vitamine. Sono
particolarmente indicate nei casi in cui è compromessa la permeabilità intestinale, nei casi di
stanchezza cronica o leggera mancanza di ferro”.
Che la dieta ‘veg’ aiuti a rimettersi in carreggiata dopo gli stravizi delle feste, lo sottolinea anche la
Coldiretti che consiglia un’alimentazione a base di frutta e verdura di stagione: arance, mele, pere e
kiwi, spinaci, cicoria, radicchio, zucche e zucchine, insalata, finocchi e carote. Da condire con olio
d’oliva, ricco di tocoferolo, antiossidante che oltre a combattere l’invecchiamento, favorisce
l’eliminazione delle scorie metaboliche, e abbondante succo di limone che purifica l’organismo dalle
tossine, fluidifica e pulisce il sangue e cura l’iperacidità gastrica. Le arance non solo contro l’influenza,
ma per ossigenare i tessuti e combattere i radicali liberi; mele per regolare la colesterolemia; pere e
kiwi per l’intestino pigro. I finocchi combattono la nausea, la digestione difficile e la stitichezza; i
legumi sono ricchi di fibre che aiutano l’organismo a smaltire i sovraccarichi migliorando le
funzionalità intestinali. (Salute, Meteoweb.eu)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno IV – Numero 776
Ordine dei Farmacisti della Provincia di Napoli
La Bacheca
Ordine: “UN FARMACO PER TUTTI” :
FIRMATO IL PROTOCOLLO D’INTESA
Il progetto ha come finalità l’utilizzo di farmaci, le cui confezioni siano integre,
ma anche di prodotti diversi dai farmaci come presidi medico chirurgici o
integratori e dispositivi medici non ancora scaduti provenienti da donazione
spontanea da parte di cittadini e Aziende farmaceutiche, nonché di privati a
seguito di cambio/fine terapia o decesso di un congiunto malato.
Inoltre si considerano anche farmaci acquistati in farmacia da un cittadino e immediatamente donati.
Il tutto per finalità umanitarie ed assistenza socio-sanitaria. I farmaci raccolti all’interno delle farmacie
resesi disponibili, previa catalogazione presso la struttura messa a disposizione dall’Ospedale
dell’Annunziata, saranno poi smistati ai vari enti assistenziali che hanno aderito all’iniziativa.
FARMACIE - COME ADERIRE: Clicca sul link sottostante e compila il form in modo da avere le
informazioni utili riguardo il luogo di consegna del contenitore per la raccolta dei farmaci.
http://www.ordinefarmacistinapoli.it/ordineNuovo/news/1097-unfarmaco-per-tutti
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Anno IV – Numero 776
2000 VOLTE GRAZIE AD OGNUNO DI VOI:
“Giuramento di Galeno e Medaglie alla Professione”:
ALCUNI MOMENTI DELLA SERATA
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