Approfondimento su Epidauro e Nauplia

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epıdauro
Epidauro ( Ἐπίδαυρος / Epídauros) è una piccola città greca dell'Argolide, conosciuta
principalmente per il suo santuario dedicato ad Asclepio e per il suo teatro, ancora utilizzato al
giorno d'oggi per accogliere rappresentazioni teatrali.
È inserita nell'elenco dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.
Il santuario
Il santuario di Epidauro in età ellenistica divenne il centro per eccellenza dedicato al
culto di Asclepio, divinità salutare del pantheon greco, Asclepio guariva i fedeli che si recavano
in pellegrinaggio ad Epidauro durante le feste in suo onore, denominate Asclepieai.
Le guarigioni dei fedeli avvenivano in un edificio detto Abaton ('impenetrabile'): prima di
accedervi, infatti, il pellegrino doveva aver compiuto le lustrazioni di purificazione necessarie.
L’abaton si trova nel centro del santuario, nella spianata dove sorgono gli edifici di carattere più
propriamente religioso (abaton, tempio, tholos).
L’abaton è un portico a due piani, composto da due ali appartenenti probabilmente ad
epoche diverse. La facciata del nucleo originario, quello ad est, risalente alla seconda metà del IV
secolo a.C., è composta da due colonnati di ordine ionico sovrapposti. La sala che si apre al suo
interno era adibita all'accoglienza dei pellegrini che vi trascorrevano la notte in attesa del
miracolo guaritore. Durante il sonno, infatti, il dio Asclepio appariva in sonno ai malati e
dettava loro le cure necessarie per debellare la malattia. In alcuni casi il dio operava direttamente
sul malato che, al risveglio, risultava guarito. I racconti di tutti i miracoli compiuti dal dio
venivano poi trascritti dai fedeli su delle tavolette di argilla, disposte lungo le pareti interne della
sala est dell’Abaton, a ricordo della potenza di Asclepio.
Anche l’ala ovest dell’abaton, adiacente a quella est, è un portico formato da due
colonnati sovrapposti: in questo caso, però, all’ordine dorico del piano inferiore si sovrappone un
colonnato di ordine ionico. L’utilizzo del dorico si rifà ad una consuetudine tipica delle celle dei
templi del Peloponneso alla fine del IV secolo a.C.. Questa similitudine, comprovata da analisi
strutturali condotte negli ultimi anni dalla scuola tedesca, ha convinto gli studiosi ad alzare la
cronologia dell’ala ovest alla seconda metà del IV secolo a.C., contro una datazione ad epoca
romana fornita dalla tradizione. La sezione ovest, quindi, non viene più considerata un
ampliamento romano del nucleo originario dell’Abaton, ma una costruzione di poco posteriore,
se non addirittura contemporanea.
La folla dei pellegrini che chiedevano di essere guariti dal dio aumentò nel corso dei
secoli, l’edificio adibito al sonno sacro doveva dunque avere delle dimensioni considerevoli (la
lunghezza dell’Abaton era di circa 70 metri).
Ma non tutti i fedeli che giungevano ad Epidauro trascorrevano la notte nell’Abaton:
questo edificio aveva infatti una funzione prettamente sacra mentre l’accoglienza dei forestieri
avveniva in un altro edificio posto a nord del santuario, il cosiddetto Katagogion (dal verbo
katagogheio, che significa ‘mangiare’).
Il Katagogion è un edificio di pianta quadrata, suddiviso in quattro quadrati più piccoli.
Ogni quadrato è formato da un cortile sul quale si affacciano delle stanze, diverse per forma e
numero in ciascuna sezione. All’interno delle camere erano disposte le klinai, sulle quali
venivano consumati i pasti, mentre, per dormire, i pellegrini potevano utilizzare le porzioni di
spazio lasciate libere. Il Katagogionsi data al III secolo a.C., ma gli attuali resti risalgono ad un
rifacimento del I secolo a.C., ad opera del senatore Antonino.
Ma i pellegrini che ogni anno, in primavera, arrivavano da tutta la Grecia per festeggiare
Asclepio erano molto più numerosi di quanti potevano trovare alloggio nel Katagogion: questo
edificio, infatti, era una sorta di albergo dal carattere elitario, mentre la gran massa dei fedeli
dormiva nelle tende disposte fuori dal recinto dello Ieron.
Il teatro nella Grecia Antica
I primi teatri consistevano in panche di legno poste su una collina in declivio, con uno
spazio piano davanti per le rappresentazioni. I primi teatri in pietra furono costruiti verso la
fine del VI secolo a.C.; il teatro di Dionisio ad Atene risale al 544 a.C. eretto sotto la direzione di
Pisistrato. Dal quarto secolo a.C. la struttura del teatro era compiutamente definita, come
dimostra il teatro di Epidauro (Epidaurus) con 12.300 posti, costruito nel 350 a.C. da Policlito il
Giovane.
I teatri greci erano sempre
costruiti fuori città, annesso ai templi, su
una collina che offriva una formazione
facilmente adattabile alla struttura. Non
erano concepiti come strutture
monumentali, ma esclusivamete
funzionali. Il teatro greco consisteva
nell’orchestra, una zona circolare
pavimentata con tavole di legno usato per
le rappresentazioni, la cavea, una serie di
Veduta del teatro di Epidauro
gradoni semicircolari appoggiati al terreno
per ospitare gli spettatori, e la skené, un edificio scenico che serviva da fondale, di fronte alla
cavea. Migliorava l’acustica, senza nascondere il panorama. La skené era tipicamente dotata di
tre porte per le entrate in scena, una centrale e due
laterali. Lo spazio tra la rettangolare skené e l’orchestra
circolare si chiamava “proskénion”. La cavea era
suddivisa in settori da uno o più scalette che la
tagliavano a cuneo, e da corridoi concentrici.
Le rappresentazioni erano inizialmente legati
strettamente alla religione, vi si svolgevano le feste
dionisiache. Dagli inni di queste feste, detti ditirambi,
nasce la tragedia greca.
Tutta la popolazione assisteva agli spettacoli.
Ogni attività lavorativa era sospesa e la perdita della
giornata lavorativa era risarcita ai cittadini più poveri
tramite un gettone di presenza, il theorikon. Queste
celebrazioni, con sacrifici e recitazioni, duravano molto,
dalla mattina alla sera, spesso per più di un giorno. Gli spettacoli, che includevano recitazione,
musica, canto, e danze, si svolgevano di giorno. Gli attori, cantanti e ballerini usavano
maschere per rappresentare il carattere e il sentimento; i costumi erano standardizzati nel colore
e negli attributi a seconda del personaggio. Nel teatro greco si faceva ampio uso di macchine
sceniche.
nauplıa
Nauplia posta nell'Argolide, (Argolís), nomo del Peloponneso nordorientale. Gli Achei vi si
insediarono nel 1600 a.C., tra il 1.400 e il 1.200 conobbe un particolare sviluppo, grazie
all'influenza di Creta. In seguito alla guerra di
Troia (III‐II sec. a.C.) e all'invasione dorica, il
territorio fu frazionato in varie città rivali, tra
le quali Argo predominò tra il VII e il VI sec.
Con l'arrivo dei Bizantini la sua importanza
rifiorì e nel XIII secolo venne conquistata dai
crociati guidati da Ottone de la Roche che ne
fece un proprio possedimento. Nel 1388 passò ai
Veneziani e due secoli dopo cadde sotto la
dominazione turca. Alla fine del 1822 fu
conquistata dai patrioti greci che la
nominarono capitale della
Grecia indipendente. Nel 1833, nella città,
i vescovi greci proclamarono l'indipendenza
Una vista della cittadella palamede della loro chiesa dal patriarcato
di Costantinopoli. I resti archeologici testimoniano che il luogo era abitato anche in epoca
preistorica. Del periodo miceneo rimangono alcuni blocchi delle mura antiche, in seguito
inglobate nelle fortificazioni medievali. Sono state scoperte varie camere sepolcrali scavate nella
roccia. Nel Museo cittadino sono conservati reperti datati per la maggior parte dal XV secolo
a.C. all’epoca ellenistica e micenea, buona parte dei reperti ceramici sono conservati presso il
Museo nazionale di Atene.
Nauplio, figlio di Posidone e della
danaide Amimone. Valente navigatore,
gli si attribuiva la fondazione di Nauplia. Un Nauplio re dell'Eubea, padre di Palamede, per
vendicare l'uccisione del figlio da parte di Ulisse, suscitò discordie fra le famiglie dei principi
greci; poi, al ritorno di questi dall'assedio di
Troia, attirò le loro navi, per mezzo di fuochi
ingannatori, tra gli scogli della sua isola per
farle naufragare e, quando seppe che Ulisse si
era salvato, si uccise. Come si può notare
Nauplia conserva entrambi i miti il primo col
nome della città, il secondo col nome della
collina che sovrasta Nauplia, il Palamede.
Il porto di Nauplia offre un notevole sbocco
commerciale per i prodotti agricoli (uva,
tabacco, olio) provenienti dalla piana di Argo.
Posizione geografica di Nauplia (Nafplio)
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