I Pignatelli in Capitanata - Biblioteca Provinciale di Foggia

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Lucia Lopriore
I Pignatelli in Capitanata
di Lucia Lopriore
1. Dalla Campania alla Puglia
Le famiglie nobili del Regno di Napoli, formate quasi tutte nel Medio Evo, si
sono affermate nella capitale distinguendosi nelle alte cariche amministrative loro
conferite durante la costituzione dei “Sedili” o “ Seggi”.
Questi ultimi, sin da tempi remoti, rappresentavano delle vere e proprie istituzioni politiche; il far parte dei “Seggi” era importante, in quanto la carica di Cavaliere di Seggio era la denominazione usuale del patriziato che risuonava accompagnata da ammirazione e riverenza.1
A Napoli i Seggi maggiori furono inizialmente due: quello del Nido e quello
di Capuana, dove fioriva maggiormente l’elemento cavalleresco e militare. Passati
successivamente a sei, nei quali erano incorporati ventitré minori, vi si aggiunse alla
fine del Quattrocento, quello di Popolo. I “Seggi” presero i nomi dal luogo delle
loro sedi distinguendosi in:
a) Capuana, presso la porta omonima che esso era tenuto a custodire;
b) Nido deformazione della voce originaria Nilo, aveva la sede presso la porta di Costantinopoli;
c) Forcella, dal luogo delle esecuzioni aveva per simbolo la lettera Y in campo
d’oro;
d) Montagna, nella via Capuana ne custodiva la porta;
e) Porto, trasferito nella prima metà del Settecento dalla strada omonima ad una
sede più prestigiosa, presso la chiesa dell’Ospedaletto, proteggeva la porta di Chiaia;
f) Portanova, detto anche Seggio di Porta di Mare, fu ricostruito per la seconda volta nel Settecento su disegno del Lucchesi.
Più tardi, durante il regno degli Angioini, i Seggi minori furono soppressi e
quello di Forcella fu incorporato in quello di Montagna; questo perché a Napoli,
ormai capitale, un sistema amministrativo così decentrato, attraverso Seggi e
Sottoseggi, era incompatibile con l’assolutismo regio.
Ai cinque “Seggi” dei Nobili fu aggiunto quello del Popolo, con sede in via
della Sellaria, addetto alla Porta di Mercato ed a quella della Marina: soppresso da
Alfonso d’Aragona, fu ripristinato da Carlo VIII.
1
Benedetto CROCE, I Seggi di Napoli, in «Napoli Nobilissima», Napoli, gennaio 1920, vol. 1, fase II.
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I Pignatelli in Capitanata
Gli “eletti” dei sedili nel proprio seno, uno per ogni “Seggio” e due per quello di Montagna formavano, insieme a quello del Popolo, la Magistratura del Tribunale di San Lorenzo che provvedeva all’amministrazione della città attraverso le
“deputazioni” paragonabili ad assessorati ante litteram.
Di tale organizzazione civica il vicereame minava alla base la forza fomentando rivalità non solo tra le classi, ma anche nel seno della stessa nobiltà. Avocando
a sé la facoltà di ascrivere ai “Seggi” sia il nuovo ceto in ascesa sia la nobiltà terriera,
desiderosa di equipararsi a quella cittadina, Filippo II favorì l’ostilità dei nobili di
“Seggio” verso i “regnicoli” e verso la nuova élite culturale. Ciò privò i “Sedili” di
quelle forze nuove più che mai necessarie contro la disgregatrice politica vicereale.
Con l’editto del 25 aprile 1800, i “Sedili” furono sciolti ed il Tribunale di S.
Lorenzo abolito: privata delle sue funzioni storiche, l’aristocrazia napoletana perse
quel rapporto con la città in nome del quale era riuscita tante volte ad evitarne il
disastro. Le sedi dei Sedili furono incorporate al demanio, ridotte in case e botteghe. La nobiltà era stata privata dei luoghi della sua identità culturale.
Per evitare il disperdersi nell’anonimato, si poteva tentare una riedificazione
all’incontrario del censo perduto mediante la trasmissione di quei valori: tradizione, memorie, religione e, soprattutto, consapevolezza del bene e del male, con i
quali confermare la propria identità.2
Tra le famiglie nobili napoletane giunte, per motivi commerciali, in terra di
Capitanata si ricorda quella dei Pignatelli.
Questa famiglia, secondo alcuni storici, ha origini longobarde e deriva dai
duchi di Benevento.
Trova il suo capostipite in Landolfo che, combattendo in Oriente per Re
Ruggiero, uscì dall’assalto del palazzo imperiale di Costantinopoli con tre vasi d’argento anneriti dal fumo infilzati nella picca. Ma l’episodio sembra inverosimile poiché si è verificato dopo il 1102.
Altri fanno risalire le origini della casata a Gisulfo, comandante di alcune
navi del re normanno, il quale avrebbe riportato una vittoria contro i Greci presso
Negroponte, lasciando sui nemici del materiale incandescente racchiuso in pignatte,
e da qui l’origine del cognome.
Con certezza si può affermare che nel 1102 un Lucio Pignatelli fu Contestabile
della Repubblica Napoletana, e che le diramazioni della famiglia Pignatelli sono
molto articolate; tuttavia nella loro complessità si individua un Riccardo, vivente
nel 1250 dal quale discese Tommaso, Governatore di Atri nel 1431, il quale ebbe tre
figli: Stefano, Carlo e Palamede.3
Da Stefano nascerà Cesare e da questi Alessandro, che generò i Signori di
Orta, nei pressi di Aversa e Turrito, nonché i marchesi di Casalnuovo ed i Principi
di Monteroduni, i duchi di San Marco, i conti di Melissa, i duchi di Tolve e di
Alliste.
2
3
Anna Maria SIENA CHIANESE, La Nobiltà Napoletana Oggi, Incontri, Napoli, Gallina, 1995, p. 12 e segg.
Nicola DELLA MONICA, Le grandi famiglie di Napoli, Roma, Newton & Compton, 1998, p. 285.
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Dal fratello di Alessandro, Giovanni Battista, discesero i principi di Strongoli
e dal fratello Annibale i duchi di Montecalvo.
Da Carlo, figlio di Tommaso, nacque Ettore, che originò i duchi di Monteleone e i conti di Borrello, il cui ramo si estinse nel 1664 con Geronima, che sposò il
cugino Fabrizio Pignatelli, marchese di Cerchiara e principe di Noja, trasmettendo
a quest’ultimo i suoi titoli.
Il titolo di duca di Monteleone fu riconosciuto nel 1851 ai maschi più prossimi, cioè ai marchesi di Casalnuovo.
Da Palamede, quartogenito di Tommaso, discese la linea dei principi Pignatelli
Aragona Cortés, duchi di Terranova principi di Noja, quella dei principi di Strongoli,
quella dei Pignatelli - Fuentes e quella dei principi di Cerchiara; fu inoltre progenitore dei marchesi di Spinazzola, principi di Minervino, principi di Moliterno e di
Marsiconovo, duchi di Bisaccia, marchesi di Lauro, conti di San Valentino, conti di
Montagano.
I Pignatelli furono Signori di Caserta dal 1269, e goderono di nobiltà in Sicilia e a Napoli dove furono ascritti ai Seggi del Nilo e di Capuana, nonché ad Aversa,
Benevento, Bari, Venezia, Roma ed in altre città.
Nel 1420 vestirono l’abito di Malta ed ottennero il Grandato di Spagna, l’Ordine del Toson d’Oro ed il titolo del S.R.I.
Nelle chiese napoletane restano tracce dell’edilizia funebre della famiglia: in
S. Domenico Maggiore, nel Duomo, nella chiesa della Trinità dei Pellegrini, dei SS.
Apostoli, come in chiese di Roma, Palermo, Bari.
Tra i feudi, quello di Castelvetere, Falciano, Ferrandino, Maddaloni, Macchia,
Santangelo, Monteroduni, Noja, Strongoli con i titoli di principi, duchi, marchesi e conti.
Fu imparentata con famiglie illustri quali gli Acquaviva, gli Aragona, i
d’Avalos, i Doria, i Filangieri, i Filomarino, i di Sangro, i di Somma, gli Spinelli, i
della Leonessa.
La casata vanta personaggi di rilievo quali il citato Lucio (1102); Rodolfo,
consigliere di Guglielmo il Normanno; Gualtiero, finanziatore di parte della crociata di Guglielmo il Buono; Giovanni, maestro dei Cavalieri Templari; Bartolomeo,
prima militante per l’imperatore Corrado e dedicatosi poi alla Chiesa, Arcivescovo
di Cosenza. Inviato del Papa in Francia quale Ambasciatore a Carlo d’Angiò, egli
stesso lo accompagnò a Napoli, dove un altro Pignatelli, Pietro, ne offrì le chiavi e
prestò, in rappresentanza della città, il giuramento di fedeltà al nuovo sovrano.
Molti dei Pignatrelli si distinsero in campo militare, come Angelo che fu
Capitano di Carlo III di Durazzo e che fatto prigioniero nella battaglia di Benevento,
si guadagnò la stima del d’Angiò per la sua fedeltà alla causa.
Marino fu familiare di Re Ladislao, governatore in Basilicata e Maestro Razionale della Gran Corte della Vicaria. Antonio, nel 1450, restaurò la chiesa di S.
Maria de’ Pignatelli, dove ebbe sede il Seggio del Nilo.
Giacomo fu Capitano, Giustiziere di Basilicata e Ambasciatore in Turchia
per Federico d’Aragona. Fu inoltre tra i rappresentanti della città nel giuramento di
obbedienza a Ferdinando il Cattolico.
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I Pignatelli in Capitanata
Ettore Pignatelli comprò la terra di Monteleone sulla quale ottenne dal re
Ferdinando il Cattolico, per i suoi servigi, il titolo di conte; combattendo valorosamente contro i francesi che avevano occupato il Regno di Napoli, fu catturato dal
visconte di Lautrec che lo inviò prigioniero in Francia. Si narra che a Parigi avesse
ricevuto la visita di San Francesco di Paola, che si trovava lì per assistere il Re Luigi
XII che era infermo. Il santo si adoperò per farlo liberare e gli predisse quanto poi
avvenne, cioè che una volta tornato a Napoli, l’imperatore Carlo V l’avrebbe nominato viceré dal 1516 al 1535 e capitano generale in Sicilia conferendogli il titolo di
Duca di Monteleone.
Ettore fu anche Ambasciatore in Spagna nelle trattative per il matrimonio tra
il primogenito di Federico d’Aragona e la figlia di Ferdinando il Cattolico.
Riportata la calma nella Sicilia agitata dai tumulti, Ettore fondò a Palermo
due conventi, uno di monache ed uno di frati dell’Ordine di S. Francesco di Paola.
Istituì, inoltre, una compagnia di Cavalieri per l’assistenza degli infermi dell’Ospedale di S. Bartolomeo ed un convento di domenicani in Rosarno, nonché in
Monteleone un monastero di francescani cui donò dodici statue di alabastro raffiguranti i dodici apostoli e due campane in bronzo prese a Rodi. Oltre al ducato di
Monteleone, ebbe il titolo di Grande di Spagna e di Cavaliere del Toson d’Oro.
Fabrizio, morto nel 1577, Priore di Sant’Eufemia dell’Ordine gerosolimitano,
luogotenente e vice reggente di tutti i Priorati del Regno, combatté contro i francesi
nel 1528 e liberò dai Turchi la Calabria.
Nel 1562 fu inviato dal viceré duca d’Alcalà contro le scorrerie dei briganti,
dei quali in breve tempo sgominò la ramificata organizzazione. A Napoli fondò un
ospedale per i pellegrini di passaggio nella città, con relativa chiesa, nel luogo “dove
era sita una sua casa di delizie con un giardino” il luogo era chiamato Biancomangiare
e si estendeva fino al largo Mercatello, tra la piazza del Gesù e quella della Pignasecca.
Il nipote Camillo, duca di Monteleone, ingrandì l’Ospedale e l’affidò alle
cure di una congrega detta dei Pellegrini.
Ancora un Ettore, duca di Monteleone (1572-1622), Gran Contestabile e
Grande Ammiraglio del Regno di Sicilia, Grande di Spagna e Cavaliere del Toson
d’Oro, Viceré di Barcellona, contribuì a cacciare i Mori da Valenza (1609). Per le
sue pregiate opere fu definito “l’Occulto Accademico” e fu chiamato consanguineo
di Filippo III di Spagna. Fu, inoltre, aio della figlia del Re, Anna d’Austria, che
accompagnò sposa in Francia a Luigi XIII.
Giulio Pignatelli si dedicò ad opere caritatevoli ed assistenziali e fondò a
Terranova un convento di Frati di S. Francesco ed a Cerchiara un Albergo di Pellegrini.
Fabrizio, quinto duca di Monteleone, marito di Geronima, fu Grande di Spagna, fu insignito di molti altri titoli e fu inoltre chiamato consanguineo da Filippo IV.
Nella rivolta di Masaniello fu tra quelli che protrassero la Corona armando a
proprie spese i suoi soldati.
Nel 1654 fu nominato da Filippo IV Viceré e Capitano generale di Aragona.
Ettore, sesto duca di Monteleone e principe del S.R.I. sposò Giovanna, erede
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della famiglia Tagliavia Aragona Cortés; nei Capitoli Matrimoniali è stabilita la trasmissione dei cognomi materni ai figli. Titolare dei propri e di tutti i feudi della
famiglia Tagliavia, Ettore fu uno dei Signori d’Italia più potenti del tempo.
Antonio (1615-1700), figlio di Francesco e di Porzia Carafa, divenne Papa
con il nome di Innocenzo XII (1691). La sua Bolla contro il nepotismo fu rivolta a
migliorare le condizioni del popolo. Per evitare l’accattonaggio per le vie di Roma,
egli creò per i poveri della città dei posti di lavoro in Vaticano.
Michele fu Vescovo di Lecce, vi istituì un Seminario e fondò nel 1694, la
Congregazione dei Chierici Regolari.
Ferdinando (1689-1767), del ramo Aragona Cortés, Cavaliere del Toson
d’Oro, combatté con Eugenio di Savoia contro i Turchi nelle guerre di successione
in Ungheria.
Francesco, duca della Rocca, fu nominato Grande di Spagna da Carlo VI; un
altro Francesco fu Arcivescovo di Taranto, Cardinale ed Arcivescovo di Napoli e
morì in odore di santità nel 1734.
Figura tra i membri della famiglia San Giuseppe Pignatelli, nato a Saragozza,
gesuita (1737-1811), sepolto a Roma nella chiesa del Gesù; fu santificato nel 1954
da Pio XII.
Muzio, citato dal Tasso in diverse opere, fu insigne astrologo, teologo, matematico, architetto e poeta.
Ancora un Francesco, principe di Strongoli (1734-1812), aiutante di campo e
vicario di Ferdinando IV a Napoli durante le vicende della Repubblica Partenopea,
fu Viceré Generale del Regno e Presidente della Suprema Giunta di guerra fino alla
venuta dei francesi, per seguire poi il Re in Sicilia.
Diversamente da lui, i suoi quattro nipoti furono a fianco dei repubblicani
nella rivoluzione del ’99: Mario (1773-1799) e Ferdinando (1769-1799), già simpatizzanti dell’idea giacobina e costretti alla fuga per la scoperta di una congiura, tornati con le truppe francesi affiancarono i rivoluzionari, pagando entrambi con la
vita.
Francesco (1775-1853) riuscì a fuggire prima della resa della Repubblica;
combatté con Gioacchino Murat contro gli inglesi, partecipò ai moti del 1820-21 e
scrisse, tra l’altro, una pregevole opera dal titolo: Memoria del Regno di Napoli dal
1790 al 1815.
Vincenzo (1777-1837) fu anch’egli esule al ritorno dei Borbone a Napoli e
partecipò ai moti del 1820-21.
Girolamo, principe di Moliterno, armò due reggimenti di Cavalleria contro i
francesi, suscitando l’ammirazione dello stesso Bonaparte.
Antonio, principe di Belmonte, Capitano delle guardie del corpo di Carlo di
Borbone e poi Tenente Generale di Ferdinando IV, Presidente della Regia Accademia delle Scienze e Consigliere di Stato, inviato a Parigi nel 1796 per concludere il
trattato di pace tra la Francia ed il Regno di Napoli, seguì la corte in Sicilia nel 1799,
e fu insignito dell’Ordine di S. Ferdinando e del Merito.
Come narra la storia, i Pignatelli si divisero nella vicenda della Repubblica
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I Pignatelli in Capitanata
Napoletana tra le due parti avverse: Diego, eletto della città nel 1799, si affiancò ai
liberali e solo per l’intercessione del Papa non subì la condanna a morte.
Nel 1806 tornò a Napoli e fu inviato quale ambasciatore a Napoleone da
parte di Giuseppe Bonaparte.
Giuseppe, marchese di Castelnuovo, fu Gentiluomo di Camera con esercizio
di Ferdinando II, sindaco di Napoli e Soprintendente ai reali Educandati.
Tracce che la famiglia ha lasciato sono riscontrabili non solo attraverso le
bellissime opere funerarie, ma anche attraverso le costruzioni: tra le più importanti
si ricordano la chiesa di S. Maria Assunta de’ Pignatelli, situata nel largo della
Piazzetta del Nilo, fu fatta edificare nel Quattrocento da Cesare Pignatelli, Signore
di Orta e Turitto su progetto dell’architetto Andrea Ciccione e fu completata da
Giovanni Merliano da Nola, autore anche del bellissimo sepolcro di Carlo Pignatelli,
posto a destra dell’altare maggiore; la chiesa fu restaurata nel 1736 ed arricchita di
stucchi ed altari barocchi.4 Oggi si presenta in condizioni molto fatiscenti ed è chiusa
al culto.
“Carogioiello” e “Biancomangiare” erano i nomi di due ampi giardini della
Napoli antica; il primo era rinomato nel Seicento perché prima di ogni altro giardino, dava grossi e saporiti fichi. Oggi lo spazio residuo di questo giardino si estende
alle spalle della chiesa di Monteoliveto.
“Biancomangiare”, nella parte centrale si estendeva dove ora c’è piazza Sette
Settembre, un tempo detta largo dello Spirito Santo, dove si affacciava la basilica
che vide incoronato re Gioacchino Murat nel 1808.
Questo giardino delle delizie apparteneva ai Colonna ai quali fu espropriato
per far spazio alla costruzione di via Toledo voluta dal Viceré don Pedro Alvaréz de
Toledo (1532-1553), il quale disponendo l’ampliamento delle mura cittadine, fece
rientrare nel perimetro della città il giardino.
La parte del giardino più prossima al palazzo Pignatelli di Monteleone fu
anch’essa spianata per far spazio alla strada Rivera, l’attuale via Sant’Anna dei
Lombardi con la via del Monteoliveto, così chiamata per volere del viceré Perafàn
de Ribera duca d’Alcalà (1558-1571).
Come già accennato, una piazzetta ed un vico del rione Pignasecca sono dedicati a Fabrizio Pignatelli che nel secolo XVI, proprio sull’area del giardino
Biancomangiare fondò lo “Spedale dei Pellegrini” con annessa la chiesa intitolata a
Santa Maria Mater Domini, dove oggi si trova il suo busto eseguito dallo scultore
Michelangelo Naccherino.
Nella strada della Trinità Maggiore, accanto all’ottocentesco Palazzo Sanfelice
di Monforte, vi è quello che appartenne ai Pignatelli di Monteleone, il cui nome è
ricordato nel Vico Monteleone che lo fiancheggia; la vicenda della costruzione di
questo palazzo è legata al capriccio di una dama.
4
Luigi CATALANI - Francesco Savoja DI CANGIANO, Palazzi, chiese e castelli di Napoli, Napoli, Lito-Rama
Editori, 1995, p. 114.
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Nel Seicento, in questa zona compresa tra Monteoliveto, il Gesù e lo Spirito
Santo, vi era il grande palazzo del Marchese d’Avalos, il cui rigoglioso orto era
chiamato Carogioiello, divenuto in seguito, Palazzo Carafa di Maddaloni.
Questo edificio affacciava su quattro lati, come oggi, dei quali quello migliore, guardava verso il mare ed era a sud-ovest. Il marchese del Vasto preferì allestire
il suo appartamento privato di fronte al lato ovest, dove aveva la veduta sul giardino
chiamato Paradiso, appartenente a donna Girolama Colonna, duchessa di Monteleone perché vedova di un Pignatelli.
Tutto ciò fece insorgere nella dama un acceso risentimento; ella non poteva
tollerare che occhi indiscreti la osservassero. Così, per gelosia o per ripicca, fece
costruire il palazzo che è situato sul lato destro di via Sant’Anna dei Lombardi.
Molti anni più tardi, le case sorte sul giardino Paradiso furono inglobate in
una costruzione a pianta irregolare voluta dal duca Nicola Pignatelli nel 1718 e
progettata dall’architetto Ferdinando Sanfelice.
Il palazzo presenta un magnifico portale in piperno e travertino, i cui capitelli sono formati con mascheroni di marmo bianco che con le orecchie di satiro formano le volute.
Al primo piano della Galleria, distrutta in seguito da un incendio, il duca fece
dipingere da Paolo De Matteis le scene più importanti dell’Eneide di Virgilio e della
Gerusalemme Liberata del Tasso.
Nel 1760 il palazzo ospitò il celebre avventuriero veneziano Giacomo Casanova, presentato a Don Fabrizio Pignatelli di Monteleone dal suo amico Carlo
Carafa.
Tra il 1823 ed il 1832 il palazzo passò dal Pignatelli di Monteleone al francese
Renato Ilario Degas, fuggito dalla Francia rivoluzionaria e rifugiatosi a Napoli come
agente di cambio; qui accrebbe le sue fortune divenendo banchiere ed imparentandosi con le grandi famiglie del Regno.
Tuttavia il maggiore ricordo della famiglia Pignatelli è senza dubbio la villa
neoclassica della Riviera di Chiaia, ora museo statale.
Fu costruita alla fine del Settecento da un nipote del ministro Acton, sui giardini del vicino palazzo dei Carafa di Belvedere su progetto dell’architetto luganese
Pietro Bianchi.
I lavori avanzarono con lentezza fino a quando l’architetto toscano Guglielmo
Bechi non portò a compimento l’opera. Attualmente il portico ed i due corpi avanzati sulla strada gli conferiscono una peculiarità che la distingue dalle altre costruzioni.
Pochi anni dopo, la villa fu acquistata dal ricco barone Adolfo Rothschild di
Francoforte.
Il grande finanziere ebbe qui casa ed ufficio, dominando il mercato degli olii;
ma verso la metà dell’Ottocento il barone dovette subire la concorrenza dei
Pavoncelli e insidiato anche nell’alta finanza dai banchieri Arlotta e Minasi preferì
lasciare Napoli.
Alla fine dell’Ottocento la villa fu acquistata dai Pignatelli di Monteleone e
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donna Rosa Fici (1869-1955), moglie di Diego Pignatelli Aragone Cortés, le diede
nuovo splendore, curando anche l’Archivio di Casa Pignatelli,5 importante perché
interessa anche le Americhe per la discendenza con Ernand Cortés.
Rimasta vedova, donna Rosa, con testamento pubblico del 10 dicembre 1952,
legò allo Stato la sua quota di proprietà e sua figlia Anna Maria, che abitava a Roma,
rinunciò anch’ella dopo pochi mesi alla sua quota ereditaria in favore dello Stato a
cui donò anche alcune statue di marmo ed importanti pezzi di argenteria. La donazione ha vincolato la villa alla destinazione d’uso museale.
Oggi, il ramo di Monteroduni, derivante da Stefano (sec. XIV) aggiunge al
proprio cognome della Leonessa, importante famiglia di origine gotica ascritta al
Seggio di Capuana, e trova il suo discendente nel principe Giovanni Pignatelli della
Leonessa nato nel 1920.
Del ramo Aragona Cortés dei duchi di Terranova, discendente di Palamede,
(sec. XIV) è vivente Don Salvatore Pignatelli Aragona Cortés, nato nel 1945, avvocato, figlio di Don Giuseppe Principe del S.R.I.6
Sempre della linea dei duchi di Terranova esistono altri due rami: il primo
rappresentato dal Principe Nicola Tagliavia Aragona Pignatelli Cortés, nato nel
1923, ed il secondo ramo, siciliano, è rappresentato dal Principe Mario Pignatelli
Aragona Cortés, nato nel 1943.
La linea di Montecalvo è rappresentata dal duca Paolo Pignatelli nato a
Washington nel 1949.
La linea primogenita di Strongoli prosegue nella famiglia Ferrara Pignatelli,
il cui primogenito è Vincenzo nato nel 1913.
La linea dei Fuentes è estinta e quella di Cerchiara ha oggi quale rappresentante il Principe Andrea Pignatelli di Cerchiara nato a Roma nel 1918.7
ARMA: di Oro con tre pignatte nere disposte due sopra ed una sotto.
MOTTO: Feliciorem.
Lo scudo è coperto da mantello e corona di Principe.
5
Attualmente custodito presso l’Archivio di Stato di Napoli, nel fondo: Archivi Privati.
SIENA CHIANESE, La nobiltà Napoletana…, cit., p. 291 e segg.
7
DELLA MONICA, Le grandi famiglie di Napoli…, cit., pp. 290-291.
6
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Stemma della famiglia Pignatelli
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2. Genealogia della famiglia Pignatelli 8
8
Carlo DE LELLIS, Discorso delle Famiglie Nobili del Regno di Napoli, Bologna, Forni, 1968, rist. anast.
del 1654, vol. II, pag. 88 et passim.
9
Ibid., Cavaliere Longobardo disceso dai duchi di Benevento, altre fonti fanno
risalire le origini della famiglia a Gisolfo.
10
Ibid., fu Contestabile della Repubblica Napoletana nel 1102.
11
Ibid., di questi non si conosce la paternità.
12
Ibid., Cameriere e familiare della Regina Giovanna.
13
Iibid., Signora di Gerentia.
14
Ibid., diventa Abate.
15
Ibid., succede al fratello Hettorre il quale non ha prole.
16
Ibid., 1° Marchese di Casalnuovo e Signore della Tufara.
17
Ibid., di Giovanni duca di Caivano.
18
Ibid., 2° Marchese di Casalnuovo, non ebbe prole.
19
Ibid., 3° Marchese di Casalnuovo.
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20
Ibid., di Ferdinando Conte di Misciagna ed Anna Pignatelli.
Ibid., Luogotenente della R. C. fu Signore di Matrignano.
22
Ibid., Luogotenente nell’Ufficio di Ettore Pignatelli.
23
Ibid., di Roberto, Marchese di Oira e Lucrezia Cicara.
24
Ibid., morto nel 1578 senza prole, lasciò i suoi beni all’Ospedale della SS. Annunziata di Napoli.
25
Ibid., di Giacomo Marchese di Lavello e Lucrezia della Tolfa.
26
Ibid., di Giovanni Michele e Rebecca d’Azzia March. Della Terza.
27
Ibid., fu decorato del titolo di Marchese di S. Marco che in seguito trasmise al nipote Cesare.
28
Ibid., di Luigi Conte di Montagano e Romonditta Palagna.
29
Ibid., fu sacerdote.
30
Ibid., di Giovanni Battista Duca di Montecalvo.
31
Ibid., di Sigismondo e Felicia Carafa.
32
Ibid., di Ottavio e Delia Carafa.
33
Ibid., Capitano della Fiandra.
34
Ibid., Duca di Allisto, Signore di Fellino, Signore della Tufara.
35
Ibid., di Ferdinando Conte di Misagna e Camilla Acquaviva dei duchi di Nardò.
21
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36
Ibid., di Sigismondo e Felicia Carafa.
Ibid., ebbe una figlia femmina che sposò il Marchese di Alfedena.
38
Iibid., Principessa di Strongoli e Contessa di Melissa.
39
Ibid., Monaca nel monastero Regina Coeli di Napoli.
40
Ibid., sposò Giovanni Battista Pignatelli.
41
Ibid., di Sigismondo e Felicia Carafa.
42
Ibid., di Lutio Signore di S. Vito, della Torre S. Susanna, d’Acquarica e Lucrezia di Loffredo.
43
Ibid., di Marcantonio Signore di Limatola ed Isabella Colonna Pr. Di Palestrina, di Alessandro e Margherita
Acquaviva Aragona.
44
Ibid., nato dopo la morte del padre.
45
Ibid., non ebbe prole.
46
Ibid., Baronessa di Fegnano, Malvito, Petrapiccola e Svosi.
47
Ibid., di Girolamo e Giovanna Campitelli.
48
Ibid., di Cesare ed Antonella Palalonga.
49
Ibid., Chierico con il nome di Paolo, m. il 24/08/1600.
50
Ibid., figlia di Federico Signore di Capineto e di Isabella Caracciolo, 2° moglie del padre.
51
Ibid., Barone di Capineto.
52
Ibid., di Fabrizio.
53
Ibid., nel 1603 fu decorato da Re Filippo III Cavaliere di S. Giacomo e Marchese di Palletta.
37
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54
Ibid., di Giovanni Vincenzo e Giovanna Carafa Marchesa di Oriulo.
Ibid., Marchese di Palletta.
56
Ibid., Abate.
57
Ibid., di Paolo duca di Montecalvo e Laura Pignatelli.
58
Iibid., nato dopo la morte del padre.
59
Ibid., di Annibale e Lucrezia Carbone.
60
Ibid., di Marcantonio e Camilla Accorciamuro, fu Signore di Tosillo.
61
Ibid., eredita i titoli del padre e dopo la morte della moglie diventa cappuccino.
62
Ibid., non avendo contratto matrimonio lasciò la Signoria di Torsillo al nipote Francesco Lombardi figlio di Giovanna.
63
Oppure Girolama.
64
Ibid., sorella di Ippolita.
65
Ibid., la coppia non ebbe prole.
66
Ibid., di Marcantonio e Camilla Accorciamuro.
67
Ibid., dei Signori di Montebello, Pietroferrazzano, Vasto e Meroli.
68
Ibid., non si conosce il nome della prima moglie.
69
Ibid., di Conti di Gambatesa.
55
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70
Ibid., di Tommaso e Cicella Filomarino, 1° Duca di Monteleone nel 1456, morto nel 1476.
Ibid., sposò Giacomo Filangieri dai quali discesero i Signori del Seggio del Nilo.
72
Ibid., sposò Giovanni Battista Brancaccio.
73
Ibid., sposò Tommaso Guidazzo.
74
Ibid., sposò Onorato Antonio d’Aragona, ereditò i Feudi di Motula, Cerigliano ecc. che lasciò al fratello Ettore.
75
Ibid., di Sansone e Costanza di Capua.
76
Ibid., 1° Conte di Borrello.
77
Ibid., 2° duca di Monteleone, 2° Conte di Borrello, per trasmissione del titolo dal fratello Fabrizio,
Signore di Trentola, Giugliano, Aversa, nel 1545 fu Scrivano di Ratione.
78
Ibid., 2° Conte di Borrello.
79
Ibid., 4° Conte di Borrello, 3° Duca di Monteleone, Signore di Caronia.
80
Ibid., sposò Pietro Borgia di Squillace.
81
Ibid., sposò Giovanni Battista Spinelli Principe di Scalea.
82
Ibid., di Ascanio duca di Palliano e Tagliacozzo e Giovanna d’Aragona.
83
Ibid., 5° Conte di Borrello e 4° duca di Monteleone.
84
Ibid., sposa in prime nozze Carlo Tagliavia Aragona, duca di Terranova, ed in seconde Don Pedro
Alvaréz de Toledo.
85
Ibid., di Carlo Conte di S. Angelo ed Anna di Mendozza, con il matrimonio acquisì i
Feudi di S. Angelo dei L., Nusco ed altre due terre nel tenimento di Cerignola.
86
Ibid., ereditò il Feudo di Cerignola alla morte del padre, sposò Fabrizio Pignatelli, Marchese di
Cerchiara e Principe di Noja, cit. p. 145.
87
Ibid., di Tommaso e Cicella Filomarino, da questi discesero i Marchesi di Cerchiara.
88
Ibid., di Simone.
71
176
Lucia Lopriore
* * **
Ettore 106
Giulio107
Francesco108
89
Carlo109
Antonio
Zenobia Caterina
Ibid., entrò a far parte dei Chierici Regolari.
Ibid., di Gorone Signore di Monterone e Delfina di Loffredo.
91
Ibid., la coppia non ebbe prole.
92
Ibid., dal matrimonio non nacquero figli.
93
Ibid., di Palammede e Restituita Cacciotta.
94
Ibid., oppure Coscia, di Pietro Signore di Procida e Maria Caracciolo.
95
Ibid., nel 1556 fu decorato del titolo di 1° Marchese di Cerchiara da Re Filippo, morì il 23/02/1567.
96
Ibid., 2° Marchese di Cerchiara.
97
Ibid., di Troiano Pr. di Scalea.
98
Ibid., 3° Marchese di Cerchiara.
99
Ibid., nato dopo la morte del padre.
100
Ibid., di Giovanni Francesco 1° Principe di S. Severo ed Adriana Carafa.
101
Ibid., 4° MarchesediCerchiarae2° Pr.diNoja,acquistòdallaR.C.iFeudidiMontecorvinoeBisignanoededificòS.Lorenzo.
102
Ibid., di Vincenzo Pr. della Riccia e Giovanna Carafa.
103
Ibid., 2° Pr. di Noja, 4° duca di Monteleone, 6° Conte di Borrello ecc.
104
Ibid., entra a far parte dell’Ordine del Chierici Regolari.
105
Ibid., di Ettore 4° duca di Monteleone.
106
Ibid., 8° Conte di Borrello ecc.
107
Ibid., 5° duca di Monteleone e Marchese di Sambuco.
108
Ibid., entra a far parte dell’Ordine dei Chierici Regolari.
109
Loc. cit.
90
177
I Pignatelli in Capitanata
* * **
Marzio 120
110
Ibid.,di Diego duca di Terranova.
Ibid., Marchese di Avila.
112
Ibid., di Giulio e Zenobia Pignatelli.
113
Ibid., di Vincenzo Pr. della Riccia e Giovanna Carafa.
114
Ibid., di Giovanni duca di Noja e Giulia Lannoi.
115
Ibid., di Fabrizio e Violante di Sangro.
116
Ibid., con il matrimonio acquisisce il titolo di duca di Belrisguardo, acquista da Francesco di Somma
il Feudo di Casalnuovo.
117
Ibid., sposò una figlia di Fabrizio Carafa ed ebbe una sola figlia.
118
Ibid., di Fabrizio e Vittoria Cicinella, fu Signore di Castellaneta.
119
Ibid., moglie di Giulio Pignatelli Principe di Noja.
120
Ibid., di Fabrizio e Vittoria Cicinella, fu Marchese di Spinazzola.
111
178
Lucia Lopriore
(femmina)?127
? (Femmina) 140
121
Ibid., di Giovanni Battista Conte della Rocca.
Ibid., 2° Marchese di Spinazzola.
123
Ibid., di Paolo.
124
Ibid., di Fabrizio duca di Andria e Maria Carafa Pr. di Stigliano.
125
Ibid., 2° Principe di Mandorvino e 5° Marchese di Spinazzola.
126
Ibid., divenne Papa con il nome di Innocenzo XII.
127
Ibid., divenne monaca.
128
Ibid., pag. 163, di Giovanni e Giulia Boncompagni, dal matrimonio nacquero molti figli.
129
Ibid., di Fabrizio e Vittoria Cicinella, fu Cavaliere di Alcantara.
130
Ibid., di Giovanni Tommaso, Marchese di Sant’Eramo ed Isabella Caracciolo.
131
Ibid., Signore di Regina.
132
Ibid., entrò nell’Ordine dei Chierici Regolari.
133
Ibid., le ultime due femmine diventano monache.
134
Ibid., di Fabrizio e Vittoria Cicinella.
135
Ibid., di Giovanni Battista Conte della Rocca.
136
Ibid., Signore di Marsico Nuovo.
137
Ibid., dei Marchesi di Volturara.
138
Ibid., entrò nella Compagnia di Gesù.
139
Ibid., sposò Giovanni Battista di Sangro, Principe di Viggiano, figlio di Nicolò Placido, Marchese di S. Lucido
ed Eleonora Carafa.
140
Ibid., le ultime due femmine divennero monache nel Monastero di S. Potito a Napoli.
141
Marchesa di S. Stefano.
122
179
I Pignatelli in Capitanata
.
142
Ibid., di Giacomo e Maria Coscia, fu il 1° Conte e Marchese di Lauro, Signore di Summonte, Marchese
di Casalnuovo dal 1569 poiché acquistò il feudo.
143
Ibid., di Sigismondo, Signore Monteforte e di Cardito.
144
Ibid., 2° Marchese di Lauro, in seguito alle nozze divenne Conte di S. Valentino.
145
Ibid., di Carlo e Livia Spinelli.
146
Ibid., per rinuncia paterna fu 3° Marchese di Lauro e 2° Conte di S. Valentino.
147
Ibid., di Cosimo, Marchese di Galatola.
148
Erasmo RICCA, La nobiltà delle due Sicilie, Bologna, 1978, rist. anast. del 1859/1879, vol. I, p.102. Di Scipione e Isabella
Caracciolo, 1° duca di Bisaccia, il titolo gli viene concesso da Re Filippo II di Spagna per i meriti ed i servigi resi
dal defunto padre. Morì il 23/03/1601.
149
Ibid., 2° duca di Bisaccia e conte di Montagano, acquistò dal duca di Monteleone la terra di Cerignola
pagandola 200.000 ducati. Morì il 10 marzo 1645.
150
Ibid., Gesuita.
151
Ibid., di Pietro Antonio duca di Termoli e Berardina della Tolfa.
152
Ibid., Conte di Montagano e di S. Giovanni.
153
Ibid., 3° duca di Bisaccia e Conte di S. Giovanni, dopo la morte della prima moglie si risposò con la cognata.
Morì il 22/12/1681.
154
Ibid., entrò a far parte dell’Ordine dei Chierici Regolari.
155
Ibid., le ultime due figlie furono monache.
156
Ibid., di Marcantonio e Dianora Caracciolo.
157
Ibid., di Nicolò, Principe di Cellamare e duca di Giovinazzo ed Ippolita Palagano.
158
Ibid., alla morte del padre ereditò il titolo di 4° duca di Bisaccia. Morì il 22 giugno 1719 senza prole lasciando
al nipote Procopio Pignatelli conte d’Egmont, i suoi titoli ed i beni.
180
Lucia Lopriore
159
Ibid., di Scipione ed Isabella Caracciolo, morì nel 1579.
Ibid., di Marino, Principe di Avellino e Crisostoma Carafa.
161
Ibid., nato dopo il decesso del padre e morto giovane.
162
BIBLIOTECA NAZIONALE DI NAPOLI, Sezione Manoscritti e Rari, Ms. n. XVIII.46, cc. 119r e 121r.; 2° Principe
di Monteroduni, nato nel 1658 e morto nel 1736.
163
Ibid., Duchessa di Casoria.
164
Ibid., Duchessa di Carinari.
165
Ibid., 3° Principe di Monteroduni, n. 1719 m. 1791.
166
Ibid., Priore di Bari.
167
Ibid., sposa Girolamo Pignatelli, Principe di Strongoli.
168
Ibid., Duchessa di Carinari.
169
Ibid., nata nel 1752, sposa Alessandro Pignone del Carretto, Principe di Alessandria.
170
Ibid., nata nel 1753, sposa Almarico Monforte duca di Laurito.
171
Ibid., nata nel 1753, sposa il duca di Carignano.
172
Ibid., 4° Principe di Monteroduni, n. 1757 m. 1829.
173
Ibid., Canonico, m. 1835.
174
Ibid., nata nel 1802, sposa Vincenzo Carafa, duca di Brazzano.
175
Ibid., 5° Principe di Monteroduni, nato nel 1803.
176
Ibid., nato nel 1804.
177
Ibid., nato nel 1805.
178
Ibid., nato nel 1808.
179
Ibid., Principessa di Supino, casata: Ruffo di Calabria.
180
Ibid., Principe di Supino, n. 1836.
181
Ibid., nata nel 1839.
182
Ibid., nata nel 1841.
183
Ibid., nata nel 1843.
160
181
I Pignatelli in Capitanata
184
Ibid., Marchese di S. Vincenzo e 1° Principe di Belmonte.
Ibid., 2° Principe di Belmonte.
186
Ibid., Marchese di S. Vincenzo.
187
Ibid., dei duchi di Laurino.
188
Ibid., Marchese di S. Vincenzo ed Ambasciatore a Parigi, m. 1824.
189
Ibid., Conte di S. Vincenzo, m. 1828.
190
Ibid., morto nel 1826.
191
Ibid., Principe di Moliterno.
192
Ibid., Principe di Moliterno, m. 1805.
193
Ibid., Generale, fu decapitato durante i moti del 1799.
194
Ibid., Principe di Moliterno, n. 1770.
195
Ibid., 3° duca di Montecalvo, 5° Marchese di Paglieto.
196
Ibid., Duca di Montecalvo.
197
Ibid., Duca di Montecalvo, intraprese la carriera ecclesiastica.
198
Ibid., 6° duca di Montecalvo, n. 1761, m. 1841.
199
Ibid., 7° duca di Montecalvo e 9° marchese di Paglieto.
185
182
Lucia Lopriore
Michelina217
200
Ibid., Duca di Monteleone e di Terranova, e ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI, Sez. Diplomatica-Politica,
Libro d’Oro ed altri registri di nobiltà ed Ordini Cavallereschi, c. 181r.
201
Ibid., nato nel 1794.
202
Ibid., nato nel 1795.
203
Ibid., nato nel 1797.
204
Ibid., nata nel 1800, morta nel 1844. Sposò Prospero Colonna.
205
Ibid., nato nel 1803.
206
Ibid., Duca di Monteleone n. 1742, m. 1800.
207
Ibid., Principe di Noja e Marchese di Cerchiara, n. 1705, m. 1756.
208
Ibid., dei Principi di Strongoli.
209
Ibid., Marchese di Cerchiara.
210
Ibid., Cardinale, m. 1813.
211
Ibid., Principe di Noja e Marchese di Cerchiara, m. 1833.
212
Ibid., Principe di Noja e Marchese di Cerchiara, n. 1801, m. 1839.
213
Ibid., Dei Principi di San Severo.
214
Ibid., Principe di Noja e marchese di Cerchiara, n. 1827.
215
Ibid., nata nel 1828.
216
Ibid., nato nel 1835.
217
Ibid., nata nel 1839.
183
I Pignatelli in Capitanata
218
Conte di Egmont, morì nel 1743; cfr. E.RICCA, La Nobiltà…, cit. passim.
Ibid., ereditò i titoli del padre, ma morì celibe il 03/07/1753.
220
Ibid., ereditò il Feudo di Bisaccia dopo la morte del fratello e fu decorato del titolo di duca con decreto della
R. Camera della Sommaria del 21 gennaio 1755. Morì a Brunswik il 7/12/1801.
221
Ibid., sposò il 10/06/1738 a Parigi, Carlo Maria d’Albert, duca di Cheveuse.
222
Ibid., sposò Luigi Pignatelli Gonzaga, Principe del S.R.I.
223
Ibid., ereditò i titoli dello zio Casimiro con decreto della G. C. della Vicaria del 25/09/1802, essendo la
madre già morta. Fu Conte di Fuentes e di Egmont, Marchese di Mora, morì ad Aragona l’8 marzo 1809.
224
Ibid., morì in Francia il 10/07/1807, senza eredi.
225
Ibid., ereditò i titoli di Alfonso Luigi.
226
Ibid., duca di Luynes nacque a Parigi il 4 novembre 1748 e ivi morì il 20/05/1807.
227
Ibid., nacque il 16 ottobre 1783.
228
Ibid., ereditò la Signoria di Cerignola e di Bisaccia per 2/3 da Giovanni Armando dopo la sua morte.
229
Ibid., si sposarono il 12 aprile 1788.
230
Ibid., Visconte de la Rochefoucauld, si sposarono a Parigi il 19/02/1807.
231
Ibid., morì il 27/06/1834 a Parigi, alla sua morte i titoli furono trasmessi a Carlo Maria Gabriele.
232
Ibid., nacque il 09/04/1822.
233
Ibid., p. 99, nota n. 47. Ultimo duca di Bisaccia.
219
184
Lucia Lopriore
FONTI DOCUMENTARIE
ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI:
Sezione Diplomatica-Politica: Archivi Privati:
- Archivio Pignatelli Museo, (Aragona Cortés).
- Archivio Serra di Gerace.
- Archivio della Commissione Araldica Napoletana.
- Platea delle famiglie nuovamente ascritte al Libro d’Oro.
- Libro d’Oro ed altri registri di nobiltà ed Ordini Cavallereschi.
- Platea delle Famiglie Patrizie Napolitane.
BIBLIOTECA NAZIONALE DI NAPOLI:
Sezione Manoscritti e Rari:
- Manoscritto n. XVIII.46.
185
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