Gli equilibri chimici Le reazioni reversibili, o di equilibrio, rappresentano un capitolo fondamentale della chimica industriale poiché alcune delle sostanze più importanti a livello commerciale (ammoniaca, acido solforico, metanolo, gas di sintesi, ecc.) si producono con processi che coinvolgono equilibri. Lo studio di tali reazioni permette quindi di definire quali siano le condizioni operative che consentano di ottenere le rese maggiori, intendendo per “resa di conversione” x , o semplicemente “resa”, il rapporto (espresso spesso in modo percentuale) tra le moli del reagente limitante che si sono trasformate e quelle utilizzate per far avvenire la reazione: molireagite x= moliutilizzate Come è noto dallo studio della Chimica del biennio, un equilibrio chimico può essere analizzato sia da un punto di vista qualitativo, sfruttando il cosiddetto “principio di Le Chatelier”, che quantitativo, utilizzando la “legge di azione di massa” detta anche “legge di Guldberg e Waage” dal nome degli scienziati norvegesi che per primi l’hanno enunciata. Entrambe queste leggi trovano il loro fondamento nei principi della termodinamica classica ed in particolare nella definizione di una funzione di stato caratteristica di tutti i sistemi termodinamici, chiamata “energia libera” di Gibbs G. Per capire il significato di tale grandezza fisica si può fare ricorso all’esperienza quotidiana che tutti noi abbiamo con la forza di gravità. Un oggetto, se non trattenuto, cade verso il basso perché sottoposto alla forza peso. È però possibile spiegare, in modo più sofisticato, il perché i corpi cadono verso il basso introducendo una grandezza Ep chiamata energia potenziale gravitazionale il cui valore è funzione della posizione del corpo rispetto alla terra: Ep = m ⋅ g ⋅ h Un corpo cade perché la sua energia potenziale diminuisce durante il moto, e tutti i corpi che si trovano nel campo gravitazionale terrestre tendono a muoversi spontaneamente da punti a energia potenziale maggiore verso punti a energia potenziale minore. La differenza dei valori di Ep tra il punto iniziale e quello finale rappresenta il lavoro che il campo gravitazionale compie sul corpo. Questa variazione di energia potrebbe essere recuperata, almeno in parte1, applicando degli opportuni sistemi meccanici al corpo (ad esempio una carrucola, come si fa coi contrappesi dei vecchi ascensori) e trasformata in lavoro utile per noi. Analogamente possiamo affermare che una reazione chimica avviene spontaneamente perché tra gli atomi degli elementi che compongono i prodotti finali esiste un’affinità maggiore di quella esistente tra gli atomi degli stessi elementi che formavano i reagenti, ovvero le forze di legame tra gli atomi dei prodotti sono più intense di quelle esistenti tra gli atomi dei reagenti. Anche in questo caso, però, è possibile spiegare in maniera più sofisticata il perché una reazione avvenga spontaneamente introducendo una grandezza che chiameremo “energia potenziale chimica” che non è altro che l’energia libera G prima citata. Una reazione è spontanea quando l’energia potenziale chimica del sistema diminuisce, ossia quando l’energia libera G dei prodotti è minore di quella dei reagenti. Sempre in perfetta analogia con quanto si verifica per la forza di gravità, anche nel caso di una reazione chimica la differenza tra l’energia libera iniziale dei reagenti e quella finale dei prodotti rappresenta il lavoro massimo che, applicando al sistema opportuni dispositivi, potremmo recuperare dalla reazione ed utilizzare per i nostri scopi. Ossia: Giniziale dei reagenti − G finale dei prodotti = Wutile max 1 Non è possibile, a meno di considerare un sistema ideale, recuperare integralmente la differenza di energia potenziale del corpo. Supponendo di utilizzare una carrucola, è evidente che il contrappeso da utilizzare deve avere una massa inferiore a quella del corpo (altrimenti la carrucola non funzionerebbe) ciò anche per vincere le forze di attrito esistenti tra le parti mobili e fisse della macchina. 1 Esiste infine un’altra analogia tra le due grandezze Ep e G. La prima infatti è funzione, oltre che della massa, della posizione h del corpo, ossia dell’altezza di questo rispetto ad un livello arbitrario assunto come riferimento in cui Ep è posta pari a zero. Anche la seconda dipende, oltre che dalla massa e dal tipo di sostanza, dalla “altezza chimica” rispetto ad arbitrario livello di riferimento. Il livello zero dell’energia libera G è quello formato dagli elementi chimici di cui la sostanza è costituita2. Tuttavia, a differenza dell’energia potenziale gravitazionale Ep, l’energia libera G dipende anche dallo stato in cui la sostanza si trova e quindi è funzione di tutte le grandezze che lo definiscono (variabili di stato) quali: temperatura, pressione, composizione. Per convenzione si è scelto di misurare le energie libere facendo riferimento ad uno stato “standard” che corrisponde alla temperatura di 25 °C, pressione di 1 atm e stato di aggregazione tipico in tali condizioni. L’energia libera posseduta da una mole di sostanza pura nello stato standard è definita energia libera molare standard ed è indicata con il simbolo G°. Se la sostanza non è pura, ovvero è mescolata ad altre sostanze, la sua energia libera si modifica. È possibile dimostrare che, a parità di pressione e temperatura dello stato standard, l’energia libera G di una mole di sostanza associata ad altre sostanze è data dalla relazione: G = G 0 + R ⋅ T ⋅ ln a Dove R è la costante dei gas, T la temperatura dello stato standard (25 °C = 298 K) ed a la cosiddetta “concentrazione attiva” o “attività” della sostanza in questione. Per una miscela gassosa ideale l’attività è numericamente uguale alla pressione parziale del gas, mentre per un componente di una soluzione ideale essa è (sempre numericamente) uguale alla molarità. Per una sostanza pura nello stato standard l’attività è per definizione pari ad 1 per cui G = G 0 . Consideriamo ora una generica reazione del tipo: ν A A →ν B B (1) In cui ν A ,ν B sono i coefficienti stechiometrici del reagente A e del prodotto B. Chiamiamo ∆GR0 standard di reazione la differenza: ∆GR0 = ν B ⋅ GB0 −ν A ⋅ G A0 e, più in generale, per una reazione che coinvolga più reagenti e fornisca più prodotti: ∆GR0 = ∑ν i ⋅ Gi0 − ∑ν j ⋅ G 0j Prodotti Reagenti 2 Si noti che, mentre il livello zero di G è quello degli elementi chimici, il livello di riferimento delle due funzioni di stato che la compongono ( G = H − T ⋅ S ) non è lo stesso. L’entalpia H è anch’essa posta pari a zero per gli elementi chimici mentre l’entropia S è nulla a 0 K per tutte le sostanze, elementi e composti. I valori di G per le diverse sostanze sono ottenibili dai manuali, o direttamente (in tal caso gli elementi chimici hanno G tabulata uguale a zero), o indirettamente, tramite i valori corrispondenti di entalpia H ed entropia S. In questo caso l’energia libera dovrà essere S elementi . calcolata tramite la formula: G = H − T ⋅ ∆S , in cui ∆S = S sostanza − ∑ 2 ∆GR0 rappresenta la variazione di energia libera che si verifica quando, partendo dai reagenti puri e isolati, ciascuno nel suo stato standard ed in quantità stechiometrica, si ottengono i prodotti puri e isolati, nel loro stato standard e in quantità stechiometrica (la reazione è avvenuta cioè in modo completo). Nel corso della reazione però reagenti e prodotti sono mescolati insieme in quantità e percentuali variabili continuamente per cui definiamo ∆G della reazione (1) il valore istantaneo della differenza: ∆G = ∑ν i ⋅ Gi − ∑ν j ⋅ G j Prodotti ∆G = Reagenti ∑ν ⋅ (G 0 i i ) ∑ν ⋅ (G + R ⋅ T ⋅ ln ai − Prodotti j 0 j + R ⋅ T ⋅ ln a j ) Reagenti ⋅ G 0j + R ⋅ T ⋅ ∑ν i ⋅ ln ai − ∑ν j ⋅ ln a j Prodotti Reagenti Reagenti Prodotti νi ∏ ai 0 Prodotti ∆G = ∆GR + R ⋅ T ⋅ ln ν ∏aj j ∆G = ∑ν i ⋅ Gi0 − ∑ν j Reagenti Ovvero: ∆G = ∆GR0 + R ⋅ T ⋅ ln Q Dove col simbolo Q si è indicato il “quoziente di reazione” dato dalla formula: aνi i ∏ Q = Prodotti ν j ∏aj (2) Reagenti Quando il sistema arriva all’equilibrio, la forza motrice ∆G della reazione si annulla e la (2) fornisce: ∆GR0 + R ⋅ T ⋅ ln K eq = 0 (3) In cui Keq rappresenta il valore assunto dal quoziente di reazione nel punto di equilibrio, cioè: aνi ,ieq ∏ K eq = Prodotti ν j ∏ a j ,eq Reagenti A tale grandezza, funzione solo della temperatura del sistema, si dà il nome di “costante di equilibrio termodinamica” della reazione. In base a quanto detto sulle attività delle specie chimiche coinvolte nella reazione, la costante di equilibrio, che, lo ripetiamo, dipende solo dalla temperatura e dal tipo di reazione considerata, può essere espressa anche come: 1. per sistemi gassosi ideali: pνi i ∏ K eq = Prodotti ν j ∏ pj Reagenti 2. per sistemi in fase liquida costituenti soluzioni ideali: [ci ] νi ∏ K eq = Prodotti ν j ∏ cj [ ] Reagenti dove i simboli [c ] indicano le molarità delle specie chimiche coinvolte. 3 Dalla (3) possiamo ricavare la dipendenza della Keq dalla temperatura. A tale proposito, derivando primo e secondo membro rispetto alla T: d ln K eq d − ∆GR0 d − ∆H R0 T ⋅ ∆S R0 = = + dT dT R ⋅ T dT R ⋅ T R ⋅ T e supponendo che l’entalpia e l’entropia standard di reazione siano all’incirca costanti con la temperatura, avremo: d ln K eq ∆H R0 ≅ (4) dT R ⋅T 2 La (4) viene chiamata isobara di Van’t Hoff. Da essa deduciamo che: ▫ per reazioni endotermiche ( ∆H R0 > 0 ) la funzione ln K eq ( e quindi anche la Keq, essendo la funzione logaritmo monotona crescente) cresce con la T; ▫ per reazioni esotermiche ( ∆H R0 < 0 ) la costante di equilibrio decresce all’aumentare della T. Integrando la (4) è possibile ricavare il valore della costante Keq ad una data temperatura T2, noto che sia il suo valore alla temperatura T1: K eq2 ∆H R0 1 1 ln ≅ ⋅ − K eq1 R T1 T2 Data adesso una generica reazione di equilibrio in fase gas del tipo: ν A A +ν B B ↔ ν C C +ν D D scriviamo l’espressione della costante Keq: νC νD P P n ⋅ tot ⋅ nνDD ⋅ tot (ν C +ν D )−(ν A +ν B ) νC νD ntot ntot nνCC ⋅ nνDD Ptot pC ⋅ p D K eq = ν A ν B = = ν A ν B ⋅ (5) νA νB p A ⋅ pB n A ⋅ nB ntot ν A Ptot ν B Ptot ⋅ nB ⋅ n A ⋅ ntot ntot Da (5) deduciamo che: ▫ per reazioni che avvengono con aumento di volume, ossia per le quali ∆n = (ν C + ν D ) − (ν A + ν B ) >0, un aumento della pressione totale Ptot determina una diminuzione del numero di moli dei prodotti (l’equilibrio si sposta verso i reagenti). L’inverso accade per reazioni che avvengono con diminuzione del numero di moli di gas; ▫ La presenza di inerti, contribuendo ad aumentare il numero di moli totali ntot presenti all’equilibrio, ha lo stesso effetto di una diminuzione di pressione sul sistema. Supponendo adesso di impiegare uno dei reagenti (nel nostro caso B) in eccesso rispetto alla quantità stechiometrica richiesta dall’altro reagente, avremo, indicando al solito con x la resa di conversione del reagente limitante A: ν n A = n A,iniziale ⋅ (1 − x ) nB = nB ,iniziale − (n A,iniziale ⋅ x )⋅ B νA νC C νC νA E quindi la (5) fornisce: nC = (n A,iniziale ⋅ x )⋅ nD = (n A,iniziale ⋅ x )⋅ νC νD νA νD νC νD (n A,iniziale ⋅ x )⋅ ν ⋅ (n A,iniziale ⋅ x )⋅ ν A A K eq = νB νB νA [nA,iniziale ⋅ (1 − x )] ⋅ nB ,iniziale − (nA,iniziale ⋅ x )⋅ ν A P ⋅ tot ntot (ν C +ν D )−(ν A +ν B ) (6) 4 Dalla (6) possiamo dedurre che, all’aumentare del numero di moli iniziali del reagente in eccesso nB ,iniziale , deve per forza aumentare anche la conversione x del reagente in difetto affinché la frazione rimanga costante. Per concludere questa breve relazione sulle reazioni di equilibrio, è interessante notare come possa essere rappresentato, nel grafico che riporta l’energia libera del sistema G in funzione della cosiddetta coordinata di reazione, il valore assunto da ∆G . Ricordiamo per prima cosa che il termine “coordinata di reazione” indica una generica grandezza tramite la quale è possibile seguire l’evolvere della reazione stessa. Tale grandezza può coincidere con le moli di un reagente che si sta consumando o di un prodotto che si sta formando, oppure ancora col tempo trascorso da quando la reazione è iniziata. Il grafico che riporta l’andamento dell’energia libera G del sistema reagente (ovvero la somma delle energie libere di tutte le sostanze presenti in un dato istante) in funzione di tale coordinata sarà di due tipi. In particolare per una reazione irreversibile esso presenterà l’andamento del tipo: mentre, per una reazione di equilibrio, lo stesso grafico si presenterà nel modo seguente: Per semplicità supporremo che il nostro sistema reagente sia sempre del tipo ν A A → ν B B ovvero sia formato da un solo reagente e un solo prodotto. 5 Se calcoliamo la differenza tra l’energia libera del sistema in un dato istante (ovvero per un dato valore della coordinata di reazione) e quella assunta dello stesso sistema nel punto di minima energia, avremo: ▫ Caso di una reazione irreversibile. Il punto di minima energia libera corrisponde al prodotto finale B (nel suo stato standard) per cui: Gmin = G finale = nB , finale ⋅ GB0 ( ) ( G = n A ⋅ G A0 + R ⋅ T ⋅ ln a A + nB ⋅ GB0 + R ⋅ T ⋅ ln aB ossia, ricordando che: ν nB. finale = n A,iniziale ⋅ B νA nB = (n A.iniziale − n A ) ⋅ ) νB νA avremo: Gmin = n A,iniziale ⋅ νB 0 ⋅ GB νA ( ) G = n A ⋅ G A0 + R ⋅ T ⋅ ln a A + (n A.iniziale − n A ) ⋅ ( νB ⋅ GB0 + R ⋅ T ⋅ ln a B νA ) e, con semplici passaggi: n A,iniziale aνB,Bmin nA 0 Gmin − G = ⋅ (∆GR + R ⋅ T ⋅ ln Q ) + ⋅ R ⋅ T ⋅ ln ν B νA νA aB n aν B nA ⋅ ∆G + A,iniziale ⋅ R ⋅ T ⋅ ln B,νmin (7) νA νA aBB Dove, poiché il punto di minima coincide col prodotto finale B nello stato standard: aνB,Bmin = 1ν B = 1 ▫ Caso di una reazione di equilibrio: Il punto di minima energia corrisponde allo stato di equilibrio (ovvero alla buca di potenziale), per cui: Gmin = Gequilibrio = n A.equilibrio ⋅ G A0 + R ⋅ T ⋅ ln a A,eq + nB ,equilibrio ⋅ GB0 + R ⋅ T ⋅ ln aB ,eq Gmin − G = ( ( ) ) ( G = n A ⋅ G A0 + R ⋅ T ⋅ ln a A + nB ⋅ GB0 + R ⋅ T ⋅ ln aB ossia, ricordando che: ν nB = (n A.iniziale − n A ) ⋅ B νA nB ,equilibrio = (n A.iniziale − n A,equilibrio )⋅ ( ) ) νB νA avremo: ( ) Gmin = n A,equilibrio ⋅ G A0 + R ⋅ T ⋅ ln a A,eq + (n A.iniziale − n A,equilibrio )⋅ ( ) ( νB ⋅ GB0 + R ⋅ T ⋅ ln a B νA e, con semplici passaggi, ricordando la (3): n aν B n Gmin − G = A ⋅ ∆GR0 + R ⋅ T ⋅ ln Q + A,iniziale ⋅ R ⋅ T ⋅ ln B,νmin νA νA aBB G = n A ⋅ G A0 + R ⋅ T ⋅ ln a A + (n A.iniziale − n A ) ⋅ ( ( νB ⋅ GB0 + R ⋅ T ⋅ ln a B ,eq νA ) ) ) 6 n A,iniziale aνB,Bmin nA Gmin − G = ⋅ ∆G + ⋅ R ⋅ T ⋅ ln ν B (8) νA νA aB Dove, poiché il punto di minima coincide col punto di equilibrio: aνB,Bmin = aνB,Beq Le relazioni (7) ed (8), identiche, permettono di dedurre che, nel grafico energia libera G vs coordinata di reazione, l’altezza di ciascun punto del grafico rispetto al valore minimo (indipendentemente da dove tale minimo sia situato) rappresenta proprio il valore di ∆G , a meno i aνi,min νB ∏ aB,min nA del fattore e del termine additivo R ⋅ T ⋅ ln ν B (che diventerà R ⋅ T ⋅ ln Prodotti ν i nel caso i νA aB ∏ ai Prodotti prodotti siano più di uno). Ciò significa che, a meno dei termini suddetti, ∆G rappresenta la differenza tra l’energia libera del sistema reagente in un certo istante (ottenuta sommando le energie libere di reagenti e prodotti presenti nell’istante in questione) e il valore minimo dell’energia libera G del sistema lungo tutto il percorso che porta dallo stato iniziale dei reagenti a quello finale dei prodotti di reazione. Se tale percorso non presenta punti di minimo al di fuori dello stato finale, la reazione sarà irreversibile e proseguirà fino a che tutti i reagenti non si siano trasformati nei corrispondenti prodotti. Se però l’andamento dell’energia libera presenta una buca di potenziale allora il sistema, una volta pervenuto nel punto di minimo, si arresterà poiché si annullerà la forza motrice (il ∆G appunto) ossia il sistema sarà giunto al suo punto di equilibrio. 7