Pagerank. Google perde l`esclusiva della sua `formula magica`

Pagerank. Google perde l'esclusiva della sua 'formula magica'
Lunedì 05 Settembre 2011
Quest'anno scade l'accordo tra Mountain View e l'università di Stanford per l'utilizzo di
Pagerank, l'algoritmo alla base del motore di ricerca. Ma i tempi sono cambiati e non è
detto che ci sia qualcun altro interessato a sfruttarne la potenza
Fonte: la Repubblica
di Alessio Sgherza
Potremmo considerarlo un simbolo, una prova che un’epoca è finita, se qualcuno avesse
ancora dubbi. Quest’anno scade infatti la licenza esclusiva di Google per l’utilizzo di Pagerank,
l’algoritmo - o forse dovremmo chiamarla ‘formula magica’ - che ha rivoluzionato la ricerca delle
pagine internet, un business su cui Big G ha costruito il suo impero.
Ma che sia finita un’epoca è indicato dal fatto che probabilmente non ci sarà nessuna corsa per
ottenerne i diritti di utilizzo: ormai il mondo, e i soldi veri, non sono più nella ricerca pura, settore
dominato da Google con un unico serio avversario, Microsoft e il suo Bing.
“Ormai - spiega Paolo Ferragina, ordinario di algoritmi all’università di Pisa - passa tutto dai
social network e dalla profilazione degli utenti, fondamentale da un punto di vista pubblicitario”,
e quindi di ritorno degli investimenti. Analisi condivisa da Andrea Rangone, direttore degli
Osservatori del Politecnico di Milano: “È sempre difficile fare previsioni, perché un nuovo attore
che rivoluziona i paradigmi può sempre arrivare. Ma la ricerca ormai è strettamente collegata al
mondo social”. E il mondo della socialità è dominato da logiche diverse di quelle prese in
considerazione da Pagerank.
COS’È PAGERANK
Pagerank, di fatto, è il cuore di Google: sviluppato tra il 1996 e il 1998 da Sergey Brin e Larry
Page, allora nient’altro che due studenti di Stanford, l’algoritmo ( http://ilpubs.stanford.edu:8090
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) si basa sulla semplice
idea che non basta il contenuto di una pagina per giudicarne la rilevanza. Il ‘valore’ di un
documento in rete - dicevano quei due ragazzi - va stabilito anche in base al numero di pagine
che la linkano e alla loro affidabilità, creando così una specie di reputazione che stabilisce
l’ordinamento dei risultati restituiti dal motore di ricerca.
Un esempio? Wikipedia ha un posizionamento migliore rispetto ad altre enciclopedie su
internet perché è più linkata, anche da fonti autorevoli. Che vuol dire più affidabilità: un concetto
semplice, che prende la forma della seguente equazione matematica.
Sembra semplice, ma il calcolo non può certo essere eseguito a mano. Per risolvere questa
formula, e assegnare quindi una ‘reputazione’ a una singola pagina, Google considera circa due
miliardi e mezzo di elementi.
Nel 1998 il brevetto non fu però registrato a nome di Brin e Page ma, come spesso succede
negli Usa, dall’università, che si fa così carico delle non indifferenti spese di registrazione.
L’ateneo diventa così il titolare dell’invenzione. La piccola società fondata dai due ingegneri ha
ottenuto da Stanford, in cambio di azioni poi rivendute per un guadagno di milioni di dollari,
l’utilizzo esclusivo dell’algoritmo. Esclusiva che scade nel 2011, come riportato in un
documento ufficiale
di Mountain View consegnato alla Sec (la Consob americana) un paio d’anni fa.
Il brevetto scadrà poi del tutto nel 2017. Google non conferma nè smentisce un’eventuale
interesse per un allungamento della licenza (“Possiamo solo dire - dice un portavoce
dell’azienda - che noi continueremo a utilizzare Pagerank”). Risposta analoga da parte di
Stanford: “I nostri accordi con Google sono confidenziali e non possiamo commentare”.
D’altra parte, anche Microsoft si è trincerata dietro un secco “no comment” alla domanda su un
possibile interesse per una licenza del brevetto.
SCENARI POSSIBILI
“Pagerank è stato il cuore della rivoluzione”, spiega ancora Paolo Ferragina: “Ma oggi Google
non è dipendente da quell’algoritmo, la sua ricerca si è evoluta". Secondo le informazioni
diffuse da Google, oggi la ricerca si basa su circa 200 fattori, di cui uno - seppur il più
importante - è Pagerank. "Certo - continua Ferragina - ottenere una licenza potrebbe diventare
rilevante nella rivendicazione di altri brevetti collegati. Altre aziende potrebbero sentirsi più
tranquille nell’utilizzo di tecnologie derivate da Pagerank”.
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Un timore che sembra confermato da Google stessa, in quel documento del 2009: “Le aziende
che lavorano nel campo della tecnologia sono titolari di un gran numero di brevetti, copyright e
marchi registrati, e entrano in frequente contrasto tra di loro per la violazione dei diritti di
proprietà intellettuale. Di fronte all’aumento della competizione, la possibilità di rivendicazioni di
proprietà intellettuale contro di noi cresce. Le nostre tecnologie potrebbero non resistere a una
rivendicazione di una terza parte contro il nostro utilizzo”.
A parte le possibili, ma tutte da valutare, ripercussioni legali, se Pagerank finisse davvero ‘sul
mercato’ non basterebbe certo questo per creare un altro fenomeno Google: “Una nuova
azienda - ipotizza Ferragina - potrebbe però sfruttarne il concetto di base e combinarlo con
social network e ricerca semantica. Per fare qualcosa di innovativo”.
Difficile che possa nascere un motore di ricerca in grado di competere con Google e Bing:
“Ormai - aggiunge Rangone - gli investimenti di Google hanno creato barriere che saranno
difficili da scalfire. Più probabile che nuovi attori arrivino sul mercato del mobile o delle
applicazioni. Ma Google, con Android, sta rivoluzionando anche quel mondo, diventando un
concorrente dell’Apple Store”.
Con o senza Pagerank, al mondo della tecnologia non mancano le idee. “Io mi auguro conclude Ferragina - che possa nascere un nuovo attore nel mercato della ricerca. Ci sono
competenze diffuse che potrebbero raggiungere una massa critica. Le idee sono tantissime, ma
rischiano di essere sempre fagocitate dai leader del settore”.
Intanto, fra pochi mesi, Pagerank sarà un pochino meno esclusivo. E se a qualcuno dovesse
interessare, potrà farsi avanti. Altrimenti non ci resterà che ricordare la novità introdotta da
quella formula matematica, che ha cambiato la vita di chiunque sia connesso a internet. In
attesa della prossima, grande rivoluzione.
3/3