071-076 AR338 UnisonResearch Upower FM_-- 26/11/12 21.40 Pagina 71 PROVE Unison Research Upower Il primo di una nuova specie C hi sia Unison Research crediamo non sia più davvero il caso di ripeterlo, ma per chi avesse casualmente saltato tutti i numeri in cui abbiamo provato qualche componente di questo costruttore basterà recuperare il fascicolo di ottobre 2012, in cui è presente un reportage dedicato sia ad Unison Research che alla consorella Opera Loudspeakers. In estrema sintesi possiamo ricordare che si tratta di aziende che tengono alto il tricolore nel mondo, sia perché esportano la quasi totalità della produzione, sia perché i loro prodotti sono al contempo ricercati esteticamente, raffinati elettroacusticamente ed identificabili a colpo d'occhio come realizzati in Italia. Ci sono aziende che puntano tutto, o quasi, sulla "parte che l'occhio vuole", altre che fanno cose anche molto interessanti sul piano del risultato acustico, ma che solo pochi accetterebbero di mettere in salotto ed in bella evidenza. Unison propone elettroniche belle e con un cuore tecnologico d'avanguardia, sviluppato da progettisti che non temo- no confronti con nessuno dei nomi sacri dell'hi-fi d'oltreatlantico. Il più unico degli Unico In termini di confronto, poi, Upower davvero non ha termini di paragone, essendo il solo rappresentante della sua categoria, quella dei cosiddetti "booster". Invero, il concetto di "booster" è abbastanza alieno al mondo dell'alta fedeltà, ed anzi viene spesso equivocato per ragioni storiche. Si iniziò infatti a parlare di booster qualche decennio fa, quando sul mercato car hi-fi vennero immessi degli amplificatori dotati di ingressi da collegare alle uscite di potenza delle autoradio. Queste ultime erogavano infatti pochi watt ed in molti casi non avevano uscite di segnale, per cui l'unico modo per poter gestire potenze adeguate ad un ascolto dignitoso era sfruttare quei segnali per pilotare dei finali più potenti, previa attenuazione passiva o comunque impostando bassi valori di guadagno. "To boost" significa però "incrementare", non "sostituire", che è invece ciò che elettricamente facevano quegli apparati. Veri "booster" sono ad esempio i razzi laterali dello Shuttle, che per l'appunto "rafforzano" la spinta dei motori principali, mentre nell'ambito degli amplificatori questo termine è stato sempre riferito a circuiti che erano semplicemente dimensionati in modo da poter ricevere in ingresso dei segnali di potenza. I quali, però, non arrivavano mai al carico. Upower è qualcosa di completamente differente. Questo amplificatore finale, in sintesi, è unico per quattro motivi: - la sua amplificazione in tensione è pari a 6 dB (ovvero 2 volte in tensione, un valore molto basso). - la sua impedenza d'ingresso è virtualmente pari a quella caricata sulla sua uscita. - della potenza erogata in uscita, un quarto proviene direttamente dal finale che pilota l'ingresso (il che lo rende un vero booster). - la funzione di trasferimento (in sintesi draconiana, il "suono" di quell'amplificatore) collima con quella del finale di pilotaggio, a parte il livello (che è UNISON RESEARCH UPOWER Amplificatore finale Costruttore e distributore: Unison Research, Via Barone 4, 31030 Dosson di Casier (TV). Tel. 0422 633547 - Fax 0422 633550 - http://unisonresearch.com Prezzo: Euro 1.800,00 AUDIOREVIEW n. 338 novembre 2012 CARATTERISTICHE DICHIARATE DAL COSTRUTTORE Potenza: 100 watt RMS per canale su 8 ohm. Stadio di potenza: Classe A Dinamica, due coppie complementari per canale di MosFet di potenza. Sensibilità d'ingresso: 25 watt. Impedenza d'ingresso: identica all'impedenza di carico. Larghezza di banda: -0,1 dB a 10 Hz, -0,5 dB a 100 kHz. THD: 0,1% a 10 watt, 1 kHz. Potenza assorbita: 380 W max. Dimensioni: 43,5x43x13 cm. Peso netto: 13 kg 71 071-076 AR338 UnisonResearch Upower FM_-- 26/11/12 21.40 Pagina 72 PROVE Unison Research Upower Amplificatore finale UNISON RESEARCH UPOWER. Mat.: 510022 CARATTERISTICHE RILEVATE Sensibilità: 14,1 V (per 100 watt su 8 ohm, guadagno pari a 2) Tensione di rumore pesata "A" riportata all'ingresso: 3,7 µV (ingresso terminato su 600 ohm) USCITA DI POTENZA Caratteristica di carico limite Rapporto segnale/rumore pesato "A": 131,5 dB (ingresso terminato su 600 ohm, rif. uscita nominale) Risposta in frequenza (a 2,83 V su 8 ohm) Fattore di smorzamento su 8 ohm: 106 a 100 Hz; 116 a 1 kHz; 99 a 10 kHz Tritim in regime continuo Carico resistivo 4 ohm Carico induttivo 8 ohm / +60 gradi Carico capacitivo 8 ohm / -60 gradi Tritim in regime impulsivo Carico resistivo 4 ohm Carico induttivo 8 ohm / +60 gradi Carico capacitivo 8 ohm / -60 gradi I l solo vero booster esistente è stato ovviamente provato con un finale di pilotaggio massimamente lineare, e le prestazioni riportate sono state in taluni casi ricavate "per differenza" (risposta ed impedenza interna in particolare). Altra considerazione da riportare preliminarmente è che questi dati rappresentano il limite superiore delle prestazioni, ottenibile con un pilotaggio ideale, mentre nella pratica (a meno di non usare un finale dai parametri ideali, quale nessun valvolare effettivamente è) le prestazioni seguono ovviamente quelle del finale di pilotaggio, ma ad un livello di potenza quadruplo. Il carico limite è ottimo, la potenza effettiva eccede del 15% quella dichiarata su 8 ohm e sale con ottima pendenza fino al limite inferiore di misura (2 72 ohm), dove si toccano i 220 watt continui per canale ed i 290 per burst da 40 millisecondi. Anche le tritim vengono superate brillantemente, con livelli di intermodulazione trascurabili ed invece livelli di saturazione molto elevati, a conferma che la capacità di pilotare impedenze impegnative non verrà ridotta da questo componente bensì rimarrà la stessa del finale di pilotaggio. Ottimi risultati vengono anche dalla risposta e dall'impedenza interna (che in media si aggira sugli 80 milliohm), mentre in termini di rumore un solo altro componente - tra le centinaia provati in queste pagine nell'arco di oltre trent'anni - è riuscito a fare leggermente meglio. F. Montanucci AUDIOREVIEW n. 338 novembre 2012 071-076 AR338 UnisonResearch Upower FM_-- 26/11/12 21.40 Pagina 73 PROVE Unison Research Upower C Ciascuno dei 4 subamplificatori finali impiega una coppia di hexfet, A Gli 8 elettrolitici di filtro, da 4.700 μF ciascuno, sono collocati sullo stampato ed a breve distanza dai loro principali "clienti", ovvero i finali di potenza, il che è utile a ridurre le impedenze parassite altrimenti collocate in serie tra tali componenti. i ben noti IRFP240/9240. D Tutte le resistenze sono a bassa tolleranza (1%). B I 4 ponti rettificatori per le altrettante sezioni di alimentazione di E La componentistica attiva in cui transita il segnale è tutta potenza impiegate dai due canali di Upower. discretizzata. B A D C E La componentistica utilizzata è quella di qualità indiscussa utilizzata negli altri componenti Unison provati in passato: resistenza con tolleranza 1%, condensatori sul segnale in polipropilene, componentistica attiva discretizzata, etc. La configurazione di alimentazione è in pratica una quasi dual mono con il solo primario in comune, per cui esistono 2+2 ponti per 4+4 elettrolitici di filtro, corrispondenti ai 2+2 amplificatori presenti. I finali sono due coppie di MosFet di potenza IRFP240/9240 per canale, largamente surdimensionati per la potenza in gioco. Il dissipatore è del tipo a profilo circolare usato in tutti i finali a stato solido della Casa anche se in questo caso, non essendoci problemi di spazio né criticità di schermatura, non è collocato in prossimità del toroidale di alimentazione. AUDIOREVIEW n. 338 novembre 2012 73 071-076 AR338 UnisonResearch Upower FM_-- 26/11/12 21.40 Pagina 74 PROVE Unison Research Upower Analisi circuitale È un mondo strano quello dell'Audio, lo abbiamo detto altre volte ma si tratta di un concetto che giova ripetere. Esistono costruttori - o meglio, i loro uffici marketing - che reclamano lo sviluppo di innovazioni mirabolanti quando tali innovazioni, in sé, hanno spessori da fisica quantistica, od ancor più frequentemente sono la riproposizione di un nuovo metodo per portare l'ossido d'idrogeno allo stato di vapore. Parallelamente, ma forse sarebbe meglio dire "ortogonalmente", ce ne sono altri che immettono cose realmente nuove e non ne parlano nemmeno, forse confidando (con qualche eccesso di ottimismo...) che quando c'è sostanza la pubblicità non serve, i prodotti sono in grado di farcela da soli. Gli Unison Research Unico seguono questa seconda filosofia da non meno di dieci anni, ovvero perlomeno da quando provammo l'Unico P (AR 218, dicembre 2003), che pur essendo un piccolo integrato - ovvero un componente in cui non ci si aspetta di trovare soluzioni innovative - di innovazioni ne aveva da vendere, a partire da uno stadio finale ibrido in cui l'ingresso a triodi operava solo in AC mentre un anello a stato solido in DC manteneva l'offset perfettamente azzerato, tanto che la valvola poteva essere inserita e rimossa anche ad apparecchio acceso. Al Top Audio dell'anno seguente chi scrive rimase basito nell'ascoltare le critiche di un progettista piuttosto noto secondo il quale, in sintesi, questa circostanza dimostrava che in quel contesto la valvola non faceva nulla e poteva quindi anche non esserci (il che poteva essere vero, a patto di usare quell'integrato solo come soprammobile). In effetti questa storia dimostra solo che notorietà ed insipienza, nel mondo dell'audio, possono tranquillamente convivere, basta riuscire a convincere della bontà delle proprie argomentazioni un certo numero di appassionati, soprattutto di quelli che scrivono nei forum, a prescindere dalla loro razionalità (delle argomentazioni, e talvolta degli appassionati). Ed ora ci risiamo: Leopoldo (per gli amici, per i concorrenti è il prof. Rossetto dell'Università di Padova) ne ha sviluppata un'altra delle sue, come se non fossero bastate quelle che abbiamo esaminato nel corso di questi dieci anni. Quando abbiamo ricevuto Upower e le prime note descrittive, in cui si affermava categoricamente che si trattava di un vero booster e che quindi il finale di pilotaggio continuava a fornire la propria corrente al carico di uscita, abbiamo subito pensato alla struttura di Figura 1, ovvero ad un finale aggiuntivo operante a ponte rispetto a quello di ingresso. Ma ovviamente non poteva La soluzione Unison/Rossetto: due amplificatori, con tensioni di lavoro in rapporto 2 ad 1, il primo di tensione ed il secondo di corrente (similmente a quanto visto in Figura 2). Ma in questo caso il segnale di potenza di ingresso viene usato per "offsettare" rispetto alla massa il livello di alimentazione basso fornito al primo amplificatore, ovvero, in pratica, per pilotare al contempo l'ingresso ed i rami di alimentazione. L'amplificatore di tensione ha guadagno pari a 2, e se usato da solo otterrebbe lo stesso risultato della configurazione a ponte di Figura 1, ovvero l'impedenza di carico offerta al finale da "boosterare" sarebbe dimezzata (pur non avendo più in uscita un segnale simmetrico rispetto a massa). Ecco perché esiste il secondo amplificatore di corrente, alimentato alla massima tensione di picco con cui viene alimentato il primo, con funzione di duplicatore di corrente. Anche qui lo schema riporta dei sensori di Hall, ma in pratica la duplicazione avviene leggendo la caduta di tensione ai capi di resistenze di piccolo valore. 74 Figura 1 Il modo più semplice per realizzare un booster che amplifichi la potenza entrante è questo: usare il finale di pilotaggio per pilotare contemporaneamente il carico ed un finale in controfase collocato sull'altra polarità. Il guadagno di quest'ultimo determina il guadagno di potenza (se è pari a -3 la potenza entrante viene quadruplicata), ma con un problema: il carico "visto" dal lato del finale di pilotaggio varia a seconda del guadagno del finale contrapposto (nel caso ipotizzato diventerebbe pari ad un quarto) e solo nel caso di guadagno nullo (ovvero con guadagno di potenza altrettanto nullo) rimane identico all'originale. È una condizione ovviamente inaccettabile soprattutto con gli amplificatori valvolari, che "soffrono" molto i carichi bassi, e che contraddice la definizione di "booster" ideale. Figura 2 Se però all'amplificatore contrapposto, e con guadagno -1, si affianca un duplicatore di corrente (che in questa ipotesi è controllato da un sensore di Hall), allora la potenza quadruplica ma il carico visto dal finale di pilotaggio torna ad essere pari a quello effettivo. Ovvero, il finale di pilotaggio controlla la forma d'onda consegnata al carico, ma fornisce a questo solo un quarto della potenza complessiva. Da notare, en passant, che una soluzione del genere si può implementare in pratica solo con lo stato solido, perché il duplicatore di corrente deve (per l'appunto, essendo in corrente) presentare un'impedenza interna elevatissima, idealmente infinita, e con le valvole ciò è molto difficile da ottenere anche usando dei pentodi. Figura 3 AUDIOREVIEW n. 338 novembre 2012 071-076 AR338 UnisonResearch Upower FM_-- 26/11/12 21.40 Pagina 75 PROVE Unison Research Upower essere così, perché in tal modo l'impedenza di carico si dimezza, mentre nella descrizione Unison si specificava che l'impedenza "vista" dal finale di pilotaggio rimaneva quella con cui Upower veniva caricato. Abbiamo quindi immaginato una "complicazione" non da poco, quella di Figura 2 (che peraltro viene dalla stessa Unison), in cui esiste anche un duplicatore di corrente, immaginato come controllato da un sensore di Hall (che in uscita fornisce un segnale in tensione proporzionale per l'appunto alla corrente del circuito su cui è affacciato). In questo modo viene raddoppiata anche la corrente, alias l'impedenza di carico torna ad essere quella del caricamento diretto. Ma Rossetto ha fatto qualcosa di ben più elegante, che possiamo vedere schematizzato in Figura 3: esistono due amplificatori, con tensioni di lavoro in rapporto 2 ad 1, ed il segnale di potenza di ingresso viene usato per "offsettare" rispetto alla massa il livello di alimentazione basso fornito al primo amplificatore, ovvero, in pratica, pilotando al contempo l'ingresso ed i rami di alimentazione. Questo amplificatore ha guadagno pari a 2, e se usato da solo otterrebbe lo stesso risultato della configurazione a ponte di Figura 1, ovvero l'impedenza di carico offerta al finale da "boosterare" sarebbe dimezzata (pur non avendo più in uscita un segnale simmetrico rispetto a massa). Ecco perché esiste un secondo amplificatore alimentato alla massima tensione di picco con cui viene alimentato il primo, con funzione di duplicatore di corrente (anche qui lo schema riporta dei sensori di Hall, ma in pratica la duplicazione avviene leggendo la caduta di tensione ai capi di resistenze di piccolo valore). Si comprende subito che con una struttura siffatta si potrebbe facilmente adottare qualsiasi fattore di moltiplicazione della potenza (agendo in parallelo sul guadagno in tensione del primo finale e su quello in corrente del secondo) ma si è invece scelto un coefficiente fisso pari a 4 per ragioni sia di semplicità che di congruenza con lo scopo finale, quello di portare nella regione dei 100 watt quegli amplificatori valvolari che escono con poche decine di watt, ed in particolare (ma non solo) i single-ended, di cui il catalogo Unison offre vasta scelta. Le difficoltà insite in un progetto del genere non sono poche, ed attengono soprattutto al sincronismo delle correnti ad alta frequenza, nonché all'obbligo di non modificare in modo apprezzabile la funzione di trasferimento entrante: in pratica, il circuito deve essere estremamente veloce e non distorcere di suo. Entrambe sono state ampiamente soddisfatte in relazione al target progettuale. F.Montanucci AUDIOREVIEW n. 338 novembre 2012 Andamenti frequenza/distorsione su carico di 8 ohm per potenze di prova di 1, 10 e 100 watt. La distorsione propria del componente è molto bassa sotto il chilohertz, poi sale gradualmente fino a circa lo 0,3% a 20 kHz, un valore tipicamente inferiore alla distorsione generata dai finali valvolari, soprattutto se single-ended. Andamento potenza/distorsione su carico di 8 ohm, 0 dB pari a 100 watt su 8 ohm. Saturazione verticale, come atteso dalla descrizione del circuito fornita dalla Casa. Ovviamente, fino al raggiungimento del proprio clipping, la caratteristica di saturazione è quella propria del finale di pilotaggio. per l'appunto di 6 dB maggiore) e le eventuali non-linearità da esso aggiunte. Nel caso dei falsi "booster" di cui sopra ciò non è vero, quantomeno perché il finale di pilotaggio non può "vedere" il carico di uscita. Lo scopo di Upower è in sostanza quello di rendere potenti i finali a valvole da poche decine di watt, che spesso piacciono per la resa sonora, ma che non possono reggere i pieni orchestrali o l'impatto di una rock band senza entrare in crisi di erogazione. Come ciò avvenga viene descritto nell'apposito box di approfondimento, qui annotiamo solo che sul piano funzionale si tratta di un amplificatore finale identico agli altri, salvo che va pilotato non su delle prese RCA bensì su dei morsetti serrafilo e che va connesso ad un finale da non più di 25-30 watt per canale su 8 ohm anziché ad un preamplificatore. Il tetto di potenza erogabile è quello che riportiamo nel riquadro misure, pari a 100+100 watt nominali su 8 ohm ed a circa 120+120 effettivi con alimentazione di rete a 230 volt. Ciò significa che oltre i 70-80 watt effettivi di ingresso l'incremento di potenza non sarebbe decisivo. Altro elemento da tenere in considerazione è che il "suono" del finale di pilotaggio viene ovviamente mantenuto a meno del livello sonoro assoluto, e quindi, di norma, ascoltare agli stessi livelli di pressione con cui si può ascoltare in modalità "diretta" significa ascoltare con meno distorsione. Esteticamente, Upower è del tutto affine ai fratelli della serie "Unico" che abbiamo provato in passato, ovvero è semplice, ben proporzionato ed ottimamente rifinito. Il frontale, oltre al logo aziendale, ospita il solo LED di accensione, dato che il relativo pulsante è posto lateralmente. Costruzione I materiali di Upower sono dello stesso rango visto nelle altre amplificazioni Unico, ovvero di qualità elevata. L'alimentazione è ovviamente molto più complessa di quella di un finale tradizionale, dato che deve asservire quattro unità distinte, e per di più è semi dual mono, ovvero ha il primario del toroidale di alimentazione come unico elemento comune dei canali. Esistono quindi quattro ponti rettificatori ed otto elettrolitici di filtraggio, da 4.700 µF/63 V della Itelcond, e sono collocati "on board". I finali sono due coppie per canale di IRFP240/9240, hexfet di potenza complementari, tra i più adatti per applicazioni audio e largamente surdimensionati per la pur non certo modesta potenza in gioco in questo caso. L'alettatura ha profilo circolare come negli altri Unico ed è pure ben dimensionata, anche perché ha sezione decrescente e superficie ondulata, elementi che oltre ad agevolare il trasferimento del calore e massimizzare l'area esposta limitano anche l'effetto 75 071-076 AR338 UnisonResearch Upower FM_-- 26/11/12 21.40 Pagina 76 PROVE Unison Research Upower Trattandosi di un vero booster, non sorprende che anche le prese d'ingresso siano dei... semplici morsetti. È automaticamente vero anche l'opposto: se in un amplificatore qualificato come "booster" trovate anche dei pin RCA, o degli XLR, allora si può esser certi che si tratta di un finale "mascherato" da booster. I morsetti di uscita sono identici, ovvero della tipologia WBT, e sono doppi per agevolare connessioni bi-wiring. Dotandosi di 2 Upower è anche possibile il bi-amping, collegando in parallelo gli ingressi di ogni unità. di "specchio termico" nella regione infrarossa. In sintesi, non c'è traccia di scelte legate al risparmio, o criticabili anche solo dal punto di vista della "filosofia" audiofila. Conclusioni Upower è un'idea nuova e brillante, con risvolti intriganti anche dal punto di vista economico. Chi ama ad esempio il suono dei single-ended si trova nella pratica impossibilità di ascoltare a volume elevato, a meno di non impiegare altoparlanti ad alta efficienza (con i problemi a questi connaturati) o di dotarsi di uno dei pochi e costosi finali di questa natura e di alta potenza che il mercato offre. Ma con Upower bastano 15 watt effettivi per averne disponibili 60, con lo stesso tipo di impronta sonora, ad un prezzo che può rimanere nella regione dei 4.000 euro. Non molto diversi sono peraltro i vantaggi ottenibili associando Upower ad amplificazioni valvolari push-pull, perché per arrivare nella regione dei 100 watt indistorti occorre comunque un investimento rilevante, ben superiore a quello richiesto da Upower + integrato o finale da 25-30 watt per canale. L'unico ostacolo da superare, dal punto di vista dell'audiofilo "puro e duro", è di tipo psicologico: sapere che 3 watt su 4 di quanto sta ascoltando derivano da circuiti a stato solido, anche se il progetto è studiato per far sì che quei 3 watt siano la copia fedele del singolo watt proveniente dai tubi. Una difficoltà del genere risulterà forse insuperabile per gli "integralisti", quelli che ad esempio non hanno bisogno di ascoltare un'amplificazione silicea per sapere che non può andare meglio di una valvolare, ma chi dispone di una mentalità più aperta potrà investire utilmente del tempo nei luoghi e nelle occasioni in cui Upower verrà dimostrato. Visti i risultati conseguiti nei nostri ambienti di lavoro, crediamo che molte reticenze cadranno rapidamente. Fabrizio Montanucci L’ascolto A pparecchio innovativo (e decisamente solido), l’Unico Upower nasce per affiancare un amplificatore a valvole di cui si vuole incrementare l’erogazione di potenza. Disponendo dell’Almarro A50125A ho quindi effettuato un doppio ascolto, prima senza e poi con l’Upower, al fine di valutarne le differenze. Per la prova ho utilizzato il lettore CD/SACD Marantz Sa-Ki Pearl Lite e i diffusori Audio Physic Classic 20. Osservato il rituale periodo di riscaldamento previsto dal “manuale del bravo ascoltatore”, ho analizzato con calma la resa musicale del sistema, utilizzando contenuti a me ben noti e cercando di concentrarmi sul comportamento dell’amplificatore. In questo contesto l’Almarro offre una resa eccellente per estensione della risposta e capacità di dettaglio nella riproposizione degli strumenti, delle voci (ben in primo piano), e delle singole note riprodotte. Notevole il contrabbasso suonato in velocità nelle ottave più profonde, una delle prove più difficili per impianti con amplificazione a valvole (e non solo). La buona erogazione di potenza rende l’Almarro meno bisognoso di “booster” rispetto a tanti altri amplificatori valvolari, ma permette di spingere a livelli più impegnativi l'oggetto della nostra prova, il davvero “unico” Upower. L'interposizione dell'Upower consegue subito l'effetto desiderato: il sistema suona più forte a pari posizione del volume, ma il bello è che a tale (notevole) incremento delle prestazioni di potenza sembra non contrapporsi alcun deterioramento sostanziale. 76 Il primo parametro che vado ad analizzare è il rumore: non è udibile in alcun modo un peggioramento del rapporto S/N, cosa decisamente sorprendente trattandosi di un dispositivo analogico. Dal punto di vista timbrico, si nota una leggera prevalenza della gamma media e parte della medio alta, con gli strumenti e le voci che si portano in primo piano, mentre le altissime frequenze (forse per effetto di questo “aiuto” alla gamma adiacente), sembrano meno effervescenti. Parliamo di una sfumatura timbrica già notata all’ascolto dell’Almarro e che l’Upower rende più evidente. Al contempo non si rilevano peggioramenti in termini di distorsione, che sembra pressoché identica a quella in assetto “senza Upower”, né riesco a percepire accenni di “compressione” della scatola sonora, come a volte accade quando si cerca di ottenere potenza a basso costo. Il palcoscenico virtuale resta immobile, e gli orchestrali non si addensano verso il centro al salire della pressione: ciascuno mantiene il proprio posto ed il medesimo rispetto nel suonare insieme agli altri. Un risultato decisamente esaltante, che tuttavia mi lascia la curiosità di verificarne la resa abbinato ad un valvolare single-ended di piccola potenza. Ci riserviamo di approfondire tutte le sue caratteristiche sonore il prossimo mese, quando avremo in prova un buon numero di finali a valvole single-ended di bassa potenza. A presto. A. Scappaticci AUDIOREVIEW n. 338 novembre 2012