UNISON RESEARCH

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UNISON RESEARCH
UNICO 50
AMPLIFICATORE INTEGRATO
I
n tempi in cui sembra che la competo, il primo in forza ad Unison fino allo
avvalso di collaboratori al più alto liveltitività delle aziende italiane sia soscorso anno, l’altro tuttora responsabile
lo, ma anche di essere riuscito a comustanzialmente crollata e che gli unidella progettazione a stato solido di
nicare il cuore italiano dei propri proci prodotti a marchio tricolore esportaUnison nonché docente presso la facoltà dotti sui mercati esteri, con scelte legate
bili siano le (solite) Ferrari, l’alta moda
di ingegneria dell’università di Padova, al marchio, alle finiture ed al nome dei
e l’enogastronomia, fa piacere sapere
e ritiene che siano tra i tecnici più com- modelli. Molte aziende dell’audio, anche esistono realtà come Unison Researpetenti in assoluto nei propri ambiti,
che italiane, hanno avuto vita breve o
ch e la consorella Opera Loudspeakers
con in più quella disponibilità ed assonon sono mai decollate perché troppo
che realizzano in Italia ed esportano in
luta mancanza di supponenza che - per
sbilanciate o verso il contenuto o verso
tutto il mondo, e che anzi hanno protrentennale esperienza... - so bene essele strategie di vendita, dimenticando
prio il resto del mondo come mercato di re patrimonio di chi davvero “sa”, e
che è inutile fare prodotti eccezionali se
gran lunga principale, pur non trascuquindi “fa”.
non si sa comunicarne il valore, e che è
rando quello interno. La formula di
Ma c’è anche l’altra componente, e
altrettanto poco sensato essere abili
questo successo ha due componenti di
quella, pur ben nota tra gli addetti ai lavenditori di prodotti mediocri. Molti
base, il primo dei quali abbastanza covori, non è riportata in nessun docuanni di crescita ininterrotta dimostrano
nosciuto anche perché ben spiegato nel
mento di pubblico dominio. Si chiama
che in Unison ed Opera questo equilisito Unison, e sintetizzabile con due terGiovanni Nasta, patron della Casa e
brio è perfetto.
mini: passione e competenza. Quelle
stratega del marketing. Tra i suoi meriti
che portarono Giovanni Maria Sacchetti
c’è in primis quello di essersi sempre
Unicità plurime
a fondare la Unison esattaL’origine di un nome così slemente un quarto di secolo fa,
gato dal mondo dell’hi-fi è abinnestando nuove idee e sobastanza ovvia, si vuole espriCostruttore e distributore per l’Italia: Unison Research, Via Barone 4,
luzioni in un mondo - quello
31030 Dosson di Casier (TV). Tel. 0422 633547 - Fax 0422 633550 - unimere l’idea che “quell’amplificadelle amplificazioni valvolari
sonresearch.com
tore è davvero unico!”. Però, a
- che si credeva ormai presPrezzi: Euro 3090,00 (Euro 2990,00 la versione silver)
guardare il catalogo od anche
soché cristallizzato. Ma
l’elenco degli “Unico” che abquando i soci Unison deciseCARATTERISTICHE DICHIARATE DAL COSTRUTTORE
biamo provato su AUDIO RE ro di percorrere anche la straVIEW nel corso dell’ultimo deda dello stato solido (o mePotenza: 120 W RMS su 8 ohm, 200 W RMS su 4 ohm, 350 W RMS su 2
cennio, altrettanto ovviamente
glio, degli ibridi) vennero
ohm. Preamplificatore: Pura Classe A ECC82/12AU7, zero feedback. Staci si potrebbe chiedere com’è
cercate le giuste competenze
dio di potenza: Classe A Dinamica BJTs di potenza. Ingressi: 4 linea sbipossibile che tale unicità sia
lanciati, 1 linea bilanciati. Uscite: 1 tape, 1 sub (con controllo di volume).
anche in quello, e furono trocosì molteplice... Eppure c’è
Connettori di uscita: 4 + 4 per bi-wiring. Fattore di feedback: zero. Potenvate in tempi brevi. Chi scriza assorbita: 1000 W max. Dimensioni: 43,5x13x43,2 cm. Peso: 25 kg
una forte coerenza interna nelve ha conosciuto personalla proposta Unison Research,
mente gli ingegneri Stefano
perché i vari modelli di Unico
Salvadori e Leopoldo Rosset-
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AUDIOREVIEW n. 333 maggio 2012
UNISON RESEARCH UNICO 50
(al momento ce ne sono 6 solo tra gli integrati) non sono lo stesso prodotto scalato a livelli di erogazione differenti (anzi, taluni hanno potenze molto simili)
bensì amplificatori circuitalmente e costruttivamente diversi, ognuno dei quali
fa storia a sé, pur essendo parente stretto
degli altri quanto a qualità della realizzazione elettromeccanica. Per sincerarsi
che sono prodotti completamente diversi
basta guardare da un lato alle dimensioni e dall’altro ai pannelli posteriori
(alias, alla struttura interna), ma chi come noi li ha esaminati sul piano circuitale sa bene che sono molto differenti anche come filosofia, come se l’intento del
progettista fosse quello di innovare senza tregua sulla base delle esperienze acquisite. Ovviamente, ciò è possibile solo
se la parte amministrativa dell’azienda
concede il suo placet, dato che ogni cambiamento, anche parziale, comporta nuovi investimenti in R&D, in magazzino e
via discorrendo. Da questo punto di vista, se Unison Research non è “Unica”,
poco ci manca.
Esterno e funzioni
Sul piano estetico Unico 50 richiama comunque da vicino altri due Unico già
provati, ovvero Unico 200 (AUDIOREVIEW
251) ed Unico 100 (AUDIOREVIEW 285),
dato che presenta un pannello frontale
perfettamente simmetrico, con due voluminose (e massicce, sono in alluminio
pieno) manopole sugli estremi ed un’area
centrale a rilievo, nella quale è collocato
un display e due pulsanti. Di questi, uno
presiede all’accensione (o meglio, all’entrata/uscita dallo stand-by, essendo l’interruttore di rete posto sul retro) mentre
l’altro, indicato dalla dicitura “OSD”, serve a spegnere gli stadi finali mantenendo
però in funzione il preamplificatore. La
sua utilità è l’unico punto un poco misterioso del componente, non perché non ne
sia chiaro lo scopo (altri amplificatori dispongono di questa funzione, in modo da
tenere “caldo” il preamplificatore ed evitare ogni intervallo di warm up) quanto
perché qui il preamplificatore è valvolare,
ovvero monta un componente destinato
Per usare un eufemismo, potremmo dire che Unico 50 non è certo costruito al risparmio,
e magari anche che il suo sviluppo non è il frutto di una settimana di lavoro.
Il layout è decisamente originale e complesso, la qualità ed il dimensionamento
della componentistica altrettanto evidente, tanto che ad esempio i toroidali di alimentazione
appaiono nettamente surdimensionati in relazione all'erogazione, pur molto generosa.
La grande maggioranza dei componenti passivi è a bassa tolleranza.
AUDIOREVIEW n. 333 maggio 2012
ad una sia pur lenta usura naturale, e ci
sembra improbabile che un utente preferisca una vita operativa più breve dei
triodi di segnale in favore dell’ottenimento immediato delle massime prestazioni
appena acceso l’apparecchio. Ma magari
ci sbagliamo noi, gli audiofili estremi esistono e non sono soliti scendere a compromessi...
Esistono poi altre funzioni “nascoste”,
ovvero il muting (spingendo la manopola di volume) ed il tape monitor
(spingendo quella di selezione degli ingressi), ed esiste la possibilità di impostare un offset di livello (9 dB di range)
per l’uscita preamplificata destinata ad
eventuali subwoofer. È utile sottolineare come tale uscita sia riservata ad un
sub solo per una scelta formale, dato
che si tratta di un pre out a tutti gli effetti, anzi, di una uscita pre con caratteristiche non esattamente comuni visto
che presenta una risposta perfettamente
piatta fino ad oltre 200 kHz ed ha soli
100 ohm di impedenza interna. La divergenza dagli altri fratelli è marcata
quando si guarda ai pannelli laterali,
che sono radianti ma non come in Unico 200, dato che qui le scanalature sono
orizzontali. Ciò va naturalmente a leggero detrimento della capacità di dissipazione - peraltro sovrabbondante in
ogni situazione operativa - ma anche a
grande favore della manovrabilità
dell’apparecchio, visto che il peso netto
raggiunge i 25 chilogrammi.
Anche il pannello posteriore è a “simmetria complementare”, il che tra l’altro
implica che ogni presa di un canale collocata nella parte sinistra trovi la sua
omologa nella parte destra, e non al di
sopra/sotto come normalmente avviene. Dato che la distanza verticale tra le
prese è quella tipica degli apparecchi a
“simmetria verticale”, ciò può indurre
ad errore nell’impostare le connessioni
(è avvenuto anche con un nostro collaboratore, che non è ovviamente utente
inesperto) e sarà quindi bene tenerlo
presente. La simmetria orizzontale
comporta anche una certa divaricazione
delle terminazioni (salvo la coppia XLR
centrale) e quindi una pur piccola apertura della associata spira di massa, ma
allo stesso tempo questa scelta agevola
di molto la realizzazione di un componente “dual mono” qual è a tutti gli effetti l’Unico 50. Il telecomando a corredo, dalla pregevole finitura in legno,
presiede a tutte le funzioni dell’amplificatore ed anche di un eventuale player
Unison.
Costruzione
Sono pochi davvero gli amplificatori
che possono vantare un livello di inte-
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UNISON RESEARCH UNICO 50
Amplificatore integrato UNISON RESEARCH UNICO 50. Numero di matricola: 610009-610025
CARATTERISTICHE RILEVATE
USCITA DI POTENZA
Risposta in
frequenza
(a 2.83 V su
8 ohm)
Caratteristica
di carico
limite
Fattore di smorzamento su 8 ohm: 37 a 100 Hz; 37 a 1 kHz; 31 a 10 kHz
Slew rate su 8 ohm: salita 56 V/μs, discesa 60 V/μs
Tritim in regime continuo:
Carico resistivo 4 Ω
Carico induttivo 8 Ω/+60˚
Carico capacitivo 8 Ω/–60˚
Tritim in regime impulsivo:
Carico resistivo 4 Ω
Carico induttivo 8 Ω/+60˚
Carico capacitivo 8 Ω/–60˚
non rilevabile (protezioni)
INGRESSO Aux 2 (bilanciato)
Impedenza: 46 kohm. Sensibilità: 254 mV (per 120 watt su 8 ohm).
Tensione di rumore pesata "A" riportata all'ingresso: terminato su 600
ohm, 15.1 μV. Rapporto segnale/rumore pesato "A": terminato su 600
ohm, 87.3 dB
INGRESSO CD (sbilanciato)
Impedenza: 47 kohm / 20 pF. Sensibilità: 252 mV. Tensione di rumore
pesata "A" riportata all'ingresso: terminato su 600 ohm, 15.2 μV. Rapporto segnale/rumore pesato "A": terminato su 600 ohm, 86.9 dB
Sbilanciamento
dei canali
(in funzione
dell'attenuazione
di volume,
da 0 a -80 dB)
Impedenza di uscita
Tape: 4 ohm
Sub: 100 ohm
e curve di carico limite di Unico 50 sono "perentorie", salgono con una
decisione che potrebbe essere ancora migliorata forse solo con una
alimentazione stabilizzata. Nel passaggio da 8 a 4 ohm la potenza erogata
aumenta di oltre il 70%, ed ancora del 55% passando da 4 a 2 ohm. Sono
rapporti eclatanti, che delineano una capacità di pilotaggio di tutto rispetto, in larga misura confermata dai test di tritim con la sola eccezione della
componente induttiva, ove qualche effetto legato probabilmente alla natura delle protezioni ha limitato l'erogazione soprattutto nel test impulsivo.
Gli stadi finali mostrano inoltre una eccellente linearità rispetto alla frequenza, valori elevati di slew rate ed una impedenza interna non minimale
(circa 230 milliohm) ma quasi costante in banda audio. La risposta in fre-
L
quenza collima con quella del generatore, ovvero il piccolo calo che si vede a 200 kHz non è di Unico 50, bensì dell'Audio Precision System One
usato per effettuare questa rilevazione; inutile sottolineare che anche questa è una performance fuori dal comune. Dato che anche i parametri di interfacciamento sono corretti, il solo parziale appunto può essere mosso al
rapporto segnale/rumore, che in misura pesata non supera 87 dB (in pratica, potrebbe rendersi debolmente udibile in situazioni estreme, come altoparlanti ad alta efficienza ed ambienti molto silenziosi, ed ovviamente in
assenza di musica). È peraltro un sottoprodotto dell'adozione di valvole in
un circuito di preamplificazione privo di reazione, ovvero di una ben conF. Montanucci
sapevole scelta progettuale.
UNISON RESEARCH UNICO 50
Andamenti frequenza/distorsione per potenze di uscita di 1, 10 e 120 watt
su 8 ohm. In questo test il comportamento dell'Unico è... davvero tale,
poiché le curve sono in pratica dei segmenti di retta orizzontale. A basso
livello ciò dipende dalla preponderanza della componente di rumore, ma
qui la distorsione rimane invariante rispetto alla frequenza anche a
potenza piena.
Andamenti potenza/distorsione su carico di 8 ohm, frequenza 1 kHz, 0 dB
pari a 120 watt. Comportamento peculiare anche in questo caso, perché la
salita del residuo nonlineare al salire della potenza è caratteristica dei
finali poco o nulla reazionati, mentre la saturazione quasi verticale lo è di
quelli con consistente controreazione. La spiegazione è molto
probabilmente nello stadio valvolare, la cui transcaratteristica domina
rispetto a quella della sezione a stato solido. Ciò si concilia bene anche con
il valore assoluto della THD osservata, intorno allo 0.6% a piena potenza.
grazione ed insieme un forte dimensionamento delle aree di potenza quali
quelli vantati da questo Unison, e tra
quei pochi alcuni sono prodotti in Italia. Diciamo che la sensazione comunicata dal primo sguardo all’interno di
Unico 50 è molto diversa dal solito, perché spesso si percepisce che il progettista ha dapprima deciso il layout ed il tipo di ingegnerizzazione, e poi ha svi-
luppato conseguentemente la parte circuitale, mentre qui si avverte l’esatto
opposto: non c’è una mother board unica e sostitutiva delle connessioni, non
c’è nessuna ricerca di scelte che possano semplificare e ridurre il costo di produzione. Al contrario, esistono molteplici piastre in vetronite, talune sagomate ed innestate su altre, e lo spazio
all’interno è pressoché completamente
Spettro del segnale di uscita, frequenza 1 kHz,
carico 8 ohm, potenza 10 watt. La componente
dominante della distorsione è la seconda
armonica, che vale circa lo 0.2%.
Spettro del segnale di uscita, frequenza 1 kHz,
carico 8 ohm, potenza 100 watt. Anche a piena
potenza la distorsione rimane costituita
soprattutto, ed in maniera ancora più
preponderante rispetto ai bassi livelli, da
seconda armonica (0.56%).
AUDIOREVIEW n. 333 maggio 2012
Unico 50 è un amplificatore "puro", specializzato per sorgenti analogiche di livello linea. Ne può
gestire cinque, una delle quali bilanciata. Inoltre dispone di una uscita "sub" che è in pratica una
uscita preamplificata a bassa impedenza interna (100 ohm) e risposta piatta (devia meno di 0.3 dB da
meno di 10 Hz a 200 kHz).
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UNISON RESEARCH UNICO 50
Analisi circuitale
Lo schema della sezione pre valvolare compare in F igu r a 1, e su
questa c'è poco da dire: prima metà della ECC82 usata per il guadagno, seconda metà per uscire di catodo a bassa impedenza. Più
classici di così si muore... Lo sdoppiamento delle capacità di uscita
lascia però presagire che dopo sia presente qualcosa di insolito, e la
Figu r a 2, ovvero lo stadio finale, conferma ampiamente. Come in
altri Unico - ma con diversa topologia - non ci sono differenziali, bensì
uno stadio a simmetria complementare basato su bipolari (i vecchi,
cari e tutt'ora ottimi BC182/212) caricati in una configurazione similcascode da un'altra coppia di "vecchie glorie" bipolari di segnale
(BC327/337). La struttura è piuttosto complessa da descrivere in termini di correnti e guadagni, ma sostanzialmente si tratta di una configurazione in cui la reazione proveniente dall'uscita viene applicata sugli emettitori dei BJT modulatori mentre l'offset viene abbattuto da un
classico integratore connesso sul lato opposto, ovvero sulle basi. Segue l'amplificatore di tensione, pure questo simmetrico ed a bipolari, il
sistema di regolazione dinamica (ed automatica) della corrente di riposo basato sul già noto LT1166, e gli stadi finali veri e propri. Questi ultimi introducono ulteriori elementi non solo di originalità, ma soprattutto di efficacia: non perché siano a tripletta (configurazione che
pure offre vantaggi notevoli, e che pur essendo "antica" è oggi poco
frequentata) e nemmeno perché il primo stadio è a mosfet. La ragione
è la "supersimmetria" dei finali, ovvero l'impiego parallelo di un finale
P e di uno N sulla stessa polarità. Ogni driver controlla cioè un finale
N (2SC5200) ed uno P (2SA1943) usando ambo i suoi terminali di
potenza (emettitore e collettore) e quindi - sinteticamente - "fondendone" le transcaratteristiche. Dato che una delle cause della distorsione
(di ordine pari) è proprio l'imperfetta simmetria delle coppie complementari di potenza, in questo modo si ottiene minore distorsione. L'apparecchio genera poi soprattutto (vedi misure) distorsione di seconda
armonica, ma l'origine sono le valvole, e si tratta scontatamente di un
risultato voluto e ricercato.
Vale la pena di fare un'annotazione a proposito della "supersimmetria". Non appena visionato lo schema elettrico, chi scrive ha
telefonato a Leopoldo Rossetto, progettista di vari "Unico" tra cui
Figura 1 - Schema elettrico della sezione di preamplificazione a valvole.
questo, per complimentarsi anche di tale soluzione. Il prof. Rossetto, con grande semplicità e nessuna supponenza, ha risposto che
qualcosa di molto simile era già stato fatto in un amplificatore Bryston. La domanda - diceva un comico - nasce spontanea: vista la
tracotanza e l'infondata superbia dei tanti polemisti professionali
che popolano i vari forum dell'audio italiano ed internazionale,
sarà un grave scandalo che un recensore con 34 anni di esperienza verticale non ricordasse di aver visto prima questa configurazione? E che un brillante professore e progettista sia tanto lineare da non volerla spacciarla per sua? Ai posteri...
Le protezioni esistono e sono di vario tipo, quelle che ci interessano in
relazione alle prestazioni sono in corrente e con costante di tempo, il
che spiega gli ottimi risultati in termini di erogazione. Il guadagno
open loop è sicuramente elevato ma difficilmente valutabile, soprattutto per l'assenza di carichi passivi sul secondo stadio, e parallelamente
dovrebbe esserlo il fattore di controreazione, il che è anche indirettamente indicato dalla ripidità della saturazione.
Figura 2 - Schema elettrico dell'amplificatore di potenza.
UNISON RESEARCH UNICO 50
riempito dalla componentistica. Altro
elemento che si nota subito è la già citata
quasi totale indipendenza dei canali ma,
laddove l’osservatore fosse particolarmente distratto, basta leggere quanto
scritto sulla PCB collettrice posta quasi al
centro: “Dual Mono Dual Power ValveTransistor Integrated Amplifier”. I trasformatori sono toroidali e davvero potenti.
La Casa li dichiara capaci di fornire 500
watt ciascuno, ma in effetti basta il carico
limite per sincerarsi che in condizioni
operative hanno ben superato questo
valore senza “sedersi”, tanto che l’erogazione continua su 2 ohm è risultata
pari a 362 watt per canale. Gli stadi finali sono collocati nella parte superiore,
e ciascuna delle relative piastre integra
l’alimentazione, ovvero i ponti rettificatori di potenza e le capacità di filtraggio. La densità dei componenti passivi -
tutti a bassa tolleranza salvo le resistenze di potenza - è molto elevata, anche
perché sono quasi tutti a foro passante
(sostituibili in caso di guasti, a differenza degli SMD) ad eccezione di alcuni
montati nella basetta secondaria che incorpora il sistema di protezione dai sovraccarichi in corrente. Il preamplificatore è collocato nella parte inferiore, ed
in esso spiccano naturalmente i due doppi triodi ECC82/12AU7, stabilizzati sia
sull’anodica che sulla tensione di filamento. Non c’è potenziometro di volume
né un commutatore diretto degli ingressi,
bensì una coppia di encoder associati alle manopole, che permettono lo svolgimento di tali funzioni in remoto, vicino
alle aree circuitali coinvolte, in particolare, il regolatore integrato del volume
permette un bilanciamento quasi totale
fino a -50 dB, con divergenza apprezza-
bile solo sotto i -60 dB, ma soprattutto
per la prima volta non abbiamo riscontrato deviazioni nemmeno minime di risposta fino a 200 kHz a tutte le attenuazioni di prova. Per maggiori dettagli
sulla struttura elettrica rimandiamo
all’apposito box di approfondimento.
Conclusioni
Gran bel componente: ben costruito,
ben dimensionato, prestante, elettricamente originale. Mutuando una recente
pubblicità televisiva, evidentemente in
Italia sappiamo fare bene le granturismo e l’olio extravergine, ma di sicuro
anche gli amplificatori. Ed il prezzo a
cui questo viene offerto non ne intacca
nemmeno di poco l’attraenza, semmai
la maggiora.
Fabrizio Montanucci
L’ASCOLTO di Marco Cicogna
Visto a Las Vegas, ascoltato in redazione.
Mi sono mancate in questi ultimi mesi le elettroniche di Unison Research, i vigorosi amplificatori ibridi come anche i valvolari della serie
“classica”. Tra questi voglio citare almeno il Simply “Italy”, l'ultima versione di uno storico gioiellino che con un solo tubo EL34 si permette
un suono delizioso pur nella sua esigua potenza.
Intanto apprezziamo qui la solida presenza di questo integrato, potente quanto basta per cavarsela con i diversi sistemi di altoparlanti presenti in redazione e capace di un'emissione sonora puntuale, non priva tuttavia di quella punta di morbidezza che mi piace ritrovare in
una catena d'ascolto.
Dopo i primi incerti anni successivi al lancio del SACD, i formati audio ad alta densità sembrano aver (ri)trovato il favore degli audiofili
grazie alla versatilità della musica “liquida”. Mi sembra un trend vincente che potrà favorire i prodotti di qualità, chiamati a destreggiarsi
non soltanto con una dinamica sempre più elevata, ma soprattutto con
la più naturale articolazione del programma sonoro. Rispetto del timbro e completezza del messaggio musicale anche ai bassi livelli si
confermano i tratti vincenti per ogni sistema di riproduzione. Almeno
per chi ha “orecchie per intendere”. La conseguenza è che il contenuto musicale che si coglie nelle mostre in giro per il mondo è sempre
più qualificato. E meno male, perché dopo i “recensori virtuali” dei forum, sarebbe difficile digerire anche i “musicofili virtuali”, quelli che
ascoltano repertorio strampalato attraverso etichette che di “speciale”
hanno soltanto il nome. Per i costruttori di elettroniche il compito si fa
quindi più impegnativo di pari passo all'aumento di qualità (media)
delle registrazioni, un processo evolutivo che seleziona i migliori. Unison Research ha avuto e conserva gli attributi giusti per affrontare tanto il buon vecchio CD quanto i tanti SACD presenti sul mercato, senza
mancare i file HD più impegnativi, molti dei quali disponibili anche attraverso il sito di NewMediaPro. Ma non c’è solo il software. Un integrato che voglia porsi come cuore di un impianto deve poter fare i
conti soprattutto con i diffusori. Sapete bene che Unison fa coppia da
anni con i sistemi di altoparlanti Opera, un binomio che rappresenta
una realtà italiana di tutto rispetto. Abbiamo provato in redazione un il
diffusore Opera Quinta (la prova completa del nostro Gian Piero Matarazzo è nel numero 332) ed ho scelto di non usarlo per queste sensazioni d'ascolto proprio per evitare abbinamenti che qualche malizioso potrebbe considerare “troppo facili”. Lasciamo allora all'Unico il
compito di gestire alcuni tra i nostri sistemi di riferimento e più ancora
due novità del mese che sono delle gatte da pelare non da poco. Pri-
AUDIOREVIEW n. 333 maggio 2012
ma di tutto le tedesche Duevell, quindi le aristocratiche PM1 di B&W.
L'Unico 50 ha tirato fuori un timbro sano e naturale, cogliendo dell'uno e dell'altro diffusore la spiccata personalità sonora. Si legge in giro
di come questi monitor B&W siano difficili da pilotare, non tanto come carico elettro-meccanico, quanto per la propensione a porre in
evidenza ogni minima increspatura della catena a monte. Altri scrivono della necessità di un impianto particolarmente costoso, quasi a voler scoraggiare ogni più “terreno” abbinamento. Sarà che sto invecchiando, ma il buon Unico ha tirato fuori tutta la musicalità possibile
dalle PM1, senza mancare di esigere un buon comportamento dinamico e non da ultimo una quantità sonora per nulla disprezzabile anche con questa bassa efficienza.
Timbro ed articolazione ancora una volta sembrano gli attributi essenziali di un buon ampli, tratti fondamentali che l'Unison esibisce con
estrema disinvoltura. Ci sono gli estratti dalle mie incisioni di riferimento a presentare combinazioni strumentali sempre diverse. È una paletta cromatica impressionante che in molte dimostrazioni pubbliche faceva sì che molti dei presenti volessero a tutti i costi una copia di queste “compilazioni”. Ottime per chi ha stoffa, ma drammaticamente rivelatrici di ogni incertezza timbrica. Dai concerti per tromba ai duetti
di violoncello e contrabbasso, dai corni eroici e brillanti “originali”, alle sonate per pianoforte solo, dal borbottare pieno del fagotto al trio
jazz punteggiato dal ritmo della batteria. Non gli abbiamo fatto mancare nulla e in tutto questo lo smalto strumentale è apparso concreto
sin nella prima ottava dei toni fondamentali, in cui stabilisce una volta
per tutte il “corpo” della sorgente. Rifinitura armonica completa sino ai
toni sovracuti, evidenziandosi la dolcezza dei diffusori inglesi e l'ariosità brillante di quelli tedeschi, con una scena sempre bene estesa in
cui non manca un pizzico di tridimensionalità. Il silenzio nelle pause
all'interno dell'architettura della grande orchestra fa emergere i dettagli
più sottili ai limiti dell’udibile, restituendo il “respiro” delle grandi sale
da concerto pur nel semplice “due canali”. Di buona fattura la presenza del basso profondo, tanto nei toni pulsanti delle percussioni stravinskiane (una buona dose giornaliera di “Sagra” non può mancare)
quanto nella pedaliera di quell'organo di St. John the Divine (Telarc)
che chi mi legge ha imparato ormai a conoscere.
Questa azienda italiana si avvia a compiere nella prossima primavera un compleanno importante. Se dopo tutti questi anni continua a
proporsi con novità di assoluto rilievo, vuol dire che le radici sono solide e le scelte commerciali, nonostante la crisi del settore, si sono rivelate giuste.
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