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Una storia di ragione

La storia della ragione positivista, usata come strumento per conseguire uno scopo. È la ragione
machiavellica. La ragione sta rovesciando sé stessa. Illuminismo è dunque una categoria storico-ideale tipica
dell’occidente, come ragione strumentale, quella che sceglie i mezzi per compiere dei fini, non più al servizio
dell’uomo per salvarlo dalle catastrofi naturali, ma una ragione al servizio degli uomini per il dominio sulla
natura. Il mondo capitalistico-industriale, dittatoriali, fondamentaliste. La ragione strumentale è diventata
logica del dominio che sta a base dell’occidente. Il predominio della scienza sugli altri uomini, la scienza al
servizio del dominio. La ragione incatena l’uomo, da progresso a regresso, ragione-catena. L’uomo domina
l’uomo attraverso l’asservimento al sistema sociale, del produttivismo. Leggere H. e A. con Levi. I fini non
sono più libertà, uguaglianza, ma logiche esterne alla stessa vita. Il fine non è più il bene, noi siamo mezzi al
fine di altri (partito stalinista, nazista). Il mito di Ulisse e delle sirene: decadenza civiltà occidentale borghese.
La repressione messa in atto dalla nostra società. Ulisse (uomo borghese) vuole sentire ma che non può farlo
liberamente altrimenti sarebbe travolto (vita, affetti, casa, uomo della ragione) però vuole ascoltare, ma non
vivere fino in fondo il piacere. I marinai non possono ascoltare, ciò farebbe saltare il diktat del proprio
capitano. I marinai (operai lavoratori), classi dominate, non possono permettersi di godere i piaceri della vita
così non possono godere i piaceri degli altri. Ulisse interdetto.
Non è più, come in Marx, un’entità che soggioga qualcuno, non c’è qualcuno o qualcosa che tenga in mano
qualcun altro, è la ragione o “illuminismo” che tiene in scacco tutta l’umanità. Bisogna individuare l’originario
rapporto che si è instaurato tra umanità e natura. La natura ha un carattere coercitivo (vedi Nietzsche: il
terrore originario dell’ignoto, per cui l’umanità cerca di controllarlo). La scelta dell’umanità alle origini è
quello di dominarla a sua volta. Noi ci liberiamo solo dominando. Non c’è un piano ma solo un atteggiamento.
Questo atto risponde al principio di azione-reazione. La tesi che sta al di sotto della dialettica “superficiale” è
che l’illuminismo sta alla reazione che l’uomo ha adottato contro la Natura. Ma loro hanno dimenticato la
loro provenienza, in questi meccanismi coercitivi, la tecnica non fa altro che continuare la coercizione della
natura sull’umano. L’opposizione alla Natura, si trasforma in Natura. Il tecnico-spirituale che si rivela
naturalismo. Solo in apparenza un mondo umano. Un mondo che continua a dominare i rapporti umani, in
ciò consiste la natura ultima di quel processo di reificazione analizzato da Lukács. Come uscire da questa
necessità illuministica? La categoria di “autoriflessione” (Fichte/Hegel). Contrapporre alla logica naturalistica
della contrapposizione naturale, quella spirituale dell’autoriflessione. Condurre l’illuminismo a riflettere su
di sé, l’anamnesi platonica. Poche pagine dedicate all’alternativa, perché l’opera è critica. In Hegel
l’illuminismo illumina tutto tranne sé stesso. Si tratta di portare la luce a sé: illuminismo riflessivo.