teatro nella grecia
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Teatro
Il teatro classico ha le sue origini nell’antica Grecia, e si consolida ad Atene nel V secolo
a.C. nelle forme fondamentali di tragedia e di commedia.
La tragedia tratta temi elevati, riproponendo vicende del mito o della storia. Essa ha un
inizio sereno, ma si conclude con un esito negativo.
Mentre la commedia tratta i vizi umani (che vengono portati al ridicolo), e la
rappresentazione è caratterizzata da uno svolgimento polemico ma si conclude con un
lieto fine.
La tragedia
Sull’origine della tragedia abbiamo pochi dati, però un delle fonti più attendibili è la Poetica
di Aristotele.
Egli sostiene che traesse origine da forme di improvvisazione dialogata, connesse al
ditirambo, da parte di un coro guidato dal corifeo.
Sostiene anche che la tragedia prenda spunto dal dramma satiresco (una
rappresentazione in figure di eroi e divinità accompagnati da un coro di Satiri)
Ma sappiamo che la tragedia era composta da un atto unico e che trattava argomenti
drammatici ma anche giocosi.
Però sono pochi i documenti per comprendere le relazione tra dramma satiresco e
tragedia.
L'unica certezza era che durante le principali feste religiose ad Atene (tutte dedicate al dio
Dioniso), i tragediografi partecipavano ad una gara di rappresentazione con la tetralogia
tragica (composta da una trilogia di tragedie e da un dramma satiresco).
Il fatto che le tragedie venissero rappresentate in questo contesto fa capire che le origini
del teatro fossero levate all’aspetto religioso.
Il coro
È composto da 12 elementi, portati a 15 da Sofocle, la tragedia è scritta in versi recitativi
negli episodi, e lirici negli stasimi.
Nella tragedia le parti recitate sono preponderanti, con frequenti racconti da parte di un
personaggio su fatti accaduti altrove e non rappresentati (o con un botta e risposta tra due
personaggi). Si sviluppano canti in assolo (monodia) e in duetto.
I temi
I temi della tragedia prendono spunto soprattutto dal mito o anche dalla storia, nel corso
della presentazione gli eroi tragici precipitano verso la rovina, molto spesso perché hanno
commesso un peccato contro gli dei facendoli arrabbiare. Questo peccato è un atto di
hybris (arroganza e superbia) che conduce all'àte (pazzia) l'eroe che cerca di cambiare il
suo destino fino a determinare proprio la rovina (oppure direttamente la morte). Secondo
Aristotele la tragedia invita a vivere un'esperienza collettiva di purificazione delle passioni
umane. Questa funzione sociale religiosa si chiama catarsi ovvero purificazione.
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TRAGEDIOGRAFI GRECI
Tragediogra Tragedie
fi
Caratteristiche
Eschilo
(525-456
a.C.)
Persiani, Prometeo, Sette
contro Tebe, Orestea.
(Trilogia Agamennone,
Coefore, Eumenidi)
1. macchine sceniche (deus ex
machina)
2. Attori travestiti
3. Il coro diventa un personaggio
4. Personaggio enfatico (esagerato)
5. Il protagonista è tragico
6. È presente molta religiosità
Sofocle
(496-406
a.C.)
Aiace, Elettra, Edipo Re,
Antigone, Trachinie,
Filottete, Edipo a Colono
1. Coro da 15 persone
2. Propone trilogie i cui elementi non
sono posti in relazione tematica
3. Implementa la scenografia
4. Usa un linguaggio medio
5. Il protagonista è ostinato nel
cadere verso il baratro della sua
rovina
6. È presente un antagonista forte
7. Rispetta la religione veicolata del
mito
Euripide
(485-406
a.C.)
Ecuba, Oreste, Ippolito,
Medea, Andromaca,
Alcesti, Reso, Troiane,
Baccanti, Elena, Elettra,
Eracle, Supplici, Ifigenia in
Aulide, Ifigenia in Tauride,
Ione, Ciclope
1. Il coro è una funzione secondaria
2. Utilizza spesso la monodia e il
duetto
3. Usa il linguaggio quotidiano
4. Esalta la figura femminile
5. Ha una visione distaccata dalla
religione
6. Presenta argomentazione
filosofiche
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Il teatro in Grecia
Le prime rappresentazioni delle tragedie sono messe in scena ad Atene con l’ istruzione
della Grandi Dionisie (533 a.C.), le commedie invece si iniziano a rappresentare nel 486
a.C.
Il teatro, dedicato ad Dionisio è posto sul pendio dell’Acropoli. Però gli ateniesi hanno
iniziato ad usare anche l’agorà (piazza).
Dalla seconda metà del V secolo, l’organizzazione delle feste e delle gare (drammatiche,
tragiche e comiche) è sotto controllo dello stato, che deve selezionare massimo tre
partecipanti per ogni categoria.
L’autore può svolgere i compito del corego (colui che istruisce il coro e gli attori), ma col
tempo questi aspetti vengono attribuiti all'amministrazione pubblica.
Il luogo del teatro
Il teatro sfruttava la cavea (pendio naturale dove si sedevano gli spettatori). Nella parte più
bassa era collocata un’ area circolare, ovvero l’orchestra, dove era rappresentata l’opera
con gli attori e il coro.
I personaggi entravano da passaggi laterali, che indicavano i luoghi da cui provenivano
(destra:città; sinistra: campagna).
Al centro dell’orchestra si collocava un altare dove c’era il coro.
Agli inizi non esistevano i camerini, e gli attori si preparavano già in scena. Poi fu creato
anche il fondale.
Crearono delle macchine e strumenti, per esempio l’imbracatura che permetteva
l’attuazione del deus ex machina (intervento provvidenziale e risolutivo di una divinità)
oppure strumenti che simulano dei rumori.
La cavea col tempo si allunga lateralmente, e l’orchestra diviene una parte rialzata a sé
stante(dove si svolgono le danze e le scene).
Il proscenio (palcoscenico), è decorato con porte che fanno intravedere sulle tele la casa
dei protagonisti.
Si inventarono le quinte, ovvero degli apparati che permettono, ruotando su se stessi,
cambiando più velocemente scenario.
Gli attori
Nell’antichità, essendo misogini, la recitazione era consentita soltanto per gli uomini, infatti
gli uomini recitavano anche la parte delle donne.
Gli attori indossavano maschere grandi, soprattutto per amplificare il suono della voce.
Ma col passare del tempo le maschere assumevano una maggiore rilevanza scenica con
l’aggiunta di parrucche mentre nella commedia le maschere diventano più sobrie.
Nella tragedia il vestiario comprendeva chitoni (tuniche lunghe) e coturni (sandali alti),
mentre nelle commedie comprendeva un abito corto (spesso accompagnato da imbottiture
comiche)
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EDIPO RE
Sofocle
Sofocle (497/-406/5 a.C.) nasce nel demo di Colono da una famiglia benestante. Grazie
all’amicizia di Pericle partecipava attivamente alla vita politica (diventando generale nella
guerra contro Salmo). Muore nel 405-406.
A differenza di Eschilo, Sofocle non scriveva trilogie di tragedie tra loro legate
all'evoluzione del mito (Orestea). (Abbiamo parte del dramma satiresco I cacciatori di orme
e pochi frammenti di peana ed elogie).
TRAMA
Tebe è flagellata da un’epidemia di peste; il suo re Edipo, che ha ottenuto la carica
risolvendo l’enigma della Sfinge, promette di trovare il colpevole che contamina la
comunità con il suo peccato (l’assassinio del predecessore di Edipo, Laio).Convoca quindi
l’indovino Tiresia per avere risposte, ma questi è riluttante; in seguito a una lite con il Re,
rivela che il colpevole è proprio il sovrano. Turbato dalla rivelazione, Edipo parla con sua
moglie Giocasta. Ripercorre quindi il suo passato: egli era fuggito da Corinto in seguito alla
rivelazione di un oracolo che gli aveva predetto che avrebbe ucciso suo padre e si
sarebbe congiunto con sua madre. Scopre da Giocasta che Laio aveva voluto far
sopprimere il suo unico figlio, temendo che questi lo uccidesse (secondo la premonizione
di un altro oracolo); ma, in seguito ad altre indagini, si viene a sapere che il figlio di Laio
non è mai stato soppresso, bensì affidato a un pastore, che a sua volta l’ha portato dal
sovrano di Corinto, ovvero colui che Edipo ha sempre considerato suo padre. A ciò si
aggiunge che Edipo, giungendo a Tebe nella sua fuga da Corinto, aveva ucciso un vecchio
con cui aveva avuto una disputa (ovvero Laio). Il sovrano, devastato dalla scoperta, si
cava gli occhi; Giocasta, invece, si impicca.
Creonte, fratello di Giocasta, assume la reggenza di Tebe, mentre Edipo se ne allontana,
autoesiliandosi.
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