L’origine dei Congressi Eucaristici È certo che la storia delle origini e dei primi Congressi eucaristici illumina l’evoluzione della pietà, e anche più largamente della vita cattolica dei Paesi europei al tornante del secolo. Noi ci limitiamo qui alle grandi linee, sottolineando soprattutto di passaggio il ruolo dei personaggi che furono coinvolti in questa avventura. L’idea di riunioni eucaristiche su vasta scala trova un ambiente favorevole nel numero elevato di opere di pietà che proliferano in Francia verso la metà dell’Ottocento. Questa fioritura di pietà collettiva prenderà due grandi orientamenti: la devozione all’Eucaristia e la devozione del Sacro Cuore. Queste devozioni partecipano, con altre influenze, all’orientamento che cerca di riportare il Cristo al centro della vita e della preghiera cristiana. Ma la loro apparizione si spiega per il contesto generale dell’epoca dove molti ambienti cattolici, durante la quasi totalità del XIX secolo, restano assai impressionati per i misfatti delle rivoluzioni, generatrici, secondo loro, di tutte le scosse politiche che a partire dal razionalismo, producono l’anticlericalismo e il materialismo. Gli Assunzionisti partecipano a questa mentalità entrando, all’indomani della Comune (1871) nel movimento col desiderio di ricristianizzare tutto l’ordine sociale attraverso l’Associazione di Notre-Dame de Salut e i pellegrinaggi nazionali. Altri perseguono gli stessi obiettivi con pellegrinaggi centrati sull’Eucaristia. Una pia donna di Tours, Émilie Tamisier (1834-1910), preoccupata fin dalla sua giovinezza del culto da rendere al SS.mo Sacramento, s’infiamma all’idea di manifestazioni collettive in onore dell’Eucaristia quando nel giugno del 1873, i delegati delle diocesi di Francia insieme con cinquanta rappresentanti dell’Assemblea Nazionale consacrano la Francia al Sacro Cuore, a Paray-le-Monial. Essa vorrebbe prendere Avignone, luogo di un miracolo eucaristico risalente al XIV secolo, come punto di partenza di un movimento di pellegrinaggi di adorazione e di riparazione che dovrebbero essere suscitati in tutto il Paese. E si rivolge, su consiglio del padre Antoine Chevrier suo direttore, a diverse personalità ecclesiastiche: il prelato svizzero G. Mermillod che era appena stato costretto all’esilio, il vescovo di Belley e futuro arcivescovo di Parigi, Mons. Richard, e Mons. De Ségur, il grande promotore dell’azione eucaristica, specialmente della comunione frequente. Émilie Tamisier sogna, inoltre, di aggiungere alle manifestazioni puramente religiose del pellegrinaggio classico, delle sedute di studio destinate a «raggiungere poco a poco i gruppi umani, i capifamiglia, le associazioni»; si augura nello stesso tempo che sia messo in piedi un comitato con «i capi delle grandi associazioni cattoliche, dei comitati diocesani, dei comitati parrocchiali». Una riunione ristretta dei ferventi dell’Eucaristia si tiene per iniziativa di Mons. Richard nell’agosto del 1874; vi si vede, oltre alla Tamisier, il visconte di Damas, presidente del Conseil général des pèlerinages e mons. Mermillod che lancia in quell’occasione l’idea di un vero Congresso Eucaristico. I pellegrinaggi eucaristici che si susseguono negli anni Settanta dell’Ottocento, con i loro grandi numeri, provano che era ragionevole progettare dei congressi assai larghi che mettessero l’Eucaristia al centro dei loro dibattiti. Nell’estate del 1875, il pellegrinaggio di Avignone, particolarmente solennizzato, ottiene l’adesione dell’arcivescovo mons. Dubreuil che il giorno successivo invita a casa sua i principali rappresentanti delle opere eucaristiche. Tra le personalità 1 attive di questa riunione si ritrova il visconte di Damas al quale si aggiungono numerosi membri dell’Adorazione notturna di Parigi, il p. Tesnière e tre altri preti della Congregazione del SS.mo Sacramento. Uno di questi, senza dubbio sotto l’impressione dell’entusiasmo e dell’imponente partecipazione alla cerimonia della vigilia, suggerì la ripetizione annuale della manifestazione, aggiungendovi un congresso delle opere di pietà e di azione eucaristica. «Non si fa nulla oggi nel mondo della scienza, del commercio, del lavoro, dell’industria, dell’economia politica e sociale, che attraverso dei congressi. Per risvegliare le masse saranno necessari dei congressi dell’Eucaristia». Progressivamente, le cose prendono una forma più concreta e Mermillod, che non ha smesso di interessarsi al movimento, pensa che la sua stabilizzazione sarebbe assicurata se una congregazione religiosa lo prendesse a carico. Ma gli Assunzionisti sui quali mons. de Ségur contina a contare, non si impegnano; i religiosi del Ss.mo Sacramento si dichiarano fatti per l’inginocchiatoio e non per l’attività esteriore; i gesuiti , un tempo favorevoli, invocano la minaccia amministrativa che li riguarda in primo luogo, per declinare l’offerta. Di fronte a questi, la signorina Tamisier segue un altro consiglio di Mermillod: «Se volete riuscire in una manifestazione, fatela sostenere dai laici». Si può effettivamente dire che è tra i laici che l’opera dei Congressi eucaristici internazionali trova, dopo queste primi brancolamenti, alcuni dei sui appoggi più decisivi che permisero al movimento di partire nel 1881. Dal momento dei primi passi della Tamisier alla fine del 1873, appariva il nome di un magistrato, Paul de Pèlerin che nel 1880 rassegna le dimissioni per non dover applicare i decreti di marzo diretti contro le congregazioni. Egli si trova così disponibile per offrire un aiuto più attivo all’infaticabile promotrice dei congressi. Nell’estate del 1880. la signorina Tamisier e de Pèlerin redigono un memoriale che dovrebbe sviluppare lo stato della questione insistendo sul fatto ben fondato dell’organizzazione di un Congresso eucaristico internazionale. Il testo, nell’agosto 1880, è inviato a Mons. de Ségur che lo accoglie con attenzione. Nel memoriale si sottolinea che, per reagire alla dottrina anticattolica che ispira i decreti anticlericali del marzo 1880, bisogna «ancorare ancora più fortemente Dio, Gesù Cristo, nelle nostre anime, nella società da cui lo si vuole escludere… » e per questo offrire «la più grande estensione possibile alle opere eucaristiche, cioè a tutto ciò che può condurre l’uomo a riscoprire la vita e a soddisfare nello stesso tempo la giustizia divina». Di fronte a tutti i mali della società, ai quali de Pèlerin attribuisce la stessa origine rivoluzionaria, bisogna unirsi per espiare pubblicamente, «dare soddisfazione alla giustizia divina» nelle assemblee generali. Il male è generale: queste assemblee dovranno dunque essere internazionali. La signorina Tamisier in seguito a ciò fece dei passi in Belgi e in Olanda, tra il settembre del 1880 e il marzo 1881. Malgrado gli incoraggiamenti del Cardinale Dechamps, i tentativi da parte belga si rivelarono a conti fatti infruttuosi a causa dell’agitazione politica suscitata in questo momento attorno alla questione scolare. Il 17 gennaio 1881 si organizzò una riunione a casa del de Ségur in rue de Bac, una riunione che può essere considerata come l’atto fondativo dell’opera dei Congressi eucaristici internazionali: vi fu presa la decisione di fondare e vi si disegnò lo schema di un programma d’azione in vista di un Congresso da radunare in un tempo assai breve. La riunione del 17 gennaio era presieduta da Mons. de Ségur, assistito dal p. Verbeke. Vi sedevano, inoltre, il superiore dei Maristi di Parigi, il p. Gros, il p. Chanuet rappresentante della 2 Congregazione del SS.mo Sacramento e il reverendo Rivié, parroco di San Francesco Saverio. C’erano anche tre laici. Due di essi daranno la spinta che farà riuscire il progetto: de Mont de Benque, che conosciamo già e il conte de Nicolay. Monsignor de Ségur faceva pieno affidamento su de Benque: era quest’ultimo che aveva proposto la lista dei partecipanti alla riunione. E soprattutto, quando nel febbraio-marzo apparvero nuovi ostacoli furono de Benque e de Nicolay che presero l’iniziativa di rivolgersi al loro amico di Lille, Philibert Vrau e al suo collaboratore Gustave Champeaux. Costoro fecero conoscere all’inizio di aprile il loro assenso per l’organizzazione del primo congresso nella loro città. In seguito ci si decide per tenere l’assemblea nel mese di giugno e i preparativi proseguono alacremente: Mons de Ségur sarà il presidente dell’organizzazione, de Benque lo strumento a qui va ascritto il merito del lancio definitivo del movimento. Il segretariato sarà doppio: parigino e lillese. Ma una manifestazione destinata ad avere una tale ampiezza, non doveva ricevere l’approvazione pontificia? Così Philibert Vrau, d’accordo con il visconte de Damas, nella sua veste di presidente del Conseil général del pèlerinages, decide di andare a Roma per sollecitare questa approvazione del sovrano pontefice. Il padre Picard che doveva ugualmente recarsi in Vaticano per la sua prima udienza come superiore generale degli Assunzionisti introdusse i due promotori dei congressi presso Leone XIII. Così, il Papa indirizzò il 16 maggio a Mons. de Ségur un breve in cui riconosceva l’importanza della celebrazione solenne dell’Eucaristia e benediva specialmente i partecipanti del futuro Congresso. Tale assemblea conobbe una partecipazione internazionale che superò le speranze: accanto ai vescovi, inviati episcopali e rappresentanti francesi delle associazioni eucaristiche, si videro delegati di tutti i vescovi belgi e di diversi prelati italiani così come degli ecclesiastici e dei laici impegnati giunti dalla Spagna, Austria, Svizzera, Belgio, Olanda, Messico, Cile e Gran Bretagna. Ale sedute di lavoro parteciparono circa un migliaio di persone, da tre a quattro mila alla cerimonia liturgica di chiusura. Per assicurare la sopravvivenza, la continuità, dell’istituzione dei congressi e la loro celebrazione periodica nelle grandi città fu formato, un comitato permanente incaricato di elaborare un regolamento generale dell’opera, di legare le assemblee le une alle altre, di preparare i programmi, di pubblicare i resoconti e di seguire la realizzazione delle risoluzioni prese in ciascuna delle riunioni. Morto mons. de Ségur, la presidenza fu offerta a Mons. de la Bouillerie, uno dei fondatori dell’adorazione notturna a Parigi. Membri del comitato non furono altri che gli organizzatori della prima ora: quanti avevano partecipato alla riunione del 19 gennaio, i padri Verboke, Gros e Chanuet, il reverendo Rivié e il barone di Rotours, ai quali furono aggiunti il visconte di Damas, Philibert Vrau e Paul de Pèlerin. Mons. de la Bouillerie morì alla vigilia del secondo congresso tenuto ad Avignone nel settembre 1882 e gli successe l’arcivescovo di Cambrai Mons.Duquesnay. Costui presiedette solo il congresso di Liegi riunito nel giugno 1883. Morì infatti l’anno successivo. Ci si rivolse allora ad un altro grande promotore dei congressi eucaristici, Mons. Mermillod che divenne presidente e preparò il quarto congresso che si tenne nella sua diocesi di Losanna-Ginevra, a Friburgo, nel 1885. Quando Mermillod divenne cardinale nel 1890, gli fu offerta la presidenza d’onore mentre il vescovo di Liegi, Mons. Doutreloux che aveva accordato fin dall’inizio tutta la sua simpatia al movimento, fu proposto ed accettato come presidente effettivo. 3