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NO ME PORIANO ZAMAI FAR EMENDA

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NO ME PORIANO ZAMAI FAR EMENDA
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METRICA
E’un sonetto, di schema ABAB ABAB CDE CDE. Dante con questo sonetto si diletta come poeta dialettale,
cercando di imitare cioè il dialetto bolognese (lo attestano varie parole). Secondo un topos poetico usurato
ma vitale, gli occhi sono la porta attraverso il quale entra l’amore per raggiungere il cuore; la vista quindi
attraverso la visione della persona amata è il senso che innesca la passione. E da qui deriva un tema diffuso
nella poesia antica, ovvero quello del biasimo verso gli occhi che hanno permesso alla passione di insediarsi
in se stessi.
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COMMENTO LINGUISTICO-RETORICO-STILISTICO
Ed è proprio questo il motivo base di questo sonetto. Sembra, perché in realtà non è ben chiaro come si
sono svolti i fatti: la colpa degli occhi non sta infattoi nell’aver fatto entrare la passione, nell’aver troppo
guardato una donna, ma nell’ Non aver riconosciuto qualcuno o qualcosa. La “garisenda torre” si cui si parla
al vs 3-4, sarebbe la torre di bologna, insieme alla torre degli asinelli che si trovano in piazza. Non è strano
che dante parli di bologna in quanto sappiamo che ha soggiornato lì. Ma c’è un problema di
interpretazione, ovvero: vs 5 “non conobber quella”.. se mettiamo in conto, che le torri fossero già due,
com’è possibile che cosa non ha riconosciuto dante guardando una delle due torri? Le interpretazioni sono
varie: 1) dante guardò la torre di garisenda e non la riconobbe, non riconobbe cioè quella che pur era se
non la più alta, la più importante. Oppure dante guardava la garisenda e la riconosce mentre non riconosce
l’asinello. E l’equivoco allora sarebbe stato possibile in quanto allora le torri non erano così messe in risalto.
2) quella, per alcuni sarebbe non una torre, ma una donna. Nella maggior parte de la qual si favelli sarebbe
una gentil donna bolognese che dante non avrebbe riconosciuto al suo passaggio perché troppo
concentrato a guardare la torre. I commentatori favoriscono questa seconda interpretazione , o le due torri
sono due donne. .
Il Luogo comune “guardare e non riconoscere” x giunta ha origini bibliche come il cristiano che crede senza
vedere. Anche in madonna dir vo voglio si parla del poeta che deve credere all’estistenza di dio anche se
non si vede.
Questo componimento è molto simile a quello da Cino da Pistoia, anche se quest’ultimo ha un tono molto
tragico rispetto a quello di dante più comico e leggero.
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LOCI CRITICI, VARIANTI ED ERRORI, PROBLEMI INTERPRETATIVI
Nella seconda parte C’è l’interpretazione della lezione “sonelli”. Vs 8
Parola scelta da De Robertis da lasciare nel testo perché altri testimoni hanno cambiato “con elli”; sonelli
nome ingiurioso. Potrebbe richiamare “asinelli” -> deformazione. Oppure sonelli potrebbe venire dalla
parola “sonus” ovvero sonagli che sta x Coglioni (metafora dispreggiativa), questo significato è di Leonardi,
e sarebbe attestato e la parola sarebbe stata banalizzata dai copisti. Oppure potrebbe derivare da Son>sonno (addormentati, lenti a reagire) poco probabile. Per De Robertis dante ha scritto il sonetto
ispirandosi al “bernacolo” della città dove era ospite. E questa ipotesi ha diviso gli studiosi: 1) critica
filologica memoriali bolognesi hanno tante liriche di poeti toscani, ritoccati dai notai bolognesi che le
rimaneggiano perciò anche quelle di dante sono state rimaneggiate e il componimento è stato
bolognesizzato dall’originale toscano. 2) Leonardi ribatte: per lui la copia è stata alterata dal copista, ma
questo è un elogio a bologna, elemento autobiografico, ed è per questo che la patina linguistica è stata
scelta bolognese dall’autore stesso.
L’imitazione di un altro dialetto, di solito è comica, umoristica, caricaturale, perché di quel dialetto si
ripetono anche esagerando i caratteri singolari e tipici. Ma qui l’imitazione non sarebbe marcata, ma neutra
stilisticamente, ed è solo un omaggio alla città. Di solito, quando si traveste la propria parlata con una
straniera, i primi elementi linguistici ad essere influenzati sono quelli lessicali: ma qui non c’è quasi niente
del bolognese apparte sonelli forse. La cosa importante, se si prende sonelli per buono, dice leonardi è che
c’è un ospite grafico fonetico bolognese però in questo sonetto si parla di Bologna. C’è un legame
semantico con la lingua usata.
Vs 4 risguardi-> prob interpretativo. Per alcuni interpreti risguardi significavano difesa ma la spiegazione
non convince perché a riguardo può senz’altro voler dire “a difesa” ma “risguardi belli” in questa accezione
non vorrebbe dire niente.
Vs 9 “tanto furo” -> un testimone riporta tanto fero ma è una banalizzazione
Vs 1->poriano condizionale siciliano habui+poria (elem tipico lirica siciliana)
Vs 2-> ocli grafia latineggiante (de robertis lezione memoriali bolognesi)
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