Bologna: storia, sapere e cultura della tavola II° Parte

Bologna: storia, sapere e
cultura della tavola II°
Parte
Come si è potuto notare, se le prelibatezze gastronomiche
della storia culinaria bolognese fanno di questa città grande
nel mondo, non è da meno la cultura ultra centenaria che si
respira tra le innumerevoli facoltà universitarie apprezzate
dalla numerosa partecipazione di dottorandi provenienti anche
dai più lontani paesi del pianeta.
A Bologna, nel 1088 fu fondata l’Alma Mater Studiorum, la più
antica università del mondo occidentale. Qui studiarono fra
gli altri, San Thomas Becket, Dante, Petrarca, Leon Battista
Alberti, Pico della Mirandola, Erasmo da Rotterdam, Albrecht
Durer, Niccolò Copernico, Paracelso, San Carlo Borromeo,
Torquato Tasso, Carlo Goldoni e l’imperituro simbolo della
città e nel mondo, Guglielmo Marconi.
Bologna è la città che nel 1249 sconfisse Re Enzo, figlio
dell’imperatore Federico II° di Svezia “Stupor mundi”, e lo
tenne prigioniero sino alla morte in un palazzo del centro
storico che ancora oggi perfettamente conservato, porta il suo
nome.
È la città, da libero comune, che nel 1257 fu la prima a
concedere la libertà ai servi della gleba col celebre trattato
“Liber Paradisius” e nel 1530 fu teatro dell’incoronazione di
Carlo V° ad imperatore del Sacro Romano Impero.
Nei secc XII° e XII° la città vantava oltre centoventi torri
fortificate.
Generalmente
costruite
con
basamenti
caratterizzati da grossi blocchi di selenite ed, a salire, con
muratura “a sacco”, cioè un’intercapedine di mattoni riempita
da ciottoli e calce: rappresentavano prestigio, potere e
strumenti di difesa e d’offesa per le famiglie, in prevalenza
gentilizie, che ne erano proprietarie.
Mai utilizzate come abitazioni, in quanto era stata emanata a
riguardo una precisa disposizione dal Comune, alcune furono
adibite, nei vari periodi, anche a carceri per criminali e
prigionieri politici con supporto, a volte, di gabbiesupplizi.
La “fosca turrita Bologna” come la definì Giosuè Carducci,
doveva avere un aspetto veramente imponente se si immaginano
le torri a fronte di gran parte delle modeste case cittadine
aventi molte parti lignee e tetti coperti con fasci di gambi
di formentone, quindi esposte a continui pericoli.
Nei secoli successivi, molte furono abbattute in seguito in
quanto presentavano gravi danni strutturali causati da
terremoti, fulmini ed incendi, altre addirittura collassarono
su se stesse a causa della manifesta difettosa costruzione,
come accadde a quella degli Artemisi, Guidozagni e Riccadonna
negli anni 1917-18.
Attualmente quelle perfettamente conservabili ed agibili sono
poco oltre una ventina, e le più rappresentative sono
sicuramente quella degli Asinelli con affianco quella della
Garisenda.
La prima, costruita nell‘XI° sec è alta 97,20 m con uno
strapiombo di m 2,23 ed una scalinata interna di ben 498
gradini! Dante Alighieri, in un personale sonetto,
identificò come “…ch’è la maggior de la qual si favelli.”
la
L’altra, la Garisenda, costruita verso la fine dell’XI° sec.
in origine aveva un’altezza di circa 60 m ma nella seconda
metà del XIV° sec. a causa di cedimenti del sottosuolo durante
una delle tante ristrutturazioni di mantenimento, fu abbassata
per timore di crolli agli attuali 48 m con un fuori piombo di
m. 3,22.
Sulla parete est vi una lapide riportante il canto XXXI
dell’Inferno di Dante Alighieri:
“Qual pare a riguardar la Garisenda
Sotto il chinato, quando un nuvol vada
Sovr’essa si, ch’ella in contrario penda”
Bologna vanta un primato difficilmente superabile: i portici,
che si estendono per ben 42 km ornano ed incorniciano le
strade.
Per chi vede Bologna per la prima volta, i portici ne sono il
tratto più caratteristico, comparsi nel medioevo come
soluzione per ampliare le abitazioni entro le mura di cinta
della città, in un periodo di netta crescita della
popolazione. Dei 42 km il tratto più lungo ed ininterrotto è
composto da 666 archi e si inerpica per 3,5 km sul colle della
Guardia sino a raggiungere il Santuario della Madonna di San
Luca a 250 m s.l.m.