ANSELMO D’AOSTA Approva ontologica (essere quanto tale) parte dalla definizione di Dio come essere supremo. Viene denominata anche argomento a priori, cioè precedente l’esperienza. Anselmo dichiara di proporre questo argomento a un interlocutore particolare: l’insipiens (lo “stolto”) che nega l’esistenza di Dio. Tuttavia lui deve possedere un concetto di Dio perché impossibile negare qualcosa che non si pensi. Questo concetto che l’insipiens accetta è che Dio è l’essere più perfetto che si possa immaginare e bisogna affermare che egli esista, se no sarebbe meno perfetto di qualsiasi altra creatura dotata di esistenza. Secondo Anselmo ➔ ciò che esiste nella realtà sia maggiore di ciò che esiste soltanto nella mente AGOSTINO DI IPPONIA La concezione agostiniana a riguardo può essere sintetizzata nell' espressione: " Credo ut intelligam, intelligo ut credam ", credo per capire e capisco per credere. In Agostino il rapporto fede e ragione non è in termini di esclusione ma è convinto che si possano intrecciare. Per Agostino solo chi ha la fede può capire fino in fondo, ma chi ha solo la fede, non può capire fino in fondo: fede e ragione si completano a vicenda. Per avere una piena conoscenza di una verità bisogna partire dall' atto di fede. Una volta fatto l’atto di fede, si può capire meglio e applicare la ragione. E come se la ragione illuminasse la fede. E tuttavia la sola ragione non basta, e cercare di capire Dio con essa, rifiutando l'atto di fede, sarebbe per Agostino come voler racchiudere in una ciotola l'intero mare; per Agostino hanno origine divina, cioè entrambi legati a Dio. Agostino spiega che la fede non solo non richiede il sacrificio della ragione, ma anzi, per sua stessa natura, è tesa a comprendere sé stessa. La ragione è dunque cercata dalla fede, ma è vero anche il contrario, cioè che la ragione stessa esige di partire dalla fede per la conoscenza di certe verità che richiedono un cuore purificato e che in questa vita non possono essere capite fino in fondo. TOMMASO D'AQUINO Trarre l’universale dal particolare. Per Tommaso fede e ragione sono autonome ma collaborano in armonia: la ragione deve mettersi al servizio della fede. Dio rappresenta la causa ultima e la meta finale della realtà. Tommaso concentra la sua attenzione sulle 5 vie, che muovendo dal mondo fisico ci possono affermare che Dio esiste. Se c'è un controsenso tra fede e ragione, l'errore è in quest'ultima oppure si tratta di una verità di fede inaccessibile alla ragione (come ad esempio la Trinità). Approfondendo i preambula fidei, quindi le dimostrazioni dell'esistenza di Dio che per Tommaso sono a posteriori, cioè che partono dall’analisi dell’esperienza (criticando le dimostrazioni logiche/ontologiche di Anselmo in quanto esse, secondo Tommaso provano Dio solo come possibilità logica, non come esistenza). 5 vie per arrivare a Dio: 1. via del movimento (nell’universo è evidente l’esistenza del movimento. Non può però esistere alcun movimento senza cause che lo producano.) 2. via del rapporto tra effetto e causa (ogni cosa è effetto di una causa. Tale causa è a sua volta effetto di un’altra causa ancora. Ovviamente non si può procedere all’infinito, ma bisogna riconoscere una causa prima in causata.) 3. via del rapporto tra contingente e necessario (tutto ciò che esiste in questo mondo è contingente, cioè esiste ma sarebbe potuto anche non esistere. Tutto ciò che esiste ha avuto bisogno di una causa per esistere. Per esempio, una statua esiste perché c’è stato uno scultore che l’ha voluta scolpire. Se questi non l’avesse voluta, la statua non sarebbe esistita.) 4. via dei gradi di perfezione (osservando la natura ci si accorge che i vari enti posseggono una maggiore o minore perfezione. Da dove deriva questa perfezione? É necessario che esista un Essere assolutamente perfetto che “partecipa” ai vari enti la sua perfezione e che può essere considerato come termine di confronto.) 5. via dell’ordinamento finalistico (nella natura non si può negare il finalismo. Ovvero che esiste un ordine delle cose, per cui queste sono fatte per raggiungere un ben preciso fine. Ordine significa indirizzare una cosa al suo giusto fine. Dunque, l’ordine esige un’intelligenza) GUGLIELMO D’OCCAM Con Guglielmo d'Occam, il campo della Fede si separa da quello della Ragione. La filosofia è la scienza dell’essere, mentre la teologia è la scienza di Dio. Il filosofo studia l’essere basandosi sulla ragione e sull’esperienza; il teologo tratta di Dio a partire dalla Rivelazione. La conclusione di Ockham è che solo la filosofia è una scienza speculativa, la teologia invece, è una scienza pratica. Per Ockham tra fede e ragione ci sono distanza e differenza ➔ teologia e filosofia sono contrapposte. Il termine ‘ragione’ fa riferimento a quella facoltà umana di procedere in modo razionale partendo dall’esperienza. Con Ockham la prospettiva agostiniana viene abbandonata: non è necessario credere per comprendere né tanto meno comprendere per credere. Ockham non vuole sminuire la fede rispetto alla ragione ma al contrario valorizzarle entrambe, ciascuna nel proprio ambito. La Fede produce verità indimostrabili così come nessuna prova razionale dell'esistenza di Dio: Non sono valide le dimostrazioni a-priori di Anselmo in quanto: -quale sia la definizione di Dio non è certo evidente per chi non crede ("Dio come quella cosa di cui non si può pensare niente di più grande") -così come non è evidente cosa sia la "perfezione" (alla base della dimostrazione logica) Non sono valide neppure le dimostrazioni a-posteriori perché: -il concetto di "causa" non ha valore ontologico