Corsi ASA-OSS Anno formativo 2010/2011 Area “Etica” Le slide che seguono costituiscono unicamente una traccia per seguire le esposizioni in aula. Il contenuto e’ proposto esclusivamente sotto la responsabilita’ del relatore, non va inteso come materiale di studio sostitutivo del libro di testo, se consigliato. Ove scaricato dalla piattaforma di consultazione on-line, e riprodotto, va inteso come riservato ad un uso personale dell’ alunno e non divulgabile, ne’ in forma stampata ne’ in forma elettronica. Le immagini utilizzate risultano gia’ pubblicate in rete e non risultano coperte da Copyright© I testi sono protetti da Copyright© 1 Corsi ASA - OSS Anno formativo 2010/2011 Testo di riferimento (per la presentazione che segue): F. Corrieri, V. Maffi, F. Malvezzi, E. Marsella “Aiutare, assistere, soccorrere” Editrice Padus - Cremona Linee di etica per l’ operatore Socio Sanitario – pagg. da 620 a 631 2 Test di verifica Al termine del corso (20 ore – 10 lezioni) e durante lo stesso verranno eseguiti tests di verifica dell’apprendimento, con interrogazioni orali e scritte, a domande aperte e anche con domande del tipo “a risposta multipla”, cioe’ “a crocette”. Piu’ di una risposta puo’ essere “vera” in assoluto, ma una sola e’ vera nel contesto di cui stiamo parlando. 3 Esempio di Test - 1 Cosa e’ la Fondazione Le Vele? Un circolo nautico Una associazione che trova lavoro alle ASA Un parco acquatico Un Fondazione che propone iniziative nel campo della formazione Una discoteca di Alassio 4 Esempio di Test - 2 Cosa vuol dire OSS? Organizzazione Servizi Sociali Open Source System Opera per la Sicurezza in Sanita’ Operatore Socio Sanitario Office of Strategic Services 5 Esempio di Test - 3 L’ importanza delle formazione etica degli Operatori __________________________________________________ __________________________________________________ Che cosa significa per me la parola “etica”? __________________________________________________ __________________________________________________ Il principio di giustizia __________________________________________________ __________________________________________________ Il principio di autonomia ___________________________________________________ ___________________________________________________ 6 Area ETICA Argomenti Linee di etica per l’ Operatore etica (definizioni e ambiti) bioetica (definizioni e ambiti) importanza della formazione etica deontologia professionale segreto professionale, segreto d’ ufficio, diritto e tutela della privacy modello di cura e aspetti etici il bisogno e il rispetto di riservatezza, privacy e autonomia principi del “patto terapeutico” crescita della coscienza professionale 7 Etimologia della parola etica L'etimologia è la scienza che studia l'origine e la storia delle parole. Viene dal greco ἔτυµον (ètymon) = "vero, reale, intimo significato della parola" e λόγος (lògos) = "studio, discorso, parola“. ------------------------------------Etimologicamente parlando, la parola “etica” deriva dal greco ἦθος e significa “carattere, costume, abitudine, uso, consuetudine, indole, cioe’ cio ’’che e’ relativo al costume”. E anche «abitazione, lo stare dentro». Il verbo corrispondente significa “sono abituato, sono solito”. L’ origine e’ piu’ antica, dal sanscrito sva-dha’ (consuetudine) sva = se’, suo dha’ = porre, fare Tentiamo quindi una prima definizione di etica basata sul significato della parola: Etica come «la scienza che insegna a maneggiare (tenere in mano) e governare con continuita’ i nostri costumi (sentimenti)». Talvolta e’ sinonimo di “morale”, che deriva da mos =costume 8 Etica e comportamento (il bene e il male) Ma «istintivamente» noi guardiamo all’ etica come a qualcosa che ha a che fare con il decidere cosa sono «il bene ed il male». Per distinguere, bisogna decidere (decidere vuol dire «tagliare, scegliere»), razionalmente, quindi l’ etica «ha a che fare» con la liberta’, presuppone la liberta’, sia dell’ individuo dentro la comunita’, sia nel campo delle scelte personali, delle decisioni, del trovarsi di fronte a bivi e dover fare delle scelte. Etica e’ “quella branca della filosofia che studia e ci insegna i criteri razionali (cioe’ frutto della conoscenza e della riflessione) che ci consentono di distinguere i comportamenti umani in buoni, giusti, o moralmente leciti, rispetto ai comportamenti ritenuti cattivi o moralmente inappropriati”. La «morale» e l’ etica ci insegnano quindi i criteri della scelta. 9 Etica e morale Sebbene etica e morale siano spesso usati come sinonimi, si preferisce l'uso del termine 'morale' per indicare l'assieme di valori, norme e costumi che un individuo un determinato gruppo umano decidono di darsi Si preferisce invece riservare la parola 'etica' per riferirsi all‘ intento personale razionale di dare e darsi fondamenti profondi al comportamento morale In questo senso l’etica e’ considerata una disciplina filosofica. 10 L’ etica: un foglio bianco su cui «decidere» «liberamente» cosa scrivere? Un foglio davanti al quale: - riflettere (sapere ascoltarsi in silenzio), imparando a farlo. - scrivere liberamente le nostre convinzioni su cio’ che e’ bene e male? - senza costrizioni e condizionamenti? - quindi in completa liberta’, come siamo abituati a desiderare di fare se dobbiamo decidere di noi stessi? 11 L’ etica ha a che fare con la liberta’ Messa in relazione al concetto di liberta’, l‘ etica appare come la ricerca di uno o più criteri razionali, che nascono quindi dalla conoscenza, che consentano all'individuo di gestire adeguatamente la propria libertà nel rispetto degli altri e di quella degli altri, seguendo la regola giuridica dell’ «alterun non ledere», o comunque «non togliere possibilita’ all’ altro». Noi scegliamo dunque i nostri valori, confrontandoli con l’ espressione della nostra liberta’. La scelta pero’ deve nascere da considerazioni razionali e quindi non emotive. Da un lato, quindi, l‘ atteggiamento che si assume non deve quindi essere ridotto al risultato di slanci solidaristici o amorevoli, di tipo irrazionale, Dall’ altro, se l’ etica deve stabilire “una cornice di riferimento, dei canoni e dei confini, entro cui la libertà umana si può estendere ed esprimere”, non va nemmeno considerata una camicia di forza, una corazza, ma qualcosa che serve a «lubrificare» i rapporti tra le persone. Le regole quindi che vengono elaborate da noi stessi non dovrebbero rispondere al concetto del «fare cio’ che ci piace, purche’ si rispetti la liberta’ dell’ altro», ma nascere dalla scelta di «fare cio’ che crediamo sia giusto se ci trovassimo al posto degli altri». 12 L’ etica ha a che fare con il senso della vita Sulla base a quanto abbiamo detto (concetti di bene e male, espressione della nostra liberta’, confronto e rispetto della liberta’ degli altri) , e’ evidente che la corretta riflessione etica non puo’ prescindere (fare a meno) della riflessione sul profondo significato della nostra esistenza e di quella degli altri, e della dignita’ della vita umana. In conclusione, a che serve l’ etica? (a nulla diceva Aristotele della filosofia) L'etica dovrebbe, deve, servire a farci vivere meglio. A ricercare profondamente, a capire e rispettare: - il senso, il significato dell‘ esistere umano, nostro e degli altri, - il valore profondo della liberta’, della dignita’ e della vita del singolo e del mondo che lo include, - a conoscere, comprendere (tenere in mano «avvolgendole e proteggendole») e rispettare le motivazioni dei nostri comportamenti e di quelli degli altri, a riflettere profondamente su di essi, e ad elaborare conseguentemente il nostro agire, non sulla base di slanci istintivi (i sentimenti, il sentire, l’ istinto), ma sulla base di profonde convinzioni razionali (la ragione). 13 Un mondo senza etica e riflessione sul senso della vita Come sarebbe il mondo se non ci fossero queste profonde convinzioni e, di conseguenza, le regole che la riflessione etica ci propone? Sarebbe in balia della prepotenza delle mazze ferrate, delle ghigliottine, delle corde per impiccare o, contemporaneamente, dei dogmi della religione o della volonta’ dispotica di qualche sovrano. 14 L’ etica non e’ un foglio bianco ….. (valutiamo i condizionamenti) Non decidiamo, non scegliamo i nostri valori come si farebbe con un menu’ fatto da altri, ma nemmeno li scriviamo, riusciamo a scriverli, su un foglio bianco. Qualcuno ha gia’ scritto qualcosa su quel foglio….. Infatti noi che viviamo in Europa, in Italia, troviamo nella nostra tradizione tre importanti radici che condizionano la nostra riflessione: - le radici religioso-bibliche - la filosofia greca - il diritto romano (Gerusalemme, Atene, Roma) 15 L’ etica non e’ un foglio bianco …. E inoltre ognuno di noi e’ legato ai condizionamenti della propria cultura di origine, della propria famiglia, della propria educazione, del proprio «carattere» (impronta) etc. La «nostra» etica, come ci comportiamo, si forma attraverso il costume, cioe’ attraverso quella tradizione, quella continuita’, che e’ fatta di cio’ che si e’ imparato da piccoli e di forme di convinzione quasi imposte, su cui molte volte non riflettiamo nemmeno, o accettate istintivamente come criteri ispiratori certi e assoluti, non discutibili, del nostro comportamento. «E’ cosi’ perche’ e’ cosi’!!» Ma tutti noi vorremmo e dovremmo sapere «perche’ e’ così?». Molte volte non si arriva a capirlo in fondo. Occorre uno sforzo di riflessione, un impegno non istintivo. Pero’ lo sforzo della riflessione etica non e’ e non deve essere quello di costringere noi stessi e di imporre gli altri. Tutti infatti dovremmo agire in modo tale che, se ci riflettessimo sopra, approveremmo la nostra azione, e dovremmo preferire cheanche gli altri, possibilmente, la approvassero. 16 L’ “etica” e “le regole” E’ percezione comune, come gia’ accennato, che abitualmente alla parola “etica”, semplicisticamente, si associ il condizionamento che deriva dall’ idea delle “regole da seguire”, dei “divieti da rispettare”, del “comportamento corretto”, da tenere in una determinata circostanza, per esempio nel proprio lavoro. Questa, come altre, e’ una visione parziale dell’ etica e, se tale rimane, superficiale del significato di “etica” e rischia di non cogliere il senso fondamentale della parola, focalizzando l’ attenzione su un solo aspetto particolare del suo significato complessivo. 17 L’ etica e le norme Etica come rispetto delle norme, rispetto delle leggi. All’ interno di questa prospettiva, di per se’ condizionante, si puo’ prendere coscienza in modo non istintivo e piu’ adeguato e piu’ ampio del significato delle regole da seguire, cosi’ come dei principi di valutazione delle proprie azioni, e del loro valore. Le norme, le leggi, allora diventano non solo fattori limitanti della liberta’, ma soprattutto dei “criteri-guida positivi” per interpretare cosa significhi e come sia possibile, attraverso le singole scelte, realizzarsi umanamente e nel contempo tutelare la liberta’, la dignita’ e il rispetto degli altri e in particolare delle persone verso cui si esercita il proprio compito. 18 «Incertezza» delle regole e delle norme Le regole e le norme sono in qualche modo incerte, nel senso che non possiamo pretendere di fondarle uguali per tutta l’ umanita’, a meno che, come si faceva in passato e spesso ancora oggi, non ancoriamo rigidamente l’ etica alla religione, dicendo, pretendendo che le regole dell’ etica corrispondano ai comandamenti di Dio, di un Dio, che non siano altro che l’ eco della voce di Dio che risuona nella nostra coscienza. O che non ancoriamo l’ etica al concetto di ragione universale, che sostiene che tutti gli uomini, in quanto uomini, hanno alla base del loro essere le stesse regole morali. Il che e’ dubbio. Se cosi’ non e’, e non deve essere, occorre quindi guardare all’ etica oltre che nel suo bisogno di «assolutezza», anche nella sua storicita’. Ovvero occorre che osserviamo, guardiamo, riflettiamo su come essa e’ cambiata, puo’ cambiare e cambia nell’ evoluzione della storia e delle societa’. 19 «Incertezza» delle regole e delle norme I «punti fermi» Eppure nel corso della storia dei punti fermi si sono raggiunti, quali per esempio il principio fondamentale del rispetto della dignita’ umana, che, anche se non universalmente condiviso, rappresenta una meta ideale, ha una profonda validita’ come progetto, piu’ che come dato di fatto che la storia spesso contraddice. Non si deve quindi pensare all’ etica come ad una serie di precetti da scrivere su un foglio bianco o su un foglio di marmo. Da un lato il foglio non e’ «bianco» e dall’ altro il marmo e’ «fragile». Anche li’ sul marmo, i precetti restano comunque fragili. Vanno quindi scritti nel cuore, nella coscienza, e visti come un progetto dell’ uomo, che lo distingue dagli animali e dalle piante, che va difeso come una conquista continua. 20 Etica e religione – etica laica Abbiamo capito come comunque, alla base di ciascuna concezione dell'etica stia la nozione del bene e del male, ed una determinata visione dell'uomo e dei rapporti umani. Abbiamo capito che tali idee e convinzioni sono spesso ispirate, correlate, ma anche condizionate da una particolare religione, o comunque ad una ideologia. Di conseguenza di parla di: etica a base religiosa: tende a fissare norme di comportamento derivate dalle proprie convinzioni religiose. Il credente trova nella sua fede l’ energia interiore e il criterio delle sue scelte e decisioni ma talvolta pretende che le sue scelte siano valide per tutti, costituiscano un sistema di valori dogmaticamente e universalmente individuati. etica laica: non mira ad imporre valori eterni, non fa riferimenti ad una ideologia predeterminata. L’ approccio laico al problema etico si dimostra solitamente attento alle esigenze umane, e tiene conto delle condizioni e delle trasformazioni storiche. Tenta di misurarsi, con una riflessione razionale, con le problematiche dell'individuo nel concreto contesto storico in cui esso si esprime. 21 Abbiamo descritto un approccio frammentato Etica ed etimologia: scienza che insegna a governare i nostri costumi. Etica e comportamento: scienza che studia i motivi oggettivi e razionali che consentono di distinguere il bene e il male. Etica e liberta’: scienza che si occupa della ricerca dei criteri razionali per gestire correttamente la propria liberta’ nel rispetto di quella degli altri. Etica e senso della vita: scienza che studia il significato profondo della vita del singolo e degli altri, e trae ispirazione da questo per orientare i comportamenti. Etica e morale: scienza che studia il comportamento umano nell’ intento razionale di dare fondamenti al comportamento morale, alla luce di valori, norme e costumi che un individuo o un gruppo si danno. Etica e le regole: scienza che studia il comportamento corretto alla luce delle regole da seguire e dei divieti da rispettare. Etica e norme: scienza che valuta il comportamento umano alla luce del rispetto delle leggi. Etica e religione: scienza che determina la correttezza dell’ agire umano alla luce di precise indicazioni e norme religiose, spesso dogmaticamente ritenute valide per tutti. Etica e ……, Etica e …… Visioni, approcci, validi. Come i comportamenti conseguenti. Ma parziali, frammentati e limitati, se, come spesso, sono determinati solo dall’ istinto e da una accettazione acritica dei condizionamenti, e prescindono dalla conoscenza, da una profonda riflessione personale e globale, dalla considerazione della necessita’ di rispettare le convinzioni degli altri. 22 Una visione complessiva La visione dell’ etica corretta e complessiva dovrebbe essere quella che vede il nostro comportamento etico scaturire da una profonda riflessione personale e razionale sui motivi e le conseguenze del nostro comportamento e di quello degli altri, motivi e conseguenze visti e giudicati anche alla luce di ciascuno degli elementi di ispirazione, nostri e degli altri, e dei motivi di «condizionamento», di cui abbiamo parlato prima, o di alcuni di essi, quali derivano dalla nostra tradizione, dalla personale esperienza, cultura e sensibilita’, uniti al pieno rispetto e consapevolezza del significato del nostro esistere, alla piena comprensione del significato e della dignita’ della vita nostra e di quella degli altri, e delle profonde convinzioni degli altri. Tale riflessione non puo’ nascere da una conoscenza superficiale, richiede impegno ed elaborazione personale, e un continuo confronto aperto e rispettoso con gli altri. 23 Altre classificazioni dell’ etica L‘ etica può essere definita: - descrittiva se descrive il comportamento umano - normativa (o prescrittiva) se fornisce indicazioni - soggettiva, quando si occupa del soggetto che agisce, indipendentemente da azioni od intenzioni, - oggettiva, quando si occupa dei valori comuni e delle istituzioni. 24 La famiglia umana Rifacendoci proprio al suo significato etimologico e originario, proprio della lingua greca a cui appartiene il termine, l’ “etica” fa in sintesi conclusiva, riferimento ad una dimensione basilare della vita: l’ “appartenere tutti alla comune famiglia umana” Infatti, riflettere sul profondo significato della vita umana, non puo’ che portarci come conseguenza alla consapevolezza di appartenere tutti alla stessa famiglia umana. Cosi’, prima che una scienza che si occupa del dovere e della correttezza delle azioni, il principale compito dell’ etica e’ di aiutare gli uomini a prendere coscienza del profondo senso della propria vita e di quella degli altri, sentendoci tutti impegnati nella custodia di questo «comune» ambiente umano a cui apparteniamo (le persone, le relazioni interpersonali, la vita sociale e civile, la stessa biosfera). 25 Dunque, a che serve l’ etica? Non «a nulla, perche’ non e’ serva di nessuno», come diceva Aristotele della filosofia, quando gli chiedevano «a che serve?» L’ etica «serve» soprattutto a noi stessi. Dovrebbe servire a «stare meglio», a «farci sentire meglio», dandoci maggiore consapevolezza, nel nostro operato, del nostro essere «uomini e donne», in mezzo ad una «famiglia» di «uomini e donne», la cui esistenza e’ un bene preziosissimo, da custodire e coltivare con profondo rispetto e attenzione. 26 Una riflessione aggiuntiva Dunque, il comportamento e’ “etico” se, attraverso le scelte (conoscenza), le decisioni e le azioni consapevoli (razionali) che ciascuno mette in atto, la coscienza del senso e del significato della propria vita puo’ crescere e svilupparsi in modo adeguato, nel rispetto del valore e alla dignita’ dell’ uomo, e nel rispetto della liberta’ nostra e degli altri. 27 Conclusioni Si puo’ guardare all’ etica e valutare quali siano i comportamenti etici traendo ispirazione personale, sentendosi personalmente , piu’ che condizionati, orientati e confortati, da molteplici valide “linee guida” di vario genere, parziali ma valide: le regole che una comunita’ si da’, l’ espressione della propria liberta’, le norme, le leggi, i propri principi religiosi, il proprio istinto positivo, le proprie emozioni, i propri sentimenti di compassione e pieta’, etc. ma l’ analisi piu’ profonda si ha se capiamo di dover trarre ispirazione per i nostri comportamenti da una seria riflessione razionale che porti in evidenza: e quindi ci renda pienamente consapevoli - del profondo significato della nostra vita e di quella degli altri - del fatto che possiamo esprimere e coltivare la nostra liberta’ solo nei limiti del rispetto della liberta’ degli altri - della centralita’ della salvaguardia della dignita’ dell’ uomo - dela comune appartenenza di tutti alla grande famiglia umana 28 Nessun uomo e’ un’ isola “Nessun uomo e’ un’ isola. La sofferenza e la morte di qualsiasi uomo mi toccano e mi sminuiscono. Perche’ io mi sento parte della grande famiglia che e’ l’ umanita’. E dunque, non chiedere mai: per chi sta suonando o suonera’ la campana. Essa suona per te. Sempre”. da John Donne 29 Riflettere sulla importanza della formazione etica per gli Operatori Dalle riflessioni fatte finora risulta evidente che, tra gli aspetti che concorrono a definire e a caratterizzare la figura dell’ Operatore, sia esso ASA oppure OSS, un ruolo importante e’ attribuito alla riflessione etica. Data la particolare attivita’ svolta, la riflessione relativa al comportamento etico e al suo significato riveste quindi un particolare e uno specifico valore all’ interno della formazione dell’ Operatore. 30 Utilita’ della riflessione etica per l’ Operatore Si dovrebbe comprendere ora meglio l’ utilita’ («a che serve» della riflessione etica nella formazione dell’ Operatore: serve «a stare meglio», a «essere meglio», perche’ aiuta chi vuole intraprendere questa professione a “vivere con consapevolezza il proprio operato ricercandone un senso profondo e umano”. Tale senso “ha la sua radice profonda nella comune appartenenza alla famiglia umana”, nel riconoscere l’ altro come appartenente alla comune famiglia umana e quindi nel «riconoscersi» nell’ altro, nel riconoscere se stesso nell’ altro. Tale riflessione deve stimolare nell’ Operatore una profonda coscienza di se’, del valore delle proprie azioni e del loro significato. Grazie ad esse ciascun Operatore e’ in grado e deve stabilire relazioni e legami interpersonali non superficiali. improntati ad una sincera solidarieta’ umana, ma NON motivati da istintive forme di compatimento e pietismo. 31 Aspetti della operativita’ degli operatori ASA-OSS: l’ «assistenza» L’ operativita’ si esprime in un contesto relazionale particolare, volto alla assistenza alle persone, per assicurare loro la miglior possibile “qualita’ della vita”, in una condizione segnata da limiti, disabilita’, cronicita’, malattia, abbandono. Nell’ azione di assistenza, che nella sua radice etimologica (latino: ad-sistere) suggerisce l’ idea di stare accanto a qualcuno, l’ ASA e l’ OSS utilizzano con professionalita’ tecniche e procedure apprese, al fine di assicurare efficienza, efficacia e un adeguato stile comunicativo. Queste caratteristiche fanno parte del proprio bagaglio formativo, che va approfondito e verificato nella pratica quotidiana, (riflessione etica continua) e la cui analisi costante (auto-analisi e riflessione) e’ un fattore decisivo per la crescita della propria sensibilita’ eticomorale e professionalita’. 32 L’ assistito come «prossimo» Occorre guardare all’ assistito non come all’ oggetto del nostro lavoro, ma possibilmente come al «prossimo». Prossimo è un termine che indica vicinanza o affinità, spaziale o temporale, a qualcuno o a qualcosa. In senso (religioso) teologico cristiano, il Prossimo è l'oggetto del comandamento dell'amore e della carita’, spiegato nel Vangelo con la parabola del buon samaritano: il prossimo è colui che nell'immediato (temporalmente nè prima nè dopo), «per caso» dice il testo greco, per incontro o per relazione, ci da il suo aiuto (il Samaritano è il prossimo di colui che aveva incontrato i briganti) e/o verso il quale esprimiamo la nostra capacita’ di aiuto, come la esprimeremmo verso noi stessi. Il prossimo è chiunque la vita e le circostanze ti mettono accanto, che incontri «per caso», amico o nemico che sia; chiunque ha bisogno di te o di cui puoi aver bisogno. Quando al mattino esci di casa non sai ancora chi sarà il tuo prossimo; lo incontrerai per caso. Saprai prenderti cura di lui non per quello che e’ o puo’ essere, ma semplicemente perche’ e’? 33 ’ Aspetti della operativita’ degli Operatori Dignita’ e integrita’ della persona Occorre avere rispetto della dignita’ e della integrita’ della persona, e stimolare le abilita’ residue : - motorie: uscire con l'anziano, se possibile, lasciare che si vesta, etc. - intellettive: valorizzare le sue capacita’ Quando una persona anziana si accorge di non riuscire piu’ a fare con le sole proprie forze cose che aveva fatto da sola, quando si rende conto di avere bisogno di aiuto e di dipendere parzialmente o totalmente dagli altri, puo’ vivere questa situazione in maniera molto dolorosa. Questa presa di coscienza puo’ accompagnarsi a ripetuti e potenzialmente pericolosi tentativi di autosufficienza, come per esempio il bisogno di dimostrare a se’ e agli altri che si e’ ancora capaci di vestirsi, muoversi, mangiare da soli, o ad atteggiamenti depressivi e di distacco dalla realta’. 34 Aspetti della operativita’ degli operatori ASA-OSS Rispetto del pudore, della dignita’ e della riservatezza. All’ operatore e’ richiesto di aiutare, senza per questo sostituirsi totalmente ai familiari, quando desiderano occuparsi direttamente di alcuni aspetti dell'assistenza, o alla persona anziana, che andra’ ancora orgogliosa di cio’ che sa e di cio’che sa fare pur non riuscendo sempre a ricordarlo totalmente o a farlo in autonomia. Se l'assistito e’ ancora capace di mangiare da solo, anche se lentamente, e’ importante consentirgli di farlo, anche se ci sembra piu’ pratico, piu’ comodo e veloce imboccarlo; se la persona e’ in grado di occuparsi in modo autonomo di alcuni aspetti dell'igiene personale, e’ preferibile che lo faccia. Il rispetto del pudore e della dignita’ della persona che assistiamo sono fondamentali nel nostro lavoro e dovrebbero esprimersi in gesti di estrema comprensione e delicatezza, con lo scopo di garantire il bisogno di riservatezza e di autonomia dell'assistito. 35 Stimolare gli interessi e le capacita’ residue dell'assistito L‘ Operatore ha anche l'importante funzione di stimolare gli interessi e le capacita’ residue, anche se sono parzialmente compromesse. E’ utile farsi raccontare dalla persona anziana il suo passato e la sua storia, e coinvolgerla attivamente nella vita presente: raccontare alla persona anziana quello che e’ successo a quel familiare, o a quel conoscente, o quello che accade nel mondo, attraverso la lettura di un giornale o di una rivista, o l'ascolto e il commento del telegiornale. Altri modi per stimolare l'attenzione della persona anziana, e l'utilizzo delle facolta’ mentali e della memoria, possono essere semplici giochi (come quelli delle carte), la lettura di un libro. Facilitare le relazioni che la persona anziana ha con l'ambiente che la circonda: uscire di casa, per passeggiare o per fare qualche spesa, puo’ essere utile. 36 Aspetti della perativita’ degli ASA-OSS Il bisogno di privacy e riservatezza nella vita, nell’ igiene e nella medicazione - Rispettare il bisogno di privacy e la dignità del malato - Garantire l'assistenza necessaria senza privare il malato dell’indipendenza - Adottare accorgimenti che diano sicurezza - Rispettare le abitudini del malato - Fare in modo che il bagno diventi una cosa piacevole - Non allungare troppo i tempi in cui il malato e’ privo dei vestiti, creare in bagno un ambiente sicuro 37 Elementi fondamentali del codice deontologico di comportamento per l’ Operatore L'attività dell'operatore è una dinamica relazionale nella quale egli aiuta la persona assistita ad ottenere e a conservare il migliore stato di salute possibile. L’ Operatore lavora per promuovere,conservare, aiutare a ristabilire la salute, lenire le sofferenze e preparare ad una morte serena quando la vita non può essere prolungata. Egli e’ tenuto come tutti, al rispetto delle norme morali e legali della società di cui è membro. L’ Operatore contrae degli impegni per ciò che concerne la salute ed il benessere della persona assistita, consapevole che la sua attività comporta degli obblighi morali. 38 Elementi fondamentali del codice deontologico di comportamento per l’ Operatore Considerazioni quali la razza, la religione,l 'origine etnica,l a situazione sociale,il sesso,l 'età e lo stato di salute non devono non devono nuocere all'impegno operativo verso la persona assistita. Si devono considerare le aspirazioni ed i modi di vita abituali della persona assistita, cercando attraverso programmi individualizzati di soddisfare non solo i bisogni biologici ma anche quelli psicologici,s ociali, culturali e spirituali. L’ operatore riconosce che la persona è membro di una famiglia e di una collettività e che è necessaria la ricerca del consenso della persona assistita e il coinvolgimento delle persone vicine nel trattamento. 39 Elementi fondamentali del codice deontologico di comportamento per l’ Operatore Il consenso della persona assistita nel pieno delle sue facoltà mentali , espresso con l'autorizzazione verbale o la collaborazione dichiarata, è la condizione essenziale per dare assistenza. Il cosenso ben inteso è la condizione con la quale la persona partecipa attivamente al processo assistenziale ed è quindi vietato utilizzare la forza ,la coercizione, o la manipolazione per ottenere il consenso della persona nei trattamenti assistenziali. La malattia od altri fattori psicosociali possono diminuire la capacità della persona di autogestirsi ma l’ Operatore deve continuamente cercare di valorizzare la sua autonomia dandogli le occasioni di scegliere, nella misura in cui lo può fare ,aiutandolo a conservare o a recuperare la massima indipendenza. 40 Elementi fondamentali del codice deontologico di comportamento per l’ Operatore L‘ Operatore deve rispondere alle domande di informazione e chiarimento della persona assistita e della sua famiglia ,con un linguaggio semplice, chiaro e con sensibilità, allorquando possiede le conoscenze necessarie per farlo con precisione, oppure rinviandolo al responsabile dell‘ assistenza,quando le questioni poste superano le sue capacità e la sua competenza. L’ Operatore ha il dovere di conservare il segreto su tutte le notizie di cui è venuto a conoscenza nell'esercizio del suo lavoro e rispettare la privacy della persona assistita. Ciascuno ha il diritto di stabilire quello che vuole fare conoscere della sua vita privata e quindi spetta alla persona assistita di scegliere il confidente della sua condizione fisica e ciò che ritiene di rivelare. E' doveroso utilizzare i mezzi adeguati per tutelare il segreto professionale e la privacy della persona assistita e vegliare sulla loro applicazione. 41 Elementi fondamentali del codice deontologico di comportamento per l’ Operatore Nell'assistenza al morente l‘ Operatore dovrà assicurare il comfort, la dignità umana ed alleggerire il più possibile l'ansia e il dolore, in particolare aiutando i membri della famiglia a sopportare la perdita. L’ Operatore deve continuamente migliorare la sua formazione e le sue capacità operative. Ha il dovere di difendere l'interesse della persona assistita presso i suoi colleghi ed altre persone, aiutandolo ad ottenere assistenza di qualità. L'operatore ha l'obbligo di agire in modo da rinforzare la fiducia verso l'assistenza, dedicandosi al benessere della persona. L‘ Operatore deve adoperarsi affinchè le condizioni di lavoro gli permettano di dispensare un‘ assistenza coerente con i valori e le norme del codice comportamentale, informandone il datore di lavoro e l'quipe assistenziale affinchè il rapporto operativo sia improntato al realismo ed al rispetto dell'etica. 42 Elementi fondamentali del codice deontologico di comportamento per l’ Operatore L'assistenza prodigata alla persona è il risultato di uno sforzo comune che fa appello alla competenza di tutti gli operatori assistenziali e quindi l‘ Operatore riconosce il punto di vista e le competenze dei componenti dell'equipe. L’ operatore collabora con il responsabile dell'assistenza alla stima, alla pianificazione, all'attuazione ed alla valutazione dei programmi di cura globale, la sua responsabilità è limitata alla sua formazione, all'esperienza ed alle considerazioni giuridiche del suo ambito di competenza. L’ operatore, in quanto membro dell’equipe, ha il dovere di prendere iniziative perchè la persona riceva assistenza di qualità conforme all'etica. Se rileva o sospetta una mancanza di competenza od una condotta contraria all'etica professionale deve prima di tutto avere a cuore il benessere della persona assistita ed i rischi cui possono andare incontro i futuri assistiti. 43 Il segreto professionale Il segreto professionale è l’obbligo a non rivelare le informazioni aventi natura di segreto, apprese all’interno del rapporto fiduciario. Ha un fondamento: - etico legato al rispetto della persona; - deontologico sancito come norma di comportamento professionale nel Codice al Capo III Titolo III, con un forte richiamo ad un obbligo di riservatezza; - giuridico sancito dall’art. 622 del c.p. dalla Legge 675/96 sulla privacy e dalla Legge del 3 aprile 2001 n. 119. Il segreto professionale tende a proteggere la riservatezza dell’individuo. Le notizie date dagli utenti non devono essere propagate. Il mancato rispetto della riservatezza è punibile a querela della persona offesa. 44 Il segreto d’ ufficio L’art. 28 della L. 241/90 prevede che l’impiegato debba mantenere il segreto d’ufficio. Non può trasmettere a chi non ne abbia diritto informazioni riguardanti provvedimenti ed operazioni amministrative, ovvero notizie di cui sia venuto a conoscenza a causa delle sue funzioni, al di fuori dalle ipotesi e dalle modalità previste dalle norme sul diritto di accesso. Deve comunque essere garantito ai richiedenti l’accesso ai documenti la cui conoscenza sia necessaria per curare o per difendere i propri interessi giuridici. Nel caso di documenti contenenti dati sensibili e giudiziari, l’accesso è consentito nei termini previsti dall’articolo 60 del D.Lgs. 30 giugno 2003, n. 196, in caso di dati idonei a rivelare lo stato di salute e la vita sessuale. Alla violazione del segreto d’ufficio consegue l’irrogazione di sanzioni disciplinari. 45 Diritto e tutela della privacy Per "tutela della privacy" si intende il alla protezione dei dati personali disciplinato dalla Legge 675/96 e successive modificazioni L’art. 1 comma 1 della L. 675/96 cita testualmente: "La presente legge garantisce che il trattamento dei dati personali si svolga nel rispetto dei diritti, delle libertà fondamentali, nonché della dignità delle persone fisiche, con particolare riferimento alla riservatezza e alla dignità personale; garantisce altresì i diritti delle persone giuridiche e di ogni altro ente o associazione". La legge impone regole e procedure dirette a garantire la custodia e la sicurezza dei dati, pertanto va posta molta attenzione, oltre agli aspetti etici e di sostanza, anche gli aspetti procedurali e alla regolarità formale del trattamento. 46 Etica e bioetica L’ intreccio significativo tra esercizio di una competenza tecnicooperativa e l’ assistenza alla persona in difficolta’, fa si’ che il modello etico di fondo piu’ appropriato per maturare una adeguata coscienza di se’, per trovare quindi motivazioni profonde al proprio agire, e per valutare correttamente le proprie azioni, possa essere quello offerto dalla moderna “bioetica”. 47 Bioetica Etimologia Dal greco antico ἔθος (o ήθος) , "èthos", comportamento, costume, consuetudine e βίος, bìos = "vita" Definizione del Fondatore - Con il significato attuale il termine fu adoperato per la prima volta dall'oncologo statunitense Van Rensselaer Potter, che lo utilizzò nel 1970 in un articolo dove scriveva di «Bioetica: la scienza della sopravvivenza. “Ho scelto la radice bio per rappresentare la conoscenza biologica, la scienza dei sistemi viventi, e ethics per rappresentare la conoscenza del sistema dei valori umani” Potter spiegava il termine bioetica come la scienza che consentisse all'uomo di sopravvivere utilizzando i suoi valori morali di fronte all'evolversi dell'ecosistema. La bioetica doveva essere «un'ecologia globale di vita». 48 Bioetica Definizioni - un'area di ricerca, un’ area del sapere umano che ha come oggetto dei suoi studi l'esame sistematico della condotta umana nel campo della scienza della vita e della salute - una disciplina che si occupa dei problemi etici e morali suscitati dalla ricerca biologica e dalla medicina e connessi ai recenti esperimenti o scoperte scientifiche - una disciplina che conduce una analisi razionale dei beni (la vita umana) e degli strumenti (le scoperte scientifiche e tecniche) in gioco in bio-medicina, per poter scegliere cosa e’ bene fare. 49 Bioetica Una definizione piu’ aderente alle nostre riflessioni Bioetica e’ un nuovo campo del sapere umano che si prefigge di coniugare, di tener presente insieme, di studiare insieme (dal latino cum-jugum, il giogo, il vincolo matrimoniale) l’ impatto, la relazione tra le conoscenze scientifiche e le conseguenti applicazioni tecnologiche sulla vita dell’ uomo, con l’ insieme dei valori umani e della stessa persona umana, da proteggere nei confronti di possibili manipolazioni che potrebbero pregiudicare una corretta tutela della sua dignita’. 50 Bioetica religiosa (cattolica) Nei paesi di tradizione cattolica è rilevante il ruolo ricoperto dalla bioetica cattolica. La bioetica cattolica ufficiale ,cioè quella contenuta nei documenti del magistero della Chiesa, e prevalente e nella comunità scientifica che ad essa fa riferimento , si muove all'interno del paradigma della sacralità e indisponibilità della vita, sostenendo che la persona umana, come non è la creatrice della vita, così non ne è la proprietaria. All'idea della sacralità e indisponibilità della vita si connettono la proibizione dell'aborto, l'illiceità del suicidio 'consapevole' ed il rifiuto dell'eutanasia. La bioetica cattolica sostiene che ciascun essere umano ha il diritto alla vita, intendendosi, con questa definizione, l'uomo dal momento del suo concepimento a quello della sua morte naturale. 51 Bioetica laica "Manifesto di bioetica laica« – 1996 - Flamigni, Massarenti, Mori e Petroni. Noi laici non osteggiamo la dimensione religiosa. La apprezziamo per quanto possa contribuire alla formazione di una coscienza etica diffusa. Quando sono in gioco scelte difficili, come quelle della bioetica, il problema per il laico non è quello di imporre una visione 'superiore', ma di garantire che gli individui possano decidere per proprio conto ponderando i valori talvolta tra loro confliggenti che quelle scelte coinvolgono, evitando di mettere a repentaglio le loro credenze e i loro valori. La visione laica si differenzia dalla parte preponderante delle visioni religiose in quanto non vuole imporsi a coloro che aderiscono a valori e visioni diverse. Là dove il contrasto è inevitabile, essa cerca di non trasformarlo in conflitto, evitando le generalizzazioni e affermando che la libertà della ricerca, l'autonomia delle persone, l'equità, sono per i laici dei valori irrinunciabili e valori che stanno alla base di regole di comportamento giuste ed efficaci. 52 Bioetica Campo applicativo E’ vastissimo (problematiche dell’ ingegneria genetica, delle tecniche di riproduzione assistita, della dignita’ della vita nascente, della cura di chi muore, della clonazione, etc.) I soggetti interessati Filosofi, teologi, scienziati, medici, operatori sanitari, tutti noi. 53 Bioetica Argomenti alla origine del confronto bioetico - la scoperta della struttura a doppia elica del DNA (1952) - la conseguente ingegneria genetica - la preparazione della pillola di Pincus per la contraccezione ormonale (1953) - lo sviluppo del trapianto d'organo (1967) - il sostegno artificiale delle funzioni vitali (1968 - 1970) - il concepimento in vitro (1978) - la clonazione (1997) Nelle slide che seguono alcuni degli argomenti indicati vengono sviluppati piu’ nel dettaglio (storia della scoperta, tecniche, sviluppi, etc.) 54 Bioetica La struttura a doppia elica del DNA L'acido desossiribonucleico (DNA) è un acido nucleico che contiene le informazioni genetiche necessarie alla biosintesi di RNA e proteine, molecole indispensabili per lo sviluppo ed il corretto funzionamento della maggior parte degli organismi viventi. Dal punto di vista chimico, il DNA è un polimero organico costituito da monomeri chiamati nucleotidi. Tutti i nucleotidi sono costituiti da tre componenti fondamentali: un gruppo fosfato, il deossiribosio (zucchero pentoso) e una base azotata che si lega al deossiribosio. Quattro sono le basi azotate che possono essere utilizzate nella formazione dei nucleotidi da incorporare nella molecola di DNA: adenina, guanina, citosina e timina. La disposizione in sequenza di queste quattro basi costituisce l'informazione genetica, leggibile attraverso il codice genetico, che ne permette la traduzione in amminoacidi. Il processo di traduzione genetica (comunemente chiamata sintesi proteica) è possibile solo in presenza di una molecola intermedia di RNA, generata attraverso la trascrizione del DNA. Negli eucarioti, il DNA si complessa all'interno del nucleo in strutture chiamate cromosomi. 55 DNA Definizione L'acido desossiribonucleico (DNA) è un acido nucleico che contiene le informazioni genetiche necessarie alla biosintesi di RNA e proteine, molecole indispensabili per lo sviluppo ed il corretto funzionamento della maggior parte degli organismi viventi. Dal punto di vista chimico, il DNA è un polimero organico costituito da monomeri chiamati nucleotidi. Tutti i nucleotidi sono costituiti da tre componenti fondamentali: un gruppo fosfato, il deossiribosio (zucchero pentoso) e una base azotata. Quattro sono le basi azotate che possono essere utilizzate nella formazione dei nucleotidi da incorporare nella molecola di DNA: adenina, guanina, citosina e timina. La disposizione in sequenza di queste quattro basi costituisce l'informazione genetica, leggibile attraverso il codice genetico, che ne permette la traduzione in amminoacidi. 56 DNA Storia della scoperta e studi successivi 28 febbraio 1953: James Watson, biologo americano ventitreenne, intui’ improvvisamente, ma dopo lunghe ricerche, la struttura del DNA, la sostanza chimica che funge da messaggero della trasmissione genetica. Con il collega Francis Crick, fisico di 35 anni, costituiscono il modello definitivo della molecola: il DNA ha una struttura a doppia elica, dove la 4 basi combaciano a coppie ben precise: A-T e C-G. Il DNA era stato scoperto quasi un secolo prima, nel 1869 da Friedrich Miecher, ma solo negli anni ’50 si cominciò a studiarne meglio la struttura: Rosalind Franklin e Maurice Wilkins negli stessi anni dei due giovani ricercatori stavano infatti studiando il DNA attraverso analisi ai raggi X. 1962: Crick, Watson e Wilkins vinsero il premio Nobel. 1959: venne identificata la prima anormalità cromosomica umana, la sindrome di Down, o trisomia del cromosoma 21. 1967: Allan Wilson e Vincent Sarich dichiarano che la specie umana e i primati hanno iniziato a divergere evolutivamente intorno a 5 milioni di anni fa e non 25 come molti antropologi credevano. 1973: nel primo esperimento di successo di manipolazione genetica, Stanley Cohen e Herbert Boyer inseriscono un gene di rospo in un DNA batterico. 57 DNA Storia della scoperta e studi successivi 1980: Martin Cline e i suoi collaboratori creano il primo topo transgenico. 1984: Alec Jeffreys e i suoi colleghi elaborano la “prova DNA”, usata nelle indagini legali. 1990: ha inizio il “Progetto Genoma”, un impegno internazionale per sequenziare e mappare il genoma dell’uomo, dapprima diretto dallo stesso Watson. 26 giugno 2000: Bill Clinton annuncia il completamento della prima bozza del genoma umano: abbiamo circa 30.000 geni, non molti più del piccolo verme C.Elegans che, seppur non più grande di una virgola, ne ha ben 19.000! L’aver codificato ed in parte compreso il nostro genoma e quello di molti animali ha ovviamente portato la mentalità scientifica a spingersi oltre, cercando di risolvere le sue disfunzioni o studiarne le modifiche. Il naturale susseguirsi degli eventi ha perciò portato alla creazione dei primi mutanti, come i moscerini con 4 ali o le zampe al posto delle antenne create da Ed Lewis (Nobel nel 1995). Potendo togliere geni da un organismo ed inserirli in un altro, negli anni ’70 si iniziò seriamente a pensare alla terapia genica: inserire in un virus capace di infettare un organismo un gene funzionale che ne sostituisca uno difettoso. 58 DNA Storia della scoperta e studi successivi I primi esperimenti su animali effettuati da Paul Berger nel 1971 scatenarono un putiferio, così da vietare successive sperimentazioni. Fortunatamente le scelte scientifiche e politiche furono rimesse in discussione negli anni a seguire e la terapia genica è oggi stata sperimentata anche sull’uomo. Di questi tempi, invece, le polemiche più focose sono rivolte agli OGM, gli organismi geneticamente modificati che fanno così tanta paura. Si sente sempre più parlare di coltivazioni biologiche, OGM-free, senza ricordare che proprio grazie agli OGM l’uso dei pesticidi per le piante è significativamente diminuito. Inoltre, probabilmente molti non sanno che farmaci oggi ampiamente utilizzati, come l’insulina (fino al 1982 si usava quella bovina, che non è esattamente uguale all’umana, così da provocare spesso reazioni allergiche) o l’ormone della crescita, derivano da batteri OGM. 59 DNA Storia della scoperta e studi successivi Ma il DNA è andato oltre, permettendoci di assemblare con esattezza alcuni tasselli che riguardano la storia della nostra specie. Che gli Ebrei sono indistinguibili dal resto delle popolazioni del Medio Oriente, compresi i palestinesi, in quanto tutti comuni discendenti di Abramo. O la scoperta dei nostri antenati comuni, una donna da cui derivano tutti i nostri mitocondri e un uomo, portatore del primo cromosoma Y: entrambi erano originari dell’Africa e di carnagione nera. Un’unica razza, come sostenne Einstein: la razza umana. Un’ unica famiglia: la famiglia umana. Nello stesso modo si è scoperto che uomo e scimpanzè hanno il 98% dei geni in comune, qualcosa di impensabile fino a non molto tempo fa, ammesso che non ci sia ancora qualche dubbioso in merito. La storia del DNA, di cui ancora molto deve essere scritto, è quindi servita non solo a far luce nel mondo scientifico, ma anche in altri importanti ambiti, come sono quello della religione, della filosofia e dell’evoluzionismo. 60 Ingegneria genetica Definizione Con il termine generico di ingegneria genetica (più propriamente tecnologie del DNA ricombinante) si fa riferimento ad un insieme molto eterogeneo di tecniche che permettono di isolare geni, clonarli, introdurli e esprimerli in un ospite eterologo (differente dall'ospite originale). Queste tecniche permettono di conferire caratteristiche nuove alle cellule riceventi. Le cellule così prodotte sono chiamate ricombinanti. L'ingegneria genetica permette anche di alterare la sequenza del gene originale e di produrne uno più adatto a rispondere ad esigenze specifiche, come avviene ad esempio per quanto riguarda gli OGM. 61 Ingegneria genetica Applicazioni Allo stato attuale delle conoscenze, le tecniche d’ingegneria genetica o biotecnologie possono essere applicate a: livello delle cellule somatiche; livello delle cellule germinali; livello dell’embrione durante le prime fasi di sviluppo. Finalità 1) a scopo diagnostico: - i test di identità genetica, miranti a conoscere l’eventuale rischio comportamentale, correlato al patrimonio genetico di soggetti adibiti a mansioni delicate; - test di diagnosi genetica preconcezionale rivolti a conoscere l’eventuale esistenza di tare ereditarie - test di diagnosi prenatale, praticati sull’embrione alle prime fasi di sviluppo, per svelare anomalie genetiche suscettibili di eventuali correzioni ingegneristiche (anemia mediterranea). 62 Ingegneria genetica Applicazioni 2) a scopo produttivo: nel campo della mineralogia: microrganismi detti minatori, perché capaci di estrarre i minerali dalla roccia e di assorbire i gas esplosivi; nel settore energetico: batteri capaci di metabolizzare e riciclare i residui agricoli, gli scarti dei cantieri ed i rifiuti organici trasformandoli in etanolo; nel settore ambientale: microrganismi capaci di assorbire radiazioni ionizzanti; nel campo della silvicultura, acquacultura e zootecnia: piante capaci di raggiungere il diametro e l'altezza abituale in un numero minore di anni; piante di senape con corteccia dalle caratteristiche fisico- chimiche tipiche di quelle della plastica; prati che non hanno bisogno di essere rasati, o innaffiati frequentemente, di colore differente e fosforescenti con risparmio energetico di notte; ortaggi che possono esser coltivati anche in terreni argillosi ed in paesi gravati da siccità, o fragole coltivate a basse temperature inserendovi il gene antigelo del pesce artico; salmoni giganti che perdono anche la memoria di risalire i fiumi per la riproduzione; tacchini che perdono la proprietà di covare e, quindi, maggiori produttori di uova; 63 Ingegneria genetica Applicazioni Ma soprattutto in quello della agricoltura, con la messa a punto dei cosiddetti o.g.m. (organismi geneticamente modificati), quali soia e mais resistenti ai pesticidi, ai diserbanti, ai parassiti, pomodori immarcescibili, o a maturazione ritardata, patate giganti, prodotti che hanno già invaso le nostre mense, destando in tutti noi, prima speranze e poi ,apprensioni e timori per la nostra salute. 3) a scopo terapeutico: siamo nel campo degli organismi detti transgenici, perché nel loro patrimonio genetico é stato inserito il gene di specie differenti, uomo compreso, al fine di far loro acquisire le proprietà tipiche del gene inserito. 64 Ingegneria genetica Una speranza per la cura dell’ emicrania GENE DIFETTOSO SCATENA EMICRANIA, SPERANZA PER NUOVE CURE Ottobre 2010 - Un team di scienziati britannici ha identificato un difetto genetico che apre la strada all'emicrania e alla ricerca di nuove cure contro questa forma di sofferenza. Un gene 'fallato', scoperto analizzando una famiglia affetta dall'emicrania, secondo lo studio pubblicato su Nature Medicine, innescherebbe severi mal di testa. La scoperta rappresenta un passo avanti importante nella comprensione del perché una persona su cinque soffre di emicrania. Fino ad ora i ricercatori non erano riusciti a identificare il gene direttamente responsabile per l'emicrania. In questo studio si è visto che un gene noto come Tresk è direttamente responsabile dell'emicrania in alcuni pazienti. In pratica questo 'tassello' del DNA non lavora bene, e questo apre la strada a fattori ambientali che bersagliano i centri del dolore nel cervello e causano un grave mal di testa. Uno studio che, affermano i ricercatori, apre la strada alla messa a punto di nuove terapie mirate. 65 Ingegneria genetica Brevettare i geni? NEW YORK - 31 ottobre 2010. Quei gran geni del Dipartimento di giustizia americana si sono accorti, dopo decine di anni e 40mila brevetti concessi, che i geni dell'uomo non sono brevettabili, e hanno detto no alla richiesta di brevettare due geni umani. Per il mondo delle biotecnologie è una rivoluzione. Infatti il venti per cento del genoma umano è già stato brevettato. Dice il documento del ministero Usa che "la struttura chimica dei geni umani è un prodotto della natura": i geni non sono "invenzioni" e dovrebbero quindi essere patrimonio dell'umanità intera. I propugnatori del brevetto non ci stanno: i geni isolati dal corpo sono strutture chimiche differenti da quelle che si trovano nel corpo e quindi si possono brevettare. Ma gli esperti del governo ri-ribattono: anche quando la struttura è "isolata" dal suo ambiente naturale resta prodotto della natura. Né più né meno "delle fibre di cotone che vengono separate dai semi del cotone. O del carbone che viene estratto dalla terra". Gli esperti della giustizia sostengono pero’ che l'impatto sull'industria biotecnologica non sarebbe così grave: le manipolazioni del Dna - tipo quelle usate per creare i transgenici o particolari terapie genetiche - possono continuare a essere brevettate perché appunto "prodotte dell'ingegno dell'uomo". 66 Eutanasia Definizione Letteralmente buona morte (dal greco ευθανασία, composta da ευ-, bene e θανατος, morte). E’ il procurare intenzionalmente e nel suo interesse la morte di un individuo la cui qualità della vita sia permanentemente compromessa da una malattia, menomazione o condizione psichica. 67 Eutanasia Tipologie Praticamente esistono due tipi di eutanasia, attiva e passiva. L‘ eutanasia attiva è quella dove un soggetto richiede espressamente di morire (per es. un malato terminale con alto grado di sofferenza), mentre l‘ eutanasia passiva è quella dove il soggetto è incosciente e altri decidono per lui sospendendo ogni forma di assistenza, alimentazione compresa. L'eutanasia attiva sotto forma di suicidio assistito è francamente inaccettabile, almeno in una visione positiva della vita. Senza scomodare la religione, anche il laico non può non comprendere che la facilitazione di un suicidio non ha un confine ben netto e nessuno ha il diritto di fissarlo. In altri termini, perché dovrebbe essere legale assistere al suicidio chi soffre fisicamente e non chi soffre moralmente perché per esempio è sul lastrico o ha perso la famiglia in un tragico incidente? Diverso è il caso di chi decide di sospendere le cure a lui indirizzate e ha il coraggio e la dignità di affrontare una fine ormai segnata in modo diversamente consapevole e partecipato. 68 Eutanasia Un esempio 10 ottobre 2010. L’ attore Michael Caine ha rivelato di aver aiutato a morire il padre gravemente malato, nel 1955, esprimendo il suo sostegno all'eutanasia. Il padre soffriva di un cancro al fegato, e Caine chiese al dottore di aiutarlo a porre fine alle sofferenza con un'overdose di farmaci. "Mio padre aveva un tumore al fegato, ed io ero così angosciato per le sofferenze che doveva sopportare, che dissi al medico: 'non c'è nient'altro che possa fare, dargli un'overdose e porre fine a tutto questo?' Lui mi rispose, 'No, non possiamo farlo'". "Poi, mentre me ne stavo andando, il dottore mi disse: 'torni a mezzanotte'. Tornai a mezzanotte e mio padre morì cinque minuti dopo. Dunque, alla fine il medico l'aveva fatto". Alla domanda dell'intervistatore se lui stesso accetterebbe l'eutanasia volontaria, Caine ha risposto: "Sì, credo di sì. Penso che quando uno si trova in una situazione in cui la vita è insopportabile, se vuoi andartene, è giusto. Non dico che un altro dovrebbe prendere la decisione. Allora decisi io perchè mio pare era ormai in stato di semincoscienza". 69 Eutanasia e testamento biologico non sono la stessa cosa Art. 32 Costituzione – «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’ individuo e interesse della collettivita’, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno puo’ essere obbligato ad un trattamento sanitario obbligatorio se non per disposizione di legge (TSO – malati psichiatrici, con garanzie), ma la legge non puo’ in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana « e della sua dignita’). Il testamento biologico (piu’ propriamente «dichiarazioni o direttive anticipate di trattamento») non e’ una eutanasia mascherata, ma la dichiarazione di un singolo cittadino che dispone, in caso di malattia incurabile o stato di incoscienza, di non essere sottoposto a trattamenti che considera accanimento terapeutico, che avrebbero l’ unico risultato di prolungare le sofferenze. Esso autorizza i medici a trasferire la propria attenzione a terapie, anche di tipo psicologico, che attenuino il dolore e consentano al malato di morire con dignita’, accudito e assistito. L’ eutanasia al contrario presuppone un intervento volontario del medico, o chi per esso, finalizzato esclusivamente a provocare il decesso. I piani sono nettamente diversi. Chi si ostina a giocare nell’ equivoco, va censurato perche’, o e’ ostaggio di regole di fede fraintese, o non sa distinguere questioni non sovrapponibili, oppure e’ in malafede. 70 I commenti del Ministro Galan al testo di legge in approvazione in Parlamento "Ho il terrore di soffrire come Eluana, la nuova legge ci rende meno liberi« «Ognuno dovrebbe avere la possibilità di scegliere" "È una legge ingiusta e sbagliata: toglie solo libertà e nulla aggiunge. Se fanno il referendum sicuramente voterò perché venga cancellata". "Avrei voluto per me, come per tutti, la libertà di poter scegliere, di poter decidere la mia sorte nei miei ultimi giorni. "Libertà di restare aggrappato ad ogni forma di vita per chi lo desidera o ha fede, ma anche libertà e profondo rispetto per chi la pensa diversamente e non vuole andare avanti ad oltranza, in ogni situazione e ad ogni costo". «Desidero comprensione e possibilità di scelta per chi non vuole fare la fine di Eluana. Ma io ho il terrore di ritrovarmi come lei, per anni attaccato alle macchine. Ecco, adesso con questa legge io non ho più una via di uscita". "Rispetto il principio che la vita sia per taluni qualcosa di indisponibile, comprendo chi crede in Dio e pensa che la vita non gli appartenga e che debba seguire il suo corso, ma non accetto che questo pensiero mi venga imposto. E soprattutto non sono così convinto che tutti i credenti ragionino così. Anzi". «Anche di fronte alla parola eutanasia, io non salto sulla sedia, non mi scandalizzo". "Sono aperto a tutte le ipotesi perché sono convinto che bisogna aprire un dibattuto su questi temi troppo a lungo considerati tabù". "Soprattutto nei casi di malattie dall'esito scontato non condivido l'obbligo a vivere ad oltranza. Non capisco perché obbligare qualcuno a trascinare un'esistenza che non considera degna di essere vissuta o sopportabile. La vita, le sensazioni, i dolori, principi e valori che guidano le nostre scelte sono personali. Non sono gli altri a dover decidere. 71 Un esempio di eutanasia attiva nella tradizione contadina Una galoppata notturna per portare la morte.È la corsa della «sa femina agabbadori", consolatrice dei moribondi in Gallura. La donna che batteva le campagne come un’ombra correva lungo i sentieri vicini al mare; arrivata nella casa dove la malattia stava irrimediabilmente consumando qualcuno, con un colpo preciso di martello al capo poneva fine a tutte le sofferenze. Chiamata dai familiari del moribondo fino alla fine dell’ 800, tollerata dalle istituzioni e dalla Chiesa, rimossa dalla coscienza e dalla tradizione gallurese, era, come sempre in tutte le cose importanti, una donna, spesso la stessa levatrice. Vari oggetti rituali accompagnavano le ultime ore dei malati terminali. Come ad esempio lu iualeddu, un piccolo giogo in legno che veniva messo sotto il cuscino del moribondo». La riproduzione del giogo simboleggiava la fine della vita. Staccato dai buoi (la forza che trainava l’aratro e il carro), rappresentava il corpo dell’ammalato, privo di vigore e incapace ormai di assolvere al suo compito. Si ricorreva anche all’ «ammentu», il ricordo. Zenodoto cita Eschilo che parla delle usanze di una colonia cartaginese in Sardegna, che prevedono il sacrificio degli anziani, della rupe babaieca a Gairo, dove venivano soppressi gli anziani e i malati. 72 Accanimento terapeutico Definizione Per accanimento terapeutico si intende - secondo la definizione contenuta nel Codice di deontologia medica (1998) - "l'ostinazione in trattamenti da cui non si possa fondatamente attendere un beneficio per la salute del malato e/o un miglioramento della qualità della vita". Consiste quindi nell'esecuzione di trattamenti di documentata inefficacia in relazione all'obiettivo, a cui si aggiunga la presenza di un rischio elevato e/o una particolare gravosità per il paziente con un'ulteriore sofferenza, in cui l'eccezionalità dei mezzi adoperati risulti chiaramente sproporzionata agli obiettivi della condizione specifica. La sospensione di cure inutili tuttavia non sempre significa la fine delle sofferenze del malato, in quanto la malattia può recare forte dolore anche nella sua fase terminale. Senza una terapia del dolore efficace e un'adeguata assistenza domiciliare, la sospensione delle cure è perciò seguita da un periodo di abbandono e sofferenza finale del paziente. 73 Accanimento terapeutico Eutanasia e terapia del dolore Per questa ragione, sebbene la terapia del dolore possa dar luogo ad un'eutanasia "indiretta" — perché forti dosi di stupefacente (soprattutto oppiacei quali la morfina) possono accorciare la vita del paziente — essa è comunemente accettata sia da un punto di vista legale, che etico che religioso. La morte del paziente in questo caso non è mai desiderata, ma è un rischio che si accetta di correre allo scopo di ridurre la sofferenza, somministrando dosi minime indispensabili, e aumentole gradualmente via via che è più acuto il dolore, oppure quando l'assuefazione allo stupefacente ne elimina l'effetto antidolorifico e costringe a somministrarne quantità più alte per riottenere gli stessi effetti. L’ accanimento terapeutico e’ una pratica pressoché unanimemente condannata, sul cui rifiuto si registra una significativa convergenza tra differenti tradizioni morali, sia religiose che laiche. Resta tuttavia la difficoltà di una sua precisa identificazione: quando si può affermare con sicurezza che un certo atto medico si configura come una forma di 'accanimento'? In effetti, vari tipi di interventi potrebbero diventarlo: una cura chemioterapica, una rianimazione ripetuta, un insieme di trattamenti intensivi connessi all'impiego di tecnologie sofisticate, etc. 74 Accanimento terapeutico Una sentenza della cassazione Aprile 2011 - La Cassazione conferma la condanna per omicidio colposo di tre medici dell’ ospedale S. Giovanni di Roma che avevano sottoposto a intervento una donna di 43 anni in stato terminale che aveva solo 6 mesi di vita per un tumore al pancreas con metastasi diagnosticate e già diffuse ovunque provocandone la morte: "Hanno violato il codice deontologico" Nel caso concreto - spiega la Cassazione - date le condizioni indiscusse ed indiscutibili della paziente (affetta da neoplasia pancreatica con diffusione generalizzata, alla quale restavano pochi mesi di vita e come tale da ritenersi inoperabile) non era possibile fondatamente attendersi dall'intervento un beneficio per la salute e/o un miglioramento della qualità della vita". Anche se l'intervento, prosegue la Cassazione, era stato "eseguito in presenza di consenso informato della donna 44enne, madre di due bambine e dunque disposta a tutto pur di ottenere un sia pur breve prolungamento della vita". "I chirurghi pertanto - sottolinea la Cassazione - avevano agito in dispregio al codice deontologico che fa divieto di trattamenti informati a forme di inutile accanimento diagnostico-terapeutico". 75 Cure palliative e terapia del dolore Legge N. 38 – 15 marzo 2010 ART. 1 (Finalita'). 1. La presente legge tutela il diritto del cittadino ad accedere alle cure palliative e alla terapia del dolore. 2. E' tutelato e garantito, in particolare, l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore da parte del malato, nell'ambito dei livelli essenziali di assistenza (omissis) al fine di assicurare il rispetto della dignita' e dell'autonomia della persona umana, il bisogno di salute, l'equita' nell'accesso all'assistenza, la qualita' delle cure e la loro appropriatezza riguardo alle specifiche esigenze,. 3. Per i fini di cui ai commi 1 e 2, le strutture sanitarie che erogano cure palliative e terapia del dolore assicurano un programma di cura individuale per il malato e per la sua famiglia, nel rispetto dei seguenti principi fondamentali: a) tutela della dignita' e dell'autonomia del malato, senza alcuna discriminazione; b) tutela e promozione della qualita' della vita fino al suo termine; c) adeguato sostegno sanitario e socio-assistenziale della persona malata e della famiglia. , etc. 76 Fecondazione artificiale e concepimento in vitro Prendono il nome di “fecondazione artificiale” tutte quelle tecniche volte alla procreazione di un nuovo individuo senza passare per un rapporto sessuale, una naturale fecondazione. Esistono attualmente diverse tecniche di fecondazione assistita. Fivet (Fecondazione in vitro e trasferimento dell'embrione): avviene in una provetta, nella quale gli spermatozoi vengono a contatto con l'ovocita. L'embrione così ottenuto viene trasferito nell'utero. Gift (Gamete Intrafalloppian Transfer): consiste nel trasferimento intratubarico dei gameti. Almeno tre ovociti ed una piccola quantità di seme maschile sono posti nelle tube, dove avviene la fecondazione. Zift (Zigote Intra-Falloppian Transfer): la fusione tra spermatozoo e ovulo avviene in provetta e l'embrione ai primissimi stadi di sviluppo viene trasferito nelle tube. Ips (Intra Peritoneal Fertilisation): gli spermatozoi vengono introdotti nella cavità peritoneale nel giorno successivo all'inizio dell'ovulazione. 77 Fecondazione artificiale e concepimento in vitro Icsi (Intracytoplasmatic sperm injection): iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo. Molto utilizzata, consiste nell'introdurre lo spermatozoo direttamente all'interno dell'ovocita. Nel 1995 in Francia è nato il primo bebè concepito con una variante di questa tecnica: anzichè utilizzare uno spermatozoo maturo è stata utilizzata una cellula germinale immatura, uno spermatide. Congelamento di embrioni: la prima bebè venuta dal freddo, Zoe, è nata nel 1984. Il suo embrione era stato conservato in una provetta immersa in azoto liquido a 196 gradi sotto zero. Congelamento di ovociti: nel 1997 è nato in Italia il primo bambino concepito da uno spermatozoo e un ovocita entrambi congelati. Trapianto di ovaie: se l'autotrapianto (avvenuto nel 1999) rappresenta una possibilità di avere figli per le donne che devono sottoporsi a cure aggressive, come quelle antitumorali, il primo trapianto di ovaie tra due sorelle, avvenuto in Cina nel marzo scorso è stato il primo trapianto di gameti. Concepimento Guidato: e’ talora preferito dalla donna nell'intento di evitare una stimolazione con gonadotropine. Il ciclo viene monitorato in genere con due ecografie e un test ematico al fine di scegliere il momento migliore o per un rapporto o per una tecnica di inseminazione artificiale. 78 Fecondazione artificiale e concepimento in vitro Inseminazione intrauterina (IUI): viene generalmente eseguita per i casi di sterilità non spiegata nei quali una o ambedue le tube sono pervie ed i parametri seminali appaiono pressoché normali. Inseminazione intratubarica: non applicabile quando entrambe le salpingi sono ostruite o in casi di severa sub fertilità maschile. A circa 36 ore dall'ovulazione il seme capacitato viene portato per via vaginale e transuterina a livello delle tube per via ecoguidata. Praticamente viene favorito l'incontro tra spermatozoo ed ovocita proprio come succede in natura, a livello delle ampolle tubariche. La percentuale di gravidanze è decisamente soddisfacente, e la tecnica e’ di tipo ambulatoriale, totalmente indolore per la donna, non richiede alcuna anestesia locale. Inseminazione artificiale (IA): tecnica mediante la quale con cannula viene introdotto nell’apparato genitale della donna il gamete maschile, fresco o crioconservato, onde provocare o favorire l’incontro degli spermatozoi con l’ovocita, determinando così la fecondazione di quest’ultimo. 79 Fecondazione artificiale e concepimento in vitro Dibattito etico e costituzonalita’ Il Tribunale di Firenze ha sollevato il dubbio di costituzionalità sulla norma che vieta alle coppie sterili di ricorrere alla donazione di ovuli o seme da persone esterne alla coppia. La motivazione e’ di "manifesta irragionevolezza del divieto assoluto di Pma eterologa per l'evidente sproporzione mezzi-fini" e di "illegittima intromissione del legislatore in aspetti intimi e personali della vita privata”. In precedenza la Consulta si è già occupata della legge 40. In particolare, nell'aprile del 2009 i giudici costituzionali avevano bocciato sia la parte della legge (articolo 14,, comma 2) che consentiva un "unico e contemporaneo impianto (di embrioni), comunque non superiore a tre"; sia il comma 3 dello stesso articolo 14 dove non prevedeva che il trasferimento degli embrioni dovesse essere effettuato senza pregiudizio della salute della donna. "L'eterologa ha prodotto un mercato internazionale degli ovociti anche con connotazioni razziste e sfruttamento di giovani donne che hanno portato anche alla morte. Anche la questione dell'anominato del donatore esterno è particolarmente dibattuta perché conoscere i propri genitori biologici oltre ad essere un diritto umano è un diritto alla salute perchè si ottengono informazioni preziose". 80 Sostegno artificiale alle funzioni vitali Quando parliamo di “terapie di sostegno delle funzioni vitali” ci riferiamo a terapie strumentali e farmacologiche di norma utilizzate in ambiente intensivologico: ventilazione meccanica invasiva, tecniche dialitiche, contropulsatore aortico ed altre tecniche di assistenza meccanica del circolo, fegato artificiale, infusione continua di catecolamine. In realtà alcune tecniche terapeutiche atte al sostegno delle funzioni vitali – ed, in particolare, la ventilazione artificiale e le tecniche dialitiche – possono, oggi, essere facilmente gestibili in ambiente domiciliare. Inoltre le tecniche di monitoraggio e terapia non invasive, o miniinvasive, stanno assumendo un ruolo sempre maggiore, togliendo alle tecniche artificiali di sostegno delle funzioni vitali quella caratteristica di aggressività e gravosità per il paziente doverosamente chiamata in causa per esprimere un giudizio etico sulla proporzionalità delle cure. In particolare, per quanto concerne le terapie non invasive si sta dimostrando di particolare interesse la Ventilazione Meccanica Non Invasiva (NIV), che si propone l’obiettivo principale di evitare l’intubazione endotracheale e le complicanze ad essa conseguenti. La NIV attraverso maschera nasale o facciale, inoltre, riduce in modo significativo lo stress e il disagio. 81 Sostegno artificiale alle funzioni vitali Un esempio particolare e reale (28 settembre 2010): E' nata all'ospedale Sant'Anna di Torino la bambina la cui mamma, in coma da un mese, era tenuta in vita solo per farla nascere. La piccola pesa 800 grammi e sta bene. Si chiamerà Idil, come la madre, la donna di 28 anni colpita da una grave forma di tumore al cervello, ancora in coma irreversibile. Ieri la gestazione era entrata nella 28/a settimana e i medici hanno tentato di prolungare il più possibile la permanenza della bambina nel grembo materno. Il dottor Claudio Martano, responsabile della terapia intensiva, resta cauto. "Ci vorranno giorni per valutare le condizioni della piccola, e anche per vedere se riuscirà a sopravvivere. Serviranno invece mesi per stabilire se ci sono state complicazioni o particolari sofferenze". Ma non conosciamo lo stato dei suoi organi. Nasce da una mamma non in vita da molto tempo. Per ora non mi sbilancio, questo è l'unico caso del genere che mi capita negli ultimi dieci anni". La donna sarà tenuta sotto osservazione per sei ore dalla commissione per l'accertamento della morte cerebrale dalla struttura sanitaria. Dopo le verifiche e ulteriori analisi da parte dei membri del comitato, sarà dichiarata la morte. Per il momento il cuore della donna batte ancora e l'intervento del parto è stato fatto in anestesia generale perché i medici non potevano avere la garanzia che Idil, anche se in coma, non soffrisse. 82 Clonazione Il termine deriva dal greco klön, ramoscello. In biologia, si intende la riproduzione asessuata, naturale o artificiale, di un intero organismo vivente o anche di una singola cellula. In natura avviene per alcuni organismi unicellulari, per alcuni invertebrati e per alcune piante. In agricoltura il termine viene utilizzato per indicare una tecnica che l'uomo utilizza da tempo per riprodurre piante con talee, margotte e innesti. Nella moderna genetica, la clonazione è la tecnica di produzione di copie geneticamente identiche di organismi viventi tramite manipolazione genetica. In questa ultima accezione il termine è divenuto di uso comune a partire dagli anni novanta, quando prima Neal First (1994), quindi Ian Wilmut (il padre della famosa pecora Dolly - 1996) provarono a clonare, con successo, una pecora. Clonare in laboratorio un organismo significa creare ex-novo un essere vivente che possiede le stesse informazioni genetiche dell'organismo di partenza. Le moderne tecniche prevedono il prelevamento e trasferimento del nucleo di una cellula dell'organismo da clonare in una nuova cellula uovo della stessa specie dell'organismo da replicare. Poiché il nucleo contiene quasi tutte le informazioni genetiche necessarie per realizzare una forma di vita, l'uovo ricevente si svilupperà in un organismo geneticamente identico al donatore del nucleo. 83 Cellule staminali Le cellule staminali sono cellule primitive non specializzate, dotate della singolare capacità di trasformarsi in diversi altri tipi di cellule del corpo. Si ritiene che le cellule staminali potranno potenzialmente rivoluzionare la medicina, permettendo ai medici di riparare specifici tessuti o di riprodurre organi. Le cellule staminali vengono classificate in quattro tipi: - Totipotenti. Da queste cellure può svilupparsi un organismo comoleto. E’ il caso dei blastomeri. - Pluripotenti. Possono specializzarsi in tutti i tipi di cellule dei tessuti di un individuo adulto ma non in cellule che compongono i tessuti extra-embrionali. E’ il caso delle iPs. - Pluripotenti indotte (iPs) sono cellule staminali di recente scoperta, ottenute dalla regressione di cellule adulte (quindi già determinate, ad esempio quelle cutanee) ad uno stato staminale (quindi pluripotente), usando un pool di specifici geni, immessi tramite un vettore virale; si suppone, quindi, che in futuro tali cellule possano essere utilizzate per ottenere cellule adulte già definite, appartenenti a qualsiasi tessuto o organo. - Multipotenti. Possono specializzarsi in diversi tipi di tessuto ma non in tutti. - Unipotenti- Possono specializzarsi in un solo tipo di cellula. 84 Provenienza di cellule staminali Le cellule staminali adulte sono cellule non specializzate reperibili tra cellule specializzate di un tessuto specifico e sono prevalentemente multipotenti. Queste sono tuttora già utilizzate in cure per oltre cento malattie e patologie. Sono dette più propriamente somatiche (dal Greco σῶ ῶµα; sôma = corpo), perché non provengono necessariamente da adulti ma anche da bambini o cordoni ombelicali. Le cellule staminali embrionali sono ottenute a mezzo di coltura, ricavate dalle cellule interne di una blastocisti cioe’ un embrione sotto le 150 cellule, che viene distrutto. Sarebbero utilizzati solo embrioni congelati che sarebbero poi distrutti per la perdita della loro efficacia. "rimanenze" di inseminazioni artificiali. La Food and Drug Administration, l'agenzia federale americana che si occupa di sanità, ha autorizzato recentissimamente per la prima volta al mondo test clinici sull'uomo di cellule staminali derivate da embrioni. Le cellule staminali amniotiche si trovano nel liquido amniotico e sono molto simili alle embrionali. Esistono, sia in Italia che all'estero, centri pubblici e banche private che conservano le cellule staminali amniotiche in vista di un utilizzo autologo. Le cellule staminali fetali con caratteristiche multipotenti, sono presenti nell'utero, nel corso dello sviluppo fetale, e vengono ottenute da feti abortiti spontaneamente o da interruzioni di gravidanza. 85 Provenienza di cellule staminali Cellule staminali ottenute da sangue del cordone ombelicale e della placenta sono impiegate da 20 anni per curare il morbo di Gunther, la sindrome di Hurler, la leucemia linfocitica acuta e molte altre patologie pediatriche, in donazioni anche eterologhe. Le cellule staminali adulte sono presenti nell’ individuo adulto. Ad esempio 200 miliardi di globuli rossi sono generati ogni giorno da cellule staminali emopoietiche. Negli ultimi anni si sono avute prove che le cellule staminali adulte possono acquisire molte forme differenti: è noto che cellule staminali del midollo osseo possono trasformarsi in cellule epatiche, neurali, muscolari, renali. Sono state ricavate cellule staminali dalla pelle, ed hanno un ruolo centrale nella rimarginazione di piccoli tagli. Si ritiene che anche i vasi sanguigni, la polpa dentaria, l'epitelio digestivo, la retina, il fegato ed anche il cervello contengano cellule staminali, utili per la rigenerazione dello stesso sistema nervoso centrale, cervello e midollo spinale. In Italia, attraverso il Registro Nazionale dei donatori di Midollo Osseo, "IBMDR", è possibile rintracciare un donatore volontario di cellule staminali adulte, per la cura varie malattie, tra cui la leucemia. 86 Cellule staminali embrionali una cura sperimentale OTTOBRE 2010 - NEGLI USA UN PARAPEGLICO SPERIMENTA LA PRIMA TERAPIA CON STAMINALI EMBRIONALI E' stato trattato ad Atlanta con la somministrazione di milioni di cellule staminali embrionali umane, iniettate nel sito della lesione, il primo paziente (e’ chimamato “il paziente Zero”), arruolato nello studio autorizzato negli Usa non senza polemiche - dalla Food and Drug Administration (Fda). Gli esperimenti condotti sui topi hanno dimostrato che se iniettate entro sette giorni dall'incidente le cellule hanno "significativamente migliorato" la capacità locomotoria degli animali. Lo studio segna una tappa importante per la ricerca sulle staminali, considerate uno dei settori piu' promettenti negli ultimi anni, ma anche fonte di notevoli controversie etiche. Le ricerche sulle staminali sono state 'riattivate' da Obama, ma in agosto un giudice federale aveva stabilito che la politica dell'amministrazione violava una legge federale che vieta di usare denaro pubblico per studi che prevedono la distruzione di embrioni umani. Il Dipartimento di Giustizia ha presentato appello. 87 CREATI DALLE STAMINALI TESSUTI DELL’INTESTINO IN VITRO DICEMBRE 2010 Emulando le fasi dello sviluppo embrionale, i ricercatori americani del Cincinnati Children's Hospital Medical Center (Ohio) guidati da James Wells, hanno creato tessuti dell'intestino utilizzando cellule staminali umane pluripotenti indotte (iPS), cioè cellule adulte che sono state riprogrammate per comportarsi come cellule embrionali. Si tratta di un passo di grande importanza perche' mai prima d'ora si era giunti a programmare le ''baby cellule'' in modo che si trasformassero ''in tessuti umani a tre dimensioni e una composizione cellulare molto simile a quella dell'intestino'' umano. Gli studiosi sperano di poter trasferire presto le conoscenze dal laboratorio ai pazienti, come terapia per l'enterocolite necrotizzante, una patologia che colpisce soprattutto i neonati e provoca la ''morte'' irreversibile di alcuni tessuti dell'apparato digerente. Per l'applicazione terapeutica si dovra' aspettare ancora diversi anni, in attesa delle prove sulla sicurezza della metodica. 88 STAMINALI CONTRO ICTUS GENNAIO 2011 La Foof and Drug Administration (Fda) ha autorizzato una ricerca per un nuovo farmaco della Aldagen Inc. che dovrebbe contribuire alla rigenerazione cellulare in pazienti che hanno avuto un ictus. Aldagen fa sapere che useranno le proprie risorse di cellule staminali, ALD-401, che verranno iniettate su 100 pazienti tra i 13 e 19 giorni successivi al manifestarsi dell'ictus. L'ictus e' una delle principali cause di disabilita' negli Usa e la terza causa di morte, L'unico prodotto attualmente utilizzato e' un agente anticoagulante che va somministrato entro tre ore dopo l'ictus, ragion per cui si riesce a somministrarlo solo al 5% dei malati. ALD-401 puo' invece essere somministrato fino a due settimane dopo l'ictus. Lo stanziamento per questa ricerca e' di 81 milioni Usd. 89 STAMINALI CONTRO USTIONI FEBBRAIO 2011 La pistola a pelle umana non e' piu' una questione di fantascienza, si tratta di un dispositivo medico ancora a livello di prototipo che produce gia' alcuni risultati. Capace di polverizzare le cellule della pelle danneggiate nelle bruciature per provocare la rigenerazione della pelle, e' uno strumento che potrebbe rivoluzionare le tecniche di trapianto e cambiare la vita dei pazienti perche', la' dove un trapianto di pelle necessita' di prelievi della stessa, una messa in coltura e diverse applicazioni per diverse settimane, questa pistola fa tutto in un'ora. Il sistema di trapianto per vaporizzazione funziona cosi': dei chirurghi prelevano un pezzo di pelle del paziente per estrarvi cellule staminali che, in seguito, sono isolate e mescolate con una soluzione che permette lo sviluppo delle stesse. In seguito la soluzione ottenuta e' direttamente vaporizzata sulle bruciature del paziente come un tintura in spray. Li' dove le tecniche abituali prevedono in media 21 giorni per la coltura, la pistola consente di realizzare una coltura direttamente sulla pelle del paziente, fatto che riduce a 5 giorni la cicatrizzazione e la ricostruzione della pelle. 90 Cellule staminali e test clinici (dibattito bioetico a seguito di una cura fallita) Duesseldorf – ottobre 2010 - Per ora sotto accusa c'è solo una dottoressa di XCell-Center, la clinica che vende a caro prezzo la speranza di guarire con le cellule staminali. La Procura di Duesseldorf deve accertare se la morte, lo scorso agosto, di un bambino rumeno di 18 mesi, sia addebitabile alle cellule staminali, probabilmente in dose eccessiva, che la dottoressa gli ha iniettato nel cervello dopo averle prelevate dal midollo spinale. Subito dopo l'intervento il bambino ha avuto abbondanti emorragie che gli sono state fatali. Questo genere d'intervento non è proibito. A Duesseldorf arrivano pazienti da tutto il mondo, disposti a pagare 20.000 euro per potersi curare con le staminali. Ma in ambienti scientifici si fa notare che i metodi utilizzati all'XCell-Center non danno garanzie sufficienti. In medicina gli azzardi sono sempre possibili fino a quando manca un divieto esplicito. I medici possono sperimentare un "tentativo di cura individuale", previo il consenso informato del paziente. 91 Cellule staminali “cattive” Uno studio italiano (Universita’ Cattolica di Roma) pubblicato su Nature (novembre 2010) dimostra che queste cellule nel glioblastoma, che colpisce il cervello, sono in grado di costruire la rete di vasi sanguigni necessari per farlo crescere. Il glioblastoma e’ uno dei tumori più aggressivi che colpisce il cervello, molto diffuso e temibile, che lascia ben poche speranze ai pazienti perché non esistono terapie efficaci per contrastarlo. Trasformandosi in cellule endoteliali, deputate normalmente alla formazione dei vasi sanguigni, le staminali sono infatti in grado di contribuire direttamente alla vascolarizzazione necessaria a far cresce il tumore. Per la prima volta ci si e’ accorti che un tumore invece di reclutare vasi sanguigni sani per nutrirsi, si crea da solo la propria rete di vasi facendola crescere usando cellule staminali tumorali: un nuovo meccanismo che potrebbe portare ad un approccio terapeutico importante anche per tipi di tumore diversi. Alcuni farmaci innovativi che potrebbero impedire la trasformazione di staminali malate in vasi sanguigni, e gia’ si pensa che sia possibile applicare la scoperta ad altre neoplasie molto aggressive (alcuni casi di melanoma e neuroblastoma), che potrebbero adottare lo stesso meccanismo. 92 ll dibattito bioetico – alcune riflessioni I temi principali del dibattito bioetico toccano argomenti “limite”, “di frontiera”, la vita nascente e il termine della vita. E’ inevitabile. Nel mistero complessivo della vita, il “prima del nascere”, il “nascere”, il “morire”, il “dopo la morte”, gli “stati vegetativi”, i “pazienti terminali”, l’ idratazione e la nutrizione dei pazienti terminali e degli stati vegetativi, il “testamento biologico” sono argomenti che toccano fortemente l’ immaginario e l’ intimo, quando non la vita reale, di ciascuno di noi. Le posizioni sono spesso, e in modo sbagliato, “assolute”: c’è chi concepisce la vita come un bene di cui non si può disporre e chi, invece, la concepisce come un bene di assoluta proprietà, e fa della vita, anche strumentalmente, nella societa’ e anche in Parlamento, uno spartiacque, una questione puramente ideologica, dimenticando il riferimento principale e comune, la liberta’ di coscienza e il rispetto della liberta’ degli altri. In uno stato che vuole essere laico, il confronto, pur serrato, deve arrivare ad una “sintesi”. Personalmente penso che la vita sia un bene “indisponibile”, con il quale non si scherza. 93 ll dibattito bioetico – alcune riflessioni Il tema della vita non si esaurisca con la nascita, né con la morte. Riguardo alla nascita, e specificatamente alle leggi n. 194 (aborto) e n. 40 (concepimento medicalmente assistito), c’ e’ la voglia e la tentazione di rivederle, perché il mondo è cambiato. Occorre essere cauti, per non rischiare, alla fine, di non riuscire affatto a migliorare le leggi. Molti ritengono, per es. quanto alla 194, che essa debba essere innanzitutto applicata fino in fondo, Riguardo alla inseminazione artificiale, molti ritengono che ogni procedura, pur compiuta esternamente al corpo umano e “assistita”, ma che non preveda selezione previa delle caratteristiche dei nascituri (per esempio la FIVET tradizionale) e che non “forzi” del tutto arbitrariamente la natura (come invece succede con la ICSI), siano positive, non “contro natura”, non contrarie all’ etica. Riguardo al testamento biologico, esso e’ terreno di discussioni accese, e di divisioni eccessive. Il cuore del problema è che andrebbe introdotto un articolo specifico sugli stati vegetativi. Mettere insieme pazienti terminali e stati vegetativi come normalmente si fa e’ un errore. Nessuno, credo, dubita del fatto che non bisogna togliere la nutrizione e l’idratazione al paziente terminale. 94 ll dibattito bioetico – alcune riflessioni Ma gli stati vegetativi sono una situazione particolare. Negli stati vegetativi, all’inizio ci si trova innanzi a dei drammi familiari, poi la vita è straordinaria, assume una dimensione diversa. Quindi negli anni anche le famiglie si riorganizzano intorno a questi pazienti, a queste persone, ricostruiscono una nuova modalità di vita, si trasformano, assumono appunto una nuova dimensione. Tuttavia va detto che oggi sullo stato vegetativo c’è ancora molto da studiare, non abbiamo certezze neanche sulla diagnosi. Ci sono situazioni che probabilmente non rientrano negli stati vegetativi, sono stati di minima coscienza. Bisogna stare attenti. il Ministero dicesse con chiarezza quali sono i criteri di diagnosi. Sarebbe importante. E poi occorre conoscere e capire fino in fondo: molti ritengono che sia sbagliato e ingiusto dire astrattamente che negli stati vegetativi si può togliere la nutrizione e l’idratazione, perché ci troviamo di fronte a pazienti che potrebbero magari risvegliarsi. Dopo un anno, dopo un anno e mezzo. Forse perché talvolta non sono neanche stati vegetativi, proprio per questo. 95 ll dibattito bioetico – alcune riflessioni Così come ci sono invece degli stati vegetativi talmente alterati nella loro patologia complessiva, che con ogni probabilità non percepiscono più nulla e quindi c’è una condizione che è finanche complicato definire vita. Occorre ancora un approfondimento su questo tema, che meriterebbe nell’ambito del disegno di legge sul testamento biologico un articolo specifico, una delega affinché lo si esamini meglio. -----------------------------------------------------------------------------------------------------------Ma quello che interessa dire, è che il tema della vita riguarda anche tutto ciò che sta in mezzo. E’ etico limitare il dibattito etico sulla vita, e agire per promuoverla, solo nei momenti in cui essa presenta maggior fragilità? Quanta fragilità c’è oggi nella vita quotidiana che sta tra la nascita e la morte, che merita un dibattito etico e una attenzione analoga? 96 ll dibattito bioetico – alcune riflessioni Se pensiamo di risolvere il problema della vita, della dignità della vita oggi, e del suo significato semplicemente facendo una legge, o due, o tre leggi considerate etiche, siamo in errore. Non risolveremmo così le scottanti questioni sul tavolo, non cambieremmo così la società. Non riconsegneremmo il significato della vita a molti giovani che oggi l'hanno perso. Molti giovani non riescono a costruirsi una prospettiva familiare, non riescono a fare figli non per motivi “tecnici”, ma economici. Ci sono problemi come il lavoro, l’occupazione da affrontare. Anche questo e’ “etica”. Anche su questi grandi temi noi tutti dobbiamo davvero impegnarci, e si deve sviluppare il dibattito con identica passione, anche sotto il profilo etico, perché la vita è anche questo e altro: per esempio costruire ospedali che funzionino, per evitare quello che è successo anche in questi ultimi giorni nei reparti maternità, non medicalizzare ogni aspetto della vita e in particolare della vecchiaia, etc.. 97 ll dibattito bioetico – alcune riflessioni La vita è tutelare la cronicità degli anziani, evitare di considerare la vecchiaia una malattia e di programmare gli interventi nell’ ottica della pura medicalizzazione. Evitare, per esempio, che aumentino i suicidi. Anche questo è un problema, stanno aumentando i suicidi. Ci si vuole occupare di questo male di vivere sempre più diffuso? Anche i desideri eutanasici crescono. Si pensa che uno dei rischi maggiori che si corrono affrontando qualunque legge sul testamento biologico (nel cominciare a togliere l’idratazione e la nutrizione), sia proprio quello di aprire la deriva eutanasica. E tuttavia dobbiamo avere il coraggio di capire la molla segreta che muove e modifica la società, di rispettare le coscienze e la liberta’ degli altri, anche se e’ più facile alla fine cercare di difendere alcuni valori, personali o di parte, dentro un testo di legge, come spesso si fa, cercando di identificare in qualche modo il valore con la legge, e rischiando quindi di volere uno Stato puramente“etico”. 98 ll dibattito bioetico – alcune riflessioni Dobbiamo tutti avere il coraggio e l’ impegno di mettere in gioco tutti questi valori insieme, non ritenere che siano cose di esclusiva competenza di “altri”, che non ci riguardano direttamente. E’ in qualche modo sbagliato affidare la loro estrema difesa o regolamentazione ad altri, e in particolare allo strumento legislativo. E’ anche del tutto riduttivo limitarsi a una sterile contrapposizione ideologica, ma invece opportuno diventare ognuno, con responsabilita’, pacatezza e rispetto, “in punta di piedi”, “a voce soffusa”, quotidianamente, pur non essendo “tecnici” dei problemi, anche negli ambiti della propria attivita’ personale e lavorativa, parte attiva per fare in modo che la societa’ guardi avanti con serenita’ e fiducia. 99 Bioetica Il dibattito bioetico non riguarda solo i “grandi temi” Per esempio, nel luglio 2010, la N.I.C.E. inglese (National Institute for Health and Clinical Excellence) ha deciso di non fornire piu’, attraverso il Sistema sanitario inglese, il farmaco “Avastin”, un antitumorale che inibisce la formazione di nuovi vasi tumorali nelle pazienti con carcinoma alla mammella in stato avanzato. La motivazione e’ che il costo della terapia per ogni paziente (circa 35.000 Euro) e’ eccessivo e non sopportabile dal Servizio Sanitario, in rapporto al fatto che mediamente si allunga la probabilita’ di sopravvivenza delle pazienti di circa 2 mesi. La decisione ha ovviamente suscitato un profondo e appassionato dibattito (necessita’ di stimolare maggiormente la prevenzione). 100 La bioetica e la formazione degli Operatori All’ interno della riflessione bioetica si e’ evidenziato un campo di indagine proprio anche della attivita’ degli Operatori: la pratica clinica e terapeutica. La prospettiva e l’ obiettivo della riflessione sono accompagnare l’ Operatore a saper valutare il valore e la qualita’ delle proprie azioni, mentre si impegna a gestire, nei limiti della sua competenza operativa, una relazione di assistenza con un soggetto a lui affidato. La relazione chiama in causa l’ operatore stesso, l’assistito, la Struttura in cui l’ operatore opera, pur dovendosi ricordare che il campo delle decisioni proprie dell’ ASA e dell’ OSS e’ limitato, e altre figure si occupano di aspetti medico-organizzativi della assistenza. 101 Etica e bioetica dell’ Operatore le parole chiave Il valore chiave dell’ etica degli operatori e’ “la tutela della persona umana affidata alla propria cura”. Per persona si intende l’ uomo nella sua individualita’ e nella sua singolarita’ (unico e irripetibile), soggetto originario di diritti e doveri. Un essere che costruisce se stesso, matura la coscienza di se’ e del proprio valore, con e attraverso la presenza di altri, e nell’ apertura di se’ agli altri. Questa visione etica dell’ essere umano impone la necessita’ di tutelare il valore che la persona rappresenta, non in senso astratto, ma attraverso le relazioni umane della sua vita, tanto piu’ quelle in cui manifesta una forma piu’ o meno grande di dipendenza da altri. 102 Etimologia e significato del termine “persona” Persona deriva dal greco πρόσωπον, prósōpon cioè volto dell'individuo, ma anche maschera dell'attore, significato, quest'ultimo, forse entrato in Italia tramite l'etrusco phersu. Un'altra etimologia è da ricercare nel termine latino personare, (per-sonare: parlare attraverso). Ciò spiegherebbe perché il termine persona indicasse in origine la maschera utilizzata dagli attori teatrali, che serviva a dare all'attore le sembianze del personaggio che interpretava, ma anche a permettere alla sua voce di andare sufficientemente lontano per essere udita dagli spettatori. 103 Limiti della “persona” Ogni persona e’ in ogni momento della propria vita un essere limitato, bisognoso di altri per poter vivere, crescere, esprimersi, per realizzare i propri progetti e le proprie possibilita’, i propri bisogni. Questa condizione di dipendenza e’ piu’ sensibile nel tempo della malattia, della cronica disabilita’, e comporta la necessita’ da parte di chi e’ accanto ad una persona in difficolta’ di non dimenticare mai il senso e la dignita’ di cui continua ad essere dotata, anche se segnata dal disagio psico-fisico. Questa visione da’ senso e struttura, spessore, allo stile e al ruolo dell’ Operatore. 104 ERROR: ioerror OFFENDING COMMAND: image STACK: