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Tecniche di stampa

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Tecniche di stampa – Elena Salamon - Arte Moderna
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Tecniche di stampa
INCISIONI A RILIEVO
Xilografia
La xilografia (dal greco xylographêin composto di ‘xilo’ e ‘grafia’; letteralmente ‘scrivere su legno’) è un
procedimento di stampa in cui la matrice è costituita da una tavoletta di legno sulla quale si intaglia
l’immagine desiderata. Nota in Cina fin dal VI sec. a.C., questa tecnica d’incisione rappresenta il più
antico procedimento di stampa. L’artista traccia sulla una tavoletta di legno l’immagine, quindi con uno
strumento affilato, la sgorbia, asporta le parti che vorrà bianche sul foglio, lasciando in rilievo quelle che
riceveranno l’inchiostro. Dai solchi scavati emergono sottilissimi e delicati rilievi: la matrice così
preparata è pronta per ricevere l’inchiostro, si adagia la carta e si esercita una lieve pressione con un
rullo o un tampone. L’operazione ovviamente si ripete per ogni copia.
Nishiki-e o xilografia giapponese a colori
I grandi maestri dell’Ukiyo-e elaborarono verso la metà del 1700 una tecnica che permetteva loro di
ottenere immagini a colori tramite più matrici. Mantenendo un registro perfetto venivano intagliate
diverse lastre, una per ogni colore desiderato, quindi inchiostrate e stampate in successione sul
medesimo foglio.
Incisione su linoleum o linogravure
Apparsa verso il 1900, è una tecnica molto simile alla xilografia, la matrice anziché essere di legno è di
linoleum. Le sgorbie sono l'attrezzo di base di questa tecnica che presenta come vantaggio la rapidità
d'esecuzione e la flessibilità d'utilizzo.
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INCISIONI IN CAVO
Acquaforte
È una delle tecniche più utilizzate nell'arte dell'incisione. La lastra può essere in rame, zinco, ottone o
ferro, in questa tecnica il solco non è ottenuto direttamente come nell’incisione al bulino, ma viene
prodotto da un acido. Dopo aver ricoperto la lastra metallica con una cera, l'artista realizza il suo
disegno con uno strumento appuntito, rimuovendo la cera in alcuni punti. Terminato questo lavoro la
lastra viene immersa nell’acido al fine che questi intacchi il metallo, questo procedimento è chiamato
morsura. Se l’artista desidera che alcuni segni risultino più marcati reimmerge la lastra nell’acido dopo
aver ricoperto con la cera i solchi che non vuole più intaccare. La cera viene in seguito tolta con un
solvente, l’artista fa poi penetrare l’inchiostro nelle parti incise ed asporta l’eccesso con un pezzo di
stoffa. Sopra la matrice così preparata si appoggia un foglio di carta di cotone, e si passano entrambe
sotto la pressione di un torchio. Tale operazione permette di trasferire l’inchiostro della lastra sul foglio
di carta, la parte incisa sul foglio risulterà essere un po’ in rilievo.
Acquatinta
Procedimento simile all’acquaforte, al quale spesso è associato e con il quale si ottengono effetti tonali
simili all’acquerello. L’incisore ricopre la lastra con una fine polvere di quarzo e asfalto, che si salda sul
fondo quando la lastra viene scaldata. Immergendo la lastra nell’acido questi penetrerà tra i granelli,
corrodendo leggermente il metallo. L’intensità dei toni dipende dalla quantità e dai tempi delle morsure.
Bulino
Lo strumento usato per incidere la lastra di rame è il bulino, che è un sottile strumento quadrangolare di
acciaio che termina con una punta tagliente a sezione obliqua, la sua impugnatura è fatta in modo da
poter permettere all’artista di esercitare una forte pressione sul metallo. Il bulino, incidendo il rame,
solleva sottili lamine di metallo, dette barbe. Queste vengono accuratamente asportate con il
raschiatoio per ottenere un segno nitido e pulito caratteristico di questa tecnica.
Punta secca
Questa tecnica viene di solito combinata con l’acquaforte. L’incisore traccia il disegno sul rame con uno
strumento d’acciaio molto appuntito, il solco così creato da origine a piccoli riccioli di metallo, dette
barbe. Queste rimangono ai lati dell’incisione e non vengono asportate con il raschiatoio come nella
tecnica a bulino. Una volta che la lastra sarà inchiostrata, l’inchiostro trattenuto dalle sottilissime barbe
di metallo, darà alla stampa quei toni vellutati che sono il pregio di questa tecnica. Le barbe sono molto
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delicate e la pressa del torchio le schiaccia rapidamente cosicché, generalmente, dopo una ventina di
impressioni le stampe perdono il loro caratteristico effetto “morbido”.
Maniera nera o mezzotinto
La superficie del rame viene dapprima resa ruvida con una mezzaluna dentata. I dentini d’acciaio
dell’utensile nell’incidere il metallo, sollevano delle barbe, esattamente come nella puntasecca, con la
funzione di trattenere l'inchiostro. Se la lastra fosse inchiostrata a questo stadio, si otterrebbe un nero
perfetto, vellutato e uniforme. Per ottenere diverse tonalità le barbe vengono asportate con il
raschiatoio nelle zone che si vogliono impresse in toni più chiari, mentre con il brunitoio si livella il
metallo dove si vuole il bianco assoluto. Questa tecnica permette di ottenere intensità tonali molto
efficaci. Le barbe come nella puntasecca limitano il numero della tiratura.
Carborundum
L'incisione al carborundum è una tecnica - messa a punto da Henri Goetz - che consiste nell’incollare
una polvere di grani molto duri di carburo di silicio sulla matrice disegnando delle forme e combinando
il calibro dei grani e la densità della loro distribuzione prima di incollarli. Questa tecnica che si può
utilizzare con altre tecniche di incisione, valorizza il colore e dà una grande ricchezza plastica di materie
e di forme.
INCISIONI IN PIANO
Litografia
Inventata nel 1796 dal tedesco Aloys Senefelder, questa tecnica di stampa sfrutta l'incompatibilità fra
l'acqua e il grasso su una superficie piana di una pietra calcarea (dal greco lithos, pietra). Questo
supporto permette di eseguire un disegno con grande scioltezza. L’artista disegna direttamente sulla
lastra con una matita la cui mina è composta da una amalgama molto grassa. Quindi la matrice viene
inumidita con acqua e successivamente inchiostrata mediante un rullo: l’inchiostro che è grasso, viene
respinto dalle zone bagnate e aderisce solo a quelle disegnate. Alla matrice si sovrappone un foglio di
carta, che premuto con un rullo assorbirà l’inchiostro. Ad ogni successiva copia la lastra deve essere
bagnata e nuovamente inchiostrata. Per le litografie a colori si usano diverse lastre disegnate
separatamente e colorate ognuna con un colore diverso. Per ragioni di comodità, la pietra può essere
sostituita da una lastra di zinco o di alluminio.
Serigrafia
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Nata in Cina intorno all’anno Mille, è una tecnica di stampa in piano e si basa sul principio delle
tecniche a stencil. La matrice è costituita da una tela a trama fine e resistente come la seta (più
recentemente vengono usati anche cotone e nylon) che viene tesa su un telaio appoggiandovi sopra un
foglio di carta.
L’inchiostro spruzzato o pennellato sulla superficie al verso del tessuto, passa alla carta. Per ottenere il
disegno desiderato si possono ritagliare apposite maschere le quali, appoggiate sul retro della telamatrice, impediranno all’inchiostro di passare dall’altra parte e quindi di apparire sulla carta; oppure
eseguire disegni con vernici e colle impermeabili che ostruiranno il passaggio dove tracciati. I metodi
per mascherare sono in realtà infiniti, così come gli effetti che si possono ottenere.
Le copie ottenute saranno monocromatiche, ma impiegando tante matrici per quanti sono i colori che
si desiderano, lo stesso foglio verrà impresso più volte, ottenendo così la serigrafia policromatica.
NOTE GENERALI PER LA LETTURA DELLE SCHEDE
DESCRITTIVE
Sono da considerarsi stampe originali (silografia, bulino, puntasecca, acquaforte, acquatinta, litografia,
serigrafia, ecc.) le prove tirate in nero e a colori da una o più lastre concepite dall’artista stesso,
qualunque sia la tecnica impiegata per realizzarle.
Nel XX secolo molte delle tecniche tradizionali hanno subito variazioni dovute al perfezionamento della
tecnologia e al desiderio degli artisti di sperimentare nuove forme espressive, per cui nelle stampe
originali incontriamo tecniche con base fotografica o eliografica, fino a elaborazioni di immagini
eseguite con l’ausilio del computer. Queste particolarità vengono indicate nelle schede tecniche
dell’opera.
Le stampe giapponesi non seguono queste regole: l’artista eseguiva un disegno su carta molto sottile,
questa veniva poi incollata al rovescio sulla lastra per poi essere incisa dallo hori-cho (silografo), sotto il
controllo dell’artista. Veniva incisa una lastra per ogni colore.
Lo stato è una modifica volontaria alla lastra, mentre la variante è una modifica accidentale alla lastra o
si riferisce alla qualità o alla carta.
La qualità o bellezza dell’impressione è indipendente dallo stato, dalla conservazione, dalla rarità, dal
soggetto e dall’autore (una prova tarda di ultimo stato, se stampata con cura, può essere di alta qualità)
Gli aggettivi d’uso internazionale per definire la qualità sono, in ordine decrescente: superba, splendida,
magnifica, bellissima, bella, discreta, mediocre, stanca e povera. Per le stampe moderne e
contemporanee, quando non si tratti di prove di stampa o di tirature non documentate ma di esemplari
appartenenti ad una tiratura, in cui il primo esemplare e l’ultimo non hanno differenze di qualità, queste
vengono indicata con il termine “perfetto esemplare”. Per le stampe giapponesi la qualità del colore
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viene indicata coi seguenti aggettivi in ordine decrescente: brillante, ottimo, buono, discreto, pallido.
Si menziona sempre l’esistenza o meno della firma. Si ricorda, tuttavia, che questa, non è di nessuna
utilità né nella certificazione dell’autenticità né nell’attribuzione. Dunque l’assegnazione di una stampa
ad un autore, diversamente di quella di un disegno o di un quadro, venendo impressa in più esemplari è
considerata opera pubblicata e perciò di autore certo e documentato. Per le stampe antiche e
giapponesi è difficile parlare di tiratura poiché esse venivano generalmente stampate a seconda della
richiesta. Oltre alle due grandi divisioni, coeve e tarde, le stampe venivano tirate in tempi diversi a
seconda della domanda.
Per edizione corrente si intende una tiratura ampia, alle volte anche oltre il migliaio di copie, voluta
dall’autore e dall’editore, spesso come tavola fuori testo di libri o riviste d’arte. Non sono da
considerarsi artisticamente opere minori, molte hanno avuto un’edizione parallela di lusso. La rarità è
dovuta o alle poche impressioni eseguite, o alla legge della domanda-offerta.
La qualità della conservazione viene indicata con le seguenti frasi in ordine decrescente: in eccezionale
stato di conservazione, in perfetto stato di conservazione (ad eccezione di...), in buono stato di
conservazione (ad eccezione di...). I margini vengono così classificati: sottilissimo fino a 1 mm, sottile da
1 a 2 mm, piccolo da 2 a 4 mm, buono da 4 a 15 mm, ampio oltre i 15 mm; intonso è un foglio che
conserva le misure in cui è stato fabbricato o stampato, con editoriale si intende un foglio che è stato
messo in commercio senza margini o con una precisa dimensione di carta scelta dall’artista di concerto
con l’editore. Le misure sono tutte in millimetri, altezza per base, si riferiscono, per le stampe in cavo
(acqueforti, bulini,…), all’impronta del rame, per le silografie alla linea marginale e, in difetto di queste, al
foglio, per le litografie e serigrafie all’immagine impressa e non al foglio. Talvolta i cataloghi ragionati
riportano misure leggermente diverse, ciò può dipendere dai criteri di misurazione o dall’elasticità della
carta che, a seconda della temperatura/umidità degli ambienti in cui è stata conservata o dalla
pressione del torchio, si restringe o si allarga.
All’acquisto di ogni opera presso la nostra galleria verrà rilasciato una garanzia, che ne attesta
l’autenticità e l’originalità.
Contatti
Via Torquato Tasso, 11
(Piazzetta IV Marzo)
10122 Torino, Italy
Tel. +39 011 7652619
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Martedì, mercoledì e venerdì: 15.00 – 19.00.
Giovedì e sabato: 10.30 – 19.00.
Domenica e lunedì chiuso, in altri orari su appuntamento.
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