TARCHETTI (1839, San Salvatore Monferrato – 1869, Milano) 1. PRIMO PARAGRAFO. -Carriera militare: esperienza nel Meridione per la lotta contro il brigantaggio. -Tisi: viene colpito nel 1864. -Inizio della sua carriera letteraria. ANNO 1864. -Va a Milano ed entra a contatto con l’ambiente della Scapigliatura: diverrà il suo punto di riferimento in quanto era animato dalle sue stesse convinzioni. -Incontro con Salvatore Farina, il quale lo introduce nei vari salotti letterari del tempo. -Creazione del suo salotto letterario in Via Fiori Chiari. -Adozione del nome UGO: lo adotta formalmente nel 1864, ma già nel 1863 aveva firmato alcune lettere a Carlotta Ponti con quel nome. - “Lettere a Carlotta Ponti”: scritte fra il 1863 e il 1865, sono il primo esempio di scrittura dell’autore e forniscono indicazioni sulla sua biografia e sulla sua personalità. ANNO 1865. -Primo ciclo di scritti dell’autore: ispirazione dalle letture effettuate durante la sua carriera militare. - “La fortuna del capitano Gubart” (4 maggio 1865 su “Giornale per tutti”): descrizione della miseria in cui viveva la popolazione nel Meridione. - “Un suicidio all’inglese” (15 maggio 1865 su “Rivista minima”): da un lato sperimentazione del linguaggio parlato, dell’ironia e dell’humor, dall’altro distacco dai canoni della tradizione letteraria del tempo (spezzoni di dialoghi di brani di diario in un racconto in prima persona). - “Ad un moscone. Viaggio sentimentale nel giardino Balzaretti” (1865 su “Rivista minima”): ispirazione al romanzo di Laurence Sterne. - “Il mortale immortale” (1865 su “Rivista minima”) “L’elixir dell’immortalità” (1868 sull’”Emporio pittoresco”): vengono introdotti il tema del fantastico (filtro dell’immortalità) e il tema della malattia (restare sempre giovane del ragazzo mentre i suoi affetti invecchiano). Tarchetti si è ispirato a Poe ed Hoffmann. - “Idee minime sul romanzo” (31 ottobre 1865 su “Rivista minima”): quadro delle idee letterarie di Tarchetti in quel periodo. Egli da una descrizione del genere del romanzo, visto come la forma più scrittura più adatta per la descrizione dei fatti che riguardano l’uomo. Egli fa un paragone fra i grandi romanzieri europei (Walter Scott) e quelli italiani (Boccaccio e Chiari), affermando la decadenza letteraria che vige in Italia. Afferma che l’Italia possiede solo un romanzo di successo, “I promessi sposi”, e affida a Manzoni solo il merito di aver introdotto l’Italia fra le nazioni che ne possedessero almeno uno. - “Paolina. Misteri del Coperto dei Figini (novembre 1865 su “Rivista minima”): primo romanzo sociale di Tarchetti in cui egli si stacca dalla tradizione letteraria del tempo e in cui utilizza il genere del romanzo come uno strumento di riforma sociale. Egli prende ad ispirazione “I promessi sposi” e riprende la trama, il contesto sociale, la divisione in classi (aristocrazia: Marchese di B. e il Conte di F. – poveri: Paolina, Luigi e Marianna) e il linguaggio (linguaggio parlato, colloquiale e vengono riprese anche alcune espressioni precise dal romanzo). Vengono introdotti i temi della morte (madre di Paolina) e della malattia (madre di Paolina, Marianna, Luigi, Paolina). Il sottotitolo vuole andare ad indicare un quartiere preciso della città di Milano in cui viveva la protagonista: le rovine e gli edifici diroccati sono utilizzati dall’autore per andare a descrivere la miseria in cui vivevano le persone più umili. ANNO 1866. - “Drammi della vita militare. Vincenzo D*** (Una nobile follia)” (27 puntate in appendice al quotidiano “Il Sole” nel 1866) ripubblicato nel 1867 dall’editore Vallardi edizione definitiva nel 1869 presso Treves con il titolo “Una nobile follia. Drammi della vita militare”, contenente anche una “Prefazione” di Tarchetti stesso datata 24 gennaio 1869: motivi antimonarchici ed antimilitaristici di cui era animato l’autore. ANNO 1869. - “Storia di una gamba” (1869 sulla “Settimana illustrata”). - “L’innamorato della montagna. Impressioni di viaggio” (1869 sulla “Settimana illustrata”). - “Fosca” (dal 21 febbraio all’aprile del 1869 sul “Pungolo”, quotidiano nel quale, nell’appendice del 26 marzo venne anche data la notizia della morte dell’autore edizione definitiva nel 1869 presso Treves. - “Amore nell’arte (Lorenzo Alviati, Riccardo Waitzen, Bouvard)” (1869 presso Treves): legame fra amore e arte. - “Racconti fantastici (I fatali, Le leggende del castello nero, La lettera U. Manoscritto d’un pazzo, Un osso di morto, Uno spirito in un lampone)” (scritti fra il 1867 e il 1868, e pubblicati nel 1869): apice della scrittura fantastica dell’autore. - “Racconti umoristici (In cerca di morte, Re per 24 ore. Storia di un giorno della mia vita)” (1869): presenza di elementi fantastici. - “Disjecta (Versi) e Canti del cuore” (1879 presso Zanichelli, a cura di Domenico Milelli): raccolta di poesie dell’autore. CARRIERA GIORNALISTICA. Ha collaborato con “Il Sole”, “Rivista minima”, “Spirito folletto”, “L’emporio pittoresco”, “Gazzetta musicale”, “Il gazzettino rosa” e “Giornale per tutti”. Ha diretto per qualche periodo la rivista “Palestra musicale”. Ha tentato la produzione di un proprio giornale, “Il piccolo giornale”, che ha visto solo la pubblicazione di tre numeri, e di una rivista in lingua francese, “La petite revue”. TRADUZIONI. Ha tradotto, grazie al suo bagaglio culturale e alla sua conoscenza dell’inglese, “L’amico comune” di C. Dickens e “Fasi di vita o uno sguardo dietro le scene” di Smith. Furono pubblicate nel 1869 nella “Biblioteca romantica illustrata” dell’editore Sonzogno. SECONDO PARAGRAFO. Prima di arrivare ad adottare il fantastico come genere narrativo prediletto, Tarchetti dovette fare i conti con la tradizione letteraria del tempo e con le idee che erano state sperimentate dagli autori precedenti. Attraverso il fantastico, l’autore porta l’attenzione del lettore verso quei meccanismi della mente che portano gli uomini a commettere azioni malvagie. - “Amore nell’arte” (1869): analizzata nel secondo capitolo. - “Racconti fantastici” (1869): scritti fra il 1867 e il 1868, portano l’attenzione del lettore su quegli elementi che contribuiscono ad estraniare l’uomo dalla realtà. I protagonisti dei racconti sono considerati dei “malati mentali” o “casi clinici” in quanto sono sperimentatori di varie malattie. Il linguaggio è colloquiale, parlato e animato da eccessi di ironia e di humor. x- “I fatali”: primo racconto in cui l’autore vuole portare l’attenzione sull’influenza che alcune persone possono esercitare sul resto degli uomini. Incentrato su due personaggi, il Barone di Saternez (destino crudele: era nato per fare del bene ma destinato a commettere azioni malvagie verso quelli che ama e da cui era amato) e il Conte Corrado di Sagrewitch (nome che sarà scritto nell’articolo che racconta della morte del barone: finale ambiguo). Viene nominato nel racconto lo scrittore Hoffmann, per i molteplici influssi che egli cedette di ave ricevuto in tutta la sua vita. x- “Le leggende del castello nero” (viene pubblicato inizialmente su “Presagio. Strenna pel 1868” con il titolo “Il sogno di una vita. Frammento”) (1869 sul “Pungolo”): l’autore utilizza lo stratagemma del sogno per narrare gli avvenimenti della vicenda. Vi sono varie riflessioni sull’importanza delle memorie del passato. Importante è l’immagine dello scheletro: viene spesso utilizzata da Tarchetti per riferirsi alla morte ed è spesso associata alla figura femminile. x- “La lettera U (Manoscritto d’un pazzo)”: il più stravagante dei tre racconti, in cui l’autore narra dell’ossessione morbosa del protagonista per la vocale U (lettera infernale). Viene inserito il tema della follia, incarnata dal protagonista del racconto che verrà rinchiuso in un manicomio a vita. x- “Un osso di morto”: l’elemento fantastico è rappresentato dalla rotula di ginocchio (adibita a ferma-carte) e dal tema dello spiritismo (utilizzato per descrivere l’incontro fra il protagonista del racconto e il suo vecchio professore di anatomia e il legittimo proprietario delle ossa). Viene utilizzata nuovamente l’immagine dello scheletro per andare ad indicare la figura della morte. x- “Uno spirito in un lampone”: egli utilizza due nuovi temi, lo sdoppiamento psichico (animato da due personalità) e l’ingresso di una parte femminile all’interno di un corpo maschile. - “Racconti umoristici” (1869, con una premessa “Ai lettori” di Farina, in cui egli spiega il significato del termine umoristico e il genere che indica). x- “In cerca di morte”: idea della fatalità. x- “Re per ventiquattrore. Storia di un giorno della mia vita”: stratagemma del sogno. TERZO PARAGRAFO. L’ultima fase di produzione dell’autore è contrassegnata da opere che hanno all’interno i tema della follia, della malattia e della morte: si tratta di temi dal carattere forte. Attraverso questi, l’autore approda anche ad una nuova visione e concezione della vita, per cui quest’ultima è ritenuta conoscibile e comprensibile solo a partire dall’esperienza della morte. Un tratto caratterizzante delle ultime opere è il rovesciamento tra personaggi sani e personaggi malati: -sani: personaggi apparentemente diversi, che non si adeguano ai canoni sociali e alle leggi della società. -malati: personaggi normali, che rispettano le leggi della contemporaneità. - “Drammi della vita militare. Vincenzo D*** (Una nobile follia)” (27 puntate in appendice al quotidiano “Il Sole” nel 1866) ripubblicato nel 1867 dall’editore Vallardi edizione definitiva nel 1869 presso Treves con il titolo “Una nobile follia. Drammi della vita militare”, contenente anche una “Prefazione” di Tarchetti stesso datata 24 gennaio 1869 (descrive la vita nelle caserme italiane e si oppone al pensiero di Edmondo de Amicis, il quale, nei Bozzetti di Vita militare, aveva descritto l’esercito come una grande famiglia in cui non vigevano più le differenze di carattere sociale). L’opera fu scritta un anno dopo l’abbandono della carriera militare, e prende spunto dai motivi antimilitaristici ed antimonarchici manifestati da Tarchetti durante la sua esperienza militare, esperienza piena di sofferenze ed angosce. La vicenda è narrata da tre voci: il narratore e due uomini che rispondono entrambi al nome di Vincenzo D. I temi principali sono: x- malinconia: provata da Vincenzo D (Filippo Sporta) nel momento in cui ripensa agli avvenimenti felici che precedettero la guerra e soprattutto a Margherita. x- follia: coglie Vincenzo D nel momento in cui spara al nemico in guerra (atto che tutti giudicano normale, ma che per lui è segno di barbarie. x- critiche: alla guerra e alla caserma, che egli al pari di una prigione, e ai soldati, visti come capaci di barbarie atroci e messi a paragone con gli animali (razza superiore per l’affetto e la moralità). x- amore e arte: Vincenzo era un pittore. x- morte: simboleggiata da quella della madre, di Margherita, nemico, uomo di cui prende l’identità e la sua. - “Storia di una gamba” (1869 su “Settimana illustrata”): passione morbosa per la gamba amputata (il protagonista si sente diviso fra la vita e la morte), che diviene vero e proprio oggetto di desiderio e della sua follia. Il protagonista viene visto come un vero e proprio personaggio malinconico: fugge per tutta la vita il suo oggetto di desiderio (donna), per rimanere ancorato all’amore per la sua gamba. - “L’innamorato della montagna. Impressioni di viaggio” (1869 su “Settimana illustrata”): non si tratta di un romanzo ma di frammenti di ricordi di un viaggio da Eboli a Potenza. Diviso in 5 frammenti, in cui si notano riflessioni personali dell’autore sui paesaggi e le popolazioni del meridione, tutte accomunate dalla storia del protagonista che effettua un viaggio in carrozza nel Meridione e che nell’ultimo frammento conosce Giovanni (Innamorato della montagna). Tarchetti riprende il tema dell’arte messo in relazione al tema dell’amore: racconta di come il protagonista riesca a far rivivere la sua donna nelle sue melodie, andando a superare i confini della morte. Egli introduce anche il tema della malattia, messo in relazione alla razza animale e all’umanità in generale. - “Fosca” (dal 21 febbraio all’aprile del 1869 sul “Pungolo”, quotidiano nel quale, nell’appendice del 26 marzo venne anche data la notizia della morte dell’autore edizione definitiva nel 1869 a cura di Farina (ha scritto il capitolo 48°) presso Treves: amore morboso della protagonista Fosca nei confronti dell’ufficiale Giorgio. Si tratta di un romanzo denso di elementi biografici (tema della malattia, ispirazione dei personaggi da persone della vita dell’autore, come Carlotta Ponti e Angiolina o Carolina), militari (Giorgio era un ufficiale dell’esercito, strappato dalla guerra, come l’autore, dai suoi affetti) e di quegli elementi che hanno contrassegnato le sue ultime opere, ossia la follia, la morte e la malattia (simboleggiata da Fosca). Le due donne sono messe in contrapposizione nel racconto: Clara è l’emblema della giovinezza e della bellezza, mentre Fosca quello della bruttezza e dell’orrido. x- donna-vampiro: consuma Giorgio lentamente, nel corpo e nello spirito. x- scheletro: Fosca è il simbolo della morte, sia fisicamente (ossa scheletriche), sia spiritualmente (rituale di morte). 2. PRIMO PARAGRAFO. “Amore nell’arte”, composta da tre racconti, Lorenzo Alviati, EìRiccardo Waitzene Bouvard, è l’opera con la quale Tarchetti si avvicina sia al genere narrativo fantastico, sia all’analisi di quegli elementi (follia, malattia, morte) che andranno a caratterizzare la sua ultima produzione. Viene pubblicata in volume nel 1869 presso Treves, ma prima di ciò i racconti videro la pubblicazione su alcuni periodici e riviste: - Riccardo Waitzen e Bouvard: secondo Mura e Spalanca, “Gazzetta musicale” nel 1866 e “Strenna italiana pel 1867” nel 1867. - Riccardo Waitzen e Bouvard: secondo Ghidetti, “Strenna italiana pel 1867” nel 1867. - Bouvard: secondo la copia nella Biblioteca Braidense di Milano. - Lorenzo Alviati e un altro (non si sa quale): in appendice al primo numero della “Palestra musicale” di Savallo (lo sappiamo da un frammento epistolare di Tarchetti del 1867). Il titolo indica che Tarchetti vuole portare l’attenzione del lettore sul legame che vi è fra amore, arte e morte, andando a descrivere tre personaggi maschili, accomunati da una passione morbosa per la musicale e dal possedere una mente disturbata e tormentata. Secondo Ghidetti, Tarchetti voleva anche andare a descrivere l’atteggiamento della società borghese nei confronti delle persone umili e dell’arte: i protagonisti vengono rifiutati dalla società borghese. Tarchetti viene ispirato dai suoi due maestri: -Hoffmann: per i temi fantastici utilizzati e il ruolo della musica (ispirazione dall’opera “Novelle musicali”), arte capace di evocare nell’uomo sensazioni sempre nuove. -Poe: per i temi macabri e l’avvicinamento dell’autore alla narrativa gotica. SECONDO PARAGRAFO. Il primo racconto, che narra le vicende del protagonista, Lorenzo Alviati, si apre con una riflessione sull’importanza delle memorie passate (Tarchetti aveva utilizzato questo stratagemma in altre opere) da parte del narratore- testimone. Viene descritto il legame che univa i due giovani, i quali si erano conosciuti a Valenza dopo l’arrivo di Lorenzo (orfano di madre, aveva deciso di ribellarsi al volere del padre), il quale si era deciso a studiare musica. -Riflessione sul mondo femminile di Lorenzo: inizia a pensarci a seguito dell’ascolto di una melodia che gli fa ricordare Adalgisa (donna innamorata di lui e malata di tisi). Egli, divenuto artista, capisce che la vita di artista solitario non fa per lui, perciò decise, per la prima volta, di donare il suo cuore ad una donna, Regina: lei lo ama veracemente e carnalmente, lui no, sa amare solo la sua arte. Se ne distacca e si ridona alla sua musica. -Prima lettera: Lorenzo racconta della morte precoce di Adalgisa e di come avesse imparato ad amarla nel momento in cui stava per perderla. Nel suo corpo morto egli rivedeva il suo ideale di bellezza e di perfezione assoluta (corpo spogliato del suo lato sessuale). -Seconda lettera: il narratore viene a sapere che Lorenzo ha finalmente trovato il suo oggetto di desiderio, la statua greca della Venere dei Medici (aveva l’essenza dell’arte e raffigurava una donna). Le confessa il suo amore e viene ritenuto pazzo da tutti. Viene internato in un manicomio dove muore per un attacco ipocondriaco di delirio narcisistico. TEMI: -Musica: elemento marginale nel racconto. Svolge una funzione descrittiva (descrive uno dei lati della personalità di Lorenzo, un vero e proprio genio artistico) e una funzione evocativa (il suono di una melodia fa ricordare a Lorenzo di Adalgisa, e in seguito le sue melodie avranno il potere di rievocare la donna nei suoi pensieri). -Rapporto con la donna: rapporto ostico, soprattutto con il suo corpo e con la sua bellezza (si accenna al tema della necrofilia), che affonda le sue radici nella sua visione personale del mondo: egli distingue fra il mondo dell’arte (in cui tutto resta fermo e non è soggetto a invecchiamento e cambiamento) e mondo sensibile (vige la regola della caducità delle cose), scegliendo di vivere secondo le regole di quello artistico (inizia ad amare la donna nel momento in cui il suo corpo, essendo morto, non è più soggetto ad alcuna trasformazione). INFLUENZA: -Hoffmann: influenza delle sue “Novelle musicali” e dei temi fantastici. -Poe: “Berenice” (amore per la donna malata e prossima alla morte), “The Oval Portrait” (aspetti macabri dell’arte). -Hawthorne: “The Birth-Mark”(ossessione del protagonista per la bellezza assoluta). -Foscolo: “Ultime lettere di Jacopo Ortis”( schema epistolare e nome del protagonista). RAPPORTO TRA “LORENZO ALVIATI” E “UNA NOBILE FOLLIA”: In “Una nobile follia”, Tarchetti aveva già accennato al rapporto tra amore e arte, descrivendo un personaggio la cui passione era dipingere e che aveva il bisogno di amare e di essere amato. Anche per Lorenzo il bisogno di amore diventa una vera e propria necessità; tuttavia, entrambi i protagonisti arrivano a comprendere di non poter provare nella loro vita un affetto duraturo (guerra e rapporto ostico con la donna). TERZO PARAGRAFO. Il secondo racconto, Riccardo Waitzen, ruota attorno al tema fantastico dello spiritismo. Si apre con una riflessione del narratore-testimone sulla differenza fra il mondo sensibile ed il mondo immaginario. Riccardo (orfano dei genitori), giovane dall’aspetto straordinario, è animato da due passioni: la musica, grazie alla quale diviene un artista di talento in tutta Europa, e il gioco, causa di molti dei suoi debiti (prova dolore). La sua vita cambia nel momento in cui incontra Anna Roof ad una festa, e soprattutto nel momento in cui i due si uniscono nel suono di una melodia di Hummel: il proseguimento della loro relazione viene narrata attraverso la lettura di alcune pallottole di carta, nelle quali Riccardo le confessa il suo amore e Anna la sua malattia (tisi). I due decidono di unirsi ugualmente con la promessa di non dimenticarsi mai, nemmeno dopo la morte della fanciulla. Il talento di Riccardo aumenta e così la sua fama, grazie soprattutto all’educazione musicale impartitagli dalla moglie. La morte della donna sconvolge Riccardo, il quale va a Parigi, luogo dove arriva alla consapevolezza di non amare più Anna e di volersi innamorare di nuovo: tuttavia, il ricordo della donna vive nelle melodie suonate dall’uomo. -Lettera di Riccardo: annuncia il suo matrimonio con Emilia Duport. Egli muore il giorno delle sue nozze per sincope, durante una sua esibizione al pianoforte (suona la fatale melodie di Hummel). TEMI: -Spiritismo: lo ritroveremo in alcuni Racconti Fantastici. Vuole descrivere l’influenza esercitata da Anna in ogni ambito della vita di Riccardo. -Parte femminile in un corpo maschile: tema fantastico con cui l’autore vuole andare a descrivere un uomo animato al suo interno da una doppia volontà e personalità (uomo sdoppiato). Vuole dimostrare la vittoria e del ruolo superiore esercitato dalla donna defunta nei confronti dell’uomo vivo. -Donna: simbolo di morte e di ossessione per il protagonista. -Musica: diviene personificazione di Anna nella vita reale; riesce a rivivere nelle melodie malinconiche del protagonista (assumono le sembianze ed il carattere di Anna). E’ anche causa di morte del protagonista, che nella melodie di Hummel sembra rivedere la defunta. Tramite tra il mondo dei vivi ed il mondo dei morti. RAPPORTO TRA “RICCARDO WAITZEN” E “L’INNAMORATO DELLA MONTAGNA”: Tarchetti accomuna i due racconti per il ruolo che la musica riesce a svolgere: in entrambi i racconti, la musica riesce ad assumere una funzione evocativa, facendo rivivere nei pensieri dei due uomini i ricordi delle donne amate. Ciò che cambia è il ruolo che la musica assume nel finale: -Innamorato: la musica evoca ricordi felici, l’amore sereno tra l’uomo e la donna. -Riccardo: la musica evoca la figura persecutoria della donna. INFLUENZE: -Poe: riflessioni simili sul tema del mesmerismo. Poe aveva scritto tre racconti: “Mesmeric Revelation”, “The facts in the case of M. Valdemar” e “A tale of a ragged mountains”. QUARTO PARAGRAFO. Il terzo racconto, Bouvard, si apre con una riflessione del narratore sull’importanza delle memorie passate. Si narra la storia di Bouvard, un ragazzo affetto fin dall’infanzia da varie deformità fisiche, sia nel volto che nel corpo, il quale imparerà presto a conoscere il dolore: la morte della madre e l’abbandono del padre contribuiscono ad amplificare le sue sofferenze. L’unica gioia arriva dalla sua scoperta di voler diventare artista e dall’incontro con Jeanin (suonatore di violino), che contribuisce alla sua formazione musicale. Egli diviene un artista di talento, tuttavia ciò non gli basta: egli sogna un amore duraturo. A Parigi egli dimostra il suo talento, ma arriva anche a comprendere il motivo della sua solitudine: la sua deformità fisica gli impedisce di stringere affetti sinceri. Egli cerca di dimenticare di essere artista, di odiare il suo mestiere in cambio di un lungo e duraturo affetto: prova speranza nel momento in cui scorge Giulia, una ragazza borghese, su una barca. Durante una festa artistica, tuttavia, scopre che anche la donna possiede le caratteristiche di tutte le altre persone borghesi. -4 anni dopo: notizia della morte di Giulia. Bouvard, acceso ancora dall’amore per lei e animato da vendetta, si reca nella sua stanza e ruba il suo corpo. Lo porta nella sua soffitta e consuma con lei ore di passione. Muore quella sera stessa, dopo aver suonato sul suo corpo la sua ultima melodia. INFLUENZE: -Poe: “The fall of the house of Uscher” (riprende la vita di solitudine e di sofferenze del protagonista, che arriverà a provare un vero e proprio stato di odio assoluto per il mondo). TEMI: -Critica alla borghesia: Tarchetti, descrivendo un uomo affetto da deformità, critica l’attitudine borghese di giudicare una persona solo dalle apparenze. Infatti, nemmeno attraverso il suo talento artistico, egli arriverà a far parte della classe borghese e a superare quell’atteggiamento di indifferenza di cui era stato circondato. La sua deformità fisica, infatti, gli impedirà di provare un amore lungo e sincero per una donna, attratta solo dalla bellezza fisica di un uomo. -Donna: frivola ed ingannatrice. Si dona ad un uomo solo per la sua bellezza e per il suo ruolo sociale. -Morte: presente in ogni ambito della vita di Bouvard. La subisce nel suo paesaggio natale, in Jeanin, nella madre e in Giulia. -Necrofilia: vero e proprio amplesso fra l’uomo folle e vivo e la donna defunta. Si tratta dell’unico modo che ha il protagonista per sentirsi amato anche solo una volta ed esercitare il pieno potere sulla donna che lo aveva rifiutato. È spinta anche da propositi vendicativi. -Musica: ruolo evocativo (la natura fornisce a Bouvard l’idea di diventare artista) e commemorativo (musiche straordinarie per Jeanin). Diviene anche un tramite tra il mondo dei vivi ed il mondo dei morti. RAPPORTO TRA “BOUVARD” E “LORENZO ALVIATI”: I due racconti sono simili sotto molteplici aspetti: carattere dei due protagonisti, ruolo delle donne, oggetto di desiderio in due statue. Si differenziano per il ruolo che la morte delle due donne ha sul finale: -Lorenzo: sola via di purificazione del corpo femminile, spogliato del suo lato sessuale. -Bouvard: riesce finalmente a vincere sulla donna e a sentirsi amato.