ROMA E LA DIFFUSIONE DEL CRISTIANESIMO LA RELIGIONE DEI ROMANI • La religione dei romani era di tipo politeista. • Molte divinità romane erano l’equivalente di quelle greche, ma chiamate con nomi diversi: Giove (simile a Zeus) era il padre degli dei. Giunone (simile ad Era) era la dea della fecondità e del matrimonio, Minerva (simile ad Atena) era la protettrice delle arti e delle scienze. • Queste erano le 3 divinità più importanti e costituivano la Triade Capitolina. • La religione per i Romani aveva un significato pratico e utilitaristico, lo scopo dei riti era infatti ottenere dei favori dagli Dei. • Aspetto caratteristico era il ritualismo: la possibilità dell’esaudimento delle preghiere dipendeva infatti dalla precisione con cui il rito veniva eseguito. la Triade Capitolina, alla quale fu dedicato un Tempio sul Campidoglio. A Roma erano diffuse anche scuole di magia, soprattutto la magia Egizia. Gli incantesimi venivano utilizzati principalmente per combattere la mortalità infantile e quella delle madri durante il parto. I culti erano distinti in culti pubblici e culti privati. CULTI PUBBLICI • Erano celebrati dai sacerdoti, in nome della collettività. • I sacerdoti erano magistrati dello Stato, a ribadire che la dimensione religiosa e quella politica costituivano una cosa sola. • A capo dei sacerdoti vi era il Pontefice massimo, ovvero la più importante carica religiosa dello Stato. •I principali collegi sacerdotali erano: 1. Collegio degli Auguri: interpretavano la volontà degli Dei, osservando segni come il volo degli uccelli o i fenomeni atmosferici. 2. Collegio dei Flamini: i Flamini erano i sacerdoti assegnati al culto di una specifica divinità, da cui prendevano il nome e di cui celebravano il rito e le festività. 3. Collegio delle Vestali: le Vestali erano sacerdotesse consacrate alla dea Vesta e avevano il compito di mantenere sempre acceso il fuoco sacro alla Dea. CULTI PRIVATI • Erano celebrati dal pater familias, all’interno della casa o nei campi. • Gli Dei familiari, a cui venivano rivolti i riti privati erano 1. I Lari, cioè gli spiriti protettori degli antenati defunti. 2. I Penati, cioè gli spiriti protettori della casa. • I Romani furono sempre molto tolleranti nei confronti delle altre religioni, a patto che queste non andassero contro la morale pubblica e a patto che i fedeli riconoscessero e accettassero gli Dei tradizionali. L’accettazione dei culti pubblici rappresentava infatti un atto di fedeltà politica, più che religiosa. • Il contatto con il mondo orientale favorì il diffondersi a Roma di nuovi culti, i culti misterici, che avevano la caratteristica di soddisfare maggiormente i bisogni dell'anima rispetto ai culti tradizionali, in quanto basati su un rapporto più profondo e personale con la divinità. Questi culti rappresentavano un rifugio e una consolazione contro il disagio sociale in cui versava la maggior parte della popolazione. SINCRETISMO RELIGIOSO: fusione di credenze religiose diverse. Nella Roma imperiale, elementi tipici del sincretismo religioso, si ritrovano nell'incontro della religione romana con le tradizioni orientali. Il culto di Mitra, divinità persiana, è uno dei culti misterici che si diffusero a Roma, in alternativa alla religione ufficiale. I seguaci di Mitra si riunivano in locali sotterranei, dove celebravano i loro riti. Il momento culmine della cerimonia era la tauroctonia: il sacrificio del toro. GESU’ DI NAZARETH E IL CRISTIANESIMO • La Palestina, diventata provincia romana nel 63 a.C., era la patria degli Ebrei: essi praticavano una religione monoteista che si fondava sulla Bibbia. • Il principale centro di potere ebraico era il Sinedrio: un’assemblea presieduta dal sommo sacerdote. All’interno del Sinedrio vi erano diverse fazioni: i Sadducei, rappresentanti dell'aristocrazia sacerdotale, i Farisei, cioè coloro che rispettavano in modo rigorosissimo le parole della Bibbia e gli Zeloti. • Nonostante queste divisioni, tutti gli Ebrei attendevano il Messia, cioè colui che secondo la promessa divina avrebbe liberato il popolo di Israele. •Gesù nacque a Betlemme, forse tra il 6 e il 4 a.C., ai tempi di Ottaviano Augusto. Trascorse i suoi primi 30 anni a Nazaret, successivamente iniziò la sua predicazione nelle sinagoghe, nelle piazze e nelle campagne della Palestina. •Poiché si proclamava il Messia, Gesù venne condannato dal Sinedrio, che lo riteneva un bestemmiatore e fatto processare dal procuratore romano in Giudea, Ponzio Pilato, il quale lo fece crocefiggere intorno all’anno 30 d.C. Le principali fonti storiche sulla figura di Gesù sono cristiane: 1. I Vangeli sinottici di Matteo, Marco e Luca (70-90 d.C.) e il Vangelo di Giovanni (100 d.C.): dopo la morte di Gesù, i suoi insegnamenti furono tramandati oralmente dai discepoli e successivamente trascritti nei Vangeli, termine che significa “buona novella”. 2. Atti degli Apostoli e Lettere, tra le quali le più importanti sono quelle di San Paolo, indirizzate alle prime comunità cristiane. • Ci sono invece scarse fonti romane: gli storici dell’epoca, infatti, non si interessarono a Gesù, considerato uno dei tanti predicatori di un culto misterico. Caratteristiche principali del Cristianesimo: •Il Cristianesimo era una fede universale, che si rivolgeva a tutti gli uomini, senza distinzioni etniche o sociali. In questo differiva dall’Ebraismo, che si rivolgeva solo al popolo di Israele. •Il Cristianesimo valorizzava gli ideali di pace, di solidarietà, di uguaglianza fra gli uomini, esortava ad essere miti e a disprezzare il potere, prometteva la vita eterna agli umili, ai poveri e agli oppressi. Questi valori erano opposti a quelli dominanti nel mondo romano. Inizialmente i Romani si dimostrarono tolleranti nei confronti del Cristianesimo, ma con il tempo i rapporti si deteriorarono, per una serie di motivi: 1. I Cristiani non accettavano di adorare l'imperatore come un dio, poiché ritenevano che solo al loro Dio erano dovuti tali onori. Per i Romani, fare sacrifici all’Imperatore era un gesto politico oltre che religioso, rappresentava cioè una forma di accettazione e riconoscimento dell’autorità, mentre il rifiuto era visto come un atto sovversivo. I Cristiani invece rivendicavano l’autonomia della sfera religiosa da quella politica e la libertà di coscienza. 2. La dottrina cristiana, professando l’uguaglianza fra gli uomini, veniva vista come una minaccia ai privilegi sociali ed economici dei potenti. In realtà i cristiani non misero mai in discussione il sistema politico e sociale dell’epoca, non condannarono nemmeno la schiavitù, poiché per loro il fine ultimo era la vita eterna, mentre la condizione terrena era poco importante. La loro non era un’ideologia sovversiva, ma spirituale. L'ostilità dei Romani nei confronti dei cristiani si manifestò con l'accusa di 1. Ateismo, in quanto non accettavano le divinità romane 2. Scarso patriottismo, poiché si rifiutavano di compiere sacrifici in onore dell’Imperatore. In particolari momenti della storia dell’Impero, queste accuse portarono a atti persecutori nei loro confronti. anche se mancano dati che permettano di avere un esatta dimensione del fenomeno delle persecuzioni. Le prime informazioni sul rapporto tra cristianesimo e Impero ci vengono dai rescritti, cioè le risposte che gli Imperatori davano ai funzionari e che avevano valore di legge. Nel rescritto di Traiano a Plinio il Giovane, l'Imperatore Traiano risponde alla domanda su come comportarsi con i Cristiani in modo del tutto ambiguo, affermando che il Cristianesimo era sì un reato, ma che poteva essere punito solo in alcuni casi. IL CRISTIANESIMO SI ORGANIZZA IN COMUNITA’ • Il principale propagatore del messaggio cristiano nel mondo ellenistico-romano fu l’Apostolo Paolo. • Paolo di Tarso era un fariseo, nemico e persecutore dei cristiani. Durante un viaggio verso Damasco gli apparve Cristo resuscitato e Paolo, sconvolto dalla visione si convertì. • Dopo la sua conversione Paolo viaggiò molto in Medioriente e in Occidente, portando il messaggio di Cristo oltre il mondo ebraico e contribuendo alla diffusione della fede cristiana in numerose regioni dell’Impero. • Inizialmente i cristiani appartenevano alle classi più umili e ai ceti medi. • A partire dal II secolo d.C., cominciarono a convertirsi anche persone che occupavano cariche importanti nell’amministrazione e nell’esercito. • Infine nel III secolo, la Chiesa divenne un’organizzazione stabile. • I primi cristiani formarono delle comunità che si chiamavano Chiese, termine che deriva dal greco ecclesìa, che significa assemblea di popolo. • A capo di ogni comunità vi erano i più anziani detti presbiteri, che venivano scelti tra i membri di maggiore moralità. Il loro compito era quello di predicare la dottrina. • Tra i i presbiteri emersero i vescovi, cioè sorveglianti, che erano considerati i successori degli apostoli e avevano il compito di vigilare su varie comunità. • Allo scopo di contrastare le interpretazioni sbagliate della dottrina, vennero istituiti i concili, assemblee di vescovi, che potevano emettere la condanna d’eresia. L’eretico era colui che si era allontanato dalla corretta interpretazione della dottrina e veniva perciò escluso dalla comunità. A Roma il numero dei cristiani crebbe notevolmente, come testimoniano le numerose catacombe, cioè i cimiteri sotterranei dei cristiani. Inoltre, secondo la tradizione, a Roma subirono il martirio i 2 apostoli maggiori, Pietro e Paolo. Per questi motivi il vescovo di Roma divenne, ed è tutt’ora, l'autorità più importante dei cristiani. Considerato il successore di Pietro, gli venne attribuito il titolo di papa, termine che in ebraico significa padre. Catacombe romane