STORIA DELLA LINGUA LATINA MEDIEVALEMODULI 1, 2, 3 MODULO 1: LATINO TRA MONDO ANTICO E MEDIOEVO 1. Presupposti per una storia del latino medievale Statuto della disciplina. La Storia della Lingua Latina Medievale è una disciplina linguistica e filologica che indaga il latino medievale, cioè quello prodotto nei secoli del Medioevo. È una disciplina linguistica perché ha per oggetto il mutamento di una lingua naturale, il latino, attraverso i secoli, e lo descrive con l’ausilio degli strumenti teorici della linguistica storica. Il suo scopo è ricostruire i mutamenti durante tutti i secoli della storia latina. È una disciplina filologica perché necessita di una conoscenza approfondita dei testi e dei generi letterari della produzione medievale e perché contribuisce ad una loro precisa valutazione stilistica. Il suo scopo è comparare un numero appropriato di fonti. Definizione di Latino Medievale. È l’ultimo segmento della storia del latino, sopravvissuto al crollo dell’Impero Romano d’occidente (476) ed ha continuato ad essere scritto e parlato in Europa. è stata identificata per la prima volta nel VII Secolo a.C. Non esiste un solo latino medievale, (Norbeg) assume aspetti molto vari secondo epoche, paesi, livello culturale degli autori che se ne servono. Il latino medievale si differenzia a seconda degli autori che lo usano, ognuno usa il proprio latino medievale, dunque è interessante comparare testi scritti nello stesso periodo ma in diversi luoghi. Cronologia convenzionale del Medioevo 476: deposizione di Romolo Augustolo 1492: scoperta delle Americhe Però esistono altre teorie che collocano la fine del Medioevo in punti diversi, c’è chi mette fine al Medioevo con l’Umanesimo, il Rinascimento, piuttosto che con la Riforma protestante, il concilio di Trento, la presa di Costantinopoli dei Turchi. Questesono tutte date possibili. Una differenza importante però è che nel 476 il latino è ancora parlato, mentre nel XVsecolo non lo è più, è solo una lingua scritta e resterà così fino alle soglie dell’epoca moderna, perché ormai esistono le lingue romanze. Non sappiamo quando non è più stato parlato il latino, ma sappiamo che le diverse lingue romanze iniziano ad essere presenti nel IX/X secolo, quando appaiono i primi documenti in lingue romanze. Nell’813 il Concilio di Torus stabilisce che i preti debbano tradurre le prediche in modo comprensibile. Già quindi nell’813 non si capiva più il latino. Non si è mai smesso di scrivere in latino però, poeti, scienziati e anche la Chiesa continuano ad utilizzare la lingua. Nozione di diglossia Il latino e le varietà antiche delle lingue romanze, almeno fino all’VIII secolo, sono stati codici linguistici alternativi. La DIGLOSSIA è un bilinguismo istituzionalizzato socialmente. È chiaro socialmente quando deve essere usata una lingua e quando ne va usata un’altra. Un esempio è quello della Grecia, dove sono esistite due varietà della stessa lingua fino agli anni ’70, una lingua pura e una popolare, padroneggiate allo stesso modo ma per scopi radicalmente diversi. Così anche per il latino e le lingue romanze che si stavano sviluppando. Partizioni del latino medievale I sec.: latino classico II, III sec.: latino tardo-antico (è ancora un latino parlato, la lingua dell’impero,ma è un latino diverso da quello classico, quello del I sec. età augustea) IV-VI sec.: latino alto-medievale VII-VIII sec.: latino merovingico, longobardo, visigotico... (secoli in cui il latino scritto si differenzia nelle diverse aree d’Europa) IX, X sec.: latino carolingio (latino riformato, che torna alla sua correttezza) XI, XII sec.: latino basso-medievale XIII, XIV sec.: latino pre-umanistico e umanistico Nell’anno mille inizia il basso Medioevo ed è uno spartiacque tra paesi romanzi e non romanzi. Nei primi (Italia, Spagna, Francia) il latino è in una relazione stretta con le nuove lingue parlate, negli altri (Irlanda, Gran Bretagna) viene appreso come lingua esterna, libresca. Il latino insulare è quindi molto diverso dagli altri. Quando inizia il latino Medievale? 410: saccheggio di Roma da parte dei Visigoti 455: saccheggio di Roma da parte dei Vandali 476: deposizione di Romolo Augustolo. Frattura per lo più simbolica. Per i contemporanei quella data passa quasi inosservata Fattori di mutamento della norma classica. Già prima dell’epoca medievale il latino aveva conosciuto variazioni al suo interno. L’impressione di unità era assicurata dalla presenza di una norma linguistica valida per il latino scritto ed esemplata sul modello degli scrittori augustei. Su Cicerone e Virgilio era stata modellata una norma molto rigida, accentuando il discorso di una lingua fissa. Noi siamo abituati a studiare le regole del latino scritto, ma il latino parlato invece eraben diverso e molto meno fisso. Aliud esse latine, aliud grammatice loqui _ Quintiliano (un conto è parlare latino, un conto parlare con i grammatici). Tra i fattori di mutamento della norma classica ci sono dei fattori extra linguistici, cioè fattori storici: il crollo dell’Impero e del sistema dell’istruzione che provoca proprio la fine della norma e l’accelerazione del mutamento. Finchè sono esistite le scuole di retorica che insegnavano il latino corretto la norma è esistita ed è stata anche osservata dagli scrittori, ma con la fine dell’istruzione anche la norma si è progressivamente perduta. Ipsa latinitas et regionibus quotidie mutetur et tempore – S. Girolamo (La stessa latinità muta quotidianamente in base alle regioni e al tempo). La fine della norma fa sì che le spinte centrifughe mutino localmente il latino in tante lingue provinciali. L’evoluzione massiccia del latino tardo e medievale è dunque il frutto di fattori extra-linguistici, nella fattispecie storico-culturali, sono tutti fattori importanti che hanno determinato la fine della norma classica e il diversificarsi del latino. 2. Varietà e variazione nella storia del latino Varietà e variazione. Il latino ha conosciuto variazione nel corso della sua storia. Lo scritto era senz’altro diverso dal parlato. Una lingua naturale non è mai un sistema monolitico, le lingue variano nel tempo e nello spazio. La variazione interna è quindi la sua dimensione naturale. Secondo il principio di uniformità il latino non si è comportato in maniera differente dalle lingue attuali. Il mutamento linguistico non implica una decadenza della lingua, il latino medievale non è meno bello del latino classico, è semplicemente mutato, diverso. Così come l’italiano non è un latino decaduto, il latino medievale non è un latino decaduto rispetto al latino classico, ma sono semplicemente stadi di evoluzione diversa della lingua. La variazione linguistica è libera e incoercibile, nel senso che essa produce delle varietà linguistiche, cioè usi differenziati dello stesso codice linguistico sulla base di parametri funzionali distinti. In un sistema linguistico convivono infatti una spinta alla conservazione e una all’innovazione della lingua. Le più importanti variazioni di un sistema linguistico sono: -VARIAZIONE DIATOPICA: la lingua che cambia nello spazio (Dialetti = lingue locali). I dialetti sono delle lingue locali che traggono origine dal latino parlato in quella zona. La variazione diatopica in latino prende il nome di: Sermo Provincialis, ossia lingua delle province. Esistevano sfumature attribuibili a province diverse, però non sappiamo e non conosciamo le differenze. -VARIAZIONE DIACRONICA: una lingua che cambia nel tempo. Un documento significativo è la Fibula prenestina (VII a.C.): Manufatto con dedica MANIOSME FHEFHAKED NVMASIOI. È un latino diverso, arcaico, tradotto diventerebbe Manius me fecit Numerio (Manio mi ha fatto per Numerio). Cicerone afferma che per le donne è più facile conservare l’antico accento e leantiche abitudini perché non hanno molti contatti con il mondo esterno -VARIAZIONE DIASTRATICA: una lingua cambia in rapporto al variare delle condizioni sociali dei parlanti, il modo in cui parliamo è un segnale fondamentale del livello della nostra istruzione. In latino prende il nome di Sermo Rusticus: un linguaggio di livello più basso rispetto a quello corto, che sappiamo esiste, ma che non conosciamo. Non sappiamo quali sono i caratteri specifici della rusticitas. -VARIAZIONE DIAFASICA: una lingua cambia in rapporto alle circostanze in cui ci troviamo, in latino Sermo cotidianus, parliamo in modo diverso in base a dove ci troviamo, a seconda delle circostanze in cui ci troviamo, se siamo con amici, piuttosto che in contesto pubblico. Es. Cicerone scrive: Epistulas vero cotidianis verbis texere solemus – (io di solito scrivo le mie lettere con parole quotidiane). -VARIAZIONE DIAMESICA: una lingua cambia se usata nello scritto o nella comunicazione parlata, tendenzialmente lo scritto è più conservativo, conserva abitudini più antiche, in latino Sermo vulgaris diverso da Sermo litterarius Nel sistema di una lingua viva sono presenti tutte le varietà possibili. Una lingua è infatti un sistema complesso, i cui confini sono praticamente indecibili. Storia linguistica esterna e interna. La storia linguistica interna è l’insieme di mutamenti strutturali che si producono all’interno della lingua per ragioni di ordine esclusivamente linguistico. Ad esempio la perdita dei casi o la nascita del condizionale. È qualcosa che è indipendente dalle altrelingue, è un fenomeno di lungo corso, interno che appartiene alla storia della lingua latina. La storia linguistica esterna è l’insieme dei fenomeni che derivano da fattori extra linguistici. Prestiti, perdita di dialetti e così via. Per esempio il latino ha preso in prestito alcune parole dall’etrusco, dal greco... Le ragioni del mutamento linguistico vanno quindi ritrovate in entrambe le storie linguistiche. Una lingua cambia perché ogni attività umana subisce nel tempo delle variazioni. Non esiste alcuna lingua che non cambi. Sostrati e adstrati del latino. Il sostrato è l’insieme delle condizioni etnolinguistiche cui una lingua vincitrice si sovrappone. I sostrati del latino sono l’etrusco, l’osco, il celtico… Man mano che il latino si espandeva nuove lingue diventavano lingue di sostrato e a poco a poco scomparivano. È un fenomeno molto lento, le conseguenze sono i relitti di sostrato, elementi che la lingua di superstrato acquisisce dalle lingue assoggettate, è difficile che siano elementi fonologici, solitamente sono lessicali. L’adstrato è una lingua di contatto, presa come modello culturale, con cui un’altra lingua convive senza che nessuna predomini sull’altra. Una situazione di adstrato è unasituazione di parità. Adstrati del latino sono il greco e le lingue germaniche. Latino e latino volgare. Il latino volgare è il latino parlato, durante tutte le epoche della latinità, in quanto parlato non lo conosciamo come documentato direttamente. È una varietà diamesica del latino, perché è il latino parlato. Le lingue romanze derivano dal latino non-scritto,non formale, non letterario. Norma e uso del latino tardo. La norma linguistica è l’insieme delle abitudini codificate di una lingua. È standardizzata ed è una serie di regole che si apprendono a scuola. Le fonti della norma sono autori classici ma anche mezzi di comunicazione e comunicatori per professione. La norma può essere accompagnata da una forma di purismo, i modelli linguistici devono essere pochi e scelti e tutto ciò che si allontana dalla norma è scorretto. La norma dal latino classico è esemplata sul modello degli scrittori dell’età augustea. Mail contrario della norma, l’uso, è il vero motore del mutamento linguistico. La situazione del latino tardo-antico è quella di un progressivo scollamento di uso e norma. Affiorano così tratti linguistici che dovevano essere sempre esistiti, e cheappartenevano all’uso, ma che erano state lungamente emarginati dalla norma. Quandola scuola viene meno, con la crisi del III e IV secolo affiorano tratti linguistici nuovi provenienti dal parlato. Fonti utili alla ricostruzione del latino parlato. Il latino parlato può essere ricostruito solo indirettamente attraverso alcune fonti. Paradossalmente conosciamo il latino parlato attraverso alcuni fenomeni che affiorano nelle fonti scritte. Le fonti principali per la conoscenza del latino volgare sono: -Le opere dei Grammatici latini: perché i grammatici censurano le forme che non si adeguano alla norma, se si parla di un errore vuol dire che qualcuno lo compie. Cosenzio condanna l’uso di tottus in luogo di totus, probabilmente quindi esisteva nel parlato. L’Appendix Probi (si chiama così perché si trova in calce in un manoscritto di Valerio Probo, ma non è attribuibile a lui) è un elenco di 227 parole ritenute scorrette. È di un anonimo maestro di scuola probabilmente, che censura una serie di parole -Glossari latini: liste di parole latine tradotte nelle parole volgari. -Iscrizioni latine realizzate da poco colti che quindi inseriscono degli errori utili per laricostruzione del latino parlato -Autori latini che imitano il parlato -Trattati tecnici -Testi cristiani -Comparazione delle lingue romanze 3. L’età tardo antica La crisi del tardo impero. La fine dell’impero è il 476 d.C., ma c’era già una crisi dal III secolo. Il potere non è più accentrato a Roma e vanno a formarsi varie nuove classi sociali: illustres, spectabiles, clarissimi, perfectissimi. Norberg identifica nuovi usi stilistici e appellativi per rivolgersi all’imperatore, gloriosissimus, serenissimus, christianissimus, vestra maiestas, vestra pietas. Il pronome di prima persona plurale viene usato anche alla prima persona singolare, nos. Is ea id è sostituito da suprascriptus, supradictus. L’astratto muta il significato in concreto (matrimonium- il coniuge, ministerium- il ministro, imperium...). Una delle più antiche attestazioni di tale slittamento semantico è il Codice Teodosiano del 439 dice ad magnificam potestatem qui. ‘Potestatem’ fa quindi riferimento alla podestà ma come persona che esercita il potere e non all’atto della podestà, non alla carica. (Le parole che provengono dal latino si scrivono in maiuscolo, > è diventa.) Molti di questi usi diventano poi tipici anche nell’ambito burocratico moderno. I regni romano-barbarici Regno dei Borgogni Alemanni Longobardi Impero Bizantino Regno degli Anglosassoni Regno degli Ostrogoti in Italia Il regno degli Ostrogoti in Italia ha come figura massima Teodorico il Grande, re di Italia dal 493 al 526), aveva una buona formazione letteraria. È un regno in cui la cultura latina continua ad esercitare un certo fascino e ad essere esplicitamente insegnata. La retorica e la grammatica continuano ad essere insegnate. Il declino culturale quindi è meno evidente. L’Italia resta una penisola con forti centri di aggregazione. Si mantiene inoltre un contatto con il mondo Bizantino, che ha grande prestigio. Ci sono inoltre due figure di spicco, Boezio (l’ultimo filosofo pagano) e Cassiodoro, che fonda un centro di studi cristiani, una sorta di Università per studiare le seculares litterae per meglio conoscere le divinae litterae. La letteratura profana è necessaria per la letteratura sacra. Questo binomio si tramanda e garantisce la sopravvivenza dell’insegnamento secolare. De Orthografia e Varie sono due opere importanti. Longobardi: dal 568 arrivano in Italia. Al sud ancora ci sono i Bizantini, i Longobardi in Lombardia. Il resto dell’Italia è pontificia. L’Italia non è più un paese unito, si parlano almeno 4 lingue, la lingua colta è sempre il latino. L’aristocrazia romana sogna di coltivare il latino e di tenerlo vivo, conservando così il proprio patrimonio culturale dalla dispersione. Solum est nobilitatis indicium litteras nosse – Sidonio Apollinare (Il solo indizio della nobiltà è la conoscenza delle lettere). Il latino scritto del tempo è formale. C’è un documento notarile conservato a Ravenna che contiene anche elementivolgari. Regno dei Franchi: La Francia è quella che più subisce l’elemento Germanico (cambia anche nome) da Gallia a Franchia. Il francese è la lingua più germanizzata. Nel 486 Clodoveo conquista la Gallia. Alcuni principi franchi sono bilingui, parlano la loro lingua che è il franco ma anche il latino. Presto però il latino si contamina con la lingua germanica e quindi si sviluppa questa lingua romanza con influenze germaniche. Regno dei Visigoti (Spagna): Viene conquistata una grande parte della penisola iberica e della Francia Regno dei Vandali: Non molto durevole, non scardina il sistema di istruzione latino dell’Africa settentrionale. L’Africa settentrionale era una terra ricca e colta Le sorti della cultura classica tra V e VI secolo. Assistiamo un po' dovunque al deperimento delle conoscenze linguistiche modellate sul paradigma della norma classica, si approfondisce il divario tra sermo vulgaris e lingua colta. Neanche la chiesa è in grado di assicurare una buona istruzione dei chierici. Un documento del Concilio di Roma recita: Inscii litterarum ad sacros ordines aspirare non audeant. È un documento importante perché ci dice che alcuni che non sapevano leggere eppureaspiravano ai sacri ordini. Meluis fuisset tacere quam sic inculte loqui – Gregorio di Tours (Coloro che sono incolti nelle lettere non possono aspirare ai sacri ordini. Sarebbe stato meglio che tacesse rispetto a parlare da incolto). Sidonio Apollinare, Ennodio, Venanzio Fortunato, Cesario di Arles e Gregorio Magnosono le eccezioni, gente intelligente e studiosa. Ad hoc quidem tantum liberales artes discendae sunt ut per instructionem lilarum divina eloquia subbilius intelligantur – Gregorio Magno (Le arti liberali devono essereapprese affinché le sacre scritture possano essere comprese in modo più sottile). Gli intellettuali più accorti capiscono della differenza tra lingua colta/scritta e lingua parlata. Gregorio di Tours raccomanda di rivolgersi in modo meno colto ai fedeli. La lingua parlata era già evidentemente altro rispetto al latino classico. IN SINTESI: Tra il III e il IV secolo si compie una trasformazione decisiva del mondoantico: crolla l’Impero d’Occidente e ad esso si sostituiscono i Regni romano-barbarici. Usi non classici stabilitisi nella cancelleria del tardo impero si trasmettono alle cancellerie medievali, e sopravvivono persino oggi. Il regno ostrogoto di Teodorico inItalia è quello che più a lungo garantisce la persistenza dell’insegnamento scolastico. La cultura classica sopravvive in Italia anche grazie all’attività di un intellettuale come Cassiodoro. Negli altri regni romano-barbarici, l’atteggiamento verso la cultura classica è ambivalente. Nel complesso, l’età tardo-antica segna un declino inesorabile delle conoscenze tecnico-grammaticali e un approfondirsi del solco che separa la lingua colta da quella parlata. Domanda: LATINO POST IMPERIALE Tra II e III secolo il latino è ancora un latino parlato, la lingua dell’impero, ma è tuttavia un latino diverso da quello classico, quello del I sec. dell’età augustea, Già prima dell’epoca medievale il latino aveva conosciuto variazioni al suo interno, l’impressione di unità era assicurata dalla presenza di una norma linguistica valida per il latino scritto ed esemplata sul modello degli scrittori augustei. Era stata modellata una norma molto rigida, accentuando il discorso di una lingua fissa. Noi siamo abituati a studiare proprio le regole del latino scritto, ma il latino parlato era ben diverso e molto meno fisso. Come scrive Quintiliano “Un conto è parlare latino, un conto parlare con i grammatici”. Ma è il contrario della norma, l’uso, il vero motore del mutamento linguistico. La situazione del latino tardo-antico è quella di un progressivo scollamento di uso e norma. Affiorano così tratti linguistici che dovevano essere sempre esistiti, e che appartenevano all’uso, ma che erano state lungamente emarginati dalla norma. Tra i fattori di mutamento della norma classica ci sono dei fattori extra linguistici, cioè fattori storici, come il crollo dell’Impero e del sistema dell’istruzione che provoca proprio la fine della norma e l’accelerazione del mutamento. Finché, infatti, sono esistite le scuole di retorica che insegnavano il latino corretto la norma è esistita ed è stata anche osservata dagli scrittori, ma con la fine dell’istruzione anche la norma si è progressivamente perduta. La fine della norma fa sì che le spinte centrifughe mutino localmente il latino in tante lingue provinciali. L’evoluzione massiccia del latino tardo e medievale è dunque il frutto di fattori extra-linguistici, storico-culturali, i quali sono tutti fattori importanti che hanno determinato la fine della norma classica e il diversificarsi del latino. Nel complesso, l’età tardo-antica segna un declino inesorabile delle conoscenze tecnico- grammaticali e un approfondirsi del solco che separa la lingua colta da quella parlata. Nella Romania, durante il Medioevo, il latino scritto entra in un rapporto di diglossia con le varietà romanze, scaturite dal latino parlato. Domanda: DIFFERENZE TRA LATINO CLASSICO (O ARCAICO?), LATINO VOLGARE E LATINO MEDIEVALE Il latino volgare è il latino parlato, durante tutte le epoche della latinità, in quanto parlato non lo conosciamo come documentato direttamente. È una varietà diamesica del latino, perché è il latino parlato. Le lingue romanze derivano dal latino non-scritto, non formale, non letterario. È l’insieme delle varianti della lingua latina parlata dalle popolazioni dell’Impero Romano. Le principali differenze del latino volgare (parlato) rispetto al latino classico (conservatività lingua scritta) sono: l’assenza di una codificazione della scrittura; una maggiore influenza dei substrati linguistici locali. Le lingue romanze si sono evolute dal latino parlato. Nell’età tardo-antica la velocità del mutamento ha subito un’accelerazione, dovuta alla decadenza della norma linguistica classica e al prevalere dell’USO. La norma del latino classico è esemplata sul modello degli scrittori dell’età augustea. Si può dire che il vero motore del cambiamento linguistico è l’uso. Il latino volgare ovvero il latino della lingua quotidiana, può essere ricostruito solo indirettamente attraverso FONTI ETEROGENEE: GRAMMATICI LATINI (Appendix Probi che contiene 227 parole ritenute scorrette), GLOSSARI LATINI, ISCRIZIONI LATINE, AUTORI LATINI, TRATTATI TECNICI (Mulomedicina Chironis), TESTI CRISTIANI, COMPARAZIONE LINGUE ROMANZE Il latino medievale È l’ultimo segmento della storia del latino, sopravvissuto al crollo dell’Impero Romano d’occidente (476) ed ha continuato ad essere scritto e parlato in Europa. è stata identificata per la prima volta nel VII Secolo a.C. Non esiste un solo latino medievale, (Norbeg) assume aspetti molto vari secondo epoche, paesi, livello culturale degli autori che se ne servono. Il latino medievale si differenzia a seconda degli autori che lo usano, ognuno usa il proprio latino medievale, dunque è interessante comparare testi scritti nello stesso periodo ma in diversi luoghi. Il latino medievale era caratterizzato da un ampio vocabolario, formatosi dalla confluenza nel latino di parole provenienti dal lessico di numerose altre lingue. È stato fortemente influenzato dalla lingua della Vulgata, che contiene peculiarità aliene alla lingua latina classica, conseguenza di una più o meno stretta correlazione con il greco e l'ebraico. Queste particolarità si riflettevano non solo nel vocabolario, ma anche nella grammatica e nella sintassi. Numerose parole furonoassunte anche dal lessico del germanico parlato dalle diverse popolazioni germaniche che migrarono in direzione dell'imperoromano. 4. Caratteri del latino cristiano (1/2) L’affermazione del Cristianesimo, le tappe principali sono tre: 313 Editto di Milano – Libertà di culto per i Cristiani (Costantino) 380 Editto di Tessalonica – Il cristianesimo diventa religione di stato (Teodosio) 392 Decreto di Costantinopoli – Interdizione dei culti pagani (Teodosio) Da questo momento in poi praticare il paganesimo è un reato Quella del Cristianesimo è una lingua speciale, individuale, con dei caratteri tipi. I Cristiani dei primi tempi andarono contro il normativismo del latino colto, la lingua doveva essere uno strumento per dare voce alla religione. Il latino internazionale da questo momento in poi è il latino dei Cristiani. Il Cristianesimo fino al III secolo parla una koinè greca e non latino. Nel III secol san Girolamo traduce la Bibbia in latino (Vulgata), che circolerà per tutto il medioevo. Per la traduzione ha a disposizione due libri greci, la Bibbia dei 70 e il Nuovo Testamento che era appunto stato scritto in greco. La lingua dei Cristiani è una lingua composita, con volgarismi, grecismi, semitismi, che tende alla semplificazione del dettato, con numerosi presiti e calchi. Il prestito è l’introduzione di nuove parole a seguito di un contatto tra lingue. Il prestito integrato integra la parola nella grammatica della lingua, invece il non integrato mantiene alcune caratteristiche fonomorfologiche anomale rispetto alla lingua che lo ospita. Il calco invece è quando un termine straniero viene tradotto mediante materiale lessicale endogeno. Può essere semantico, quando con materiale già presente nella lingua si realizza un significato che invece è proprio di un’altra lingua es. realizzare init. significava solo fare, il significato che ha oggi ‘prendere coscienza di’ viene dall’inglese; sintattico è per es. in it. ‘colpo di fulmine’ che ricalca un’espressione francese, strutturale è un calco che ricopia la struttura della parola di partenza (grattacielo/skycraper). Fra i prestiti dal greco c’è ecclesia, episcopus. Sono parole inserite perfettamente nel latino, sono quindi integrati. I prestiti dall’ebraico sono sabbatum, pascha, gehenna, alleluya. Sono lingue di adstrato del latino. Fra i calchi semantici abbiamo i greci (virtutes assume anche il significato di miracoli). Fra i neologismi, cioè parole che vengono inventate per la necessità di significazione di nuovi concetti legati alla religione, parole come trinitas, incarnatio, sanctificatio non esistevano in latino perché non esistevano tali concetti. Fra i neologismi semantici fides, gratia, salus, credere. Alcuni casi particolari di neologismi: - Orare è un caso particolare, nel lat. classico significa ‘chiedere’, ma poi dal I sec d.C.viene recuperato e risemantizzato, orare > ‘chiedere a Dio’, cioè ‘pregare’. L’oratio non è più un discorso in cui si tenta di persuadere l’uditore, ma diventa il discorso per eccellenza, quello con Dio, la preghiera appunto. - Gentes e gentilis nel lat. classico voleva dire ‘popoli stranieri’, i non romani, ma presso i Cristiani inizia a indicare i pagani, cioè i non cristiani. Ciò avviene anche per influsso del greco che a sua volta ricalca l’ebraico, un doppio calco. - Refrigerium,lat. classi Refrigerare significava rinfrescare, nel cristianesimo diventa ‘sollievo dalle pene dell’aldilà’. - Confiteor nel lat. classico significa ‘confessare, ammettere’, lo stesso verbo nel cristianesimo, usato senza oggetto diretto, assume il valore di ‘professare la fede’. Confessio è quindi la confessione di una fede e il luogo in cui si subisce il martirio. Confiteor può anche voler dire nel latino cristiano, ‘esaltare’, ‘lodare’. - Pax non è più la pace politica del lat. classico ma la pace con Dio e con la comunità. Pax Constantiniana, la non persecuzione dei cristiani, è una pace si politica ma è ancheuna pace nel senso cristiano del termine, quindi all’interno della comunità. - Parabola nel latino classico è ‘paragone’. Nel latino medievale invece il verbo parabolare dà origine alla parola ‘parlare’ ed è con questo significato che si è trasmesso alle lingue romanze. Nel latino cristiano quindi è la parola. Il mutamento si è prodotto per mezzo della Bibbia dei settanta, dove la parola ebraica masal viene tradotta con ‘parabolè’, ‘parola’. San Girolamo conosce il greco e l’ebraico, quindi opera una collazione e sceglie di tradurre dal greco parabolè sempre con parabola, parola. - Paganus ha creato una serie di problematiche: paganus lat. classico indicava l’abitante del pagus ovvero del villaggio; nel linguaggio cristiano indica invece il convertito, il non cristiano. Per spiegare questa rideterminazione semantica sono state avanzate due ipotesi: 1. Il paganesimo avrebbe resistito più a lungo nelle campagne piuttosto che nelle città 2. La seconda ipotesi fa riferimento al sermo castrensis (tipico del gergo militare), paganus è opposto a miles, e significa ‘non soldato’. Siccome i cristiani sono i milites Christi, allora i pagani sono quelli che non appartengono all’esercito di Cristo. È interessante la trasformazione semantica di paganus perché esemplifica come un nuovo sistema di valori alimenta nuove metafore e si adegua il significato delle parole. IN SINTESI I CARATTERI DEL LATINO CRISTIANO: Il Cristianesimo rappresenta una novità assoluta e dirompente, sia dal punto di vista ideologico che linguistico. Dal punto di vista linguistico, la lingua dei Cristiani è aperta alle influenze di greco ed ebraico, da cui accoglie numerosi prestiti e calchi semantici. La lingua dei Cristiani è una lingua anti-retorica e anti-classica, aperta alle contaminazioni, che accoglie molti volgarismi. Altrettanto rilevanti sono i fenomeni di calco semantico e di neologismo semantico in base ai quali antiche parole del latino classico subiscono un complesso stravolgimento di senso (es. paganus). Il laboratorio intellettuale in cui nascono nuove accezioni e si diffondono nuovi usi sono le traduzioni dei testi sacri. La traduzione ufficiale della Bibbia in latino, nota con il nome vulgata è affidata nel III sec a San Gerolamo. Il latino dei Cristiani è il latino che unifica l’Europanel Medioevo. 5. Caratteri del latino cristiano (2/2) Le traduzioni latine dei testi sacri. La lingua del Cristianesimo è la Koinè, greco-ellenistica e greca resta la lingua della chiesa fino al III secolo, la latinizzazione completa della liturgia è compiuta nel IV sec quando abbiamo per la prima volta lettere di vescovi. Una spia del passato greco è il nome della messa, il latino Missa ‘inviata’ viene dal greco “è stata inviata”, in riferimento all’abitudine delle comunità cristiane primitive di inviare l’eucaristia agli assenti. Alla metà del II secolo d.C si iniziano a tradurre i testi sacri del greco, anche se in modo disordinato. Cuique primis fidei temporibus in manus venit codex graecus ausus est interpretari – Sant’Agostino (a chiunque fosse venuto in mano un codice greco osò interpretarlo). Non ci sono fonti originali. È dunque pieno di traduzioni parziali, scorrette, sgrammaticate... l’importante è che la traduzione sia più fedele possibile all’originale. Vetus Itala: insieme delle traduzioni bibliche del tempo. La lingua della Vetus Itala ha una serie di convenzioni da esaminare: - Metaplasmi di genere nei nomi e di classe flessiva negli aggettiva. Se una parola passa da maschile o femminile o da prima a seconda declinazione ad esempio. o Faciamus illi adiutorium similem sibi. Metaplasmo di genere (aidiutorium è trattatoda maschile, mentre in classico è neutro) o Spiritus autem libens, caro autem infirmis. Metaplasmo di classe flessiva (infirmis èdella prima classe, qui usato in seconda) - Uso personale di verbi impersonali o Taeduit anima eius (taeduit è personale nonostante non dovrebbe esserlo) - Scambio dei casi retti dalle preposizioni o Traditur filius hominis in manu peccatorum (in manu non è classico, è ablativo enon accusativo) o Et erun duo in carnem unam (accusativo invece di ablativo) - Preposizione in con valore strumentale o Virgam in qua percussit flumen (calco sintattico – La verga con la quale... è ungrecismo e prima un semiticismo) - Uso di Ille in funzione di articolo ide o Dixit... illis duodecim discipulis (articoloide è a metà tra dimostrativo e articolo.Illis funziona da articolo, “disse ai”) - Secondo termine di paragone in genitivo (normalmente in ablativo) o Maior eius est (in Greco è grammaticale in latino classico no) - Uso di Si non in luogo di nisi o Si non abundaverit iustitia vestra - Ut completivo + indicativo (e non congiuntivo) o Et fiebat ut omnis ibat ad tabernaculum - Si interrogative + indicativo o Videamus ergo si sermones illius veri sunt - Quod, quia, quoniam, quomodo completivi + indicativo o congiuntivo o Viderunt oculi tui quomodo tradidit te dominus - E pro i e viceversa o Humiltate ergo vos sub potente dextera Dei o Discendit hic iustificatus in domum suam - O per u e viceversa o Infer digitum tuum hoc o Sedete hic, dum adoru - Aferesi, eliminazione della H iniziale o Iam ora est - Scambio delle nasali in finale di parola o Adsumpsit... iohannen secum - Scambio delle dentali in finale di parola o Veniad regnum tuum - Monottongazione di au in u o Venit Iesus ianuis clusis - Confusione tra v e b o Nisi videro in manibus eius figuram claborum o Omnis qui se exaltaverit humiliavitur La nuova retorica cristiana. Il rapporto tra cultura nuova e classica è un rapporto di interscambio. I padri apologeti sono alcuni tra gli intellettuali più colti, Tertulliano, Minucio Felice, Cipriano, Arnobio, Lattanzio. L’evangelizzazione verso tutti è necessaria, bisogna elaborare una nuova figura di intellettuale, un modello di lingua differente. Insomma, una retorica propria. Ci sono sacche di latini che sono fieri conservatori della loro lingua. Agostino parla di sermo humilis. Le cose più straordinarie devono essere capite da tutti. Melius reprehendant nos gramatici quam non intellegat popoli. È meglio che ci sgridino i grammatici che i popoli non capiscano. L’intellettuale cristiano conosce il latino, il greco e l’ebraico, ma le lettere classiche gli servono solo per capire meglio le sacre lettere. MODULO 2: STRUTTURE LINGUISTICHE DEL LATINO TARDO 6. Fonetica e fonologia del latino tardo: l’accento Accento Distinzione di alcuni tipi di accento diffusi nelle lingue del mondo: - Accento musicale: innalzamento della frequenza delle vibrazioni delle corde vocali con conseguente maggiore altezza della vocale accentata. - Accento intensivo: aumento della forza con cui l’aria viene spinta fuori incorrispondenza della vocale accentata. - Altezza: dipende dalla frequenza, cioè dal numero di vibrazioni che le corde vocali sono sollecitate a compiere nell’unità di tempo. Una variazione di altezza comporta anche una variazione di intensità e viceversa. Ciascuna lingua rende pertinente l’uno o l’altro tipo di variazione, l’italiano è intensivo. La variazione di altezza in queste lingue viene usata per fini intonativi. Fra le lingue adaccento musicale invece c’è il norvegese, il finlandese, le lingue slave, il greco e il latino classico. L’accento può variare per natura ma anche per il suo grado di libertà. Può essere: - Completamente libera come in giapponese, un parlante può collocare l’accento dovevuole. - Completamente fissa (sai a priori dove mettere l’accento) come in francese o inpolacco - Relativamente libera come in italiano (sdrucciola, piana, semibisdrucciola, tronca...) - Condizionata da regole fisse (latino, sanscrito, arabo) Come era L’ACCENTO NEL LATINO CLASSICO? L’accento latino è stato dapprima intensivo poi musicale in epoca classica, poi di nuovo intensivo nel latino volgare e nelle lingue romanze. Questo secondo la tesi tradizionale. È implausibile però pensare che sia mutata improvvisamente, più probabile con il tempo. Epoca classica: natura musicale. L’ipotesi alternativa dice però che le variazioni nell’accentazione sono il correlato di fattori diastratici e diacronici. Nel latino classico, la natura dell’accento è musicale, la posizione è condizionata, a determinare la posizione dell’accento in una parola è la quantità della penultima sillaba. Come dice la legge del trisillabismo, se la penultima sillaba è lunga, l’accento cade su di essa, se è breve, l’accento cade sulla terzultima. Sembra però che il latino protostorico, del VII secolo, avrebbe avuto un accento intensivo, non musicale ma espiratorio, sulla sillaba iniziale della parola. La posizione sarebbe stata ancora più condizionata, ha una posizione fissa sulla prima sillaba di natura intensiva. Tale accento protosillabico era probabilmente condizionato dal contatto con etrusco e osco-umbro. Questa teoria però non è economica, perché è improbabile che l’accento intensivo protostorico si sia mutato in accento musicale e poi nuovamente sia tornato intensivo in epoca medievale, per cui merita di essere rivista. Tra il IV e il III secolo a.C. le elites più colte di Roma apprendono il greco e iniziano a pronunciare il latino alla greca, con un accento musicale e con una posizione condizionata dalla legge del trisillabismo. Si può ipotizzare quindi che tra il IV e III secolo il latino comincia ad acquisire un accento musicale per influsso del greco. L’accento intensivo però non è mai andato perduto, proseguendo presso gli strati meno colti. Nel latino tardo riemerge l’abitudine all’accentazione intensiva che era sempreappartenuta al latino più basso. Quantità vocalica. Il latino possiede 10 vocali, perché ogni vocale può essere realizzata nella sua variante lunga o breve. La quantità è la durata di un fonema, il tempo impiegato per articolarlo. Nel latino classico è pertinente, vuol dire che è distintiva, cioè crea parole che si distinguono solo per la diversa quantità vocalica. Anus e anus (con la a breve - donna anziana, a lunga - anello) Roma e Roma (con la a breve – Nominativo, a lungo – ablativo) la quantità vocalica oppone non solo parole diverse ma anche casi diversi L’italiano, come tutte le altre lingue romanze, non possiede più una distinzione quantitativa delle vocali. Usa a fini distintivi un’opposizione di timbro, ad esempio pésca e pèsca. L’accento nel latino tardo. La capacità di distinguere vocali lunghe e brevi apparteneva a tutti i parlanti latini prima del latino tardo. Omnium longitudinum et brevitatum in sonis indicium ipsa natura in auribus nostris collocavit. / La natura stessa ha posto nelle nostre orecchie la capacità di distinguere levocali lunghe e brevi. _ Cicerone Per Cicerone noi siamo in grado di distinguere una vocale lunga da una breve. Però giàdal III secolo la distinzione quantitativa è in crisi e sopraggiunge una opposizione timbrica, da lunga a breve si passa da aperta a chiusa. L’ortografia latina fu sconvolta da questi cambiamenti del sistema vocalico. Nelle iscrizioni imperiali di Pompei nel 79 d.C. può capitare di trovare veces in luogo di vices. Oppure colomnas in luogo di columnas dove la u breve si è già trasformata in una o. Trattamento dei prestiti greci (relativamente all’accento). I prestiti greci hanno subito un mutamento per la legge latina del trisillabismo. Il greco ecclesìa diventa in latino ecclèsia in italiano chiesa. I prestiti più tardi mantengono invece l’accentazione originale greca perché la legge del trisillabismo non viene più applicata con sistematicità. Posizione dell’accento è conservativa, è in latino esattamente dove cadeva in greco. In alcuni casi circolavano due versioni dello stesso prestito greco, ad esempio butiron che dà luogo a una doppia forma latina bùtiron e butìron. Mutamenti nella posizione dell’accento. In generale il luogo dell’accento latino è rimasto conservativo, non è mutato. Es. lat. tĕpidum > it. Tiepido. Dove l’accento è stabile, tutto il resto può cambiare, ma la posizione dell’accento èfissa. IN QUALI CASI L’ACCENTO DEL LATINO CLASSICO NON SI È TRASMESSO ALLE LINGUE ROMANZE? In alcuni casi, tuttavia, il luogo dell’accento è mutato, ad esempio: Nei casi di Nessi di vocale + consonante + vibrante /r/ In tali nessi l’accento del latino volgare e tardo si sposta sulla preconsonantica, mentre di norma nel latino classico tale vocale rimaneva breve. Lat. Classico Ìntegrum diventa lat. Volgare intègrum.Cathĕdram > cathèdra Nel medioevo, i maestri di scuola e i poeti hanno mal compreso questa evoluzione e le regole degli antichi grammatici, commettendo un errore di ipercorrettismo. Riaccentazione sul prefisso di verbi composti Nel latino tardo e volgare, l’accento in un verbo composto con un prefisso viene spessospostato dal prefisso al tema lessicale del verbo. Lat. Classico Rècipit diventa recìpit. Lo spostamento dell’accento è un fenomeno frequente e comune: rimotivazionelessicale. Vocali /i/ ed /e/ in iato, cioè seguite da un’altra vocale Accade che esse cessano di essere accentate e l’accento si sposta sulla vocale successiva. Lat. Classico Filìolum > lat. Volgare filiòlus. Domanda: IN QUALE DELLE 2 PAROLE LATINE INTEGRUM E TEPIDUM L’ACCENTO HA SUBITO UNA MODIFICA NELLA POSIZIONE E PERCHÉ? L’accento ha subito una modifica nella posizione nella parola integrum, perché in alcuni casi, come nei nessi di vocali + consonante + vibrante (r), l’accento nel latino volgare e tardo si sposta sulla vocale preconsonantica, mentre nel latino classico tale vocale rimaneva breve. Quindi abbiamo nel latino classico intĕgrum, dove la ĕ è breve e precede il nesso di gr (nesso di vocale + vibrante) > latino volgare intégrum, l’accentosi sposta > in italiano intero. (un altro esempio è latino classico cathĕdram > latino volgare cathédra > italiano settentrionale carega.) Domanda: QUANTITÀ VOCALICA Quantità: è la durata di un fonema cioè il tempo che si impiega per articolarlo. La quantità vocalica nel latino è un tratto distintivo (es. Ănus: donna anziana/Ānus: anello). Nelle lingue romanze, come nell’italiano, non è più presente una distinzione quantitativa delle vocali, esse rendono pertinente il loro timbro (vocale aperte e vocali chiuse). Già nel III sec, d. C. la distinzione quantitativa è in crisi e sopraggiunge l’opposizione timbrica. Si ha una ristrutturazione del sistema vocalico e uno stravolgimento dell’ortografia= MUTAMENTO SISTEMA VOCALICO ( A, E apertae E chiusa, I, O aperta e O chiusa, U). IN SINTESI: L’accento del latino classico è di natura musicale, quello delle lingue romanze è di natura intensiva: piuttosto che ipotizzare ripetuti mutamenti nella natura dell’accento latino, è più probabile ritenere che un’accentazione intensiva sia sempre esistita, sin dall’antichità arcaica, seppur emarginata dalla norma. Mentre nel latino classico la durata, o quantità, delle vocali è un tratto distintivo, le lingue romanze rendono pertinente il loro timbro. La perdita della nozione di quantità vocalica, precoce e generale, comporta una profonda ristrutturazione del sistema vocalico latino, nonché uno stravolgimento dell’ortografia. La posizione dell’accento in latino è strettamente connessa alla quantità vocalica, giacchè condizionata dalla durata della penultima sillaba. A seconda delle epoche in cui sono entrati in latino, i prestiti greci sono stati integrati secondo le regole del trisillabismo, cioè adottati con il loro accento originario. Benchè tendenzialmente conservativo, il luogo dell’accento muta in alcuni casi specifici nel passaggio alle lingue romanze. 7. Fonetica e fonologia del latino tardo: sistema vocalico e consonantico Fonetica e fonologiaDefinizione: La fonetica si interessa dello studio fisico meccanico e acustico dei suoni delle lingue naturali. Studia l’apparato fonatorio, la produzione dei foni, cioè dei suoni, e la ricezione acustica dei foni stessi da parte dell’orecchio umano. Si occupa della produzione del suono. La fonologia studia i singoli sistemi di fonemi, cioè di suoni con valore distintivo, realizzati nelle diverse lingue storico naturali. Ogni lingua ha la sua fonologia. L’inventario dei fonemi è l’elenco dei fonemi distintivi all’interno di ciascuna lingua. La fonetica e la fonologia storiche descrivono i mutamenti occorsi al sistema dei suoni di una lingua nel corso del tempo. Un osservatorio privilegiato per il latino tardo è l’Appendix probi (l’autore è anonimo), un manoscritto che è una vera e propria grammatica degli errori scritto tra il IV e il V secolo d.C., alcuni studiosi ritengono sia una sorta di manuale scritto da un maestro per i suoi studenti. Secondo altri è una sorta di miniera di esempi che ci portano nel vivo della tensione tra norma ed uso. Un elencodi 227 parole di cui viene fornita sia la forma corretta che quella scorretta. Il vocalismo del latino tardo (sistema vocalico) Esempi tratti tutti dall’Appendix probi: Fenomeni linguistici dell’Appendix probi: Oscillazione tra er e ar. Il gruppo /er/ tende ad essere sostituito con /ar/ 129. Anser non ansar 168. Noverca non novarca 43. Carcer non carcar 84. Camera non cammara 163. Passer non passar Uno dei fenomeni che ci segnala l’Apprendix probi è quello dell’ Ipercorrettismo: ossia un errore causato da una scarsa conoscenza o da interferenza tra lingua standard e dialetto. Tali fattori agiscono da stimoli correttori nei confronti di una parola, che tuttavia non ha bisogno di correzione. Nel tentativo di voler essere corretti si compie un errore. 23. Cithara non citera Una diretta conseguenza dell’evoluzione del sistema vocalico è la Confusione tra le vocali /o/ e /u/. Intorno al III sec d. C. la quantità vocalica delsistema delle vocali latine si va perdendo e vi si sostituisce il criterio del timbrovocalico. (vedere lez. precedente QUANTITA’ VOCALICA) 20. Columna non colomna (popolarmente è possibile pronunciare colomna con una trasformazione da u breve ad o.) 25. Formica non furmica (è presente un ipercorrettismo, c’era chi intendeva al contrario lo scambio tra o ed u, e inseriva una u dove invece il latino classico aveva una o, nel tentativo di voler essere corretti si compiva un errore) Chiusura di /e/ protonico in /i/, in protonia, cioè nelle posizioni che precedono l’accento, la vocale e tende a chiudersi in i 64. Senatus non sinatus Vinea non Vinia Cavea non Cavia Trattamento dei dittonghi: Il dittongo ae viene precocemente monottongato in una e aperta,comportandosi dunque come ĕ Lat. Caelum > it. cielo Il dittongo au viene monottongato in una o aperta Causam > it. Cosa Auricla non oricla la monottongazione di au è nel latino di Roma un provincialismo, la pronuncia di o al posto di au era sentita a Roma come provinciale, usata anche nelle espressioni più colloquiali o familiari. Auris non oricla Oricula infima molliorem – più morbida del lobo dell’orecchio (Cicerone,espressione familiare) Sincope, la caduta di una vocale breve interna tra consonanti (calidus>caldus) Auris non oricla (sono presenti più fenomeni linguistici: la monottongazione di au in o, l’uso del diminutivo auricula, e sincope della vocale) Calida non calda Frigida non fricda (caduta della i e assorbimento della velare sonora g chediventa sorda c) Masculus non masclus Vernaculus non vernaclus Articulus non articlus Iuvenculus non iuvenclus Nepticula non nepticla Speculum non speclum Baculus non vaclus Oculus non oclus Stabulum non stablum Tabula non tabla Vetulus non veclus Angulus non anglus Viridis non virdis Trattamento delle vocali in iato (incontro tra due vocali): la e davanti ad un’altra vocale tende a chiudersi in i. Vinea non vinia Cavea non cavia Coclea non coclia Solea non solia Balteus non baltius Lancea non lancia lilium non lileum (ipercorrettismo-trattamento delle vocali in iato) Alium non aleum (ipercorrettismo-trattamento delle vocali in iato) La o tende a chiudersi in u Cloaca non cluaca Puella non poella (ipercorrettismo) FENOMENO LINGUISTICO IN PUELLA NON POELLA? Il fenomeno linguistico presente è il trattamento delle vocali in iato, nello specifico la /o/ prevocalica tende a chiudersi in /u/, nel caso di puella non poella siamo di fronte a un caso di ipercorrettismo, ossia una sorta di iperinterpretazione, vuol dire cioè che qualcuno pronunciava poella pensando che fosse la forma corretta. Assimilazione vocalica: vocali diverse nella stessa parola si possonoassimilare, cioè uniformarsi nello stesso timbro Orilegium non orolegium Aspirazione: in posizione intervocalica l’aspirazione latina era venuta meno fin dall’epoca preletteraria, in posizione iniziale invece la non articolazione di /h/, di origine rustica, dava luogo a doppioni. Nessuna lingua romanza hamantenuto l’aspirazione. Hostiae non ostiae Adhuc non aduc Domanda: FENOMENO LINGUISTICO APPENDIX PROBI 207: HOSTIAE NON OSTIAE (COSÌ COME ADHUC NON ADUC)? Aspirazione: in posizione intervocalica, l’aspirazione latina era venuta meno fin dall’epoca preletteraria. In posizione iniziale invece la non articolazione di /h-/, di origine rustica, dava luogo a doppioni quali harena-arena, hircus-ircus, holus-olus. Nessuna lingua romanza ha mantenuto l’aspirazione che si è andata perdendo. L’Appendix probi in merito all’aspirazione la raccomanda, l’aspirazione è segno distintivo di correttezza. Il consonantismo del latino tardo. Il sistema consonantico del latino tardo: abbiamo la serie delle labiali, labiovelari, dentali, palatali, velari e laringali, abbiamo delle consonati sorde come la p e delle consonanti sonore come b che sono delle occlusive, poi abbiamo le fricative e le semiconsonanti. Nel sistema consonantico del latino tardo mancano alcuni fonemi, suoni consonantici, che si sarebbero sviluppati nelle lingue romanze per esempio il suono gl. (Per esempio, il nesso di una dentale sorda t + j da luogo già nel latino tardo, e certamente nelle lingue romanze ad un suono che non esisteva in latino cioè il suo s). Tra i fenomeni di consonantismo, quindi di evoluzione del sistema consonantico del latino tardo, consideriamo: La Confusione tra il suono /b/ e /w/, fin dal I sec. a. C. i due suoni tendonoa confondersi Baculus non vaclus (oltre alla confusione tra b e v anche la sincope dellaconsonante che cade) Vapulo non baplo (confusione+sincope) Alueus non albeus Tabes non tauis Plebes non plevis (da plebem>it. Pieve) Tolerabilis non toleravilis Alveus non albeus - Il suono w tende a scomparire se seguito dalla vocale u Avus non aus Flavus non flaus Riuus non rius W scompare anche se seguito da un’altra vocale Favilla non failla Il risultato di questo e di altri fenomeni è la tendenza alla riduzione del corpo fonico nel passaggio dal latino al latino volgare. Semplificazione dei nessi consonantici Auctor non autor (il nesso ct viene semplificato in t) Auctoritas non autoritas (il nesso ct viene semplificato in t) Ansa non asa (il nesso /ns/ viene semplificato in /s/) Mensa non mesa (il nesso /ns/ viene semplificato in /s/) Sponsa > sposa Hercules non Herculens (Ipercorrettismo qualcuno pronunciava o scriveva Herculens credendo fosse la forma corretta, l’autore dell’apprendi probix raccomanda di pronuciare Hercules non Herculens) Formosus non formonsus (semplificazione nessi consonantici +Ipercorrettismo) Occasio non occansio (Ipercorrettismo) Assimilazione: in un nesso consonantico si ha assimilazione quando una delle due consonanti si assimila all’altra, producendo come risultato una consonanteintensa (consonante intensa esempio /rs/ in /rr/, nd in nn, /ld/ in /ll/) Persica non pessica (assimilazione /rs/ in /ss/, si assimila in una sibilanteintensa) Grundio non grunnio (il nesso /nd/, nasale+dentale, si assimila in /nn/, unanasale intensa) Consonanti finali: sono deboli e si perdono proprio perché sono alla fine della parola, oppure si assordiscono. Conseguenze sul sistema nominale e verbale Romam non Roma Tale debolezza era già molto antica, come si evince dal fenomeno metrico della sinalefe: mostrum horrendum informe la nasale finale sia nel caso di mostrum siahorrendum non viene contata Numquam non numqua Prima di cadere, le consonanti dentali finali si sono scambiate /t/ in luogo di /d/ e viceversa: veniad regnum tuum in luogo di veniat Assorbimento della consonante in posizione finale: Plebs non pleps Dissimilazioni: sono fenomeni che consistono nel rendere dissimili, rispetto ad uno stesso suono, due sillabe di una stessa parola. Sono il contrario delle assimilazioni Flagellum non fragellum (nella parola classica abbiamo molte /l/, che muta in una vibrante /r/) Frustum non frustrum Domanda: MUTAMENTI NEL SISTEMA LESSICALE NEL PASSAGGIO DAL LATINO CLASSICO AL LATINO TARDO E INFINE ALLE LINGUE ROMANZE? IN SINTESI: Una serie articolata di mutamenti del sistema vocalico e del sistema consonantico hanno luogo nel latino tardo. Tra i primi: oscillazione tra /ar/ e /er/, chiusura di /e/ protonico in /i/, confusione tra /o/ e /u/, monottongazione dei dittonghi, sincopi delle vocali atone, chiusura delle vocali in iato, assimilazioni, perdita dell’aspirazione. Tra i secondi: confusione tra /b/ e /w/, semplificazione dei nessi consonantici, assimilazioni, caduta delle consonanti finali delle parole, dissimilazioni. Generale è la tendenza alla semplificazione dei nessi complessi e la riduzione del corpo fonico delle parole. Molti di questi fenomeni erano già anticipati nel latino classico, ma confinati al di fuori della norma standard. L’Appendix probi, documento anonimo del IV/V sec d. C., è una miniera di dati, che ci informa della delicata fase di transizione che il latino stava attraversando. Le lingue romanze proseguono per lo più le forme censurate come scorrette dall’autore dell’Appendix probi. DOMANDA: SISTEMA NOMINALE DEL LATINO TARDO. La tendenza generale del sistema nominale del latino volgare e tardo è la semplificazione e il livellamento analogico, il passaggio da forme sintetiche a forme analitiche. Un costrutto analitico (adrosa) è molto più semplice da comprendere ma un concetto sintetico (rosae) è più rapido ed economico. Tra i mutamenti del sistema nominale del latino tardo vi sono: 1. LA PERDITA DEL GENERE NEUTRO; il latino aveva tre generi (maschile, femminile, neutri), già il latino classico mostrava cedimenti nella tripartizione netta, ma tale tendenza si approfondisce nel latino tardo. 2. I METAPLASMI DI GENERE, cioè gli slittamenti da un genere all’altro, dal neutro al maschile (es. vinum>vinus) • alcuni nomi maschili in -OR -ORIS passano al femminile es. dolorem nefandam. 3. I METAPLASMI DI DECLINAZIONE: cioè i passaggi da una declinazione all’altra. • la perdita della V declinazione è generalizzata e abbastanza veloce • dalla IV declinazione si passa alla II (es. fructus>fructi) • i termini in ē della V declinazione passano spesso alla I (glacia > glacies > it. Ghiaccia) (es. rabies>rabia) 4. LIVELLAMENTO ANALOGICO: l’ANALOGIA (rapporto di somiglianza tra segni linguistici) è utilizzata dai parlanti per produrre un mutamento ed estendere la somiglianza tra segni linguistici; è un dispositivo che alleggerisce il carico della memoria del parlante, il quale elimina le irregolarità. La MORFOLOFIA studia la struttura e la forma delle parole. La m. nominale e quella verbale del latino tardo tende alla semplificazione e al livellamento analogico.• Plebes non plevis= su modello di cives civis vengono regolarizzati temi della III dec.: plevis è frutto dell’analogia rispetto a cives civis e muta il nominativo singolare rispettoall’originale classico plebes. 5. LA PERDITA DELLA DECLINAZIONE: sostituita dalle preposizioni DE, AD, CUM, è l’atto estremo di un processo di SINCRETISMO (fusione di due o più casi in uno) ACCUSATICO: si avvia ad essere il caso unico da cui deriva il lessico romanzo. Viene impiegato gradualmente anche nella funzione di soggetto (acc. esteso). I COSTRUTTI PREPOSIZIONALI si SOSTITUISCONO alle forme dei casi: ABLATIVODI MESSO sostituito da PREPOSIZIONI, GENITIVO e DATIVO sostituiti da preposizioni. - L’ACCUSATIVO comincia ad essere utilizzato anche come caso retto da UTI, EGERE, NOCERE, PERSUADERE che in latino classico reggevano l’ablativo o il dativo L’CCUSATIVO usato al posto di ABLATIVO L’ACCUSATIVO invade soprattutto il campo del NOMINATIVO, ricoprendo la funzionegrammaticale di soggetto SEMPLIFICAZIONE anche del sistema dei dimostrativi e dei pronomi (es. illum per illud, ipsus per ipse, IS e HIC rimpiazzati da ISTE, ILLE o IPSE. 3. Morfologia del latino tardo. Il sistema nominale Tendenze della morfologia del latino tardo. La morfologia studia la struttura e la forma delle parole, e il modo in cui esse vengonoderivate e flesse con suffissi e prefissi. Considera la parola come un’unità di analisi. Lamorfologia nominale e verbale del latino tardo tende alla semplificazione e al livellamento analogico. Che cos’è l’analogia? L’analogia è un rapporto di somiglianza tra segni linguistici. Es. in it. antico abbiamo Muovo/moviamo > in it. moderno muovo/muoviamo. Le tendenze della morfologia del latino tardo possono essere sintetizzate con la preferenza data a costrutti analitici piuttosto che a costrutti sintetici. Un costrutto analitico è più semplice di un costrutto sintetico. Da costrutti sintetici a costrutti analitici: Costrutto sintetico: rosae (dativo) Costrutto analitico: ad rosa Un costrutto analitico è più trasparente e facilmente comprensibile, ma un costrutto sintetico è più rapido ed economico. Il futuro amabo (sintetico) amare (analitico) ao amerò (ancora sintetico). Mutamenti del sistema nominale Perdita del genere neutro Il latino aveva tre generi (maschile, femminile, neutro) ma già nel latino classico mostrava cedimenti nella tripartizione, nel latino tardo questa tendenza si approfondisce. Cornus invece di conu (Vetus Itala). Alcuni neutri sviluppano un collettivo al plurale che poi viene reinterpretato al singolare. Ligna – Legna, Fructus –Frutta. Altri neutri si trasmettono alle lingue romanze nella forma di un plurale in -a collettivo.Cornu –Corna. Metaplasmi di genere: cambiamento di genere, slittamenti da un genere all’altro Dal neutro al maschile vinum > vinus Nomi maschili in -or, -oris passano al femminile (timorem e splendor) Femminili anomali vengono allineati per analogia ai temi in -a della Ideclinazione: Nurus non nura Socrus non socra Neptis non nepticla (subisce pure una sincopa) Metaplasmi di declinazione: cioè i passaggi da una declinazione all’altra. Le declinazioni in latino sono cinque, ma non esistono più nelle lingue romanze, dunque avviene la perdita delle cinque declinazioni. Dalla IV declinazione si passa alla II nel latino tardo, per esempio: Fructus (parola della IV declinazione) a fructi come murus muri. I temi in e della V declinazione passano spesso alla I:glacia (lat. Classico glacies) > it ghiaccia rabia (lat. Classico rabies) > rabbia Alcune parole già in latino avevano due temi. Livellamento analogico: l’analogia è un dispositivo dei parlanti, capace di produrre un mutamento per estendere la somiglianza tra segni linguistici. Alleggerisce il carico di memorie del parlante ed elimina le irregolarità. Acer acra acrum sul modello di niger nigra nigrum Bos bovis e lac lactis vengono regolarizzati in bovis bovis e lacte lactis L’Appendix probi è ancora una volta una fonte di questo fenomeno: Pecten non pectnis (viene regolarizzata in pectnis pectnis) Glis non gliris Grus non gruis Temi in -r vengono ricondotti alla flessione dei temi in vocale: Teter non tetrus Aper non aprus Barbarus non barbar (ipercorrettismo) Sul modello di civis civis, vengono regolarizzati temi della III: Cautes non cautis Plebes non plevis Vetes non vatis Tabes non tavis Perdita della declinazione: il latino classico aveva sei casi, il rafforzamento mediante preposizioni de, ad, cum è un fenomeno che si verifica nel latino tardo evolgare. La perdita dei casi fa parte della storia del latino. Nel latino volgare e tardo i casi sono in crisi e si iniziano ad usare le preposizioni. Con le preposizionil’accusativo tende a generalizzarsi. Le lingue romanze conservano solol’accusativo, che appunto viene generalizzato, viene impiegato gradatamenteanche nella funzione di soggetto (Accusativo esteso). L’evoluzione fonetica con la perdita delle consonanti finali finisce per confondere due o più casi in uno, il sincretismo (fusione). Nelle lingue romanze è massimizzato perchévengono persi tutti i casi tranne l’accusativo. I fenomeni del latino volgare: anche la tendenza a precisare il valore dei casi con l’uso di preposizioni è una tendenza antica. Nell’VIII secolo le terminazioni casuali hanno perduto il loro significato e non sono più funzionali all’organizzazione grammaticale della frase. Il lessico romanzo prosegue nella maggior parte dei casi la forma dell’accusativo = caso universale. Dai casi alle preposizioni: costrutti preposizionali si sostituiscono alle forme casualipure e semplici: 1 Ablativo di mezzo reso con preposizioni Cum lacte conspersaMelior de aliquo 2 Dativo sostituito da preposizioni Hunc ad carneficem dabo Cum haec ad eum adferrentumMiserat ad eum obviam 3 Genitivo sostituito da preposizioni Grana de fico Aegritudo de filio Ex nulla conscientia de culpa Parietes de cellola in qua Ioseph tenebatur Accusativo come caso universale (come caso che sempre più frequentementecompare al posto di altri casi): -Accusativo e ablativo si confondono nelle espressioni di luogo Fui enim hodie in funus; Fui ad ecclesiam, fui ad episcopum - Accusativo usato come caso retto da uti, egere, nocere, persuadere e altri verbi che in latino classico reggevano l’ablativo o il dativo - Accusativo comincia ad essere usato al posto dell’ablativo Ut petrum flammas cremaret - Accusativo al posto del nominativo ricoprendo la funzione grammaticale di soggetto Tu mortus es, tu nugas es Totam curationem haec est Nascitur ei genuorum contractionem et claudicationemSic fit orationem pro omnibus Ficum contundito usque dum minutum fiatUt sardam exossatur Crepitavit panem in fumoCutem non manducetur Iulia Cresensa cui filios et nepotes obitum fecerunt Esempi di conservazione dei casi. Sebbene l’accusativo sia il caso universale, ci sono nelle lingue romanze esempi di forme derivate da casi diversi dall’accusativo: - Io viene dal nominativo ego, me viene dall’accusativo me - Firenze viene da Florentiae Genitivo - Homo nominativo - Rex e sartor nominativi - Companio è un nominativo - Comparativo e superlativo: Confusione del grado positivo, del comparativo e del superlativo - Tam clarissimus = tam clarus - Citius=cito - Optimos Magis e plus nel latino volgare e nelle lingue romanze vengono impiegati come operatori prima dell’aggettivo per indicare il comparativo. In francese e italiano si usa plus, in romeno, catalano, spagnolo, portoghese magis. Nel latino arcaico le forme analitiche sono spesso presenti al posto delle sintetiche: Hoc nemo fuit minus ineptus magis severus quisquam nec magis continens. Come per molti altri fenomeni, l’evoluzione romanza non fa che portare quindi acompimento una tendenza già insita nel latino parlato in epoca arcaica e classica. Dimostrativi: nei testi tardi e medievali, si legge di frequente: Illum per illud, illae o illi per illius, ipsus per ipse. Is e hic sono rimpiazzati da iste, ille o ipse a seconda delle aree geografiche per viadel loro scarso corpo fonico. Pronome personale Pronome determinativo ergo tu is is Pronome dimostrativo hic iste ille Pronomi riflessivi Un pronome riflessivo pleonastico si può accompagnare in epoca tarda a costruttitransitivi o intransitivi Ambulare sibi, vadere sibi, fugere sibiGustavimus nobis Sedete vobis Pronomi e aggettivi indefiniti -Omins cede il posto a totus o Omnes omofono di hom(i)nes -Nullus e nemo subiscono la concorrenza di nec unus e neque unus o Niuno < neque unus o Nessuno < nec ipse unum o Ita ut nec unam habitationem habeat Articoli: il latino non aveva articoli. Al contrario le lingue romanze ne possiedono uno che risale al dimostrativo ille, con l’eccezione di sardo e ci alcune varietà di catalano che ricorrono a ipse. Tutte le forme romanze di articolo indefinito risalgono al numerale unus. Esempi di attestazioni classiche dell’uso di unus e di ille in funzione di semi-articoli: Est huic unus servus violentissimus Sicut unus pater familias his de rebus loquor Aequo mendicus atque ille opuletissimus censetur censu Il modello greco, incamerato attraverso i testi sacri: Dixit illus duodecim discipulis Reuqisivi de eo quam longe esset ipse locus. Tunc alt ille sanctus presbyter Et ipsa cuppa frangant la tota, ad illo botiliario fragant lo cabo, at illoscanciono tollant iis potionis IN SINTESI: La tendenza generale del sistema nominale del latino volgare e tardo è il livellamento, la semplificazione e il passaggio da forme sintetiche a forme analitiche. Moltissimi dei mutamenti che si manifestano nel latino volgare e tardo sono in realtà già presenti nel latino delle epoche precedenti. I metaplasmi di genere e di declinazione servono a ridurre il numero delle classi flessionali e a semplificare, uniformandoli, i paradigmi nominali. La perdita della declinazione, sostituita dall’uso delle preposizioni, è l’atto estremo di un lungo processo di sincretismo dei casi, attivo lungo tutto l’arco della storia del latino. L’accusativo si avvia ad essere il caso unico da cui deriva il lessico romanzo; esso invade il dominio del nominativo, apparendo in funzione di soggetto. La semplificazione riguarda anche il sistema dei dimostrativi e dei pronomi; tutte le lingue romanze, infine, coniano dai dimostrativi latini una nuovaclasse di parole: gli articoli. 4. Morfologia del latino tardo. Il sistema verbale Metaplasmi di coniugazione e analogie di paradigmi. I metaplasmi sono il cambiamento da una coniugazione all’altra e le analogie di paradigmi sono le spinte analogiche alla omologazione all’interno di uno stessoparadigma verbale. - Per esempio la confusione fonetica di -eo/-io ha condotto alcuni verbi a passare dallaconiugazione in -ere alla coniugazione in -ire: lat. Florere > lat. tardo Florire > it. fiorire lat. Languere > lat. tardo Languire > it. languire - Confusioni e metaplasmi anche tra la declinazione in -ĕre con una e breve e in -ērecon una e lunga lat. Miscere > lat. tardo mescereMordere > mordere Respondere > rispondere Sapere > sapere Diatesi del verbo latino. La teoria linguistica distingue tre diatesi o voci, attiva, passiva e media. La diatesi media segnala che il soggetto è coinvolto direttamente nell’azione che siripercuote su lui stesso. In latino la funzione del medio è svolta: 1. Dal passivo, che in realtà è un medio-passivo - Cingor: sono cinto (passivo), ma significa anche ‘mi cingo’ (medio-passivo) - Moveor (sono mosso, mi muovo) 2. Dalle strutture riflessive in corrispondenza di soggetti personali, animati: -Se exercere (esercitarsi) -Se movere (muoversi) 3. Dai verbi deponenti (hanno una forma passiva ma un significato attivo, o meglio medio), che lessicalizzano precisamente il coinvolgimento del soggetto nell’azione - Furor, irascor, laetor, arbitror, meditor - Adversor, imitor - Proficiscor, labor, orior Sono tutti verbi che indicano un coinvolgimento del soggetto, un’azione che si ripercuote sul soggetto stesso. Le sorti dei deponenti latini. La categoria dei deponenti non è più omogenea nel latino classico, ed ha accolto molti verbi che non lessicalizzano affatto un’azione del soggetto su sé stesso. Es. Hortor, adipiscor, lucror, osculor... I verbi deponenti diventano attivi: hortare, luctare, partire (lat. classico hortari, luctari, partiri), nascere (lat.classico nasci) rixsatis (rixamini), tutat. Lo stesso verbo è sia deponente che attivo: Fenero/feneror, assentio/assentior Verbi attivi che diventano deponenti (deponentizzazione): et sabbato non ieiunantur (lat. classico ieiunant), iste (servus) postulatus est (postulavit), ille eam dugatur (ducat) uxorem La perdita dell’opposizione di diatesi Il fenomeno di deponentizzazione non è un segno di vitalità della categoria dei deponenti; è, viceversa un segno di svuotamento di significato da parte di tale categoria. La categoria dei deponenti si sta svuotando, proprio perché non c’è più un significato preciso. Si ha una perdita temporanea (transitoria) della nozione di diatesi e della netta opposizione tra attivo e passivo. L’attivo può essere usato con valore passivo Item si a rota vexaverit (è un attivo, in lat. clas. passivo vexatum erit) Locus ille a montibus concluserat (lat. classico concludebatur) Petens ut per eius auxilium liberaret (lat. classico liberaretur) Quomodo aliis facitis si et faciet Queste oscillazioni riflettono la perdita del passivo sintetico espresso in -r e il suo rimpiazzamento con altre strategie. Esse rendono impossibile definire le relazionigrammaticali all’interno della frase. Puella amata est. > la fanciulla fu amata./ la fanciulla amò. Non si capisce più quali relazioni ci sono e quindi quale significato attribuirealla frase. Accusativo come soggetto. L’uso dell’accusativo in funzione di soggetto, unito alla perdita di una nozione ferma di diatesi, conduce ad una radicale impossibilitàdi stabilire le relazioni grammaticali all’interno della frase. Fit orationem (potrebbe significare: una preghiera ha luogo, una preghiera vienefatta, si dice una preghiera...). Fistulam faciet (potrebbe significare dal punto di vista teorico astratto: una fistola si produce, egli produce una fistola, una fistola viene prodotta) Tale frase è caratterizzata dall’uso dell’accusativo in funzione di soggetto unito alla perdita di una nozione ferma di diatesi. Domanda: I primi predicati che hanno avuto accusativo come soggetto? I primi predicati che hanno avuto l’accusativo in funzione di soggetto, sono stati i verbideponenti attivi usati con valore passivo… La confusione fonetica tra e ed i Amare (infinito attivo) = amari (infinito passivo) Il sistema nel suo complesso è al collasso ed emergano nuove strategie per realizzare le funzioni canoniche della lingua e identificare la voce verbale e le relazioni grammaticali. Queste nuove strategie sono il passivo analitico che sostituisce definitivamente le forme in -r sintetiche del latino classico, il riflessivo passivo e la ristrutturazione dei tempi verbali con la nascita del passato prossimo. Il passivo analitico. Fa la sua prima apparizione nel IV secolo d.C. amatus sum non indica più il tempo passato ma anche un passivo presente. In quanto presente passivo amatus sum puòprendere il posto di amor. Domus clausa est: la casa fu chiusa, la casa è chiusa. Paulina aversa sit e deficsa sit (lat. classico avertatur et defigatur) Cyrene autem condita fuit ad Aristeo (lat. classico condita est) Proelia quae fuerant concitata (erant concitata) Il riflessivo passivo. È una novità che inizia alla fine del IV secolo. La costruzione riflessiva (se + verbo all’attivo) comincia ad essere usata con funzione di passivo. Inizialmente con soggetti inanimati, poi anche animati. Il passivo sintetico in -r è in crisi, dunque si inventa qualcosa per rimpiazzarlo e una di queste è proprio la costruzione riflessiva. Esiste anche in italiano (una cosa si fa per bene) Per ista sunnis homo excusare se poterit Qui se vocat padule Et fecerunt se ducentos quinquaginta solidos La ristrutturazione dei tempi verbali Passato composto: nel classico c’erano forme composte per il perfetto dei deponenti (profectus est) e per il perfetto passivo degli attivi (amatus est). Nel latino tardo la confusione delle diatesi mette questo in crisi. Puella amata est (la fanciulla fu amata-lat. classico amata est/la fanciullaamò-lat.classico amavit) Nel latino tardo si creano delle: Forma perifrastiche di passato (accordo morfologico tra nome e participio) Episcopum invitatum habes (ausiliare e un participio passato) In Pannonia deventi sunt Metuo enim, ne ibi vos habeam fatigatos Esempi senza accordo del participio passato, si registra un passo in avanti verso la creazione di un’unità complessa, dotata di un’interpretazione univoca. Omnia probatum habemus Aliqua fermena abuit interpellatus In italiano oltre ai verbi transitivi che selezionano l’ausiliare avere e non richiedono l’accordo del participio, ci sono anche due tipi di verbi intransitivi, gli uni con accordo del participio, gli altri senza (Maria ha telefonato, Maria è andata). Il passivo richiede sempre e solo l’ausiliare essere. Con la selezione dell’ausiliare, quindi con la distinzione tra essere e avere, la confusione tra diatesi attiva e passiva non è più possibile, l’ausiliare avere si usa con i verbi attivi e alcuni intransitivi, mentre l’ausiliare essere con i verbi passivi e alcuni intransitivi. Profectus est resta passato attivo sia nel classico che nel tardo Hortatus est, deponente nel classico, può essere attiva o passiva Amatus est, passivo nel classico, può essere attiva o passiva Il passato prossimo non è l’unico tempo che si ristruttura. Il futuro perifrastico anche viene ristrutturato. Il futuro latino mancava di unità: amabo, delebo, ma anche dicam e audiam. La 1° persona di quest’ultimo tipo si confondeva con il congiuntivo. Nasconodei costrutti perifrastici, futuri concorrenziali a quelli classici. Es. Infinito + Habeo, debeo, volo. Tempestam illa tollere habet toatm paleam Oppida in quibus debent ordinari (saranno messi in ordine) Un nuovo modo: il condizionale. Le lingue romanze coniano anche il condizionale che è assente nel latino classico, senza antecedenti, è propriamente un futuro del passato. Si forma da una perifrasi costituita dall’infinito + un tempo storico di habeo: imperfetto habebam o perfetto hebui. Esprime un futuro partendo da una prospettiva nel passato, per esprimere un futuro da una prospettiva presente c’è il futuro semplice. Il latino tardo conia forme analitiche che diventano sintetiche nelle lingue romanze. Nel caso del futuro il latino tardo eredita una forma sintetica e la sostituisce con una analitica. Nel caso del condizionale, il latino tardo crea ex novo una forma analitica che diventa nuovamente sintetica nelle lingue romanze. IN SINTESI: Il sistema verbale a pari di quello nominale subisce nel latino tardo un profondo mutamento. I mutamenti più importanti riguardano la sorte dei deponenti, che scompaiono e la perdita del passivo sintetico, espresso in latino dalla coniugazionein -r. In una fase del latino tardo, la distinzione della diatesi attiva o passiva non è più netta: forme attive vengono usate con significato passivo, e verbi attivi vengono deponentizzati. Emergono nuove strategie per la codifica della diatesi passiva: il passivo analitico, con l’ausiliare essere, e il riflessivo passivo. Nuovi tempi vengo coniati nel latino tardo e si trasmettono alle lingue romanze: passato composto (passato prossimo) e futuro perifrastico. Nel passato composto, la selezione dell’ausiliare è un indicatore della diatesi: solo essere può indicare il passivo. Il condizionale è un nuovo modo, che esprime il futuro del passato. 5. Morfosintassi del latino tardo. Accusativo esteso e altre codifiche argomentali non canoniche. _articolo di Rovai La codifica delle relazioni grammaticali all’interno delle lingue del mondo. Impegna e interessa la morfosintassi, un livello intermedio tra morfologia, che studia la struttura delle parole, e sintassi, che si occupa della frase. Le relazioni grammaticali sono i rapporti sintattico-semantici che intercorrono tra i sintagmi nominali e il predicato. Due delle principali relazioni grammaticali sono ad esempio il soggetto e l’oggetto. La codifica canonica di soggetto e oggetto in latino prevede il caso nominativo per il primo e il caso accusativo per il secondo. Le codifiche non canoniche, invece, sono modi di segnalare le relazioni grammaticali che non si confanno alla norma classica. L’accusativo esteso del latino tardo è una codifica noncanonica della funzione grammaticale di soggetto. La dizione “accusativo esteso” si riferisce all’estensione del caso accusativo in un dominio che non gli appartiene nel latino classico, quello del nominativo. Codifica ergativa, accusativa, attiva (a cui fa riferimento Rovai nel suo articolo). Ogni lingua ha un sistema di codifica delle relazioni grammaticali. Alcune lingue utilizzano i casi, cioè dei suffissi che si pongo a destra della parola e che segnalano la relazione tra le parole. Tutte le lingue hanno bisogno di strategie per identificare le relazioni grammaticali all’interno della frase. Una volta assicurata la distinzione dellerelazioni grammaticali, non tutti i sistemi di codifica marcano le relazioni secondo gli stessi parametri. Tre dei principali sistemi di codifica delle relazioni sono: il sistema accusativo, ergativo e attivo. Nelle lingue a codifica accusativa (latino, greco, sanscrito) il soggetto è sempre marcato con lo stesso caso (latino: nominativo), sia in costrutti transitivi che intransitivi: Latino: Domin-us est bonus; Domin-us amat puellam. Nelle lingue a codifica ergativa il soggetto di una frase intransitiva viene marcato con un certo caso (detto assolutivo), mentre il soggetto di una frase transitiva viene indicato da un altro caso (detto ergativo). Nelle lingue a codifica attiva i soggetti sono marcati diversamente in base alla loro agentività, cioè al grado di volontà, animatezza e intenzionalità con cui compiono l’azione. Ciascuna lingua è orientata verso un sistema di codifica prevalente, il latino è una lingua a codifica accusativa. Tuttavia, le lingue possono presentare al loro interno, seppur minoritari e marginali, fenomeni tipici di un altro tipo di codifica, specialmentein epoche di rapido mutamento diacronico. La distribuzione dell’accusativo esteso nel latino tardo (in riferimento a Rovai). Un argomento è un sintagma nominale che intrattiene una relazione grammaticale con il predicato. I soggetti in accusativo del latino tardo (accusativo esteso) sono esempi di codifica non canonica. I soggetti in accusativo sono per lo più intransitivi, è stato proposto che si tratti di una manifestazione di ergatività. Lo studio dei testi di Francesco Rovai: IV-VIII secolo. Domande: Dove compaiono soggetti in accusativo? Con quali predicati? Accusativo esteso e predicati in cui compare? Ipotesi di Rovai è diversa da quella tradizionale. Per Rovai i verbi con cui compaio i soggetti in accusativo nell’articolo di Rovai sono: Costrutti copulari Ustionem necessaria res est (soggetto in accusativo + copula est + aggettivo) Anticausativi (sono costrutti intransitivi in cui non c’è l’indicazione dell’agente, quindi non c’è l’indicazione del soggetto che compie l’azione, mapiuttosto il soggetto subisce l’azione, nel caso dell’esempio ‘la preghiera’) Sic fit orationem (il sogg. di fit è in accusativo) Intransitivi con soggetto inagentivo (il cui soggetto cioè non compie nessunaazione) Interiit annum Verbi di movimento Ut sanguinem exeat copiosum Passivi Nullam licentiam detur (Tutte queste frasi in latino classico avrebbero previsto un soggetto in nominativo) In linguistica tutti questi predicati ricevono la definizione di predicati inaccusativi, tali predicati sono rigorosamente predicati intransitivi che implicano un soggetto non volontario, inagentivo, o che subisce un cambiamento di luogo e stato. Quindi è un soggetto inagentivo, cioè che subisce. I soggetti di predicati inaccusativi possono ricevere nel latino tardo una codifica non canonica in accusativo. Questi soggetti sono accomunati da un tratto semantico di inagentività. Sono soggetti che non hanno controllo sull’azione e ciò li accomuna, dal punto di vista semantico a degli oggetti diretti. L’ipotesi di Rovai è che l’estensione dell’accusativo e la manifestazione di un sub-sistema di codifica attiva sia emerso nel latino tardo e medievale. Si tratta di un sub-sistema minoiritario, che convive con quello regolare. Es.di Rovai: Et ipse colonus ad servitium revertat (il sogg. è in Nominativo) Nisi ad filios suos post suam mortem ipsam porcionem revertat (in Accusativo) Si ingenuus aut pauper homo est (Nominativo) Nam quod si alia talis pecuniam mobilem est ibid (Accusativo) Si quis homo in maiore potestate venerit (Nominativo) Si inter eos de qualecumque rem causam advenerit (Accusativo) La domanda che si pone l’autore è, quale parametro regola la distribuzione dell’accusativo e del nominativo? Quando accusativo e quando nominativo? L’ipotesi è che il parametro che regola l’assegnazione del caso del soggetto- nominativo (caso attivo) o accusativo (caso ‘inattivo’) è l’animatezza del referente Colona ad priorem dominum non requiratur (Nominativo – Soggetto animato) Nullam compositionem exinde non requiratur (Accusativo – Inanimato ‘solo possibile, non obbligatorio’) Questo non succedeva nel latino classico ma è una novità del latino tardo. Il soggetto animato andrebbe in nominativo e il soggetto inanimato potrebbe essere in accusativo, in tutti quei predicati inaccusativi prima esposti. Una prova della validità di questa tesi è la persistenza del nominativo nelle lingue romanze. In determinati nomi animati non si è generalizzato il caso accusativo e sono arrivati nelle nostre lingue nelle versioni provenienti dal nominativo. Mulier, homo, rex, latro, frater, pater, soros, nepos, hospes... Nel latino tardo quindi i soggetti animati sono in nominativo (e alcuni sono appunto arrivati nelle lingue odierne), gli inanimati possono essere anche in accusativo. Il parametro dell’animatezza è dunque pertinente nel latino tardo e medievale, ma che non regolava l’assegnazione di caso nel latino classico. L’ipotesi che l’accusativo esteso risponda ad una codifica di tipo attivo è confermata: quello dell’animatezza è un parametro di natura semantica, e i sistemi di codifica attiva si fondano proprio su parametri di tipo semantico. Delle tre codifiche ergativa, accusativa, attiva, è davvero questa terza che entra in gioco nella morfosintassi del latino tardo. Cronologia dell’accusativo esteso. Il fenomeno inizia nel IV secolo da nomi inanimati, nomi comuni di cosa. Il confine con gli animati viene varcato tra il VII e il VIII secolo quando si trovano anche se raramente soggetti accusativi con nomi umani e con pronomi. Questo è anche il momento in cui soggetti in accusativo possono comparire con verbi transitivi eagentivi: Et civem Romanam ingenuam ius liberorum habet.(in accusativo e si riferisce aun soggetto animato) I dati onomastici confermano l’alternativa tra nominativo e accusativo (Aimo, Aimone, Lanzo, Lanzone, Otto, Ottone, Tasso, Tassone). Ma alcuni sostantivi semanticamente animati non vengono mai raggiunti dall’accusativo esteso e si continuano nelle lingue romanze dalla forma del nominativo. Es. lat. Homo > it. Uomo Nominativi in -as o accusativi? Forme femminili in -as sono attestate nel latino medievale, ma non sono esempi di accusativo esteso, sono all’origine dei plurali femminili italiani. Tabulas -> tabules -> Tavole. Per Norberg le forme in -as non sono forme di accusativo ma sono ascrivibili ad un relitto di sostrato, e favorite da analogie. Omnes rosae > omnes roses. Da altri però vengono spiegate come un effetto di ipercorrettismo. Nessuna di queste ipotesi è accettata. Un fenomeno di sostrato così rilevante sarebbe stato più persistente nel tempo. Che il sostrato possa influire nella morfosintassi è poco probabile. L’esame dei testi rivela inoltre che le forme in -as si comportano come tutti gli accusativi estesi. Sono quindi predicati inaccusativi, non forme rifunzionalizzate, non ipercorrettismi. Altre codifiche argomentali non canoniche Marcatura non canonica del soggetto intransitivo. Referente partitivo o indefinito con caso genitivo o con de + ablativo o ex +ablativo. Et tertia die infunditur anacallidis tritae (sogg. In genitivo) Ampullam in qua de oleo beati Martini continebatur (sogg. In de + ablativo) Venerunt autem et ex discipulis a Caesarea nobiscum (ex + ablativo) La marcatura non canonica del soggetto intransitivo Anche il soggetto di predicati transitivi in de + ablativo e ex + ablativo. De turba autem detraxerunt Alexandrum (de + ablativo) Dixerunt ergo ex discipulis euis ad invicem (ex + ablativo) Ex illa turba cum audivissent sermonem eius decebant (ex + ablativo) La marcatura dell’oggetto Anche complemento oggetto con genitivo, de + ablativo e ex + ablativoFarinae ordiciae admisces Dicitur quidam furasse de santo ligno (de) Et si de piscibus regina ei obtulerit, carnem desiderabit Gli oggetti definiti vengono marcati con accusativo, gli indefiniti con marcature noncanoniche Tollit de aqua et extinguit illum De sancta cera super arborem posuitDate nobus de oleo vestro Dederunt nobis presbiteri de pomis que in ipso monte nascunturPetit a vicino ut daret sibi de melonibus Complementi oggetti indicanti persone, se indefiniti, possono avere una marcaturanon canonica. Non habeo de parentibus qui mihi posit adiuvere IN SINTESI: Il fenomeno dell’accusativo esteso nel latino tardo può essere interpretato come la manifestazione di un sistema di codifica argomentale attiva, relativo ai soggetti inanimati di predicati inaccusativi. In ogni lingua esiste un sistema di codifica prevalente e alcune manifestazioni di sistemi alternativi, che emergono specialmente nelle fasi di transizione. L’esame filologico dei testi conferma che i soggetti marcati in accusativo del latino tardo sono, inizialmente, soggetti con referenti inanimati, e appaiono con predicati che denotano inagentività. Anche le forme in -as, considerate effetti di sostrato, ipercorrettismi o estensioni analogiche, devono essere considerate esempi di accusativo esteso. L’accusativo si estende poi gradatamente a tutto il lessico latino, con l’eccezione, non a caso, dei pronomi personali e di pochi lessemi che denotano referenti animati. Nel latino sono presenti anche altre codifiche argomentali non canoniche, che riguardano soggetti e oggetti indefiniti ricorrono al genitivo o con forme preposizionali. 6. La sintassi del latino tardo L’ordine delle parole. L’ordine delle parole è tendenzialmente libero in latino, cioè senza significato sintattico, nelle lingue romanze invece è distintivo e pertinente. La disposizione in latino è regolata però da abitudini e preferenze. Il verbo in genere è in ultima sede, a meno che non sia in posizione marcata. Grazie ai casi, parole collocate lontano, riescono ad essere collegate tra loro. Dal punto di vista tipologico il latino è una lingua SOV (soggetto-oggetto-verbo). Quando una lingua è SOV tendenzialmente ha questi tipi di ordini: Oggetto–verbo genitivo–nome participio–verbo finitoaggettivo–nome avverbio –verbo Questi parametri in latino però possono essere violati proprio perché i casi rendonosempre riconoscibile l’uso del nome. Le lingue romanze sono SVO. La funzione grammaticale di un sintagma, è indicata dalla posizione fissa. In assenza di casi c’è l’ordine fisso delle parole. L’ordine delle parole non è un criterio utile alla ricostruzione genealogica delle lingue. Il latino tardo e medievale presenta sempre più spesso il verbo in seconda posizione, prima dell’oggetto e dopo il soggetto. Comincia a farsi strada quello che sarà l’ordine delle parole nelle lingue romanze. Nos etiam de contra videbamus summitatem montis. L’ordine ricalca un SVO, ricalca la traduzione italiana. Coordinazione La congiunzione et è l’unica a sopravvivere nelle lingue romanze La particella -que sparisce dalla lingua parlata Atque e ac diventano obsolete Subordinazione. Il latino classico era ricco di subordinazioni, questa caratteristica si perde nel latino tardo, ma ritorna nel latino del medioevo con tutti coloro che vogliono scrivere in maniera colta imitando il mondo classico. Frasi completive nel latino classico Proposizione introdotta da quod, in origine nominativo e accusativo neutro del relativo o Praetereo quod (tralascio il fatto che) o accedit quod (si aggiunge che) o bene, male accidit quod (capita bene o male che) o gaudeo quod (mi rallegro che) Proposizione introdotta da ut, in origine particella interrogativo-indefinita o Rogo ut tu venias Proposizione infinitiva dopo i verbi che esprimono una dichiarazione, un’opinione, una percezione, un sentimento. o o Iubeo te exire Narrat hostem venire Nel latino tardo la costruzione con quod ha guadagnato popolarità ai danni di ut. Quodha attratto anche congiunzioni tipo quia e cum, congiunzioni originariamente causali. Diventa quindi di uso corrente, anche per influenza dal greco. Equidem scio iam, filius quod amet meus istanc Scis quod epulum dedi Subolfacio quia epulum daturus est Anche l’ut finale e consecutivo viene sostituito da quod e quia A tantilla gente christianorum, quod in pungillo potest claudi Que prende il posto di quod nelle completive Omnibus non habetur incognitum que ego solidos tantos in manu tua tibi prestiti Subordinate al congiuntivo senza introduttori Dicens durum esse servitium illus loci nec omnino tante possit implere Credo aliqua fuisset virtus angelica È anche possibile che una frase dichiarativa iniziata con quod o quia sia completata con un infinito Aiunt quia priusquam hi hostes venerent vidisse virum Accusativo + infinito errato Ego enim illi fautor me hanc epistola facere deberit Me constat debiam esse rediturus Accusativo + infinito è ancora abbastanza alta anche in autori tardi. Non scompare quindi mai del tutto. Indicativo e congiuntivo La morte del congiuntivo è una dialettica tra i due modi, anche in latino.Nel latino tardo si sostituisce senza mai eliminarlo. Es. Preclare viceramus, nisi Lepidus recepisset Antonium. Nel latino classico già, comunque, l’indicativo si sostituiva nelle interrogative indirette. Es. Quid agam nescio, vides in quo cursu sumus. Nel latino tardo statisticamente si preferisce l’indicativo, generalizza tendenze già presenti comunque nel latino arcaico. Costruzioni assolute Ablativo assoluto: appartiene a una lingua letteraria e perde funzionalità nel latinotardo. Et aperis thesauris suis obbulerunt ei munera Et aperuerunt thesaurus et obtulerunt ei dona Et viso eo rogabant, ut transirent a finibus eorum Et cum vidissent eum obsecraveunt Nella lingua classica l’ablativo era assoluto e non doveva avere riferimenti con gli altri elementi della frase, non doveva condividere soggetto o altro con la principale. Questepeculiarità si perdono totalmente nel latino tardo Et ascendente eo in naviculum, secuti sunt eum Qui se possunt monitore compelli Comperto quod homines essent sine litteris et idiotae Except plagas et feritas Nominativi assoluti sono possibili nel latino tardo: Benedicens nos episcopus profecti sumus. (Frase separate dalla principale in cuigli elementi sono in nominativo) In hoc loco ubi sanctus Melchisedec advenientem sanctum Abraam Die autem tertio convocatis monachis et matrem Extincio Maricio eisque filius (mix di assoluti) Tutte queste forme sono indizi del declino delle costruzioni assolute. IN SINTESI: La sintassi del latino tardo subisce, come gli altri comparti della lingua, importanti mutamenti che si trasmettono alle lingue romanze. Dal punto di vista tipologico, il latino è una lingua SOV, mentre le lingue romanze sono lingue SVO. Ciò comporta che una serie di altri parametri (posizione reciproca di aggettivo e nome, di genitivo e nome, etc.) mutino concordemente. L’ordine delle parole ètendenzialmente libero in latino, ma non lo è più nelle lingue romanze. L’indicativo conquista spazi che appartenevano nel latino classico al congiuntivo (periodo ipotetico, interrogative indirette), il quale però non scompare: l’alternanza tra questi due modi è molto antica. L’accusativo + infinito persiste, ma è affiancato da proposizioni completive introdotte da complementatori diversi (quod, quia, que). L’ablativo assoluto si avvia al declino, e nella sua fase terminale è affiancato da costruzioni assolute in nominativo o in accusativo. Schema > Mutamenti occorsi nella sintassi del latino tardo: Fissazione progressiva dell’ordine delle parole (un ordine dapprima relativamente libero con la posizione finale occupata dal verbo nella lingua latina ad un ordine tendenzialmente fisso nelle lingue romanze con il verbo in secondaposizione) Affiancamento dell’indicativo al congiuntivo in molte subordinate Costruzioni assolute in accusativo e in nominativo. (progressiva scomparsa delle costruzioni assolute, in particolare dell’ablativo classico) 7. Il lessico del latino tardo Sostituzione di parole Semantica: disciplina che studia il modo in cui le parole significano e le tendenze nel mutamento del significato. Nel latino volgare e latino tardo ha luogo una sostituzione di parola antiche con lessemi più espressivi. La tendenza è di rimpiazzare parole brevi, con corpo fonico indebolito con parole più lunghe. Questo fa parte di una terapia linguistica che consiste nell’usare materiale più corposo. I motivi sono la ricerca di significati più concreti e la regolarità morfologica della flessione. Prevalgono varianti diafasicamente e diastraticamente marcate, colloquiali e più basse. Esempi: Ire >>> (viene sostituito) vadere. Ire ha un corpo fonico troppo ridotto (i, is, it). Nella vulgata si preferisce il verbo vadere per l’imperativo e il singolare, al pluralesopravvive eo (es.ite). In alcune aree della Romania c’è anche ambulare e in spagna salir. Edere >>> comedere, manducare. Edere è un verbo irregolare che appunto viene sostituito da comedere e manducare ‘rimpiazzare’ Ferre, gerere >>> portare. Ferre è irregolare, portare ‘trasportare’ si sostituisce a ferre anche nel senso di ‘sopportare’ Loqui >>> fabulare o parabolare. ‘conversare’ Scire >>> sapere ‘avere gusto’; ‘intendersi di’ Flere >>> plorare, plangere (piangere) Emere >>> comparare (procacciarsi) Furari >>> involare (avventarsi su) Interficere >>> occidere (fare a pezzi, uccidere) Equus >>> caballus (ronzino, cavallo da tiro). Il femminile equa si è mantenuto inalcune varietà romanze Os >>> bocca, gula (mascella, guance) Umerus >>> spatula (spalla) Caput >>> testa, conca, cuppa Res >>> causa Magnus >>> grandis Parvus >>> minutus, modicus, pusillus, putillus Pulcher >>> famosus, bellus Diu >>> longo tempore, multo tempore Hieme >>> hiberno tempore Ver >>> primum ver, prima vera In tutti questi casi si assiste ad una rideterminazione che amplifica il corpo fonicodell’espressione. I verbi intensivi sono dei verbi derivati dal tema del participio perfetto e riclassificati nella prima coniugazione, che esprimono il senso dell’azione ripetuta (l’iterazione), la ripetitività e anche la consuetudine. Il latino tardo preferisce le forme intensive, perchésono più ricche da un punto di vista della sostanza fonica. Curro ‘corro’ > cursito ‘corro qua e là’ Nego > negito ‘continuo ripetutamente a negare’ Cubo ‘mi sdraio’ > cubito ‘sono solito giacere’ Lego > lectito ‘leggo e rileggo’ Specio > specto ‘sto a guardare’ Habeo ‘avere’ >Habito ‘mi tengo sempre in un luogo – abito’ L’opposizione tra verbo di base e derivato intensivo perde il suo valore semantico, il significato si annacqua, e i verbi derivati vengono preferiti, i derivati diventano e sostituiscono il verbo base. Adiuvare > adiutare; canere > cantare; iacere > iactare La preferenza per i derivati è presente: aes > aeramen ; fons > fontana La preferenza per i diminutivi è presente: agnus > agnellus ; auris > auricula ; artus > articulus ;cepa > cepulla ; vetus > vetulus Anche nell’Appendix Probi ci sono errori dovuti ai diminutivi, addirittura 72 errori: - catulus non catellus - fax non facia - mergus non mergulus - cultellum non cuntellum L’influsso dei lessici speciali Lessici che derivano da lingue speciali, settoriali, usati in ambiti specifici. Dalla culinaria: - Ficatum (in luogo del classico lecur ‘fegato’) - Cerebellum ‘cervello’ Dalla veterinaria - Crus (zampetta dei quadrupedi, poi assume il valore di gamba) - Coxa ‘anca’ > coscia - Femur ‘coscia’ Dall’artigianato: - Tornare (lavorare al tornio) in luogo di vertere - Focus (focolare, caminetto) Dalla religione: - Dies dominica (in luogo di solis die) - Sabbatum (saturni dies) (Rivoluzione del lessico cristiano riguarda anche i nomi dei giorni della settimana) Cambiamenti di significato Restringimento di significato o specializzazione di impiego: - Necare lat. classico ‘mettere a morte’ > aqua necare > adnecare ‘annegare’ - Legare prima alleggerire poi portare via - Cognatus prima parente poi cognato - Pullus lat. classico ‘piccolo di animale’ > pollo - Captvius prima ‘prigioniero del diavolo’ poi cattivo - Papillo prima farfalla poi tenda Il passaggio da un significato astratto a concreto: Piscatus prima pesca poi pesce Venatio prima caccia poi selvaggina Labor prima lavoro poi lavoro nei campi Machina prima invenzione poi macchina Testimonium prima testimonianza poi testimone Matrimonium prima matrimonio poi moglie IN SINTESI: Anche il lessico, al pari della fonetica, della fonologia, della morfologia e della sintassi, muta nel latino volgare. I cambiamenti più comuni sono in direzione di una maggiore espressività semantica e di un più robusto corpo fonico. In particolare, vengono prediletti i derivati, i diminutivi, le parole diafasicamente marcate in senso basso e i significati concreti. Il lessico del latino tardo attinge anche alle lingue settoriali delle arti e dei mestieri. 8. Latino e lingue romanze . Analisi dell’articolo di Varvaro, ‘Omogeneità del latino e frammentazione della Romània, in latino volgare, latino medievale, lingue romanze’. Omogeneità del latino e la frammentazione della Romania (L’argomento centrale dell’articolo di Varvaro) Le lingue romanze si sono sviluppate solo in una porzione dell’Impero romano. Ci si chiede quando e come si sia differenziato il latino regionalmente, e come sia possibile che da una lingua unica (il latino) siano nate molte lingue diverse. Ci si chiede se sia possibile ricostruire latini provinciali o regionali e anche fino a quando è stata una lingua omogenea. La diversità delle lingue romanze è il risultato di un processo di frammentazione. Gli studiosi Romanisti lo retrodatano a partire dal tardo impero, III e IV secolo. Gli studiosi del latino invece considerano l’unità del latino più prolungata nel tempo. Nello specifico Varvaro tenta di indagare la tensione fra unità e frammentazione regionale prendendo in esame uno dei fenomeni più significativi della linguistica romanza che è quello della sonorizzazione (o lenizione) delle consonanti sorde intervocaliche. Non abbiamo spie linguistiche che ci dicano da dove viene un latino. La comunità linguistica è una comunità in cui la comprensione linguistica non è inficiata dalle differenze, ad esempio la comunità italiana, nessuno nega che esistano delle differenze, conosciamo le differenze ma queste non vanno a inficiare la comprensione e la comunicazione reciproca tra parlanti. Inoltre c’è una norma italiana che nonostante le grandi differenze regionali è uguale per tutta l’Italia, permettendoci di condividere un unico codice linguistico. Un altro esempio di comunità linguistica è l’inglese di oggi, il latino nel medioevo era come l’inglese oggi: si insegnava, era la lingua del commercio e esistevano tanti differenti latini. Dunque la comunità linguistica latina in epoca imperiale aveva delle varietà diastratiche, diafasiche e diatopiche al suo interno, ma tali varietà non ne minavano l’unità complessiva. Inoltre tali differenze del latino tardo non sembrano avere alcun rapporto di causa-effetto con la futura frammentazioneromanza. Il fenomeno della sonorizzazione. La sonorizzazione delle consonanti sorde intervocaliche consiste in tre gradi di possibile attuazione di questo fenomeno: Nel primo caso Una doppia diventa semplice, scempia. Identica consonante mascempia: PP>p KK>k TT>t Il secondo grado è una sonorizzazione: P>b K>g T>d Il terzo grado una Spirantizzazione o diniego: B>v - (Spiralizzazione o dileguo) G>- (Dileguo) D>- (Dileguo) Esempi: Capponem > it. cappone, fr. chapon, sp. capòn Ripam > riva, rive, riba Caballum > cavallo, cheval, caballo Negare > negare, nier (dileguo), negarVitam > vita, vie, vida Varvaro sostiene che esistono esempi del fenomeno della sonorizzazione precoci cioè ancora imperiali, quindi in epoca in cui esisteva il latino. Esempi che trova Varvaro a Pompei: Opordiit per oportiit, tridicum per triticum, sapina per sabina (ipercorrettismo), scripis per scribis. Anche altri esempi di sonorizzazioni sono stati trovati in Gallia, in Africa, Pannonia, Oriente, per lo più in iscrizioni. Non elevato ma significativo. Gli esempi latini di sonorizzazione sono poco numerosi ma emergono ovunque, in contesti fonetici in cui non tutte le lingue romanze sonorizzano: per esempio dopo consonante nasale. Il fenomeno emerge in tutta la futura Romania ma senza capire le cause, un effetto di sostrato potrebbe essere una possibile causa. Ma è difficile individuare un preciso sostrato, anche perché non ne conosciamo nessuno in cui questo accade. Non è possibile quindi circoscrivere la sonorizzazione in una certa area geografico. Le varianti sonorizzate tuttavia appaiono represse fin tanto che esiste una norma, per esempio non appaiono nei testi ufficiali, colti, ma appaio per lo più nelle iscrizioni. Il fenomeno della sonorizzazione mostra uno sviluppo non lineare: non c’è una direttrice unica e netta che conduce dal latino alle varietà romanze, interessate in modo difforme dal fenomeno della sonorizzazione. La norma del latino ha tenuto a bada una effervescenza sopita che forse già esisteva ma che non ha messo a rischio l’unità del sistema. Esistono sonorizzazioni che venivano scartate dalla norma ma esistevano. La crisi della fine della norma ha portato quindi al proliferare libero delle varietà, si sono ricreate nuove comunità linguistiche e nuove norme provinciali, nuove comunità linguistiche che non parlano più latino. I primi testi romanzi. Il latino non esiste più come lingua parlata, sono i primi testi che vengono scritti in una lingua diversa dal latino. In Gallia il più antico documento sono i - Giuramenti di Strasburgo (842), lo storico Nitardo inserisce nel testo latino le frasi in gallico che furono giurate a Strasburgo dai fratelli Ludovico il Germanico e Carlo il Calvo per sugellare la loro alleanza. Ludovico giura nella lingua di Carlo e viceversa. In questo documento compare per la prima volta una lingua romanza, il francese. In Italia - Indovinello veronese (VIII/IX sec), è una breve nota con un’interpretazione linguistica fortemente controversa, che potrebbe essere o un latino fortemente corrottoo a un volgare italiano molto precoce. - Graffito di Commodilla (metà del IX secolo), dal punto di vista teorico è il più anticodocumento in volgare italiano, è una breve frase scritta sul muro, un graffito che ha natura di testo occasionale, si tratta di un graffito e la sua natura occasionale fa si che non venga ritenuto dagli studiosi come il più antico testo in volgare. - Platico cassinese (960), il notaio trascrive le parole di un testimone che non parla latino, ma volgare. - Penisola Iberica Nodicia de kesos (980), lista di formaggi che un frate annota sul retro di un foglio usato. Il latino come adstrato culturale. Il latino persiste sempre nelle lingue romanze come una lingua di adstrato, un inesauribile repertorio. La sua influenza si è manifestata attraverso i continui prelievi lessicali delle lingue romanze, questi prelievi sono chiamati cultismi, latinismi o paroledotte. La presenza del latino come patrimonio comune aumenta la somiglianza tra le lingue romanze. Parole popolari vs. latinismo: Angoscia – Angustia Comprare – Comparare Desco – Disco Freddo – Frigido Leale – Legale Mezzo – Medio Netto – Nitido Oste – OspiteRione – Regione Continuum, imprimatur, lavabo, pancreas sono invece rimaste così. IN SINTESI: Non è possibile ricostruire una preistoria latina dei fenomeni linguistici romanzi: i dati sono spesso sfuggenti e contraddittori. Il fenomeno della sonorizzazione, per esempio, è attestato in modo discontinuo nel mondo latino; e in apparenza senza implicazioni nette con il medesimo fenomeno di epoca romanza. Non possiamo dunque ricostruire varietà provinciali o regionali di latino: non perché non esistessero, ma perché la norma le ha costantemente contrastate. I più antichi testi romanzi appaiono tra il IX e il X secolo. Il latino continua ad essere un repertorio lessicale a cui le lingue romanze continuamente attingono durante tutta la loro storia. MODULO 3 1. Il latino del VII secolo L’età del ferro del medioevo. Il VII sec registra la più profonda crisi economica, sociale e culturale dal crollo dell’impero, uno dei secoli più bui del medioevo. In Italia i Longobardi non riescono a creare le basi per un regno unitario, bisogna fronteggiare l’ostilità del papato, che nasce come stato autonomo nel 728. Bizantini e Longobardi si spartiscono l’Italia. Nel 744 inizia ad abbozzarsi anche lo stato pontificio, che va progressivamente ampliandosi. Il VII secolo è il secolo della recessione economia dell’alto Medioevo e si pongono le basi di quella che sarà l’economia feudale incentrata sulla curtis, cioè sulla Corte. Ad un’epoca di grande comunicazione che era seguita al crollo dell’Impero Romano si sostituisce un’epoca di chiusura, di provincializzazione e insicurezza delle vie di comunicazione. La curtis è dominata dai principi di Autarchia e regionalismo, è una spinta all’ulteriore frammentazione del latino nella Romania. La trasmissione dell’istruzione di base è affidata alle scuole cristiane che però hanno solo lo scopo di formazione religiosa. C’è un deperimento generale delle conoscenze alfabetiche, anche il clero non fa eccezione. Il monachesimo regolare è l’unico debole rifugio della cultura. Scrivere in latino letterario significava incontrare difficoltà come se si scrivesse in straniero. La divaricazione tra scritto e orale è totale. Il solco si intensifica proprio qui. Ognuno scrive come sa e come può, seguendo modelli non normativi. Non esiste un modello standard. Anche i generi letterari si differenziano. Il latino dell’Italia del VII secolo. Sono scarsissimi i documenti di buon latino risalenti al VII secolo; ad eccezione di qualche intellettuale che scrive in un buon latino come Benedetto, vescovo di Milano, che in un epitaffio in ditici elegiati racconta la venuta del re anglosassone Ceadwalla a Roma per ricevere il battesimo. La cancelleria lateranense elabora uno stile peculiare riscontrabile nelle epistole, che diventano presto modello per le altre cancellerie, si creauno stile romano. Un intellettuale del VII sec in Italia è Giona di Bobbio, autore della Vita Columbani, infarcisce il dettato di spie del parlato e di tratti volgari: Volgarismi lessicali o Tegumenta manuum quos Galli wantos vocant o Mensura pomorum parvulorum quas etiam bullucas vulgo appellant Scambio di vocali i ed e o Desperantibus per desperantibus o Elegeret per eligeret o Flagrantes per flagrantis Scambio di vocali u ed oo Orna per urna o Murmore per murmure o Adolare per adulare Sonorizzazioni o Cubam per cupam o Inquid per inquit Scempiamenti e geminazioni o Dificilium per difficilium o Opido per oppido o Terrere per terere o Suppellectilem per supelectilem Palatalizzazioni o Pacientia per patientia Metaplasmi di genere o Pomorum quas, arvam confectam (neutri plurali trattati come femminili) o Rapacem furtum (neutri come maschili) o Tanta ignis, fragos exorta (maschili come femminili) o Gentium multorum (femminili come maschili) Deponenti con forma attiva o Sequere per sequi o Patere per pati o Fungere per fungi - Accusativi estesi o Cum certas oportunitates evenissent Ex e pro con l’accusativo o Ex frumenti sucos, pro tanti sceleris culpam Indicativo in luogo del congiuntivo o Tanta gratia redundavit ut suprema dies invenit Accusativo e nominativo assoluti o Latex producta fons coepit manare (latex producta è un nominativo assoluto) Un altro testo che viene prodotto nell’Italia del VII sec è l’ Editto di Rotari (643), testo di natura giuridica, è importante per il diritto perché rivela un’apertura verso il parlato per ciò che concerne l’aspetto ortografico e morfosintattico e lessicale. Sono una serie di leggi che tentano di conciliare alcune norme del diritto romano con il diritto germanico. Nell’ Editto di Rotari emergono tutta una serie di escrescenze lessicali chenon sono di origine latina ma sono di origine germanica. Lessico: ad esempio nell’Editto si legge: Filium legittimum quod este fulborn (dove fulborn non è una parola latina ma fa riferimento a quella che doveva essere la lingua parlata tutti i giorni da parte dei giuristi) Nulli mulieri liberae liceat in sui potestatem arbitrium, is est selpmundia, vivere Libera uxorem id est fulcfrea Coxa super genuculu quod est lagi Passaggio da plurale a singolare - Si qui salii armam suam prestaverit Uso peculiare delle preposizioni de e per - Si minus sunt de decim Lessico Matrinia, cavallicare, se turnare, camphio Faida, sala Il latino nella Spagna del VII secolo (cultura visigota). Il regno visigotico della penisola iberica non conosce la crisi politica, le scuole cristiane in Spagna funzionano bene seguendo la dottrina di Agostino, Cassiodoro. Si studiano le saeculare litterae. Un’altra figura di grande rilievo fu Isidoro di Siviglia, vescovo dal 600 al 636, la sua produzione si caratterizza per la sua funzione didattica lungo tutto l’arco della sua vita, in cui il latino ha una parte di assoluto rilievo. Il latino ha una parte di assoluto rilievo grazie ai suoi scritti. È un latino dotto e ben scritto. Isidorotiene alla pratica pedagogica. OPERE. Nei primi tre libri delle Etymologiae passa in rassegna le sette arti liberali, trivio (grammatica, retorica, dialettica) e quadrivio (aritmetica, geometria, musica, astronomia), la grammatica è considerata il fondamento delle altre arti, definita scientia recte loquendi et origo et fundamentum liberallum artium > la scienza del dire bene el’origine e il fondamento delle arti liberali. Isidoro sa inoltre che il suo latino è un po’differente dagli altri, ha una conoscenza della lingua che lo porta a definire la sua lingua una lingua mixta. È convinto che la battaglia contro i barbarismi del suo tempo si può vincere attraverso l’istruzione di alto livello. “Omnem autem linguam unusquisque hominum…” >“Ciascuno può mantenere ascoltandola una qualunque lingua oppure lapuò imparare da un precettore leggendola”. Esemplare è la correttezza del latino di Isidoro, caratterizzato da: Una costante attitudine pedagogica da storico della lingua (Spiega parole che nonsono più facilmente comprensibili) Teorico di una lingua semplice (sermo purus, simplex, apertus) Iniziatore di uno stile personale caratterizzato dalla variatio sinomica studiata ma maieccessiva. Maggiori seguaci della lingua e dello stylus ysidorianus sono Ildefonso vescovo diToledo e Valerio del Bierzo. La cultura visigotica è dominata da vescovi, letterati, re letterati. Isidoro dedica ai suoi protettori le sue opere, e così fanno gli altri intellettuali della scuola isidoriana. Ma lo splendore dell’epoca visigota è il canto del cigno: l’arrivo degli arabi promuove la lingua mozaraba, una lingua latina locale che mantiene influenze con l’arabo. L’arrivodegli arabi sconvolge la lingua spagnola. Ci sono segni di interferenze con il parlato. la f intervocalica tende ad essere sonorizzata in v. La caratteristica della produzione del VI secolo è la non uniformità di generi, registri e lingua. Nell’Italia longobarda, i pochi testi disponibili mostrano numerose interferenzecol parlato e scarse capacitò grammaticali. Nella Spagna visigota, la personalità illustredi Isidoro di Siviglia organizza la cultura e l’insegnamento del latino; l’arrivo degli arabi, tuttavia segna una cesura netta per la storia del latino nella penisola iberica. 2. Il latino merovingico (il latino più scorretto che si possa immaginare)La Gallia merovingica La dinastia dei Merovingi deve il suo nome al suo leggendario capostipite Meroveo e fu la prima dinastia dei Franchi in Gallia, al potere dal V al VII secolo. Ai merovingi seguono i Pipinidi che proseguono l’azione di unificazione delle tribù dei Franchi in Gallia. L’unico paese nella Romania che cambia nome è la Francia, che da Gallia passa a Francia (territorio dei franchi). Il francese subisce infatti molta interferenza con il germanico. (CARATTERISTICHE DEL LATINO MEROVINGICO?). Il latino merovingico è il latino scorretto per eccellenza, estremamente distante dalla norma classica. Con il latino merovingico si indica la lingua in cui ci è pervenuta la produzione letteraria della Gallia nel VII e VIII secolo; il latino di quest’epoca è un cumulo di ERRORI di varia natura, INTERFERENZE COL PARLATO, VOLGARISMI. Uno dei testi che meglio identifica i tratti del latino merovingico sono Le formule di Angers: La confusione tra la vocale semplice /e/ e il dittongo /ae/: Diae, aei, aemitto, prosequaere, quaem... La confusione tra e e i: Menus e se nascondono minus e si Sono presenti anche i Metaplasmi di genere: Sancti basileci per sactae basilicae, vidiper vitae Sonorizzazioni: Prado, nutrido, proseuere, seuli in luogo di prato, nutrito, rapaces; Deti e coticis, paco e ducas (ipercorrettismi) Monottongazione /au/ che diventa /o/: Austes per hostis, austiliter per hostiliter; Caus per quos (ipercorrettismi); Prima c’è stata la palatalizzazione e poi la monottongazione del dittongo (cronologia relativa) Scempiamento delle doppie: Redere per reddere o Deffensor per defensor, summus per sumus (ipercorrettismi) Errori di desinenza per propagginazione o Pro largitatae tuae o Casa cum curte circumcincte o In tuae iure o Annolus valentus Formule fisse senza avere nozione o Cum aquis aquarumve viene usata senza come oggetto diretto del verbo, come se fosse accusativo. Non abbiamo idea della pronuncia del latino di quel periodo. C’è uno scollamento tragrafia e scrittura. Interferenze tra scritto e parlato: Distinzione bicausale tra un csao soggetto e un casoobliquo. Lo scrivente merovingico rende un soggetto con murus o muros e un caso obliquo in qualunque altro modo purché non sia con la s finale. Non c’è rispetto dei casi. Un testo importante è la Parodia della Lex Salica, è importante perché è una serie divolgarismi: Ipsa cuppa franant la tota, ad illo botiliario franant lo cabo, at illo scanciono tollantlis potionis: Troviamo una serie di Articolo definito (la, lo) Il Clitico (la) cioè un pronome Dativo analitico (ad illo botiliario) Sonorizzazione (cabo) Lessico non lation (botiliario) LA PRODUZIONE POETICA DELLA GALLIA DEL VII SECOLO. Il più noto compositore di quest’epoca è Teodofrido di Corbie, il suo è un esempio lampante di un latino merovingico degradato rispetto a una norma classica e pieno di interferenze, i suoi versi sono pieni di Errori Fonetici: Aetatis per aetates, condedit percondidit, proroplausto per protoplasto, hortus per ortus, crudilem per crudelem, conenit per continent, omnes per omnis, palacium per palatium; Errori morfologia nominale: Bellum crudilem, de alia genere, sancta profeta, thesauribus pro thesaurus, noris per nuribus, ante mundi principio, usque in novissimo, rex de Hierosolima; Errori Morfosintassi: Conterentur maculas Onorem magnum David preelegitur; Errori sintassi: Adam plasmatus prima aetas incipit Rex captivates adque omnes populus Riformare il latino diventa l’obiettivo dalla fine del VIII Secolo. Dal punto di vista della norma classica il latino merovingio è un’aberrazione assoluta; dal punto di vista della linguistica mediolatina rivela aspetti significativi dell’evoluzione del latino nella Gallia del VII secolo. Possiamo dire che il latino merovingio non era uno strumento di comunicazione dignitaria. Il latino merovingico è un coacervo di reminiscenze grammaticali, errori di varia natura, interferenze col parlato. Esso è ormai per molti aspetti uno strumento inservibile per l’amministrazione dello stato. 1. Il latino insulare Il latino dove non c’era il latino (cioè latino importato in una zone dove non era avvenuta la romanizzazione) Irlanda e Gran Bretagna erano luoghi in cui il latino era straniero, si parlava celtico e sassone. C’era stata una rapida romanizzazione ma che non era bastata per lasciare una traccia nella lingua. Mancava anche il sistema scolastico, amministrativo e giuridico del mondo latino, non avendo mai fatto parte dell’Impero. Il latino in Irlanda. È il latino cristiano che giunge in Irlanda, con San Patrizio mandato da Celestino I. Nel V secolo il latino deve essere appreso per leggere i testi sacri, ma viene imparato in modalità libresca, esclusivamente sui libri, senza contatti con i parlanti. Da un lato rende più lungo l’apprendimento, dall’altro preserva più corretto il latino appreso, l’apprendimento del latino è estremamente corretto. Il latino viene appreso con uno scopo, comprendere e commentare i testi sacri. Lo stile del latino irlandese, detto stile isperico (occidentale), si caratterizza per la commistione dosata di tre fattori: Generale correttezza sul piano grafofonetico e morfosintattico: Staltim per statim, diciabat per dicebat, manachus per monachus, Alaxander per Alexander Emulazione sul piano stilistico dei modelli colti Innovazione sul piano lessicale.: Poliandria, iduma, fatimen, praesagmen Il paradosso maggiore è che il latino più corretto tra VI e VII secolo si trovi in una zona che non era stata latinizzata e in cui non si sarebbe sviluppata nessuna lingua romanza,cioè in Irlanda. La pronuncia irlandese del latino è conservatrice. La velare sorda si è palatalizzata davanti alle vocali anteriori nel resto della Romania, questo in Irlanda non arriva, e quindi Patricius diventa Patrick, come sarebbe stato pronunciato nel latino classico. Anche l’allitterazione Clara caeli celsi culmina cinis è allitterazione solo se c’è pronuncia velare. -Rima concinit:carmine: Si realizzano delle rime perfette laddove non ci riescono gli autori continentali, i quali fanno rimare tra loro parole che rimano solo nei loro esiti romanzi, ma non nelle loro basi latine. Ad esempio parole come: Concinit: Carmine, ma queste parole non rimano se le pensiamo parole latine, rimano invece se si pronuncia “Concine” allora fa rima. Protulit: tempore (Protule) Praesumeret: debuit (debuet) Ordinem: ambiit Callido: invidum Redditum: prospero Delectatio: solarium Nulla di simile esiste nella poesia degli Irlandesi, essi pronunciano il latino come si scrive e quindi con le regole scolastiche apprese a scuola. Quindi per gli irlandesi queste parole non avrebbero mai rimato tra di loro. Il latino in Britannia. La Britannia era stata romanizzata nel II secolo molto superficialmente. Nel V secolo la cultura latina resiste in piccoli monasteri di fondazione celtica (fondati quindi dagli irlandesi), il resto muore sotto i germanici. Nel VI secolo il monaco Gilda scrive un poema sulla conquista della Britannia ad opera degli Angli. Abbiamo sempre una grande correttezza, lo stile isperico attecchisce anche in Britannia. Si tratta di una invocazione ma non si capisce granché poiché è pieno di neologismi. l’Inghilterra viene quindi rilatinizzata dagli irlandesi, con un latino conservativo e dotto, viene riorganizzata la chiesa in Inghilterra. Il primo autore latino nato in Britannia è Aldelmo, il suo Latino è caratterizzato dal lessico isperico e correttezza morfologica e sintattica. Alcune anomalie del suo latino sono riconducibili ad abitudini articolatorie degli irlandesi che avevano insegnato il latino anche agli inglesi. L’Hisperica famina è un’opera irlandese che fa eccezione, un testo problematico e particolare per gli standard di correttezza irlandesi e britannici. La lingua è irregolare: es. leggiamo Fluastrum in luogo di flustrum; Arictat per arctat. Forse wa viene pronunciato in luogo di a latina. Viene anche inserita una vocale epentetica per evitare un nesso consonantico (cedrus per cedir). Ci sono altre scorrettezze: Ascultent in luogo di auscultent, arigas, susperia, chimentum, praecipuii, gelvas, faccem, littora, inflamat... Pantes > tutti Echa > giusi Trices > capelli Exomicare > saltellare Flamine, flammeus, flammigenus,flammisonus, flammivomus usati come sinonimi. Presenti anche semitismi e celtismi. Tra VII e VIII secolo c’è l’apice della cultura Britannica, tra le figure di spicco c’è Beda il Venerabile che dedica tutta una serie di opere al profilo didattico, insegnandoil latino corretto. Pronuncia il latino all’irlandese, con una classicità non intaccata dallealtre lingue. La riconquista irlandese del continente. Le scuole monastiche irlandesi e britanniche erano anche luoghi di conservazione di testi manoscritti, dizionari. Le scuole monastiche si specializzano nella produzione di manoscritti di straordinaria fattura, testi che vengono diffusi in tutta Europa. (Evangelario di Darrow con le iniziali molto cesellate. Il Catach di san Columba e il Book of Kells.). L’iniziatore del monachesimo missionario irlandese è SanColombano. La leggenda vuole che parta con 12 altri monaci e viaggia in tutta Europafondando monasteri in Gallia, Belgio, Italia... Muore a Bobbio nel 615. Molti suoi monasteri vengono poi ricondotti alla regola benedettina. 2. La riforma carolingia Il contesto storico-culturale della riforma. La riforma si colloca alla fine del VIII secolo. La conoscenza grammaticale insulare comincia a diffondersi nella Francia merovingica. C’è la reintroduzione di un latino più corretto. I letterati della prima generazione carolina si formano nelle scuole monastiche specialmente quelle di fondazione colombaniana (irlandesi). Carlo Martello fa educare il figlio proprio al monastero di Saint-Denis, nel 725 Pipinodepone Chilperico II (ultimo re dei merovingi) e il papa lo proclama re dei Franchi grazie proprio alla mediazione dell’abate di Saint-Denis. Così inizia l’alleanza tra impero e papato. Inizia quindi una riorganizzazione del clero e una nuova riforma scolastica. La rinascita carolingia coincide con gli anni al potere di Carlo Magno, che diede avvio alla sua riforma scolastica, disponendo di personale fidato, di mezzi e di scriptoria adeguati, presso alcune scuola monastiche. CHE COS’È LA RIFORMA CAROLINGIA?: La riforma carolingia è essenzialmente una riforma scolastica, è proprio il rilancio dell’istruzione scolastica grazie a vari dotti riuniti da Carlo Magno presso Acquisgrana: Alcuino, Paolo Diacono, Pietro da Pisa e Clemente Scoto, Paolino di Aquileia, Teodulfo di Orleans e Eginardo. Alla corte si riunisce un cenacolo di grandi intellettuali. La rinascita culturale non finisce con la morte di Carlo anzi raggiunge il suo culmine nel IX secolo al tempo di Carlo il Calvo. Gli intenti politici della riforma. Carlo non è un mecenate della letteratura ma è un sovrano molto accorto che si accorgeche deve avere funzionari colti e scuole adatte ad inquadrare le future classi dirigenti del suo impero. La restaurazione ecclesiastica consiste in una capillare presenza di chiese, monasteri ed abbazie. La chiesa per Carlo è così importante perché è una forzanon secondaria, la presenza monastica assicura a Carlo una maggiore capacità di governo. L’intento della riforma è quindi in primis politico. Avere buoni vescovi e abati significa avere istituzioni ecclesiastiche efficienti e leali che diano stabilità allo stato. La riforma che passa attraverso la scuola è la via principale per ottenere questo controllo sul territorio. È quindi indispensabile elevare il livello culturale dei chierici, dei monaci e degli ecclesiastici. Vengono istituite scuole nelle quali si insegnano trivio e quadrivio e il canto gregoriano e la teologia. Queste scuole vengono frequentate da futuri vescovi, abati e esponenti delle famiglie nobili. Il programma della riforma. (finalità alla base della riforma carolingia) (rapporto con i primi scritti romani) Di fronte alla decadenza del latino della Gallia del VII secolo era necessario restituire alla lingua latina una dignità di strumento di comunicazione, fissandola per sempre in una forma lontana e diversa dal parlato. Lo scopo della riforma non è far rivivere l’antichità classica come nel rinascimento o nell’umanesimo, l’intento non è emulare il passato della Roma classica ma ricostruire e ripristinare un latino corretto. I modelli classici vengono affiancati da quelli cristiani quindi Virgilio, Cicerone, ma anche San Girolamo, Sant’Agostino. Le scuole vescovili e monastiche sorte sotto Carlo Magno sono il nucleo delle future università. I documenti della riforma. Gli intellettuali della schola palatina sono al servizio della riforma. Carlo incarica Alcuino di approntare una versione corretta dei testi sacri, questo è il primo documento importante della riforma. A Paolo Diacono dà l’ordine di raccogliere le omelie in una silloge speciale che funga da modello per la predicazione, in un latino semplice ma corretto. -L’Enciclica de correptione librorum destinata a vescovi e abati del regno, in cui si fa menzione dell’attività di Alcuino della correzione dei testi sacri. -L’ Epistola De litteris colendis, che è il documento principale della riforma carolingia. Lettera scritta da Alcuino quando Carlo Magno non era ancora stato proclamato re perassicurarsi della correttezza della lingua. I tratti del latino carolingio (caratteristiche?). Viene ripristinata la grafia e la pronuncia corretta, fidi e gula vengono scritti correttamente, la b non viene più scritta v. Sono i maestri insulari e celtici che rimettono in ordine le abitudini francesi. Gli sforzi per il ripristino di una grafia corretta sono ingenti e i risultati non tardano, ci sono però irregolarità e errori che resistono. L’Epistola De litteris colendis per esempio contiene un errore in sacris paginibus in luogo di in sacris paginis. I dittonghi vengono perduti per sempre. La pronuncia non recepisce le regole conservative dei maestri irlandesi, il latino francese non viene mai pronunciato all’irlandese, quindi con la velare per esempio. Non verrà mai recuperata la pronuncia latina. Non si estirpano nel latino carolingio tutta una serie di Epentesi di consonanti non etimologiche nei nessi consonantici: hiemps, verumptatem, idemptias, ampnis Sono sempre possibili delle Geminazione di consonanti semplici: annolus e anolus, litera e littera, cupa e cuppa Grafie incerte dei grecismi: idioma/Ydioma C’è una nuova pronuncia che si trova riflessa nei prestiti dal greco. Polimorfia grafica, la standardizzazione dell’ortografia arriverà solo ad un certo punto, varie opzioni per scrivere una stessa parola non deve stupire. L’incertezza nella scrizione delle aspirate di antica origene graca dà qiundi varie opzioni come chirographum, cirographum, hyrograèhum, sirographum Aspirazione reintrodotta in mihi e nihi Celus magnum praeparavit, dove celus = scelus un altro indizio della variabilità grafica Virgilio di Tolosa insegna ed è convinto che al perfetto latino novi corrisponda un presente noro noris Alcuino usa una forma di dativo in -e: vestrae pietate remisi l’Ablativo in I è molto resistente: A priori e a posteriori si diffondono nel latino medievale e mai corretto e si sono propagate fino al giorno d’oggi. Parisius non viene declinata mai. Neanche i carolingi riescono a togliere questo errore Le tradizioni nazionali. Il processo di ripristino del latino colto prende molto tempo e ci sono tante sacche di resistenza. Il latino viene pronunciato diversamente in tutta l’Europa. Latino di epoca carolingia in Italia: Paolo Diacono, autore della historia Langobardorum scrive in un latino colto; su richiesta di Carlo Magno, raccoglie le prediche più celebri del suo tempo, 244 testi, in un libro liturgico, Homiliarium, giunto fino al Concilio Vaticano II quasi intatto. Gli irlandesi continuano a usare un latino corretto ma un po’ astruso lessicalmente; in Germania grazie a Bonifacio si diffonde un latino, colto, corretto ma pronunciato secondo abitudini peculiari. Per esempio Cellarium entra in Germania in età imperiale era pronunciato Kellarium, mentre cella (pronunciata tsella) entra nel periodo del monachesimo e quindi la pronuncia è totalmente diversa. Caratteristiche della scrittura carolina. Nella seconda metà dell’VIII secolo la diversificazione delle scritture, cioè delle grafieè lo specchio della differenziazione che divide le regioni dell’Europa dell’alto- medioevo. L’epoca carolingia è importante anche per l’innovazione grafica con la nascita di anche una scrittura: la scrittura carolina. Scrittura che segna la storia del modo in cui si scrive nel mondo occidentale. La diffusione di tale scrittura tocca tutto il territorio dell’Impero carolingio. La scrittura carolina è minuscola e rotonda nelle forme, semplice ed equilibrata nel disegno, ariosa, e priva dei troppi legamenti che rendevano faticosa la lettura delle scritture manoscritte precedenti. Esempio di scrittura carolina la troviamo nelle Historie Francorum di Gregorio di Tours. Diventa la scrittura europea ed è alla base dei nostri caratteri rotondi o romani. Gli effetti della riforma (sulle lingue romanze). Il latino riformato diventa la lingua della vita culturale, religiosa e amministrativa dell’Europa. Man mano che il latino riformato si diffonde sul territorio dell’antica Romania cresce sia nel letterato che nell’analfabeta la consapevolezza che il sermo scholasticus, ossia la lingua appresa nelle scuole, e il sermo vulgaris, la lingua parlata, sono due lingue diverse. Dunque l’effetto della riforma carolingia è, paradossalmente, dare visibilità alle lingue romanze, le lingue romanze fanno la loro prima comparsa tra IX e X secolo in conseguenza della riforma carolingia. Una volta ripristinato un latino più o meno corretto con la riforma, appare chiaro a tutti che le lingue romanze esistono e sono tutt’altro rispetto alla lingua scritta. ESITI POSITIVI E FALLIMENTI. La riforma scolastica di epoca carolingia porta un latino più corretto nella veste grafica, unitario nei livelli di comunicazione alta e ufficiale, un latino che viene insegnato nelle scuole vescovili e monastiche. Il latino si unifica in Europa nella grafia, ma non nelle pronunce regionali e locali; alcuni solecismi radicati non vengono estirpati. Con una nuova pratica grafica, la scrittura carolina, rende più agevoli gli scambi intellettuali in Europa. Le lingue romanze da questo momento in poi vengono percepite come altro rispetto al latino, e si affacciano sulla scena culturale europea. Quindi i risvolti negativi riguardano il punto di vista fonologico, poiché non si è potuto avere una pronuncia universale e era ormai evidente tra i parlanti la differenza tra sermo scholasticus e sermo volgaris, ciò preannuncia la nascita delle lingue romanze (vedere meglio sopra) -TRATTI DELLA POESIA CAROLINGIA? Produzione poetica: la poesia carolingia – VALAFRIDO STRABONE e GOTESCALCO di ORBAIS L’epoca carolingia è caratterizzata dal punto di vista culturale da una spinta all’unificazione che prevede tutti i campi dalla linguistica alla didattica, dall’aspetto monastico a quello liturgico. Si assiste ad un potenziamento delle infrastrutture adibitealla cultura, alla nascita degli SCRIPTORIA e alla SCHOLA PALATINA. Una caratteristica dell’età carolingia è anche la sua POESIA che si presenta come un raffinato gioco letterario. Esperti e raffinati, i poeti carolingi sono spesso ecclesiastici, abati, chierici o monaci che hanno rapporti con la corte carolingia. Essi sono legati da relazioni personali, appartengono ad un CENACOLO, ad una scuola. • I poeti carolingi sono esperti METRICISTI= POESIA SACRA (tropi e sequenze) era cantata e destinata all’accompagnamento della MUSICA • TEMI CONCRETI e RICHIAMI ALLUSIVI VALAFRIDO STRABONE: studia nell’abbazia di Reichenau con RABANO MAURO. Il suo primo insegnante di grammatica fu VETTI, al quale dedica un suo poema giovanile riferito a un viaggio nell’aldilà. Diviene precettore del figlio di Ludovico il Pio, CARLO IL CALVO. Sarà poi al servizio di LUDOVICO IL GERMANICO fino alla sua morte. AD AMICUM= è una lirica dedicata ad un amico al quale augura di essere felice nei secoli: GOTESCALCO DI ORBAIS: nasce nell’800 in Sassonia, fu costretto a prendere i voti fu monaco ad Orbais (Roma). La sua fama è legata alla dottrina della DOPPIA PREDESTINAZIONE, di ascendenza agostiniana= la predestinazione di un certo numero di creature umane alla salvezza e la condanna degli altri alla dannazione eterna. Viene condannato alla detenzione a vita per le sue dottrine. UT QUID IUBES=è una lirica che tratta il tema dell’ESILIO, della LONTANANZA e della SEPARAZIONE SPIRITUALE. È un capolavoro che mescola PREGHIERA e RICORDO al motivo della malinconia. 3. La versificazione mediolatina -I caratteri della versificazione mediolatina e della prosa ritmica Il cursus Tecnica di prosa ritmata, un tipo di prosa molto elaborata e ornata che caratterizza i documenti colti mediolatini. Carlo Magno fa raccogliere gli esempi di Cursus lateranense nel Codex carolinus, che rappresenta exempla di tecnica del cursus. Ci sono 4 tipi di cursus: il CURSUS PLANUS: che consiste nel collocare l’accento sulla penultima e quintultimasillaba (es. frónte, portámus) il CURSUS VELOX: accento sulla penultima e settultima sillaba (es. ecclésiam, conveníte) il CURSUS TARDUS: accento sulla terzultima e sestultima sillaba (es. terréna, exérceant) il CURSUS TRISPONDAICUS (più tardo): accento sulla penultima e sestultima sillaba (es. dóna, sentiámus). Il principio fondamentale del cursus è che più i due accenti sono lontani più è rapido il ritmo. Il ritmo del cursus si percepisce in particolare in POSITIO PRINCEPS FINALE, prima del segno di interpunzione che segna una pausa. Il cursus consiste in una alternanza controllata e regolata di sillabe toniche e di sillabe atone. L’alternanza si basa sulla presenza o meno dell’accento tonico. è comunissimo nel Medioevo ma non obbligatorio, è un fattore retorico di grande impatto e suggestione. L’uso del cursur ha la massima fioritura nel XIII secolo, nelle lettere di Pier delle Vigne, nelle cancellerie laiche e in quella pontificia. Bruni, Bracciolini, Piccolomini, nonostante umanisti e non medievali utilizzano ancora il cursus, fortemente radicato. Non scompare fino a Pietro Bembo. Un esempio generale di cursus è la lettera scritta da Paolo I a Pipino il Breve per congratularsi con lui per la nascita del figlio dove troviamo: desiderànter effectus – depòscit affèctus – caritàtis offìcia – partitòrum impèdiat esempi di cursus planus; discurrèntibus visitàre esempio di cursus velox; prealàtum est notiòni esempio di cursus tardus. Il cursus è dunque una tecnica che riguarda i caratteri della prosa. Tropi e sequenze. Nella poesia nascono due nuovi generi: TROPI e SEQUENZE che sono creazioni originali dei poeti medievali e strettamente legati alla musica e alla liturgia. Generi nuovi che ricorrono a poesia ritmica e uso della rima. Il Tropo è un’aggiunta, l’ampliamento di un brano liturgico attraverso l’inserimento di un testo o di una melodia. DIVINUM MYSTERIUM è un tropo conservato in un codicedel XIV sec., proveniente dal monastero cistercense di Santa Maria la Real de Las Huelgas di Burgos, nel nord della Castiglia, esemplifica bene la struttura del tropo, è un testo che aggiunge di volta in volta altre parole e altri testi. Esistono diversi tipi di tropi: DI INTRODUZIONE: cantati come premessa ai brani liturgici DI CONCLUSIONE: cantati alla fine di un brano IN MEZZO: intercalaryLa Sequenza è un testo autonomo, di più ampio respiro e di maggiore lunghezza. Nasce nel IX secolo e la sua origine è da ricercare nella prassi musicale dei monasteri francesi occidentali. Questi canti vennero inseriti nella liturgia della messa, trovando la loro collocazione dopo il canto dell’ALLELUIA, prolungandone lo JUBILUS (altro momento canonico della liturgia). Ben presto la sequenza diventa autonoma, si struttura in STROFE e ANTISTROFE. Dopo un inizio comune, due cori distinti, oppure un solista e un coro si alternano. Oppure un solista canta le sequenze e il coro canta i melismi, cioè figure melodiche. Ci sono due tipi di sequenza diverse: 1. il tipo FRANCESE: più semplice e primitiva. La sequenza finisce in -A e viene eseguita dal solista, mentre il coro esegue i MELISMI. 2. il tipo TEDESCO: inaugurata da NOTKERO IL BALDO DI SAN GALLO che raccoglie le sequenze in un libro, il LIBER INNORUM. Ad ogni sillaba associa una nota. Altre innovazioni sono il Ritornello, cioè uno o più versi ripetuti nel corso del testo, e la Rima. Sequenze e tropi sono alla base dello sviluppo della poesia medievale. Nel XVI secolo il concilio di Trento vietò l’uso di tropi e sequenze nella liturgia. Sui rapporti tra poesia mediolatina e la lirica romanza si è discusso molto; la lirica romanza, una lirica profana, volgare non nasce dal nulla, è come se il modello della poesia mediolatina venga trasferito in un'altra lingua non latina, mantenendo fortemente il suo legame con la musica, mutando però i suoi temi, da temi religiosi a temi profani. Le sequenze in uso ancora oggi sono 5: Victimae paschali laudes (eseguita di solito in occasione della Pasqua), Veni Sancte Spiritus, Lauda Sion, dies irae e Stabat Mater. La Metrica Accentuativa (Il tipo di metrica che viene praticata nel medioevo). I versi dei tropi e delle sequenze non sono quantitativi, il latino medievale ignora la metrica quantitativa, perché ha perso cognizione della durata delle vocali e delle sillabe. Si afferma nella poesia mediolatina un nuovo modo di misurare i versi, una nuova metrica, la METRICA RITMICA o ACCENTUATIVA, che si basa sul numero e sulla posizione degli accenti che sono intensivi e non più musicali. Secondo Norberg nasce nelle scuole del basso impero, dove la quantità delle sillabe non conta più e ciò che conta è il NUMERO e la POSIZIONE DEGLI ACCENTI INTENSIVI che cadono sulle parole, viene posto l’accento intensivo laddove in epoca classica si sarebbe pronunciata una vocale lunga. La posizione dell’accento permette di imitare l’andamento del verso classico. In Irlanda dove non si aveva conoscenza del verso classico, si sono semplicemente contate le sillabe accentate di un verso. Quindi la tecnica basata sul numero delle sillabe probabilmente nasce da qui. L’impiego della RIMA BISILLABICA e TRISILLABICA diventa un altro dei tratti caratteristici della poesia medievale. I poeti carolingi se ne servono abbondantemente. (Che cos’è la rima: un’identità di suono di due parole, dalla vocale tonica, compresa, alla fine) Assonanza: identità di tutte o alcune delle vocali di due parole, con esclusione delle consonanti. Versi leonini: la parola prima della cesura rima con la parola finale del verbo. L’impiego della rima bisillabica e trisillabica si presenta sempre più frequentemente e diventa uno dei tratti più caratteristici della poesia medievale. La poesia provenzale, la più antica lirica profana in lingua volgare, nasce tra XI e XII sec, è una poesia in rima e musicata arrivata a noi senza conoscere la musica. GuglieloIX d’Aquitania è il più antico autore. -DIFFERENZA TRA METRICA ACCENTUATIVA - MUSICALE E QUANTITATIVA. QUALE FA USO DI TROPI E SEQUENZE? Nella metrica accentuativa, secondo Norberg nata nelle scuole del basso impero, la quantità delle sillabe non conta più e ciò che conta è il numero e la posizione degli accenti intensivi e non più musicali che cadono sulle parole. Viene posto l’accento intensivo laddove in epoca classica si sarebbe pronunciata una vocale lunga, il latino medievale ha perso cognizione della durata delle vocali e delle sillabe. La posizione dell’accento permette di imitare l’andamento del verso classico. I versi dei tropi e delle sequenze non sono quantitativi ma riguardano la metrica ritmica o accentuativa, in quanto strettamente legati alla musica e alla liturgia. La versificazione dopo l’anno Mille (basso medioevo). Dopo l’anno Mille, le sequenze si regolarizzano nella forma di inno e la versificazionesi fa sempre più elaborata: versi leonini, versi caudati, versi concatenati. Versi leonini (Rima interna) Versi caudati (Rima baciata) Versi concatenati (ABAB) Versi cruciferi (ABBA) Versi quadrigati (AAAA) Esametri divisi in tre parti (adonici) Ultima parola rima con la prima del membro seguente Verso decasillabo. Progenitore dell’endecasillabo. In ambito religioso nasce il VERSO DECASILLABO, che avrà successo nella poesia cortese e progenitore dell’endecasillabo italiano. 6. Il latino dalla Scolastica all’Umanesimo Il latino dopo l’anno Mille. Il latino dopo l’anno Mille è una lingua internazionale e di cultura in tutta l’Europa, proprio grazie al latino gli intellettuali possono operare in tutta Europa. Il latino costituisce la base dell’educazione ed è lingua di cultura dell’Europa. Nelle scuole episcopali tra XI e XII secolo, il livello di cultura si eleva notevolmente: lo studio del latino si è approfondito. Persistono comunque delle differenze tra paesi romanzi e non romanzi, nei secondi ci sono parole non latine, parole attinte al lessico locale e dunquenon c’è somiglianza tra il lessico classico e il latino che viene scritto dopo l’anno mille. Es. in Inghilterra troviamo Laga – Law. Le pronunce nazionali sono ignote, si ipotizza che siano diverse le une dalle altre, tramite le rime che troviamo nelle poesie possiamo avere qualche indizio. Es. facit rima con pascit Una grande rivoluzione del latino dopo l’anno mille è il fatto che viene insegnato nelle scuole episcopali. Il livello di cultura nelle scuole episcopali si è notevolmente elevato,lo studio del latino si è approfondito, i maestri sono colti, gli autori classici vengono coltivati con più attenzione e anche presi a modello, nonostante l’imitazione non sia ancora un principio canonico. Un esempio è Gerberto di Reims il quale è un grande ammiratore di Cicerone, e lo imita spontaneamente. I letterati dell’XI e XII sec ricevono una preparazione linguistica minuziosa, che permette loro di dedicarsi ad opere in prosa e in versi e di sperimentare, in effetti la letteratura di questo periodo è caratterizzata da una la lingua molto creativa. I temi sono spesso laici, non religiosi, persino amorosi. La lingua risponde ai nuovi temi con fantasia, virtuosismi e prodezzelessicali. Le università. Le università nascono in tutta Europa, con la loro nascita la cultura cessa di essere riservata quasi esclusivamente agli ecclesiastici e comincia a diffondersi anche presso i laici. Nelle università il latino subisce una rivoluzione cruciale, in quanto diventa lingua della logica e della dialettica e si arricchisce di tecnicismi della Scolastica. La scolastica è la filosofia cristiana medievale, di fondazione aristotelica che forma le menti dei chierici e dei laici europei. Le università funzionano sulla base di quattro ordini di studio di diverse o facoltà: 1. Le Arti (lettere e scienze) 2. La Teologia 3. Il Diritto 4. La Medicina Le lezioni vengono tenute in lingua latina. Non sappiamo di quale latino si parli, ci sono alcune dispense ma è un latino ancora medievale. Il latino subisce una rivoluzionecruciale, diventa la lingua della logica, delle dispute, come già detto, della scolastica. La scolastica è organizzata sul modello delle dispute, dunque i professori si fronteggiano su un tema di natura filosofica e la questione viene trattata su due o più punti di vista. Il latino è la lingua delle dispute accese, dei dibattiti intellettuali. Il latino della Scolastica. È un latino che muta, tecnico, semplificato, distante dalla finezza dei classici e dalla sperimentazione del secolo precedente. Serve alla filosofia teoretica e alla speculazione teologica. Il periodare è conciso e punta all’argomentazione netta, secca a precisa. Ci sono molti neologismi (umanista) e molte formule fisse (a priori e a posteriori), grecismi, arabismi. È una lingua tecnico scientifica, un calcolo senza stile. Gli albori dell’Umanesimo. Con l’Umanesimo il latino riveste un ruolo centrale nella costituzione di un gruppo sociale, intellettuale e l’uso dello strumento linguistico è il più importante segno di appartenenza al gruppo. Il latino è una varietà diafasica e diamesica, ricercata, studiata ed elegante. Qual è il rapporto tra latino medievale e latino umanistico? È un rapporto di continuità o di rinnovamento? Come scrive Silvia Rizzo nel suo saggio, il latino umanistico è frutto di un processo di rinnovamento e di recupero della tradizione antica che si innesta sul tronco del latino medievale, vi sono anche aspetti di continuità. Il latino umanistico è una reazione al latino della Scolastica. Una delle caratteristiche è la progressiva limitazione delle possibilità di ampliamento del lessico. I rappresentati più importanti sono: Salviati, Poggio Bracciolini, Bruni. Bilinguismo: Latino e VolgareItaliano. Il principio di imitazione. Il principio di selezione lessicale si accompagna al recupero di termini classici caduti in disuso, attestati solo una volta, uso di parole rare. Il principio di imitazione è la vera novità dell’umanesimo e i dibattiti si accendono tra gli umanisti circa il canone degli autori da imitare. Nel latino medievale il criterio di selezione era stato diverso, si imitavano autori cristiani perché scrivevano di cose cristiane. Poliziano, ad esempio, è il fautore di una imitazione eclettica, si possono imitare anche autori molto diversi. Inizialmente, quindi il principio di imitazione tollera una certa pluralità di modelli, poi però vengono esclusi tutti gli autori medievali. Il punto estremo della selezione è il ciceronianismo, che consiste nell’esclusione totale dei neologismi e si salva solo Cicerone. Rapporti tra latino umanistico e volgare. Sono dei rapporti complessi, di reciproca influenza L’influenza del latino sull’italiano è ovviamente ricca, alcuni esempi: -il Verbo traducere si dice vertere normalmente ma nel ‘400 c’è la prima attestazione in una lettera di Bruni. -Classicus, aggettivo latino che indica gli appartenenti alla più alta delle cinque classi di censo, in Gellio si trova la metafora Classicus Scriptor. -Plagium, nell’antichità è un reato di rapimento. Il plagio è per la prima volta presentein Marziale. La pedagogia umanistica. L’umanesimo è importante anche per aver rielaborato un nuovo sistema pedagogico, un nuovo modello di scuola. La civiltà comunale aveva visto sorgere accanto alle scuole vescovili la scuola laica. Sia quella privata sia quella promossa dalle corporazioni con maestri stipendiati. L’istruzione cominciava a 6-7 anni. Si imparava a leggere e scrivere in latino. Gli studenti erano divisi in due gruppi i Latinantes e i non latinantes, che erano quelli che non conoscevano il latino. I latinantes invece imparavano anche a comporre in latino. Veniva appresa la morfologia, la sintassi, si leggono i testi inizialmente medievali, e i testi degli autori cristiani, solo gradatamente si giungeva agli scrittori classici. Il movimento dell’umanesimo si sviluppa all’inizio in netta contrapposizione con la scuola e al di fuori dalla scuola, ritiene inaccettabile che il contatto con il latino non avvenga prima con gli scrittori classici. La pedagogia umanistica è a favore di una riduzione dell’apparato grammaticale e di una fruizione diretta dei testi. Per gli umanisti l’uso del volgare non è bandito dall’insegnamento, soprattutto per spiegare termini che gli alunni ancora non conoscono. Vengono totalmente banditi gli autori medievali. I principi e le famiglie aristocratiche facevano educare i figli in casa. La nuova pedagogia incontra però resistenze, perché, la scuola, in generale, è un’istituzione sempre conservativa e fa fatica ad aggiornarsi. Per esempio, Il Doctrinale continua ad essere copiata e usata in classe da tempo anche se medievale. Il latino nella riflessione degli umanisti. Nel Medioevo si era diffusa la dottrina del latino come lingua artificiale, nata per convenzione e appresa ad arte da pochi. Come grammatica che doveva essere appresa ma che non era mai stata lingua di nessuno. Tale idea è anche quella di Dante. Dante è convinto che il latino sia stato sempre una lingua solo scritta e appresa dalla grammatica, e che anche nella Roma antica si parlasse volgare e si scrivesse in latino. Afferma che la somiglianza tra latino e volgare sarebbe dovuta al fatto che gli inventori del latino si sarebbero basati su alcuni elementi del volgare per costruire questa loro lingua artificiale e perfetta. Contrapposta al latino c’è la Locutio Vulgaris, la lingua naturale che i bambini imparano spontaneamente dalle loro madri. Il volgare cioè sarebbe sempre esistito accanto al latino, anche presso gli antichi. La dottrina medievale sul latino è condivisa da Leonardo Bruni, egli dice che il latino sarebbe stata la lingua dei soli dotti già nell’antica Roma, il popolo invece avrebbe parlato il volgare; infatti, sosteneva, è impossibile che i bambini imparassero a parlare il latino cioè una lingua con sei casi, tempi e modi, è impossibile parlare il latino percgè troppo difficile. Flavio Biondo affermava che il volgare deriva dal latino; a Roma tutti avrebbero parlato il latino anche se con delle differenze diafasiche e diastratiche; sarebbero state le invasioni barbariche a provocare la corruzione del latino e a far così nascere gli idiomi volgari. Secondo Norberg con il Rinascimento si assiste alla fine della storia del latino perchéessa diventa una lingua morta. Il principio di imitazione, trionfante nel Rinascimento, blocca l’evoluzione del latino: la fine del Medioevo segna infatti la fine del latino scritto, in quanto lingua viva e mutevole.