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RELIGIONE MONOTEISTE TRADIZIONI ALIMENTARI

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FOCUS
I
Il cibo nelle tre religioni
monoteiste
l rapporto delle religioni con il cibo è spesso complesso e regolato da norme dettagliate. In questo dossier
analizzeremo il cibo nelle tre religioni monoteiste del Mediterraneo.
Ebraismo. Per gli ebrei, come abbiamo accennato nella UD 4.6, è regolato da una serie di leggi piuttosto complesse. Nella Bibbia ci sono prescrizioni molto dettagliate al riguardo, regolamentate e ampliate dai rabbini
lungo i secoli. «Il Signore parlò a Mosè e ad Aronne e disse loro: “Parlate agli Israeliti dicendo: Questi sono gli
animali che potrete mangiare fra tutte le bestie che sono sulla terra. Potrete mangiare ogni quadrupede che ha
l’unghia bipartita, divisa da una fessura, e che rumina. Ma fra i ruminanti e gli animali che hanno l’unghia divisa, non mangerete i seguenti: il cammello, perché rumina, ma non ha l’unghia divisa, lo considererete impuro;
l’iràce perché rumina, ma non ha l’unghia divisa, lo considererete impuro; la lepre, perché rumina, ma non ha
l’unghia divisa, la considererete impura; il porco, perché ha l’unghia bipartita da una fessura, ma non rumina, lo
considererete impuro”» (Levitico 11). Inoltre sono proibiti tutti gli animali selvatici e i rapaci, quelli che strisciano,
i crostacei, i molluschi e i frutti di mare. Le prescrizioni alimentari ebraiche sono contenute nei 613 comandamenti (mitzvòt) che proibiscono, tra l’altro, di mangiare insetti (154°), di bere sangue (167°) e, ovviamente, di
essere golosi (169°). È anche vietato mescolare le carni con latte e derivati, cosa che vale anche per l’uso degli oggetti di cucina. La carne degli animali considerati puri può essere consumata
solo se prima viene macellata ritualmente
(kashèr), immersa nell’acqua per mezz’ora,
quindi sotto sale per un’ora e poi risciacquata. Discorso analogo vale anche per le
bevande: ad esempio, sono proibiti i vini
provenienti da vigneti non kashèr.1
Tutte queste prescrizioni formano la kasherùt, cioè l’insieme delle regole alimentari della cucina ebraica, che esprime anche il modo di vivere e di essere ebrei.
U na r ic e t ta e b r ai ca: ORECCH IE D I H AM AN
Per 25/30 dolcetti: 300 g di farina, 150 di zucchero, 2 uova, ½ bustina di lievito, 2 cucchiai d’olio, sale. Per il ripieno:
marmellata del gusto preferito, succo d’arancia, pinoli.
Preparate la pasta amalgamando la farina, zucchero, uova, olio, un pizzico di sale, buccia grattugiata del limone e
lievito. Fate riposare 10 minuti. Intanto ammorbidite la marmellata con un po’ di succo d’arancia e amalgamatela
con un po’ di pinoli. Stendete la pasta a sfoglia (spessore di 1/2 cm), ritagliatevi tanti dischetti (diametro 8/9 cm).
Su ognuno mettete al centro un po’ di marmellata e chiudete a triangolo in modo che si veda un po’ di ripieno.
Cuocete in forno caldo a 190° per circa 15 minuti.
1
Per l’elenco dettagliato dei cibi kashèr in Italia vedi http://www.morasha.it/pagineoro/prodotti.html.
Per Pesach, la Pasqua ebraica, che ricorda la liberazione dall’Egitto, la tradizione prevede tutta una serie di preparativi molto particolareggiati. Per gli otto giorni della festa (fissata in primavera, secondo il calendario lunare)
in casa non deve esserci nessun cibo lievitato (chametz). Per questo la ricerca delle briciole di pane da bruciare
il giorno della vigilia, che avviene la sera prima e coinvolge l’intera famiglia, ha un valore «rituale».
Sempre alla vigilia, in ricordo dell’uccisione dei figli degli egiziani, i primogeniti digiunano. Avviene prima della
festa anche il banchetto con azzimi, erbe amare e altri cibi detto Seder, che comprende l’Haggadah (il racconto
della fuga) a ricordo del pasto fatto nei tempi antichi.2
Cristianesimo. Nella tradizione cristiana non sono previste regole particolari riguardanti gli alimenti; il discorso
si basa sulla libertà e responsabilità personali, piuttosto che sulla legge e le regole. In questo modo il cristianesimo si differenzia dalle altre due tradizioni monoteistiche anche per una visione di completa libertà nei riguardi del cibo, svincolato dalle rigide regole ebraiche e islamiche, ma anche dal vegetarianismo e da altre forme
simili. Ciò non toglie che il cibo, soprattutto con il banchetto eucaristico in cui il pane e il vino hanno assunto
un significato sacramentale, ha un ruolo centrale nel cristianesimo. Gesù stesso, di fronte alle critiche dei suoi
correligionari che accusano i discepoli di non rispettare le regole imposte dall’ebraismo, risponde che è più importante rispettare i comandamenti di Dio che certe regole della
tradizione, ridotte a pura formalità: «Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose
che escono dall’uomo a renderlo impuro» (Marco 7,14). Questa
forte presa di posizione di Gesù contro una tradizione che non
comprende più il vero spirito della Legge (Torah) ha condotto
il cristianesimo a distinguersi da un ebraismo troppo formale.
Questo, all’inizio, non ha mancato di provocare forti contrasti (cf.
Atti degli apostoli 15,22-30), ma alla fine è prevalsa la linea di
non imporre alcuna regola sul cibo, così come su altre tradizioni
ebraiche (per esempio la circoncisione per i maschi).
L’unica proibizione legata al cibo, presente nel cristianesimo, è il
divieto di mangiar carne al venerdì, il giorno della morte in croce
di Gesù; ma dal 1966, questo divieto nella tradizione cattolica è
stato limitato ai venerdì di Quaresima, al Mercoledì delle Ceneri
e al Venerdì santo, in questi due giorni accompagnato anche dal
digiuno. Nella tradizione ortodossa, invece, l’astinenza dalle carni è tuttora prescritta per tutti i mercoledì e venerdì dell’anno. In
U na r ic et ta cr i s t i an a: I dolc i di san Fr ancesco
Ingredienti: 200 g di farina; 200 g di mandorle; 150 g di miele; 2 albumi; una noce di burro; un pizzico di lievito in
polvere; cannella; sale e pepe. Si impasta, si stende a sfoglia spessa, si taglia a rombi e si cuoce in forno caldo per
15 minuti. Questa ricetta è detta dei dolcetti di san Francesco o mostaccioli. Racconta la Leggenda perugina che li
preparò per lui la nobile romana Jacopa dei Settesoli. Informata sulle sue gravi condizioni di salute, Jacopa arrivò ad
Assisi e gli portò i dolcetti. «Ed egli riuscì appena ad assaggiarli perché le forze ormai lo abbandonavano». Sorella
morte arriverà per lui due giorni dopo, il 4 ottobre 1226.
Famiglia Cristiana, 14 dicembre 2014, 18
2
Cf. M. Salani, A tavola con le religioni, EDB, Bologna 2007.
alcuni movimenti di derivazione cristiana, come gli Avventisti del Settimo Giorno, è espressamente proibita la
carne di maiale. Per quanto riguarda le bevande, nessuna è proibita, ma si raccomanda di usare tutti gli alcolici
con moderazione (Luca 21,34).
Islam. Come accennato nell’UD 4.14, per quanto riguarda il cibo la tradizione islamica riprende in gran parte
quella ebraica, di cui conserva le caratteristiche principali. Anche nell’islam il cibo deve essere halal, cioè «lecito»: «Vi è proibito l’animale trovato morto, il sangue, la carne di maiale, […] l’animale soffocato, l’animale
morto per una botta o per una caduta o per un colpo di corno...» (sura 5,3). Sono invece espressamente proibiti
(harâm): aquile, tigri, lupi, leoni, cani, gatti, topi, scimmie, balene, tartarughe, carnivori, maiali (e tutti i suoi
derivati), animali morti di morte naturale, e tutti gli animali non macellati ritualmente e non consacrati ad Allah, crostacei, carne cotta nell’alcool. La macellazione rituale prevede che l’animale venga sgozzato, così che il
sangue scoli completamente dal suo corpo.
Nella cucina islamica ha un posto importante l’agnello. Nel Giorno del Sacrificio (Aid el Kabir) si ricorda la fede
assoluta nel Dio unico, al quale Abramo era disposto a sacrificare Ismaele (e non Isacco, come vuole la tradizione biblica). Il sacrificio del primogenito, che Dio poi sostituisce con un montone, è ricordato con una preghiera
comunitaria in moschea e un banchetto in famiglia a base di agnello, macellato secondo le regole rituali. Una
parte dell’animale viene destinata ai poveri.
Per quanto riguarda il fumo e l’alcol, il Profeta proibì l’assunzione di bevande inebrianti perché turbavano
l’ordine pubblico, soprattutto durante i pellegrinaggi, ma si discute ancora oggi se il Profeta volesse proibire
l’ubriachezza o semplicemente l’assunzione di ogni tipo di bevanda fermentata e ogni tipo di fumo.
insieme
• Per approfondire il tema del rapporto
delle tre religioni monoteiste con
il cibo si consigliano i tre libretti di
M. Salani, A tavola con le religioni:
ebraismo, cristianesimo e islam, EDB,
Bologna 2015.
U na r ic e t ta mu s u l m an a: I dolcetti di Ramadan
Ingredienti: 1 kg di farina; 2 kg di miele; 300 g di sesamo; 150 g di burro; 1 uovo; 1 cucchiaino di aceto; 1 cucchiaino
di acqua di fiori d’arancio; 1 cucchiaino di cannella; un pizzico di zafferano, 15 g di lievito; sale; olio per friggere.
Impastare la farina con metà semi di sesamo, l’uovo sbattuto, l’aceto, la cannella, lo zafferano, il burro sciolto in
un bicchiere di acqua tiepida. Suddividere l’impasto in tanti panini e lasciarlo riposare per 20 minuti. Stendere la
pasta, tagliare delle strisce, formare delle trecce e unire le due estremità. Farle friggere nell’olio (chiedere l’aiuto di
un adulto) e poi immergerle nel miele sciolto assieme all’acqua di fiori d’arancio. Infine cospargere le trecce di semi
di sesamo.
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