Società e cultura nell’età della tarda repubblica (pag. 758) 1) Solitamente l’arco temporale compreso tra il 78 a.C., con la morte di Silla, e il 44 a.C., con la morte di Cesare, viene definito ‘età di Cesare’ o ‘età di Cicerone’ a causa delle due personalità politiche più di spicco, tra loro contrapposte quanto a mentalità e ideologie: si tratta di Cesare, storiografo conquistatore, percepito allo stesso tempo come la rovina definitiva di una repubblica ormai in crisi già dalla guerra civile tra Mario e Silla, e di Cicerone, oratore difensore dei valori tradizionali romani. Ma, poiché questo periodo non va ricordato esclusivamente per le vicende storiche o politiche, ma anche per la cultura latina che subisce una trasformazione complessa, è preferibile definirlo come ‘età della tarda repubblica’, una denominazione più neutra, più oggettiva, in grado di cogliere e accettare ogni minima sfumatura di quegli anni. 2) Dopo la morte di Silla nel 78 a.C., salgono al potere due dei suoi seguaci più fedeli: Gneo Pompeo e Marco Licinio Crasso. Nel 71 a.C., mentre Crasso si trovò a dover combattere contro Spartaco, uno schiavo che aveva fatto scoppiare una rivolta, la cosiddetta rivolta servile, Pompeo si scontrò con Quinto Sertorio, un ex ufficiale di Mario, ponendo fine alla sua ribellione in Spagna; entrambi risultarono vincitori, ma Pompeo non si fermò: egli riuscì, nel 67 a.C. a liberare il Mediterraneo dalla pirateria e, nel 63 a.C., a sconfiggere definitivamente il re del Ponto Mitridate VI. Nello stesso anno, Cicerone, a Roma, di trovò ad confrontarsi con la congiura di Lucio Sergio Catilina. Nel 60 a.C. Cesare, Pompeo e Crasso stipulano un accordo segreto, il cosiddetto primo triumvirato. Dopo l’alleanza politica, rinnovata nel 54 a.C., Cesare intraprende due campagne militari: quella in Britannia e quella in Gallia, in onore della quale scrive il De bellum gallico; nel 53 a.C. Crasso viene sconfitto e ucciso dai Parti, evento che pone fine al triumvirato. Nel 49 a.C., Cesare, non volendo rinunciare al suo potere di fronte al senato e a Pompeo, varcò il Rubicone dando inizio alla guerra civile (che durò fino al 45 a.C), in ricordo della quale scrive il De bello civili. Nel 44 a.C. Cesare ottiene la dittatura a vita, ma nello stesso anno, alle Idi di Marzo, il 15 di marzo, per la precisione, viene assassinato in seguito a una congiura ordita contro di lui dai suoi oppositori. 3) Nell’età della tarda repubblica romana, la stessa immagine della donna muta: se prima la figura femminile era vista come matrona fedele e riservata, a partire da questo periodo, comincerà a essere descritta come figura raffinata, bella, spesso colta e dedita alla vita mondana (basti pensare a Sempronia o Clodia-Lesbia, entrambe donne note nella società romana). Anche l’approccio verso il lusso e la bellezza sarà vittima di variazioni: dalla guerra contro Mitridate, infatti, il lusso sarà sempre più condannato, ma ciò non ne porterà la scomparsa, anzi: le dimore nobiliari subiranno spesso aggiunte di giardini ornamentali seguendo la moda del tempo, per ricreare nelle stesse dimore all’interno delle città, le condizioni delle sontuose ville rurali. Il rapporto stretto col mondo greco farà inoltre fiorire il commercio di statue greche. Ma dall’oriente non giungevano soltanto statue, ma anche pensieri, valori che poi si adattavano alla mentalità romana: con Cratete di Mallo, ad esempio, Roma conosce gli studi filologici; Carneade porterà il cosiddetto relativismo etico, facendo allontanare in maniera progressiva le famiglie nobili romane dalla religione tradizionale; anche il rapporto tra individuo e res pubblica affievolisce, lasciando spazio a un cittadino romano più incentrato sulla propria vita. 4) Se inizialmente era Roma a guardare verso la Grecia, culla della civiltà, per trovare una fonte di ispirazione, in questi anni il rapporto tra le due si ribalta: in modo graduale, Roma, dopo aver rielaborato le conoscenze proveniente dal mondo greco, si impone come nuovo punto di riferimento perla cultura coeva; tuttavia, l’intero processo verrà concluso solamente nell’età augustea. E nonostante questo scambio di ruolo, per le famiglie nobili romane rimane quasi un obbligo per la formazione dei giovani mandarli in un viaggio di studio in Grecia, durante il quale apprendere e ampliare i propri orizzonti in ogni campo. 5) Generalmente, nella mentalità romana persisteva la contrapposizione fra i concetti di otium e negotium: il negotium era la partecipazione attiva alla vita politica della città, solitamente ritenuto più onorevole dell’otium, che invece rappresentava la vita dedita allo studio, alla filosofia e alla letteratura. Per questa ragione, autori come Sallustio o Cicerone si trovano in dovere di dover giustificare la propria scelta di dedicarsi all’otium letterario. Tuttavia, pian piano, anche l’otium letterario verrà considerato alla pari del negotium, a partire da circoli intellettuali del tempo. 6) Tito Pomponio Attico nacque a Roma nel 110 a.C. Sin da giovane età fu amico di Cicerone. Nell’86 si trasferisce ad Atene nella speranza di sfuggire alla guerra civile . Lì resta per venti anni, immerso negli studi epicurei e a contatto con filosofi e artisti greci. Egli scrisse poesie in latino, ma anche in greco. Di lui si sa che, come precisa Cornelio Nepote, mirava ‘alla distinzione, non al lusso’, scelta che si rispecchiava nella sua filosofia: un epicureismo addolcito, perché anziché ignorare totalmente la vita politica e mondana, egli non la evita, ma semplicemente non rispetta le consuetudini tradizionali, gli impegni politici fino ad allora presi in considerazione; allo stesso tempo, poi, mantiene la propria indipendenza di giudizio e di comportamento, spesso conservatore, come d’altronde il suo amico Cicerone; tuttavia, egli sembra che sapesse come adattarsi alle situazioni, senza però risultare per questo opportunista. Col suo ritorno a Roma, egli trasforma la sua casa sul Quirinale in un centro intellettuale romano, attivo per trent’anni, dotato di una ricca biblioteca di testi latini e greci; inoltre, Attico sarà a capo di una propria scrittura editoriale, con al proprio servizio librarii, cioè scrivani, e anagnostae, ovvero correttori; si tratta di un attività di successo che avrebbe conquistato la fiducia di Cicerone, il quale, gli avrebbe poi affidato la sua intera produzione letteraria. Roma, 29/04/2020 Isabella Tokos, 3A