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I PARADOSSI DI ZENONE - Isabella Tokos 3A

Scrivi una relazione sulle argomentazioni di Zenone di Elea per sostenere
le teorie sull’assenza del movimento del suo maestro Parmenide
Nel V secolo a.C. nacque a Elea un filosofo, Zenone, che sarebbe entrato nella storia della
filosofia per i suoi prodigiosi ragionamenti.
A quel tempo erano parecchi quelli che, come i pitagorici, sostenevano l’assurdità delle teorie
di Parmenide, incentrate sull’essere e sulle sue caratteristiche di unicità, eternità, immobilità...; lo
ritenevano un pazzo a credere fermamente in quei concetti quasi irreali, l’immobilità in particolare,
praticamente inesistente nel modo terrestre. Ma Zenone, fedele al pensieri del suo maestro, non
ebbe un attimo di esitazione nel prendere le difese delle sue teorie. E per farlo cominciò a
ipotizzare egli stesso per assurdo.
L’oggetto delle sue riflessioni erano le teorie avversarie, come la molteplicità o il movimento; e
partendo dal presupposto che ciò che dicevano gli oppositori fosse vero, tramite collegamenti
logici riusciva a smontare l’ipotesi con un paradosso che rendeva automaticamente vera la teoria
opposta a quella presa in considerazione e che quindi dava ragione al maestro. Soprattutto nel
caso del contrasto tra movimento e staticità Zenone diede sfoggio a tutta la sua logica e a tutta la
sua immaginazione, mettendo in gioco ben quattro argomenti a favore suo e di Parmenide.
Forse il più conosciuto è quello di Achille, veloce, e della tartaruga, lenta: presi i due in una
gara di velocità, dato un vantaggio di 1 metro alla tartaruga, la distanza tra lei e l’eroe greco non
sarà mai colmata, perché nel momento in cui Achille avrà percorso quel metro, la tartaruga sarà
avanti di un altro 1/100 metro, quando Achille invece avrà superato anche quel 1/100 metro allora
la tartaruga sarà avanzata di 1/100 di quel 1/100 già fatto in precedenza e così via, fino all’infinito.
Questo argomento, molto simile a quello dello stadio (da una estremità di uno stadio non si potrà
mai raggiungere la estremità opposta perché per percorrere la distanza bisogna prima
oltrepassare la metà, ma per arrivare alla metà si deve fare la metà delle metà ecc.) sarà poi
analizzato e contrastato matematicamente duemila anni dopo da Leibniz, matematico, filosofo e
scienziato tedesco, che capirà tramite ragionamenti matematici che addendi infinita danno un
risultato finito (e quindi Achille raggiunge la tartaruga).
Anche il terzo, comunemente conosciuto come l’argomento della freccia, si basa più o meno
sullo stesso principio: una freccia scagliata in aria pur sembrando di muoversi sarà ferma poiché
la sua traiettoria e fatta di tanti attimi e in ogni attimo la freccia è ferma, occupando una precisa
distanza.
Infine, più staccato dai primi tre, il quarto argomento si concentra non più sull’irraggiungibilità
della meta quanto su quel che darà vita alla teoria di Einstein sulla relatività. La scena immaginata
da Zenone è la seguente: ci troviamo in uno stadio greco, un campo ovoidale con i palchi posti al
centro dell’arena; noi, spettatori, guardiamo passare due carri alla stessa velocità, supponiamo di
5 km/h, ma in direzioni opposte; ma questi carri, che rispetto a noi si muoveranno ciascuno a 5
km/h, l’uno rispetto all’altro invece viaggeranno a una velocità doppia, di 10 km/h; dunque,
essendoci una tale contraddizione, un tale paradosso, è chiaro, per Zenone, che la teoria pro
movimento sia dal principio sbagliata.
FONTI:
• Con-Filosofare 1A - Dalle origini ad Aristotele (ISBN 9788839528025)
Roma, 17/10/2019
Isabella Tokos, 3A