UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CATANIA Dipartimento di Scienze della Formazione Corso di Laurea Magistrale in Psicologia Relazione Tirocinio Interno La memoria e i principali canali La memoria è la capacità degli esseri viventi di ricordare ciò che si è appreso. La memoria è anche una funzione psichica volta all’assimilazione, alla ritenzione e al richiamo di informazioni apprese durante l’esperienza. Detta anche funzione mnestica, può dipendere anche dalle emozioni e dalle motivazioni. La memoria può essere descritta come un modello multi-magazzino, poiché molti teorici ritengono che essa sia formata da tre magazzini: 1. Magazzini sensoriali: esiste un magazzino per ogni modalità sensoriale e ogni magazzino conserva l’informazione per un tempo brevissimo; 2. Magazzino a breve termine, di capacità limitata, che mantiene l’informazione per pochi secondi attraverso la reiterazione; 3. Magazzino a lungo termine, dalle capacità molto più ampie e che mantiene l’informazione per un lungo periodo di tempo. Questi tre tipi di magazzino differiscono nella loro capacità di immagazzinamento, nei processi di ingresso e nel meccanismo dell'oblio, così come nella durata della permanenza dell'informazione. Il modello multi-magazzino presenta, però, lo svantaggio di essere troppo semplificato. La letteratura scientifica descrive tre fasi principali dei processi di elaborazione della memoria: la fase di codifica, la fase di ritenzione e la fase di recupero, che rappresentano l’intero processo dell’elaborazione mnestica: 1. Fase di codifica: riferita al modo in cui l’informazione viene inserita in un contesto di informazioni precedenti. Il processo di codifica viene influenzato da diversi fattori, quali le caratteristiche dello stimolo o i fattori emotivo-cognitivi-motivazionali del soggetto; 2. Fase di ritenzione: dove il ricordo viene consolidato e stabilizzato in una condizione stabile e a lungo termine; 3. Fase di recupero: consiste nel recuperare l’informazione e il ricordo dalla memoria a lungo termine alla memoria di lavoro affinché venga utilizzata. Nella fase di recupero, le tracce mnestiche sono disposizioni che vengono riattivate quando è presente un adeguato stimolo di richiamo: maggiore è la somiglianza tra gli indizi di codifica e gli indizi di recupero, maggiore sarà la probabilità di riportare un ricordo alla consapevolezza. Viceversa, un ricordo può rimanere disponibile ma non accessibile. L’intero processo di elaborazione mnestica nelle sue diverse fasi può essere influenzato da diversi fattori attentivi e motivazionali, dalla profondità di elaborazione dello stimolo in fase di codifica e dalla rilevanza emotiva dello stesso stimolo o dall’umore e dallo stato emotivo del soggetto. Tra i primi modelli esplicativi della memoria ritroviamo il modello di Atkinson e Shiffrin (1968), il quale postula l’esistenza di tre tipi di memoria: la memoria sensoriale, la memoria a breve termine (MBT) e la memoria a lungo termine (MLT). La memoria a breve termine (MBT) contiene le informazioni per un periodo di tempo molto breve, solitamente al massimo per una decina di secondi. Dopo questo tempo, la traccia mnestica decade. Un delle caratteristiche della MBT è contenere contemporaneamente poche unità di informazioni. Infatti, in un soggetto adulto, le unità contenibili nella MBT sono cinque più o meno due e variano a seconda delle caratteristiche del materiale da ricordare. Se queste informazioni non sono trasferite nel magazzino a lungo termine decadono e spariscono. La MBT svolge una funzione transitoria e di servizio tra la memoria sensoriale e la memoria lungo termine. Se queste tracce riescono a essere consolidate tramite strategie comportamentali fluiscono nella memoria a lungo termine, altrimenti scompaiono. La memoria a lungo termine (MLT) è un archivio che ha capacità quasi illimitata, dove sono conservate tutte le esperienze e le conoscenze acquisite. La memoria a lungo termine si suddivide in memoria esplicita e memoria implicita. La memoria esplicita, o dichiarativa, comprende tutto ciò che può essere descritto consapevolmente dal soggetto ed è suddivisa in memoria episodica, memoria semantica e memoria autobiografica. La memoria procedurale, o implicita, contiene abilità motorie, percettive e cognitive. La memoria esplicita è un sistema mnestico che consente di richiamare alla coscienza i ricordi delle esperienze vissute oppure le conoscenze fattuali. Tulving (1972; 2001) distinse due tipologie di memoria esplicita: Memoria episodica, che consente la rappresentazione di diversi aspetti di un evento o accadimento specifico, e raccoglie gli eventi che l’individuo ha vissuto in prima persona. La memoria episodica consente di immagazzinare aspetti spazio-temporali o situazionali degli accadimenti; Memoria semantica che, invece, consiste nell’insieme di concetti, conoscenze e nozioni che abbiamo acquisito nel corso della nostra esperienza. Sono incluse nella memoria semantica anche le informazioni legate alla nostra vita personale (la nostra nascita, eventi importanti, date particolari…). La memoria semantica è la memoria del sapere, delle conoscenze acquisite, delle informazioni conosciute. La memoria autobiografica è quella che viene definita come l’insieme dei ricordi che caratterizzano e influenzano la nostra esistenza, dal punto di vista del sé che si rapporta con il mondo (Conway, 2005). I ricordi della memoria autobiografica non si riferiscono semplicemente ad eventi comuni e della vita quotidiana ma ad esperienze di vita specifiche, che diventano rilevanti nella costruzione del self, della rappresentazione degli altri e del mondo. La memoria autobiografica non è un vero e proprio sistema di memoria isolato, ma un’integrazione tra la memoria episodica e la memoria semantica. La memoria autobiografica immagazzina fatti e eventi accaduti alla persona in relazione a schemi precisi. Ciò che fa la memoria autobiografica è unificare in maniera consapevole le diverse esperienze che caratterizzano la vita di ognuno, accomunandole da un significato comune, coerente tra i diversi ricordi che fanno parte della stessa categoria. L’insieme di tutte queste informazioni costituisce il bagaglio di conoscenza che ognuno di noi possiede e che dipende, quindi, dalle esperienze effettuate. La memoria implicita, a differenza della memoria esplicita, si caratterizza rispetto per il fatto che i ricordi non richiedono la coscienza per essere registrati o richiamati. La funzione evolutiva di tali sistemi di memoria implicita è che consentono che il comportamento dell’individuo venga regolato dalle esperienze ambientali in modo da ottenere un vantaggio adattivo, soprattutto in termini di predisposizione rapida e automatica all’azione. Forme di memoria non dichiarativa sono: la memoria per le abitudini, la memoria per le capacità motorie routinizzate, il priming (l’influenza sulla prestazione di un soggetto da parte di una stimolazione precedente), diverse forme di apprendimento associativo (condizionamento classico e operante) e non. Altro meccanismo di memoria è quello della memoria procedurale. Quest’ultima si utilizza nel momento in cui dobbiamo fornire una performance o una semplice attività quotidiana divenuta routinaria (allacciarsi le scarpe). Consiste in quella forma di memoria a cui non possiamo accedere consapevolmente. Per esempio, una forma di memoria implicita procedurale è quella legata all’imparare a leggere: infatti, ogni volta che leggiamo non dobbiamo ripartire da zero, come se fosse la prima volta, ma automaticamente andiamo a recuperare quei ricordi che ci consentono di eseguire leggere fluentemente. La memoria procedurale è, quindi, una memoria legata alla reale attuazione di un compito, è accessibile durante l’esecuzione di un’azione. La memoria procedurale non è solo coinvolta in azioni motorie, come ad esempio andare in bicicletta, ma anche in altre forme di ricordo, laddove via sia il recupero di modalità di procedere, abitudini e schemi di comportamento, regole e algoritmi procedurali, spesso automatizzati e precedentemente appresi. L’automatizzazione di un comportamento avviene in modo graduale attraverso la pratica ripetuta ed è grazie alla memoria procedurale e all’automatizzazione di alcuni comportamenti che possiamo risparmiare risorse cognitive e impiegarle per altri compiti. Le memorie procedurali possono essere integrate con i sistemi di memoria dichiarativa, poiché la stessa esperienza viene codificata potenzialmente in modi differenti e coinvolgere molteplici sistemi di memoria. In termini di assessment, la distinzione tra memoria implicita e memoria esplicita avviene attraverso l’utilizzo di test impliciti ed espliciti (test del richiamo libero o guidato; test del riconoscimento) per verificare il ricordo che il soggetto possiede di un evento, di una frase o di una parola. In altre parole, i test espliciti inducono il soggetto a ricordare consapevolmente un precedente apprendimento, mentre il test implicito è studiato per fare in modo che il soggetto rievochi quanto precedentemente appreso senza che lui stesso ne abbia intenzione. Altra cosa è, invece, la memoria prospettica, che fa riferimento ai processi e alle abilità implicate nel ricordo di intenzioni che devono essere realizzate nel futuro. Con il termine memoria prospettica si intende il ricordarsi di portare a termine quelle intenzioni che, per diverse ragioni, non possono essere realizzate nel momento stesso in cui vengono formulate, ma devono essere rimandate ad un momento successivo (Meacham e Singer, 1977). Si tratta di una abilità che tutti noi utilizziamo quotidianamente. In termini generali nel processo prospettico si distinguono almeno cinque fasi (Ellis 1996): 1. Formazione dell’intenzione: fa riferimento alla codifica del contenuto dell’azione futura, dell’intenzione e del contesto di recupero; 2. Intervallo di ritenzione: fa riferimento all’intervallo tra il momento della codifica dell’intenzione e l’inizio dell’intervallo potenziale di prestazione. Questi intervalli possono variare sia nella dura che nel contenuto; 3. Intervallo di prestazione: si riferisce all’intervallo di prestazione, cioè al periodo di tempo durante il quale l’intenzione deve essere recuperata. Di solito, il recupero dell’informazione è collegato a una situazione ben precisa e i fattori che influiscono sulla probabilità che un’azione futura venga ricordata con successo sono diversi; 4. Esecuzione dell’azione intenzionale: riguarda la realizzazione dell’intenzione, che si ha solo se si inizia ad eseguire l’azione. L’esecuzione dell’azione intenzionale implica non solo che il soggetto ricordi che cosa deve essere fatto e in quale momento, ma che decida di eseguire l’azione; 5. Valutazione del risultato: si valuta il risultato confrontando il contenuto retrospettivo. Baddeley e Hitch introdussero, nel 1974, il modello della memoria di lavoro o working memory (WM). L’informazione presente nella memoria di lavoro consente l’utilizzo dell’informazione stessa nel qui ed ora, quindi quando lavoriamo, ascoltiamo o dobbiamo interagire in un discorso. Quindi la memoria di lavoro mantiene ed elabora le informazioni durante l’esecuzione di compiti cognitivi, mantiene attiva l’informazione per metterla al servizio degli altri processi cognitivi implicati nello svolgimento di un compito o di un’attività. Questo sistema di memoria una capacità limitata e può trattenere l’informazione per un periodo limitato di tempo. Il modello della memoria di lavoro implica diversi sottosistemi: 1. L’esecutivo centrale: sistema di controllo attenzionale responsabile della selezione e del coordinamento di una serie di processi; 2. Il circuito fonologico: sistema in grado di mantenere attiva l’informazione verbale anche mediante un meccanismo di ripetizione sub-vocalica; 3. Il taccuino visuo-spaziale: sistema la cui funzione è quella della ritenzione temporanea delle caratteristiche visuo-spaziali delle informazioni. Il modello della memoria di lavoro è stato applicato con successo al ragionamento verbale, all'aritmetica mentale e alla lettura, oltre che a fari compiti di memoria. Resta da capire meglio il funzionamento dell'esecutivo centrale. Secondo la teoria dei livelli di elaborazione, l'elaborazione profonda o semantica produce una migliore memoria a lungo termine rispetto alla elaborazione superficiale o non semantica. La profondità dell'elaborazione è in linea generale importante, ma la complessità e la distintività dell'elaborazione influenzano anch'esse la memoria a lungo termine. La rilevanza dell'apprendimento iniziale per ciò che è richiesto da un successivo compito di memoria costituisce un altro importante fattore per le prestazioni di memoria. Esistono notevoli evidenze empiriche che indicano che la memoria a lungo termine dipende dall'organizzazione, a prescindere dal fatto che i processi organizzativi derivino dalla conoscenza precedente o siano messi in atto durante l'esecuzione stessa di un compito. Ci sono anche prove a sostegno dell'ipotesi che esistano sistemi di codifica separati, uno verbale e uno immaginativo, entrambi in grado di migliorare la memoria a lungo termine. Secondo Collins e Quillian la memoria semantica è organizzata in un ampio numero di reti gerarchiche. Le prove a favore di tale teoria sono deboli. Le reti gerarchiche sembrano troppo rigide e si basano su principi logici piuttosto che psicologici. La teoria della propagazione dell'attivazione si basa sull'assunto che l'attivazione di un concetto o nodo della memoria semantica provochi l'attivazione di altri concetti connessi semanticamente ad esso. Questo approccio è più realistico rispetto a quello di Collins e Quillian. Barsalou ha sottolineato che i concetti sono meno stabili e rigidi rispetto a quanto generalmente si sostiene, ovvero che le informazioni a cui accediamo circa un concetto dipendono in parte dal contesto attuale. Sono stati diversi i tentativi di spiegare perchè il riconoscimento solitamente è migliore della rievocazione. Secondo la teoria dei due processi, la rievocazione comprende il recupero e la decisione, mentre il riconoscimento comprende solo il secondo di questi due processi. Questa teoria è troppo semplicistica, ed è più in grado di rendere conto della rievocazione quando questa è difficile piuttosto quando è facile. Secondo il principio di specificità della codifica, le prestazioni della memoria sono migliori quando l'informazione presente al momento del recupero si sovrappone in modo considerevole a quella contenuta nella traccia mnestica. Il principio di specificità della codifica è importante per l'enfasi che pone sulle informazioni contestuali. Tuttavia, spesso il recupero implica processi più complessi di quello previsto dalla teoria e che consiste semplicemente nella sovrapposizione fra l'informazione presente nel contesto di recupero e quella conservata in memoria. Il decadimento della traccia è una possibile causa dell'oblio. Ma le evidenze empiriche disponibili non confermano tale opinione. L'oblio può dipendere in parte dall'interferenza proattiva e retroattiva, ma gli effetti di interferenza sono più facili da dimostrare in laboratorio che nella vita di tutti i giorni. L'oblio dipendente dal segnale è molto importante, quasi certamente più del decadimento della traccia o dell'interferenza. L'oblio può dipendere anche dalla rimozione, ma la maggior parte dei risultati sono piuttosto controversi. I pazienti amnesici spesso soffrono di amnesia anterograda o retrograda. Lo studio di tali pazienti ha costituito una delle modalità con cui testare le teorie relative alla memoria. È stato affermato che gli amnesici hanno una scarsa memoria semantica per le informazioni apprese dopo l'amnesia. Tali pazienti solitamente presentano danni al sistema dichiarativo, mentre la memoria procedurale è essenzialmente intatta. Alcuni pazienti (per esempio quelle con il morbo di Huntington) hanno mostrato problemi con l'apprendimento procedurale, ma non con quello di tipo dichiarativo. Il ricordo delle storie spesso è simile ad un riassunto, in cui vengono inclusi i temi centrali ed esclusi i dettagli. La conoscenza precedente sotto forma di schemi spesso influenza i processi di comprensione durante la lettura di una storia, e può anche incidere sul processo di recupero. Molti degli errori riscontrati durante la rievocazione di una storia accadono per l'impatto distorcente delle informazioni contenute negli schemi. La testimonianza oculare viene spesso distorta da informazioni successive all'evento a causa della tendenza ad accettare informazioni erronee. La sicurezza dei testimoni oculari spesso non è in grado di predire l'accuratezza della loro testimonianza, e i testimoni tendono a sovrastimare la durata degli eventi. La qualità della testimonianza può essere incrementata attraverso la rivista cognitiva di base, basata sul principio della specificità della codifica e sull'idea che le tracce mnestiche contengano numerosi pezzi di informazione. L'intervista cognitiva avanzata integra con alcuni elementi aggiuntivi l'intervista cognitiva di base. Grazia Mineo O4V 000430