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Rodotà Rito Greco in Italia 1758

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DELL’ ORIGINE
PROGRESSO, E STATO PRESENTE
DEL RITO ’GRECO
IN ITALIA
0 S S E R VA T O»
DAI GRECI, MONACI- BASILIANI, E ALBANES!
LIBRI
TRE
SCRITTI DA PIETRO POMPILIO’ RODOTA‘
PROFESSORE DI LINGUA GRECA
NELLA BIBLIOTECA VATlCANA
LIBRO
PRIMO
DEI GRECI.,
ALL'EMÎNENTlss. , E REVERENDlSS. PRINCIPE IL SIG. CARD.
CARLO VITTORIO AMADEO
DELLE LANZE
GRAND’ELEMOSINIERE DEL RE‘ DELLA. SARDEGNA.
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PER GIOVANNI GENEROSO SALOMON].
CON LICENZA DE’ SUPERIORI.
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EMlNENTlSSIMÒ PRINCIPE.
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' E debbo a tutti ſare paleſi le
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molte ed efficaci ragioni ,
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che mi hanno determinato
a proccurare’a queſt’opera quello ÈIendo
re , e quel credito , di cui per ſe fle a è im
meritevole, con porle in fronte l’inclíto vo
flro Nome , EMINENTISSIMO PRINCIPE 5 ſpero
d’ incontrare ſenza dubìo e una comune
approvazione dal Pubblico ,, e dall’ EM!
N 1—: N ZA V o s T R A un benigno compatìmenñ_
to‘ Il*Sommo Pontefice Benedetto XIX:.
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1.
di ſanta e ſempre chiara memoria per gli
eterni monumenti laſciati alla Poſterità ,
non meno del ſuo zelo indefeſlò pel de
coro e utilità della Cattolica Religione ,
che del vallo ſapere in tutto ciò, che ap
partiene alle dottrine eccleſiaſtiche , ſo
no già alcuni anni , che fi compiacque
obbligarmi con ſuo autorevol comando
ad intraprendere il lavoro della ſtoria del
Rito Greco oflervato fin al preſènte in
Italia: affinchè queſta parte sì intereſſan
te di ſacra erudizione e raccolta , e illu
firata,e compiuta poteſſe ſoddisfare la bra
ma degl’ intendenti , e ſtudiofi dell’. eccle
ſiaflica diſciplina . Bindi è, che dovendo
comparire alla luce il primo tomo , ragion
Voleva, che ne tributafli a lui ſolo l’ofl
ferta >; giacchè intrapreſo con ſuo ordine,
e terminato ſotto i feliciffimi auſPícj di
lui ſembrava d’ eflère tutto ſuo. Ma fic
come la morte troppo iuvidioſa delle -co
muni felicità ultimamente ce lo ha ra
. pito benchè curvo ſotto il peſo degli an
ni , ma con eſtremo cordoglio di tutti i
buoni; e nel tempo fieſſo ha toltoa me
,
"ſi
la
la favorevole congiuntura d’ accreditare
l’Opera mia col nomeauguſto di sìde
gno Pontefice; non ho tardato un ſol mo
mento a riſhlvere di farne a Voi un’omag
gio ; come quegli, che godevate gran par
te dell’efiimazíone di lui , e che noto a
tutti per la grandezza del merito , pelcre
dito della dottrina , e per lo ſplendore di
molt’ eccellenti prerogative baſtanti aſè
gnare il giro de’ tempi colla chiarezza
del Voſtro nome, ſembrate a me, e ſèm~
brerete anche agli altri capace di riſar
cire in parte una perdita per me sì gran
d’ e funeſta . -In fatti , ſè vi degnate d’ab~
ballare_ lo ſguardo sù l’argomento dìque
ſto primo volume , che ho l’onore di
preſentarvi, ad onta di quella voſtra vir
tuoſa modeflia , che quanto è bramoſà
di meritarſele, altrettanto è nemica delle
meritate ſue lodi , vi ſentirete obbligato
a concedere , che un tal penſiere fu in
me riſvegliato dalla ragione, e ſu guida
ta dalla gíufiizía la ſcelta. Imperocchè in
eſſo ho proccurato di raccogliere quanto
ſpetta all’origine del Rito Greco in [ta
lia 5
lia; e d’illuſtrare con rifleflîoni alcuni ar
ticoli , che opportunamente mi ſono Ca.
dati ſòtto la penna , appartenenti alla po~
litìa della Chieſa Greca e Latina, e all’uſo
del Rito latino oflervato da* Sacerdoti
greci in Italia , e del greco da i Latini
nella Grecia . lo ſo quanto ſia vaſta e pro~
ſonda' la cognizione, ch’ avete, come in
ogni altra facoltà più ſùblime , così an
cora nel genere d’ erudizíone .che trat
to : giacchè in altri tempi qui in Roma.
da Voi ammeſío all’ onore di privati let—
terarj, congreſìí, ho avuto campo più vol
te d' udirvi nel tempo ſteſſo e ammirar
vi , diſhorrerne con ſodezza,e deciderne
con poſſeffo . Permettetemi dunque, Em
NENTISSlMO SIGNORE, ch’io faccia giu
flízia al vero , e che alle voci del Pub
blico aggiunga i ſinceri miei ſentimenti,
ſe per queſt’ altro morivo ancora dove
va a Voi dedicarſi un libro ,ñ che racchìu~
de molte controverfie dell’ eccleſiaſtica
diſciplina: a Voi, che per l’ im egno di
ſceglierla come norma del vo ro Vive
re , e di promoverla con efficacia negli:
ñ… ~
altri,
àltri ,‘ Vi ſiete fatto'conoſèere er un eſèrn
plare eſàttiflìmo della mede' ima . E quì
i?) bene, che divengo a V0i importuno
rammentandovi il Voſtro gran merito .
Ma quando io lo paſſaffi ſotto ſilenzio ,
e voleſlì` più toſto comparire colpevole
appreſlò il Mondo , che offendere legger
mente quella modeſtia , che accompagna.
ed abbelliſèe cotanto le voſtre azioni;
riflettere , che oltre il non dover Voi ſoſ
fiire che rimanga oſcurata ed oppreſià
la verità, ſarebbe perme inutile diſſimu
larlo: mentr’ èdifficíle occultar lo ſplen
dore d’ una luminoſà virtù , che fa pom—
pa onorevole delle ſue doti , e che ſ1 è
renduta l’oggetto, e della lode comune ,
e della comun riverenza . Ed in vero ,
chi è che non ſappia, che il carattere di
ArciveſcOvo di Nicoſia, di cui andate ſor
nito fa , che l’ inſigne Abbadia' di S. Be
nigno , che godere , @erimenti in Voi
l’affetto d’un Veſcovo zelantiffimo do~
tato d" un naturale dolce e pacifico ; il
quale ha abbracciato un genere di vita,
in cui ſ1 trovano unite la quiete della confl
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templazione , e l" utilità dell’ azione; eſſi
è conſecrato in tal modo a’ vantaggisd'el_
' Proſſimo, e della Chieſa’, che non è"irñſi
pedito dall’ attendere a ſe ſteſſo , e alla
propria perfezione . Io' per me , affine di
non. riuſcirvi ſoſpetto , mi diſpenſo dall’ob
bligo di produrre le prove di quelle ra‘
re e maraviglioſè qualità dell’animo V0.
flro , che tirano a ſe la divozione e ’l '
riſpetto de’ voflri sudditi . Si conſultino
quelli fleſli , ai quali non può negarſi il
piacere innocente. di paleſare i benefizi ,
di cui ſ1 veggon ricolmi, 'e dichiarare in
tal guiſa la… loro tenera riconoſcenza per
Voi , in cui trovano il Paſtore , e il .Pañ.
dre , e ſotto l’ombra .delle cui ali tran
quillamente ripoſano Eglíno guidati dal
chiariflimo lume della voſtra beneficen
za diranno con unanime conſenſo , ren
dere Voi Cura particolare di diver 1 gra
di ed ordini di perſone,e provvedere a
ciaſcuno ſecondo la propria indigenza 5
eſſere il medico degl’inſermi , il protet
tore degli oppreffi , il cuſtode delle Ver
gini 9 e l’avvocato delle Vedove _, e de’
Pu
Pupilli. Che delle rendite ne fate un tel
ſoro pel ſollievo de’ poveri, e colle co~
pioſè quotidiane elemoſine ſollevate le lo.
ro miſerie. Addurranno in teſtimonio il
Seminario da Voi eretto da fondamenti
per ifiruire gli Eccleſiaſtici nei doveri del
loro fiato, e per nudrire virtuoſi paflori
alla cultura ſizirituale delle Anime :‘ cioc~
chè ſembra eflère lo ſcopo delle voſtre
-ſollecitudini , aflòrbire il _voſ’cro ſpirito,
e tener occupato ed eſſercitato il voflro
zelo. Ond’ è, che tutti ammirano il vo
' flro diflintereſie , .il diffirezzo delle ric—
chezze, e ’l piacer che godere di vede
re piuttoſto il denaro nelle mani de’ biíòz
gnoſi , ed impiegato al Comune vantagñ
gio della voſtra Dioceſi, che inutilmen
te racchiuſo ne’ voſtri ſèrígni. Díranno
ad una voce , che bramoſò Voi di pro_
movere collo zelo, ed autorizzare coli?
eſèm i0 l’eſattezza, e la maeſtà delle fà-~
cre unzioni, fate corona nella ,recita dei
divini Uffizj , e nella celebrazione deÎ
divini Miſterj nel Coro unitamente agli
Alunni del Seminario _e ai Canonici , i
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‘quali
quali hanno la bella ſorte di veder ſovenî
te riſplendere nella voſtra fronte la gra
vità, negli occhi la dolcezza, nel roll'o.
re del Volto la modeſtia , e in tutto il por
tamento la tranquillità dello ſpirito; ſic
come altresi d’ ammirare , che da loro
ſol vi diſtinguete nella prontezza , nella
gravità., e nel ſervore. Diranno inoltre,
che geloſo oltremodo di compiere eſatñ
tamente tutt’i doveri dell’ altiſſimo gra~ ~
do di Veſcovo , imponete le mani alle Or
dinazioni, ſiete pronto ad aſſiſtere in ogni _
tempo ai tribunali di .penitcnza , dove
perluadete le menti, e guadagnateicuo
ri di quei, che Vengono ad aprire i ſè—
greti arcani delle loro coſcienze ; ſicchè
donde effi partono colle lacrime e con
fuſione , ivi tornano di li a poco pieni
di giubilo, e di letizia: che íènza che Vi
atterriſcano 0 gl’ incommodi delminiſte—
rio, o la lunghezza del Viaggio, 0.1’ in
clemenza delle flagioni, o l’ oſcurità del
la notte vi portate ſollecito alſòllievo de’
moribondi , ſortificate al gran palio col
Sagramento della Confermazione chi ri
cevu—
cevuto non l’abbia , e conſolate tutti col
la dolcezza delle voſtre parole , e colſer—
vore del voſtrolſpirito . Che dovranno
poi dire gliñſteffi ſpettatori delle voſtre
virtù dellfindeſeſlà ſollecitudine , che nu
drite per alimentare il gregge alla vo
ſtra cura commeflo col latte della divina
parola , e per appreſtarglí i ſaluteVoli paſî
coli di ſana dottrina , di cui ſolete pre
giarvi d’avere per maeſtro , e per duce
l’Angelico S. Tomaſo; ed in cui, riguar
do alla Criſtiana Morale non ammettete
altra regola , le non quella, ch’ è unifor
me alla retta ragione , ch’ è fondata ſul
teſtimonio de’ Padri , ch’è diretta dalle
deciſioni de’ Canoni, e ch’ è autorizza
ta dall’ ecclefiaflica diſciplina . Si appel
leranno eſſl di vantaggio non ſolamente
alle menſùali Teologiche confèrenze, le
quali Voi bene {peflò accreditate coll’au—
torevole preſenza, ma ancora alla lodevole
coſtumanza d’ adunare ogni anno il Sino
do er afficurare degli antichi ,ede’ nuo
vi labilimenti l’ eſattiffima oHèrvanza .
Eglino adunque ci diran tutte quefle co
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ſe; e lungi dal credere d’aver ecceduto
nelle voſtre lodi, ſi proteſteranno d’aver#
ne dato 'un leggeriſſimo ſaggio, ed’eſſe-ñ
re paſiàti- di* volo pel Vaſto campo delle
Voltre glorie , ſenz’ arreflarfi a rilevare
il pregi-o, e’l merito di veruna; ben~ fa
pendo ,- che s" eſpone al' pericolo di de
merita-re la voſtra grazia , non. già chi
eſalta colle parole, ma chi rammenta ſol
tanto i beneficj da Voi ricevuti. Ed ecco
il principal morivo, per cui mi trovo ob-.
bl‘igato , EMINENTISSIMO PRiNcÌPE , a
tacere con pena un altra parte di quelli
giuſtiffimi elogíi- , che Vi danno coloro ,
che godono il' vantaggio d’ ammirar da
vicino la privata condotta del voſtro viñ
vere. Se‘ io diceſfi fiorire a’ giorni nofiri
un Porporato per ogni titolo aſſai coſî
picuo , il quale non laſciandoſi ſedurre
dalle temporali felicità , nè abbagliare dal
faflo delle umane grandezze , ma bramoñ
ſo ſol. d’ infondere a tutti il vero ſpirito
della Chieſa , e di rendere coll’eſèmpio
più autorevoli i ſnoi conſigli, ha riſolu
to di vivere in compagnia de’ ſuoi. nel);
.
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velli Eccleſiaſtici , d’ avere cOn eſſo loro
comune la menſa , l’abitazione, e la di
ſciplina: il quale hà. preſcritta a ſe ſteflò
una sì eſatta diſtribuzione delle ore, che,
quanto gli laſciano d’ozio lealtre graviſl
ſlme occupazioni, e quanto può ſòrtrar-ñ
re della notte. alv neceſſario ripoſo della
natura , tutto ei conſacra alla lezione , e
meditazione de’ libri ſacri, alla recita del
le divine preghiere , e ad; internarſi. allo
fludio dell’erudizione, e de’ Canoni: il
quale conſormandoſi alla capacità di cia
ſcuno ,. ſ1 comunica a-z tutti ,' per fare a
tutti ſperimentare del' pari gli effetti del
paſtorale íÎuo zelo ,ñ e facilita- colle opere
l’eſecuzione di' quelle maffime, che ſug
geriſce colla voce : a cui finalmente lo
ſplendor della Porpora non ſerve, che ad
accreſcere il luſtro di', ſua virtù: ſe io co
sì- favellaffi, non e egli vero, che impa
ziente richiederebbemi ognuno , chi ei
ſi folle, che. riſveglia l’idea ,. rinnova lo
ſpirito , e delinea la pittura de’ coſtumi de’
Borromei, e de’ Saleſii‘ F E quando , ſenza
far torto alla voſtra "eſemplare modeſtia ,.
‘
riſpon
riſpondeſlî loro, eſſere Voi quel deſſo: non
è egli vero, che tutti ad una voce verreb
bono concordi al mio ſentimento , che
un opera , che ha per iſcopo una parte
della diſciplina ecclefiaſtica doveva pre
ſentarſi a Voi , che poflèdendo in un gra
do eminente tutte le virtù, ſiete di quel
la un eſàttiffimoritratto , e vi rendete un
oggetto di ſingolare ammirazione per la
erizia della ſtoria, e della dottrina della
Chieſa E Compiacetevi dunque , EMlN E N
TISSIMO SIGNORE , cl’ accogliere benigna
me‘pte il picciol dono, che vi offeriſco ,
eche a Voi ſ1 debbe ; e degnatevi nel
tempo fieſſo di riconoſcere in eſſo un
argomento ſincero di quella profonda ve
nerazione , con cui mi dò l’onore di di
chiararmi per ſèmpre .
Di V. E.
Omm[- , Dìvohſſ. ,ì e Oſſrqm'oſiff. Sere/ito”
Pietro Pompilio Rodotà .
PRE
PR‘EFAZIONE.
APPOICHE‘ Nabucco Rè di Babilonia
diede fine alle guerre, e gonfio di ſe
conda fortuna , cinto di luminoſo Dias
dema ritornò alla. Reggia; nella ma
linconia de' ſuoi ſogni, uno n’ ebbe , di cui il ſo
lo Danielle potè mettere nel chiaro lume lì-occulto
miſterio. Sembrava al Monarca di veder un arbore
di ſmiſurara grandezza ſorgere nel mezzo d’ una.
vaſta Campagna . Coll’eccefliva altezza ſollevava il
ſuperbo capo fino all’ cminenza del Cielo , e coll’.
ampiezza de’rami ſtendeva le portentoſe braccia al
le rimotc parti della Terra . Carico di foglia era
di ricovero alle beſtie manſuete e feroci, domeſti—
che é ſelvaggie , volatili e terreſtre , le quali tro
vavano abbondante alimento nelle frutta, che indi
cadendo coprivano copioſamente il ſuolo . Allora
un Angelo circondato di gloria, e sfavillante di lu
ce ſceſo dal Cielo , rivolto l’ occhio imperioſo ,
chiamò con voce ſonora una turba di guaſtatori
ad abbatterlo : e Poichè non riuſciva d’ atterrarlo
con iſcoſſe , e con urti: al ferro , al firm , gridò:
Succídíte ”Lorem . Abbattcte la pianta non più bel
la nelle froudi , ma. ſquallida 5 non più feconda.
ne’ frutti, ma ſterile; non più ornata_ di fiori, ma
circondata di ſpine; nè più germogliante di verdi,
e di teneri rami, ma cinta diverghe ſecche , e no
doſe. Avendo però riguardo alla valìitzì del ſuo gi
ro,
’ro, di cui voleva mandare all’età future una qual
che idea, preſcriſſe loro , Che laſciaſſero nella terra,
il tronco colle radici : indizio a’ Poſteri della ſmi
ſurata grandezza , -e della celebrità del nome di eſſa
pianta . Verammmen germe” radicum ejus in terra fi
nite 1 .
Ritiro gli ſguardi dalle pagine ſacre, e li ri
VOlgo alla fioria profana . ll Greco Imperio innal—
zato felicemente ſopra le rovine del Romano , di—
venne col correre degli anni sì vaflo e poſſente,`
che omai ſdegnando limiti e confini , rompeva gli
oſtacoli , che s’attraverſavano alla ſua ampiezza, e
ſaſtoſo correva quali per tutta la Terra , obbligata.
a riſpettare la ſovrana autorità., e a piegare il col.
lo al rigore delle ſue leggi. Fu accompagnato dal
la ridente fortuna co’; felici ſucceſſi, fin quando ſali
ſul Trono la ſuperba mafiima di combattere il Sa—
cerdozio , d‘oppri-mere il Santuario , e di ritenere
una Religione orgoglioſa formata a proprio capric—
cio . Gl’ Imperadori greci dacchè , -trapaſſate le giu
{le miſure della loro autorità , ſcoſſero il giogo
dell’ ubbidienza del Sommo Pontefice , ed urtarono
*negli ſcogli dell’ ereſie , ſi videro ſtraſcinati a mille'
diſordini , ſperimentarono a loro danno i caſtighí
del Cielo 5 ed i fulmini della. divina vendetta 5 ed
il lor-o dominio dopo molte e terribili diſaventure
infelicemenre fini il periodo de’ ſuoi giorni. Dopo
la ſeparazione dalla Chieſa Romana, Iddio ritirò da’
Greci le benefiche influenze , .che aveva copioſa
men
«
(l) Daniel! cap.q..
mente verſate 5 facendo loro unicamente ſperimen—
tare flagelli , calamita , e violenze , onde ſono al
reſente miſeramente aggravati, ſtrerri, e premuti.
Oſcurò il Signore nel filo furore la figliuola di Sion,
precipitò dal Cielo la gloria d’ Iſraele , ſommerſe
tutta. la ſua bellezza, diſtruſſe i ripari, nè ſi ram
mentò dello ſgabello de’ ſuoi piedi nel giorno dell’,
ira ſua. La Signora delle Genti, perduto lo ſplen
dore natio e ridotta allo ſquallore , è divenuraſi
tributaria. -Îe ſerva ' . Non cosi` pianſero gl’ lſraeliti
la rovina del Tempio di Geruſalemme ,
quando
furono condotti ſchiavi nella Caldea; nè cosi` pian
ſero la perdita dell` Arca , quando ſu lor-o rapita.
da’ Filiſtei"; n’à'icosi mai pianſe il diſperſo gregge
il ſuo-'amato ’ paſtore; quanto i Greci la diſolazione
della‘ ſuprema~ loro e vaſta Monarchia. E pur non
dimeno, anzicchè umiliarſi ſotto alla mano poſſen—
te del giulio vindicatore , gli ſi volgono co’ fremi
ti,-con urli, e co’ bell-emmie , che non ceſſano di
vomitare contro ai dogmi della ſede, e alla ſupre—
ma autorità del Romano Pontefice. Eſſendo tra lo
ro in contrarie parti diviſi l’ Occidente , e l’ Orien—
te; non è minore tra effi la ſeparazione de’ luoghi,
’che quella degli animi, e de’voleri.
D’ un arbore si eccelſo miſeramente caduto;
volle nondimeno Iddio , ſecondo gli ‘eterni diſegni
della ſua previdenza , che il tronco e le radici ne
foſſero ſalve 5 cioè, che le venerabili ceremonie ,
cui i SSÎApoſtoli, e gli uotnini Apoflolifi aveva
c
(1) Thun. r, z;
no
no aperto il teatro nelle Chieſe Orientali , non ſoſ—
ſero profanate' da gente infetta. dalla ſciſmatica per
fidia , nè giaceſſero involte tra gli abbominevoli
errori ,- ma che , traſpiantate nel grembo della Chie
ſa Romana , ſi ſerbaſſcro ſotto la cura , e Provi
dcnza del Sommo Pontefice pure -ed illcſe da qua
lunque rea macchia, e ſi deflèro in depoſito ad al
tre Nazioni purgare da ogni contagio di perni:
cioſo veleno, e di peſtiſere novità,
0-- , ..1
Ebbero queſta ſorte gl’ Italiani de’ due- Rcamí
di Napoli, e di Sicilia, i quali hanno giuſto m0
tivo di rincorare il loro ſpirito , e di formare di
loro fiefii una glorioſa idea , per aver veduto due
volte naſcere nelle loro Chieſe il rito greco .2, Vi
ſu portato la prima volta nel ſecolo--vrlr.-ñ,- ill-*Cui
Lione Iſaurico avendo preſa a combattere 17 adora
zione delle ſacre Immagini , ſcaricò tutt’ il ſuo fu
rore contro all’ Apoflolica Sede . Le ſottraſſe molte
Chieſe , e ne trasferì l’ autorità ai Patriarchi di Co
flantinopoli , i quali ſedotti dalle preſtigie aggra
devoli dell’ambizione, appena ſi videro favoriti dal
`la potenza Imperiale , che ſlcſero la loro audace
mano ſopra di quelle, e vi eſercitarono ampia giu
riſdizione . Stabilirono nuove `Sedi Epiſcopali , ed
innalzarono a più alti onori quelle , che trovaro
no ſondate . Per iſtringerle tutte con più forte le
game all’ ubbidienza del Trono di Bizzanzio , s’aſ
faticarono con ogni fiudio di far loro cambiare il
rito da latino in greco , e d’introdurvi Ia diſcipli
na orientale. .Alcune di eſſe facendo vigoroſa rcſi
fien
flenza agli artifizj di ‘quelli , ritennero con magna
nimo petto le ceremonie latine 5 ed altre vilmente
arrenduteſi alle loro iuſinghe, s’ allonranaro‘no dagl’
lſtituti de’loro Maggiori.
`
A divulgare il rito greco nelle altre Chieſe
o Cattedrali , o Inferiori , ed a dilatarlo in quelle
Colonie, le quali per alcun tempo erano ſiate in
ſenſibili alle piacevoli novità , vi contribuì molto
la turba de’ Monaci Baſiliani 5 i quali per mettere
in ſicuro la vita nei terribili inſulti, e nelle atroci
perſecuzioni commoſſe nell’ Oriente contro agli ado
ratori delle ſacre Immagini, vennero a ritrovare la.
ſicurezza nell’Italia. Accolti .con dimofirazioni d’ arl,
ſetto dai Sommi Pontefici in Roma ., e dalla pietà
dei Napoletani, e dei Siciliani nelle Provincie, ſta—
bilirono la Sede ne’ Monaſterj , che furono loro
prontamente aſſegnati; e ne’ quali la. greca Monacal
diſciplina rigoroſamente oſſervando , mantenevano
con iſplendore i riti della Chieſa Orientale. L’au
ſterità della vita , e 1’ edificante pietà conciliò loro
si grande ſtima de’ Popoli , e de’ Monarchi parti
colarmente Normanni, che ſi videro in breve tem
P0 arrichiti d’ inſigni e magnifici Cenobj , prove
dut—i di copioſe e larghe rendite , onde ſoſtentava
no un immenſo Ruolo d’ Italiani 5 .i quali allettari
dalla ſama , e dal credito de’ medeſimi , conſecra
vano i nomi al monaſtico Iſtituto di S. Baſilio .
Talmente quefio ſi diffuſe , che le Provincie del
Reame di Napoli , e di Sicilia , ebbero la ſorte
d’ eſſere ſpettatrici di cinquecento ricchi Monaſte
c 2.
r)
/
'rj ſparſi nelle loro più illuflri Città , e contrade.
A miſura dc’progreſſi , che faceva il greco
Monacato, prendeva aumento anche il rito, di cui
erano i Baſiliani il principale ſoſtegno . All’ oppo-ſi
ſio dacchè i medeſimi divertendo dall’antico ſentie
ro della vitaritirata e auſìera , s’ abbandonarono
all’ ozio- e ai divertimenti , e traſcurarono lo flu- '
dio delle lettere ,- e dall’ occupazione dei divoti e
virtuoſi eſercizj , che gli avevano meſſi in credito
preſſo de’ Popoli convicini , paſſarono alla cupidigia
degli onori, e ai commodi della vita: e molto più
dacchè piegarono al- rito miſio nel ſecolo xv;_an
diedero del pari- in declinazione gl’ lſtituti Orien
tali nelle medeſime Città , e Colonie , nelle quali
avevano fatta dapprima luminoſa comparſa ; non
rimanendovi di quelli , che una nuda e ſemplice im—
magine, e una oſcura c pallida ombra.
Dell’ arbore eccelſo ſimbolo del greco Impe—
rio abbattuto , le radici trapiantate in Italia (in cui
abbiamo raffigurato i-l rito greco) vſarebbono ſtate
miſeramente ſvelte; ſe ſiando queflo per eſalare
l'ultimo ſpirito, non ne aveſſe Iddio riparañta, d’una
maniera maravigliofa, l’imminente rovina. Per ſar
lo riſorgere nelle medeſime Provincie , ſi valſe delle
oppreffioni degli Albaneſi; i quali dopo i marziali
cimenti ſoſtenuti pel corſo d’ alcuni luſtri contra
l’ audace Ottomano , obbligati finalmente a cedere
alla poderofa poſſanza di lui , vennero a ſtabilire
la loro ſede in q-uefle Regioni , e vi trapiantarono
anche
il rito greco nativo,
te
ritengono,
ſſ che tuttora coſtantemen
ſſ
ECCO.
Ecco adunqu‘e Poſta -ſotfó gli ſguardi di chi
legge , _ſcnz’ altro giro di parole , l‘ idea di tutta'
‘ l’ opera dell’ Origine, Prqgreſſò , e Stato prefinte del ri—
to reca i” Italia, i” tre libri divi/à. Il` Primo met
te in chiaro 1’ Origine , che deeſi a Greci nel ſeco
10 vm, i quali ve lo portarono con ſommo impe
gno . ll ſecondo paleſa il Prqgrcſſ) , di c-ui furono
autori i Monari , che lo ſoſtennero con molt’ onore.
Il terzo eſpone la Stato preſenze, di cui `ſiamo tenu~~
ti agli Albaneſi , che lo difendono con incompara~
bile gloria . L’argomento, che premetterò a ciaſcun
libro, conterrà una più eſatta delineazione di tut
to ciò, che in eſſo ſarà compreſo .
ñ
Moſſo dagli autorevoli comandamenti della
S. M. di Benedetto XIV. mi ſono .accinto a. quell’
impreſa vie più di quello poteva io perſuadermi,
ſcabroſa e malagevole . Si ſarebbe il mio ſpirito
lentamente occupato alla medeſima , 'ſe non aveſſe
avuti gli efficaci flimoli dell’ Eminentiílímo *Signor
Cardinale Domenico Paſiionei Bibliotecario della
S. R. C. , il quale degnofli di ſgombrare dalla mia
mente quei motivi, che a ragione n’ arrefiavano il
corſo . Fra l’ eccellenti prerogative., che adotnano
queſto Porporato decoro del 'ſacro ‘Collegio , lo
rendono' oggetto di ſingolare ſtima , a ſentimento
della Repubblica delle Lettere , la vaſla e ſoda eru
dizione , l’ ingegno vivo e penetrante, il giudizio
accorto e ſagace, l’amore delle buone arti, e ſopra
tutto , la brama di' Îvedere deſtinati agl’ impieghi ,
ed a’ miniſterj , eprovedutc le cariche di dotti e
c 3
Vir
virtuoſi ſoggetti. Incoraggito dal medeſimo, e Pro.
fittando dell’ -erudite conferenze, alle quali non apre
`il teatro, che non iſpieghi nel,tempo ſteſſo il volo
all’ eloquenza= atta a ſpandere nelle altrui menti co
pia d’ eccellente dottrina, mi diedi con tutto lo flu—
dio a rivocare dalle ingorde fauci del tempo, l’eſtin—
te memorie'divorate da tanti 'luflri ,delle quali o
*neſſuna , o tenue rimembranza 11-"è rimaſa preſſo gli
Autori latini , e greci ; e queſt’ ancora , a guiſa d’ un
embrione aſſai confuſa, ed informe. Non è da ma
ravigliarſi, ſe gli Storici d’ Italia di ſublime inge
gno dotati, e d’immenſa erudizione proveduti , ap
plicatiſi con ſomma fedeltà ed eſattezza , a diſot
terrare i grandi, e gli firepitoſi aVVenimenti dei La— .
tini, ſienſi*contentati di palpare ſolamente la ſuper.
ficie delle coſe de" Greci 5 le quali ſi ſono divertiti
a narrare' in quanto i Perſonaggi di queſta Nazione
intervenivano negli affari, che hanno impreſoa ſcri
vere … Non è, diſli , da maravigliarſi 5 avvegnachè
alcuni hanno giudicata coſa inutile il conſumare
lungo tempo nella penoſa fatica d’ eſtrarre dalle te
nebre le notizie atte a ſchiarite i fatti , che poco
intereſſano il pubblico, come ſembrava forſe loro,
che ſieno quei de’ Greci d’ Italia : ed altri hanno cre—
d‘uto , che una tale occupazione non avrebbe riſveglia
ti gli affetti di gradimento ; conſapevoli. dell' acco
giienza- poco -lieta , che fece Siſto IV. d’ un opera pre
ſentaragli dal famoſo Greciſta Teodoro Gaza , ſcritt’ a
penna con elegantifiimicaratteri Greco—Latini , e con
'indeſeſſo ſtudio nel corſo di alcuni anni compo
fia.
ſia ì . Ciocchè dee ſorprenderci ſi è , ’che neſſuno dei
Greci, nè dei Monaci , nè degli Albaneſi s’ è preſa la
pena- d’ imprimere nelle membrane per comunica
_re ai ſecoli d’ avvenire , i varj avvenimenti della
politla eccleſiaſtica , i cambiamenti del rito, l’in
nalzamento e la depreſſione delle loro Chieſe , e le
controverſie ſovente nate i tra i Greci ed il Latini..
Che ſe per avventura qualche contezza ſu da’ Mo_
naci regiſtrata nei Codici, si nobile pregio dell’an
tichita` ci è fiato involato o dagli oltragi del" tel-n—
'po , o dagl’ incendj degli Archivj , o dal furore
de’Barbari, o da altre ſuneſle vicende del Mondo.
Privo per tanto de’neceſſarj ſoccorſi, e di quei
tenuiſſimi ſpecchi, i quali rappreſentano al vivo
ciò , che ſeCo traſſe il corſo vivaciſlìmo degli anni,
e donde veggiamo comunicarſi la luce ai volumi
noſi libri, che tutto giorno ſi. producono colle fiam—
pe , ſono io ſtato obbligato a rivolgere molti An
tori , e poco frutto raccorre pe ’l mio diſe no in—
torno allo fiato antico de' Greci ,
e dei 'îlonaci
d’ ltalia . Con tutto ciò , non ſono sì pochi i mo—
numenti , che , ſparſi in varj volumi, o naſcoſi
tralle tenebre delle Librerie e degli Archivj , ſono
fiati da me diligentemente ammaſſati, che non mi
abbi
(1)‘ Theodorus Gaza cum divinas reosì quinquagt'nta .`. .' è. . retulîſſet ;
propemodum elucubrationes in Ari— ſhtdiis indignatus ſuis, quod tam_
flotelis animalia , quam hiſtoriamJ
pauca ſibí laborum , _& vigiliarum
latine legenda”: reprzſentara‘t , Xi‘
ſuarnm‘ m‘erces tributa effet , num
flo IV. P. M. nuncupafl'et; ſpetans mos eos in tyberim abjecit . Pieri”:
ſcílicet Principis eius beneficentía-.o Valeria”: de Infilititatc Littoria”
quefitum per tot labores vita: ſub
mm : aliìqaa apud Bon-”rum da da.
fidium nOn deparcum ſe conſecutu
tum: neque tamen plui-es , quam aw
Bis Homiflibus pag.. l zz'.
’abbiano ſomminiſltata baſtante màtEria a comporre
i primi due Volumi . In riguardo allo Stato pre
ſente, che forma il terzo, ho fatt’ uſo e delle' no
tizie ſomminiſtraremi corteſemente da perſone ben
informate , alle quali mi dichiaro molto tenuto;
e de’ lumi tratti dagli Atti delle due Congregazio
ni del Sant’ Offizio, e della Propaganda Fide , dai
`cui Archivj ho ſpiare le direzioni date a noſlri
giorni intorno al rito, e alle Chieſe greche’d’lta
lia. Indi ancora ho traſcrittc, d’ ordine della S. M. di
Benedetto XlV , ed ho diſpoſte in molti volumi, le'
deciſioni più intereſſanti delle controverſie dottrina
li propoſte loro in diverſi tempi dai Veſcovi, e da‘
Parrochi , e particolarmente da’ Miffionarj Apoſtoli
ci 5 delle quali alcune ſono ſiate ſparſe nella nuo
,va edizione della Teologia Morale dell’ Antoine ,`
pubblicata in queſla Città dal Salomoni l’anno I7 5 2. ,
e indrizzata ad agevolare a quelli 1’ adempimento
de’ proprj doveri. Nelle nuove giunte e note , che
vi ſono ſtate fatte , ho avuta anch` io l’ occaſione
d’ eſercitare la penna col debol , e `curto lume del
mio ingegno.
Nel filo , e nel piano del mio ragionamento,
lo ſtile non ſara :artificioſo o vago , ma ſchietto
e ſemplice . Non affetterò nè l’ armonia del diſcor
ſo , nè le cadenze numeroſe , nè i periodi uguali
e compoſti, nè le figure ed i fiori, nè gli altri or.
namenti delle parole -. Non ho impiegata l’ atten
zione ad una brillante eloquenza , o alle maniere
giocoſë , o alla ſtruttura della compoſizione ; ma
ho
ho ripoſto il maggiore ſtudio alle coſe, di Eui Ea
giono. Mi ſono guardato di non fare naufragio nel-7
la confuſione: ed ho proccurato cl’ eſprimere i pen~
fieri della. mente , ſe non con nobiltà e decoro;
almeno con preciſione e chiarezza . Eſſendo mio in—
tendimento , che queſte fatiche , ſe debbano appor-~
tare qualche utilità , fieno per recarla a quei Gre—
ci , ed Albaneſi , che vorranno ſòſtenere il trava
glio di leggerle; ſono ſicuro, che qualunque difet-f
to ed imperfezione vi ſcopriranno non meno eſſi;
che gli altri eruditi, ed illuminati Lettori, trOVerzì
preſſo di loro piuttoſto ſcuſa- e compatimento-z che
`biaſimo e diſprezzoz
`
`
_
IMPRIÉ
1MPRIMATUR;
Si videbitur Reverendifiimo Patri Magiſtro Sacri Palatii Apo~`
flOliCio
F. M. de Ruba': Pair. Con/Zan!. Vice/“g.
APPROVAZIONE.
I ordine del Rñ'io P. Maeſtro del Sacro Palazzo Apo
ſtolico ho letta l’ Opera intitolata del Rita Greco
in Italia (Fc. .dell’ eruditiſſimo .Signor Abbate Pietro
Pompilio Rodotä Profeſſore di lingua Greca nella Biblio
teca Vaticana ': ed ho `ritrovato *nulla eſſervi contro la.
purità di noſtra Santa Fede , .o contro 'i Principi Criſtiani.
Anzi credendola piena di buona erudizione , e veridica Iſto
ria nel Primo e ſecondo libro , i quali con ſommo piacere
ho ſcorſi , giudico eſſer coſa che dia molto luſtro ad una
parte d’ Iſtoria non :ancora da ’Scrittore .alcuno toccata , e
perciò molto utile , vîſe vſarà data alle 'ſtampe ñ. In ſede Bce.
Dall’ Oſpizío Apoſtolico 10. Gennaro 1756.
Filippa Bruni_ delle Scuole Pie , Rettore
dell’ Oſpzzzo Apoflolira .
IMPRIMATUR,
Fr.]oſeph Auguſtinus Orſi Ordinis Pradicatorum Sacri Pa
latii Apoſtolici Magiſter.
1mm
INDICE
DE’ CAPITOLI: E DE’ PARAGRAFIZ
C A P O I..
E Provincie , che ora compongono il Rearne delle due Sicilie
ſperimentano varj cambiamenti di governo finto- il dominio
delle Nazioni ſlraniere a Si. propone particolarmente la varia
fortuna dei Greci fino al ſecolo x..
`
Pag. 6_
Le Chieſe delle Provincie delle due Sicilieſono ſoggette al Sommo
.Pontefice come a lora Metropolitano fino al ſecolo vnr.
49_
C A -P O. Ill.,
Del rito oſſervato nelle Chieſe delle Provincie di Napoli ,4 e Sicilia
dal primo ſecolo della Chieſa,fino, allo ſcadirnento del _ſi-:tinto . 60 .
è. l. Dell' Idiorna , di cui i SS. Apo/?oli ſiſervivano nell’ uſo ſacro
dell’ Altare nelle Chieſe da effi flahilite nelle Provincie di Napo~
li , e Sicilia .
`
`
7,4.
63
Hell. In alcune Chieſe della Sicilia 1*’ inſinua, ed è in uſo il rita
greco nelſecolo v1 , e vu.
,
74
è* In* Nell‘ Chieſe delle Provincie Napoletane il ſolo rito latino .
fiorifi‘e ſotto i Goti .
87
Q. IV. Nel/e Chieſe delle Provincie Napoletane il ſolo rito latina
è frequentato ſotto il dominio dei Greci ſino allafine del ſecolo WI."
.Al medeſimo anch’ eglino- ſi confermano ,. ſeguendo interamente,
nelle funzioni ſacre gl’ iſtituti della Chieſa Romana .
94
C A P O IV
'.Alcune Chieſe della Puglia , Calabria , e Sicilia ſàttratte nel ſeó- ,i
colo vm. dall’ uhhidienza del Sommo Pontefice loro antico Me-ñ
Napolitano , vengono ſoggettate al Patriarca di Coſtantinopoli ,
il quale viflahiliſce Metropolitani , Arciveſcovi , e Veſcovi. 127
C A P O V.
’
Le Chieſe della Sicilia , Paglia , e Calabria, per le Coſtituzioni de'
greci imperadori , rimangonoflahilmente dipendenti del Trono di
Cojiantinopoli . Mojiruoſa autorità uſurpata da quei Sovrani nel
regolamento dell’ ecclejìajlica diſciplina .
1 64
'ì‘ C A P O
V l.
L7)]teriori progreffi de’ Patriarchi di Coflantinopoli nel ſecolo x. ſull’
eſercizio dell’ ajurpata `giuriſdizione ſopra le Chieſe della Pag/i8”,
e Calabria .
1 9
CAPO V11.
,ΑC A~P O Vil.
Riſentimenti tie’ Sommi Pontefici contro alle uſurpazioni degl’ Im
eradori , e de’ Patriarchi a'i Coſlantinopoli . Nocumenti da que..
ſti recati alle Chieſe della Puglia, e della Calabria . ll Celihato
dei Sacerdoti latini rimane pregiudicato dall ’ eſempio del matri
monio degli Eccleſiaſtici greci .
204
,XC A P O VIII.
Nel ſecolo xx. declina la fortuna de’ Greci nelle Provincie della Pu
glia , e della Calabria . l Normanni invitati dai nemici de’ Gre
ci alla conquiſta di quegli Stati , vengono prontamente , e ne con
ſeguiflono la Signoria . Prodezze, e ſagacità de’ novelli guer—
rieri , i quali in varj conflitti battono i Greci , logorano le loro
forze , e dehilitano la lor potenza . Finalmente gli ſcacciano dal
le nſurpate Provincie, che avevano tenute in ſoggezione da tre
ſecoli a que/la parte . Si avanzano nella Sicilia , e laſottraggono
dalla tirannide de’ Saracini .
269
x C A P O IX.
Le Chieſe della Puglia , della Calabria . e della Sicilia ricuperate
da’ Normanni , ſhno finalmente reſtituite alla giuriſdizione de’
Sommi Pontefici ”elſe-colo x1. Il rito greco in alcune di eſſe comin
cia ad oſcarar/ì , e andare in declinazione .
294
"Q C
A
P
O
X
51' enumerano le Chieſe delle Provincie Napoletane; particolar
mente della Puglia, e della Calabria , le quali dal/ecolo X1.fi~
no al xvr. o ritengono il ritogreco 7 o ricevono il latino .
322
è. I. Delle Chieſe greche della Città di Napoli .
329
--“ è. ll. Delle Chieſe greche nelle Città , e Dioceſi di Policaſtro , di
Brindiſi , di Taranto , di Bari, Trani , ed Altamura .
355
Q. Ill. Delle Chieſe greche nelle Città , e Dioceſi d' Otranto , di
Gallipoli, di Nardò, ea' Aleſſano .
*u
'
37g
1V. Delle Chieſe greche nelle Città , e Dioceſi di Reggio, di
Squillace, di Tropea , d’ Oppido , di Nicaflro , Gerace, Bova ,
e Caſſano .
401
@V- Delle Chieſe greche nelle Città , e Dioceſi di Roſſano , di
Coſenza , e di S. Severina .
C A P O
424.
X I.
Si eſpongono in particolare le Chieſe della Sicilia , le quali profeffa
no il rito greco dal ſecolo v1. lino al ſecolo xvr.
434
DEL
LIBRO PRIMO
DE’GRECI.
ARGOMENTO.
’Origine del rito greco nelle Pro
vincie , che compongono i due Rea
_ y mi di Napoli, edi Sicilia per mez~
zo degli Orientali nel ſecolo ottavo 5
“WWW
"
e la ſua decadenza proccurata con
… Î
maraviglioſa dellrezza dai Principi
nni nell’ undecimo; ſono i due poli tra ſe oppo
fli , attorno ai quali l’ argomento di quello primo libro
dovrà interamente aggirarſi . Per mettere nel ſuo chiaro
lume la prima parte , ho riputato pregio dell’ Opera , e
coſa molt’ opportuna al mio principale diſegno , dare
di volo una generale idea della varia fortuna , che ſoſ
ſrirono quegli Stati,- non tanto ſott’ il giogo e tirannia.
delle barbare Nazioni , quanto ſort’ il governo e ’l re—
golamento de’ Greci . I ſuneſti cambiamenti del domi
nio temporale m’ aprono la ſtrada ad eſporre la varia—
zione , che le Chieſe ſperimentarono in riguardo e del
la politia , e del rito 5 quando violentemente ſ0ttratte
A
dal
,,
DEL RITO GRECO
dal Metropolitano Romano , furono obbligate ad obbi
dire al Trono di Coſtantinopoli, e dal latino paſſarono
al greco . Vedremo per tanto le Chieſe di quelle Provin
cie ne’ primi ſette Secoli governare dal Sommo Pontefice
loro Metropolitane 5 ed eſamineremo , ſe in queſto
corſo di tempo abbiano celebrate le liturgie , e i divini
Uffizj nella lingua Latina , o pure nel Greco idioma .
Paſſando al ſecolo ottavo , ci ſi aprirà la ſcena fetale dei
tragici avvenimenti prodotti dal cieco furore di Lione
Iſaurico , il quale portando con pompa la ſuperba ereſia
degl'lconoclaſti per tutto l’ Oriente , non ebbe roſſore
di conculcare le leggi d’umanita‘., affine d’ introdurla
anche in Italia, la quale ebbe il merito di vigoroſamen—
re reſiſlere a’ ſuoi decreti , ancorchè gli foſſe in parte
ſoggetta . Fece a tal effetto piombare tutt’ il peſo della
ſua collera ſopra la Chieſa Romana ſiata ſempre mai
ineſpugnabile Rocca della Cattolica Fede z togliendole
per traſporto di ſdegno , e attribuendo al fiſco i patri
monj , ch’ eſſa godeva negli Stati di ſua dipendenza , ed
imperverſando fin contro alla vita di Gregorio Il. con
rea empietè,dcteſtata in tutt’ i ſecoli dalle più feroci Na—
zioni del Mondo . Gl’- Italiani giuſlamente commoſii
dalle ſacrileghe trame del forſennato tiranno , s’ acceſe
ro di generoſo furore : e giudicando indegno di gover
nare i Popoli, chi non piegava la fronte a Iddio, e non
ſi umiliava alla ſua Chieſa , ſi ſottraſſero dall’ ubbidien~
za di lui . Nacquero allora rabioſe ſedízioni , e ſeguiro
no orribili ſtragi fra gl' Imperiali , e gli aderenti al Som
mo Pontefice , le quali diedero una terribile ſcoſſa al do
minio de’ Greci, rimaſo riſtretto dalla priiniera am
pie:
lNITALIA LIB. IJARGOMENTO.
3.
iezza , e vaſta eſtenſione , fra gli anguſti limiti della
Puglia; _della Calabria , e Sicilia . Aumentò le alte
fiamme dell’ implacabile diſcordia Anaſtaſio Patriarca di
Coliantinopoli uomo d’ indole_ inquieta , e di ſpirito ſe
dizioſo , il quale ſeguendo la traccia dei lagrimevoli
traſporti del malvagio Monarca , proccurò con ſommo
ſtudio d’ oſcurare il nome della Romana Sede , di ſce
mare le prerogative , d’ abbattere la giuriſdizione , e di
ſ ogliarla de’ proptj diritti. Le ſottraſſe un numero con
1derabile di Chieſe nell’ lllirico, nella Puglia, nella
Calabria, e Sicilia, e le obbligò a ricevere le leggi dal
ſuo Trono . Colla morte di Lione Iſaurico ſeguita l’ an
no 741 , non ebbero fine nè le atroci calamità , nè gli
enormi inſulti, nè i graviſlimi danni recati alla Sede
Apoſtolica nel ſecolo v…. Altri fconvolgimenti , e di—
ſordini ſividero nel 1x. e x. Lione il Sapiente con una.
legge divulgata l’anno 887. rendè ſtabilmente di en
denti dall` autorità Patriarcale di Coſtantinopoli , le
Chieſe ne` precedenti tempi rapite al Papa : fra le quali
ci ſi preſentano quelle delle mentovate Provincie . Indi
Nicefoto Foca l’ anno 968. miſe in opera le maggiori
violenze per eſpugnare la coſtanza dei ſeguaci del rito
latino , i quali avevano ricuſato fino a queſto tempo di
conformarſi agl’ illituti orientali. Dal regolamento dei
greci Patriarchi ſtranamente deformate alcune ragguar
devoli Sedi Veſcovili d’ ammendue i Regni , erano ri
mirate con occhio compaffionevole da’ Papi, i quali
per non inaſprire l’ animo de’ Greci capaci di maggiori
ecceſſi , e pronti ad eccitare nuove controverſie di Reli
gione , o di riſvegliare le gia‘ ſepolto nell’ obblivione ,'
A z
ſi tc -
4
DEL
RITO
G'RECO
ſi tenevano in ſilenzio 5 contenti di richiedere con tutta
la forza della loro eloquenza ( benchè ſenz’ alcun pro
fitto! dalla piera de’ ſuſſeguenti Sovrani , la riſtituzio
ne
e’ Patrimonj, e delle Chieſe loro tirannicamente
rapite . Abbattuta giacquc ed oppreſſa l’autorità de’Som
mi Pontefici per trecento e più anni, ne’ quali il rito
greco fece veloci progreſſi in alcune Chieſe Cattedrali ,
ed inferiori dei due Regni . S’ inſinuò nelle due Metro
` oli della Cittá di Napoli , e di Palermo . Paſsò a Poli
caſiro. aBrigdiſi, aTaranto, aBari, Trani, Otran
to‘, Gal_l_ipoli , Nardò, ‘Ed Aleſſano. 51 ſieſe a Reg
gio , a Squillace , Tropea , Oppido , Nicaſtro , Ge~
race, Bova , e Caſſano. Giunſe in Roſſano , in Co
ſenza, ed in S. Severina . Penetrò a Meſſina , Siracuſa, Tauromina, e a molt’ altre, le quali nel ſecolo xx.
camminavano dietro le orme de’ Greci orientali.
Ma giunto il tempo , in cui la divina Giuſtizia ri
ſolvette di vendicare i torti , che la S. Sede aveva ſoſ
ferti dall’orgoglio de’ Greci , ſpinſe dagli ſtranieri Paeſi
iNorm-anni, de’quali ſi valſe come d’efficace mezzo
Per purgare l’Italia dai diſordini, de’quali era ſtata da
coloro orridamente contaminata . Di oſpiti e peregrini ,
divenuti queſti in breve tempo Signori, e Dominanti ,
disſecero i Greci in molte ſanguinoſe battaglie , e gli
, obbligarono a cedere le poche Provincie, ch’erano loro
rimaſe in queſie Regioni.Siccome alla floria dell’origine
del rito greco , è ſtata coſa neceſſaria il premettere una.
breve contezza della precedente fortuna de’Grcci : cosi`
alla declinazione del medeſimo promoſſa da’Normanni ,
mièſembrato del pari opportunoilſar precorrere una
gene
INITALIA LIB. I. ARGOMENTO.
3
generale notizia della loro indole , e degli artifizj uſati
per ridurre al loro potere le dette Provincie a danno
de’ feroci nemici . A miſura degli acquiſti , che i prodi
uerrieri facevano delle Citta , riſtituivano a’ Papi la.
giuriſdizione ſopra le Chieſe , ed aprivano la ſtrada,
ſenza uſare violenza , al rito latino , il quale videſi nel
ſecolo undecimo rifiorire nella maggior parte di quelle ,
che avevano accolto. il greco fin dall’ottavo . Non vi
biſognava meno , che la ſapienza del loro governo , e
la giuſtizia de’ loro decreti, nella cui lode ſi ſono ſlan
cate le più illuſtri penne degli Scrittori , per rendere
al primiero luſtro l'onore delle Sedi Veſcovili , e per rió'
condurvi la ſerenità, e la pace . Per queſto pregio in
articolare ſono eglino andati meritamente glorioſi ſo
pra le altre Nazioni, che nella Signoria delle Provincie
Napoletane erano loro precedute . Ma poichè il rito la
tino non era grato a turte le Chieſe , i Sommi Pontefici,
çui ſempre ſono ſiate a cuore le ceremonie orientali,
permiſero loro di poter liberamente continuate nell’eſer
cizio del greco . W mi ſ1 preſenterà l’occaſione d’inda
gare il tempo , le occaſioni, e i motivi , che ſpinſero
finalmente quelle a rinunziare al greciſmo , ed a riaſſu
mere il nativo rito latino. Nella ſerie delle coſe, che
ſono per narrare , mi ſtudierò di ſtare attaccato alla retta
ſucceffione de’tempi , e d’oſſervare colla maggiore dili
genza , la coerenza delle materie fino al ſecolo xvr, in
cui darò fine alla prima epoca della ſtoria del rito greco
in Italia .
CA
g
DE!. RITO GRECO
CAPO!.
r
’Le Provincie; che ora compongono il Reame delle due Sicilie;
ſperimentano varj cambiamenti di governo ſotto il dominio
delle Nazioni flranicrc . Si propone particolarmente
la varia fortuna de’ Greci ſmo al ſecolo X.
`
Sonnnnlo.
z IGoti ſi fanno ſentire in
biante ſotto Odoacre R3 dts
Italia nel ſecolo v. Moti
gli Eruli l’anno 4.76.
*w* del loro odio contro agi’ 8 Odoacre flabilijce la Reggia
in Palaia, ed è ſalutato Re
Imperadori greci . Sotto la
condotta d’ Alarico opprìmo
d’Italia.
no Roma l’anno 408. 409. 9 Si dà una bre-oe contezzaji
e 410.
queſto Rë ſconfitto da Teodo
a Paſſano alle Provincie Napo
rico l’anno 492. o 493.
letane , e le dewajlano . Aſ xo ?ëodorico col titolo di Re` reg
ſedíano la Citta‘ di Nola . Si
ge i Popoli d’Italia . Sile di
diſpongono alla conqniſta del
ſpoſizioni circa il governo
la Sicilia; dell’Africa.Ono~
delle Provincie Napoletane.
rio riacquiſta Roma . Ala
u Nel principio del ſuo Imperia
rico muore in Coſenza .
dimoſtraſommo riſPetto ‘verſo
3 Ataulfo in luogo di Alarica
la Religione Cattolica . Di—
prende il comando de’ Goti .
poi converte la ſua modera
Commette oſtilìtà in Italia .
zione i” crudeltà . Muore
Conchiude lapace con Onorio.
l’anno 526.
.4- L’Italia ſoggiace ad altre ca— ,1 z Ama/aſunta ſuccede nel Re
lamità portate da Attila Rè
gno d’ Italia . E’ barbara-7
degli ‘Dnni l’ anno 4.51. Ro
mente ſlrozzata .
ma, e le Provincie Napo
13 Giuſiiniano per *vendicar la
letane ne ſono eſenti .
morte di Amalaſunta , e per
5 E’ ſacrificato al furore de’ Van
altri moti-vi , ſpediſce alla»
dali ſotto Genjerico, il quale,
conqmſta d’Italia Beliſario ,
ſaccheggiata Roma l’ anno
il quale la riduce in potere
45-5- , ſìgetta alle Provincie
de’l greco lmperadore dall'
Napoletane .
anno 535. al 54.2. Si enu
6 E’ inondata dagli Alam' circa
”erano le Provincie Napo—
l’anno 463.
letane , per cui ‘Dolo‘ colle
7 L’ Imperia Romano indebolito
ſue armi il greco Generale .
nel/’Occidente ſotto i prece— 14. Tbtila creato Rè de’Goti rizzo
denti tiranni , cambia ſeni:
qui/la le perdute Provincie .
` `
15 Be
IN ITALIA LIB-I.CAP.I.
15 Beliſario è di nnovo ſpedito
7
ceforo , e Carlo Magno . Il
da Giaſiiniano in italia l’an~
Sommo Pontefice Lione Il].
no 544-. Gnerre tra i Greci,
rinnova a qneſti l’ Imperial
ci Goti nelle Provincie Na—
poletane . Vittorie da qnejli
dignità nell’Occidente, eſtin—
riportate .
16 Narſetc jnflítnito in luogo di
Beliſario richiamato a Co
ſtantinopoli , ritoglie a’ Goti
la Sicilia , ed altre Città .
x7 I Goti ſconfitti eſcono dalle
Terre dell’ Imperia . Fine
della loro Monarchia l’an
”0 ’5’53
18 I Longobardi ſono
invitati
ta ſettant’ anni prima ſotto
Lione Iſimrico .
25' I Greci ſono ſovente inquie
tati da’ Saracini nelle Citta,
e Fortezze loro rimaſe nella
Sicilia, nella Calabria,e nel
la Paglia. Cagioni dell’odio
de’ Saracini contro a’ Greci .
26 I Saracini affliggono i Greci
nella Sicilia dall’ anno 828.
al 965.
all’acqniflo d’Italia da Nar— 27 Scorrono colle armi le Pra—
vincie Napoletane l’ anno
ſete irritato contro alla Cor
842. e ſeguenti .
te di Coflantinopoli .
19 Progrejjì de’ Longobardi negli 28 Infejiano la Riviera Romana
Stati Napoletani. Da alcuni
l’anno 880. Seonfitti da’Gre
ci nella Calabria circa l’ a”.
ne allontanano i Greci l’an
no 589. Vi flabilijcono il
Ducato di Benevento .
no 884.
.
29 I Greci ſi rendono Padroni di
nali Citta` reſtarono ivi ſot
to l’abbidienza de’ Greci .
go Tentano l’impreſa di Salerno.
21 Faſto de’ Greci nel dare alle
gl Perdono Benevento l’ anno
20
Provincie loro rimaſe, la de—
nominazione delle perdute .
22 Il nome di Calabria non fa
dato da’ Greci nel ſecolo
decimo al Paeſe de’ Brn
zj , e alla Magno Grecia,
come alcuni Scrittori ſi ſono
immaginati .
23 Regolamento , che tenevano i
Greci nel governo delle Pro.
vincie. De’ varj nomi def
loro Miniflri .
24. Rinnnziano al dominio d’ al
cnne Provincie in italia,
per la divífione fatta tra [Vi-3v
Benevento l’anno 891 .
894.
32 I Saracini ſono finalmente diñ
ſcacciati dal Garigliano , e
dalle Calabrie l’ anno 916 ,
per opera principalmente..
de’ Greci .
33 Per nn trattato di convert.
zione con Ottone il Gran
de , Proccnra Foca Impera
dore d’ Oriente, o” afficnrare
al greco Imperia la Paglia,
e la Calabria . Legazione
alla Corte di Coſtantinopoli
l’anno 968. di Laitprando ,
il quale ricbiede Ain iſpo/iz
ad
_Offer
z
DEL RITO
GRECO
Ottone ilgiom'ne, Teofania
36 Ottone il gio-vi”: toglie a’
figliuola di Romano Argirò .
Greci molte Città , le quali
34. Froa'e de’ Greci ”all’adempimento del detto trattato .
35* .Sa’egno di Ottone contro de’
medeſimi . Morte di Niceforo
ſono ricaperate da Baſilio
Imperadore dopo la morte di
lai,ſega)ta l’anno 983. Fra
le altre , Benevento paſſa i”
Foca . Il ſito Succ-affare Giowanm’ Tzimiſce brama la pa—
te con Ottone, al cm' figli—
”olo è finalmente ſpoſata Teefam’a .
I
potere de’ Greci .
37 1 Greci, ”el declinare del ſe
colo decimo, ſi ri labiliſCono
co” maggiore po anza nella
.Puglia , e nella Calabria .
ON ſenti l’Italia nel Regno di Coſtantino , e degli al
tri ſuoi ſucceſſori ſino ad Onorio quei danni, e quel~
le calamita , che portate da’ Goti aveano già cominciato ad
affligere le altre Provincie dell’ lmperio . Si fecero ſentire i Bar`
bari nelle noſtre Regioni nel ſecolo quinto , in cui Arcadio,
ed Onorio figliuoli del gran Teodofio morto l’anno 395. reg
gevano, l'uno l’Oriente , e l’altro l’ Occidente . Onorio fia
bilì coll’aſſiſtenza di Stilicone , il ſuo Trono in Milano ,donde
l’anno 402. lo trasferì alla Città di Ravenna; fiſſandovi la Sede
.dell’imperio , ad oggetto d’opporſi con maggiore facilità a.;
quelle ſorpreſe , che per queſta parte potevano tentarſt dalle
ſtraniere Nazioni . Ma avendo egli ſottratti a’Goti ſuoi auſi~
liarj (gente barbara , che ſotto nome or di Geti , e ora di Goti
abitava oltre il Ponto Euſino , la Palude Meotide , e il Danu
bio) quegli ſtipendj , che Teodoſio ſuo Padre aveva loro largañ
mente aſſegnati, a fin di tenere in qualche maniera dolcemente
ſoggetto al ſuo lmperio , un Popolo ſenza umanità e ſenza fede,
incapace di freno e diſciplina , ed atto a mettere in iſcompi~
glio colla ſua feroce incuſtanza l’Oriente, e a far tremare l'Oc~
cidente , ſi tirò dietro l’ incauto Principe ſenz' avvederſene, una
funefia deſolazione , ed una fatale rovina di quaſi tutto lo Stato .
(luindi ne venne, che mal ſoffrendo Cffi la poca ſtima, ed il
diſprezzo , che ſembravafarne Onorio , crearono due Rè uſciti.
nmmendue dalle foreſte della Scizia, tra loro differenti di Re
ligione ; Alarico l’ uno , imbevuto degli errori dell’ Arianeſi-ñ
mo , il quale rimaner doveſſe al governo , e alla difeſa della
Pannonia; mentre Radagaſio l’altro , con quella ferocita , che il
Paganeſimo ſuole iſtillare nell’animo de’ſuoi ſeguaci, calaſſe;
in italia , la riempiſſe di terrore , e di ſtragi , e meltteſſe
›-
1 tutñ
IN ITALIA‘L]B.I. CAP-I.v
..’
il tutto 'a fuoco e a ſangue . Non tardò Radagaſio a metterſi
in cammino aqueſ’ca grande impreſa, alla teſta di una podcroſt
armata. compoſta di quattrocento mila uomini tra Sciti, Ger~
mani , e Celti di là dal Reno , animati dalla ſperanza della preda .
Nelle vicinanze diTeſiàlonica, ſconfitto l’eſercito diRuffinoCa~
pitan Generale di Arcadia , il quale contrafiavagli il paſſo, ſu.
perati i monti, e attraverſata la Gallia Ciſalpina penetrò la Toſñ
cana , e poſe l’aſſedio a Firenze. Ma Stilicone moſib da Pavia
colle ſoldateſche Romane, e colle Truppe auſiliari de’Barbari,
e là giunto inaſpettatamente,attaccò il corpo de’ _Nemici aſſa
lirori, lo miſe in diſordine , lo ruppe, e lo disſece. Due altri
corpi, che ſopravanzarono alla firage , diſperſi quà e là ſugli aridi
ſcoſccſi monti di Fieſole , perirono difame, di ſete , e di ſte-tiri .
Radagaſio tentò di ſal-var colla fuga la vita; ma caduto inpo
ter de’ Romani, dopo eſſere ſtato qualche tempo in catene fini
i ſuoi giorni con una ignom‘inioſa morte I . Avutaſi da Ala~
rico (il quale per la ſua bizzarria ſi era acquifiato preſſo de’ ſuoi
il nome di Audace) l’infauſta notizia di eſſere ſtato tagliato a pel
zi l’eſercito di Radagafio, ritrovandoſi già diſpofio e inclinato
per altre ragioni ad invader l’ltalia , s’incamminò ſubito a grandi
giornate verſo 1a medeſima . Marc-iaudo pertanto alla volta delle
Gallie, per dove, ſotto preteſto di ‘volerſi là portare, avea ottenuto
di buon accordo, libero il paflaggio da Onorio ſuo amico,proccu
rò da' rendergli ſoſpetta la perſona di Stilicone, come di colui, che
non contento di avere nelle mani tutta l' autorità del governo ,
penſava altresì di trasferire l’ lmperio nella ſua caſa , e di ſolle~
vare al Trono di Occidente Eucherio ſuo figliuolo , con pericolo
della ſteſſa perſona di lui , e di tutta la famiglia imperiale . Ono~
tio , che altronde pure era ſtato avviſato della ſuperba condotta
diStilicone, quanto fu precipitoſo per geloſia di regno , a to
gliergli la vita , ſenza mettere in chiaro le colpe , ſecondo le for.
malità preſcritte dalle leggi , e le regole della giuflizia; altretq
tanto fu ſpenſierato a fare ſcelta di un valoroſo Generale , che
ſottentrato in ſuo luogo vegliaſſe alla difeſa della Monarchia , fañ.
ceſſe fronte a’ Barbari di già vicini, e prendeſſe le neceſſarie mi
ſure per impedirnei progreſſ . Non così però l’ accorto Goto ,
il quale vedendo l’ltalia sfornita , e vuota di truppe , e quelle
poche , che per ſorte eranví rimaſe , immerſe nell’ozio,
e perdute dietro a’ piaceri , approfittando dell’ occaſione , affrer
tò alla volta della medeſima il paſſo . Avendovi con molta ce
lerità penetrato , ſi poſe a devaſtare la Liguria , l’Emilia , la Fla.
B
{13 :ein-HM. lim;
-
minia,
,o
DEL’RITO-GRECO
minia , e la Toſcana, e ad improntare da per tutto ſanguinoſe
orme d’inumana crudeltà .Poſcia dirizzando la ſua marcia verſo
la Metropoli dell’ imperio , la ſtrinſe in tal modo , e la riduſſe a
penuria tale di viveri l'anno 408 , che pel numero di quei , che
giornalmente morivano (ll fame , e (ll peſte , pareva cambiata
in un orrido ſepolcro . Obligata Roma a ricevere gli articoli di
pace dal Vincitore , comprò la ſua libertà con eſorbitanti ſomme
di denaro . Pure nn ſimigliante trattato di pace non ratificato da
Onorio, era difficile coſa , che poteſſe a lungo ſuſſiſtere; ſicché
Alarico nel proſſimo ſeguente anno 4.09 non ſi rimetteſſe nuova—
mente in Campagna,e ritornatola a bloccare per tutte le parti,
non la conſtringeſſe a riaprirgli le porte , ed a ricevere di bel
nuovo le ſue leggi. E tale , a vero dire , ſu il deſtino diRoma,
che anzi le convenne ſottrarſi al giogo di Onorio, e per coman
do di Alarico riconoſcere Attalo , che n’era il Prefetto , come
ſuo Imperadore; ed innalzatolo al Trono, preſiargli ſolenne giu»
ramento di fedeltà e ubbídienza . Frattanto deſiderava Alarico di
conchiudere i proggetti di pace già. intavolati con Onorio; ma
irritato per non sò quale accidente ,ſi rivolſe a sfogare la ſua rab
bia per` la terza volta l’anno 410. contro all’infelice Metropoli ;
volendo che i Vincitori dell’ univerſo, dopo aver perduto le ric
chezze nel primo aſſedio , e nel ſecondo l’ onore , perdeſſcro nel
terzo la vita. Diede perciò il Barbaro libertà alla militare inſo—
lcnza, non ſolo di ſaccheggiare que’ ſuperbi edificj , ov’erano adu
nate le ſpoglie di un intero Mondo; ma d’immergcre ancora la
ſpada nemica nel petto de’ Cittadini. @indi in pochi momenti
paſſati a fil di ſpadai miſeri abitatori, rimaſe , direi quaſi , Roma,
aſſorbita nelle ceneri di un ſolo incendio . Tanto grande fu ilnu~
mero de’ morti, che molti privi dell’ onor del ſepolcro diven-ñ
nero patio delle beſtie, e ſcopo dell’ ingiurie de’ tempi . Volle
non pertanto Alarico , che da’ Soldati ſi riſparmiaſſe il ſangue
e la perſona dicoloro, che fi foſſero rifugiati ne’ luoghi ſacri, e
ſpecialmente nelle Baſiliche de’ Santi Apofloli Pietro e Paolo ,
come in un ſicuro inviolabile aſilo . Accrebbe le miſerie della
Città in queſto ſtrepitoſb aſſedio , la mancanza delle proviſioni
dell’ Africa , la quale avea ridotto i Romani ad una tale eſtremi
t'à , che , mancate ancora le caſtagne , di cui ſi ſervivano in vece
di grano , non ebbero que’ meſchini orrore di paſcerſi di abomi
nevoli cibi, e di ucciderſi gli uni cogli altri, affinchè le carni
de’ marti ſerviſſero al mantenimento de’ vivi . Non perdonando
le ſteſſe madri ailoro teneri pargoletti , ſenza ribrezzo faceano
ritornare nel loro ventre quei, che poc’ anzi dato aveano alla
`
’
`
luce .
IN ITALlA LlB.I. CAP.I.`
xt
luce . In ſomma a’ 24. di Agoflo dell’anno 410 la Città ſignora
del Mondo , che per lo ſpazio di 1163 anni , da che era fiata fon
data aveva glorioſamente fatto fronte a tanti ncm ici , e ſoggioga
te tante Nazioni , cadde ſotto la potenza , e la tirannia di un (oO
to , che appena ſarebbeſi potuto chiamare poſſeſſore di un [,us'
gno di terra . I
i
2. Non ſeppe Alarico far uſo di sl fortunato ſucceſſo , nè di
queſta ſua vittoria ſecondo ' dettami di una ſaggia e coſtante pru~
denza . Lungi dall’afficurar in Ravenna la perſona di Onorio ,
preſe da Rcma il cammino verſo le Provincie Napoletane; tra
le quali la Campagna , la Puglia ,la Calabria , la Lucania , il Paeſe
de’ Bruzj , ed il Sannio ſoffrirono tutto il peſo della ſua barbarie .
Nè i Caſtellì piantati ſulle più ardue e ſcoſceſe rupi , nè le Cit—
tà ſituate ſulle più alte Montagne , 0 circondate da’ Fiumi ebbe
ro la ſorte di eſſere eſenti dalle univerſali ſciagure p _Scorrevano
iGoti portando er ogni dove , morte, deſolazione‘, e rovina .`
Riducevano in aville , ed in cenere le Caſe . Sacchcggiavano
impunementc le Provincie , nè vi era chi valeſi'e a porvi freno ,
c ritegno . Vedeaſi ſprezzata la canutezza de’ vecchi , villipeſa
la dignità de’ Prelati, e deriſa la nobiltà delle più illufiri Fami
glie . Rompeva ogni oſ’tacolo , e metteva ſotto _a’ piedi qualun—
que convenienza il ,furore . E ſe pur ſazj erano alcuna Volta di
ſpargere l’ ,umano ſangue , e di ſacrificare vittime innocenti ,
ed imbelli alla loro crudeltà , eſponevanle , quai vili giumenti ,
nelle pubbliche Piazze iu mercato , ed in vendita .. Si .ſegnalaa
tono in tale occaſione alcune Chieſe , ed alcuni Veſcovi, perſuafi
di non poter meglio ,impiegare i loro teſori , che nel riſcattare
gli ſchiavi, e in ſottrarre alle catene , e alla morte gli uomini;
agl’improperj , ed alle villanie il debole ſeſſo _: e in Iefiituire fi
nalmente ai genitori ifigliuoli , alle ſpOſe i mariti, alla Patria
i Cittadini. Vive ancora , c viverà immortale ne’ ſecoli avveni—
re la memoria , ed il nome di S-Paolino Veſcovo di Nola , il
quale , durante l’ aſſedio di quella Città , dopo aver dato fondo
a quanto aveva, conſegnò ſe medeſimo in iſchiavitù , per reſti
tuire agli altri la perduta primiera libertà; onde con alCuni ſuoi
Concittadini traſportato da’ Goti ne’ Bruzj , ſopportò con am—
mirabile coſtanza, (come oſſerva il Pagi 1 ) non meno il peſo
delle catene , ,che gli firappazzi , ele ingiurie della ſoldateſca in~
ſolente . Atto sì eroico e ſublime di Criſtiana carità meritò a.
gran ragione di eſſere altamente encomiato dalla dotta penna del
B 2
grande
[i] s. Hieronmpifl. ad Dammi-dem a
[2] ?agi ad mm”:- n.s. 9. 8c req;
’zz
DELRITO GRECO
grande Agoſtino l . Fra tante , non ſaprei ſe dire vittorie , o ro
vine , s’inoñitrarono iBarbari all’ultima punta d’italia al Faro
di Meffina , con animo di paſſare nella Sicilia , e di là tragittare
nell’ Africa . Vide Ruffino ſin da Meilina le fiamme , di cui av
vampava la sfortunata Città di Reggio . Mentre a nuove im
preſe nella Sicilia
diſpone Alarico , l’lmperadore Onorio
ſervendo al tempo , e traendo profitto dalla lontananza di lui
riacqniſtò Roma . Fù sì grande il dolore , che di tal perdita la
notizia arrecò al Barbaro , il quale da fiera tempcfla obbligato a
retrocedere , ſi era portato all’aſſedio di Coſenza ; che preſo da
profonda malinconia , terminò colla vita i conceputi ſunefii di—
ſegni . Nella corrente del Fiume Baſento , aſſieme col teſoro ,
che ſeco avea da Roma. portato , fu da’ ſuoi ſepellito I . A glo-ñ
ria di queſta Città non voglio paſſare in ſilenzio , aver anche qui
finito i ſuoi giorni l’anno 143 5. Luigi d’Angiò ,il quale ebbe ono
revole ſepoltura nella Chieſa Cattedrale, dove anche a’ noſtri
giorni il ſuo avello ſi vede .
3. Per la morte di Alarico reſpirò poco tempo ſotto Onorio,~
I’lmperio Occidentale . Ataulfo cognato di Alarico acclamato
da’Goti per loro Principe , venuto col ſuo eſercito in Roma, tolſe
via tutto ciò , che dopo tante prede ,e ſaccheggiamenti eravi re
flato; 'lo fleſſo altresì facendo nelle altre Citta d’ italia . Ma di
poi ſpoſata Placidia Galla ſorella di Onorio, che ritrovata in R0:
ma avea giì fatta ſita. prigioniera , felicemente avvenne , che colla
mediazione di lei ſ1 componeffero- le coſe tra Onorio ,e Ataulfo;
e laſciata libera l" ltalia , ſi ritiraſſe nelle Gallie per combattere
contro a’ Franchi , e Borgognoni, i quali ſenza ritegno quelle
Provincie infefiavan-o .
4.
Benché dall’italia sIoggia’co~ aveſſero i Goti, ed Onorio
roccuraſſe di riſtorare de’paſſati danni le Provincie; nondimeno
’imperio Latino in si fatta guiſa reſtò indebolire di forze , di
genti, e di ſuffidj , che ſembrava poterſi facilmente ridurre al
nulla , e dei tutto ſoggiacere ſotto l’ oppreſiione , qualora i Barñ.
bari foſſero ritornati ad invaderlo— . Morto Onorio l’anno 424.. fu
ſoſtituito in ſuo- luogo Valentiniano ll l- , ſotto il cui governo non
fu meno deplorabile la condizione della Roma-na Signoria . Attila
-Re degli Un-ni ſceſe in italia l’anno 45:. con un forte , e numero
:ſo eſercito . Occupata la Lombardia di là dal Pò , ſi poſe a corn
-battel'e l'a Città di Aquileja, che dopo tre anni di Vigoroie reſi.
ſtenze, interamente diſtruſſe . Le Provincie diquello, che ora
diceſi Reame di Napoli, non. ſoggiacquero al flagello di Attila .
l’3 skllsvdîcívzDeilîbfl-_nydffi
[z] -PanlusDimHifl-Miſcell. iii-.1;.
Roma
‘
Roma Preſſa ne reſtò libera per l’interpoſizione di S. Leone Ma
gno , il quale moſſo da ſpirito ſuperiore , incontrò fuori della
Città il Barbaro; ed aſſiſtito dalla Divina Grazia ſeppe perorare
con tanta energia, ed efficacia , che mutò quegli pcnſiere, ed
abbandonò l’ impreſa dell’ aſſedio .
,
5. Sembrava che l’ imperio Occidentale poteſſe una volta fia
nalmente prendere qualche reſpiro dalle paſſate calamità ; quan
do nuovi torbidilulcitati da una impenſaia ſucceſſione al Trono ,
lo ſacrificarono al furore de’ Vandali. Maffimo Patrizio ambi~
zioſo di regnare , fece violentemente morire l’anno 455*. Valenti
niano lll. , e volle a forza eſſere acclamato lmperadore di Oc—
. cidente ;obbligando ad eſſere ſua Spoſa Eudoffia moglie dell’ uc~
ciſo Valentiniano . (Lidia amaramente ſoffrendo di eſſere ſtretta
_con nodo conjugale ad un tiranno reo della morte di ſuo mari
to , chiamò dall’Africa in Italia Genſerico Re de’ Vandali , ac-t
ciocchè vendicaſſe i torti a lei fatti , ed occupaſſe ancora l’ 1m
perio 1 . Genſerico , il quale non teneva per un impreſa difficile
ad eſeguirſi , il venire a ſtabilirſi in queſte contrade , ſi miſe in
cammino alla teſta di trecento mila ſoldati , e di una poderoſa
armata navale . Giunto in Roma l’anno iſteſſo 455'. taglio a pezzi
Maſſimo ingiuſto uſ'urpatoredell’lmperio; ordinando , che ne
foſſe gittato al Tevere l’infame cadavere . Era per dare alle
fiamme la Città , e riempierla di ſtragi , e di ſangue , ſe S. Leo
ne , che ancora era tra_vivi , non lo aveſſe-impedito , ed aveſſe
fatto in maniera , che ſoltanto contentato ſi foſſe di un generale
ſaccheggio ² . Ben meritava queſto grande Pontefice , che lddio
ſi movcſlc a pietà di Roma , e nc ſoſpenrleſſe l’ultimo eccidio
per la ſomma ſollecitudine , che ſi prendeva in mezzo a quelle
orribili agitazioni della Republica, di mantenere in piedi la Fe—
de, e vivo l’ onore del culto divino . Rivolſe addietro il paſſo
Genſerico per reſtituirfi in Africa . Traſportando ſeco in Car
tagine colle ricche ſpoglie di Roma anche Eudoſlia , gittoſſt alla
Campagna di Napoli , dove non avendo eſercuo a fronte che ri
tardaſlc il ſuo furore , tutta la devaſtò . Pole a ſacco la Calabria ,
la Puglia, la Lucania, e il Paeſe de’ Bruzj . Paſsò a depredare
_la Sicilia ad iſtigazione di Maſſimino , privato già della comunìo~
ne de’ Cattolici da’ Veſcovi Siciliani implacabili nemici dell’Aria
na ereſia da lui favorita s . Tenne Palermo ſtretto d’ aſſedio lun
go tempo . Attaccò con tutta la ſua potenza la fede Nicepſa ſde’
e co..
[r] PouluoDiac. hifl.Miſcoll. lilmz.
~Goltaîns de Sicilia , 8c Magri-Crack e In Sig
[2] Procopìus ibid-
ciliz Hiſioria Poſter. Pag-9
[3] ldniua in Chronic- ſol-19. 8t Hubert!”
,4
DEL RITO GRECO
Veſcovi, de’ quali non avendo potuto eſpugnar la Coſtanza', li
cacciò in efilio , e fra gli altri, il Santo Veſcovo Mamiliano Pa
lermitano 1 . Rovinò, e disfece Capoa, Nola , e Linterno z;
riſuonando per tutto i clamori e igcmiti de’ miſerabili , e pre
ſentandoſi in ogni parte allo ſguardo de’ ſpettatori la immagine
orribile della morte . Degna è di traſcriverſì l’eſpreſſione,
che uſa Vittore Vitenſe nella deſcrizione lugubre di tante la~
grimevoli ſtragj e rapine . @ma terrò, così egli, Gen/erica: i»
HijPaflia, i” Italia , Dalmatia, Campania , Calabria , Apulia,
.Sicilia , ,Sardi/ria, Bratiit, Vena-tia , Lucania, Epiro lvetere l:nel
Hellade geſſerit , melia: illi ipſi qui paffi ſaflì, miſerabili!” la- ~
gendo , ”arrabum‘ 3 . Dopo aver Genſerico rapito quanto era
in quelle Città di prezioſo , à Cartagine fece trionfante il ritor—
no . Negli abitanti ſolamente di Napoli ritrovò una incredibi—
le , ed inſuperabile reſifienza, per Cui reſtò la Città liberadallc
rapine, c dal furore del Tiranno .
6.
I Principi ſtranieri vedendo tanta confuſione, e diſor-i
dine nei Romani, penſarono di approfittarſi della loro oppreſ~
ſtone , e dello ſtato deplorabile, in cui miſeramente giacevano .
Eccitarono nuovi ſcompigli à fin di peſcare la propria fortuna
nel torbido altrui, e di far contribuire all’eſecuzione de’loro
diſegni, le armi, e le Vittorie riportate da’Goti . Dopo otto
anni dai riferiti avvenimenti, Biorgio Rè degli Alani detti poi
Alemanni,informaro eſſere ſenza difeſa e ſguarnite di Truppc,
le Piazze , inondò l’ Italia, e depredò l’lflria, la Marca Tre~
viſana , e parte della Lombardia: ma da Recimedo Re` degliUnni
ſuccesſore di Attila , fù attaccato , disfatto , e vinto presſo il
Lago di Benaco tra Verona , e Breſcia ,
7. Fino à queſti tempi, i Barbari colle loro ſcorrerie ven
nero più toſto ad indebolire , che ad abbattere le forze dell’im
perio Occidentale ; avvengachè contenti ſol di ciò , che rac
coglievano in italia, ben preſto carichi di bottini indi ſ1 riti~
rarono . Per la qual coſa i Rè di ſopra mentovati Alaricm
Ataalfo, Attila , Geflſerico, Biorgío , e Recímedo ſiſſarono più
tofio la mira à caricarfi di ricchezze , e à ſaziare di ſangue
la loro barbara inumanità , che à ridurre in loro potere fla
bilmemc a e governare l’ltalia . Cangiò aſpetto l’ lmperio ñ e
venne finalmente à mancare l’anno 476. Epoca fatale › C lut
tuoſa , in cui l-enetrò Odoacre in quefie belle Provincie , e in
cui
[l] s* Îſidorul Fiſpalen. lp.Roctaſorte Il
M“WPWÌMM della .ſicilia ”5.153.
[U HIſlor. Miſcellln- lib. i4. apud Mu.
ì
vtutor. rerum italicunm part. r. tom. t.
[z] Vfflor Vitenſii de perfect!!- Vlad-lic
‘ib!" GÌP- l 7*
'cui ebbe principio l’intera rovina dell’Imperio Romano in
Occidente . O’Bjſe dichiarato dall’lmperador Giulio Nipote,
Generale dell’Eſercito , preſo dall’ ambizione di regnare, r1
volſe le armi contro al ſuo Signor'e , lo aſſediò in Roma , e
miſeramente l’ ucciſe . Gonfio della felice ſorte, che gli era
andata à ſeconda , paſſo à Ravenna , e fè acclamare Impera
dore dall’ Eſercito , il picciolo ſuo figliuolo chiamato Augu
ſZo, che per diſpreggio fu ancora nominato Il’lorm'llo Angy/ſolo,
Gli amici dell’ ucciſo Giulio non avendo baſtanti forze onde
vendicare l’oltraggio fatto alloro Signore, implorarono il po
tente braccio di Odoacre Rè degli Eroli e Turingj, il quale
reggeva i Popoli della Vallachia di la dal Danubio ; accioc-ñ
chè penetrando colla ſua Soldateſca in Italia' , toglieſſe dal Mon
do l’empio traditore, e ne disfaceſſel’Eſercito , in modo, che
neſſuno ſottrar ſi poteſſe alla ſtrage . Non vi volle molto ad ec
citare Odoacre all’ impreſa , deſideroſo già da gran tempo di
ridurre in ſuo potere l’ltalia . Marciò tan_toſ’co à queſta parte
l’anno 476. con una poderoſiſſima armata . Giunto in Pavia diè
morte ad Oreſte , ruppe il ſuo Eſercito, ſpogliò dell’inſegne
Imperiali Auguſtolo ſuo figlíuolo , e per grazia laſciatolo in
vita , lo rilegò nel Caſtello Lucullano non molto da Napoli di
ſcofio 1 . Così venne à mancare in Auguſtolo l’lmperio Occi—
dentale , che cinque Secolì avanti era ſtato ſtabilito dall’ lrn
peradore Augufio .
8.
Odaacre avendo colle ſue Vittorie conquiſtata 1’ Italia ,’
collocò la ſua Regia in Pavia ; giacchè Roma quaſi diſtrutta
per l’incendio di Alarico , e per iſaccheggiamenti di Ataulfo ,
e di Genſerico , era ridotta all’eſtremo delle miſerie . Ricuſan
do Odoacre di unire nella ſua perſona il titolo d’ Imperadore ,
che ſtimava avvilito da un fanciullo , preſe la denominazione
di Rè d’ Italia , e cangiò il nome d’ Imperia in quello di Regno .
9. Tenne Odoacre il Regno d’ Italia fin’ àtanto che da Teo
dorico ne fù diſcacciato . Tornami in acconcio, dare di queſto
Rè , prima d’inoltrarmi nel cammino della Storia , breviſſima
contezza; traendola fin da’ tempi del ſuo governo nella Tra
cia, per il rapporto , che 'ella ha coll’ imperio de’ Greci . Tea
dorico aſſunto al paterno Reame, dominava in Trac-ia . Zenone
ſollevato all’lmperio d’Oriente l’ anno 4.74. dubitando , che Teo
dorico uomo inquieto , vago dinovità , e portato dal ſuo umor
feroce alla guerra , poteſſe un giorno turbare la tranquillità dello
Stato , lo invitò in Coſtantinopoli, lo accolſe con incredibili
'legni
lr] Marcellino in Chrom ad n.476.
15
'D'ELRITOGRECO
ſegni di ſtima , lo adottò per ſuo figliuolo , e finalmente lo'
creò Conſole Ordinario , dignità Ia più eminente in quei tempi .
Traeva Teodorico in Coſtantinopoli la ſua dimora ; quando avendo
inteſo , che la ſua gente in Tracia trattenuta nell’ ozro , me.
nava una vita vile, e neghittoſa, e ſentendoſi pure egli ſteſſo
di ripoſo impaziente, riſolvette paſſare in italia , per abbattere
l’orgoglio di Odoacre, che faceva ſoſpirare quei Popoli ſotto
il peſantiſſimo giogo di ſua tirannia . Zenone , cui non poteva
non eſſer ſoſpetta la dimora di Teodorico in Corte , e giuſta.
mente' temea di qualche violenza, che col correr del tempo
poteſſe portargli , gli diede ben toſto lalibertà d’ invadere le Pro
vincie dell’ imperio in Occidente , ſenzache egli ne concepitſe
geloſia , ed accompagno la ſua partenza di ricchiſſimi doni .
Teodorico adunque fatto ritorno a’ ſuoi Goti, aduna un groſſo
Eſercito , e verſo l’ltalial’indirizza ; luſingandoſi d’avere favo
revoli a’ ſuoi diſegni , gl’ltaliani . Appena giunto preſentò con
gran valore la Battaglia a Odoacre ne’ Campi di Verona, miſe
in iſcompiglio l’ Eſercito , e lo disfece . Odoacre ſi ritira in Ra
venna, e Teodorico, accampato il ſuo Eſercito attorno a quella
Citta, lo tiene tre anni in aſſedio . Coſtretto Odoacre d’arren
derſi, e obligato a chiedergli pace apatti di guerra, gli apri le
-porte di Ravenna; ma contro tutte le leggi d’ Umanità, e di
giuſtizia fù il dìſeguente da Teodorico miſeramente trucidato.
Regnò Odoacre in italia ſedici, o diciaſſett’ anni, compreſi i tre
d’ aſſedio, e così dall’ anno 476. ſino al 4.92. , 0463. terminati.
to. Divenne Teodorico libero Signore d’ Italia , compreſa l’ l
ſola vaſtiſſima della Sicilia 1 , colla denominazione di Rè , ed
in Ravenna fiſsò la Regia Sede , ad eſempio di Onorio , e Va
lentiníano ſuoi Predeceſſori. Lontano da Roma, ſi poſe ad or—
nare quella Città , e a riflorarla dc' paſſati danni . Ancorche non
aveſſe aſſunto il nome d’ lmperadore d’ Occidente , egli però
governò l’italia , e le Provincie Napoletane , come gli pre
deceſſori lmperadori Romani. Mantenne le medeſime leggi,
i medefimi Magiſtrati , l’iſ’ceſſa polizia', e la medeſima difiri~
buzione delle Provincie . DeleEZamflr , così nella perſona,
e a nome di lui ſcriſſe Caſſiodoro z jore Romano oiwere quo:
armi: cupimut vendicare: ”ec minor nobis cara eſt rerum mora- `
liflm , quam poteſt cſſe bellum”. Non contento di avere ordi~
nato che le leggi Romane aveſſero tra Romani quel medeſimo
vigore , che ebbero ſotto gl’lmperadori d’Occidente, volle ezian
dio ,
(i) Roberta: Goltzius de Siem-I: Magna
Crucis . Sicilie Hifloria pfler-pagq. I: ſeqq.
[i] Clffi0d0ſübo’. ”rin-ezine” i”.
`
IN lTALlA LIE-l. CAP-L'
17
dio; che foſſero communi a’ Goti ſteſſi, che frà Romani vivra
no; pochiſſime eſſendo quelle leggi proprie , che avea laſciate a'
Goti 1 . Non minore della cura' di ritenere in italia le leggi
Romane , fù l’attenzione ch’ ebbe in conſervare la ſteſſa forma.
del governo, così rapporto alla diſtribuzione delle Provincie,
come de" Magiſtrati ,' e Dignità . Delle quattro Provincie , che
componevano il Reame di Napoli: cioè la Campagna , la Ca
labria colla Puglia , la Lucania con iBruzj , e il Sannio ; van
taſì la Lucania d’ aver avuto per ſuo Correttore Caſſiodoro , rag
guardevole Perſonaggio, ſopra di cui Tcodorico profuſe tutte
le dignità, che dalla ſua Reale mano potevano diſpenſarfi . De'
Magiſtrati, ed Ufficiali del Palazzo, e del Regno , moltiſſimi
ne ritennero iGoti, conformi aquelli de’ Romani ,. ancorché ali—
cuni differiflero nel ſolo nome . Qualche mutazione ſoltanto ſi
vide negli Ufficiali minori ; cſſendo‘ſtata uſanza dc’ Goti in
ogni benchè picciola Città mandare i Comiti , e particolari
Giudici per l’amminiſtrazione del Governo , e della giuſtizia ,
e di creare alcuni altri Uffiziali z . Benché Tcodorico non foſſe
privo di vizj , pure abbondò di tante virtù , che il ſuo nome
pieno di gloria, e la ſua potenza colma di Vittorie ſi ſteſeſino
agli ultimi confini delle Spagne . Molto ſcriſſero di Tcodorico ,
e de’ Goti , Giordano o ſia Jornande , così corrottamente detto ,
e l’ Anonimo Valcſìano; molto più Ennodio, e Caffiodoro : è
maſſimamente da vederſi l’Orazione , che Procopio mette in
bocca agli Ambaſciadori Goti ſpediti a Beliſario 3 .
’
l r. Per ciò che s’ appartiene alla Religione , quantunque egli
foſſe imbevuto degli errori degli Ariani , nondimeno la creden.
za di molte verità communi a tutti coloro , che profeſſano la Cri.
ſtiana Religione , e la notizia della morale Evangelica gli fecero
riſpettare la Fede , laſciar in pace la Chieſa , onorare iVeſcoví
Cattolici, ed in molte altre occaſioni favorirgli , come dimoſtra
il Cardinal Baronio 4 . Trattò con le più diſtinte dimoſtrazioni
di riverenza S. Epifanio Veſcovo di Pavia, a di cui petizione
concedette per cinque anni a quella. Città , l’ immunità dai tri-e
buti . Superò gli ufflcj d’onore preſtati dagli ſteſſi Cattolici a
S. Ceſario Veſcovo d’ Arles t . Difeſe‘con giudizio rettíſſimo
la cauſa di S. Simmaco, e impiegò tutta la ſua autorità nell’eq
ſtingucre lo Sciſma inſort'o contro di lui 6 . Queſte , ed altre
teſtimonianze di venerazione verſo la Religione Cattolica prat~
‘
C
tica
[t] Ap. eumd. L7 .varlar.enp.3.& [ib-3,21).”[a] Gror. in Prolegom. ad Hilton.
[z] Procop- de Bello Gotíc- cap-6.
[5] Ennod. de legn- Epipbanii lp. Belon- al
”419. n.5 9. 8c in Vita S. Clſuii ups”.
rium die 27. Augufli .
[o] Batang“ ”manubflpk ad III-4760103“
[6] Daron ad n.4”. n.3 s.
fl
\
..lg
DEL RlTO GRECO
-ticate da Teodorico , che ſi poſſono leggere preſſo Caſiiodoro l
impreſſero nell' animo de’ ſuoi Nazionali tale riſpetto verſo la
_medeſima , che non ebbero mail’ ardimento , nè di violare le
Baſiliche de’ SS. Apofloli ricche di prezioſi donativi .e di te
ſori profi-.ſi dalla pietà de’ Fedeli, nè di offendere le perſone
de’ dacri Miniſtri ² . Vero è, che queſto Principe ſul fine de’
-ſuoi giorni oſcurò tutta la gloria delle belle geſta paſſate; con—
vertendo la ſua moderazione in crudeltà . Fece morire Boezio ,
e Simmaco al Conſolato aſſunti, amendue Uomini di nobiliffima
ſtirpe , e nello ſtudio della Filoſofia conſumatiſſimi; non per
odio che egli aveſſe alla Cattolica Religione 3 , ma per cagioni
politiche , e per motivi di Regno; cioè , Boezio per eſſere fiato
ñcalunni'oſamente accuſato di tradimento , e Simmaeo per timore
che ei voleſſe vendicare l’ingiufla morte di Boezio ſuo gene—
ro 4 . Sopra tutto. reſe infame preſſo de’ Pofieri la memoria
di Teodorico , l’ eſecrabile ecceſſo da lui commeſſo nella per
_ſona del Sommo Pontefice S. Giovanni l. , che barbaramente ſa
crificò al ſuo furore nell’ ultimo periodo de’ ſuoi giorni . Aven~
do l’ lmperador Giuſtino promulgato in Oriente un Editto , con
cui comandava, che foſſer tolte le Chieſe agli Ariani , e con—
ſecrate ſecondo il Rito Cattolico : a’ ricorſi degli Ariani Orien
tali , ſi ſdegnò fortemente Teodorico come quegli, che per non
avere mai moleflata la Chieſa Cattolica , ma più toſto favorita ,
credeva, che per ragion di compenſo doveſſe da’ Cattolici la
ſciarſi la libertà della lor Religione agli Ariani della ſua ſetta .
Per ottenere quello che deſiderava , deliberò ſervirſi di un mez
20 aſſai efficace . Coſtrinſe Papa Giovanni ad intraprendere con
alcuni Senatori, e Uomini Conſolari una legazione aGiuſtino .
Tre furono i capi di queſta ambaſciata; cioe , che foſſero re
ſtituite le Chieſe tolte agli Ariani: che non foſſero eglino co—
ſtretti per forza ad abbracciare la Cattolica Religione: e che
gli Ariani convertiti , foſſero rimandati alla lor ſetta , come.
da chiariſiimi Autori raccoglie l’erudito P. Bianchi nella ſua
incomparabile Opera della poteſtà indiretta della Chieſa s . C0n—
deſceſe il Papa alle prime due richieſte per ſalvÈzza comune
de’ Cattolici d’ italia , iquali erano ſoggetti alla potenza di lui;
potendo lecitamente ſodisfare al deſiderio di quel Principe z c
dimaniarne l’eſecuzione all’Imperadore , per non eſporre ad
un evidente pericolo, e la Religione , e la vitaocä tanti Suddi
tl [i] Ap-Caſiiod. ”ricr- lib.a.Ep-2 9. 8: libA.
’ Epiſh i7.
ſa] Procop. [ibn. cap-4.
[z] Baron. ad n.525. n.12..
[4] Anonymus Velelianur.
,
[5] Bianchi della poteſtà indiretti della Ghie
il …2-4. Sn'. n.7. pag-65.
IN ITALIA LIB.I. CAP.I.
z,
ti; ma non poteva condeſcendere alla richieſta del Goto nel ter—
zo capo , con domandare a Giuſtino la reſtituzione all antica
loro ſetta , degli .Ariani divenuti Cattolici . Quindi avendo aper—
tamente reſifiito a tale oppoſizione , e paleſato il ſuo orrore alla
medeſima, anzi protefiatofi di non volerla eſeguire per quante
minacce da Teodorico gli ſi faceſſero , cadde nella ſua indi
gnazione . Coſtretto adunque il Sommo Pontefice ad intraprenñ
dere quel viaggio, dopo eſſer giunto in Coſtantinopoli , ed etler
ivi fiato accolto da Giuſtino , come la perſona iſtefl’a di S. Pie
tro , fù dal religioſo Principe ſodisfatto nelle due prime richie
fle della ſua legazione , ſenza trattarſi punto di reſtituire agli
Ariani coloro , che dall’Arianeſimo ſ1 erano convertiti alla Fe*
de , e riconciliati con la Chieſa . Quindi ne venne , che ritor—
nato dalla Legazione , fù dal barbaro Rcgnante-chiuſo in un ſe
noſo carcere, dove dopo pochi giorni , conſumato- da’ trava—
gli e dai diſagj, con una morte illufirata da Dio con miracoli
paſsò a ricevere il guiderdone di ſua cofianza' I . (L11 però non
s’ arreſtò il cieco ſdegno del furibondo Principe . A: perſuaſione
di un empio Giudeo , ordinò agli Arianiche invadeſſero le Ba—
ſiliche de’ Cattolici in una determinata Domenica delli go. Ago
flo dell’anno 526. Ma Iddio, che veglia ſopra la ſua Chieſa,
non permiſe sl fetale tragedia , nè quefio trionfo dell’ Ari-ana
ſetta contra la Fede Nicena . Sorpreſo Teodorico , come Ario
.Autore della ſetta che profeſſava , da incurabile diſſenteria , ceſsò
di vivere nel medeſimo giorno de’ zo. Agofio del detto anno 526.
il trigeſimo quarto del luo Regno , 'come afferma l’anonimo
ſcrittore della Storia Ceſarea da Coſtanzo Cloro fino alla morte
diTeodorìco, aggiunto dalValeſio ai Libri di Ammiano Mar
cellino da eſſo illuſtrati.
l 2. Morto Teodorico ſenza laſciar di ſe prole maſchile , preſe
le redini del governo d’italia per la giovinezza d’AtalaricmAmatñ
laſunta ſua madre , figliuola del defon’to Teodorico . Atalarìco
perdutoſi dietro ad ogni ſorte divizj , cadde in molte diffolutez
ze , e fù privato di vita da’ iuoi Goti l’anno 535. Q_ueſta bar-'
bara azione diede non ſolo un gran tracollo agli affari de’ Goti ,
ed affrettonne la rovina, ma ruppe ancora in gran parte le mi—
ſure , e i diſegni d’ altri Barbari , che per allora aſpiravano alla
conquiſta d’ ltalia. Amalaſuflta vedendo diſperata ne] ſuo ſangue
la ſucceſſione della Monarchia , e dubitando , che i Goti non
creaſſero un Rè contrario all’ambizione , che eſſa avea di re
gnarc , ebbe la defirezza dj far metteë ſul Trono, Teodoro . Non
.
z ,,.
, . i
avea
Il] Bianchi ibîdem n.8. ”3.45.
-zo
DEL RlTO GRECO
avea queſti vcruna prerogativa , che lo rendeſſe meritevole della
Porpora, ma fù ſcelto unicamente da Amalaſunta per eſſer ſuo
cugino , luſmgata dalla ſperanza che ei foſſe per ſecondarc i ſuoi
diſegni. Ma datoſì Teodato ad una vita molto infingarda , e
diſſoluta , concedette tutta l’ autorità del governo ai parenti di
I
coloro , a’ quali queſta Principeſſa avea tatto colla morte pagare
il fio delle commeſſe iniquita . Seguendo Teodato il conſiglio
di coſtoro , rilegò Amalaſunta nell’ lſola poſta in mezzo del
lago di Bolſena , e dopo alcuni giorni la fece barbaramente
flrozzare nel bagno .
.
13. Regnava in Oriente Giuſtifliano , a cui i fatti egregj ac
'quiſtarono il nome di Grande; avendo ſotto il ſuo governo ri
pigliato l’ imperio nuovo aſpetto , vigore, e forza non meno in
tempo di pace , che di guerra . Grande era la ſtima, eſomma
la venerazione, che preſtava egli ad Amalaſunta , colla quale
teneva altresì ſegreta corriſpondenza , ed avea cominciato poco
rima a trattar della maniera, onde cadeſſe in ſue mani il Rea
me d’ italia, ed ella ſ1 ritiraſſe in Coſtantinopoli l . Sdegnato
pertanto , ed eſacerbato amaramente Giuſtiniano per la tiran
nia uſata da Teodato con queſta Principeſſa; ſiccomc pure per
'avere queſti aſpramente ricevuto i ſuoi legati venuti in ltalia
affin di continuare il trattato di pace d_a eſſo aperto col mezzo
di altri Ambaſciadori precedentemente ſpediti a Coſtmtinopoli ,
riſolvette prendere di ambedue l’ offeſe aſpra vendetta , dichia—
xargli la guerra, ſcacciarlo co’ ſuoi Goti da queſte regioni, e
-vendicare ad un ſol colpo l’ ingiuſta uſurpazione di eſſe , ele
private ingiurie . Rivolſe dunque Giuſtiniano tutti ìſuoi penſieri
e dirizzò tutte le ſue mire alla conquiſta d’ltalia , cercando a
tutto potere di reſtituirla all’lmperio , donde era ſtata diviſa.
Deſtino a queſta grande impreſa Be/ìſarío famoſo Generale di
quei tempi, il quale avea poco prima trionfato in molti com
battimenti de’ Vandali nell’ Africa , e lo ſpedl con una poderoſà
armata verſo la Sicilia I’ anno 53 5. Non travagliò Beliſario lun..
go tempo a ſoggettar quell’ lſola al ſuo potere . Da Meſſina paſsò
a Reggio , indi ſcorrendo al paeſe de’ Bruzj , della Lucania ,
della Puglia , della Calabria , del Sannio , e Benevento , e vo..
lando per tutte le principali Città di quelle Provincie , le miſe
ſotto la ſua potenza . Napoli preſidiata da’ Goti, e difeſa dagli
Ebrei a , ſoſtenne con valore venti giorni l’aſſedio poſtole da Bell..
l
ſario :
[i] PrqcopJibJ. eap.z.& 5.
firm-tono eziandio la loro dimora ſotto
[a] Gli Ebrei anche nel ſuſſegufllte ſecolo I.
ebbcro in Napoli il loro ſouimo- Con:
Culo ll. d’Angiò, e della Regina Giovan
n "animale xv. Ne furono lllonnnati
i
da Fer_
[N lTALIA LIB-I. CARI.
.
zx
ſario.~ Dappoichè videſi all’improviſo , e con comune ſpa
vento interiormente occupata dall’eſercito nemico , il quale
s’aprl la ſtrada per l’ occulto ſentier d’un aquedotto; ſiccome
era priva di rinforzi, e di truppe, nè attendeva ſoccorſo da
veruno , fùobligata perciò a cedere aquel Generale l’anno 537.
c a ricevere le ſue leggi x . Beliſario con lo ſpavento delle ſue ar
mi, e con le continove ſue vittorie portava la coſternazione a'
Goti, i quali non potendo arreſtarne il fortunato corſo, gli feñ'
cero progetti di pace . Ma vedendo l’ accorto Generale volar
favorevole in ſuo prò la fortuna , ricusò qualunque trattato, e
continuò le ſue marcie verſo Roma , che in breve gli riuſcì
di ſottrarre al dominio delle ſtraniere Nazioni , dalle quali circa
ſeſſant’anni , era ſtata miſeramente oppreſſa . Conquiſtare. Roma ,
portofli l’anno 540. all’ aſſedio di Ravenna 3 , la quale dopo do
dici mefi divaloroſa reſiſtenza , fù coſtretta ad ar‘renderſi, e fi—
nalmente l’ anno 542. ricuperò tutta l’ ltalia , e la riduſſe ſotto
1’ autorità di Giuſtiniano . l Goti ſdegnatiſi controa ſe ſteſſi , pu
nirouo colla morte , la ſtupidezza di Teodato loro lV. Rè , e
ne trasferirono la Corona ſul capo di Vitige, il quale, appe
na guſtate le grandezze del Trono , fatto prigioniero di Beli
ſario , fù condotto aſſieme colla Principeſſa. ſua moglie tra ca
tene avvinto alla Regia di' Coſtantinopoli , allorché il ſuperbo
Generale per ſoſpetti di Stato fù da Giuſtiniano richiamato
alla corte .
14. lntanto, inalzato da’ Goti 70:27” al Trono l’ anno 543.
confidarono alla ſua virtù, e ſperimentato valore , la propria
ſorte . Nè deluſe rimaſero le copcepute ſperanze . Ricnpera..
.te già molte Provincie , da.Bcliſario poc’ anzi occupate , riac..
.quiſtata la Toſcana , il Sanmo , e Benevento , paſsò Totila alla
Campagna , ſtrinſe di aſſedio Napoli , la quale al fine apren..
do le porte , ſperimentò .la. manſuetudine di queſto Prìucì
pc , che tuttii ſuoi Cittadnn accolſe benignamente , e con
molta umanità . Volando iGoti con le loro armi, prendono
Cuma e le altre piazze lungo il mare . Gonfi di queſte pro
ſperita , e incoraggiti da’ primi acquiſti , ſi gettarouo al Paeſe
de’ Bruzj , alla Lucania , alla Puglia , e agli altri luoghi vicini,
quali con ſomma felicità ritolſeroal potere de’ Greci, e indi
ne
in Ferdinando il Cattolico l’anno tuo. ,~ e
1’ anno 1540. dal Vice-Rò D. Pietro dìTo- ,
leda .- ſiccome lllresi nel principio di queſto
Città dal Reg-rante Monete!. Tn”; .rr-ñ‘
ria genna!- drl Rum di Napoli um. I’.
7-1.-- pagina.
'
ſecolo da Filippo V. , e poi da Carlo VI.
'[l] Procopiuelib.|.'ctp.9. &ſeqq.
l’anno [708. Finalmente richiamati anc-
[a] Muratori ann-l.” .n.5403
Cri tempi, ſon ſtati poi banditi da quell.
.
I
I
zz
DEL RlTO GRECO
ne traſſero ſomme immenſe di danaro , che ſi erano raccolte per
Giuſtiniano . Non perdonò alla Sicilia , che pure riduſſe al ſuo po
tere 1 . La peſſima condotta de’ Greci comandanti accelerò la
perdita di tante Provincie . Si moſtravano i Popoli malcontenti
di un governo , che ſembrava altra mira non aveſſe, ſe non di
vedere i ſudditi con graviſſime impoſizioni oltre modo oppreſſi ,
e in anguſtie ridotti . Frà tante Provincie, che ſotto il coman~
do di Totila ritornarono di nuovo all’ ubbidienza de’ Goti ,* la
Città di Otranto ſi mantenne ſempre ferma nella divozione del
ſuo Sovrano, per eſſere da’ Greci fortemente preſidiata . Nello
ſteſſo tempo ſoſteneva Cotrone un gagliardo aſſedio , ſenza por~
gere orecchio alle minacce , o alle promeſſe, colle quali ten—
tava di ridurla in ſue mani il baldanZOſo , e luſinghiero Goto . ,
15.
Trovandofi Gizzjlíniana in una ſomma coſternazione,
perchè preſto perdeva i glorioſi primieri acquiſti d’ Italia , fù
obbligato a ſpedire la ſeconda volta nel principio dell’ anno 544..
Beliſario con una fioritiffima armata per ritogliere a’ Goti tut
tociò , che fi avevano di bel nuovo uſurpato . Contribuirono
molto a queſta ſpedizione l’ efficaci eſortazioni di Vigilio Diañ
cono della Chieſa Romana , aſſunto di poi al Pontificato , il quale
allora per affari di Religione dimorava in Coſtantinopoli. M01*
te furono le. guerre , che videro , e ſoffrirono le Provincie‘ Na
poletane tra Greci, e Goti, nelle quali ora gli uni, ed ora gli
altri erano vincitori , e vinti . Dall’una parte , ſotto gli occhi
diBeliſario, che con le ſue truppe era accampato in Oſtia , Ro
ma fù da Totila eſpugnata , e quaſi interamente diſtrutta . Dall’al—
tra, mentre queſti paſſa col ſuo eſercito in Calabria ad incon~
trare le truppe auſiliari , che dalla Grecia a Beliſario ſopragiun—
gevano, vede con improviſa ſorpreſa entrar la Cavalleria ne
mica vincitrice inſRoſìſano, ad onta del numeroſo, e ben ag—
guerrito prefidio colà laſciato , e cadere paſſati a fil di ſpada
tutti i ſuoi Goti, che vi ſi trovavano alla difeſa . Non paſsò con
tutto ciò gran tempo , chÒTotiIa riſtorò le ſue perdite adanno
dc’ Greci , i quali ſparſi quà , e là per quelle amene campagne
paſcendo i lor cavalli , ſenza timore che foſſe il nemico vicino,
gli ſorpreſe , gli. ſtrinſe da ogni lato , ene impedì la fuga . Neſ
ſun Greco potè difenderſi dalle ſpade de’ Goti , i quali fecero
de’ nemici un si fatto macello , che appena ſopraviſſe chi ne
poteſſe recare a Beliſario in Cotrone , del funeſto e lagrimc
vole eccidio , la triſta novella. Totila portava da per tutto le
armi vittorioſe . Alcune Città devaſtate di fuori dal ferro , altre
' al di
[i] Hubert. Goſt:. ib“.
IN I'I‘ALIA LlB.I. CAP.I.
,
,,3
al. di dentro dalla fame , capitolarono la reſa. Molte ſoffrendo
pe ’l timore ciò , che le vicine ſoſſrivano per i diſagi , ſpon..
taneamente ſi offrivano al Re baldanzoſo . Beliſario vedendo
abbandonata Roma da Totila, la ripigliò tantoſto l’anno 547.
ed entrato nelle Romane rovine , rifece alla Città le mura , c
vi richiamò dentro gli abitatori , che il Barbaro n’aveva.:
diſcacciari .
16. Frattanto Giufiiniano fù dai Schiavoni“; e da’ Perſiani
divertito dall’ impreſa d’ Italia , la quale ebbe lungamente a pian
gere il ritorno in Cofiantinopoli di Beliſario , con celerità ſpe
ditovi a contraſtare a quelli le lor fortune , e ad opporſi ai loro
ulteriori avanzamenti . L’ Italia rimaſa a diſcrezione di Totila ,
ritornò ben prefio nel dominio di lui . Atterrò Totila le mura
diBenevento, di Brindiſi, e di altre Città , acciocchè non poteſ
ſero eſſer di ricovero a’ Greci , i quali mai non depoſero il penſie~
ro di riacquiſtarle . L’anno 549. in cui Beliſario era partito ,
preſe di nuovo Roma , la quale non fù con quella crudeltà trab
tata, che prima aveva. ſofferta; perchè pregato da S. Benedet
to , che aveva. di ſantità grandiffitna fama , ſi volſe più tofio
a riſtabilirla. Invaſe la Sicilia , e fi reſe Padrone di Reggio in
Calabria . Ma quando penſava Totila a godere in quiete , e pace
il. frutto di tante ſue Vittorie , ecco Giuſ’ciniano, che già do.
mari gli Schiavoni , manda in Italia- con formidabile Eſercito
l’anno 5-53. Narſete Eunuco ,- Generale rinomato nel meſtier
dell’ armi , e da gran tempo nelle più gravi , e pericoloſe guerre
eſercitato.. Queſti, accreſciute le ſue forze,coll’arrolare genti
ſtraniere Eruli , Unni, e Gepidi, e ſervendoſi anche de’ Lou..
gobardi ,.~che portò dalla Panuonia , (i qualiſeppero sì bene va—
-lerſi della notizia de’ nofiri Paeſi, e delle occaſioni che loro ſi
pre’ſentarono , che di auſiliari ſoldati fi fecero di poi conqui`
fiatori , come più innanzi diremo) ritolſe a’ Goti la Sicilia 1 ,
e ſciolſe l’ affedio alla Città di Cotrone . Si diſtinſe in queſte miññ
litari impreſe Giovanni nipote dell’ lmperador Giuſtiniano , il
quale fece in Brindiſi grande ſtrage de’ Goti , ſguarniti di trap*
pe , e privi de’ neceſſarj ripari alla difeſa . Molto più ſegnalò
il ſuo nome Narſete , il quale, preſo di mira Totila che era
alla teſta d’ un formidabile eſercito , gli fece ſperimentare tut
to il peſo del ſuo furore. L’ anno 553. preſentogli la battaglia
ſotto Pavia, dove Totila dopo dieci anni, 0 poco meno del
ſuo Regno , reſtò vinto , e morto , e i Goti ſconfitti ~. e debe].
lati. Non è difficile a perſuaderfi, come dopo una sì glorioſa
7 vit~
[1]_ Hubert. Golrz. ibid'.
,4*
DEL RITO GRECO
vittoria , in breviſſimo tempo ricuperaſſe Narſete ; non dirò~
ſolamente Roma , ma quaſi tutte le altre Città. d’Italia , che
facevano a gara per eſſer le prime a ſoggettarſi di nuovo all’ub
bidienza del loro primiero Signore . ll Cardinal Baroni@ l at;
tribuiſce le celeſti benedizioni’ ,\che Iddio ſpargeva ſopra gli
eſerciti e le armate di Giuſtiniano contro a’ Perſiani , Goti,
e Vandali , alla ſua auſ’tera penitenza . Egli oſſervava rigoroſo
digiuno nella Bareſirna , come narra Procopio s , cibandofi una
ſol volta il giorno non di peſce , pane , e vino , ma bensì di
pochi cavoli, ed altre erbe ſelvagge , con ſale ed aceto ma
cerate , le quali uguale al ſoſtentamento , gli arrecavano una
penoſa mortificazione .
r7- I Goti ancorchè ſconfitti ed abbattuti , »non diſp-:3.
tando di potere riſorgere alla paſſata grandezza, ſi riunirono
in Pavia › C quivi acclamarono per loro Rè Teja , nel cui co
raggio 1 e ardite confidati, aſpiravano al rittabílimento del lo
1"Jlſnltel'ìo in Italia . Narſete frattanto informato dalla Concuq
bina di Totiſa ſua prigioniera , del teſoro da eſſo aſcoſo a Pal"
te in Pavia e parte nel Caſtello di Cuma , s’ incamminò TOR"
alla conquiſta di queſto . Ma trovato l’eſercito nemico a Ch?
accampatoſi di la dal Sarno , gli contraſtava il paſſaggio a gli
convenne dar la battaglia . Teja combattè da Eroe , ma rcſt
ferito , e morto . ll ſuo—capo alzato da’ Vincitori ſopra 111]’ a'.
ſta, tolſe il coraggio a’ tutti i Goti, iquali perduti d’ ammo
e …sbigottiti fi renderono a Narſete ; e depoſte tutte le piazze
nelle mani de’ ſuoi Commiſſarj , con trattato di buona fede eb~`
bero la libertà di raccorre il denaro , che teneano aſcoſo nelle
Fortezze Italiane, e di ſortir d’Italia . Uſcirono dunqueiGotî
dalle Terre dell’ Imperio l’anno 552. dopo ſeſſant’ anni della
loro Monarchia , la cui epoca luttuoſa all’Imperio Romano s'
ebbe principio dall’ anno age-o 493- che fù il primo del Re~
gno di Teodorico . Fù queſta aſſai illuſtre , e bellicoſa gente a 13
quale tra gli ſtrepiti di Marte non abbandonò gli eſercizj di alcu
ne inſigni virtù . Non ſolo laſciava inviolata , e intatta la Reli
gione Cattolica negl’italiani , ma permetteva a’ ſuoi ſteſſi Na
zionali Ariani di poter liberamente paſſare dallalor ſetta alla Fe~
de di Nicea . All’ udir noi ora il nome de‘ Goti , oſſerva il Mu:
ratori 3 , benchè ſiam tanto lontani dai loro tempi, ci par dl
vedere Popoli più feroci degl’ antichi Traci , fìtibondi di ſtra
gi e di ſangue, non men di ragione che di coltura sforniti.
Vediamo i caratteri delle ſtampe aſſai groſſolani, li chiamiGamf)
Oil*
(1] Bam. nd n.3274.”- [1] Procop. ſſh-4. cap-”- do bell-Got- [z] Muratori difeſe-Ile'
IN ITALIA 15113.1. CAP.”
a}
Goticî I Se miranſi Baſiliche di rozza, e ſproporzionata aſChi
tettura , Gotica toſto ti appella. Tutte imaginazioni vane. I
Goti non ſi erano allora per la prima volta ſtaccati dalla Tar
tari a , Come potrebbe taluno imaginarſi , quando tolſero di ma~
no lo ſcettro d’Italia a Odoacre , lo sbalzarono dal Trono ,
e quando vi piantarono il loro Regno . Avevano già converſato
co’Greci; onde depoſta la barbarie , avevano molto prima co
noſciuto quanto ſia da anteporre la civiltà , ela politezza , alle
barbare cofiumanze . Pene omnibm Barbaris, ſcriveJornande l
Gothi ſàpientiore: ſemper extitcrunt, Grxciſézue pene coflſz‘mile: .
Non furono nè cacciati, nè trucidati i Popoli d’italia da' Go
ti , nè queſta precipitò ſotto di loto , come di poi , in un la~
,grimevole ſtato di depreſſione .
18. Tutte le Provincie , delle quali oggi ſicompone il Rea
me di Napoli , e la Sicilia ancora , ſi mantennero dall’anno 553‘
ſuddite , e tributarie all’imperadore di Coſtantinopoli; non ell
ſendovi più Goti, che loro contraſtaſſero il dominio . Ma la
loro tranquillità. , e pace fù poco dopo turbata da’ Longobar—
di - Narſete , il quale era rimaſo inltalia col titolo di Procon—
ſole , nei quindici anni del ſuo governo , di tal maniera aggravò
íſudditi , che il Popolo appreſſo già da tanti altri triLnti pagati
a’ Barbari , e dalle loro rapine , e ſaccheggiamenti , alzava fino
alle ſtelle i clamori . l loro lamenti giunſero alla Corte diCo
ſtantinopoli . Giuſtino ll. ſucceduto aGiuſtiniano l. l’anno 565.
richiamò Narſete , coll’ onorato preteſto di ſpeoirlo contro agli
.audaci Perſiani , che infeſtavano le Provincie dell’ imperio dalla
parte d’Oriente . Ma ciò , che portò nuova rovina a queſte
noſtre Regioni, non furono , nè i lamenti de’ ſudditi angaria
xi, uè il penfiere che riſveglioſſi in Giuſtino lI. didar loro un
nuovo Generale; mail livore , la sfacciatagine , e l’ impruden—
2a dell’ lmperadrice Sofia , all’arbitrio di cui avevafidato tutto
il governo , per la propria ſtupidezza , Giuſtino. Non ſapendo
queſta ſimulare il ſuo mal talento' contro a Narſete, o folle per
antica avverſione a sì prode Guerriero , o foſſe ſtimolata da a1
tri Capitani invidioſi della gloria di lui, aggiunſe alle lettere
del marito le ſue , ripiene di maniere pungenti, e di mordaci
ingiurie . Scrivea , che eunuco quale egli era , avrebbe più deſtra~
mente maneggiato il fuſo, che laſpada; eperciò veniſſe inCo
fiantinopolì a filar lalana tra le Donzelle; convenendo più aſ
ſai il poſto di Generale a Longino, il quale da lei, e da Giu
{tino veniagli deſtinato ſucceſſore . ln fatti l’anno 568. paſsò
i?“
[i] Jomand. de nl!. Geri:. ups.
"
'
queſti
,5
.DELRITO'CRECO
queſti in Italia a governare l’ armata Imperiale r .` Narſete,~ che
aveva dato luminoſe prove della diſciplina militare , commoſſo
a ſdegno per queſte parole , riſpoſe , che egli non ſolamente
ſapca. filare , ma teſſere ancora ; e che avrebbe ordita una
tela di sì fatto lavoro , che nè eſſa , nè ſuo marito potrebbono
ſvilupparla. @indi ritiratofi in Napoli, invitò dalla Pannonia
oggidl Ungheria all'italia , e ſollecitò ad invadere le Provin
cie dell’Imperio , Alboíno Re de’ Longobardi , e a trasferire
alla ſua teſta la Corona , e alla ſua Caſa ildominio di eſſe , ſe
condo la teſtimonianza di Paolo Diacono 2 . Avendo Narſete.
ricevuto da Alboino ſoccorſo contro de’ Goti nella battaglia
in cui Totila reſtò ucciſo , ed indi in poi ſeco lui avendo con
tinuata la corriſpondenza , e conſervata ſtretta e fedele ami
cizia , con pochiſſimo ſtento gli perſuaſe la conquiſta .d’Ita
lia , di cui le ricchezze , la uberta , e la bellezza erano ín~
centìvi piucchè baſtanti ad invaghirnelo . Agi’ inviti dunque
di Narſete, e alla teſta di un poderoſìſſimo eſercito compoſto
di varj popoli barbari, tutti egualmente anſanti di bottino , ven
ne Alboino l’anno 568. , e con veloci acquiſti ſcorſe egli , e
molto più i ſuoi ſucceſſori , rapidamente, tutte le Italiane Pro
vincie 3 . ll Cardinal Baronio 4 rigetta come favoloſo il rac
conto di Paolo Diacono , e l’accennato diſpregio che di Nar
ſete fece l’lmperadrice Sofia , lo ſdegno che concept il Ge
nerale contro al Greco imperio , e l’ invito finalmente de’Lon-v
gobardi in Italia . Con l’ autorità di Corippo Poeta ſtabiliſce ,
che l’anno 566.., cioè due anni avanti la venuta di quella ſtra
niera gente , Narſete era ſtato richiamato alla Corte, dove fù
accolto Con molte dimoſtrazioni d’ onore . Mail l’agi s diſtin`
`unendo tre Narſeti, i quali fiorirono ſotto l’lmperio di Giu
ſtino ll., fa. vedere , eſſerſi ingannato il Baronio nell’ attribui—
re a Narſete conquiſtatore d’ ltalia ciò , che il Poeta Corippo
ſcrive di un altro Narſete pur Capitano di quei tempi; equin—
di conchiude aver Narſete, di cui ragioniamo , finito in Roma
iſuoi giorni poco dopo il ſuo ritorno dalla Campagna 6 19.
Si contennero ſul principio i Longobardi trà i limiti
della Lombardia, impediti a paſſar più oltre dall’ Eſarca, che
iGreci tencano in Ravenna. Ma Aarari terzo Re` Longobarda
fece inltalia sl gran progreſſi, che aIui debbono i Longobardi
la lunga durata del loro Regno in queſte noſtre Regioni per lo
-
ſpazio
[i] Mat-quarti. ?telnet-.in Cbrottologia Ente.
Ravenuñ lp-Leuuclavium- Jur-Gmc. Ro’ man. to.l.
[a] Paul. Diae, de geſti: Longob.lib.r. cap.; -
ſz] 7d-ibíd-lib-l- clp-zz.
[4] Baron- ad ann-567. mr.
[s] Pagi in Critica ad eumd. n."
[6,] Id. ad an. 568- n-vmo
'
lN ITA’LIAñ [IB. I; CAPſil.
"2.7,
ſpazio` di anni 206. Fiſſarono la loro Reggia in Pavia . I loro
Re erano nominati Fiac-j , a ſomiglianza degl’ lmperadori Ro
mani, cheſt diſſero Ceſari . Amari ſtabilì il Ducato del Erin
li z e l’altro di Spoleto. L’ anno 589. ſi gittò improviſàrrcnte al
Sannio , e lo tolſe a’ Greci . Spinſe più oltre le ſue vittorie
verſo la Lucania , e iBruzj , e attraverſando tutta la Calabria,
s’inoltrò ſino a Reggio Città poſta nell’ ultima punta d ltalia .q
Soſtenne da per tutto crudeli, ed oſtinate guerre co’ Greci,
cd occupò le più belle , e le più ricche Provincie. Fece tuor
no al Sannio , e vi ſtabili il Ducato di Bent-*vento , di cui no
minò Duca Zotone, e indi paſsò in Lombardia . _Fù'il Ducato
di Benevento una delle .più coſpicue Dinaſtle , ed ebbe confini
aſſai ſpazioſt . Cominciando dal Sannio , per ,la Lucania ſ1 ſtcnñ—
deva al Paeſe de’ Bruzj , e toltone il Ducato Napoletano , _A mal—
fi , Gaeta , ed alcune Città marittime della Calabria , e de’,Bru
zj , abbracciava tutto ciò , che ora diciamo Regno di Napoli.
Delle dodici Provincie , che oggi compongono queſto Reame ,
nove nel Ducato Beneventano erano compreſe . Veſte ſono
oggidì , Terra di lavoro , il Contado di Moliſe , A]`rUZZO Ci
tra., Capitanata , Terra di Bari, Baſilicata , Calabria Citra , e
l’uno, e l’altro Principato . Meritò pertanto queſta parte per
la ſua eſtenſione , eſſer chiamata da’ Greci, ed anche daiScrit
tori Latini, Italia Cìjäyberifla . l Greci erano _ſoliti appellarla
altresì Longobarejíamiflore, per diſtinguerla dalla maggiore , che
nella Gallia Ciſalpina , di quà e di la del Pò , ,era da‘ Longo—
bardi dominata , e che anche ritiene al preſente il nome di Lom
bardia 1 . Prima che giugneſſero i Longobardi allo ſtabile poſî
ſedimento .di sì vaſta Dinaſtia , ebbero a verſare molto ſangue,
combattendo contro de’ Greci . Varia _fù la lor fortuna nelle
guerre , che ſovente muoveano gli uni v,contro degli altri . ln
un tempo perdevano , ed indi ricuperavano la {Ittififima Pro
vincia. Così, ſotto Leone 1V. Greco lmperadore rientrarono
iGreci nella Puglia, e nell’antica Calabria , che tolſero a’ Lon—
gobardiBeneventani . Ma dopo il corſo .di alcuni vanni , Landolfo
uno de’ Principi di ,Benevento ricuperò ambidue quegli …Stati
dalle lor mani l’anno 921. e ſtabilmente gli unì al ſuo Ducato;
reſtando i Greci avviliti, e ſconfitti z .'
20.
i longobardi ancorchè aveſſero fatto ,acquiſto di tante
Città del Regno , ….e ancorchè ſi foſſero renduti Signori di tante
Provincie, che .ora lo compongono , non poterono contuttociò
D 2
[i] Conflnntîn.‘\’orplzyrogen.‘lîb.dcndmînìſlr.
[influenza-3993: de Themat.lib.z.Them.xx-
ridur
ſ2] Luîtprmd. in Telit. anni 968mq- Vil;
Giannone 1.7. paga-,77. ~
‘
zìg‘
‘Danni-ro GRECO
ridurre in loro potere Napoli , Gaeta , Sorrento , Amalfi , Otran
to , Gallipoli, Roſſano, e forſe pochi altri luoghi delle ſpiag
ge marittime . Per grandi che ſtate foſſero le ſcoſſe , chegl’lm
peradori d’ Oriente ebbero in Italia , rimaſero queſte Città fer—
me , e coſtanti nell’ ubbidienza de’ loro antichi Principi . Era—
no i Longobardi sforniti di armate di mare , onde poteſſero pe
netrare in quelle Città , e poco eſperti dell' arte di ſtringere
con l’ aſſedio le piazze marittime per eſpugnarle . Ubbidìvano
eſſe immediatamente all’ Eſarca di Ravenna, ed erano ſoggette
all’ lmperadore d’ Oriente , come a loro Sovrano , e guardate
co’ preſldj da’ Greci. Al Ducato Napoletano ſi ſpedivano iDu—
chi per reggcrlo , o da Coſtantinopoli, o pure dall’ Eſarca di
Ravenna , il quale faceva in Italia la prima figura , ed eſerci
tava la principal carica a nome de’ Greci lmperadori .
21.
l Greci avendo perduto , come abbiam detto , un gran
numero delle Provincie d’ltalia , e della Lombardia , furono
attenti a non ſmarrire, ma a mantenere almeno i faſtoſi tito
li di Signori d’ Italia , e Lombardia , de’ quali erano ſtati finora
decorati . Per paſcere queſta loro vanità , furono obbligati a
ſconvolgere l’ordine delle coſe, e a dare d’ Italia il nome alla
Provincia della Paglia , che era loro rimaſa . (Delta è la ra—
gione , per cui il Conte Ruggiero porta tal volta negli ſtru
Î'menti ſcritti in lingua Greca , il titolo di Duca d’ Italia ; dc.
nominandoſi Rogerit” Dax Italia: , Calabrifi 1 ó* Sicilia 1‘ - Lu—
po Protoſpata 1 onora Argirò con la. faſtoſa denominazione di
.Principe , e Duca d’ Italia. Fù Greco idiotiſmo il dare alla Pu
glia d’ltalia il nome . L’ Autore della Vita del B. Nilo di. Roſ
ſano Monaco Bafiliano , la quale ſù dal Grecó tradotta in la~
‘tino da Matteo Cariofilo , ci rappreſenta, che Niceforo re’ge
ñat ”tramqae Provincia”) , Italiana, ó* Calabria”: mſlm”; . Era
la Puglia poſſeduta. allora da’ Greci . Cosi da Niceforo Gre—
gora vien appellato Carlo d’Angiò Rex [tali-e , il quale da' La..
‘tini era detto Rex Apulia s . Non viene certamente in queſti mo
numenti, e in altri ſimili che ſi potrebbono produrre , inteſa
I’ Italia ſecondo la ſua maggior eſtenſione , circondata da amen
‘due i Mari, e per le Alpi diviſa nel vaſto Appennino .‘ La ſola
Puglia , di cui allora era capo la Città di Bari , ſotto il nome
d’italia è compreſa . Così ancora gli alteri Greci trasferirono
~alla Puglia il nome di Lombardia , involata loro da’ Longo
bardi, a fine di perſuadere al Mondo , eſſerne eglino tuttavia
Signo
ri] ugten. to. u. columnl m.
[a] Lup- Protofpau ad ”131033.
la] Giannone Smil di N-r- KM- Y‘S-’7‘!
›
m ITALIA 113.1; CAP.I.‘
*tran
piag;
”1m
fer
Era
) pc
gere
vano
gatte
fidate
2.9
Signori. Le Terre, che ſotto nome diLombardia ubbidivano
al Greco imperio , ſecondo Coſtantino Porfirogenito,ſono quelle
del Ducato Napoletano , e ſue appendici .con le altre , che nell’an
tica Calabria i' Greci ritenevano . ll Bruzio , o fia la Calabria
odierna ſorti anche di Lombardìa il nome . Oſſerva il Pratillo l ,
che dopo la metà del ſecolo decimo la Longobardia compre
ſe, non . pure ,il Ducato Beneventano con la Puglia , ela Cam
pagna , ma ancora il Sannio , e .tutto il Ducato di Spoletq
fino a Roma.. …
.
.
~
22. Alcuni- Scrittori’ſono fiati d’ avviſo z che perduta da’ Gre~
ci l’antica Calabria ſituata frà Otranto , e Brindiſi , di cui fuññ
a di
‘rei
ra”
mo
ro
;ra
i a
illa
ra
rono ſpogliati da’ Principi Beneventani nel ſecolo decimo , fia
paſſato-di Calabria 'il nome alla Magna'Grecia, e indi all’ inte
ra Provincia de’ Bruzj . Aggiungono, che rimaſe a’ Greci al~
cune Città nella Magna Grecia, e nel Paeſe de’Bruzj; affinñ
che` non …ſ1 ſcemaſſero i loro titoli , abbiano chiamata Calabria
il Paeſe de’ Brazj ; conforme , tratti dal medeſimo ſpirito di
ambizione , avevano dato poco innanzi alla Puglia,il ,nome d’Ita
lia, e di, Lombardia . Conchiudono , che da queſti tempi fienſì'
cangiate le primiere denominazioni , e ſ1 cominciaſſe a chia~
mare l’antico Paeſe de’ Bruzj Calabria , e la Regione dell’anx
tica Calabria , Terra di Otranto ſi diceſſe . Siami però lecito al~
lontanarmi dal ſentimento di coloro, che portano una tal Gpl!
nione . Che lungo tempo avanti al ſecolo decimo , in cui i Greci,
perduta la Provincia di Otranto , riduſſero in loro potere la
terra de’ Bruzj , comeſì raccoglie dalla Cronaca di Lupo Procoſ..
para all’anno 921. , foſſe già comune a queſta Provincia il no
me di Calabria; e che perciò rale denominazione non ſia ſtata
una nuova, e capriccioſa ambizione de’ Greci , molti ſono gli
argumenti, che concorrono a perſuadercelo . Primieramente.
una chiara prova ſi trae dalla novella di Leone il Filoſofo dell’an
no 887., in cui gli Arciveſcovi di Reggio , e di Santa ‘Seve
‘rina ambedue Città. della Calabria ulteriore , conoſCiuta dagli
antichi ſotto il nome di Magna Grecia , ſi dicono al numero 32.
e 4.9. MetropOlitanì Calabria . Quindi dedurrepoffiamo , non'
eſſere ſtato il nome di Calabria riſtretto nel ſecolo nono alla
;ſola Tèrra d’ Otranto , ma aver compreſo altresì quella , che
oggi giorno Calabria altra ſi appella . In oltre , che la mede
ſima denominazione folle comune alla Calabria Citeríore fin
dal ſecolo ſettimo , chiaramente ce lo di‘moſtra una lettera di
’Papa Agatone ſpedita l’anno 680. al Concilio Ecumenico ſeſto .
;,
Fù
f 1] I'm:. Maria Pmillus in Ptoluſ- ad Paul. Dias. :zur-gn 9
O
I
Io:
DEL R’ITOfGR'EC UT.
Fù quella ſottoſcritta. in un Sinodo Romano compoſtodi‘cento
venticinque Veſcovi , tra i quali un gran numero vi conqorſe
dalle due Calabrie l . Ragionerò ſeparatamente ide? Veſcovi di
ambedue queſte Provincie . I Veſcovi della Calabria citeriore
non tutti ſegnarono col medeſimo tenore, il proprio loro no—
me . .Alcuni ſi ſottoſcriſſero Provincia Calabria , altri Provincia
Brutioram. Così Theophane: hamil-_ir Epiſcopu: S. Tburinx Ec
cleſia: 3 , Provincia' Calabriie Tg . Così Abuna’an‘tiur humilir Epiſ
coput S. Temp/aux 4 Eccleſia , Provincia? Brutiorum i . Si aggiun—
ga 'julian-ar indignur Epiſcopas S. Conſentinx Eccleſia: , Provincie
Bratiorum . Altri Codici ſcritti a penna in luogo di Bratioram ,
leggono Calabria: 6 .
Della Calabria ulteriore , alcuni s’ intitolano parimente Ve-~
ſcovi ne’ Bruzj , altri della Calabria . Di Cotrone , Petra: bamiliz
Epijì-opur &Cronaca/i: Eccleſia , Provincia- Brntiorum 7 . Di Squil
lace , Paula: hamilis Epiſcopar Scylletienſtr Eccleſiee, Provincia
Bratiorum 8 . Di Tauriano 9 diſtrutta da’ Saraceni , e poco di—
ſtante da Seminara , Georgia: hamilir Epiſcopa: S. Taurianae Ec
ole/ice, Provincia Calabria IO - Di Tropea , Theodor”: EPÌ/òoffitt:
5. Tropejanx Eccleſix, Provincia’ Calabria: U . Di Vibona , cui è
ſucceduta la Città di Monte Leone , Ore/les, o come altri leg
gono , Creſce”: exigaas Epiſcapas S. Eccleſix Vibonenſif 9 Prwifi*
cia Calabria 12 . Delle medeſime eſpreſſioni ſi vallero a ſegnare
il loro nome , iVeſcovi della Provincia di Otranto , la quale
indiſtintamente denominano Terra de’ Bruzj , e Terra di Cala~
‘ria . il Veſcovo di Otranto , ?cannes gratia Dei Epiſcopu: S. Hy—
drantinx Eccleſix, Provincia? Brutiarurn 13 . ll `VeſcoVo di Ta—
ranto , Germana: bumilir Epijèopu; 5. Tarentine: Eccleſia: , Provin
cia: Calabrie 14 . Da tutte queſte ſottoſcrizioni ſi raccoglie , che
nel
[i] Ext-t apud Hardnin.tom.3. pagans.
con:. Ecumenieo Vl. e Cofllutinop. 11ſ
[a] J‘. Tbrm'”: Brela/ig . ll Turio ſorto ſopra le rovine di Sibari , oggid‘l è ereduta eſ-
L’ann,6sx,ne'cui atti leggefi,Abundantiar b”
mi”; sfila-.pm J‘. Ecole/ì‘ Cio-‘um Te”
ſere Terranova Mil; Calabria Citra., non
molto diſtante da Bifignlno . Godette un di
’ſu‘, Lgs-f" un” Conpílh'J'. .red-ù Apañ_
[Belice Rav”: ap. enmd. tom-3. pag-14:6.
gli onori di Cini Veſcovile . Un de’ Padri
ldunati nel Sinodo Romano l’otto Simmaeo
{5] [bid. column. x [30[6] [bid. column. r 1:7
l’anno 501. ſd jomm Tha-rita”:- Apo-d
Hardui”. ”muy-:3.971.
ſ7] ibid. column. ”17
[8] [bid. column. ”17.
’ [3] [bid, column.i ”7.
[4] .f. Tempſane Eccleſia . Sembra doverſi
queſta Città colloclre più toſto vicino al ma.
‘
[9] Delle due Chieſe ’Veſcovili qui ſopra men
tovne TMW* Vibo" 0'* ſuPPMÎH W‘
di il clp”. n-7-di quell’ Opera .
re , dove al preſente .r. Lucido , che ſopra
ſw] [bid. column. ”30.
un monte , dovc Mal-vito. Abundanzio Veſ-
[l l] lbid. column. r 130.
covo di Tempi': non ſolamente ſottoſcriſſe
[u] lbid, column. rul
h lettera di Papa Agnone nel citato Sinodo
[iz] [bid. column. r 127
lomsno l' anno 680. , ma immune ad
(14] Riduciam- ”3°
mirzaLIA Luz. 1.- CAP.I‘.~’
3,
nel ſecolo .ſettimo le. Città‘ della Calabria ultra , oſia della Ma..
guaGrecia ,p come-Tauriana , Tropea , e Vibona; del pari che
quelle della Calabria citta , o fia de’ Bruzj , come Terranuo~
va , e Coſenza , .erano ;generalmente compreſe nella Provincia
di Calabria. Contro alla fede dunque della Storia, e a torto ſi
attribuiſce alla Greca albagia nel ſecolo decimo , il cangiamento
dell’anticadenominazione ; quaſi allora , e non molto prima*
l’- antico ñpaeſe de’ Bruzj ſi cominciaffe a chiamar Calabria , e
la regione dell’antica Calabria , cioè della Terra d’ Otranto ,
non foſſe nota lungo tempo avanti ſotto nome de’ Bruzj . Nelle
riferite ſottoſcrizioni ſi è potuto oſſervare , che alcuni Veſcovi
delle due Calabrie ſ1 ſottoſcriſſero in Calabria, e altri vicinia
quelli, come di Con-one, di,Sqnillace , di Coſenza, e dei due
diſtrutti Veſcovadi , cioè di S. Lucido detto Tampſa , e di Ter
'IM-WW detto Tania-*za , ſi denominaſſero Veſcovi in Bratíi:.
Così del pari nella Provincia di Otranto , il Veſcovo di queſta.
Città s’ intitola Provincia Brntiornrn , e quello di Taranto Pro~
*Ill-”Cite Calabria* . Monſignor ZaVarroni Veſcovo di Tricarico
nelle ſue erudite note ad una Bolla di Godano Veſcovo della
medeſima Chieſa 1 raccogliendo per conghietture, la cagione di
tal varietà di ſottoſcrizioni de’ Veſcovi di una medeſima Pro
vincia, ſaggiamente riflette , che nel ſecolo ſettimo la Pra-vin—
cia de’ Bruzj cominciò a chiamarſi Calabria , conforme a’ luoghi
ſettentrionali convicini ad Otranto . Ma perchè non piaceva
a tutti i Veſcovi queſto cangiamento di nome‘, come ſuole ſo—
vente accadere ne’ principj delle novità; quindi ne venne, che
alcuni di loro nel Sinodo Romano di_ S. Agatone ritennero l’an
tico nome de’ Bruzj, ed altri uſarono la recente appellazione
di Calabria. Comunque ſiaſt, certa coſa è , eſſerſi mantenuta.
vigoroſa la varietà. di queſte due denominazioni , ed eſſer anche
ſtata uſata dagli Scrittori del ſecolo Xi. Lupo Protoſpata deſcri
vendo il Concilio adunato in Melfi da Urbano ll. l’ anno 1089.
compoſto di Veſcovi della Puglia , di Terra di Otranto , e delle
Calabrie , usò le ſeguenti eſpreſſioni. Anno 1089. faëía eſt 5),..
710d!” omnia”: Apalienſiam , Calabromm , é' Brutioram ’Epiſco-o
porum in Civita” Amalpbíoe .
23. Prima di paſſar più oltre nella Storia de’ varj cangia—
menti , che gl’ intereſſi de’ Greci ſoffrirono nelle Provincie del
Reame di Napoli, e prima di deſcrivere la loro declinazione
e la totale rovina, ho giudicato pregio dell’Opera , dare una
giuſta idea del regolamento di queſta Nazione nel governo delle
~ ›
~
ſi} Zavartoni Epiſcopul Tſicltic'en, in notîi ad B'nllun God-nino” v.
Pro
”"
3,;
DELRIT‘OGRE’CÒT
Provincie', che tuttavia teneva ſotto il ſuo dominio'.` Diederó
ad eſſe i Greci il nome di Temi . La Sicilia era-uno de’ Te
mi, cui erano uniti Reggio, Gerace , Santa Severina , Cotro-ñ
ne , ed altri luoghi della Magna Grecia , e del paeſe de’ Bru—
zj . L’ altro Tema era la Lombardia , cioè la Puglia, ſotto il
cui nome veniva Napoli, Amalfi , Sorrento, Gaeta , Otran
to , Gallipoli, Taranto , Brindiſi, Oira , e qualche altra Città
d’eſſa Provincia ,' e dell’antica Calabria . Conſiſteva perlopiù`
la lor polizia nel-compartimento dei Ducati. Ebbero il Du
cato di Napoli , di Gaeta , di Sorrento, di Amalfi , di Oira ,
e di Bari; ed a quefii a >partenevano gli altri luoghi , in quelle
Pſovincie da’ Greci po edute . ll Ducato più ragguardevole , e
più ampio , fù quello di Bari, dove i Greci Miniſtri ſtabilirono
-la lor Sede, e dove fi crede , che abbia avuto i natali Lupo
Protoſpata, che teſie il catalogo de’Catapani, _cioè de’ ſuoi Go
vernatori; cominciando dall’ anno 999. Nè ſi può dubitare , che
queſto Scrittore foſſe, ſe non di Bari , almeno Puglieſe di Na
zione l . La giuriſdizione del Catapano di Bari ſ1 flendea nel
governo dei Normanni, per tutta la Puglia , per la Calabria
antica, e per la Magna Grecia; compreſavi ancora la Luca
nia, il Principato di Salerno, ed altri luoghi del Sannio , e
dì Terra di Lavoro . Erano dunque lc Provincie ridotte in Du—
cati, e ne' luoghi inferiori flabilivaſi un Giudice , che ammi
niſtraſſe giuí’cizia . GliUfficiali , che gl’lmperadori mandavano
da Coſtantinopoli al governo dei Ducati, ſortirOno varjnÒmi .'
Nella Puglia ſ1 diceano Campani, o dalle parole Greche zac-m‘róìv ,`
perchè governaſſero quelle Provincie con aſſoluto imperio: ond’e,
chela Provincia della Puglia Daunia , diceſi Capitanata , che
ſecondo queſta etimologia dovrebbe appellarſi Katapanata z : o
perchè Campana: in Greco lo ſteſſo _ſia _che Capitaaeas in lati
-no s , come piace a Carlo Dufreſne, che da tal voce diretta
mente deduce il nome di Capitanata . Gli Uffiziali , i quali nella
Puglia erano diſtinti col nome di Campani , {i appellavano nella
Lucania , e nel Paeſe de’ Bruzj, Proto/Patari: ne’ Salentini Pro—
toſcribi : nella Campagna , ed in Napoli Daci , e Conſoli : in
.Amalfi il Patrizio: ne’ Sanniti il Senio”: ed in Salerno lo Stra
:ícò , come laſciò ſcritto Marino Frezza 4 . Quando i Greci
fiſſarono la Sede in Bari, racchiuſero in quel Tema la Pu
glia , la Calabria, la Lucania , e il Paeſe de’ Bruzi . A chi ne
avea il ſupremo comando , diedero il nome di Catapano . ll
primo ,
ſi] Pellegmd enflig. in Cin-on. Lupi Pratoſp.
h] Duſt-:ſnc in noti: ad Alari-d
[z] Sigon. de Regno
[4] Marin-Frezza dc fubfeudislib-s. n.14-`
[talia- ad con. 1016.
Galilelm- APulíenſ- “bolo
IN ITALIA 1.13.!. CAPJ.
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33
primo ; che governo la Provincia di Bari col titolo di Cara
paao , ſecondo la ſerie eſpoſta da Lupo Protoſpata ſo-praloda
to, fù Tracomoto intorno all’anno 999. L’ ultimo, .che chiuſe
il loro numero nel 104.2. fù Exaagyjlo, che vinto-eſiendo-da‘Nor-ñ
manni , furono i Greci ſcacciati da queſta Provincia . Ma per
chè le Provincie poſſedute da queſti , non paſſarono tutte ad
un tratto ſotto il dominio dei Normanni, perciò anche dopo
Exaaguſto fileggono preſſo Lupo ,altri Catapani . .Sotto il Cata
pano Baſilio creato l’anno toxo. dice il Frezza , che Bari faëîa
ejÌ ſede: magnum”: Viromm Grxcormn. Nella Calabria, quando
i Greci vi fi .fiabilirono nel ſecolo x. continuarono a creare i
Magiſtrati col Greco titolo di Straticò di Calabria; fiſſando ñla
lor dimora in Reggio , ove prima in Taranto avevano avuto
la ſede . A S. Severina , e a Reggio ‘unirono Otranto , e Gal
lipoli , le quali ſole , tra le altre dell’antica Calabria , non erano
cadute in mano de’ nemici.
24. Sebbene i Greci non ,traſcuraſſero tutti i mezzi per te
nere in freno i Popoli a ſe ſoggetti coll’autorità de’ mentovati
Miniſtri, e particolarmente ſ1 .afieneſäiero di porger loro occa
ſione di dolerfi della condotta de’ Magiſtrati nella Civile am
miniſtrazione: non oſtante però queſte diſpoſizioni , ſoffri il -lo
i Du‘
ro dominio nel ſecolo xx. qualche alterazione cagionata dalla
m mi‘
diviſione , che dell’ lmperio fù fatta ſotto Carlo Magno , acuí
parte vne fi‘i trasferita da Leone Ill, l’ anno 800. I . Dappoichè
;421) i
Dmî *g
l’empietà dj Lione lſauro meritò che Gregorio ll. ſottraeſſe
.da ,
)d’C›
che
Roma e i Romani dall’ubbidienza di lui l’anno 730. , -e ca
duta indi nell’ Eſarcato l’ autorità de’ Greci lmpcrador-i, man..
cò del tutto in Occidente l’ lmperial dignità . Quindi dopo let
tant’ anni , acciocchè aveſſe la Chieſa Romana contro a’ perfi—
cl la
-113
di infedeli , e a’ (edizioſi Eretici un Tutore , il cui ufficio rie
pudiato avevano gl’ lmperadori Orientali, Lione lll. ebbe luo~
go di rinnovare l’ anno 800. in Carlo Magno quell’ imperio ,
che in Occidente era già eſtinto , ſenza torre a' Greci in Orien
te l’ Imperial dignità . Così eſpone il cangiamento del gover—
ro
no d’Italia il Sigonio t , il quale conſiderando che la voce di
ati‘
tra"
in
u‘
trasferimento non ſpiega a dovere il ſucceſſo della coſa , uſa
l’ altra di rinnovazione dell’ lmperio Occidentale . lrnperocchè
a vero dire , l’lmperio non fù da’ Greci trasferito a’ Franchi ,
coſicchè quellilo perdeſſero , e lo aquiflaſſero quelli : ma rima.
7c
Il
mi Pontefici gli hanno riconoſciuti legittimi Signori e prima , c
al‘
?ci
nendo i Greci nel poſſeſſo dell’lmperio Orientale , di cui i Sem.
i"
[i] flnfleſ. Bibliotb. in 'in Leoni. In.
E
dopo
[a] Sipnìul de Regno lui. 1-4- al una”,
34
DEL RlTO GRECO
.dopo l’Imperio di Carlo Magno , fù per autorità di Lione Ill.v
rinnovato in queſto, l’ Occidentale , ſettant’ anni prima ſcaduto.
Dappoichè Carlo Magno fù dal Pontefice dichiarato lmpera—
dore , tanto eſſo Carlo,quanto Lione lll. ſpedirono l’anno 80:.
Legati in Coſtantinopoli ad Irene Auguſta , per trattare con eſſa
non ſolo la pace , ma il matrimonio anche di lei collo ſteſſo
Carlo, ed unire in_queſ’ca guiſa l’lmperio d’Oriente ed Occi
dente in una ſteſſa perſona 1 . Avrebbe lrene conſentito alle
iſtanze dei Legati , ſe Aezio ſuo principalMiniſtro non l’ aveſ—
ſe diſtolta da queſta riſoluzione , per la ſperanza che ave—
va , di trasferir l’lmperio nel fratello . Frattanto non aven
do i Legati di Carlo Magno trattato in Coſtantinopoli que
ſto importante affare colla cautela e ſegretezza che ſ1 conve
niva, nè i Miniſtri dell’Iinperadrice adopraro i mezzi neceſ
ſarj a tenerlo aſcoſo , appena reſeſi paleſe e nella Corte e nella
Città., che , ſe non cagionò , affrettò certamente la ſua morte .
Non avevano poſto il piè i Legati fuori della Città di Coſtan—
tinopoli , che Niceforo Patrizio , e Logoteta avendo con de—
teſtabile tradimento tirato al ſuo partito molti nobili, ed una
parte del Popolo , mancando di fede ad Irene , e ribellandoſì
contro di eſſa, la privò di vita, ſi fece acclamare lmperadore ,
e cacciò in eſilio nell’lſola di Lesbo la piiſlinta Auguſta. Non
tardò egli di riſpedire a Carlo Magno i ſuoi Legati , i quali
conchiuſero ben preſto la pace l’anno 803. ln tanto Niceforo
venne ad aſſicurarſi del dominio della Sicilia , delle Città , che
gli reſtavano nella Calabria , e de’ ſuoi diritti ſopra Napoli,
Gaeta , ed Amalfi ñ Roma col Ducato Romano , e tutto il Re~
gno de’ Longobardi, o ſia d’ltalia, reſtarono ſtabilmente ſot
topoſti alla Signoria di Carlo Magno con gli altri Regni, o da
lui acquiſtati, o gi’ì dipendenti dalla Corona di Francia z .
25.
Depoſta, per queſto trattato da’ Greci,la ſperanza di po—
tere più tornare alla Signoria del Ducato Romano , e delle al—
trc Provincie d’italia, ſi reſtrinſero ai limiti troppo anguſti
della Sicilia, e delle accennare Città nel Reame Napoletano .
Lungi però non andò che la ſicurezza dalle armi concedutaa
loro riguardma queſti luoghi, da Carlo Magno, fù turbata , e
ſconvolta dalla rapacità de’ Saracini , i quali non gli laſciaroñ
no mai in ripoſo , ma di continuo gli travagliarono , devaſtan—
do , e deſolando le loro Provincie . Vennero anche a parte di
queſti
[i] Zonaras , & Cedrenua ap. Natal. ab Alu.
cili- poſter. pag-9. 8c ſeqq. Muratori An
Hiſt. Eccleſ. ſean”. clp-‘- arl-6.
[z] Maimburgh. lib.4. Hill. Iconocllfl, "Hu.
nnl. ad ann. 80:. 8c 803. Rotte-glia ani
madverſ, in diſſertatd. Hifi. Eccleſ. Natal.
but, Goſt:. in magna Grecia . Hiſtoric Sig
ab Alex. fac-tx. 8c x. 5.1 .
IN ITALIA 1.113.!. CAPJ.
3‘,
queſti danni gli altri Principi , e Signori , the negli Stati con
tigui eſercitavano dominio ; giacchè l [arl-ari non avendo tiſl'a
dimora, volavano qua e là; e a forma di ſacre rabbioſe ſcor
revano da un luogo all’ altro , riempiendo ci ſtragi que’ Prin—
cipati . DÒpo aver preſo Palermo , edcvafiate le Città, eTer~
re di quell’ lſola , oltrepaſi'ando il mare aflalirono le Regioni
Napoletane, e prima in Taranto sbarcati portarono a' Greci,
indi a’ Longobardi Beneventani , tanti danni, e tante ſciagu
re , che difficile coſa ſarebbe tutte minutamente ridirle.
Non ſarà diſcaro al Lettore l’ intendere la cagione , ed ii
motivo , che infiammò iSaracini ad un odio implacabile verſo
le Greche genti, onde ne diveniffero i piu fieri ed arrabbiati
nemici. Verſo il principio del ſecolo ſettimo combattevanoi
Saracini ſotto le inſegne dell’ lmperadore Eraclio contro a’ Per
fianì a dando del lor valore , e fedeltà illuſtri riprove . Mentre
l’imperiàle miniſtro andava ritardando alle milizie le paghe,
i Saracini non potendo aſpettare più lungotempo , arditaniente
loro ſi preſentarono , richiedendo con qualche riſentimento , le
mercedi delle loro fatiche . Preſo queſti da ſdegno , -e alzando
la VOCE’ non ebbe riguardo a caricargli d’ ingiurie . Riſpoſe loro
con intollerabile arroganza , ”0” *ui è tanto da poter jàdisfare ai
ſoldati, intendendo de’ Greci, e we ”eſarà {ci da dame anche
a qaeſti cam’? accennando iSaracini . Cosi ſcrive Teofane; Ma.
Niceforo attribuiſce l' origine dell'inimicizia de’ Saracini co’
Greci, ad un ordine dato dall’lmperadore Eraclio , che non
fi pagaſſero loro più di trenta libre d’oro annualmente, a ca~
gione della
violenza , e crudeltà uſata contro un mini
ſtro Imperiale . Comunque ſiaſi la coſa , egli è certo, che
giurò queſta Nazione guerra perpetua, e atroce a' ſudditi lin
periali, de’ quali poſcia in tutti i tempi , e in tuttiil’uog'hi sì
in Oriente , sì in Occidente , l’ eſterminio proccurò , e la r0
vina . Tolſëro primieramente a' Greci, tra mille ſanguinoſe
battaglie, molti Stati in 'Oriente con notabiliſlimi danni della
Religione
Criſtiana
.
~
,, 26. Non
ben ſodisfatta
ivi vla loro collera , 'nè abbaſtanza
ſaziato il loro ſdegno , ancorchè aveſſero in quelle Regioni im
merſo nel petto di tanti innocenti ‘Criſtiani le ſpade , furibon
di vennero a ſturbare., e ad affligere i Greci nella Sicilia l' an
no 823- a e coi Greci altresì gl’ltaliani i Per benſcapire con
quale velocità, ~e licenza' ſe ne faceſſero in breve tempo padro
'ni, baſta il riflettere , che Eſercito non vi era a fronte , da cui
poteſſero eſſere ritardati, o tenuti in ſuggezione .` Prima di tutte
'
E z-
’
apro
35
DEL RITO GRECO
a provarne la deplorabile ſorte, fu Catania, ridotta ad eſſère
un orrido macello degli ſteſſi ſuoi Cittadini . Non differente
ſtata ſarebbe la ſorte de Greci, che proccuravano indarno la dife
ſa di.Siracula ſtretta da ogni lato con fortiſſimo aſſedio da’ detti
Saracini , ſe non aveſſero, collo sborſo di cinquanta mila ſoldi, ri
com rata la vita. L’ anno 831. con ugual ſorte occuparono
Mel ina; rimanendo eſtinto Teodoro Patrizio ſul campo della
battaglia . Nel ſuffeguente 832. , sforzarono alla reſa la Città
di Palermo l . L’anno 878. ritornarono a cingere di ſtretto
aſſeiio Siracuſa, di cui n’ erano i Greci rientrati in pofl'eHo .
La batterono con varie ſorti di machine , e finalmente l’ eſpu
gnarono. Miſero a fil di ſpadañiCittadini , e datole un lagri~
mevole ſaccheggi'amento', la. riduſl’ero quaſi in cenere . L’ eſî
pugnazione di queſta Città tirò ſeco la perdita di molti altri
luoghi preſidiati da’ Greci, che furono ſmantellati dai vittoriofi
Saracini . Reſtò nondimeno la Città. di Palermo unita per qual
che tempoî al dominio de’ Greci, che la fiabilirono per loro
fortezza, e per il più valido preſidio, che aveſſero macina,
ben guarnita di truppe , e ben difeſa dalle milizie . I Mori frat
tanto ricevendo dall’Africa tuttogiuruu uuuví ſoccorſi D au
mentarono le loro forze , colle quali datiſi all’affedio della
mentovata Città di Palermo , l’ occuparono l’anno 938. , e la
ſoggettarono-a contribuzioni ; facendo nobile conquiſta di mol
te altre Fortezze . Ricuperarono i’ anno 942. 1a ribellata Città‘
di Girgenti., fmantell-arono- alcune Fortezze , e portarono in
iſchiavrtù molti di quefii- abitanti. Aſſediaronol’amio 963. Tau..
romina. , e l’ obbligatorio alla reſa; ntoglrendola , non sò, ſc
3-’ Greci, oppure ai Siciliani ribelli .o
.
e
Dopo la metà del ſecolo x. Baſilio Ammiraglio de’ Greci
ſegnalo il: ſuo valore contra quei barbari ; ritogliendo loro la
Città di-Termine , e mettendone molti a fil di ſpada. Non re
flarono perciò le loro- forze talmente indebolire nella Sicilia ,
che non foſſero Vſppethriaquelle de’ Greci; onde venuti que
ſti a ſorprendérgſi furono reſpinti con gran valore . Giunta a
Coſtantinopoli la nuova della rabbioſa inſolenza de’ Saracini ,
cade’ formidabili preparativi di guerra , che ſi alleſtivano
da; loro , fece il Greco lmperadore marciare in ſoccorſi)- delle
ſu@ arm-ate ,- nuovi rinforzi . Niceta Eunuco Patrizio, che
dirigeva la fanteria , ed Emmanñnele pur egli Patrizio , e nipote
di Niceforo Greco Imperadore` , ſoldato di {regolato ardire ,. il
quale- comandava, alla. fanteria , sbarcarono ambidue HCHÎHSÎM
"
c a!
il '1 MW!”- Saſernü- Pauli). ma”. Gironi:. Arabic- re‘r. Italia. tom-r. [a,
e
IN lTALlA LlB.I. CAPJ.
37
cilia . Trovarono ſul principio favorevole ai loro diſc gni la for
tuna; avvegnachè le Città di Siracuſa , di Tauromina , di Ter
mine , e Lentini ſcoſſero ſpontaneamente il giogo di quei bar.
baſi a C ſi rendcrouo loro ſoggetti . ln una delle battaglie, che
furono date , i Greci vittorioſi ſ1 poſero ad inſeguire diſordi
natamente i ſugo'iti’vi . Ma mentre poco accorti andavano per
luoghi diſaſtroſi incalzando i nemici , caduti nelle imboſcate ,
ed improvìſamente da’ Saracini aſſaliti , molti vi laſciarono la
vita , e 'molti la libertà; rimanendo altresì preda de’ medeſi
mi la maggior parte delle navi. In queſta ſanguinoſa battaglia
ſeguita l’anno 965. mori Manuele Patrizio , e l’Eunuco Ni
ce'ta. ricomperòa cariſſimo prezzo 1 ,la vita . Riportata da’ Sa.
racini la vittoria , diedero terribile guaſto a tutta la Sicilia a
gran danno de’ Greci, i quali o reſtavano ſacrificati alloro fu—
rore , o provedevano con la fuga alla propria ſicurezza . Non
minore fu il crollo , che la Religione Criſtiana ricevettenell‘a
medeſima iſola ſotto il giogo di quegl’ lnfedeli , per lo traſi.
porto, che eſſifaceano nell’Africa della più nobile, e tenera
gioventù , ch‘ era avanzata al furore del vincitore .
27. Non ſodisfatti ancora ibarbari di tante crudeltà, ma ſem
pre più ſitibondi del ſangue umano , ebramoſi della totale r0
vina del Greco vacillante imperio in italia , dalla Sicilia paſ.
ſarono nel ſecolo 1x. in Calabria; ponendo in iſpavento , e ſcom
piglio quella Regione . S’impadronirono di alcune Città, e vi
[ì ſtabilirono talmente , che l’ Italia tutta ebbe a piangere di poi
er lungo tempo, la loro dimora . L’ anno 842. entrarono nel
Bucato, di Benevento . Paſſati a Bari . fecero uu orribil macel.
lo, sì della Plebe- , la quale fu indiſtintamente e ſenza pietà
tagliata a pezzi, sì delle perſone più ragguardevoli, chetene
vano i primi poſti. Molti mandaron all’Africa ſtretti tra dure
e ſervili catene . Non ſerviva di ſcudo alle Vergini il decoro
della loro verginità , alle vcdove la ſantità della Religione , alle
maritate la fedeltà del talamo coniugale . Fra gli ſcherni, ele
violenze di una sfrenata ciurmaglia , ſoffrivano nell’Africa le
miſerie d’ ignominioſa ſchiavitù . nnidatiſi , e bene fortificati
ìSaraci-ni in quellaCitri, reſpinſero l’anno 856. Pietro Princi
pe di Salerno , e.Adelgiſo Principe di Benevento . Orgoglioíì
per queſta. vittoria , ſcorſero con le armi que’ due Principati ;
ortando in ogni parte deſolazione , e rovina; onde carichi
d’immenſo bottino , fecero a' Bari ritorno. Preſa, dopo otto
anni ,. maggior baldanza , accreſciute le forze , e renduti più
audaz
[il hai :d'un- ”St
nt:
33
DEL RITO GRECO
audaci , rinnovarono le ſtragi , e le rapine nel Ducato ‘Be
neventano . Dal loro furore teſtate immuni le principali Citta ,
luogo appena vi fu , che non andaſſe a ſacco . Baſilio Impera
dore de’ Greci ſcorgcndoſi di forze diſuguali , onde poteſſe to
gliere a quei barbari la Calabria , e la Puglia , richiete truppe
auſiliari da Ludovico ll. lmperadore d’Occideiite . Venne que*
ſti all’ impreſa l’anno 870. Gli riuſcì combatter in Bari eu al
trove i predoni , e ſconfiggere i tre loro Generali , che gm..
dando brigate , mettevanoa ſacco tutta la Calabria .
_
Dacchè i barbari ſnidati da Bari perdettero tra ſanguinoſe
ſtragi, un gran numero di ſoldati, coperti di vergogna , e di
rabbia acceſi, furono alla fine coſtretti di ritornare in .Ai-rica
per riſarcire iſofferti danni . Le ſconfitte , che ricevevano non
.erano per effi nè di gran momento, nè molto ſenſibili, atteſa
l’ineſauſta ſorgente di nove reclute, che ſomminiſtravan loro le
vaſte contrade di quella Regione . Accorrevano indi in ſolla
per eſſere partecipi del bottino , e procacciarſi un migliore , e
più commodo ſtabilimento in ltalia . Adunata pertanto una p0
deroſa armata di quaſi tre cento mila Combattenti , ſciolſero
verſo Salerno le vele 1 e n’ aſſediarono le mura . ll ſoccorſo por
tato alla Citta dall’lmperadore Ludovico , dai Beneventani , e
da’ Capuani la reſtitul in libertà l’anno 872. Ritiratiſi dall’aſ
ſedioiLadroni , preſero il cammino verſo la Calabria . Non ri~
trovando quivi chi reſiſteſſe al loro furore , per avere iGreci
laſciato quel Paeſe ſenza preſidj , miſero tutta a fuoco e a
ſacco l' infelice Provincia. A guiſa di fiere ingorde , erapaci
ſcorſero di poi ſenza vernn oſtacolo , iTerritorj di Bari, e di
Canna , da Ludovico abbandonati. La Città di Coſenza ſperi-_
mentò , ſopra tutte le altre della Calabria, il rigore delle loro
armi, e tutta la Provincia ne reſtò deſolata . Si può direa ra
gione , cſſer ſtati i medeſimi il flagello delle Provincie Napo
letane . I popoli per non cader in potere di sì crudeli nemici,
abbandonate le loro Patrie , eran coſtretti a cercare nc’ mon
ti, e ne’ luoghi alpeſtri , un ſicuro aſilo . @indi ne venne,
che tante belle , e magnifiche Città fabbricare nelle ſpiagge del
mare , rimaſero infelicemente diſtrutte : 0 perchè erano più fa
cilmente eſpoſte agi’ inſulti di quei barbari: o perchè furono
da’ Cittadini abbandonate alla lorolibertà . Queſti, mentre tor
navano in Africa , o in Sicilia , 'videro arreſtato il corſo delle
loro vittorie da una furioſa tempeſta , che aflorbl una buona
parte delle loro Navi. Contuttociò non s’avvilirono; ma ri
ſtabilite le loro forze, indi a poco con un numero più prodi
glOAo
IN ITALIA LIE-I. CAP.I.
39
gioſo 'di prima tornarono in Calabria l’anno _876: e qual im—
petuolo torrente ìnondarono le campagne , riſoluti di ſommerñ
gere le Città in nn diluvxo dl ſangue . Mai queſta Provincia
non aveva ſentito un così duro flagello. Giunſe aTaranto un
nuovo lor Generale, che s’ uſurpò il titolo di Rè , e uſcito in
campagna , diede il guaſto al Territorio di Benevento , diTe~
leſe, e d’ Aliſi. ll popolo di Bari eſſendo in una grande ap
prenſione delle ſcorrerie de’ Saracini , etemendo di cader di
nuovo in loro potere , chiamò da Otranto in ſuo ſoccorſo, Gre
gorio Generale dei Greci, il quale con un buon nervo di trup<
pe prontamente indi vi venne . Ma violando il Greco Generale
sfacciatamente tutte le leggi del diritto delle genti, e di buo
na fede , poſe in catene , e mandò avvinti in Coſtantinopoli
il Governadore della Città , e i principali Cittadini di eſſa . Le
altre Città frattanto ſoggette ai Greci erano si fieramente tra~
vagliate dai barbari, che non avevano a chi ricorrere per eſ~
ſer difeſe; ricuſando di ſomminiſtrare loro il richieſto oppor
tuno ſoccorſo quei di Salerno , di Napoli, di Gaeta, e di Amalfi.
28.
Si erano i Saracini renduti cosi audaci , ed avevano
tant’oltre avanzate le lor conquiſte , *che fidiedero ad infeſta
re la riviera Romana , e ſuo Ducato . Papa Giovanni Vlll. , per
tener netto da quei Corſari—,,11 littorale Romano ,aripotleva la
ſua fiducia in Gregorio Imperial Pedagogo , venuto poco pri
ma in Calabria , e a Bari con un armata ſpedita in ajuto di
quelle Provincie dall’ imperadore Baſilio ; ma alla grandezza
del male non potè il Papa ottenere un pronto , ed efficace ri
medio . ll Greco Generale di continuo combattuto da queſt’
implacabili nemici della Greca Nazione , era obbligato a pro
vedere a’ proprj intereſſi . Non avendo ſe non quel numero di
'ſoldati , che ’baſtavano per ſua difeſa , non_ poteva dividere con
altri le ſue forze . Mentre adunque i Greci erano da’ Saracini
inceſſantemente travagliati , una vantaggioſa ſconfitta da quelli
data l’ anno 880. all’ armata Saracina nel mar di Napoli , in
deboli le loro forze , gli riduſſe in anguſ’cie , e freno il loro or
goglio . Si rallegrò di queſta vittoria il Papa con lettera ſcritta
a Gregorio Generale , a Teofilatto Ammiraglio, e a Diogene
Conte 1 . I furibondi Saracini ancorchè ſuparati-da’ Greci,
nulla però ſi sbigottirono , nè perdettero l’antico coraggio .
Datiſi in preda alla diſperazione , voltarono altrove i paſſi , e
le crudeltà . L’ anno 881. diedero alle fiamme l’ inſigne Moni..
flerio di S. Vincenzo di Volturno, e poſero afil di ſpada quei
Mona
[i] Epifl. 24.0. Joan-vm
4°
DEL RlTO GRECO
Monaci , i quali con invincibil coraggio aſpettarono a piè fer
mo i nemici del nome Criſtiano . l Greci frattanto animati
dal felice ſucceſſo poc’ anzi mentovato , indirizzavano le mire
a ricuperare le Citta ritenute da’ barbari nella Calabria . ln fatti
circa l' anno 884.. riuſcì loro di rimetterſi in poſſeſſo della Città.
di S. Severina , dell’ Amantea , e di Tropea , le quali erano
ſtate pe‘l paſſato nidi de’ Mori. Parte di queſti miſero a fil di
ſpada , e parte obbligarono a ritirarſi in Sicilia . Fu Generale
dei Greci in queſta illuſtre impreſa Niceforo Foca, eletto po
co dopo lmperadore d’Oriente .
29.
Mentre i Greci reſpiravano dalle continove ſcorrerie dei`
Saracini , dai quali eran ſtati ridotti, come abbiam detto , in
eſtreme anguſtie, furono per altra parte ſommamente travagliati.
Ajone Principe di Benevento nemico de’ Greci, mal ſoffrendo il
dominio , che eſſi ancora tenevano inltalia de’ pochi avanzi lo
ro rimaſi , concept il diſegno di eſterniinargli , per non avere
a fronte in avvenire chi poteſſe turbare il ſuo ripòſo , e rapir
ne gli ſtati. Dopo lungo e meditato .conſiglio,ìe artificioſi
preparativi, ſollevò i Bareſi a ribellione, ucciſeiſoldati, .che
ſtavano nel preſidio , e poſe quelle Città ſotto il ſuo dominio
l’anno 888. Coſtantino Patrizio , e Generale dei Greci , all’av
viſo , crhe n’ ebbe , corſe toſto a cingere d’aſſedio la perduta
Citta . Arditamente attaccò la zuffa, e dichiarandoſi la fortuñ
na a ſuo favore , diede tal rotta ai Beneventani , che quaſi tutti
vi rimaſero .o morti, o prigionieri. Per la Morte di Ajone poco
dopo ſeguita , conoſcendoi Greci , che il principato di Be
nevento laſciato nelle mani di Orſo ſuo vfigliuolo fanciullo di
ſette anni , eraſi renduto molto debole , e andava in declina
zione, -ri-ſolvettcro di prendere vendetta della guerra loro moſſa
in Bari , e di riſarcire i ricevuti danni , con fare cadere ib
pra BeneVcnto il peſo del loro furore . Simbatic-io , il qual-e
era ſtato ſpedito da Leone il Sapiente lmperador di Coſtanti
nopoli col ſup-remo ~comando delle truppe Greche in Italia , die*
de principio all’ aſſedio . Trovò nei Beneventani lunga , e vigo
roſa reſiſtenza. Ma in fine privi eglino di forze baſtanti a .re
ſpingere i nemici , 'e non ‘ſperando da verunPrincipe ſoccorſo;
anzi luſingati dal ſoave trattamento, che il Greco Generaleau
dava loro con ſegrete ambaſciate promettendo , ccdettero con
alcune *condizioni la Città , dove iGreci entrarono l’ anno 891.
30-
Dacchè i Greci ſi rende-tono padroni di Benevento, e
del ſuo Principato, indirizzarono le loro mire all’acquiſto di
Salerno . Un tale diſegno fu agevolato da alcuni nobili .Saler—
nltîv
[N ITALIA’ 1113.1. CAP'.I.-
41-,
'nitanì', i quali banditi dalla lor Patria ,erano venuti a cerca-`
re la ſicurezza in Benevento . Segretamente promiſero a Pañ
trizio ſucceduto a Simbatico , e Governadore di quella Cit~
tà , di alliſterlo nella nuova impreſa , e di farlo ſicuramente.
entrare a man ſalva in Salerno . Accettò il Greco miniſtro il
progetto , e , adunata gran copia di ſoldateſ'ca dalla Calabria e
dalla Puglia. , ſotto l’apparente colore di voler portare le ar
mi contro dei Saracini annidati nel Garigliano , preſe di notte
tempo il cammino verſo Salerno . Siccome al ſuo arrivo furo
no aperte le porte da coloro , che al di dentro teneano ſegre
ta corriſpondenza coi ſopra mentovati banditi , ſarebbono iGre-.
ci entrati facilmente in Salerno , ſe non foſſero ſtati sbigottiti
dai nobili Beneventani , che nel Greco eſercito i primi poſti
tenevano o QLlCfli ,o perchè geloſi dell’ ingrandimento de’ Gre
ci , o perche foſſero loro odioſì , o per altre cagioni, moſtra
rono ripugnanza di entrare in Città. Preſo da timore il Gene—
rale , e forſe entrato in ſoſpetto di qualche occulto tradimen
to e di naſcoſe inſidie , cangiò toſto ſentimento , e frettolo
ſamente co’ ſuoi fece ritorno a Benevento l .
31.
SeiGreci ricuſando il dominio di Salerno, furon con
tenti di ritenere il Principato di Benevento , dove s’ erano for
tificati ; lungi non andò , che furono ignominioſamente diſcacññ
ciati anche da queſto Stato . Non potendo iBeneventani ſoffrire
1’ orgoglioſo governo de’ medeſimi , invitarono a venir tra loro
Guido Duca di Spoleti, al cui valore affidati, credevano po—
tere ſcuotere una volta il duro gíogo del Greco lmperio . Paſsò
Guido all’ aſſedio della Città con un copioſo eſercito. Tale fu
l’ impeto , con cui ſ1 gittò ſopra di eſſa, e ’l fuoco , che le ac..
ceſe da tutte le bande , che parte de’ Greci laſciò ſul campo
eftinti , e parte fuggiaſchi ſi diedero in preda alla diſperazione.
Giorgio Patrizio , che col titolo di Governadore preſedeva alla
Città , ricomprò la vita col prezzo di cinque mila ſoldi d’oro .
Abbandonato da’ Greci Benevento nel 894.. il quart’ anno da che
,vi erano entrati, reſtò col ſuo Principato in potere di Guido I .
32.
Intorno a queſti tempi , e ne’ poſteriori ancora, i Sa
racini , iquali s’ erano fatti forti nel Garigliano, ſcorrendo da
per tutto , devaſtavano lo Stato Romano , Capuano , e Bene
ventano . Quello, che a primo aſpetto ſembra doverci ſorpren~
dere , ſi è , che coſtoro annidati in‘ ſito tutto circondato dagli
Stati dei Principi Criſtiani , non pure godeſſero pace e ſicu.
P
I!) Anonyn. Sal-mimi.- qnMùntoti rerum'-
lune. part-1. tom-3.
rezza,`
[flj'CImilL Peregfin. Hinſ, unici-xd, p. q
$033, nr. lulù,
4,,
DEL RlTO GRECO
—
rezza , ma .turbaſſero altresì e il Regno di Napoli , e lo Stato
Pontificio , ſenza concepir timore de’ popoli co‘nvicini . l danni
da eſſi recati ſi debbono in gran parte attribuire , non tanto
alla diſcordia de’ popoli , e alla diviſione de’ Principi Criſtiani,
quanto, e forſe molto più , alla malvagità di alcuni; partico
larmente dei Gaetani, i quali per trarre profitto dai loro la
trocinj , contro a ogni dovere di Religione , e ad ogni legge
di giuſtizia , loro preſtavano ajuto, e ſoccorſo . l Principi di
Benevento tentarono più volte ſnidar da colà quegl’inìquimaſ—
nadieri; ma ſiccome queſti riceveano rinforzi dalla parte del
,Mediterraneo , fecero ſempre valoroſa reſiſtenza . Anzi dive
nuti oltre modo inſolenti , ſi gettarono C011 una funeſtiſlima’
ſcorreria nella Campagna , e Ducato Romano; di maniera che
deſolarono le Chieſe, e famiglie degl’ infelici Criſtiani, fecero
languire nella povertà i popoli, e divorarono le rendite delle
Terre Pontificie . Queſti nuovi ecceſſi induſſero Giovanni X.
uomo di gran coraggio a ſtringere una lega co’ Principi con
finantie vicini, per eſterminargli dal Garigliano. L’ armata na
vale , che aveva richieſta alla Corte di Coſtantinopoli guidata
da Niccolò Patrizio ſopranominato Picingli , venne a chiuder
loro la via del mare , e ad impedire i ſoccorſi , che poteano ſpe
rare dall’ Africa . ll Pa ia per maggiormente animare il popolo
Criſtiano , volle in perſona intervenire aqneſta guerra . L’cièr..
cito de’ Criſtiani in due bande diviſo , ſtrinſe da ogni latoiSa
racini, e per tre interi meſi ne tenne forte , e vigoroſo l’ aſſe—
dio . Privi queſti e di viveri , e della ſperanza di averne; e
però ſoggetti ad una quaſi inevitabile neceſſità di perire , o conz
ſumati dalla fame , o trucidati dal ferro nemico , attaccato il
fuoco alle proprie caſe, ed arneſi, sbucarono impetuoſamente
fuori dei loro recinti , e ſi diedero ad una precipitoſa fuga ,
ritirandoſi alle montagne , e alle vvicine ſelve . Gl’inſeguirono
con tal oſtinazione i Criſtiani, che un prodigioſo numero ne
ſacrificarono alla morte . Queſta glorioſa impreſa è contraſe—
gnata all’anno 9x6. ; e lode ne riportarono i Greci, come nar
ra nella ſua Cronaca Lupo Protoſpata .
Se i Mori furono nel Garigliano ſino all’eſtremo abbattu
, ti; le altre lore brigate , che tuttavia ſi mantenevano vigoro—
ſe e intrepide ne’ contorni della Calabria, non ceſſavano di
aſſiduamente infeſtare quei Criſtiani, e di travagliare in diver
ſe maniere i Greci loro giurati nemici . L’anno dunque 918.
oCCUparono la Città di Reggio; poco dopo Oria; indi Sipon
to) e Taranto z ſecondo la teſtimonianza ſopra addotta delPſro
to pz~
IN [TALlA LlB.ſ. CAP-I.
*5
toſpata . La ſola Città di Roſſano nella Calabria fu immune dal
loro furore . La B. V. rendutaſi ſenſibile alle preghiere de*
Cittadini , s’impegnò a vendicarne gli oltraggi . Apparendo
col manto di porpora ſotto il ſembiante truce e imperioſo ,
con una face acceſa nelle mani riempiva di ſpavento , e ri
ſpingeva dalle mura gli aſſalitori . Regiſtrò queſto prodigio
S. Bartolomeo nella vita, che ſcriſſe dis. Nilo , che circa que'
tempi, cioè nel ſecolo X. fioriva . Cam omnis finitima Regio ,`
tali ſono le parole dell’ Autore , ab Agarenì: B. Nili tempe
flate 'va/fata eſſet , eorflmqae Preda: expofim , ſola”: Roſſannm ab
ea oaſtxtate immune fuit . Idqae , band qaarnqaa”; hamana ape .
ſed Dciparx , qua: locam iſlam imprìmis :alan-tar , anxi/io fa..
Han; eſt . Siquidem car” ſiepe Agareni nofîa irrniſſent , arcemque
lxpugnare tentaſſent ; ſimalatqae ad mania acceſſi/Fat ſcah’r ad.
moti: , fama eſt, e ſuperiori loco ”la/ieri ſimile”: Parpura inda
tarn illir apparuiffe , facem mania”: geflantem , atque illo: pra~
pel/enter”, e maroqae detarbantem: idqae -vermn eſſe reflaban-ñ
tar qm' ex il”: anfngerant. Sdegnati i Greci, per così dire ,
contro a ſe ſteſſi , non mai vincitori in queſti nuovi attacchi ,
ma ſempre vergognoſamente vinti da’ Saracini , preſero le ar
mi col diſegno d’ iſchiantar quella razza dalle Regioni aloro_
ſoggette . ln fatti, riſvegliato il proprio ardite , e gittatiſi alla.
diſperazione attaccarono per mare iloro legni . lMori di for
ze, e di ſpirito ineguali ſi diedero alla fuga. lnſeguiti da’ Gre
ci , furono obbligati a ritirarſi a Fraſſinoro nei confini d’ Ita
lia, e di Provenza I ; donde nondimeno continuarono, non
men che’prima , ad infeſtare per qualche tempo l’ italia . L’an
no 996. ſpinſero il loro furore contro alla Città di Matera,
quale dopo quattro meſi d’ aſſedio , ſoggettarono alla loro cru
deltà; e circa il medeſimo tempo fecero aTricarico ſperimen
tare gli effetti delle loro ingorde rapine .
'
zz.
Credavano i Greci metterſi in ripoſo, da che avevano
con tanto valore diſcacciati i Saracini dal Reame di Napoli,
ed avevano aſſicurato dalle continue loro incurſioni, e rapine
lo Stato Pontificio; ma non mancarono loro altri diſturbi co’
Principi Cattolici, co’ quali ſoſtennero non poche guerre nella
Calabria , c nella Puglia . Aveva Ottone il Grande da molto
tempo diviſato di torre ai Greci quei floridiſlìmi Stati . Per .
riuſcirvi con felice ſucceſſo , ſi valſe dell’ occaſione, che 0p
portuna_ gli preſentò Niceforo Foca loro Imperadore . (Lueſto
Principe ingcloſìto della grande autorità , che Ottone avea
F z
acqui
ft] Flodoatd, in Chrom v. Luitprand. lil”. cap-4.
44
DEL RITO GRECO‘
acquiſtata in ltalìa , e ſoſpettando che macchinaſſe diſcac-ì
ciare i ſuoi ‘Greci dalla Puglia e dalla Calabria, munl ambe
-due le Provincie con forti Preſidj; unendo in Bari Città Me
tropoli della Puglia, il maggior nervo delle ſue truppe . Spo
-dl nel medeſimo tempo ad Ortone Ambaſciadori con diverſi
regali l’anno 967. offerendogli la pace , e chiedendo ſeco amici
zia. Furono eſſi onorevolmente accolti, e riſpediti . Ottone
ſecondando queſta traccia , che contribuiva non poco ai ſuoi
intereſſi . prima di ſperimentare la fortuna dell’armi contro
a Niceforo , volle tentare laſorte , ſe per mezzo d' una ſtretta
parentela poteſſe dalui conſeguire ciò, che ſarebbe ſtato incerto
d’ ottenere per mezzo d’una guerra dubbioſa, e crudele . Si.
portò col penſiere ad introdurre un trattato di nozze tra il ſuo
flgliuolo, e la Principeſſa Teofania nata da Romano Argirò
gia lmperadore d’Oriente , e da Teofania o ſia Teofanone
Auguſta. Era la fanciulla di rara avvenenza , di nobile indo
le, e di non ordinaria facondia . Spedi dunque Ottone in Co_
:ltantinopoli una magnifica Legazione , mandandovi il famoſo
Luitprando Veſcovo di Cremona a domandar Teofania in lipo—
ſa . Si poſe Luitprando in cammino verſo quella Corte l’anno
ſeguente , cioè nel 968. Era egli verſato nella Greca favella;
ſtato ſegretario di Berengario Marcheſe d’ lurea , per cui 'or
dine avea altra volta eſeguito ſimil commiſſione, circa l’an
no 948. preſſo Coſtantino Profirogenito, per l’occaſione, che
egli medeſimo narra al lib.iv. della ſua Storia .
Le perſone della Corte di Ottone non approvavano l’ idea
to maritaggio; o perchè Teofania era figliuola d’un Impe
rador già defonto, 0 per altri motivi. Ma perchè Ottone ſi
perſuadeva di maggiormente fiancheggiare le ſue pretenſiont
co’ diritti, che poteva un giorno riſvegliare ſopra le bramate
Provincie a nome della novella-Nuora, volle cheſieſeguiffe il
trattato . Giunſe Luitprando alla corte di Coſtantinopoli l’an—
no 968. Niceforo mal potendo celare al medeſimo il livore ,
che nel cuore naſcondeva contro ad Ottone , violando il diritto
delle Genti ,. e ſtranamente oltraggiando il carattere di Lega
to , trattò Luitprando con ſomma indegnità, come più am
piamente ſarò- per eſporre altrove l . S’ introduſſe nondimeno
il trattato del grand’ affare, e ſi- pro-poſero d’ ambe le parti le
condizioni . ln fine ſi conchiuſe , eſſer neceſſaria la rinunzia
d: alcune Provincie Napoletane , che dovea rilaſciare Ottone
il GPQCÌ z ſi: bramava la Real Principeſſa per moglie del: ſuo
figliuo
[i] Vida 6511.”;
IN ITALIA LlB.I. CAPJ.
4,;
-flgliuolo . Mentre l’ apparenza del trattato era tutta di pace;
i preparamenti de’ Greci erano tutti di guerra; avvengache` nel
medeſimo tempo Niceforo metteva in ordine unaflotta per in*
viarla contro di Ottone in Italia . lnformato queſti dell’ inde
‘gno ricevimento del ſuo Legato , e dei movimenti di guerra
di quella Corte , ſervendo al tempo, corſe ſubito a porre il
campo ſotto Bari, Città allora ſottopoſta a’ Greci. Ma tanto—
íto fu obbligato a liberarla per le preghiere di Luitprando, il
quale ſtando in Coſtantinopoli in poter del Greco Imperadore,
aveva giuſto motivo di temere , che non piombaſſe ſoprala
propria perſona la ſua vendetta Î . Riuſci come ſivede, inu—
tile queſt’ ambaſceria ; e Luitprando dopo eſſerſi trattenuto
quattro meſi in quella Città , ne fu rimandato ſenza conchiu
fione alcuna. Gli atti di eſſa fedelmente ſcritti da lui e indi-a
rizzati agli Ottoni Auguſti , ſono riferiti dal Cardinal Barof
nio 1 , e tradotti in lingua ltaliana da Monſignor Sarnelli z .
34.
Ottone , ritiratol’ eſercito dall’ aſſedio di Bari , non era
tuttavia ſicuro della buona corriſpondenza coi Greci, nè que
ſti viveano in ripoſo ſopra la ſua fede . Com’ egli era bramo
ſ0 all' eſtremo di dare Teofania in moglie al giovinetto Otto
ne, i Greci non laſciaron paſſare ozioſa queſta occaſione per
tramargli occulte inſidie . Niceforo ,per meno di altri amba
ſciadori offer] ad Ottone la ſua parentela , e l’afficurò di man—
dare ben preſto la Principeſſa Teofania in Calabria . Vi preítò
fede Ottone , il quale ſpcdl ſubito in quella Provincia nobili
Cavalieri con alcuni reggimenti per preſentarſi oſſequioſi alla
Principeſſa , e riceverla con quella pompa , che ſi conveniva
ad una figliuola , e ſpoſa di due Sovrani . (Dando queſti cre
devano eſſere andati coli a celebrar feſte Reali, improvviſa.
mente colti da una imboſcata , che Niceforo avea fatta lor pre
parare, s’avvidero della frode; nè furono in tempo di ripa
rarla . Alcuni di loro furono da’ Greci trucidati , altri pre.
{i vivi, e condotti tra catene avvinti in Coſtantinopoli, e tutto
il loro bagaglio poſto a ſacco .
35. A queſto inaſpettato, e fuuefto avviſo fremendo perla
collera Ottone , e fieramente ſdegnato , diede ordine a’ ſuoi Ge
nerali ,. che con un corpo della più ſcelta milizia inſeguendo
Velocememe iGreci , ne vendicaſſero l’ ingiurioſo tradimento ,
ed eſpiaſſero col loro ſangue , una sì moſtruoſa iniquità. Egli
è impoſſibile a ridirſi con quale preſtezZa , ed ubbidienza a cenni
del
[i] Leitz-und. in tel-tiene . [a] Barona-d MS. [3]‘ 85ml]. ton-7. EpifloL ad ”lun b
4,5-
DEL RITO GRECO
del loro Sovrano, le ſoldateſche Romane ſorpreſero iGreci tra;
ditori , e quanto grande foſſe il macello , e la ſtrage , che ne
fecero . Baſterà ſolo riflettere che quei, ch' ebbero la ſorte di
ſottrarſi dalle loro ſpade , ſovragiunti di poi e preſi , taglia
to loro vergognoſamente il naſo , furono reſtituiti in libertà.
Invaſero altresì , e poſero in contribuzione tutta. quella parte
di Calabria , e Puglia , che apparteneva ai Greci; e carichi
non men di bottini , che di gloria fecero ad Ottone ritorno l .
Soggiacquero i Greci a sì funeſto eccidio l’anno 969. Giunto
il triſto annunzio a Coſtantinopoli, ſervi di motivo al popolo
di congiurare unitamente coll’ iniqua lmperadrice contro a Ni
ceforo Foca , a cui levarono la vita l’anno medeſimo . Ad"
altre cagioni attribuiſcono la morte di Niceforo gli Storici
Greci. Comunque ſiaſi , alzato al Trono Giovanni Tzimiſce ,
volle avere ſtabile amicizia con Ottone . Rivocando ciò , che
il ſuo predeceſſore Niceforo aveva fatto, liberò dalle catene
Pandolfo Principe di Benevento , e di Capoa , il quale preſo
già da’ Greci nella battaglia di Bovino l’anno 969. ſotto il Ge
nerale Eugenio Patrizio ,era ſtato condotto in Coſtantinopoli,
dove crudelmente trattato ſoffriva tuttavia gl’ incommodi d’una
dura prigionia . Come Ottone ſommamente bramava la libertà
di Pandolfo , l’Imperador Tzimiſce, per acquiſtare la ſua be*:
nevolenza ed affetto , lo aſſolve, e lo rimandò in Italia; a
condizione però , che doveſſe far ceſſare le oſtilità nella Pu-_
glia, e Calabria , e dar fine alla guerra contro a’ Greci.
A ſtabilir la pace , e a ſedare le funeſte ſedizioni tra Ot
tone, e Giovanni Tzimiſce, fi adoperò , e usò tutta l’atten
zione Pandolfo grato ad ambidue iSovrani . Nel trattato di
accomodamento fu obbligato il Greco lmperadore a far ſeguire
gli ſponſali tra Teofania , e il giovine Ottone . In adempimenña
to della promeſſa, venne la fanciulla in Italia l’anno 972. I con
ſuperbo accompagnamento , e magnifici revali , da diſpenſarſi
alla Corte Ceſarea. Nell’ ottava di Paſqua ſegui in Roma con
liete feſte , il~ ſolenniſſimo Matrimonio; indi l’lmpcradore col
figliuolo , e .colla Nuora laſciando l’Italia in pace , ſi reſtitui
rono alla Germania . Era queſta Greca Principeſſa di bella c
oneſta converſazione , molto caritativa verſo de’ poveri , e
delle Chieſe . Sapeva conciliarſi l’affetto comune , ed era utiq
liſſtma al governo .
36. ll vecchio Ottone rcndè l’anima al Creatore l’faräto
U e*
[i] Diamante, &Army-m. SalernitdnCht-onik’ [a] Signa-ad ann-,715
n.
ì
IN ITALlA [IB-I. CAP-l.
47
ſuſſeguente 973. ll giovine ſciolto dagliiaffari di là da’Monti,
calò coll’ imperadrice Teofania in Italia l’anno 980. l . Ap
pena mancato di Vivere Pandolfo, I] quale aveva proccurato fra
idue lmpcradori d’Oriente , e d’Occidente , una ſtabile e fer~
ma amicizia , ruppe tutte le corriſpondenze , e rmnovò le an—
tiche gare il giovine Ottone . Erede non men del Regno , che
dell’animo paterno , i ſuoi penſieri rivolſe all’ acquiſto della
Puglia , e della Calabria , che ſtrappare bramava dalle mani
de’ Greci , col ſoccorſo de’ Sovrani diritti della ſua conſorte,
figliuola d’un Greco Imperadore . Cominciò a far leva di
gente , e alleſtire formidabili preparativi per dare principio
all’ ideata guerra . Dacchè Baſilio , e Coſtantino ſucceſſori di
Giovanni Tzimiſce ſpiarono le diſpoſizioni di Ottone, e pe
netrarono l’intenzione di lui, gli ſpedirono ambaſciadori pre~
gandolo a deporre il penſiere di tale impreſa: Ma non avcn1
do potuto ottenere ciò , che bramavano , richieſero truppe
auſiliari dai Mori di Sicilia , e d’Africa , promettendo loro
groſſe mercedi, e generoſe ricompenſe . I Saracini deſideroſi
all’ eſtremo di ritornare alla fertiliſlìma Region di Calabria ,‘
meſſa in piedi una ben corredata flotta navale , accorſero a
ſoſtenere gl’intereſli dei Greci . L’lmperador Ottone al con
trario , con poſſente eſercito compoſto non ſolo d’ Oltramon
cani , ma di Beneventani , Capuani , Salernitani , ed altri po
poli d’italia, aſſediò in primo luogo la Città di Taranto di..
feſa dai Greci, e in poco tempo ſe ne rende padrone . Indi
proſegui il viaggio verſo la Calabria, dove attaccati i Mori,
gli poſe in fuga ._Gh obbligo a ritirarſi in una Città , donde
uſciti poco dopo in campagna in buona ordinanza , e.con
rande ardire , furono nondimeno sbaragliati , e trucidati .
entre i Criſtiani sbandati , ſon dietro a raccogliere le ſpa
glie , comparirono di nuovo ſchierati altri Saracini, i quali
ſenza trovar reſiſtenza, miſero a fil di ſpada quanti ne, ven..
nero alle lor mani , e reſtarono padroni del campo . Ottone
ridotto a mal partito , e vedendoſi precluſe tutte le ſtrade alla
fuga , cercò metterſi in ſalvo dalla parte del mare . Poſti gli
occhi ſopra una galèa venuta dali’ Oriente a raccogliere itriñ
buti di Calabria, ſpinſe il cavallo nell’acqua; e da un ſoldato
ſchiavone, che il riconobbe, fu introdotto in eſſa. Datoſi an
che a conoſcere al Capitan della nave, il pregò, ed ottenne,
di ſpedire un meſſo all'imperadrice Teofania; ſicuro che ella
'
[i] “Madama".
verſe
43,
DEL RITO GRECO
verſerebbe loro gran teſori per riſcattarlo . Soggiornava l’Atí-Î
guſta Principeſſa nella Città di Roſſano ; quando informata di
quel , che dovea operare , allorché` compari la nave Greca ,
fece uſcir da quella Città gran numero di giumenti carichi di
ſome , credute piene d’ oro , e di prezioſi regali. Montano
Teodorico Veſcovo di Metz in alcune barchette guidate da bra
vi ſoldati traveſtiti da marinari , s’accoſtò alla nave Greca per
conchiudere il trattato del riſcatto . Condotto ſulla proda Ot
tone , allorché ſi trovò a viſta de’ ſuoi ſpiccò un ſalto , lan
cioffi nel mare , e nuotando arrivò in ſalvoal lido , ſeguitato da
quelle barchette con grande ſcorno , e confuſione de’ Greci l .
Ottone ſottrattoſi dalle mani de’ Greci , fremeva per la
rabbia. Altri penſieri non rivolgea nell’ animo , che di ſtrepi.
t0ſ3 a e crudele vendetta . Venne a Verona l’anno 983. col
principal diſegno d’ adunare un eſercito più poderoſo , e ſpin
gerlo contro a’ Greci, e Saracini . Tenne una dieta generale
in quella Città compoſta di Principi Italiani , e Tedeſchi, iqualí
ſommamente afflitti , e coſternati per la rotta poc’ anzi rice
Vuta in Calabria da’ Greci , e Saracini, con unanime ſenti~
mento acconſentirono alla propoſizione loro fatta di rinno
vare con maggior calore la guerra . Mentre Ottone facea gran
di apparati, e diſponeva un formidabile eſercito per condurlo
a danni de’ Greci, e Saracini , venne a Roma nel meſe di Di~
cembre del detto anno 983. ; e quivi ſorpreſo da mortale in
fermità , diede fine a’ ſuoi giorni. A queſta notizia ſvegliañ
tofi Baſilio lmperadore d’Oriente, paſsò con fiorito eſercito
in ltalia , e rapidamente volando per le Città perdute , non
ſolo queſte ricuperò , ma conquiſtò altresì molt’ altre fortez
ze , e preſidj. Tra le altre , riduſſe in ſuo potere Benevento .
Simpaticio o Sabbaticio Greco Generale di quell’ impreſa, por
tava il titolo ſeguente . Imperiali: Pratoſpatarím Ò- Stratigò
Macedonia? , Thracíx , Cepbalenix , atque Longobardìa: 3 . Del
titolo di Signori di Lombardia, che s’arrogavaiio i Greci , e
dell’uſo di queſta voce , ho abbaſtanza ragionato qui ſopra s .
37. Dopo la morte d’Ottone , Terzo di queſto nome ,
nel declinare del ſecolo X. iGreci ſi riſtabilirono con maggior
vigore e poſſanza nella Puglia , e Calabria . ll loro dominio
ſi rendè in queſti tempi molto più confiderabile di quello foſſe
negli anni precedenti, sì per ciò che riguarda l’ampiezZa de’`
confini accreſciuta di molto ; come per l’ aſſoluto lmperiq1 i
c e
[i] Muratori ad anti-982- [a] Leo Oſtienf. Chronic.Caflinen. …Lhc-p.49. [3] num-u
IN ſTALIA‘ tim. CAP.Il.‘
4,
èhe riacquiſtarono , non meno gl’lmperadori d’ Oriente nel go..
verno politico e temporale , che i Patriarchi di Coſtantino
poli nella giuriſdizione Eccleſiaſtica e ſpirituale , come a ſuo
luogo vedremo. G1’ lmperadori per tenere a freno i ſudditi,
della cui infedeltà temevano a ragione; e perchè in oltre duñ
bitavano , che iGermani non ritornaſſero ad aſi'alirgli ; e che
i Saracini , ancorchè confinati in alcune rocche , non gli tur~
baſſero colle ſolite loro ſcorrerie (giacchè fortificati nel mon
te Gargano , non tralaſCiavano , quando lor veniva tatto a di
ſcompigliare la Puglia) edificarono ivi molti , e forti Caſtelli,
Città, e Terre, che ſon ora diſtrutte .
_
Ecco dunque lo ſtato della potenza de’ Greci nel regno dl
Napoli nella fine del ſecolo x. , dopo la morte d’ Ottone ill. , a1
lorchè regnavano nell‘Oriente gl’ imperadori Baſilio ll. , e Co
(tantino 1X. Aveano 1 ſotto il loro dominio la Puglia , e la Ca
labria: Provincie, le quali dilatando molto i loro confini, ab
bracciavano tutta la Puglia , la Japigia, la Meſſapia , e l’una , e
l’altra Calabria , con quella parte della Lucania , che ſi ſtende ver
ſo il mareJonio . I Ducati di Amalfi , diNapoli , e Gaeta , an—
corchè riteneſſero aſpetto di Republica, erano nondimeno per
antÎChe ragioni, dipendenti dagl’ lmperadori d’ Oriente . Che
l’anno milleſìmo di noſtra ſalute , aveſſero queſti ampliato la loro
Signoria nella Puglia, ſi raccoglie da un Diploma di Gregorio
Protoſpatario , e Catapano d’ Italia , contraſegnato colla data di
queſt’anno 1 , in cui conferma al Monaſterio diMonte Caſſino
varie Tenute poſte in Leſina , Aſcoli, Canoſa , Minervino , e
.Trani . Non oſcuro argomento , che tali Città foſſero ſoggette
_in quel tempo , cioè, l’ anno millefimo , al dominio de’ Greci .
CAPO
II;
Le Chieſe delle Provincie delle due Sicilie ſono ſoggette
al Sommo Pontefice come a loro Metropolitano ,
fino al ſecolo vm.
Souuanto.
z
L dominio che/bp”: le Pro‘vincie Napoletane eſercitara no i Greci, porta ſeco
Io ſconvolgimento de' diritti
[i] Giunone Iftotil civile lib.8. ”P3-
dell’anticoMetropolitano ſas
pra le Chieſe .
z Due eſercizj di poteſtàſidi
flingnono nel .Sommo Ponte
fee,
[z] Apud Muratori AnnalJul. ad nando”;
In diſſetm-ó. in fil!
,o
DEL RlTO GRECO
fica ; di Patriarca , e di
Metropolitano . Si narrano
brevemente le contro-verſie
nate nel ſecolo poſato in—
torno a queſti due ſovrani
diritti .
’3 I Vaſco-tu' delle' Provincie Napoletane riconoſcono perloro jl/Ietropolitano , il Sommo
i
Ponte/"ce ſino all’anno 730.
'4 La Chieſa di Napoli non ebbe
in qneſtí tempi l’ onore .Ar—r
cioeſcooile ; ancorchè IL)
Città godefl'e la prerogativa
di Ducato .
5 I Veſco'vi della Sicilia ſono
ſoggetti, come quei di Napo..
li , al .Metropolitana Rorna~
no; ancorchè alcuni di eflì
fienſlati onorati colla oli-viſa
del Pellio .
6 Varioſentimento degli Scrit~
tori Siciliani intorno al .ll-le*
Napolitano di Sicilia .
’1.
E le Provincie , che ora il Reame di Napoli compon
.
gono , ſtate giì porzione d’ un grand’ lmperio, qual fu
il Romano, e il Greco; e di un' gran Regno, come fu quello
d’italia ſotto i Goti ev Longobardi, ſperimentarono l’ infelice
ſorte~ di dÌVenire teatro miſerabile di lagrimevoli guerre , co
me ho eſpoſto qui. ſopra; le loro Chieſe del pari in tante ri
voluzioni , e cangiamenti , quanti ne abbiam deplorato ſino al
ſecolo x.- non furono laſciate in ripoſo ; ma divennero altresì
ai Veſcovi di Bizanzio un vaſto campo d’ ambizione ,. in cui
trionfò , con ſommo danno del Romano Pontefice, la loro uſur
pazione, e tirannia . Governate ſi videro da’ Veſcovi ora Gre~
ci, ora Latini; e ſoggette alcun tempo al Patriarca di Coſtanñ
tinopoli, ed alcun altro al Pontefice Romano. Nei primiſette
ſecoli riconobbero per loro Metropolitana il Papa’. da C111 ri—
ceveano i regolamenti Eccleſiaſtici . Paſſarono d1p0f nell’otto
vo , ſotto la giuriſdizione del Patriarca d! COMHUNOPOll 2F
furono alcune per trecento anni da eſſo governate . Avendo io
adunque nel precedente Capitolo eſpoſto i _varj cangiamenti
dc’ dominj , che le Provincie delle due SiCilic ſperimentaro
no nel corſo di dieci ſecoli: conviene ora deſcrivere il vario
aſpetto delle lor Chieſe , la mutazione del loro governo , e la,
ſuggezione a’ diverſi Metropolitani Greco, eLatino in tutto lo
ſpazio di detto tempo . Prima di deſcrivere queſto ſtrano can~
giamento . giovami per maggior chiarezza ,. dimoſtrare in que
:ſto Capitolo, che le Chieſe di Napoli, e di Sicilia dal princi~
‘pio di lor fondazione furono regolate dal Metropolitano R0
mano fin al ſecolo vm. cioè fin quando il Patriarca di Co~
_flantinopoli con temerario ardite, uſurpate le ſue ragioni ,riſe
"
.
‘
tra e
iN ITALIA LIB.I. CAP.Il.
’,z
.traſſe alla ſua ubbidienza , e alcune di eſſe trasferì ancora al
rito greco .
2. Non è mio diſegno, nè l’iſtituto dell'Opera il richie—
de , che io 'abbia a favellare dell’ autorità Patriarcale eſerci
tata dal Sommo Pontefice ſopra tutto l’ Occidente . `Sarò ſolo
contento riferire brevemente le controverſie nate nel ſecolo
paſſato ; acciocchè chi di tali materie non è pienamente in—
teſo , non abbia a confondere due eſercizj di giuriſdizione di
gran lunga diverſi fra loro , cioè , di Patriarca, e di Metro
politano, iquali fra gli altri ſovrani diritti nel Romano Ponte-ñ
fice riconoſciamo . Claudio Salmaſio , e Giacomo Gottofredo
uomini Proteſtanti , altrettanto dotti , quanto furioſi nemici
della Romana Chieſa, volendo limitare tra anguſti confini la
poteſtà immediata del Romano Pontefice , roſſor non ebbero
d’opporfi al ſenſo comune del Mondo , e dichiararla inferio—
re a quella de’ Veſcovi Aleſſandrino, eAntiocheno . Pubblico
Salmaſio in Parigi l’anno 1618. un libro anonimo , in cui ri—
ſtringeva il Patriarcato Romano alle ſole Provincie ſuburbica
rie ſoggette alla o*iuriſdizione del Prefetto Urbano ; preten
dendo che le Chieſe ſuburbicarie foſſero quelle , che ſ1 conten
gono nelle Provincie compreſe nel diſtretto di cento miglia
attornoaRoma; cioè, del Piceno, della Toſcana, del Lazio ,
e della Provincia Valeria . Giovanni Launojo della Cattolica
comunione bensì ,ma acerrimo oppugnatore,quanto altri mai
foſſe, dell’autorità del Romano Pontefice, venendo in ſoccor
ſo di Salmaſio , ſcriſſe col medeſimo ſpirito di .partito la diſ—
ſertazione intitolata., De ”Fia Nim-’m’ Czmaflir ſèxti intelligefl~
till. Giannone con Dupino più liberali di Salmaſio, e di Lau—
nojo giudicarono poterſi accordare a’ difenſori de’ diritti Pon~
tificj , le Chieſe ſuburbicarie eſſere ſtate quelle , le quali nelle x.
Provincie ſoggette al Vicario di Roma contenevanſi 1 . Ta
li erano: la Campagna: l’ Etruria, e l’ Umbria: il Piceno ſu~
burbicario: la Sicilia: la Puglia , e la Calabria: la Lucania,
e i Bruzj: il Sannio: la Sardegna: la Corſica: e la Valeria .
Negano al Romano Pontefice il diritto Patriarcale non pure
ſopra le altre Provincie dell’ Occidente , ma anche ſopra le vu.
ſottopoſte al Vicario d’ Italia , cioè , ſopra la Liguria : l’ Emiñ
lia: la Flaminia, ovvero il Piceno Anuonario : Venezia , a cui
fu dappoì aggiunta l’lſ’cria; le Alpi Cozzie 3 e l’ una , e l’altra
,ñ
G a
[i] Giannone libf. cap. ultg
`\
‘
`
Re:
l
,z
DEL RlTO GRECO
Rezia . Ma tutti gli altri Scrittori inſigni per fama di dottri~`
na, e di erudizione, ancorchè Greci e dallo ſciſmaſedotti 1 ,
confutata egregiamente la contraria opinione come che ſmen
tita. da tutta l’ antichità, e dal conſenſo di tutti iſecoli, con
fortiſſimi argomenti hanno dimoſtrato, avere avuta la poteſtà
Patriarcale del Romano Pontefice maggior ampiezza. diquella,
che gli Autori ſopra citati a lor talento s’ immaginarouo , a
ſolo fine d’ indebolire l’ autorità ſovrana del Sommo Pontefi—
ce . Sono pertanto, eglino d’ avviſo , che l’ autorità Patriarcale
di lui ſiaſi ſempre mai ſteſa ſopra le Provincie dell’ lmperio Oc
cidentale , cioè , ſopra la Provincia italica , colla ſua Metro—
poli Milano . Sopra la Dioceſi dell’ Africa , colla ſua Metro
poli Cartagine. Sopra la Dioceſi delle Spagne , colla ſua Me
tropoli Siviglia . Sopra quella delle Gallie , colla Metropoli
Trewiri . Sopra l’altra delle Brettagne , colla Metropoli E710
ra , o, ſia Ford”; e ſopra la Diocefi dell’illirico colla ſua Me
tropoli Teſſalonica . Per iſchivare la confuſione, che potrebbe
agevolmente naſcere dalla varietà de’ nomi, convien avverti
re , eſſere ſtate le Città, dove i Primati ebbero. una volta le
loro* ſedi, in varj tempi ſovente mutate I . Tra tant’ illuſtri
Scrittori ſi ſono diſtinti alcuni, i quali colle dotte penne , e
con ſoda erudizione hanno confuſa la temeritrt, e l’audacia di
coloro , che l’ordinaria , e immediata giuriſdizione del Patriar
ca Romauo tra limiti troppo anguſti avevano riſtretta . Con
tro a Salmaſio ſcriſſero Pietro de Marca, Arrigo Valeſio , Ma
nuele Scheleſtrat ; e particolarmente. il P. Sirmondo., il quale
l’ anno 1618. produſſe al pubblico» un trattato , che porta il ti
tolo . Cenſura Cofljeëi‘um Anonymì .Scriptarir a': Sabarbícarz‘ír
_Regionibm , é* Eccleſia/Hei: .~ Le difficultà propoſte da Lau—nojo
furono abbattute da Criſtiano Lupo, da Antonio Pagi, e da
Natale Aleſſandro. Finalmente a’ giorni noſtri ha meſſe in
chiaro lume le ragioni del ſommo Pontefice contro, a Gianno`
ne, e al ſuo maeſtro Dupino 3 , il chiariflimo P. Gian’ Anto
nio Bianchi di .Lucca dell’ordine de’ Minori, il quale egregia—
mente iſtruito dei diritti dell’ Apoſtolica Sede , ha. avuta occa
ſione d’ eſercitare la ſita vaſta e ſoda erudizione nel campo di
batta
[1] Nîlus Doxopatr.de primatJ’apz-
eccſeſiaſt. Scheleſtrat antiquît.. ec
l.z. ad can.6. Cone-Nicizni. Zonar.,
“ cleſ. to.z. diſſert.4. c.4.. 8( ſeqq.
& Balſam. in notis ad eumd.canon.
[g] Bianchi dell’eſteriore Politia del
[z] Vid.Carolum a S. Paulo geogr;
la Chieſa to.4›. libn. cap-103 5-16,
IN ITALIA LlB. I. CAP.II.
‘33
battaglia, in cui entrato coraggioſamente contro a’ nemicidella
poteſtà della Chieſa , non ſenza gloria perpetua del ſuo nome ,
gli ha del pari debellati e ſconfitti colla forza degli argomen~
ſi › e con lo ſcioglimento delle difficulta, che portate da loro
in trionfo ſembravano uaſi inſuperabili ed invincibili.
3. Paſſando ora a avellare del diritto Metropolitico del
Papa , ella è opinione della maggior parte degli Scrittori, che
il Veſcovo di Roma eſercitava le ragioni di Metropolitanoſo
pra tutte le Chieſe d’italia, e la ſola Roma n’ era la Metro
poli eccleſiaſtica . Iſtituiti dappoi per autorità di lui , dopo la
metà del ſecolo tv. i Metropolitani di Milano , e di Aquile
ja: nel ſecolo v. quel di Ravenna: etra ’l v. e vr. quel di Ca-ñ
gliari nella Sardegna , furono riſtretti a più brevi confini i
limiti della Metropolitica poteſtà del Sommo Pontefice . Ri
maſero a lui ſoggette le reſtanti Provincie del Vicario d’ lta—
lia; e le ſuburbicarie ſottopoſte al Vicario di Roma, ecettuata
la Sardegna . Tutte le predette benchè diviſe in molte foſſero
nella civil diſpoſizione, non comprendevano che una ſola Pro
vincia nella conſiderazione eccleſiaſtica . ll Papa dunque non
pure come Capo della Chieſa, e Patriarca , ma come Metro
politano ancora eſercitava la ſua autorità ſopra le Provincie
contenute in tutto quel tratto, che oggidi Reame di Napoli
edi Sicilia ſ1 appella., le quali non riconobbero altro Metro
politano nei primi ſette ſecoli della Chieſa, che il Veſcovo di
Roma. 1 Prelati di eſſe erano ſuff'raganei del Sommo Pontefi~
ce , il quale regolava l’ elezioni , e definiva le conteſe, che na—
ſcevano. A lui s’appartenevano le loro ordinazioni, che ode`
legava ad altri, o ſovente conferiva egli ſteſſo; facendo veni—
re l’ eletto a Roma . Spogliava i Veſcovi delle loro Sedi , quan-ñ
do gli conoſceva. immeritevoli , e dava ogni altra neceſſaria
providenza al buon regolamento dell’eccleſiaſtica diſciplina .
Chiara teſtimonianza di queſt’ autorità ne rende nel quinto ſe~
colo il Sommo Pontefice Celeſtino I. 1 , il quale ſcrivendo a’ Veſ
covi della Puglia, e della Calabria, ſignifica loro eſſere di ſua
ragione lo loro conſnrazione: Audi-aim”: qua/Ham propriz': de
fiìtata: refforíbm Civita”: , Epä/eopor fibi *vel/e parere de Lai—
CÌÎ › tantamqae faflígíam tam *vile Credere, at hoc h:: , qai ”0”
Duo , ſed jacalo militat'eraar , xflíment ”0: poſſe con/erre; ”on
ſol/rm 'male de clerici: ſi”: , i” qaoram contemptam hoc facíum‘ ,
[i] Cceſeſtini I.Epiſt.ad Epiſc. Apul~&Ca]abr.-
j'adi
,4
DEL RITO GRECO
judícantet; ſed de N0111': peffime, quo: creda”: hoc poſſe fac-ere;
ſentienter . Che tale altresì foſſe l’ autorità , che il Sommo Pon—
tefice in grado di Metropolitano eſercitava nelle Chieſe del
Reame di Napoli nel ſuſſeguente ſecolo Vi. , abbiam illuſtri
documenti nell’Epiſtole di S. Gregorio M. x , indirizzate e a’
Veſcovi di quelle Provincie , e a’ Suddiaconi romani, che ivi
reggevano i vaſti patriinonj di S. Pietro , iielle quali delegati
do la ſua giuriſdizione , e loro incaricando varj affari eccleſia
ſtici, non laſcia lucgo a dubitare , che ſopra di eſſe non godeſſe
quella pieniflima giuriſdizione Metropolitica , di cui favelliañ
mo . Per diſcendere alla prova di sì incontraſtabile verità , ſe
non c’increſca ſcorrere alcune di tali lettere, vedremo a Pie
tro Veſcovo d’Otranto 1 commeſſa la cura di vifitare le Chie~
ſo di Brindiſi , di Lecce , e di Gallipoli ; ed obbligati i loro
Veſcovi a: ad ”or ernia”: conſt-crudi. Ad Onorio Veſcovu di
Taranto z conceduta la facoltà di coſtruire una Chieſa Parro
chiale col fonte Batteſimale. Ammiraremo il ſommo corag
gio, onde fece fronte agli Uffiziali imperiali, i quali tentava~
no ſottoporre ai pubblici peſi i beni della menſa Epiſcopale di
Gallipoli, e de’ ſuoi Miniſtri 4 . Oſſerveremo iſavj provvedi
menti dati per l’elezione de’ Veſcovi di Capoa , di Napoli,
di Cuma , di Miſeno nella Campagna , e de’ Veſcovi di
Apruzzo r . La Chieſa di Napoli ſconvolta da’ diſcordi par
titi , e da funeſto ſciſma travagliata non potendo venire alla
concorde e pacifica elezione del ſuo Paſtore , il provido Pan..
tefice ingiunfe a Pietro Suddiacono della Campagna 6 , che , con`
gregato il Clero , eleggeſſe due o tre de’ più ragcuardevoliſog
getti, trai quali avrebbe preferito al governo il piu degno . E in
vero, eletto in tal guiſa Fortunato ricevette dal Papa l’ impo.
ſizion delle mani. Molte altre lettere ſono ſtate da S. Gregorio
ſcritte a queſto Veſcovo , alla cui cura commette la viſita delle
Dioceſi della Campagna . Finalmente il medeſimo Pontefice de
poſe dalla Sede di Napoli Demetrio reo di gravi delitti , e mandò
a regger quella Chieſa un certo Paolo; fintantochè aveſſe al—
tri
[13 V. PP. Maurinos in not. ad Epiſtolas S. Gregor. pagati”.
[1] S.Greg.ad Pen-um Epiſt.Hydi-unt.
lib.5. Epiſt.4ç.
[3] ldem ad Honor. Epiſcop.Tai-ent.
lib.t_t. Bpm.“
[4} Ad Serg. Epiſt-tos. lib.7.
[5] Id. EpÎſt-lg- líb-4- &Epíſh 2.6.
lib. ts.
ſ6] [d. ad Petrum Subdiacon. Cam—
pan. lib.z. Epiſt-gs
'trimenti deliberato del ſucceſſore . Qyeſti atti di delegata giu
riſdizione , ſiccome ſuppongono nel delegante l’autorità di Me`
tropolitano ,ſecondo l’oſſervazione del Cardinal Noris I , fanno
chiaro argomento del Metropolitico diritto, che il Papa eſer~
citava ſopra le Provincie compreſe nel Regno diNapoli, co<
me ſuburbicarie , e a ſe ſoggette .
La facoltà , che iSommiPontefici davano ſovente a’ Veſ
covi del medeſimo Regno, di conſecrar Baflliche, e che non
potevaſi concedere da altri , ſomminifira un altro grave fon
damento a favore di quella comune opinione . A’ Veſcovi
Provinciali non era lecita la dedicazione delle Chieſe, ſe non
aveſſero prima ottenuta la facoltà dal loro Metropolitano, co
me ſulla fede di ottimi documenti, provano il Noris 2 , e
Criſtiano Lupo z . Quindi ne naſceva , che lìccome i ſoli Veſ
covi delle Provincie ſuburbicarie erano ſoggetti al Papa— , co
me a loro Metropolitane , eſiì ſoli e non altri eran tenuti ad
implorare la ſua autorità , di poter conſecrare Bafiliche , co—
me argomenta il P. Conſtant 4 ſcrivendo : Pmter co: , qm" ;añ
ter Provincia: degebzmt ſitburbicaria: , ifl-veflm: efl ”ema , qm’
Baſilica!, *nel Oratorio con/?erariali ju: a Sede Apoſtolíea petierit .
ll P. Garnerio nel libro diurno de’ Romani Pontefici i‘ rap
porta le formule della poſtulazione de’ Veſcovi ſuburbicarj- , e
della conceſſione ,.che Ioro ſi faceva della predetta facoltà .
Ora, tale licenza non ſi accordava a’ Veſcovi del Regno di.
Napoli, che dal Sommo Pontefice , ſcrivendo di elii S-Gela~
ſio: Baſilica: ”Mixer ínſtimmr, .non reperiti: ex more prxeeptioq
iti/mr , dedicare ”0” aaa’eant 6 . li P. Martene con chiari ar
gomenti dimoſtra , che in Italia non era permeſſo a verun Veſ
covo dedicare Baſiliche, il quale non aveſſe ottenuto dal Some`
mo Pontefice , il conſenſo. D1 Italia rame” , ſono parole del
lodato Autore, id ”0” prxſumebant ‘vel ipſi Dìaeceſafli EFI/copi,
aiſi impetram pri!” a Summa Pontifice film/tate" Un altra con—
vincente prova, ſ1 trae dal titolo, che i Sommi Ponteficiado<
pravano, ſcrivendo a' Veſcovi delle Provincie Napoletane ne’
tempi di cui ragioniamo , cioè, dal primo fino all’ ottavo ſe
colo della Chieſa . Non ſ1 legge avergli mai onorari coll’ap
pellet*
[i] Card. Noi-is dìR‘ert. Hifior. de Synod. V.
10.1. cap. [0- pag-756. edit. Verou.
[2] Idem :0.1. ”3.742.
[3] Chriſtìzn. Lup. ad vu. Comi!. Gen.cap.8Sc ad Concil. hrdicen. cap-6. in in.
[4] P. Conſtant. in Pram- ad :0.1. pag-un,
minus. ,I pagawm. n.45.
[5] P.Garuer. lib. Diur. Roman. Pontiflcap.5.
lit.3. & 4.
[6] S. Gel-[ius Conſtitut- , qu: extu in Bn[
lario Romano tom.). recent. edit. pag. $9
n.6- k :7.
,g
DEL RITO GRECO
pellazione di Metropolitani , o Arciveſcovi , la quale involveſ
ſe poteſtà , e giuriſdizione; ma d’ eſſerſi bensì valſuti d’ altre
formule , indirizzando loro lelettere con la ſeguente , 0 ſimile
eſpreſſione , Ad Epiſcopor per Lucania”: , é* Brutìos conflituto: .’
Ad Epiſcopo: Brntior. Ad Epiſcopo: Campano: . Da tutte queſte
coſe ſi rende manifeſto , con quanta ragione tratta da tanti
gravi argomenti unitamente conſiderati, s’attribuiſce al Sommo
Pontefice , il pieno eſercizio della giuriſdizione Metropolitica.
ſopra le Chieſe delle Provincie Napoletane, come tra gli »altri
lodati Autori, riflette il ſopramentovato Criſtiano Lupo.
Con molto apparato di Eccleſiaſtica erudizíone anno ama'
piamente illuſtrato queſt’ argomento Pietro de Marca Arciveſ
covo di Parigi l , il quale s’ eſprime colle ſeguenti parole :
Nnlli dnbìm” eſſe poteri: , qnín Epzfiopornm ordinationer, non
ſolum in Provincia Romana , ( qno jnre compilare: Metropolitani
patiebaflztnr) ſed etiam in *vicini: qnibnſdam Prot/inch': obtine~
ret Roman”: Pontifex . De Prooíncììr Urbicariir, idefl de Pro
-w'nciir illir decem, qua: Vicario ?l'ſblſ parebant , (5)* per Campa
nìam , Brnrior, Apttliam, Calabriam ad Siciliane uſque preten—
debantur, non eſt dabítana'í loc”: . Sottoſcrivono a tale ſenti
mento Leone Allazio , Criſtiano Lupo , 'Emmanuele Schelſtrat ,
Natale Aleſſandro , il P. Sirmondo, il Cardinal Noris , ed i
PP. Maurini 2 .
4. Benché certa coſa' ſia , che le Chieſe delle Provincie Na~’
poletane non foſſero mai innalzate agli onori di Metropoli, e
Arciveſcovato , ſe non da’ Patriarchi di Coſtantinopoli dopo
l’anno 730. alcune più preſto , altre più tardi ; non eſſendo
eſſi entrati prima di tal tempo nella pretenzione di ſoggettarle
al loro Trono , come fecero di poi: nondimeno Auberto Mi
rco 3 immaginoffi , che la Chieſa di Napoli foſſe ſtata elevata
in Metropoli dal Pontefice S. Gregorio Magno , e che il ſuo
Prelato gli onori di Arciveſcovo acquiſtaſſe ſino dal ſeſto ſe—
colo della Chieſa . Fonda la ſua credenza in due iſcrizioni di
altrettante Epiſtole di quel Pontefice, in una delle quali ſìlcg`
ge 4 , Gregori”: Arcbieptſcopo Neapolir; e nell’altra Gregori!”
Viffo
[i] Petri” de Marea de coneord. Sacerd. k
lmp.|.r.c.i- 5.3- k 4[a] Alla:. de conſenſ. liba- capa. Chriſt.
IMp-:d vu. Cone-Genn- clp.8. k ad Cone.
Surdi:. cap.6. in ñn. Schelflrlt. lntiq. Eccleſ. [0.2. diſſert.6. “p.4- arl-‘l- n.4. Na—
tal. ab Alexand. ſnc. iv. diſſerlao. l’. Sir-
mund. to.4. oper- traflar. de ſuburbic. E::
cleſ. ”p.4. Norie 20.!. diſſert.Hiflor. do
v. Synod- cap. lo. pag. 741. edit. Veron
PP. Meurini in notis ad Epiſtu. S. Grego
rii Magni .
[3] Aubertur Mirzus EccleſJ’olit- “bunny-3.‘
& in notitia Epiſcoporum .
[4,] D; s“… Moi-ch. “Pd.
IN ITALlA` LIB.I. CAP.II.*
3,,
VìEZorî Arcbiepiſt-opo Neapolis I . Ma dal conſenſo degli Scrit
tori più eruditi viene tal opinione comunemente rigettata; :t
.cr
perchè ne’ codici più corretti, e ~più antichi, dell’ Epiſtole di
S. Gregori0,non leggeſi il titolo di Arci-veſcovo , ma di Veſco—
vo, come oſſerva il Caracciolo ² ; si perche lo Scrittore delle
indicate lettere altro ſia , che il Magno Gregorio, nel cui Pon..
tiſicato neſſun Veſcovo col nome di Vittore governò la Chieſa
di Napoli . Per la qual coſa diviſi ſono i ſentimenti de’ Cano..
niſti; riconoſcendo alcuni per Autore di eſſe Gregorio ll.; e
credendo altri, doverſi attribuire a Gregorio IX. Sopra tutti
deve prevalere il ſentimento del Chioccarello , dell’Ughelli ,
e del Lucenti , i quali concordemente rendono quelle due Epi
ſtole a Gregorio Vl., da cui fu governata la Sede Apoſtolica
dall’anno 104.4. fino al ;047. Queſt’epoca opportunamente cor
riſponde all'età di Vittore annoverato in circa un tal tempo
nel catalogo de’ Veſcovi di Napoli s ; eſiccome la Sede Na—
poletana era gia ſtata ſublimata al grado di dignità Arciveſco
vile ſin dall’anno,o 966. , o 968. come ad altri piace , perciòta
ragione Gregorio Vl. nelle due mentovate lettere ſcritte aVit
tore , l’onorò collo ſpecioſo titolo di Arciveſcovo .
Che ſe alcuno voleſſe trarre la qualità Metropolitica
nella Chieſa di Napoli dalla prerogativa di Ducato , che la
Città godeva non ſolo nell’ età anteriore a S. Gregorio Ma-`
gno, ma ancora dopo l’irruzione de’ Longobardi , cadrebbe
in uno ſtrano errore. Sebbene il Ducato ſtendeſſe il ſuo domi—
nio, ſecondo la civil diſpoſizione , ſopra molte Città; a diſtin
zioe della Contea , cui una ſola ubbidiva ; ed ancorchè Napo.
li di nove Città foſſe la Capitale , onde il nome di e’wtouro'Àie
acquiſtò 4 ; nondimeno , come la diſpoſizione civile dell’ lmpe.
rio non ſempre andava del pari gareggiando con l’Eccleſiaſti-ñ
ca; quindi il dotto Ughelli ci fa avviſati, non doverſi trarre
la dignità Ecclefiaſtica di Metropoli in conſeguenza dell’ono.
re civile del Ducato ; recando di queſto ſuo ſentimento altri
eſempj , e documenti. Duce: , così egli ſcrive , uo” neceſſario
iuferebaur i” Cioitater, quorum Duce: eraut, Metropoliticam di~
guitarem Eccleſiuſtieum . . . . . . neque id jurir , aut pote/lati: il”
habebaut . Exemplo ſiut Spoletum , Brixia , Trideutum, ÒCaÎn_
pani-8 Propemoa'um couſine Beueqxeutum . A” quidem alioquin
prec/a.
[lſ De Religioſi domib” up…
[a] Caracciolo: de ſac. Eccleſ. Neapol. tnonum . CIP. l -
(Il 'ide Muoeehi de Cnhodr. Neagoiit. in
indice Epiſcoporum pag. un”.
[4] Petrus Subdiac. in 'in S.Athanalii Epiſc
Napoli:.
.
,z
DEL‘RITOGRECO‘
raclam Arbei- , quamquam Dacanas :italo a Longobardi: Print-1‘;
pih”: cubane/?atx ffleriflt , ”0” eodem tamen tempore faEZa: ſu”:
Metropoles , ſed di!) pofl . Imc) nec Brixia , mcSpo/etum , idh0~
”os-ì: ó- dígnitatis haffemu acquiſíetmzt l -
5.
Dalle Chieſe del Reame di Napoli paſſando a quelle della
Sicilia, agevole coſa ſarà il dimoſtrare colla ſcorta delle me—
deſime ragioni, eſſere ſtate ancor queſte ne’ primi ſecoli , nien
te meno di quelle , dipendenti e ſoggette al Sommo Pontefi
ce, come a Metropolitano, ſin quando non furono, per am
bizione de’ Greci Patriarchi ,dalla ubbidienza , e ſoggezione
di lui diſtaccate . Nella Sicilia come Provincia Suburbicaria 7
oſſerviamo , aver iſommi Pontefici la medeſima autorità eſer
citata intorno all’elezione de’ Veſcovi , che ſopra le Chieſe
della Calabria , della Puglia , de’ Bruzj , dC’ Marſi a C deua
Campagna ..Non vi ſono monumenti più chiari a far cono
ſcere la verita di queſta opinione, quanto quei, che ha dili
gentemente raccolto un recente Autore I ; da’ quali ad evi
denza reſtando provato , che i Veſcovi della Sicilia riceveva~
no dal Romano Pontefice l’ordinazione , e la facoltà di con
ſecrare Baſiliche; che in oltre ſi preſentavano ai Concilj Pro
vinciali, i quali ſi celebravano in Roma , ſul primo due vol
te , e dipoi una ſol volta l’anno : che d’ordine del Papa ſi
uniformavano a’ principali riti della Chieſa Romana; Cd in fl
e, che le Cattedre prive di Paſtori erano regolate da’ Viſi—
tatori ſpeditivi dal Papa , fintanto che ſi dava loro il Succeſſo
re; manifeſto ſ1 rende , che il Sommo Pontefice eſercitava ,
come ſopra l’ altre Chieſe del Reame di Napoli, cosi anche
ſopra quelle della Sicilia , l’ autorità di Metropolitano . Che
ſe per avventura alcuni Veſcovi di queſt’lſola ſono ſtati fre—
giati , prima dell’ invaſione de’Greci PatriarChÎ y dell’onore del
Pallio , come Giovanni Veſcovo di Siracuſa , Dono di Meſſi
na , e Giovanni di Palermo inveſtiti ne furono da S. Gregorio
Magno s ; ci avviſa opportunamente il Garnerio 4 , nondoverſì
trarre da queſta prerogativa , legitima conſeguenza del Metro—
politico diritto nelle perſone ſollevate a tal pregio: avvegnachè
fu coſtume de’ SommiPontefici contracambiarei ſervigj renduti
da’ Veſcovi alla S. Sede, con dar loro , in teſtimonianza del
meri
[Ù Ughel. de Atchiep. Neap. 10.6 pag-t s.
[a] Joanne: de Joanne in Cod. diploma!. Sieiliñ aiſi-‘ema,
ſ3] s.. Greg. M. ad Epiſc. Meſſanen- lib. 6.
:nd-6t. [4‘ Ep. l’0 aliqs lib. s. india. :4.
19.8. Ad Syrleufin. lib.6. indi&.r4. tip-is.
gli” líb.5. india-r4. Ep.18. Ad Panni-[n.7
…1.13. india-6. tip-37. ali” [ib-”- in-t
dia-6. Ep-44
[e] Garner-ſſh.“umido-.l’onda capA-.tît-'Ò
IN ITALIA ”3.1. CAP.lî.’
3:,
merito, qualche maggioranza d’onore , com’era la diviſa del
Pallio. Miſſa eſſe Pal/ia ”oa Metropolitani: :afltùm , ſea' Epiſèa
zu': qaibaſcamqae . TemPoriba: enim Gregor-ii , nulla: erat ia Si..
cilia Pmjal , qai Metropolitae ja: haberer. ll medeſimo ſenti
mento è ſoſtenuto da Criſtiano Lupo 1 , il quale produce illu~
-ſtri eſempj di ſemplici Veſcovi ornati del Pallio dalla S. Se
de, a riguardo di qualche inſigne prerogativa, o di azioneed
opera virtuoſa, che .ne aveſſe loro fatto meritare l’onore .
6. A queſto parere renduto oramai comune tra i più rinomati
Scrittori de’ noſtri, e de’ paſſati tempi, ſi oppongono alcuni
eruditi Siciliani, i quali ſenza produrre verun convincente
monumento, francamente ſcrivono, doverſi attribuire il Me~
tropolitico diritto a qualche loro Veſcovo . Se pure tra loro
—~
diteordano sù queſto argomento , diſconvengon ſoltanto nell'aſ
ſegnare la Sede, a cui foſſe conceduto il godere , a diſtinzio—
ne delle altre , una tal prerogativa . Alberto Piccolo Meſſineſe
l’anno 1623. e di poi Carlo Morabita negli Annali , favorirono
la Città di Meſſina z . ll P. Ottavio Gaetano s l’anno 165-7.,
cd Antonio de Amico 4 nel r64o. ſi moſtrarono parteggianti
di Siracuſa . Franceſco Barone e Manfredi s nel 1641. ſ1 di
chiarò per la Città di Palermo . ll P. Franceſco Scorſo 6
l’anno 1644. eſpoſe le ragioni di Tauromina . Finalmente Gio
vanni Battiſta Groſſo nel 1654. volle onorarne Catania 7 . Per
diverſo ſentiere ſi ſono incamminati Rocco Pirri , Criſtiano
Lupo, il Mongitore, e il P. Cantelio . Rocco Pirri formò l’an
no 1630. una controverſia a parte del Metropolitano di Sici~
lia . Soſtenne vche le Chieſe di queſt’ iſola _non ſien ſtate rego
late da proprio Metropolitano ſino al ſeſto , o ſettimo ſecolo
della Chieſa; e che indi in poi al Sommo Pontefice ſieno ſtate
ſoggette , nè mai dalla ubbidienza di lui allontanate. A queſt?
opinione ſ1 ſottoſcrivono il Canonico Mon‘gitore 8 , eCriſtia
no Lupo 9 per ciò che riguarda la prima parte della diſſerta
zione del lodato Autore . Ma il P. Cantelio ſi ſteſe più del
Pirri , e Mongitore; attribuendo al Romano Pontefice le ra
gioni Metropolitiche fino al ſecolo nono . ll Canonico di Gio.
H 2
[i] Chriſt.Lup.di(ſerut. de Vit-Synodo- Operum req. ”5.218.
vanne
:[5] Franciſci Manfredi iudieium contra An.
tonium Amieum .
[a] Alberti” Piccola: de antique iure Eccleſia
Sieulz .
[6] Franciſcus Scorſus in noti: ad Homilfl‘heo
- phanis Cfl’amei in proem.
`
[z] Oflav. Cut-n. lſagog. ad vita: SS. Sìcnl.
[7] jo: Baptiſta de Groſlis . Catani Sacra .
[4] Antonin. Amìc- de Intiquo Urbis Syracu-
[8] Mongitore de privileg. Eccleſ. Plnormit‘
, rn. Archiepiſcopatu , ac de eìuſdem in uni:
[9] Chriſti-ru Lup loc- citg cap-83 8x in noti
›.Ji.
verſa Sicilia Metropoliticoiure .
ad Concil- Sardicen-
›
50
DEL RlTO GRECO
vanne con molti, e grandi apparati ſi èsforzato a’ noſtri gior-`
ni ſoſtenere , che la Sicilia priva di propria Sede Metropoli.
tica , abbia riconoſciuto il Sommo Pontefice per ſuo Metro
politane , come le altre Chieſe delle Provincie Napoletane,
ſino a tempi di Leone lſaurico . Si èſtudiato di riprovare gli argo
menti , e le ragioni addotte da quei Scrittori , che il diritto Me
tropolitico , dinanzi a queſt’ età , Concedono alla Chieſa o di
Siracuſa, o. di Palermo , o di Meſſina, o di Taurornina , odi
Catania t . V’h‘a nondimeno chi ha proccurato vendicar la Si
cilia dal torto, che credea le aveſſe recato il Canonico di Gio
vanne con privarla del proprio Metropolitano per ſette ſeco~
li; e ne filsò la Sede nella Città di Palermo, dove nel i745.
ſi vide eſpoſto alla luce un Trattato col ſeguente titolo . Il
,Metropolitana reſtituito alla Sicilia, ed e Palermo I . Come
io prendo a ſcrivere una Storia, non entro nell’eſame di que
íti diverfi ſiſtemi, che laſciando nel grado di probabilità , in
cui ſi trovano, mi baſta ſolo avviſare il Lettore , che ſin dal
principio, in cui nacque la noſtra Religione , le Chieſe d’ am
bidue i Regni Napoli, e Sicilia , durarono ſotto la cuſtodia e
governo de’ loro reſpettivi Veſcovi, e del Sommo Pontefice ,
il quale,o con titolo di Metropolitana , conforme al ſenti
mento, dimoſtrato comune tra i piu accreditati Scrittori de’
noſtri giorni , o con la prerogativa di Patriarca , come altri
gravi edotti Siciliani anno giudicato , vi eſercitava con ſomm’
autorità i ſuoi diritti , e altamente ne diſponeva tra i limiti or
dinariamente preſcritti dai Concilj; e che iVeſcovi di Bizanzio
non ſi _erano ancora arrogata la loro autorità, ne‘ uſurpate le lofl
IO ragioni.
C A P O III.
Del rito oſſervato nelle Chieſe delle Provincie di Napoli
cSicilia, dal Primo ſecolo della Chieſa fino
allo ſcadimento del Settimo .
soMM ARto .
v;I DAlle ”orizìepremeſſe non
Jicìlia ne’ primi ſette ſecoli
può dedurſi I’ìa’ioma, e
della Chieſa. S’andrà i”
rito, i” cuiſienſi celebrate
dagafldo mm :al ‘verità nel
le liturgia* ”elle Chieſe del-
preſente Capitolo {ii-viſo ”e’
le Provincie di Napoli, e
ſuſſegfleflti @5.
2 Ie
ll] Ion-.de Jet-.Cod. diplomndiſeima,
.:zia-od 17,
[a] Del-l’Abate Benedetto Pmi e Roccaforte
?munita-0._
a ó
“if"
“-n.
.'
I’N ITALIA LIE-.l. CAP.lll.
G l'
a Le Chieſe delle riferite Pro
9 Fa anche nel ſl’condo ſecolo
wincie riconoſcono il dono
”ſata la lingua Greca nella
Sicilia tra i Criſliani .
della fede da’ SS. Pietro , e
Paolo . Viaggio di S. Paolo .lo
in Italia l’anno 62 .di Cuſio.
3 Gli Apoſtoli nella celebrazio
no de’ Dioini miſterj ſi con
forma-cano al linguaggio uſi
tato ne’ luoghi, doc-e eſer
cita-vano il miniſierio Apo
ſtolico .
ñ
4 ?Uſo comune della lingua Gre
ca nella Sicilia nel prima ſe
colo della Chieſa .
’3 Alcune Colonie Latine ſono ‘u
ſpa-dite da Auguſio a quella
Regione .
v—<
_6 Le Colonie Latine mandate
da Auguſto , non furono ha
ſianti a ſpingere tojio in tut
te le Provincie della-Sicilia,
la lingua Latina .
ſiUN."
N,
‘»Îfl-
7.
`l.
'î
.
7 Si riggetta un argomento, de
dotto contra l’ uſo comune
della lingua Greca nella Si
-cilia nel primo/ecolo della
Chieſtz . .Si conchiude eſſere
ſiate celebrate le prime li
turgia’ da’ SS. Apoſtoli in
lingua Greca , almeno in al
cune Chieſe di quel/’iſola .
8 Vie” confermato il medeſmo
ſentimento dalla condizione
dei ſucceſſori degli Apoſtoli ,
ìquali la nno-va dottrina.»
fredicarono nella Sìcilia.Ff~
ſendo i medejzmi fiati Orien
tali , ſipuò ragionevolmente
credere
, ehe tra
[eſtrazioni
dell’Apoſſſlolico
miniſierìo,
in
lingua Greca abbiano cele
brata la liturgia .
Le medeſime conghietture con
corrono per le Chieſe del~
le Provincie Napoletane .
Viaggio di S. Pietro da A”.
tiochia a Roma l’ anno di
Cri/io 42. Paſſa per Na
poli, olo-ve era comune nel
commercio , la lingua Gre
ca . Vipredica , 'ai battezza ,
ordina S. Aſpreno , e cele
bra la liturgia in Greco .
S. Paolo fonda la Chieſa di
Reggio . Eſercita lefunzio
ni del/’Apoſtolato in lingua
Greca .
12 Dal cangiamento della lingua
Greca in Latina nelle Pro
*vinciedi Napoli e Sicilia,ſe
_guito ne’ tempi poſteriori.
Naſcono le liturgie Latine
ſenza *verun pregiudizio del
la dignità delle medeſime .
13 Benché la lingua Latina arie/Z.
ſe occupato il luogo della
Greca nella Sicilia , ed il
rito Latino ſifoſſe i‘m' dila
tato ; nondimeno ſipaleſ'a la
debolezza degli argumenti
dal Canonico di Gio-vanne
prodotti , affin dipro-oare un
:al cangiamento. Tali/ono
quelli che ſeguono .
r4. I. Che i Sommi Pontcfici;
per avere preſcritto qual`
che rito Romano nelle
Chieſe Suburbicarie, le ab
biano tratte al rito Latino .
.Si dimoſìra , non inſerirſi
1’ Oſſël‘*
E
r'
"5)-LM‘M‘.
ad:.
‘DELRl'I‘O_GRECO`
Magno, perchè ſconvolge” i
l’oſſervanza del rito Latino
nelle Chieſe appartenenti al
regolamenti delle loro Chie~
.Metropolitano e Patriarca
ſ6' , i quali eran conformi al-y
Romano, dall’ avervi i Papi
le Greche coſtumanze .
18 Cantinua in alcune Chieſe
della Sicilia il rito , e la [in-fl
qualche cojlume della Roma
na Chieſa introdotto .
15 ll. Che iVeſcovi Siciliani
nel ſecolo
19 Ilgna
ritoGreca
Romano
dacchëVII.
fu in-v
intervenncro ne’ Concilj
Romani , e ſottoſcriſſero
gli atti. Si dimoſlra, eſſere
intervenuti ne’ Concilj Ro~
mani Veſcovi Greci, del [uz--~
ri che Latini .
16 lll- Che i Veſcovi Siciliani
ſcrivevano a’Papi in lingua
Latina ; e che nel medeſi
mo idioma i Papi riſponde
vano a’ Veſcovi. Si dimo
flra , avere i Veſcovi ſcritto
in lingua Latina , per eſſe—
reſtato tale idioma comune
nella Sicilia dopo il prima
ſecolo : e che a’ Veſcovi cor
riſfondevano i Papi in la
tino , perchè tal era la con
ſuetudíne della Romana.»
Chieſa .
’17 Rinacque nella .Sicilia la lin
gua Greca nelſecolo vr. e in
alcune ſue Chieſe anche il ri—
to Greco , allor quando ven
nero i Greci Orientali ad oc~
cuparlu . Were/e de’ Sia'.
liani contro a 5. Gregorio
r.
trodotto dalla dominante lin
gua Latina nelle Chieſe del
le Provincie Napoletane ,
continuò ne’ ſucceſſivi ten”
pi , ſenza eſſer turbato da’,
Goti fino alla fine del ſee
colo Vii.
s
20 I Goti ancorchè Ariani non
prendono veruna parte nel
regolamento delle coſe Ec~
cleſiaſtiche . Laſciano vive
re gl’ Italiani con le proprie
leggi.507nmo riſpetto di Teo—
dorico verſo la Chieſa Ro
mana. Nelfine de’ſuoigior
m' cangia la manſuetudine
in tirannia .
ZI La ſtupide-zz:: de’ Goti nella
ſtudio delle lettere , dimoſtra
eſſere eglinoſlati men ſolle
citi a portare verun cangia
mento al rito Latino .
22. Si rigetta l’ opinione a’e’Bol—
landiſti ſopra l’uſo del rito
Greco nelle Chieſe Napole
tane innanzi alſecolo vni.
E dalla ſuggezione delle Chieſe delle Provincie di Na~
~
poli e Sicilia al Sommo Pontefice , come a loro Mc
tropolitano o Patriarca , ſi poteſſe rettamente inſerire l’idio
ma, in cui i Veſcovi, e i Sacerdoti celebravano iDiviniMiñ
ſterj , e’l rito , che oſſervavanone’ primi ſette ſecoli della Chie
ſa, non ſarebbe neceſſario,con la ſcorta di nuove tracce , diſcu
› tere
tere ſe quello Greco ſia ſtato , o Latino; e ſe Greca talvolta
fia ſtatala favella , o pure ſempre Latina nell’ uſo Sacro dell’Al`
tare . Ma come che , nè la dipendenza, che le mentovate Chieſe
avevano dal loro Metropolitano; nè la preſenza o ſoſcrizione
de’ loro Veſcovi ai Concilj Provinciali di Roma; nè le lette~
re , che ſcritte in latino eglino ricevevano da’ Papi , fanno
neceſſario argomento della loro conformità nelle funzioni Ec
cleſiaſtiche , al rito della Chieſa Romana ; perciò , all’antece~
dente Capitolo, in cui abbaſtanza è ſtata dimoſtrata la ſugge`
zione di quelle Chieſe al Metropolitano Romano , fa duopo
aggingnere il preſente , indirizzato ad eſaminare quale idioma ,
e rito ſiaſi adoprato in quelle Chieſe prima d’eſſere invaſe da'
Patriarchi di Coſtantinopoli; cioè , dal primo , fin allo ſcadi
mento del ſettimo ſecolo. Per non cadere nella confuſione, e
per maggior chiarezza di un argumento , che aſſorbiſce diver
ſe iſpezioni , lo dividerò ne’ ſuſſeguenti paragrafi .
"
QI.
Dell’Idioma, di cuii SS. Apoſtoli ſiſtemi-vano nell’ uſo
ſacro dell’ Altare nelle Chieſe da eſſi flabilite
nelle Provincie di 1Vapoli , e Sicilia .
'2.
E Chieſe che compongono le Provincie delle due Si.
cilie , riconoſcono il pregiatiſiìmo dono della fede da’
SS. Apoſtoli, dal cui zelo , e Divina eloquenza furono quei
Gentili animati a ricevere gli ſplendori della Evangelicaluce .
S. Paolo , quando per divino configlio , e ſpeciale providenzaſſ
del Cielo , dall’ Oriente veniva a Roma l’ anno ſeſſantadue di
Criſto , fn dal furore della tempeſta portato ad un Iſola , il
cui nome era Melita ; e credeſi comunemente la Città di Ma].
ta poſta nel mare Jonio; non già Meleda ſituata nell’ Adria
tico . Dopo tre meſi , s’imbarcò coi compagni ſopra una
Nave Aleſiandrina . Avendo approdato in Siracuſa , vi ſi fermò
per tre giorni , e di là coſteggiando ſ1 portò a Reggio nella
Calabria . lndi , dopo la breve dimora d’un ſolo giorno , giunſe
il ſecondo di a Pozzuolo, dove trovò alcuni Criſtiani, iquali
coſtrinſero lui , e i ſuoi compagni a dimorare appreſſo loro per
ſette giorni, dopo de’ quali proſeguirono il loro cammino alla
volta di Roma 1 .
Fu riguardato l’Apoltolo in tutto il viaggio con diſtin
ZlOflC
E1] AC!. Apoll. cap-25. n.”
54
DEL RITO GRECO
zione da Giulio Centurione, cui era ſtato , con altri prigio~
nieri , conſegnato , e trattato con molta umanità . Lo latcia
va in libertà di predicare nelle Città , per cui paſſava , lanuo—
va legge di Gesù Criſto : d’ iſtituire i popoli gentili nella fede:
e di celebrare ancora, com’è da credete , il Divin Sacrificio.
Ancorchènell’oſcurità , e nella obblivione ſia rimaſa una infi
nità di notizie, che avrebbono mirabilmente ſervito ad arric
chire, e illuſtrare l’ Apoſtolica iítoria, i viaggi, e lev azioni
operate in queſte noſtre Regioni da’ SS. Apoſtoli ; nondimeno
per un’ antichiffiina , e non mai interrotta tradizione ſiam certi,
che anche S. Pietro ſcorſe l’lſola della Sicilia, e molte Città
delle Provincie Napoletane , alle quali furono di poi ſpediti
altri cooperatori per piantarvi la Religione , e per portarvi la
dottrina del Vangelo . Di quei , che in queſte Provincie fi di
chiararono Diſcepoli de’ SS. Apoſtoli Pietro, e Paolo , e ri~
cevettero la loro dottrina , alcuni ne furono conſecratiVeſcoví
per governare la naſcente greggia, e per regolare le novelle
Chieſe , le quali dalla multitudine de’ Gentili, che venivano
ogni dì alla fede, s’andavano formando , e prendevano tutto
giorno aumento maggiore.
3. Preſuppoſta dunque la verità di queſte coſe: egli è cer
to , che i SS. Apoſtoli , e i loro Diſcepoli ſeguendo le occa~
ſioni, che loro forniva la Providenza, e le interne iſpirazioni
Divine; nel portare per l’Univerſo la fede , la legge , e la di
ſciplina; ſiccome trovavano da per tutto aperto il campo alle
loro fatiche , e apoltolici ſudorì, erano ſolo illteſi ad imprì~
mere negli animi de’ novelli Criſtiani la dottrina di Gesù Cri..
w;
{to , e a prevedere quei teneri , e naſcenti greggí CÎFCOHdaÎÎ
’ fjîì
e inſidi'ati da’ rabbíoſi e crudeli lupi , di ſavl_ c generoſi Pa~
fiori , i quali non vegliaſſero ſolo alla 101‘0 difeſa, ma s’oc
.
-
cupaſſero altresì alla dilatazione della nuova legge . Perla qual
colà ,non erano i SS.Apoſtoli in íſtato dt preſcrivere alle no..
velle Chieſe che fondavano , particolari e minuti riti ecc
rim-onie , le quali coll’ uſo , e colla prattica più tolto , che in
iſcritto , e di propofito inſegnavano a’ Fedeli . Tutte le per
ſone dott-e convengono di preſente , non eſſere ſtate ſcritte da—
gli Aſoſtoli le liturgie , ,che lll fronte portano i loro nomi;
anzi con evidenti ragioni, e aperti teſtimonj dimoſtrano, nei
7‘
primi tre , o quattro ſecoli della Chieſa a l’ordine di celebrare
’
i Sacroſanti Miſter] , eſſere ſtato impreſſo nella ſola memoria
de’ Sacri Miniſtri dell’Altare . Altre cure occupavano allorai
SS. Apo
IN ITALIA LIE-I. CAPJIL
6'!“
SS. Apoſtoli, i quali, come generoſi Campioni diviſi per ſtra.
niere Nazioni, ſcorrevano per tutto il Mondo , predicavano
la Celeſte dottrina , e celebravano i Divini Miſteri or qua , or
là, ſenza farſi legge nè di tempo, nè diluogo, ne di linguag
gio , nè del pane azzimo più toſto che del fermentato; e ſen..
za preſcriverſi una certa general diſciplina , ſe non che d’uni.
formita nelle parti eſſenziali della Liturgia . Per la qual coſa,
ſiccome in quei primi tempi nè Coſtante , ne chiara e diſtinta
era la differenza della diſciplina tra la Chieſa Greca , e Lari.
na; perciò non poteaſi trarre il diſcernimento d’ un rito dall’aſ
tro altronde, che dalla ſola diverſità del dialetto, che ſi ado
prava ne’ Divini Miſterj , e negli altri eſercizj .di pietà . Se
dunque ſi poteſſero produrre documenti, atti a dimoſtrare , eſ
ſere ſtato nelle Provincie delle due Sicilie comune l’uſo della
lingua greca nel ſecolo Apoſtolico; ſorge una conghiettura
fornita di apparente verità , e un argomento non oſcuro , il
quale ci porta a ragionevolmente credere , avere i
rimi Cri.
ſtiani di quelle Regioni, avuto in uſo la greca _di ciplin-a nel
rito ſacro , anziche la latina.
4. Troppo mi diffonderei , ſe voleſſi rimoſtrare eſſere ſtata
la lingua greca nella Sicilia , la lingua del commercio in quei
drofani ſceoli, nei quali in greco dettarono le loro inſigni opere
èmpedocle, lbyco, Teleſte , Filemoue , Carmo, Atoſione,`Theo
crito , Titone , Epicharmo , Archimede , equant’ altri illuſtri
Autori, di belle arti e ſcienze quella vaſta Iſola nobilitarono .
Sà ogniuno , ed è coſa aſſai nota , che nei ſecoli profani , ed
anteriori all’umana Redenzione , furon dalla Grecia ſpedite alla
Sicilia molte Colonie: onde ſi videro ſtabilite in breve tempo
nobiliffime Città di ſoli Greci compoſte . Della loro origine
ſcrive con vaſta erudizione il Marſahamo l , il quale altresì
con chiare teſtimonianze dimoſtra, eſſere ſtato attribuitodi Ma-a
gna Grecia il nome dai medeſimi Greci, non meno alla ~Ca—
labria , e altre Provincie Napoletane , che all’ ampia libia della
Sicilia. Ha illuſtrato altresì, con eterna lode del ſuo nome,
queſto arduo argumento , -Uberto Goltzio nel libro intitolato
.SiciliaÒ-Ìlaçna Greacia, dedicato a Filippo ll. l’anno 15-76. Ci
pone ſotto gli occhi la greca origine di queſti popoli , le fon
dazioni delle Citta , iRegi che gli anno governati , e gli Uomini
illuſtri che vi anno fiorito . Ci preſenta le medaglie ivi bat
tute , le iſcrizioni lapidarie ſcavate , le carte topografiche ,
ad,
I
[Ì] Nut-lima: Chronie. Cm.pg.4n- :1038: ſeqq.
l’iti
'
55
DELRITOGRECO
l’itinerario da un luogo all’altro , e ogni altro monumento
atto a riſchiarare le folte tenebre , che la diuturnità del tem~
po edace delle vetuſte memorie, ha ſparſo ſopra sì antiche
Iſtorie . Tralaſciate sl vetuſte coſe , e venendo a’ tempi più
proſſimi al ſorgimento della Criſtiana Religione, Diodoro ec
cellente Scrittore Siciliano , ragionando dell’origine de’ Popoli
Siciliani , narra , eſſere paſſate dalla Grecia alla Sicilia nell’età.
ſuperiore alla ſua, nobili Colonie, le quali, fabbricate preſſo il
Mare molte ed illuſtri Citta , aprirono , e manteiinero co’ Gre
ci Orientali il commercio . *Ultimo: porro Colonia: i” Siri/iam
url/em”: Greci , eaſque relat” digmr, a quibus *Urbe: ad Mare
condita: fin”. Per commercia 'però, é* multìtudiflem Grecorum ,
é- na-oiä-antium fatima eſt, z” ó* lingua”; Greca”: (li/'cercar, ó*
eumdem morem adepti , barbaram etiam /oqaelam mutare”: l . Egli
eziantíio ci aſſicura , e rende chiara teſtimonianza dell'uſo co
mune del greco linguaggio in quella Regione ne’tempi di Giu
lio Ceſare, ne’ quali la ſua ſtoria ſcriſſe in lingua greca . Per
ea tempera, greca lingua commzmiter inter ipſe: low-?WWW ² o
Quindi è , che il Senato Siracuſano nel greco idioma ſcriſſe
a' Romani le ſue lettere mentovate da Cicerone s ; e quindi
altresì ne venne , che queſto illuſtre Oratore della Romana elo—
quenza non fu ammeſſo a perorare in quel Senato, che in lin~
8113 greca 9 Com’ egli ſteſſo laſciò ſcritto: Q4011 ego i” Sena
t” Greco *verba feciſſem : quod quidem apud Greco: grace Io
qllllfüſ e
em.
5. Sintaiito che la Sicilia non ebbe coi Romani ſtabile e
continuo commercio , viva , coſtante, e univerſalmente frequen
tata mantenne ne’ ſuoi abitatori la lingua greca i ma dal’POÎ"
chè Auguſto mandò Colonie Latine a ſtabilirviſi , ſi aggiunſe
alla greca anche la latina; e due lingue ſi videro in uſo la
prima volta nella 'Sicilia . Tra gli altri comodi, che dall’iſti
tuto pratticato da' Romani , C dagü Scrittori d’ogni Età 11011
abbaſtanza lodato, di mandare nuovi abitatori , che chiama—
vano Colonie , nelle Regioni vinte , ridondavano alla Re
pubblica di Roma ; uno era quello , per cui la lingua Latina
dilatavaſì negli altri Paeſi , e Provincie; venendo particolar
mente ſoſtenuta dagli Uomini Conſolari , o dalla Repubblica ,
o dagl'imperadori,deſtinati al governo delle nuove Provin
cie . Otto furono le Colonie mentovate da Cluerio 4 , le quali
[i] Diador- SiculJill. ſila‘:
ſpedlf
[3] Cicero in Veri-em [EM. n.147. 8: [48.
ſe) ld. tibet.
[4.] Cilmi!” Sicil. autiq. lilm. cap-13.
IN ITALIA 1113.1. CAP.iii.-
a,
ſpedite furono da Auguſto . Si fiabilirono eſſe in Siracuſa,
‘n Palermo , in Meſſina, in Eracla , Tauromina , ( ln queſta
Città non vi rimaſe veruno degli antichi Greci , iquali ſura.
n) altrove trasferiti , per laſciare a’ Latini il poſſedimento di
tuto queſto Territorio , come narra Diodoro teſtimonia coe
VO l ) Selinuuto, Termini , e Tindaro . O`uefie vi traſporta
rom la prima volta l’uſo della lingua latina , la qual era in
(11161 primi tempi inculta , aſpra, e corrotta , come lo era pure
la geca; eſſendo queſta sfornita della dolcezza della lingua
AFC-‘nzſe , e quella priva della purità della Romana . Deridendo
Clçclzne l’ignoranza di Cecilio , il quale ambedue le lingue
[anni y e greca avea imparato in Sicilia, ſi fa lecito dirgli,
çhc più profittevole iſtituzione avrebbe egli tratto , ſe aveſſe
tmp-rato literar Grxcar Atheni: , non Lilyhei (uno de’ Promonñ
torjdella Sicilia) Latina: Roma,non in Sicilia z . Ciò che ci
dà .d intendere, che i Siciliani, ſiccome non uſavano la lin~
ÈuaAttíC-î , che propria era degli Atenieſi; cosl neppure le
obnie colà mandate avevano potuto piantarvi la latina proz
pri de’ Romani.
- Vero dunque è , che nel primo ſecolo Apoſtolico , in
c_u le Chieſe della Sicilia furono fondate da’ SS. Apoſtoli , e
rlcvcttero i primi lumi della Fede , l’ uſo della lingua latina
ava gli occupato parte della Sicilia , portatavi dalle Colonie
Lane . Ma chi ſi fa a conſiderare , che otto ſole Colonie,
qll-tte ne abbiam contate, non erano baſtanti a far cangiarela
lillàa del commercio da greca in latina in tutta la vaſtità.
di (iellìlſola , nè a farla cangiar sl preſto; dovrà confeſſare,
Che el primo ſecolo della Chieſa la lingua più comune nel
P°P°1 Siciliano, e nel commercio più delle altre frequentata,
61‘3- 1:- greca. Molto più, perchè il latino idioma , che era
Prol’rfíe nativo alle nuove Colonie , non potevano i Sicilia—
ni a lle t‘to apprenderlo , nè renderſelo familiare , che con gran
fatica, (ſommo ſtudio: Confeſſaremo, ſcrive a tal propoſito
il dOHffllto Muratori s , con S. Agoſtino , che i Romani impo
ſe“) lingu'n ſuam domitis gentibus; ma ci ſarà inſieme permeſſo
di ſoffi"m’". che non perciò tvennero, nè poterono 'venir meno ,
ſe ”0” dal” 'tolti ſecoli, le lingue proprie, e nati-ve di quei Po—
poli; di moa che , molti fuori del Lazio , e maffimamente fuori
.l 2
ſi] Diodat. Sicnl. buffi. ,5, Non”, ""34".
d, [ta
fa] Out. in Q. Czcilîum z fell de divinitì”
n”: , nando”) pçdanm z p4…" T”.
ne in Verrem n.40.
”nm-"iu &mm- comnm occupi!!
[z] Mw-toxidiſſemt-si
zz
DEL RlTO GRECO
d’ Italia; non beve-vano col latte il linguaggio latino , ma ſe!
doweano procacciare c0” loſtzidio , e colla fatica . Di quanto dico,
ha mlt/lewdore I’ autore del Panegirico di Coſtantiflo il Grande,
( cioè probabilmente NazaÎ-io ) recitato i” Tre-ver: nell’ anno gif.
Neque enim , dice egli , ignaro, quanto inferiora ſint ingería
noflra Romanis . Siquidem latinè 8( dilerte loqui , illis inge
neratum , nobis elaboratum . . . Reſia dui/que, che anche ſito
la dominazione de’ Romani le lingue ”ati-re dei Paeſi riteflflſera
il loro vigore , e che ſolamente dopo molti ſecoli decadeſſero ;ben
chè alcune continua ero a *vivere come prima . Eſempio ”elia la
Grecia ó-c. Aiello che merita ſpecial attenzione ſi e` , ;lle la
maggior parte de’ Scrittori Siciliani del primo , ſecond . e
terzo ſecolo della Chieſa, furono Greci , non giì Latini.
ali
per avventura ſono Celio Calaftino , Porfirio , Plotino , Pr bo ,
Panteno , Xenophone , e molti altri, che poſſono vederſi p iſo
il Mongitore nella Biblioteca degli Autori Siciliani.
7:
lmpegnato il Canonico diGiovanneaſoſtenere l'uſo Ila
lingua latina nella Siciliane’ primiſecoli; eingegnandoſi di r
ſuaderci, che nel volgare commercio . alla lingua greca ivi pr a
ne , Frontino . Dopo Nerva , Fineco . Nell’ imperio di Caro ,
a
lia Caif‘umio .` Dopo Coſtanzo Padre del Grande Coſtantino , a
-vio Vopiſì‘o; eſotto Coſtantino il figliuolo, Giu/is Firmico Mate o. ,
Ma quanto fievole ſia queſt’ argomento . ed ineffica
a1
ſuo diſegno , porri agevolmente raccoglierlo chiunque per
poco porrà mente alle particolari circoſtanze delle ca*he a
che i citati Autori ſoflennero , e al luogo ove avevano VUtO
i natali . Erano alcuni di loro illuſtri perſonaggi deſi ati al
governo dell’iſola , come Giulio Frontino l , il quale f iCon
ſolari per più tempo viſſe, e mori in Roma. Altri -UC RO—
mane Colonie traevano l’origine, quali furono Fia-z; OPI/c0,
e Tito Giulio Ca/furm'o ² , che dalla nobile R01 3 fami
glia Calfurnia riconobbe la ſua proſapia . Di
000 Sicu—
lo , forte non ci rcſta , a ſentimento d’ alcuni , che un
mero Epitome della ſua opera: onde non por 1110 ſenza
riſchio di cenſura decidere, in quale lingua egli iveſſe - Al
tri ancorchè Siciliani , per conciliarſi nondimeno ſtima , l’af
fetto, e la benevolenza degl’lmperadori, e de’ r0 Miniſtſì
[q Punta-55.5.ezim. [a] ”enzim- BibliothSícnl. [311-1- i#
tN lTALIA LlB-l. CAP.lll’.`
5,
fi diedero a ſcrivere in latina lingua . Altri finalmente dai me—
deſimi Ceſari incaricati . a miſura del loro talento , di dare
alla luce qualche trattato; come d’ordine di Nerva Giu/i0
Frontino compoſe il libro de Aquxduéiibur ; giudicarono far torto
alla dignità, ed autorità di un Romano lmperadore , ſe in al~
tro idioma, che nel dominante Romano, aveſſero le loro ope
re al pubblico prodotte l . Qpal maraviglia dunque fia , che
un Romano di naſcita , e diorigine; oche uno ſtraniero , per
conſeguire grazie e favori ſcriveſſe in latino , tutto che in
Sicilia , o di Sicilia ? Siccome neppure è da maravigliarſi , ſe
la maggior parte degli autori Siciliani , in lingua greca pub.
blicaſſero i loro dotti volumi. Era quella ai lor Nazionali co—
munemente nota, ed eralingua del commercio, non del tutto
ancora oſcurata nè oppreſſa dalla latina, laquale ſerpeggian—
do da contrada in contrada, da Città in Città, e da Provin..
cia in Provincia, andavaſi tratto tratto dilatando dapertutto .
Che ſe i SS. Apoſtoli mantennero nel Rito Sacro , il linguag
gio , che proprio era de’ Popoli, a’ quali predicavano la dot
trina Evangelica; potrà ogniuno agevolmente conchiudere,
in lingua greca eſſerſi celebrati i Sacri Miſter] da iprimiCri~
ſtiani Siciliani ; almeno in quelle Città , e Terre , nelle quali
non era ſtato ancora ricevuto , nè eraſi introdotto e dilatato
l’uſo della lingua latina , ma continuava tuttavia nel Popolo
l’antico greco linguaggio . Che i SS. Apoſtoli ſi uniformaſſe—
ro nella celebrazione de’ Sacri Miſter] all’idioma di quelle Na—
zioni e Provincie , alle quali ſpargevano il ſeme della Divina
predicazione , non v ha chi ne dubiti . Siccome non avevano
l’ impegno di conſecrare nel pane azzimo più toſto, che nel fer
mentato , ma ſi valevano con indifferenza di quella materia,
che veniva loro ſpeditamente nelle mani, e più pronta epre~
parata ritrovavano nelle caſe dei Fedeli, come riflette il Car—
dinal Bona z . Dixi Apo/ſolo: pane”: conſt-croſſo- , quem in dom}
bur Fidelìum reperiebant, ſí-zve dawn/1m, ſive fermentatum ; cosl
del pari , ſi può con ottima ragione argomentare , che nella
recita delle preci Eccleſiaſtiche non ſ1 reſtringeſſero ad un deterññ
minato linguaggio , che loro foſſe più grato: ma 9 Che faceſ
ſero uſo di quello, che era comunemente inteſo nei Paeſi,
dove i Sacri Miſteri celebravano .
8.
Reflerà maggiormente confermato nel ſentimento delle
'
[l] Frontinus in prnſn. ldlibflie Aqu-duflib”.
prime
[a] Card. Bonn in Epìfl. ad Mabillon- h
Ret. liturgia. libu; ”p.33
7a
DEL RlTO GRECO
prime Greche Lìturgie nella Sicilia , chiunque voglia rimirare
alla condizione de’ Santi Pancrazio, Marciano, ed altri diſce
.
li, i quali furono , come ſi crede, ſpediti da S. Pietro dalle
Hgioni Orientali, a promulgare in queſte Provincie la nuova.
legge, ed a ſtabilire la dottrina di Gesù Criſto . Sembra cer~
tamente, che queſti abbiano potuto avere a grado di valerfi nel
Miniſterio dell' Altare, del proprio loro dialetto , che avven~
turoſamente trovarono frequentarſi in queſto nuovo campo di
loro miſſione . Non v’è motivo di giudicare , avere avuto i
SS. Apoſtoli, o altri loro Diſcepoli , della parzialità per la
lingua latina piu toſto , che per la greca; anzi v’è giuſta ra~
gione di credere , eſſerſi uniformati al comune linguaggio del
Paeſe . Siccome erano con tutto il loro ſpirito e vigore appli—
cati ad imprimere altamente , e ad inſinuare negli animi de'
novelli convertiti, gli eſempj di Gesù Criſto , le ſue iſtruzio
ni, ei ſuoi ſentimenti; ogniuno vede quanto più agevole e
trita era la ſtrada, e quanto più naturali ed efficaci i mezzi
per ottenere queſto loro diſegno , il valerſi dell’ idioma del
commercio famigliare a molti, che d’un altro ſtraniero inteſo da
pochi . In fatti in lingua greca, la quale era comune nell’Aſla a dO
ve iSS. Apoſtoli gettarono dopo la Paleſtina, iprimiſernidella
celeſte Predicazione , fu traſportato il Vangelo di S. Matteo,
ppco prima ſcritto in ebraico , e ai Giudei ſolamente noto .
el greco idioma altresì S. Marco, S. Luca, e S. Gioiîanni
ſcriſſero i loro Evangelj, della cui lezione poteſſero paſcerſi i
novelliGreciFedeli, eriempire i loro ſenſi delle Divine imma
gini. 'Chi vorrà pertanto dare luogo alla ragione, c Chièſflt
to*eſtimator del vero, dovrà con certezza giudicare, che uei
primi ſecoli della Criſtianità , la lingua greca riſonaſſe nelle
Chieſe di quei Paeſi della Sicilia , in cui prevaleva alla latina ,
ed era comune nel Popolo , e nel commercio
9. Non ſolo nel primo ſecolo, in cui fu la Sicilia illuſtrata
per mezzo degli Apoſtoli con la luce delle verità Evangeliche;
ma ne’ tempiſuſſeguenti ancora, e particolarmente nel ſecondo ,
ſembra eſſer ivi ſtata in molto uſo,e appreſſo tutti comune la lingua
greca . Non dee avere difficoltà a ciò credere chi ſcorre gli atti de’
Martiri , ritrovati nelle più antiche Biblioteche di quel Regno .
Queſti ſiccome ſi leggevano a’ Fedeli nelle pubbliche adunanze per
loro edificazione ed iſtruzione; così eſſendo ſtati conſegnati da’
Maggiori al greco idioma, rendono una chiara teſtimonianza di
eſſere ſtati quei primi Criſtiani diſpoſti ad intendere la voce greca
Piu,
più , che la latina. Tali ſono gli atti di S. Marciano Veſcovo
di Siracuſa: di S. Pancrazio Veſcovo di Tauromina: dis. Fi..
lippo: di S. Gregorio Veſcovo di Girgenti : di S. Alfio , e
Compagni: di Sant’Agrippina: de’ SS. Vito, Modeſto, Cre..
ſcenzia , Lucia, Calliſtene, Evodio: de’ SS. Ermogene , Fan
tiuo , e altri molti , che ſ1 poſſono leggere nell’opera a'e SS. Sic”
h‘s di Ottavio Caetano . Sò eſſere fiato corrotto ~il teſto d’al~
cuni de' riferiti atti , o per la imperizia de’ Scrittori , o per
la ſemplicità, e non bene accorto zelo di certi divoti Criſtia—
ni. Ma non pretendendo io d’ eſaminare una tal queſtione, nè
diſcutere l’articolo , ſe finceri effi fieno, o guaſti , baſta almio
intento,che in lingua greca ſia fiato deſcritto il martirio , e
la vita di quei primi Campioni della Fede . ln greco ancora
furono ſcritti, e finceri ſono, aſentimento de’ più giudizioſi
Critici, gli atti di S. Euplo , de’ quali ſiam debitori alla dili
genza del dotto Cotelerio 1 . ll confronto dei Latini ,cheſi leg
gono nel Bollando , coi Greci poſteriormente pubblicati, fa co
noſcere greco eſſere fiato il loro teſto originale a .
[O. Speditomi dalle Chieſe della Sicilia , paſſo a quelle delle
Provincie Napoletane per inveſtigare , ſe , come nella Sicilia ,
così del pari nella Puglia , nella Lucania , ne’ Bruzj , e nella
Calabria le prime Liturgie ſien ſtate celebrate nel greco idio
ma. La Calabria tra le altre , ſtata una volta celebre per le
greche diſcipline ſotto Pittagora , e i ſuoi Diſcepoli , per cui
mcritò il nome di Magna Grecia , attribuitole dai medeſimi
Greci 3 , fioriva tuttavia nel primo ſecolo Apoſtolico per ino
bili ingegni, e per la moltitudine degli eruditi nelle greche
ſcienze . Le Colonie Romane non furono mandate in quelle
Provincie con ordine di dovere i Paeſani cedere il luogo a’
nuovi abitatori, come altrove , e particolarmente in Tauro.
mina era. fiato eſeguito : ma con legge di dovere gli antichi
Greci, e i novelli Romani ſoggiornare unitamente, e menare
'vita ſociale nelle nèedeſime Terre, e Città . La lingua latina
aggiunta alla greca non potè sì toſto diffondere la ſua forza ,
e penetrare sì altamente gli animi, il genio , e il coſtume de’
Greci, ſicché nel primo ſecolo della Chieſa di privata , e pel~
…
.fl ..
Il] Catalanmonumieelsrze. rompag.: 91.
[a] V.Tillemont. Hifi. Eccleſ. lO-I- paga”.
[3] Subone [ib-6. Grflì magnum ”alle Par-
lo::o ri~
"" è' Utili-”,vounm mag-um Gratis-n: Ser.
vius in Enead. Iib.t. hah‘a anni?” 'EAM'ç,
dal! Magma Gna': :fl Appella”, quia a Ta
nm occupano”: ; (9' i” mutu-n crew': comm
”nm uſque ad Cum”, omner Cio-‘nm Guai
'anni‘ c3;- 1-34) ”az-bw 'MiB-e qnd-m
candidata”: . V. Muſaham. loc. eit
ÎMY” a] TI”) 2mm?” , ut ha”: Reg-'0mm
7,,
DEL RITO GRECO
legrina diveniſſe comune, e dominante . Da ciò ſi trae una ben
fondata conghiettura , che i SS. Pietro e Paolo nello ſtabili
mento delle Chieſe Napoletane abbiano uſato quell’ idioma,
che ivi trovarono più frequentato tra’l volgo . Per un antichiſ
ſima, e non mai interrotta tradizione ſiam certi , che ,venuto
S. Pietro da Antiochia la più inſigne Citttà di tutto l’ Orien
te, a Roma Capitale del Romano lmperio, (come graviſſimi
Autori de’ noſtri tempi anno concludentemente dimoſtrato)
paſsò per Napoli l , l’illuſtrò con la ſua preſenza, versò nel
ſeno di lei la ſua dottrina , e vi portò la luce della predica
zione Evangelica , la quale poteſſe indi ſtenderſi nelle vicine
Provincie . Dopo avere ſparſo tra alcuiiildolatri quella celeſte
luce , e quel Divino fuoco che gli ardeva nel petto; e dopo
avere rigenerato col Sacroſanto lavacro, tra gli altri, S. Can
dida , rivolſe le ſue cure a fondare , e a ſtabilire una Chieſa .
Per tal effetto ordinò Veſcovo S. Aſpreno , il quale coſtituì Pa*
ſtore di quel nuovo gregge . Abbattuto uno degli altari con
ſecrati alle bugiarde Deita , un’altro ne innalzo al vero Iddio
in cui offeri l’incruento Sacrificio, detto poi S. Pietro ad aram .
Rendono mauifeſte queſte verità. gli antichi Lezionarj , e Ká
lendarj della Chieſa di Napoli , Pietro Suddiacono , Gaſpare
di Diano Arciveſcovo di quella Chieſa in un diploma dell’an
no i448. 2 , Clemente Vll. in una bolla dell’anno 1534. 3 , e
infiniti Autori raccolti da Monſignor Sabbatini 4 , i quali anno
camminato dietro l’ antichiſſima tradizione . L’anno 42. di Cri
ſto , in cui S. Pietro da Antiochia venne a Roma , e paſsò per
Napoli, greca era queſta Città , e il greco dialetto tuttavia
vi fioriva, come ci paleſa Strabone in un de’libri della ſua Geo~
grafia 5 da lui pubblicati l’anno xu. di Tiberio lmperadore ,
che corriſponde all’anno xxvi. della naſcita del Redentore .
Scrive queſti , che la maggior parte delle Provincie Napole
tane avendo corrotto l’ antico greco dialetto , confondendolo
col latino, ne ritenevano la dolcezza e la purità. ſenza miſtu
ra , le ſole Città di Napoli, Taranto, e Reggio. At mmc Tha.
Tenta , Rbegio , c'e- Neapoli exceptir , omnia i” barbarìem ſu”:
redaEZa, alíaqae a Lucaflir, ó- Brm‘iír, aliaque a Campani: ob.
tinentur. Ho: autem (Campaflos, Brutior, Lucanot) *verbo ra—
le: dico , re autem *vera Romani”; nam c5- ipfi Romani eoaſermzt.
Da
ſi] Vide Epiſt. Anonymi ad P. Ttoyli editam
Napoli die is. Sept,an.i7so. pagmvu.
[4] Sabbatini Comment. in un” talenti,
Neapolit. (0.8.
[a] Ap. Chiare-tell. de Epiſc. Neap. pag-16.
[3] Ap. Gundam pag-9,
[5] Stubo Geograpb. [ib-69
ÌN ITALIA ”3.1. CAP.III.
73
Da ciò ſi raccoglie , eſſere ſtata Napoli nell’età di Strabone ,
e nei tempi di Tiberio, e indi di Claudio , e Nerone , anno—
verata tra le Città , nel cui commercio il greco linguaggio
altamente riſonava . A queſti tempi ſi riferiſcono lc greche
iſcrizioni ivi ritrovate , come egregiamente riflette il_ famoſo Let—
cerato de’ noſtri giorni Canonico Mazzocchi ſcrivendo : Non ah—
nuerim toto ferme primo Chi-:ſii ſeculo imaginem Grace Reipuhliceo
per/litiſſe Neapoli, ó- ad id tempus pertinuiſſe Infiriptioner iſlanqll‘e,
anticritate eonjílii puhlici Neapolitanorum ſculptx reperiuntur 1 .
Se poi ſi voleſſe ammettere , come coſa più al vero conforme, cho
ne’ principj del primo ſecolo cominciò ad inſinuar-ſi lalingua lati
na in Napoli; conviene altresì confeſſare , eſſerſi tenuta riſiretta
nel ceto de’ primari Cittadini, e de’ Magnati , a’ quali ſovente
ſ1 preſentava l’ occaſione di trattare con quei nobili Romani ,
che per ſollevare l’ animo loro dalle pubbliche , odomeſtichc
cure. coli ſi portavano . S. Pietro giunto in Napoli , e da
crcdcrſi , che s’inſinuaſſe nella famigliarità delle perſone dibaſio
lignaggio , più diſpoſte delle nobili e coſpicue, a ricevere
le ſalutari impreffioui della nuova. legge di Criſto . Per farſi in
tender da loro, adopt-ò la lingua più uſìtata nella Città , che
era la greca ..Onde con greche parole predicò , battezzò ,
ordinò S. Aſpreno , e celebrò i Divini Miſter] .
u. Dopo venti anni, cioè nel ſeſſanteſimo ſecondo d-iCria
{to , fondò S. Paolo la Chieſa di Reggio, allorché approdò colà
nel corſo del viaggio che faceva per Roma , com’è ſtato detto .
Vi dimorò un giorno , ſparſe ſopra gl’ldolatri Reggitani inuod
vi ſplendori delle verità Evangeliche; ed ottenne che molti
di loro apriſſero gli occhi alla luce della dottrina di Criſto ,
e rinaſceſſero alla nuova vita colſacrolavacro , per le ſue ma
ni ricevuto . Chi avr`1 il coraggio di dire, aver il S. Apo<
ſtolo predicato in latino ad un Popolo, che per lo meno,
molto più del latino intendeva il greco? o avere celebrato
iSacrí Miſtcr] in un ìdioma a pochi noto? Oltre aqueſta pri
ma conghiettura i non è fuori del mio intento il riflettere,
che prima di ſeiogliere le vele da Reggio , vi ſtabili per Pa
ſtore del nuovo gregge, Stefano nato in Nicea diBitinia , ſeco
Venuto dall’ Oriente , il quale , _regolata quella. Chieſa per alcuni
anni,fù finalmente coronato col martirio l‘anno 74- di Crifloic gli
atti della ſua paſſione in greco deſcrittiſi leggevano nelle aſſem
blee
[i] ’Amadi- de Cuhedl’- Ecekſ- Unpli:. foi-.z. ”ym ſea.” png-ion
74
DELRlTO GRECO
blee dei novelli Fedeli ’- . Se dunque l’ uſo del grecO idioma`
tra i Criſtiani prevaleva al latino dopo la ſua morte , convien
dire, eſſere ſtato un tale idioma molto più famigliare di que—
flo , non ſolo e1ì`o vivente, ma molto più nella precedente età.
di S.Paolo , e tra i Pagani, e tra i recenti convertiti . Nella
traccia_ delle antiche aſcofe memorie, di cui non abbiamo un'
eſatta certezza , che ci faccia` ſcorta a ricercare dopo tanti
ſecoli la verita , dobbiamo far uſo delle probabili coughiettu
re , che ci portino a credere ciò , che poſſa eſſere ſtato più
conforme al vero , ſecondo la` regola , di cui, nella deſcrizio
ne della ſua Storia, ſi ſerviva Livio l . I” rebus antiqair, fi.
qua jùnilia 'veri ſant , pro ‘veri: accipiantar , ſari: haben”; . Fin
quando da chi pretende il contrario, non fi produca qualche
autentica prova , onde ſiamo convinti, che gli Apoſtoli Pietro,
e Paolo celebraſſero i Sacri Miſter] in lingua latina nelle men
tovate Regioni ; dobbiamo più toſto giudicare, che nella pre
dicazione , e nell’ Uſo ſacro dell’Altare ſienſi uniformati al gre—
co id oma ivi dominante . Avvegnachè nel_ portare gli Apo
ſtoli la nuova dottrina in queſte noſtrc Provincie ,_ uſarouo i
medeſimi mezzi, che dinanzi adoprato avevano nelle parti
Orientali. Onde ſiccome certa coſa è , che nellacelebrazione
dc’ Divini Miſterj ſeguirono ivi la lingua Caldaica , o Siriaca
uſitata tra i Popoli , che abitano le parti mediterranee della.
Siria , la Meſopotamia , e l’Affiria; così, ſe non vogliam cre
dere,(he i medeſimi_ operaſſero in una forma affatto ſtrana
e contraria all’ordinaria economia , e al regolamento delle coſe
umane; converrà. affermare , che le prime Liturgie elli cele~
braſſero nelle Provincie Napoletane in lingua greca ; mentre
queſta le medeſime ritenendo , non avevano ancora dato libero
il campo, alla_ latina nel popolare commercio I
çII.
1” alcune Chieſe della Sicilia "infinita, ed è‘ i” ”ſi
il Rita Greca nel ſecolo ſeſto e ſettimo .
’u,
N qual tempo, eſ’cinta la lingua greca , abbia occupato
il luogo di lei la. latina in quelle Chieſe delle Provin
cie di Napoli , e Sicilia, nelle quali i Sacri Miſteri ſi erano
celebrati in greco ,, come ſopra abbiam veduto; è coſa. mtàlto
ar ua
[i] Usb-ll. tor-.85 deAnkiepîſe. Ric-zi:. pappa, [I] Livia! hill!, [ib-39
_,
-2 ha‘
iN ITALIA LIE-I. CAP.lIl.
7,
ardua il poterlo ſtabilire . Certoè, non eſſer nato da tal can
giamento verun pregiudizio , ne‘ alla dignitì`delle coſe .5a
cre , nè alla maeſtà delle Liturgie , *nè alla ſantità delle pa~
Iole . Non erano primieramente in uſo in quei ſecoli tante lin—
gue ridicole, e diſpreggievoli , .quante ne regnano oggi gior~
no; non eſſendovi quaſi Nazione, o Città ,che non fia di pre
ſente proveduta d’un particolare linguaggio . ln oltre , la Meſſa
non era compofia di molte , e lunghe preghiere . La ſola eran
zione Domenicale , e coniècrazione formavano ordinariamente
tutta la Liturgia, come S. Gregorio ſcrive a’ Siciliani: …<9 Îu'a
ma: Apoſlolorum fair , ”t ad ipſum ſolummodo oblatíom': warm
flem, [Ig/Ham coflſecrarem l . Onde per quefie ragioni non era
da temerſi, che nella traduzione di eſſa dal greco val latino
( di cuifi può ragionevolmente credere , eſſere fiati autori uo
mini Apofiolici ) foſſe per inſinuarfi verun errore nelle .Sa
cre parole .
13. Dilatatafi dunque la lingualatina nelle Provincie diNapoli,
e Sicilia ,in qualunfllue tempo ciò ſeguiſſe, non più s’udivano ri—
ſonare le loro Chieſe del greco dialetto nel rito ſacro ; ma_
come nel volgare commercio , così del pari nelle funzioni
Ecclefiaſtiche s’inſinuò la lingua latina, la quale vigoroſa vi
ſi mantenne fino allo ſcadimento del ſecolo vu. , in cui ripigliò
l’ antico ſuo poſto la greca . Benché io venga volentieri in
quefio ſentimento ſeguito dalla maggior parte di uomini chia
riſſimi per la perizia delle materie Eccleſiaſtiche : non poſſo però
diſpenſarmi dal non far conoſcere fallaci vgli argumenti , in
prova di ciò addotti dal Canonico di Giovanne 1 , il quale s’è
mofirato molto ſollecito ed impegnato ad eſcludere dalle Chieſe
Siciliane 1a lingua greca innanzi al ſecolo vm. contro i] pa
rere RIP-‘Ottavio Caetano 3 , e ſiè fatto conoſcere intrepidoc
indefeſſo difenſore del rito latino nelle medeſime. Per non eſami~
nare ad una ad una tutte le ſuepropoíìzioni , ed iſtancare con la
proliffità il Lettore , parlerò di quelle , che poſſono più facilmen
te adottarſi da’ ſemplici, ed cſſer loro motivo d’inciampo e di
credulità . Tra le altre coſe, ei ſcrive , che 1 Sommi Ponte—
fici vegliando con provìda circoſpezìone ſopra le Chieſe ſubur—
bicarie , abbiano pofio freno al rito greco; proccurando con
K z
ſom m o
[1) S. Greg. M. …2.9. Epaz. ali” Ep.”-
n.”. Pam” ha: a]o,lìnglun i” ”u .rigi
…’-7[Î] 10-* dc John". de Divin.Sicul. offic. cupa.
[inline: [atque ſuſan! a: commune”- 0mm'
but Greca” ellitiſſt , ”adam rapa-Ii: in ſno
5- a' 7-
‘Il 061". Clitun- ad hill. Siculo ”p.41-
demi-7m ; [ed Epiſcapu, .fund-:ibm , Cl”
”, (r popolo in Bnl-1”': Ù il"? ~
75
DEL RlTO GRECO
ſommo ſtudio trarle ai riti , e agl’ iſtituti della Chieſa Roma*
na . Così S. Leone Magno obligò i Siciliani a diſmettere il rito
di amminiſtrare il Batteſimo nella Epifania, ſtato proprio de'
Greci fin da’ tempi antichi de’ SS. Gregorio Niſſeno , e Na
zianzeno I , e a conferirlo nella ſola vigilia di Paſqua di Rc
ſurrezionc , e Pentecoſte , conforme alla conſuetudine de’ Lav
tini I . Aggiugne , che i Veſcovi Siciliani intervenendo ai Con
cilj Provinciali di Roma ,, e ſottoſcrivendo ai loro atti , non po
tevano eſſere, che Veſcovi Latini. Conchiude , ritrovarſi du
gcnto e una lettera, ſcritte in latino da S. Gregorio Magno
a i Siciliani, da queſti al Santo Dottore a. e ad altri ſtranieri,
intorno alle coſe di Sicilia , nelle quali non s‘ha veruna men
zione del rito grow, che da altri ſi pretende frequentato in
quelle Chieſe ., Or‘io diinoſtrerò la debolezza di queſti argomen
ti, , e quanto fieno ma]. teſſutſ al ſuo propoſito ; per far indi
conoſcere non poterſi , con la ſcorta de' medeſimhrettamente
dedurre il Rito Latino nella Sicilia dinanzi al ſecolo vu.
i4. Affinché chi legge,venga ad una perfetta cognizione
di tutte queſte coſe , in quanto al primo conviene oſſervare ,
ingannarſt a partito coloro , iquali ſi perſiiadono , che 150m
ſni Pontefici abbiano bramato la totale conformitt ai loro riti,
di quelle Chieſe , delle quali anno ſol proccurato. la riforma di
qualche coſtume; o pure ſi danno a credere , che abbiano le
Chieſe Greche affatto rinunziato al proprio rito , per avere
ſolo abbracciato alcune conſuetudini latine . Forſe , perchè
gli Eccleſiaſticidell’ lllirico ſi ſoggettarono alla diſciplina del
celibato preſcritta loro da S. Leone 3 , divennero perciò La~
tine le Chieſe dell’Acaja e del Peloponneſo , ſotto la deno—
minazione dell’llliríco compreſe , dove ſorgono Atene, Co~
rinto , ed altre Greche Città , ſempre mai riguardare come
Regie ſedi del rito greco? E pure apparteneva l’lllirico al
Patriarcato Romano, di cui era membro e dipendenza . Al
Veſcovo di Teſſalonica Città Principale della Macedonia , era
conferito l’onore di Vicario Apoſtolico , pe’l cui mezzo il
Sommo Pontefice governava le Chieſe della Teſſaglia , Epiro
‘vecchio e nuovo , della Dacia Mediterranea , eRipenſe, della
Mcſia , della Dardania, della Prevalitana, e dell’Acaja; come
ſi raccoglie dagli atti del Sinodo Romano adunato ſotto Bo
nifacio ll. l’anno 531. 4 . Contro a’ vani sforzi, e inſidíoſì
atten
ti] SS. Greg. Niſſan. le Nani-nun. a s. Ju
Chryſoflom. in o…- de Rap:.
[a] s. Leo M. 53.16- ali” q.
ſ3] S- LEO Epfflóu- llîu 4!
[4] Apud Harduin. in colica. Cenci-L tom.:—
png-uu- & (un.
IN ITALIA 113.1. CAP.IIr~‘.-ì
,i
attentati di Epifania Patriarcha di Coſtantinopoli , il quale cre
deva di eſſere giudice ed arbitro in quelle Provmcie , e di poter
ne altamente diſporre; fu evidentementein queſto Sinodo dimo~
ſtrato , eſſere ſempre ſtato l’llliricu ſoggetto al Patriarca R0
mano, e’l Veſcovo di 'l‘eſſtlonica eſſere ſtato ne’ paſſati tempi
incaricato della Paſtor-al ſollecitudine sù le Chieſe riferite. Fu
rono , in teſtimonianza di queſte coſe , prodotte l’Epiſtole ſcritte
da Damaſo , da Siricio , da lunocenzo , Bonifacio , Siſto , e
S. Leone Magno e all‘Arciveſcovo di Teſſalonica, e agli al
ri Veſcovi dell`lllirico , in cui riſplende lo zelo del pari , ela
ſollecitudine de’ Papi nel mantenere il buon ordine in quelle
Chieſe circa le Sacre Ordinazioni, e nel proferirc le deciſioni
delle controverſie che v’ inſorgevano , intorno alla pena dovuta
agli Eccleſiaſticidelinquenti , alla convocazione de’Concilj Pro
vinciali , e tutt’ altro che apparteneva alla Eccleſiaſtica politia ;
itudiandoſi di renderle conformi alla diſciplina della Chieſa Ro..
mana . Preſcriſſe tra le altre coſe S. Leone l , che le ordina
zioni Sacre no.) ſi tcneſſero nei giorni feriali , ma feſtivi ; e
che abolito foſſe l’abuſo , per cui in alcune Chieſe i ſoli Veſ~
covi conſecrandoſi nei di ſolenni, gli altri Miniſtri, cioe` . i Dia
coni, e Sacerdoti ricevevano l’impoſizione delle mani in qua..
lunque altro giorno della ſettimana . Tutte queſte coſe fanno
conoſcere , a quale irragionevole penſamento ſi è laſciato con
durre il Canonico di Giovanne dal mal preſo impegno di non
riconoſcere nella Sicilia, che il ſolo rito latino; poichè ſelc
Chieſe dell`lilirico ritenevano il rito greco, ancorchè rice
velſero i reg ilainenti dal Papa per mezzo d’ uno ſtabile Vica
rio Apoſtolico, com‘ era l’Arciveſcovc di Teſſalonica; e an.
corchè ſeguiſlero talvolta alcune prattlchc della Romana: dobñ
biain conchiudere , eſſere privo di efficacia quell‘ argumento ,
per cui mezzo ſ1 vuole dimoſtrare, avere ſe Chieſe ſuburbi
carie della Sicilia rinunziato al rito greco, perchè ſ1 unifor..
marono ad alcune conſuetudini Eccleſiaſtiche Latine .
Giacche il diſcorſo mi ha portato alle Chieſe dell’llliri
co, un’efficace prova credo io potere trarre dalla controver
ſia agitata nel .ſecolo nono ſopra la pertinenza della Bulgaria;
per dimoſtrare , che ad eſcludere da una Provincia l’oſſervan—
za del rito greco , inefficace ſia il motivo della ſuggezione
di eſſa alla Chieſa Romana . La vaſta Regione da’ Bulgari oc
cupata. , e a cui diedero il nome di Bulgaria,era ſituata nell’ll
'
lirica
gi] Az. Htl’dllil» ibid. png-x 136. lim!,
73
DELRITOGRECO
lirico Orientale , e comprendeva molte Provincie della Dial
eefi di Dacia , cioè , lc due Dacic Ripenſe , e Mediterranea , le
Prevali , la Dardania, e Milia ſuperiore . Era perciò una Re
gione anticamente ſpettante al diritto Patriarcale della Roma
na Chieſa l . ll ſacrilego Michele lmperador d’ Oriente ,
e l’empio Fozio invaſore della Sede Coſtantinopolitana, per
odio e per emulazione e ſenz’ alcuna ragione, la miſero in
conteſa alla Romana Sede . Mal ſoffrendo che i Bulgari po
co prima venuti alla Fede , foſſero ricorſi al Pontefice Ni
colò l. , e aveſſero da lui ricevuti Sacerdoti , ed iſtruzio
ani, e ſi foſſero ſoggettati alla Sede Apoſtolica , moſſi ua
ncerba invidia proccurarono difiaccar quel Popolo dalla ſug
gezione di S. Pietro; ſervendoſi dell’ occaſione , che loro op
portunamente ſipreſentò , e fu la ſeguente. Poichè Michele
Rò de’ Bulgari era grandemente ſodisfatto de’ Veſcovi colà
mandati da Papa Nicolò , deſiderava, che Formoſa Veſcovo
di Porto reſìaſſe in Bulgaria col titolo diArciveſcovo; di che
ne fece al Papa premuroſa iſtanza . Non avendo il Pontefice
condeſceſo alle richieſte del Rè , in luogo di Formoſo mandò
altri Veſcovi , e Preti . Allora fù , che i Bulgari mal ſodi}—
fatti della ripulſa data dal‘Papa, furono ſollecitati da’ Greci;
e a loro inſinuazione ſpedirono legati a Coſtantinopoli , dove
ſ1 teneva il Concilio Generale l’anno 870. e dove erano altresì
preſenti i Legati Apofiolici con i Vicarj Patriarcali d'Oriente,
per intender da loro , a quale delle due Chieſe Romana , o
Coſtantinopolitana apparteneſſe la Bulgaria. Eſſendoſi incomin
ciata la diſputa fra i Vicarj Patriarcali , e i Legati della S. Se~
de , tra le molte ragioni, che i Vicarj adduſſero per dimoſtra
re doverſi la Bulgaria ſoggettare al Patriarca di Coſtantinopo
li , una fu quefla; che quando i Bulgari vi penetrarono la
prima volta, ritrovarono Sacerdoti Greci, ìquali adempivano
nel loro rito agli uffizj del proprio Miniſterio . Sentiamo ora
la riſpoſta , che renderonoiLegatiApofiolici. La diverſità della
lingua, diſſero, non ſconvolgere l’ordine della Chieſa; eſſendo
manifeflo, che la Romana tutto che latina, avea pel paſſato
flabilito, e tuttavia defiinava Sacerdoti Greci nelle Città , ePro
vincie , dove il rito greco trionſava . Ex Grxcí: Ãacerdotibl”
arpflmefltum ſumere non debe-ti: , quia liflgaarum (liver/ita: Ec
cleſia/fica!” Ordine-m ”0” confimdít. Nam *Sede-f APOfiWÌCaa ſu"
ipja Latina fit , i” multi: tamen [aci: pro ratio”: Patrice, Gram:
505‘”:
[i] Pigi Critic. ad snn- chriſlì 8”. n.199
IN lTALIA LIB.1. CAP.lll.
7’,
Sacerdote: , é- ſemper , Ò- mmc uſque coflſtimem , privilegi: ſm':
detrimenta ſentire ”ec debuit , nec debe! l . La riſpoſi-a de’ Le..
gati Apoſtolici manifeſta quanto vano ſia l’argomento del no~~
ſtro Autore ; avvegnachè , ſe a loro ſèntimento, inferivano i
Greci contro alle regole d’ un giulio raziocinio , eſſere di loro
dipendenza la Bulgaria , ſol perchè il rito greco eraſi colà di~
latato; potendo una Regione ancorchè greca appartenere ai
diritti del Patriarca Romano di rito latino : così, Con pari
Ihfelicità ſi sforza il Canonico di Giovanne efiliare dalla Siñ
‘cilia il rito greco , a motivo che le Chieſe di lei ubbidivano
al Metropolitana Romano; avvegnachè, ſe il Papa con giuflo
e legitimo titolo ha uſato la ſua autorità Patriarcale ſopra le
Chieſe Greche dell’ lllirico , non fi sà comprendere perchè ſo—
pra le Chieſe egualmente Grcche della Sicilia,le ragioni di
p Metropolitane non abbia potuto eſercitare .
Non v’è, chi fia tanto digiuno della diſciplina di quei
ſecoli, il quale non ſappia , che le Chieſe Orientali , ele Greñ
‘_che ſtabilite in Occidente , non erano obbligate ad uniformarſi
ì alla Romana, nè a tenere eſſa per loro regola e modello nella
diſciplina, nè a ſeguire le. ſue tracce nelle cerimonie e ne’ ri~
ti; ma ſolamente nelle tradizioni , e ne’ dogmi appartenenti
alla Fede . ln riguardo ai riti e cerimonie , ammirabile era
frà le Chieſe d’ Oriente , e d’ Occidente , animate dal medeſi
.mo ſpirito di carità. e di pace, la ſcambievole emulazione di
**trarre l’una dall’altra quelle ſante coflumanzc , che foſſero più
atte a nudrire la pietà , e più facili ad imprimere nell’ animo
ñ dc’ Popoli quelle immagini, onde paſcere la loro mente nell’Ec~
j cleſiaſtiche funzioni.
.
‘
Delle mutazioni dei riti fatte dalla Chieſa Romana , S. Gre-`
~ gorio ne fa pubblica profeffione; apertamente dichiarando eſſer
` dìſpoſto ad ammettere in Roma quelle pie, e Rdigíoſe cofiu-e
manze , le quali conſecrate dall’ antichità , fi oſſervavano nella
` Chieſa di Coſtantinopoli ,o altrove . Si quid 120m’ 1 ‘vel íPſa ( Co
.flantinopolitfl”a) WI altera Eccleſia habet , ego , Cò- minore:
_i mea-t, qua: ab illicití: probibeo , i” bono imitari ſum Pdfatflſ 2- .
Siccome era difficile il perſuaderfi , che le più nobili iſtituzio—
ni derivate dall’ autorità degli Apoſtoli, e uomini Apollolici ,
‘I foſſero tutte in una ſola Chieſa rìſtrette ; e le più deboli e men
_z atte a riſvegliare la pietà , foſſero tutte del pari da una ſola
`
Chieſa
ñ ‘il ‘Rui Gnlüelmnn Biblioth- ìn vin Haiti-ui ll. [11 s. Greg. M. liba- Egqz. 1314.1” i.,
zo
DELRÌTOGRECO
Chieſa raccolte ; COSì gi“dìca il S. Dottore degna di cenſura
quella Chieſa , la quale è sl tenace nel ritenere tutte le ſue
oſſervanze , che rigetta i più Santi, e i più profittevoli rego
lamenti dell’altra. Stulta: enim eli, qm‘ i” eo ſe prima”) exi
flimet , ut bona qme *viderit , diſc-ere contenuta: . Regolandoſi con
queſta maſſima i Sommi Pontefici , anno raccolto altronde, e
introdotto nella Chieſa Romana molte religioſe e nobili ceri
monie . Adottarono il canto de’ Salmi dalla Chieſa di Mila
no , la quale a’ tempi di 5. Ambrogio lo aveva appreſo dall’
Oriente . Riflettend‘o all’ eccellenza dell’lnno del Gloria , della
Preghiera dC] Kyrie :lei/'0” , e di altre Antifone , le quali ri-îg’
ſonavano nelle Chieſe Orientali, tantoſto ne imitarono la di
ſciplina. Appena ſperimentarono i vantagioſi effetti della vita
Monaſtica portata in Roma, da S. Atanaſiq , che ne divulga
tono e ſparſero dapertutto l’ onervauza . Tutte queſte coſe an
no ſervito di ornamento , e decoro alla Chieſa Romana , e
anno meſſa in una più bella , e luminoſa comparſa la ſua
maeſtà. La vita Monaſtica ha per fondamento i conſigli dell'
Evangelio ; e il canto ECClCſioülCO’ l’eſortazione dell’Apo
flolo a i Coloſſenſi, d’ infcrvorarſi ſcambievolmente nella pietà
col canto de’ Salmi, degl" Inni , e delle ſpirituali preghiere o
Mi abuſerei troppo della pazienza de’ Lettori, ſe voleſſi tutte
quelle coſtumanze riferire , le quali dalla Chieſa Greca ſon pal
ſate alla Latina . Mi baſìa ſolo raccogliere il diſcorſo , e con
chiudere , che ſiccome le Chieſe dell’ lllirico , cosi anche quelle
della Sicilia , anno potuto regolare in parte la lor diſciplina
conforme alla Romana, ſenza. punto alterare del proprio rito
greco i principali delineamenti .
15- Dimoſtrata la leggerezza dei primo argumento , traſ
porterò il diſcorſo a far conoſcere la debolezza del ſecondo,
dedotto dalla preſenza de’ Veſcovi Siciliani nei Concilj Roma
”i 3 quaſi poſſa eſſere queſta una valevole teſtimonianza del
rito latino eſſervato nelle Chieſe dalla Sicilia. Mofirerò quanto 4
vano ſia e diſacconcio queſto razioeinio all’intento , che ſi e pro- i’
poſto il Canonico di Giovanne, con la ſerie ch’elibirò de‘
Concilj Romani, i quali furono illuſtrati con la preſenza de' I
Veſcovi Latini, egualmente che de’ Veſcovi Orientali. ll Si-E
nodo Romano ſotto Simmaco tenuto l’anno 503. fù compoſto '
tanto di Veſcovi Siciliani , tra i quali Eulalio di Siracuſa , e
Auguſto di Lipari: quanto di Orientali , cioè, di Florenzo di
.Adrianopoli , Mcſſelino di Laodicea, Pergamo di Antiochia , e
da
IN ITALlA LIB-I. CAP-III.
3,_
'di molti altri Prelati di Cipro , della Lidia , dell’Aſia , dell’Egitto ,
della Licaonia, e della Frigia l . Nell’ altro Sinodo Romano
con'gregato ſotto il medeſimo Pontefice l’anno 504. , leggonſi
ſottoſcritti non meno Eucarpio Veſcovo di ‘Meſſina , e Rogato
di Tauromina: che Giovanni d-i Nicopoli, Talaſio di Ceſarea,
Meonio di Niſſea, Teodoſio di Nazianzo , Doroteo di Neoceñ
ſarea, e Seleucio di Amaſia 1 . Nel Sinodo pure Romano ſotto
'la preſidenza di Bonifacio ll. l’ anno 531. fece luminoſa com<
parla Teodoſio Veſcovo della Provincia della Teſſaglia , il ual‘e
ignaro del dialetto latino , eſpoſe per mezzo degl’ interpreti ,
a’ PP. ivi congreñgati , le rimoflranze di Stefano di Lariſſa , da
cui vi era fiato ſpedito per difendere la dipendenza dell’Epiro
dal Patria-reato Romano 3 , contro agli altruiaudaci attentati . ln
un Concilio adunato da S, Gregorio Magno , v’ intervenne Gio-—
Vanni Veſcovo di Siracuſa , ed Eulogio di Aleſſandria 4 ; e in
un altro, Secondino di Tauromina , e Candido Dulcimenſe;
cioè di Dolcigno, come io credo, Città. dell’ Albania -s . Per
tacere molti altri, che potrei -con una lunga ſerie produrre ;
ſe nel Lateranele ſotto Martino 1. dell’anno 649. leggiamo i
nomi de’ Veſcovi di Meſſina. , Palermo , Gia-genti, Lilibeo ,
Tindaro , e Tauromina; vi ravviſiamo altresì Stefano Veſcovo
Dorenſe, la cui profeſiion di fede contro a’ Monoteliti eſibita
in greco nell’azione prima , fu tradotta , e letta in latino a’
Padri del Concilio 6 . Ci ſ1 offrono ancora in queſto Concilio
nomi di Monaci Greci , i quali avendo pur eflì eſprefla -la loro
Profeffion di fede nell‘azione ſeconda in greco , fu recitata,
e udita con plauſo de’ Padri in lingua latina 7 . Premeſſe que
ſte coſe , le quali ci portano afar conoſcere la verità , rimetto
al ſano intendimento di chi legge il confiderare , quanto ſira
no ſia il diſcorſo, che è caduto in mente al Canonica di Gio
vanne; poichè ſe nei Concilj Romani furono talvolta ammeſſt
indiſtintamente Veſcovi Latini e Greci, com’è ſtato dimoſtra~
to; ne ſegue , non fare argomento del rito latino più tofio
che del greco , la loro preſenza nei detti Concilj; onde vana
mente ſi perſuade ſopra una diſacconcia e fallace conghiet
tura , chi giudica , non eſſere fiati i Veſcovi Siciliani di rito
greco , perchè avevano luogo ne’ Sinodi , che fi adunava—
no in Roma da‘ Latini.
[i] AP‘Hñfduin- colleE’t.Coneìl.to.z.pag.985.
.
ſs]Lid. ibidem .
[a] Ap. enmdem ibid. ”3.994.
[a] [bid. paga lu.
[a] Ap. Huduin. w.;- p-gqu!
[7] lbjd_ P3871”
[+1 S. Grez- M- in appelli. Egifl. n.4!
l 6|
a
-
8"
DEI-RÎTO GREco
16. Molto più erra il citato autore, allorché pretende de~~
durre il rito latino nella Sicilia dalle lettere latinamente ſcritte
da’ Papi a’ Veſcovi Siciliani; e dalle riſpoſte , che queſti loro
renderono nel medeſimo latino idioma: avvegnachèi Sommi
Pontefici hanno tenuto coſtante coſtumanza di ſcrivere in latino
le lore lettere, anche a’ remotiſſimi Orientali , come la con..
tiiiuata oſſervanza ſino a’ noſtri giorni ci fa vedere. Che ſe i
Veſcovi Siciliani nel medeſimo latino dialetto corriſpondeva
no a’ Papi, dimoſtrano con ciò l’uſo comune di tale lingua nel
volgare commercio; ſenza eſcludere l’uſo della greca dal
Miniſterio dell’Altare . Eſempio ne ſia la Città di Coſtantino
poli, in cui ſe fioriva il rito greco nel ſecolo v., v’era pur
familiare nel tempo iſteſſo il linguaggio latino tra le perſone
più culte , le quali latinamente parlavano , e ſcrivevano . Così
s’avviſa il P. Lequien l . I” aula”; Conſtantiflopolitani lmpera
toris ”mc tempori: , ſi riferiſce al ſecolo v. latini” ſermo commu
m‘: familiariſque fait . Clie ſe il Canonico di Giovanne aveſſe
voluto dire , non farſi menzione del rito greco nelle mento
vate reciproche lettere, per raccogliere da ciò l’uſo del la
tino nelle Chieſe della Sicilia; ſì ſarebbe moſtrato p’oc’ inteſo,
si dell’inefficacia dell’argomento negativo , come dell’antica
diſciplina di tal rito, il quale poco differiva dal latino in quei
primi ſecoli della Chieſa, ne’ quali la reciproca comunione
de’ Greci, e Latini maraviglioſamente riſplendeva nelle Litur
gie , ne’ Divini uffizj , e in tutt’altro , che apparteneva al Mi
niſterio dell’Altare.
17. Ma poichè le ragioni prodotte dal Canonico di Gio
vanne affin di dimoſtrare , che il ſolo rito latino riſonava nelle
Chieſe della Sicilia , prive fieno di vigore e di efficacia a con—
chiudere ciò , che ſi è propoſto di provare: non perciò ſiper
ſuada veruno , eſſer io nel ſentimento di ſtabilire in eſſe la
greca diſciplina prima del ſeſto ſecolo della Chieſa , come da
principio mi ſon dichiarato . Sembra eſſere ſtato introdotto il
rito greco non già in tutte , ma in alcune poche , dappoìchè
vennero i Greci a prendere il governo‘ di quell’ Iſola , e aſogñ
giornarvi l’anno 553. Sotto il loro dominio ripigliò l’antico
vigore la lingua greca , e i Siciliani s’impeñparono a ſoſtene
re i coſtumi Orientali, anche con la de. ;e lone dCI ſito la‘
tino; tratti più dall’ adulazione verſo il’ agìſtratſh Che (1318?‘
nio verſo il rito greco . Avevano pur eglino un commercio
_14
[i] Lequien.0iien.Clitiſtian. to!" Bwin‘. _zz
—"`
;continuo nelle Regioni Orientali. l Veſcovi ſteſſi manteneva
no una famigliare corriſpondenza co’ più illuſtri Uomini, che
in queſti tempi fioriſſero in quelle Chieſe. Ricevevano leloro
lettere, profittavano de’ loro lumi, accoglievanoiloro ami
ci, e ſi conciliavano la loro benevolenza ed amore . Eran per.
ciò ſolleciti ad apprendere la lingua greca , di cui non man
cavano loro eſperti Profeſſori entro e fuori il loro Regno .
S. Gregorio Veſcovo di Girgenti fu iſtruito nelle lettere gre~
che da un dottiſſimo Monaco , alla cui cura era ſtato conſegnato
da Macario Patriarca di Coſtantinopoli . Gloriaſi d’aver ap.
preſo dalui i precetti della gramàtica, l’arte Poetica , la Ret—
torica , e la Filoſofia l . Fu uno de’ PP. che renderono famoſo
il loro nome nel Concilio Coſtantinopolitano Secondo l’an
no 553. ſotto Papa Vigilio . I Greci onorano la ſua memoria
ogni anno nei loro Menei . Del Greciſmo uſato dalli Siciliani
nel ſecolo ſeſto , un’altro non oſcuro argumento ci ſommi
niſtra una lettera di S. Gregorio M. ſcritta l’anno 599. aGio
Vanni Veſcovo di Siracuſa 3 , dalla quale ſi raccoglie, che i
Siciliani s’erano laſciati tant’oltre traſportare dall’amore delle
greche coſtumanze , che ſi fecero lecito declamare altamente
contro ad alcune ſue diſpoſizioni , quaſi foſſero dirette a de
primere la Chieſa Orientale . Si dolſero in primo luogo, che
il Sommo Pontefice vibrando la ſua autorevole cenſura contro
al titolo di Ecumenica , che ſ1 era attribuito Giovanni Digiuñ
natore Patriarca di Coſtantinopoli , aveſſe voluto abbattere la
dignità di quel Trono . A queſto primo , aggiunſero il ſecon—
do capo di querele , dedotte dalla nuova compilazione , che egli
fece dell’ordine Gelaſiano 3 . Avendo il Sommo Pontefice con
l’iſtancabile ſua diligenza ridotto ad un ſol volume , molti li~
bri compreſi ſotto la denominazione dell’ ordine Gelaſiano ; e
riſecati c mutati …alcuni riti fino allora oſſervati nella Chieſa
Romana; cr‘edetteroiSiciliani che in queſta nuova opera aveſſe
preſo di mira il roverſciamento dei riti, e coſtumanze deri~
vate già alla Chieſa Latina dalla Greca , di cui voleſſe il Santo
oſcurarne il luſtro , e ii pregio . Ma i clamori de’ Siciliani
furono ſolamente valevoli ad eſercitare la ſofferenza , non gia
a diſſarmare dal ſuo coraggio il Santo Pontefice . Preſa queſti
la penna , fece loro primieramente conoſcere , che a ragion
veduta aveva reſiſtito all’audace attentato di Giovanni il Di~
?33
Mia-
[l] Mnbîllon- de find. Mona. «P xt. p.44.
h] S. Greg. M. EPdZ- [ib-90
L 2
giu
[3] 1mm”. in vita S.Greg- M.1ib.l.cny.u
34
'DEL RITO GRECO
giunatore , cui, come a Patriarca ſoggetto alla Sede Apofio:
lica, non poteva in verun conto convenire il titolo di Ecume
m’co . Con pari felicità ſi ſpediſce dalla ſeconda oppoſizione;
facendo toccar con mano , che le conſuetudini Eccleſiaſtiche
nella Chieſa Romana oſſervate , e da ſe nella nuova compila
zione, o aſſolutamente troncate , o in altra forma diſpoſte,
non erano altrimenti venute ai Roman-i da’ Greci , come gli
accuſatori francamente aſſerivano ; ma o altronde derivate , o
uſate da’ Romani con metodo diverſo da quelli . Conchiude,
che ſenz’ offeſa del rito greco, e ſenza il menomo timore
d’incontrare la loro cenſura , aveva potuto di tali riti altri
menti diſporre - Veniam- quidar” de Sicilia , ſono parole del
S. Pontefice , mihi dixit , quod aliqui amici ejur, ‘vel Greci,
ere] Latim', ”eſe-‘0; quaſi ſub zelo .S. R. E. de mei: dijPoſitioui
bus murmurareut, dic-ente: . Alemania Conſiantiuopolitanam Eccle
ſiam diſpouit comprimere , qui eju: conſuetudiuem per omnia'jé’qui
tu?? cui quumdícerem; qua: conſuetudine: ejm ſequimur i Rc—
ſpondít, quia Alleluja dici ad Ali/ja: , extra Parroco/ie: tempora
feci/Zi:: quia Subdiacoflo: ſuo/idro; procedere : quia Kyrie eleíſon
dici: quia Oratiouem Dominica”; mox pofl Canone”; dici flat/zi
fli:: Cui ego ?eſpandi , quia i” ”ul/o eorum aliam Eccleſiam jè
quuti ſum”: . Rendendo indi riſpoſta a ciaſchedun’ articolo in
articolare , che gli era fiato oppoſto ; dice in primo luogo ,
gloriarſì la Chieſa Romana d’ aver adottato da quella di Ge,
ruſalemme , non già dalla Greca, fin da’ tempi di S. Girola~
mo , il canto dell’Alleluja . Eſſere ſiate defiinate a’ Suddiaconi
le proprie diviſe da’ ſuoi predeceſſori per ornamento delle 10
ro perſone nel Minifierio dell’ Altare: e che conoſcendone i
Siciliani la maggior convenienza e il decoro , aveano aſſegna—
to a’ Suddiaconi delle loro Chieſe , a ſimiglianza della Roma
na , i proprj abiti Eccleſiaſtici . Che il Kyrie eleiſofl cantavaſì
nella Romana Chieſa d’ una maniera aſſai differente dalla Gre—
ca; mentre tra’ Greci il ſolo Kyrie eleijb” , e dal ſolo popolo
ſi recitava : trai Latini dal Popolo , e dal Clero il Kyrie col
Ch-fl'ſte eleiſou più volte ripetevafi . In fine , proferirfi l’ Ora
zione Domenicale ſopra l’ Eucariſtia da’ Latini per tradizione
Apoſtolica , e non altrimenti per tradizione loro diſceſa dai
Greci: nè recitarſl la medeſima da’ laici , come trà queſti, ma
dal ſolo Sacerdote . Conchiude il Santo Dottore , che ſebbene
1a Chieſa Romana non abbia camminato dietro la Greca, _nè ab—
bia da eſſa adottato i riti de’ quali fi tratta : era nondimeno
m
IN ITALIA' LIE-I. CAP-III.
35
in tale diſpoſizione, che non avrebbe ſdegnato di calcare le veñ
fligie di eſſa, e di qualunque altra Chieſa coll’imitare quei ri-o
ti, che atti foſſero a riſvegliare nell’animo de’ popoli lajpie—
tà, e a conciliare al culto divino maggiore ſtima , e venera
zione . Tama” _liquid bar/i *vel ipſa ( Conj'ſaminopolitafla)tvel alte—
ra Eccleſia habet, ego, ó* minore: meos, quo: ab illicitis prohiññ
Leo, i” bono imitari parata: ſam . Sta/tm enim eſt, qai i” eo
ſe prima”: exìjíirflat, ”F bona, quae viderít , diſceſe contenu”: .
Non avrebbono gli accuſatori di S. Gregorio ſoſtenuto
con tanto faſto e con tanta ſuperbia, la dignitì del Trono di
Coſtantinopoli , e le prerogative della Chieſa Greca , come
ho eſpoſto , ſe non aveſſero trovato un forte appoggio di quella
Corte. Convien dunque dire, non eſſere ſtatiSiciliani , i quali
furono ſempre mai ciechi veneratori delle diſpoſizioni Pontifi
cie , ma Greci Orientali coloro , i quali alzando bandiera con~
tro a S.Gregorio con frívole e vane ſottigliezze , e con ſomma
audacìa , ſembravano d’inſultare la Chieſa Romana . Eſſendo
paſſata la Sicilia ſotto il dominio de’ Greci l’anno 553. come
ho ſtabilito ſul primo Capitolo di quefi’Opera 1 ; certamente
nel 599. cui è conſegnata la lettera dal S. Pontefice ſcritta a
Giovanni Veſcovo di Siracuſa, ubbidiva quell’ Iſola al Greco
Imperio , ed aveva richiamato l’ eſtinto uſo del greCO dialet~
to . ln oltre , neſſuno ſarà sì debole di mente , cui non ſem
bri coſa ſimile al vero , che nel ſecolo vr. foſſe ſtabilita , al
meno nelle primarie Città. deſtinate ad eſſere ſedi de’ Pretori
Greci, qualche Chieſa , dove il Magiſtrato , gli Ufficiali, c i
Miniſtri Orientali aveſſero la libertà d’ eſercitarſi negli ufficj di
pietà ſecondo il proprio rito . A quefií Greci ſ1 riferiſce S. Gre
gorio con quelle parole : Vem’em‘ quidam de Sicilia mihi dixit ,
quod aliqfli amici ejas , ‘nel Gravi , *nel Latini , ”eſcío . . . . . de
mais diſpoſitioaibar marmararea; .
18.
Più chiari argumenti del rito greco introdotto , ed
oſſervato in alcune Chieſe della Sicilia nel ſecolo vu. , ne ſom—
mìniſtra la ſtoria della Veſcovil Sede Siracuſana . Due ſuoi
Veſcovi valendoſì dell’ occaſione della freqnenza de’ Greci in
quell’lſola , ſenza mancar di riſpetto alla Chieſa Romana , e
forſe per ſervire alla propria ambizione , e conciliarſi l’ affet—
to e la benevolenza de’ Greci , introduſſero nelle funzioni
dell’ Altare , il rito greco . Tali ſono fiati Gregorio , e Teodo
ſia , i quali in diverſi tempi preſedettero a quella Chieſa . ll
`.__ ;E `
primo ,
fl] Ramas-16.1743.
zz
DEL RITO GRECO
primo ; dopo eſſerſi applicato allo ſtudio delle lettere greche
in Coſtantinopoli, fu innalzato a quella Sede Veſcovile . Em
riva l’anno 668. , e compoſe Troparia , qua: i” Nati-virata Clmf
ſii recitam‘ar . ll ſecondo , il quale la medeſima Chieſa di St—
racuſa governava l’ anno 680. fu autore di altri troparj › qM
eaflmztar i” Veſperi: jejam’arum . Appariſce la verità. di quanto
ho detto , dall’ antico catalogo de' Veſcovi Siracuſani , tra
dotto in latino dal teſto greco l . I Tropari compoſti dai due
mentovati Prelati , ſono inni , e cautici proprj della Chieſa
Orientale , i quali formano una parte della greca uffici-atu—
ra . Moſtrandoſi l’Autore del Calendario molto ſollecito nel
darci ſpecial coutezza de’ riferiti greci componimenti, ci ha
voluto ſignificare , eſſerſi udita la ſoave armonia de‘ cautici
greci nella Chieſa di Siracuſa: ciò che egli manifeſta nella
vita de’ due Veſcovi per quelle parole due volte ripetute,- qua'
i” Nativitate Chrifli recitaatar . . . . qua canantur i” Veſpe-is
jejaflioram . Quanto foſſe comune la lingua greca nella Sicilia
in queſto ſecolo vu. , lo dimoſtra baſtautemente una lettera
ſcritta in tale idioma ai Fedeli di quell’lſola da S. Maſſimo
Coſtantinopolitano, il quale chiaro per la nobiltà de’ ſuoi na
tali, avea paſſato i primi anni della ſua gioventù in quella Cor<
te . Molto più fi rcndè celebre ed illuſtre per le ſconfitte che
diede al Monoteliſmo , e nell’Africa e in Roma. Specialmen—
te deſtinato da Dio a ſoſtenere il peſo di queſta guerra , e ad
eſſere co’ ſuoi ſcritti, e colla ſua voce , e colle ſue ſofferenze
c coll’attività del ſuo zelo , il campione della Criſtiana mili
zia: non tardò guari ad uſcire in campo per la difeſa dell’an
tica dottrina contro alle profane novità de’ Monoteliti . Nell'
Africa tenne una pubblica diſputa con Pirro gonfaloniere di
quell’ eresla , e con la forza degli argomenti lo confuſe; ob
bligandolo a confeſſare due volontà e nature in Gesù Criſto.
ln Roma ſi conciliò la ſtima e l’amore di Martino l. Sommo
Pontefice , cui perſuaſe la celebrazione del Concilio Laterane~
ſe dov’ egli intervenne a e dove fu condannato l’anno 649. il
pernicioſo errore . Non oſtante queſte luminoſe dimoſtrazioni,
che Maffimo avea date della ſincerità della. ſua fede , e dell’av
verſione contro al Monoteliſmo, alcuni ſpiriti turbolenti ſpar—
ſcro nella Sicilia , eſſerſi_ egli dato a ſeguire l’empia dottrina
Appena ne reſtò informato , che ſubito corſe a quell’ iſolafper
_
are
lr)cui-m.
Apnd Chrîſtopborum
Scola”.”p.42citt-log. Epiſc- Simul.ſi Pin-u notîtia Reſet', Sit-cuſ
[ſigns. ad Hill. Sisnl-
tN ITALIA LIB.I. CAPJII;
37
fare un’ ampia difeſa di ſe flcſſo dalle indegne impoſture de' ſuoi
nemici, le quali cagionavano nelle orecchie dei Cattolici tan—
to maggior orrore , quanto più divulgata era in tutto l’ Occi—
dente, la fama dell’ innocenza de’ ſuoi coſtumi, e dello zelo
della Cattolica Religione . Applicoffi a ribattere le atroci ca
lunnie , e a mettere nel ſuo più chiaro lume la verità in una
lettera , che ſcriſſe in greco a tutti iMonaci , e ſecolari fedeli
dell’iſola. ll titolo è il ſeguente l . T07; Kat-rat‘ 'TſlDBE flip Zt
xeNö» @ſho'xpts-nw »Tia-w rupemo’ò’a'w oíyt'ozç Toca-palm” , Hyouz
PMPOſití‘ z
[LI-i've” , 19 MODOLZOUO'] ` 6109036201; AMT; . .SS
atque Manacbir , 7180170” Catholici: Populi: Chflſtl amantem bano
Sicilia [liſa/am (da queſta eſpreſſione ſi raccoglie , eſſere fla—
ta ſcritta la lettera nella Sicilia ) incolentìbus o L’ argomento
geloſo , di cui trattava , richiedeva che ſcriveſſe nell’ idioma
comunemente inteſo da coloro , cui indirizzava la ſua lettera,
la quale avea per oggetto togliere dalla mente di ogni ordine
di‘ perſone , le ſiniſtre impreſſioni cagionate da’ ſuoi malevoli,
e purgare dalle loro impoſ’cure iſuoi cattolici ſentimenti . Per
tanto, ſe la ſcriſſe in lingua greca , potiamo ſenza riſchio di
cenſura conchiudere eſſere flata quefia la più uſìtata nella Sicilia
nel ſecolo vn. ed in conſeguenza eſſere ſtato in tale tempo fre*
quentato il rito greco in molte Chieſe della medeſima ›._
`
5111.
Nelle Chieſe delle Provincie Napoletane ìlſolo rito latina
fioriſce ſotto i Goti .
19.'
Vendo ſin quì ragionato delle Chieſe della Sicilia;
ho dimoſtrato eſſer vani leggieri ed apparenti gli arñ
gumenti del Canonico di Giovanne , con gran pompa addotti,
a fine di diſſipare indi e tenere lontano il rito greco avanti il
ſecolo vm. Ho aggiunto , poterſi queſto con maggior fonda—
mento dedurre dai trofei , che ſopra le ruine della lingua gre
ca ivi riportò la dominante latina. Ho creduto finalmente po
terfi da varie conghietture raccorre , che ſebbene in quella
Regione prevalcſſe l’ idioma latino al greco alcuni'ſecoli avanti
l’ottavo ; fiavi nondimeno rimaſa la lingua greca nell’uſo ſa—
cro in alcune Chieſe; o almeno , che ſia ſtata riſtabilita da’
Greci nel ſecolo ſeſto; e che ad una tal lingua alcune di eſſe
abbiano aggiunto ancora le cerimonie greche, dalla pietà de’
,
[l] Azz-Conbefiſ. Opel-un s. Mulini {0.2. Epiſlmx. n.47.v
fede
-
88
DEL RITO GRECO
fedeli , dal corſo del tempo , e dal coſtume de’ popoli intſó**
dotte già in Oriente, e indi venute in Occidente . Paſſo ora
a trattare delle Chieſe ſparſe negli StatiNapoletani . Dacchè fu
in eſſe ammeſſo l'uſo della lingua latina ne’ Divini Miſterj,
e nelle altre funzioni dell’Altare , vigoroſo, e coſtante vi ſi
mantenne; nè ceſsò mai ſotto le varie Nazioni, le quali fino
a detto tempo quelle Provincie inondarono . Futon la ciate in
ripoſo da’ Goti, e da’ Greci, e da’ Longobardi , e turbateſo
lamente nel ſecolo vm. dal Patriarca di Coſtantinopoli, il
quale non laſciò paſſare infruttuoſal’occafione , che ſe gli Prc:
ícntòa_dl dare de’ paſſi irregolari, e di uſurpare i diritti del
Sommi Pontefici, d’ introdurre nuovo rito, nuovi regolamen
ſi a C nuova economia nelle Chieſe , ed anche d’ inferi!? 101'?
mortali, e doloroſiffime piaghe . ll cangiamento dal rito lati
no al greco a che ſperimentaruuo tali Chieſe dal ſecoſo vui.
a queſta parte , dovendo eſſere il ſoggetto de’ ſeguenti Capi—
toli : per argomento dei due preſenti paragrafi ill. CIV. mi
propongo dimoſtrare , avere elleno camminato dietro al lap_
tiuo ſotto i Goti, e i Greci a tutto il ſecolo ſettimo .
20. Non s’impacciarono i Goti nell’ amminiſtrazione della
giuriſdizione Ecclefiaſtica , nè preſero verun partito nella di
ſpoſizione delle coſe ſacre , nè per queſto capo reſero odioſo
il loro nome, e la lor memoria in Italia in tutto il tempo del
loro dominio, cioè dall’anno 493. fino all‘ anno 553. Ebbero
tutto il riſpetto al Sommo Pontefice, e a’ Veſcovi Cattolici,
ancorchè dell’Ariano veleno foſſero infetti. Benche` Teodori-ñ
co loro primo Rè poteſſe far violenza agl’ltaliani vinti , con
fargli paſſare ſotto le leggi de’ Goti vincitori; nondimeno ter
un tratto di ſomma moderazione laſciò vivere i popoli debel—
lati colle iſteſle leggi così Civili, come Eccleſiaſtiche , con le
quali erano nati, e creſciuti, e verſo cui era la Gotica Nazione
oſſequioſa e riverente. Per ciò che s’ appartiene alla politia ci
vile; non variò Teodorico i Magiſtrati, ritenne i Conſolati ,
iCorrettori , i Preſidi , e molt’ altri coſtumi mantenne , co’
quali avevano precedentemente i dominanti Romani governato
quelle Provincie . Conſervò la medeſima forma del governo,
così in riguardo alla diſtribuzione delle Provincie , come def
Magiſtrati, dignità , e uffiziali del Palazzo , e del Regno, ſi—
mili a quelli de’ Romani , come altrove ho Cſpofio 1 - Per
queſte coſe , ſiccome altresì (per molt’ altre , che quì tion è
,uogq
ſl] Capa. n.19,'
lN ITALIA LIE-I. CAP.lll.
39
luogo di narrare , ſuperò Tcodorico moltiſſimi de’ Romani
lmperadori nella gloria, nella fortezza, nel buon governo , e
nella Civiltà de’ coſtumi ; non avendo egli portato in queſte
Regioni la barbarie, di .cui ſ1 era gran tempo prima ſpoglia
to, al dir di Ennodio i , e di altri chiariffimi Scrittori. Vo
lendoſi poi mirare ai portamenti di lui verſo la Chieſa pe ’l cor.
ſo di trentatre e più anni, in cui tenne il Regno d’ltalia , fe
ce tal-i coſe per la ſalvezza, onore, ed avanzamento della Cat
tolica Religione e della Sede Apoſtolica , che appena ſi ſareb
bono ottenute da’ Cattolici lmperadori, come oſſerva il Car-ñ
dinal Bar-onio .z : Re/ege ſiflgulos ejm Regni ſhx lflſlrorflm de
carjù-r . . . . . ó* reperics ea pro incolumirate Catholic-ee , .ó- App,
[Io-'im Eccleſia Romance pmſtiriſſe Tbeodoricflm , que a Catholi
cir Imperatoríbm, -vìx obtinenda eſſeflt . Non ſolamente non al~
terò la concordia, ela tranquillità della Chieſa , nè moſſe guer
ra alla profeſſione Nicena , con portare in trionfo la peſte dell’
eresia , .quantunque Ariano foſſe di ſetta; ma diede chiari arñ
gumenti del ſuo zelo per la puritì della fede Cattolica col
diſpiacimento che paleſava , allorché qualche Cattolico gettavaſì
al partito Ariano . Licet Arianu: efl'er , così il lodato chiariſlìmo
autore , Catholicir bene ”ſia eJ'I; non tantum ”ibil ”egorii illir ,
more hfflreticarum, faceſſem; ſed é- indulgem , ó- gratz‘is ornam- ,
ó* omfli offi‘ciomm genere proſequem, tlc-que Uli: benemereri i”
omnibus ſtua'em, adeo, ”r ſe agro (mimo , indigfloque ſerre m0”—
flm'vít , ſi qui: i” ejm gratiam e Catholic!! fida ad Ariafliſmflm ,
cfljm ipſe cultor erat , trai-fire: 3 . Altrove afferma il medeſì~
mo Scrittore non certamente liberale di lodi verſo i Principi
eretici, avere la Chieſa Romana goduto la protezione di -q-ue~
ſto Principe Ari-ano, ancorchè contra di eſſa foſſe infiammato
dall’ importunità, e livore de’ Sciſmatici 4 : e avere altresì la
medeſima , con libero eſercizio della ſuprema ſua autorità , di
ſpoſto sì altamente delle coſe Eccleſiaſtiche, che maggiore li—
bertà non avrebbe per avventura goduta ſotto i Principi Cat
tolici s . Si sà che Tcodorico, nella manſuetudine , nella ma
gnificenza , nella giuſtizia , e nella liberalità ripoſe il più bel
pregio della ſua corona . Diede un’ illuſtre , e raro eſempio di
queſte virtù nei tumulti , e ſtrepiti popolari , ſucceduti nell'
elezione del Sommo Pontefice Simmaco, nei quali , ancorchè
ne
[i] Ennodíus in Panegyiieo ad Theo‘oricm
Regent .
l’3] 1d- ad url-494. 11-56,
[4] ld. ad ;n.501, n.2.
[a] Buon. ad n.526. n.5.
[s] Ad att-493.11.38.
9°’
DEL RITO GRECO
vne foſſe richieſto, non volle prendervi parte, nè uſurpate ve
runa poteſtà ; dichiarando in una ſ -L lettera ſcritta al Conci
lio, non poterſi arrogare il diritto di regolare una cauſa Ec~
cleſiafiica, com’ era quella dell’elezzioue del Papa . Si mihi -uí
ſum fuiſſet, aut juſtitia babz'iſſet , ut ego debuifſem audire cum
Prot-erika: Palatii mei, peru‘rare ”affare quomcdo é- Deo pla
cuiſſet, ó* poſterirati ingraìum ”0” fuiſſe:. Sed quia cauſa Dei
aj! ó- Clericoram; idea-;ue modo ad petitio,...m ,Se-"‘zrus , (’9- Cleri
ax diverſir Cioitatibur convenire fiati/lite: éóc. onde conchiu-ñ
ſe , doverſi tratta:: la cauſa nel Sinodo, e nor nel Senato; da—
gli Eccleſiaſtici, e non dai Laici: Reſpomlít Rex, in‘ Synodcli
eſſe arbitrio , i” :auto uegotio ſegua-”da prxfiribere, ”ec aliquid
ad ſe, prater rewreutiam de Eccleſiajiici: ;.egotiis, pertinere l .
Che ſe nel fin della vita perde il merito di tante illuſtri azio
ni , e la"ciatoſi prender dill’Îî‘a , converti in un ſubito la
manſuetudine in tirannide ; anz’ immemore de’ beneficj a’ Papi
diſpenſati , c011’ animo eſacerbato puul con memorabile ca
ſtigo Giovanni I. Sommo Pontefice; e ſe in oltre aveva ordi
nato , che ſenza riguardo di perſone , foſſero le Chieſe de’ Cat
tolici poſte a ſacco I ; nondimeno è univerſalmente vero ,. che
i Goti, nè uſarono in Italia. violenze per eſpugnare- la coſtanza
de’ Cattolici; nè tolſero a' proprj Nazionali Ia libertà; di con
feſſare a lor talento la fede del gran Concilio di Nicea 3. ; nè
turbarono gl’ Italiani nell’ eſercizio de’ loro riti : ma avverſiſ
ſimi che cglìno erano d’ introdurre novità., come quelle che
ſogliono— eſſere ſempre mai pernicioſe allo Stato , laſciaron le
coſe , come delle Provincie, così delle Chieſe , nell’ifleſſa fi
mazione, in cui le avevano ritrovate. Tali furono iſentimen—
ti de’ Goti eſpreſſi nella perorazione , che fecero i loro Le
gati avanti Beliſario Generale dell’ armi di Giuſtiniano , allor
chè venuto a diſcacciargli con poderoſo eſercito d’ italia , in
troduſſero ſeco ñ un trattato d’accommodamento , miſero in
chiaro la condotta da loro- tenuta nel governo delle Provin
cie , eſpoſero di non aver turbata ne` la tranquillità della Re
ligione , nè la ſantità de’ riti : di non avere violato il riſpetto
dovuto a’ Minifiri Sacri; e di non avere riſparmiato- verun‘
atto di offiquioſa dimoſtrazione verſo la Chieſa . Q4011 ad Di
vina”: cultura, fidemque :mine: , Romani: iu integro rc”) ſic eſſe
volui—
li] Ap. Thom-En. diſcipl, Ecclcſ. ſomma.”
”p-ié. nd.
[z] V. ſup. capa. n.”
[3] Cio:. in Pmi-50m. ad hifi. Got-homm
IN ITA'LIA 1113.1. CAP.'III".
,z
onluimar, ut Italoram nemo Religione”: ”ec voler”, ”ec coaíia:
ad hai”: diem mata-veri:: ”eqne i” Goth”, qai ad illoram ſa
cra .traizſieranh alla ſit modo .animadmrfam l .
21. Dalle quali coſe manifeſtamente appariſce , non eſſerſi
introdotto -verun cangiamento di rito nelle Provincie Napole*
tane ſotto il dominio de’ Goti. Se queſti foſſero ſtati traſpor—
tati da -qua‘lche inäpegno negli affari della Religione , avreb
bono fatt’ :ogetto . elle .loro ſollecitudini , e della loro violen
za , l’ avanzamento della ſetta Ariana , -e ſi ſarebbono ſtudiati di
far alzare .all’ſiereſìa ?il ſuperbo capo in Italia . Ma poiche‘ que~
ſta Nazione ,attendea principalmente al meſtier dell’ armi ., nè
molta cura ſi ‘prendeva delle coſe Sacre ,e della Religione , con—‘
tenta d’eſercitarſi in quella , ~che: aveva ſucchiato col latte;
perciò laſciò anche a’ Cattolici 'l’ onore della fede Nicena , e
del rito iatiuo, in -cuierano ſtati da tanti ſecoli nutriti ; dan
do anche .per (queſto capo un memorabile .e raro eſempio del
la ſua manſuetudine . .Reſterà maggiormente confermato in
queſt’ opinione ,chi vriflettera alla ſtupidezza -de’ Goti nello ſtudio
delle ſcienze , e al diſprezzo , in cui tenevano l’applicazione
alle lettere umane ; tonde ſi può giuſtamente inſerire , tanta
minor cura , e ſollecitudine aver -eglino ,preſa d’introdurrc
cangiamenti de’ riti nelle Chieſe Cattoliche . Non davano i Goti
opera , che alle armi; ſprcggiando qualunque applicazione allo
ſtudio delle lettere. Teodorico loro primo Rè ,benchè foſſe_
gran Principe, era nondimeno sl imperito , e rozzo , che nep
pure ſapeva ſcrivere, obbligato a firmare gli atti pu'blici con
certo artificioſo ſtrumento . Con -iſtupenda meraviglia ſcrivo
l’Anonimo Valeſiano altrove da me lodato 1 , che nel corſo
di dieci anni non potè egli a arendere la maniera di 'formare
le prime quattro lettere del uo nome . Tbeodoricar illiteratar
erat, é‘ ſic 017mm ſenſa, i” i” decem anno: Regniſaì, quaraor
littera: ſubſcriptioni: edífì‘i ſai diſcere ”allatenar potuiſſer . De
qua re lamina”: aurea”: jaſ/it interraſilcm fieri , quatuor Jitterar
.Regis babe-”tem Theod. at ſi ſubſcribe” wolaiſſet, poſita lamina
ſaper chartam, per cam penna daceretar. Simile rozzezza è ri
ferita da Procopio teſtimonia di veduta , dell’ Imperadore Giu
ſtino zio , e padre addottivo di Giufiiniano, il quale non ſa
pendo ne pur egli ſcrivere , ſi ſerviva nelle ſo‘ſcrizioni de’ pubñ`
blici decreti, d’un ſegno formato a tal effetto- Deve però COF
ſare lo ſtupore in Giuſtino , il quale aveva in baſſa fortuna
‘11AP-PMOP.
..fl-"P
like-up‘.
[a] Supra ”yum-ie.
M
2
,z
DEL RITO GRECO
‘ eſercitato il meſtiere dipecorajo , ed in luogo della penna ave
va maneggiato la verga paſtorale . Da pecorajo divenuto ſol~
dato , indi Comite , finalmente , con iſtrano e maraviglioſo.
ſtravolgimento di cieca ed inſenſata- fortuna, la quale in tutti
i ſecoli fi è fatta conoſcere arbitra delle corti, fu innalzato al
Trono Imperiale di Coſtantinopoli. Non fu egli inferiore a
Maſſimiliano Galerio , il quale educato nelle foreſte , e da prin
cipio impiegato a paſcere gli armenti, donde gli venne il ſo—
pranome d‘ Armentario , s’ occupò nella profeſſione dell’ ar
me , indi divenne Ceſare , e finalmente Auguſto 1 .
Ma ſe l’eſtrema rozzezza di Teodorico fi poteva attri
buire alla propria indole naturalmente incapace , ed inetta
ad eſercitare la penna ; negli altri Goti cagion della pro
fonda ignoranza era il genio della Nazione aſſucfatta ſolamen
te alle guerre , e portata alla poca ſtima, ſe non anche al di<
ſpregio delle ſcienze . Dappoichè mori Teodorico, preſe il
governo del Regno , per la giovinezza di Atalarico , Amala
ſunta ſua madre Principeſſa ornata. di molte virtù . Poſe tutto
il ſuo ſtudio a far educare il giovane Principe nelle ſcienze,
e buone arti; conſegnandolo alla direzione di ottimi maeſtri.
Ma i Goti, e i grandi della corte mal ſoffrendo che Amalañ
ſunta così allevaſſe l'erede alla Corona , gridavano voler ubbidire
ad un Rè nutrito ſol tra le armi . Dicevano divenire inetto al
governo , chi s’ avvezza ſotto la sferza del maeſtro : forma—
re uno ſpirito ſervile , chi ſi mette tra le ſue mani , chi ſi
ſoggetta alla ſua volontà , e chi ſi rende ſchiavo de’ regola~
menti di lui: eſſere la sferza quella, la quale ,fa deporre il co
raggio, riempie l’animo di timore , e rende debole e neghit
toſo lo ſcolare . Aggiugnevano , non avere mai permeſſo per
tal cagione Teodorico, che ſicommetteſſero alla cura de’mae*
ſtri, e fi mandaſſero a ſcuola ifanciulli Goti, de’ quali era pro
pria l’ arte di maneggiare le armi, non i libri: dovere i me
deſimi renderſi ſpiritoſi , non vili ; ed avvezzarſi a’ ſtrepiti di Mar
te , non alle declamazioni degli Oratori. Non potendo la Re-,
gina opporſi al torrente de’ comuni clamori , fu coſtretta di
abbandonare il figliuolo alla loro direzione, e regolamento;
Litte
[1] La5”. le ”rane Pnj'er.up.9. Quanto
no toglie ingiuſhmente Iqneflì , lo dimo
vero ſia , che la fortuna bene ſpeſſo ſollevi
taluno delle carceri al Principato,e diſpenſi i
Ìrofei agli empi , e le catene agli uomini
oneſti ;concedendo a quelli gli onori , le di‘nità , e le ricchezze , che con indiſcrctl ma:
flra il LIM-[venda con una raccolta di Emili
ſtraordinari Ivvenimentì nell' "udito "3!
`
”to de Antiebriflo [11.6. remix. cui pone il
ſeguente titolo : Plum , qui ex Î'Ifim- O'
eſiſta” [m i” R“”íſafligíìfll euri” .
IN ITALIA LIB-l. CAP.IIl-'
931
Litterat a fartimdíne longe eſſe disjflnffaÎMarra Procopio ' i tra~
ditamqae a Seflibz” inſtimtiaflem , i” tímìdímtem, ó- aními hm
militarem plerumque 'certi . . . . Tlxeoa’oricam , allega”: , munqmmz
puff/ma , Got/70mm libero: ad lfldi Magiſtror ”zitti . Biſogna però
confeſſare , che non ſolamente Teodorico , il quale ſottoſcri
veva nella maniera ſopra diviſata agli editti , e alle lettere, che
a nome di lui ſpediva Cafliodoro; ma molto più i Goti Mi~
niſtri , e Uffiziali , ai quali erano dirizzati , aveſſero una qual—
che tintura della lingua latina comune allora nel commercio,
e famigliare a tutti in Italia; cche contenti diquefia, la qua.
leſi ſucchiava col latte , ricuſaſſero i Goti di far iſtruire nell’eloñ
quenza , nelle ſcienze, e nelle buone arti , i loro figliuoli . La
lingua nativa della Nazione era la Gotica, di cui fi valevano i
Goti Ariani nel minifierio dell’ Altare , e nella celebrazione
delle funzioni Eccleſiaſtiche . Erano già ſtati tradotti in queſto
linguaggio, fin dal ſecolo tv. , i libri Sacri, compoſto l’alfa
beto, ed erano ſtate inventate le lettere da Ulfila loro Veſco—
vo , il 'quale per compiacere a Valente , e procacciarſì il ſuo
patrocinio , corruppe l’antica fede Cattolica di queſta Nazio~
ne , pervertl la loro retta credenza, e inſtillò in eſli il veleno
dell’ Arianeſimo z .
L’ avverſione de’ Goti alle lettere umane, nulla pregiudi
cò all’amore, che gl’Italiani portavano alle ſcienze , nè potè
far tracollare tra loro queſto nobile pregio . Nella breve dura~
ta del loro Regno non moſſero guerra allo ſtudio delle belle
arti. Siccome neſſuna mutazione eglino fecero delle leggi ci
vili , nè de’ Magiſtrati , nè del governo; permettendo che la
gente italiana viveſſe all’uſo Romano; così non oſarono limi..
tare le loro mire , o ſturbare la loro applicazione alle ſcien—
ze ; e perciò meraviglia non è , ſe anche nel ſecolo ſeſto , in
cui ceſsò il Gotico dominio , fiorirono in italia Severino Boe
zio , Ennodio Veſcovo di Pavia, Caſſiodoro ſegretario di~Te0~
dorico, Aratore , e Venanzio Fortunato, i quali eſercitarono
la loro vena Poetica, Giordano che correttamente vien detto
Jornande Storico , Claudio chiamato da Giovanni Diacono
nella vita di S. Gregorio Magno , Claffltaflx Civita”: Abba: ; e
per tralaſciare , altri , lo ſteſſo S. Gregorio , che ſolo ,non tanto
per la pietà , che per la gloria della letteratura può gareggia
re con parecchi eroi dell’antichità s .
ll
[t] Procopî" …M- “P-I-
[z] ’tumori diſi'extat-u.
[I] 0:5 lfloria Eccleſiaſt. ad n.373- n.tzz. 8c ad art-3 98. n.1”,
94_
DELRITOG.RECO
Il ſommo riſpetto adunque , che profeſſavano i Goti alla
Chieſa Romana, e al Sacerdozio: la pieniſiima libertà, in cui
laſciavano a’ Papi, e a’ Veſcovi l’eſercizio delle loro funzio
ni , ‘il governo della lor greggia , e l’ aſſoluta e ,alta diſpoſi
zione delle coſe Eccleſiaſtiche , fanno abbaſtanza conoſcere,
non aver eglino preſo partito negli ſtabilimenti Eccleſiaſtici
de’ Cattolici, non aver alterato il rito latino, nè introdotto ve
run cambiamento nelle funzioni dell’Altare . A queſta loro lode
vole indifferenza ha contribuito non poco l’ignoranza delle ſcien
Ze , dell’ erudizione particolarmente ſacra , e de’ Canoni de’ Con
ciljñ, la quale rendeva loro impoſſibile qualunque impreſa aveſſe
ro voluto tentare contro a’ regolamenti delle Chieſe Latine
d’ ltalia .
è. IV.
Nelle Chieſe delle Provincie Napoletane il ſolo rito latino
èfreqncntato ſotto il dominio de’ Greci fino alla fine
del
ſeco!0 vrt.interamente
Al medeſimo anch’eglinoſiconformono
ñ ſeguendo
nelle funzioni [here, ,
gl’zſtitnti della Chieſa Romana .
SOMMARIO.
1
Greci nelle Provincie Napoletane , o Laici , o Eccle~
jíajíici /ì conformano al rito
latino nei primiſette ſecoli
della Chieſa. Si dirne/Ira, con
e Sacerdote colle cerimonie
Orientali da S.Epifanio Ve
ſcavo di Cipro .
4. Geronzio Diacono della Chie
ſa di jVIilano , è ſtabilito Vc
eſporre la diſciplina di qnei
tempi intorno alla ſcamhievole corriſpondenzaennifor—
mità d’ una Nazione ai riti
dell’ altra .
ſcavo di Mcomedía .
5 S. Sanſone Diacono latino ,'
ſollevato al Socci-dazio da
Menna Patriarca di Gaſton
tinopoli .
2 Viaggi di S. Girolamo per
6 Il Monaco Greco Teodoro di
l’ Oriente , ed Occidente .
.Si ſoggetta tal volta al ri~
to latino , e tal volta al
greco . E’ Promoſſo algraa’o
del Sacerdozio in rito greco
da Paolino Veſcovo d’ An-
Torſo nella Cicilia , conſc
crato Arciveſcovo Cantna
rien/e dal .Sommo Pontefice
Vitaliano .
7 Anjenzio Veſirovo greco,paffa
al governo della Chieſa di
tiochìa .
ñ'
'3 Paoliniano fratello di S. Gi—
rolamo
ordinato Diacono ,
Milano .
8 S. Wlerio di rito greco 1 è di*
chiara” Veſcovo d’ IPPona.
9.7"‘
IN lTALlà [IB-l. CAP-Ill.
9T
altre Città d’Oriente . Non
9 Talaja Veſcovo Greco d’Alejî
ſondrio , è trarferito alla
Chief): Latina di Nola .
rien (H10 nelle Chieſe Gre..
to I Vaſco-oi , e i5ocerdoti Gre
ci celebrano in Italia nelle
Litnrgie latine . I Latini
nelle Litnrgie greche nell’
Oriente . S. Policarpo in
nanzi a S. Aniceto Papa , e
&Atena/lo innanzi a &Gin
Iio celebrano i Sacri Miſterj
in azzzmo .
t r Doglianze di S. Gio: Criſoſto
mo contro a Teofilo Aleffan—
drìno,e altri Veſte-vi d’Egit
to, per avere ricnſato di ſeco
celebrare in Coſtantinopoli .
tz I Diaconi Latini Apocriſtz—
rj de’ Sornmi Ponte/ici cele—
brano con i Patriarcbi nell’
Oriente . l Veſcovi Greci
celebrano in Roma con il
Sommo Pontefice Niccolò l.
13 Si ennmeranoi Papi , che ſ0
no ſtati Greci , e Siriaci di
nazione , e di rito .
14. Alcuni Papi Latini ſiportaó
no in Coſtantinopoli , e in
r.
15
16
17
18
che di conſt-eran’ il panefer`
mentato . Di &Ag-:piro .
Di Vigilio .
Di S. Martino .
Di Coflantino .
Si riſponde ad alcnne difficult)
che poſſono opporſi alle coſe
predette , tratte particolar..
mente dalla *vita di Gio-van
-oanni I. Papa , il quale ce—
lebrò in Coſtantinopoli all:
nſo romano .
r9 Si concbinde, che nelle Pro—
-vìncìe Napoletane ilſolo ri—
to latino fn in njò, anche
ſotto ’l dominio de' Greci, fi-.
no allafine delſecolo vrt.
20 Nella Città di Nola non fiori
mai il rito greco innan i
al detto tempo. Opinione 11%’
Bollandíſti rigettato . Tala
ja Veſcovo Aleſſandrino tra
sferito alla Veſco-vil Chieſa
di detta Città nel ſecolo v.
preſede a’ Latini, non già
a’ Greci .
Imoſtrato l’ uſo del rito latino nelle Chieſe delle Pro
vincie Napoletane ſotto il dominio de’ Goti, paſſo
a indagare , ſe il medeſimo abbia ſperimentato alcun cambia
mento ſotto il governo de’ Greci loro ſucceſſori . Potrebbe
ſembrare a taluno al primo aſpetto, che i Greci per la loro
indole aſſai tenaCì dCllc proprie cerimonie , abbiano traſpor
tato in Italia il rito greco ; abbiano fatto le loro adunanze
nelle loro Chieſe, celebrato i Divini uffizj , e conſecrato i Sa
croſànti Miſter] nel pane fermentato . Tal’ eſſere ſtata l’ an
tica diſciplina, potrebbe raccoglierlo dallo ſtato odierno d’ Ita—
lia, nelle cui regioni ritengono i Greci alcune Chieſe; e nel
proprio rito , e ſotto la cura edirezione de’ Sacerdoti dglalor
3210-*
95
DEL RITO
GRECO
Nazione J eſercitano il culto Divino , e le funzioni dell’ Alta-.ì
rc . Ma quanto ſi allontani dal vero chi sù tali ſentimenti ri
poſa , l' eſpoſizione dell’antica diſciplina , e’l regolamento delle
Chieſe Orientali ed Occidentali, che proccurerò mettere in
chiaro, ſarà per dimoſtrarlo . Egli è un folle errore il voler
miſurare l’ antica forma dei riti colle diſpoſizioni d’ oggigior
no , come avverte il Cardinal Bona, dicendo: Turpiter erraar
qai ex Fraſcati rerum ſtaru eat-rima”: antiqaitatem . Nei primi
ſette ſecoli, ai quali reſtringe il preſente diſcorſo , non eraſì
ancora riſvegliata l’ambizione nei Patriarchi di Coſtantinopo
li di voler dilatare in ltalia il rito greco; nè erano ſtati ſepa
rati gli animi delle due Nazioni dal ſu Îerbo Fozio; ne meſſi
in eſecrazione gli azzimi dal malvagio
erulario ; ne finalmente
riſtretta tra anguſti confini l’oſſervanza del proprio rito dal
Concilio di Firenze. l Greci in ltalia , e gl’ltaliani in Grecia
ſeguivano , ſecondo il Comune ſentimento e prattica univerſa
le,, le orme delle Chieſe , in cui ſi trovavano . Uomini e don
ne illuſtri da Roma paſſate in Oriente , e indi tornate in ltafl
lia , hanno ſeguito ſenza ritegno . ora il rito Orientale ,
ora il Romano . Santa Paola , Sant’ Euſtochio , e altri innu
merabili ſi preſcrivevano, come norma della lor vita Criſtia—
n! , l’Eccleſiaſtica legge locale; nulla curando ſe promulgata
foſſe da’ Greci , o da’ Latini. Eſſendo baſtantemente nota la.
conformità d’ una Nazione alle feſte , e ai digiuni dell’ altra ,ſe
condo la regola da S. Acoflino più volte inculcata 1 , la quale
è anche oggigiorno di ſëorta a coloro, che paſſano per le al—
trui Regioni; tralaſcio perciò di far parola di queſta parte di
diſciplina , che ai laici principalmente ſi appartiene . M’ag
girerò intorno all’ altra , che comprende quei , che della di
gnità Sacerdotale e Diaconale ſono ornati , in rapporto alle ſa
cre ordinazioni, e alla concelebrazione nella Liturgia . Di
moflrerò che i Latini ricevevano , per univerſale conſuetudine
nell’Oriente l’impoſizione delle mani daiGreci , e i Greci dai La
tini in ltalia; e che gli uni celebravano o ainminiſìravano ſen.
za ritegno e ſenza oſtacolo, nella Liturgia degli altri: cioè, i
Greci nelle noſtre Regioni all’uſo romano , e i Latini all’ uſo
greco nell’Oriente . Da tutto queſto diſcorſo ſarà facile il con
chiudere in fine, che nei primi ſette ſecoli, iGreci nelle Pro
vincie Napoletane o laici , o Eccleſiafiici piegavano le ſpalle
ſotto il ſoaviſſimo giogo del rito della Chieſa Romana, ,e adem
.
[i] s. Auguflin.îpifl-76. ad Caſuhnum , K EPcllBo Id Jun-tg
pievaa
IN ITALIA LIB.I. CAP.III.
97
'pievano tutte le parti del culto Divino nel rito latino: cioc
chè_ forma il principal ſoggetto, e ſomminiſtra la materia al
preſente è.
2. Darò principio. dalle Sacre ordinazioni . Indubitati ri—
ſcontri abbiamo nella Storia Eccleſiaſtica ,` che illuſtri Perſo
naggi latini ricevettero l’impoſizion delle mani in Oriente in
rito greco . ll primo a produrſi ſia S. Girolamo . Nato il Santo
Dottore in Stridone Città. d’ltalia nei confini della Pannonia ,
e della Dalmazia , e non molto diſtante dalla Città di Aquì-—
1eja , poichè fu giunto all’ adoleſcenza venne a Roma , ove s’im~
merſe nello ſtudio della profana letteratura , e della pietà . Ri
cevette in queſto tempo il batteſimo ſecondo il rito della Chie—
ſa Romana, ſcrivendo di ſe ſteſſo I . Cathedram Petri.. . ce”
fai conſaiendam . . . . ande alim Chrifli *peſſime-nta ſuſcepi . lndi~
ca con queſte parole le candide veſti, di cui dopo il Sacroſan—
to lavacro , erano veſtiti i Neofiti. Dopo il ſoggiorno d’ al
cuni anni nella capitale del Mondo , paſsò nelle Gallie, e tor
nò alla Patria. Avendo deliberato di abbracciare la vita mona~
ſtica , s’ imbarcò in uno de’ porti proffimi ad Aquileja . Fatto
il viaggio per mare fino alla Tracia , e attraverſata per terra.
queſta e altre Provincie , cioè, la Bittinia, il Ponto , la Ga~
lazia, la Cappadocia, e la Cilicia , giunſe finalmente ad An~
tiochia . S’applicò ſeriamente allo ſtudio della S. Scrittura, di
cui non aveva allora , che una lieve cognizione , e ſpeſſo ſi
portava a Laodicea , donde Antiochia non è molto diſtante ,
per udire il Veſcovo Apollinare . il quale era in queſto gene
re in un’ altiſſima ſtima e riputazione . Non vi è coſa più ſi..
mile al vero , che ſiaſi il S. Dottore prefiſſo per regola del ſuo
vivere, il rito medeſimo , che in quelle diverſe Città , per
Cui paſſava, era in coſtume . Ritiratoſi nel deſerto di Calcide
nella Sir-ia, ove queſta confinava coi Saracini , ed ove un va— ó
ſtiflimo tratto di paeſe bruciato dagli ardori del Sole dava un'
orrido alloggio ad un gran numero di ſolitarj , ſi conformò
anche quivi alle rigorofiffime coſtumanze Orientali nel rito ſa
cro. Ebbe atroci guerre con quei Monaci per cagione della
controverſia del numero delle lpoſtaſi. Le continove diſpute’
che teneva con eſſo loro lo coſtriiigevaiîo a dichiararſi 11"] P31"
tito o di Paolino , o di Melezio, ainbidue Veſcovi AHYÌOCÌÎW
ni . l Meleziani confeſſavano tre Ipoſtaſi; e una ſola ne am
mettevano i ſeguaci di Paolino . Obbligato il S. Dottore dalla
iu
[i] Epift. ad Damaſ’. incip. ,Qt-am?” vom/la z
,z
DEL RlTO GRECO
indiſcretezza de’ Monaci, dai quali era chiamato eretico; ed
incolpato di Sabelliana empietà , quantunque pronunziaſſe tre
ſuſiiſtenti vere , e perfette Perſone , fu in grado d’ abbandonat
l’eremo per ſottarſi dalle loro moleſtie , eperſecuzioni 1 . ln
di andato in Antiochia comunicò con Paolino , ed approvò l’eſ~
preſſione d’una lpoſtaſi , come voce appreſſOÌLatini piuttoſto
determinata afignificare l’eſſenza . Lieto Paolino d’avere nel*
la ſua comunione un Uomo di tanto merito , qual' era Giro~
lamo, volle promoverlo al grado del Sacerdozio 2 . Non cer
tamente con altre cerimonie , che con quelle , che nella. Gre-
ca Chieſa d’ Antiochia erano uſitate . Siccome il S. Dottore
aveva acconſentito all’ ordinazione colla condizione, che non
foſſe per lui un vincolo , che lo doveſſe tener legato ad al
cuna Chieſa particolare; volendo rimaner libero di poter tor
nare ,, quando gli foſſe piaciuto , alla ſolitudine , e di viſitare
le altre Chieſe del Mondo; perciò dopo eſſere ſtato ordina
to Prete in rito greco, abbandonò ben toſto Antiochia l’anno 38;.,
indirizzò il cammino verſo Coſtantinopoli, e ſi miſe ſotto la diſci
plina del Nazianzeno . Sotto di eſſo , avere grandemente profit
tato nella ſcienza delle Divine coſe, in più luoghi ſe ne gloria.
Traduſſe in queſto tempo dal greco ,e continuò ſino alla morte di
Valente , la Cronaca. di Euſebio . Portò ſimilmente dalla greca
alla latina favella. ventotto omelie di Origene sù Geremia , e
ſul Profeta Ezechiele. Suppoſte queſte coſe , chi avrà. il co—
raggio diſoſtenere , che nella Sede del rito greco , qual"era Co
ſtantinopoli , abbia oſſervato il rito latino colui , ch’ era ſtato
ordinato nel rito Orientale; che francamente traduceva le ope
re de’ PP.. da un idioma all’altro; e che iſtrutto era egregia
mente della. greca letteratura? L’ anno ſeguente 382. venne a
Roma ,. probabilmente chiamato da S. Damaſo , e vi ſi trat—
tenne_ quaſi tre anni, camminando` dietro al rito della Chieſa
Romana .. Rendutoſi odioſo in queſta Capitale ai Chierici , e
ai‘ Monaci per la lettera ad Euſtachio , in cui aveva deſcritto
l’ affettata pietà d’ alcune vergini ſtolte , l’ipocriſia d’ alcuni
nñonaci falſi , e- la vanità. di certi* eccleſiaſtici leggieri , l’ abñ
tm-donò ſul meſe d'Agoſto dell’anno 385. s . lmbarcatoſi a
POÈYO › approdò all’ Iſola di Cipro ,. dove fu ricevuto da S. Epi~
{93mq VF ‘five- di Salamina di ritov greco con quelle dimoſtra—
Iîlom (1,1 filmö. che richiedeva l’ univerſal'. riputazione di- si ilñ
-
luſtre
[.1 SJIiemn. Ep. nd Dumanna-4
M178}
.
[q Id'. Ep”. aahmmclím . VideCu-d'. Buon. ai
[Il la! îdìclſgRìffi› ubf" n? ‘72'?
—
ÌN ITALIA LIB-I. ‘CAP.III.`
»9,
iufire Perſonaggio. La diſciplina di quei tempi 1’ obbligò a ce—
lebrare in greco col Veſcovo , e a manifeſtare l’unità della
Religione Cattolica nella partecipazione del medeſimo Sacrifl
cio. Da Salamina paſsò in Antiochia, e ſi trattenne appreſſo
il Veſcovo Paolino già ſuo Ordinante , ſino alla metà dell’in
verno, e con eſſo ſimilmente celebrò nel pane fermentato . Si
mile di novo in viaggio per l’Egitto, e ritornò in Betlemme ,
dove dimorò gliultimi 35. anni della ſua vita , e vi diede glo
rioſo ſine l’anno del Signore 419. In queſto sl lungo corſo di
tempo di ſette luſtri, crederemo avere egli ſecondato il rito
della Chieſa Romana , mentre ſoggiornava in una Regione , in
cui il rito greco fioriva?
v 3. Non altrimenti che S. Girolamo , fu promoſſo al Sacer
dozio nel rito greco , Paoliniano ſuo fratello di origine an
ci’ egli latino . Affllitto S. Epifania Veſcovo greco , com’è
ſtato detto , di Salamina in Cipro d’ aver comunicato con Gio
vmni Veſcovo di Geruſalemme per cagione della dottrina d’Ori~
gme, e de’ ſuoi libri, ritiratoſi nel Monaſtero di Betlemme,
ed indi in quello di Eleuteropoli , andarono ivi a trovarlo al—
cmi Monaci Bettelemiti , i quali temendo di non doverſi un
di reparare dalla comunione di Giovanni loro Veſcovo , gli
rapyreſentarono la nCCElliſì di avere appreſſo di loro un Pre
te , dalle cui mani poteſſero in tal caſo ricevere i Sacramen~
ti , e propoſero ad una voce , come il più idoneo alla Sacer
dotal dignità , Paoliniano ordinato già Sottodiacono in rito la*
tino . Sebbene ſi ritrovavano in quel Monaſtero Girolamo e
Vincenzo ammendue Preti, ricuſavano queſti di eſercitare gli
ufficj Sacerdotali l . Arreſoſi il Santo Veſcovo alle loro pre
ghiere, ordinò Paoliniano prima Diacono, indi Sacerdote in
rito greco , e lo ſpedì con ſue lettere al Monaſtero di Bet
lemme z . Giovanni, che andava mendicando i preteſti di ven—
dcarſì del Santo, ſitenne per offeſo di queſt’ ordinazione, ne
fece de’ lamenti in pubblico ed in privato , e minacciò di
ſcrì'rerne in tutto l’ Occidente . Divulgò per ogni parte le ſue
querçle , accuſando S. Epifanio ; non già d’avcr egli contra~
Venuto alle regole dell’Eccleſiaſtica diſciplina con ordinare pe]
rito greco un latino , qual'er’a Paoliniano.; ”3“ Pc! aver‘? V10:
lato i diritti della ſua giuriſdizione cor* “Cſm-“ſe 1_ P013‘115“…
in un Monaſtero a lui ſoggetto contro a’ CanonlNlccm , An
N z
Ìx) s. Epifani” rpm. ad Joanne” Hieroz
(olymìmmn 3
tio~
[a] Dia* Epifl, s. lyiphniio Intoll- al
m. ”ag
,
,oo
DEL RlTO GRECO
tiochenî , Sardicenſì, e Coſtantinopolitani recentiffimi , iquali
vietano ſotto pena di depoſizione ai Veſcovi, l’ ordinare alcu-ñ
no nelle Dioceſi altrui ſenza conſenſo del pro rio Ordinario .
S. Epifanio non ſ1 tenne in ſilenzio , ma pre a la penna, giu
fiificò la ſua condotta con una lunga lettera, nella quale con
futò le calunnie dell’avverſario circa il luogo dell’ordinazia
ne dicendo, che Paoliniano era Monaco , e il Monaſtero , in
cui era ſtato ordinato , non era compreſo nella Provincia dilui .
Seguite. il S.Padre ad eſporre due ragioni , che lo moſſero a
quefl’ ordinazione . Prima, la neceſſità , che aveva il M0`
naſtero Bettelemitico di Sacerdoti, che a quei Santi Monaci i
Sacri Miſter] celebraſſero: e l’ altra ,le iſtanze premuroſe , che.
gli erano ſtate fatte dai medeſimi di promuovere al Sacerdo
tal grado Paoliniano 1 . Ora quì è da notarfi , che il Veſco
vo Giovanni tra i ſuoi alti riſentimenti non miſe in campo la
controverſia del rito , come fi vede , eſſendo allora ſcambi:
vole la libertà. di potere i Greci, e i Latini eſſere conſecraîi
ſenza menomo oſtacolo gli uni dagli altri; ma ripoſe tutta 'la
cagion del ſuo ſdegno nell’ avere S. Epifanio pregiudicato, co~
me egli credeva , ed offeſe le ragioni di ſua giuriſdizione,
per aver’ eſercitato l’ordinazione in un Monafiero di 113
dipendenza .
4.
4
I medeſimi motivi di giuſto riſentimento avrebbe pro
dotto S. Ambrogio a Nettario Veſcovo di Coſtantinopol? per
far deporre dal trono di Nicomedia, Geronzio già ſuo Dia
cono , ſe contraria alla diſciplina foſſe ſtata la promozione d’ un
latino agli ordini ſacri in rito greco . Aveva Geronzio eſer—
citato il miniſterio di Diacono nella Chieſa di Milano , alla
quale era ſtato aggregato col vincolo dell’ ordinazione rice
vuta in rito latino . Soſpeſo da S. Ambrogio da tal’ eſercizio
ſi rifugio a Coſtantinopoli . Eſſendo uomo ſcaltro , accortoÃ
perito dell’arte medica , e abile a farſi degli amici, talmente
s‘ inſinuò nella famigliarità d’alcuni , che prevalevano nella car*:
te; che-per ſuo mezzo , un figliuolo di Elladio Veſcovc dl
Ceſarea "Gna Cappadocia, ottenne una ſplendidiſiima ottica
nel Palazzo . In ricompenſa d’un tal favore , Elladio ordinò
GCPOHZW Vcſfflw greco di Nicomedia . Fatto di ciò conſa
PeVOÎe 5* Ainbmgſh- ſcriſſe una lettera e Nettario allora Ve—
ſCOVO di COſìanſÎnOPOIl › pregandolo di deporre Geronzio dal
Sacerdozio . Non oppoſe il Santo la circofianza del ſito latino,
quaſt
lx] SQEPÎPÎMRLGÎÙEPÌÃ* s, fliexon.Eyîſl. s!! VidGBlÎOlgíbîîo
IN ITALIA LIBJ. CAP.III.
zor
quaſi foſſe d’oſtacolo al ſuo Diacono di poter ricevere l’im
poſizione delle mani al Sacerdozio , e al Veſcovado , da un`
greco con le cerimonie della Chieſa Orientale ; ma miſe in
campo alcuni gravi falli di lui , per cui l’ avea ſoſpeſo dall’uf<
{1210 dell’Altare; conchiudendo, non poter ora ſofflirc l’in~
tulto, che a ſe, e all’Eccleſiaſtica diſciplina ſi faceva nella
promozione di eſſo alla Cattedra Veſcovile . Eſſendo riuſciti
vani ed inefficaci tutti gli sforzi di Nettario , indirizzati aco
ſtrmgere il Popolo di Nicomedia ſommamente attaccato a Ge
ronzio , di abbandonar coſtui , che ſapeva naſcondere il ſuo mal
Lalento ſotto le apparenti diviſe di buon Paſtore tutto ben’ af*
[etto al ſuo gregge; venne finalmente a capo della difficileim
:reſa S. Gio: Criſoſtomo ſucceſlore di Nettario , il quale de
poſe da quella Sede il detto Geronzio , e fece accettare dai Ni
:omedie-nſi per Veſcovo in luogo di lui , un certo Porfirio
uomo pio , e di placidi , e moderati coſtumi 1 .
_ 5. Continuò queſta diſciplina ne’ ſecoli ſuſſeguenti, ne’ quali
l Patriarchi di Coſtantinopoli non ſi recavano a ſcrupolo pro~
movere nel rito greco a gradi maggiori Eccleſiaſtici quei, che
ne avevano ricevuto altri minori nel latino . Nobile monu
*nento ci ſomminiſtra la Storia del ſecolo vr. Sanſone nato in
Roma, era quì ſtato battezzato , e >romoſſo all’ordine del Dia~
:onato , ſecondo il rito della Chieſa Romana . Paſsò alla Reg
;ía di Coſtantinopoli , dove dal Patriarca Menna fu accolto con
[nelle dimoſtrazioni di ſtima , ch’ erano dovute alla ſua na
'cita , e alla ſua pietà . Si volle aſcrivere al Clero della Chie—
'a di Coſtantinopoli , dove Menna lo promoſſe al grado del Sa
:erdozio nel rito greco 2 . Menò il reſtante diſua vita inquel~
a Città. , applicatoſi alle funzioni del Sacerdozio ſecondo le
:erimonie Orientali . Com’era dotato di molti beni di fortu—
la , impiegò tutte le ſue ricchezze alla fondazione d’ un ma
gnifico, e ſuperbo Oſpizio per uſo dei Pellegrini , il quale , tra
n01tí filtri, che ſorgevano in quell’ anguſta Città , teneva il
[timo luogo . In una delle ſue novelle 3 ne faGiuſtiniano ono
rvol menzione, denominandolo S. Maria? Sanſa: ma il Con<
2:) avverte , doverſi leggere S. Maria: S/mſom's . Dona-no a San
ſne i Greci gli onori di Santo , e ne celebrano .annualmente
l: memoria il dì 27. del meſe di Giugno; non avendo incon—
Înto difficultà di annoverare nel loro Kalendario un Romano ,
LTE:
Îl] Sozom. ub.z.c.l. &1.8.c-6.
Îz] Metaphr. in vin S_- sflmpſonio Roſi-iu,
:iL-ñ
che
lui ap. Surium to. 3- ad diem :7. Iunä 5
[3] Novell! III-“P‘lî'
che aveva ricevuto l’ordine del Diaconato nel rito latino; e
del Presbiterato nel greco.
6. Q1316 fu la libertà de' Veſcovi Greci nel ſollevare iLa
tini a’ gradi maggiori dell’Eccleſiaſtica Gerarchia , tale fu la
ſcambievole corriſpondenza, de’ Latini nell’ imporre le mani a’
Greci per le ordinazioni. Vitaliano Sommo Pontefice, per ta
cere molti altri , volle con ſimile atto far trionfare la recipro
ca armonia di tal rito . L’ anno 668. conſecrò Arciveſcovo la
tino , il Monaco greco Teodoro nato in Tarſo di Cilicia, aſ
ſai verſato nella latina, e greca letteratura , e lo ſpedi al go—
verno della Chieſa Cantuarienſe in Inghilterra . Teinendo , che
come greco d' origine , ed inclinato a dilatare il proprio rito,
non ,turbaſſe il buon ordine delle cerimonie latine , che fioris
va in quella Chieſa , ſtrettamente lo ìncaricò d’ aſtenerſi dal
portarvi verun cambiamento , e dal convertire in greco il rito
latino , che ivi ſi oſſervava . Così ſcrive il Monaco Ingleſe
Gervaſio nella Storia de’ Veſcovi di Cantorbery . Vitalianm,
de Tarſo Cilicix natura ”lanachum ſacra-vir nomine Tbeodorum:
hac ,tamen interpoſita couditioae , ”e Anglicamzr inſiitutioaer gray
ea ”evitate mutare: I .
7.
Molti altri documenti di tal genere potrei io agevol—
mente produrre , per dimoſtrare l’antico uſo della ſ`cambievo~_
le ordinazione tra i (ireci, e i Latnñ , e per fare indi rüìfl—
tare la reciproca corriſpondenza nei riti . Per non arreſlarmi;`
in una ſola prova , altra ne traggo d’ ugual forza e vigore dalla
preſidenza, che alle Chieſe Latine ebbero in haha-Veſcovi Gre
ci; deſtinativi o con autorità de’ Papi tratti dalla fama di San
tità degli Orientali, e per dare loro un congruo ſoſientamento
in ltalia: o d’ordine degl’lmperadori protettori della ſetta Aria
na, iquali affin di ſpargere il veleno`della medeſima , facevaq
no paſſare a reggere le Chieſe di queſte Provincie Veſcovi di
rito greco , atti ad iſiillare negli animi Italiani le pernicioſe
novità . Dopo l’eſilio del S. Veſcovo Dioniſio , fu collocato ,
con ordine di Coſtanzo , sù 1a Cattedra di Milano, lo ſcelera—
tiſlìmo Auſenzio di Cappadocia , già ordinato Veſcovo in Orien
te nel rito greco . Era egli tutto inteſo , come ſcrive S. Ata
nano I 3 a düſipare ü ſacro depoſito deHa Fede, e a vendica
re l torti , che ridondavano in offeſa dell‘Ariana empietà . Uomo
rozzo , e imperito non aveva notizia , che della ſola greca fi—
vella 3
[i] Cei-Vaſi” in Mis Pontifieo team '
ice]. to.” ſiiil’t- isdeſ-Anlliu
nm!
.
.E o
* ſi
[a s “ha" P 'd solmml!
IN ITALIA LIE-I. CAPJH.
103
vella l Homínem ”e Roman-e quidem lingua: , ſed tantmſimnodo hie
reſeo: peritam . ll Popolo di Milano conoſcendolo indegno della
Eccleſiaſtica comunione, lo aveva in orrore; e perchè poco ,
o nulla intendeva il greco linguaggio , ſi guardava dal
ettere
piè nelle Chieſe; eſicongregava altrove, ove meglio p teva, a
celebrare i Diviui Miſterj. Fra gli ottanta Veſcovi Ariani adu
nati in Rimini l’anno-;59. , oltre ad altri Veſcovi trecento cin
quanta, ch’ erano della. Cattolica comunione , uno de’ più ce—
lebri era Auſenzio . Qieſti con altri del ſuo partito , cioè,
con Valente , Urſacio , Germinio , Gajo , e Demofilo richieſe
la conferma della formola di fede compoſta in Sirmi‘o, la quale
ſtabiliva eſſere il Figliuolo di. Dio ſimile al Padre . Riprovaro
no tal formula i Cattolici , come. contenente una pernicioſa
dottrina, e condannarono diverſe perſone infette della mede—
ſima empietà .. Alzarono principalmente la voce contro diAu
ſenzio , per aver turbato le Chieſe, e per eſſerfi_sforzato d’in`
ſinuare nell‘ animo de’ Criſtiani, i ſuoi eretici ſentimenti , con
aver portata una nuova formola di ſua invenzione , ad effetto
di toglier di mezzo, e abolire il ſimbolo di Nicea 1 . Contro
al medeſimo declamò S. llario , ſcrivendo l’ anno 364- a tutti
i Veſcovi, e a tutte le plebi Cattoliche un libro, in cui. ſiſtu
dia ſcovrire la ſua frode uſata nell’ ingannare l’Imperadore , e
il Mondo tutto per mezzo d’una precedente lettera divulgata
nell’ importante negozio della Divinità del Verbo 2* . Combattè
anche S. Ambrogio contro all’impeto del Veſcovo Auſenzio
principale architetto di quella legge, per cui da Graziano dañ
vaſi una piena libertà agli Ariani di celebrare le loro ſolenni
adunanze; e fifaceva a’ Cattolici un terribile divieto di oppor
ſi all’ eſecuzione di lei ſotto pena della vita s . Recitò il Santo‘
Dottore l’ anno 386. un ſermone al Popolo contro di lui , eſor
tandolo a tenere ſotto la ſua cuſtodia , e di ricuſare la conſe-`
gna delle Baſiliche agli Ariani 4 . Ora i Padri: Cattolici' del
Concilio di Rimini nelle loro declamazioni, S. Ilario nel ſuo
libro, eS.Ambrogio nella citata orazione eſſendoſi tutti egual
mente propoſti di confutare le follie di‘AuſcnZÌO‘, d’eſporrci
ſuoi artifizj, e di mettere' in chiaro i 1Ì10Î traſporti COHII'O alla
Religione , e contro alla' diſciplina , certamente nell’ accurata
deſcrizione, che hanno fatto dei ſuoi notabili mancamenti', non
avrebbono ommeſſo di opporgli Ia mutazione del' rito; e ſſche
e en
ſi] Ap.S.Athanaſ. lit-.de Synodo mioSocnc.
ſ3] C. Theodor. tini. [ilm
…I.1- c.37.
b] S. mm. 1153 con. Auxcniium 3
E41 s, Anbtoſz ſermone con. Auxentz.
e
,04
DEL RITO GRECO
eſſendo Veſcovo ordinato ſecondo il greco, non potea eſſer le-`
citamente deſtinato al governo d’una Chieſa Latina, ſe a qual.
che Eccleſiaſtica legge aveſſero eglino potuto appoggiare que
ſta lor cenſura . Da tuttociò ſembra poterſi giuſtamente infe
rire, che il cambiamento da un rito all’altro, e che la varia
zione del governo da una Chieſa Greca ad una Latina , non
era una piaga, che s’inſeriſſe all’ Eccleſiaítica diſciplina , nè
una violazione delle ordinarie leggi, ma un’ azione, la quale
riguardandoſi con indifferenza , apriva l’adito alle querele
ſol quando il Veſcovo greco ignorava l’ idioma uſitato nella
Dioceſi , di cui ne aſſumeva la direzione .
8. Per queſto motivo dell’ imperizia della lingua latina, mo
ſtrarono talvolta i Popoli di non eſſere ſodisfatti del governo
de’ Veſcovi greci, i quali la ſola greca favella aveano in uſo .
Era proveduta la Chieſa d’ lppona del S. Veſcovo Valerio , di
cui Poſſidio ſcrive l , Natura gnam: , minuſque latina lingua,
ó* litteri: íflſtrafîm . Non avendo pronto , e ſpedito l’ uſo della
lingua latina, trattò pubblicamente nella Chieſa della neceſſi
tà , che aveva d' eleggere un Prete , il quale gli ſerviſſe d’ajuto
nell’ iſtruire il ſuo Popolo nel Miniſterio della Divina parola ,
e nel diſpenſarglii Sacroſanti Miſterj . Conferi a tal effetto il
Sacerdozio a S. Agoſtino avventuroſamente giunto poc’ anzi
a quella Città per altro affare , e col vincolo della S. Ordina—
zione , lo congiunſe alla ſuaChieſa . Fuorche‘ le funzioni , che
ſon proprie del carattere Epiſcopale , gli commiſe tutto il
rimanente dell’ Ecclñeſiaſtico miniſterio , e ſpecialmente la cu
ra di paſcere con la divina parola , il ſuo gregge , riſerbata
finora a’ ſoli Veſcovi nelle Chieſe dell’Africa ; di modo , che
o era affatto interdetto a’ Preti , o almeno non era loro per
meſſo di predicare , quando erano i Veſcovi preſenti ; in vi—
gore d’ una conſuetudine , la quale è ripreſa , e detta peffi—
ma da S.Girolamo 3 . ll greco Veſcovo Valerio ignaro della la
tina favella , fù il primo a violare per neceſiità queſto coſtu
me , e ad introdurvi quello delle Chieſe Orientali , dove i
Preti, anche in preſenza de’ Veſcovi , annunziavano a’ Popoli
la Divina parola , con aver dato a S. Agoſtino la facoltà. di
predicare 3 .
9. Tra i Veſcovi greci , che hanno edificato le Chieſe
latine con i loro eſempj , che le hanno ammaeſtrate con la
lor dottrina , e difeſe colla viva voce , merita d’ eſſere an.
nove
[i] Poni-tini! vita s.^ngunini cap-4. [z] allinea-2p.::- [3] Poflidiul Wii-‘5:'.
IN lTALIA LIB-l. CAP.III.'
zo;
hoverato Talaja d’Aleſſandria uno de’ più illuſtri Prelati del ſeco~
lo v. trasferito al governo della Chieſa di Nola nella Campa—
gna . Ma di queſta traslazione dovendoci occorrere di trat-ñ
tare più opportunamente qui a poco nel fine del preſente pa—
ragrafo , ſarebbe coſa ſuperflua il teſſerne in queſto luogo acf
curato racconto .
xo. Troppo mancherei al mio principal diſegno , ſe vo
lendo dare una giuſta idea della reciproca corriſpondenza nel
rito tra i Greci, e i Latini , tralaſciafli d’ accennare l'antico
univerſal coſtume della celebrazione e della partecipazione de’
ſacri Miſterj nella medeſima liturgia o Greca o Latina , la
quale recitavaſi da varj Sacerdoti e Veſcovi di diverſo rito . Le
Chieſe Orientali , e Ocddentali ſparſe per tutto il Mondo , e
fra loro poſte in gran diſtanza per conſervare più agevolmente
tra loro il legame di pace , l’unione de’ ſentimenti , e l’ unità.
della dottrina ammettevano alla concelebrazione i Sacerdoti
di diſtinte Nazioni. Era coſa ordinaria , 'e da per tutto uſitata ,
che celebraſſero, e comunicaſſero gli uni nelle liturgie degli
altri ; cioe , i Greci in italia all’uſo Romano, e i Latini in
Oriente all’ uſo Greco . Queſta uniforme corriſpondenza for
ma uno de’ principali fondamenti dell’ uſo ſcambievole del ri
to , che mi ſono propoſto nell’animo di dimoſtrare . lo qui
non ragiono della concelebrazione de’ Miniſtri della Chieſa
Greca col Veſcovo del proprio rito, di cui ne abbiamo no
biliſſzmi documenti nel Sinodo Niceno ed Efeflno, in Eva..
grio , e in Niceforo 1 .Neppure iſtituiſco il diſcorſo di quella,
ch’ era in coſtume tra i miniſtri della Chieſa Latina e il lo—
ro capo , e tra i Cardinali e ’l Sommo Pontefice , la quale
èſtata con copia d’erudizione illuſtrata da’ moderni Autori 3 ,
e ceſsò nella Chieſa Romana nel ſecolo xrv: ma mi propongo
ſol di favellare , per coerenza al’mìo argumento , della cele.
brazione dei Sacerdoti , e Veſcovi Greci coi Latini nelle Li
turgie latine , e dei Latini co’ Greci nelle Liturgíe greche .
_A queſte dunque ſolamente reſtringendo il ragionamento , mi
ſipreſenta primieramente innanzi agli occhj della mente S. Po—
licarpo conſecrato Veſcovo greco di Sänirna , il quale ven..
ne
[i] Cornell-Nic. canaò. Bphefinmflg.
de fermen.ap. Ciampin. de perpet.
Evcgr.hiſt.l.1.cap.r g. Niceph. l. 14.
azym. uſu pag-1 13.
cap.çr.
Liturgia Rom. Pontif. toa:. pag-l
[a]pag”.
Bingam.
de Thomafius
antiq. Eccleſ.
to.7.
Card.
diſquifitz
&tape-x.
' M
Georgíus do
`
`
106'
DEL RITO GRECO
ne a Roma l’anno 170. per conſultare l’ oracolo della S. Sede'
governata da S. Aniceto , intorno ad alcuni punti; e parti
colarmente ſopra il tempo di celebrare la Paſqua . Scrive S. lre
neo l , che i predeceſſori d’ Aniceto non permiſero nella
Chieſa Romana altro rito , che quello iſtituito dai Principi
degli Apoſtoli , di celebrarſi quella ſolennità nella Domenica.
che ſegue immantinente la luna XIV. del meſe diNiſan corriſ
pondente parte al Marzo , e parte ad Aprile; contuttociò ag
giugne il Santo , non avere mai i Sommi Pontefici rigettati ,
ma ſempre ammeſſi all’ Eccleſiaſtica comunione i Preti, i
quali venivano. a Roma dalle Chieſe greche dell’Aſia , dove
era in vigore la contraria oſſervanza di ſolennizzarſi la ſteſ
ſa feſta. in qualunque giorno della ſettimana foſſe caduta la
luna xtv.; e che in ſimbolo , e pegno di concordia avevano
traſmeſſo loro l’ EucariſtiaxVemm il/í ;pſi qui te pmeeſſermzt ,
così ſcrive il citato S. lreneo al Papa Vittore , Presbyteri , quam
-vit id minime obſer‘varint , Ecole/iam”; Presbyterir , qui id obj”.
‘var-unt , Eucbariſtiam tranſmiſertmt. Non debbo qui diffondermi
in quella. controverſia, che ha tenuti diviſi in contrarj pareri
molti valent’ uomini del ſecolo paſſato. , e del preſente , cioè :
ſè la. Chieſa Romana nei primi ſecoli adoperaſſe nel rito Eu
cariſtica il fermentato piuttoſto che l’azzimo . Sono nell’ opinio
ne di quegli autori d’illuſtre nome degli ultimi tempi , i quali
hanno ſcritto che la Chieſa Romana , per un’antica conſuetu
dine fondata ſu la tradizione Apoſtolica ſi ſerviſſe ordinaria
mente degli azzimi nel Sacramento dell’Altare . Le con
ghietture del Padre Sirmondo impegnato a dimoſtrare, Che
l’ uſo degli azzimi~ in Occidente nacque nel tempo intermedio
tra i due ſcíſmi díFozio , e- del Cerul’ario , ſono ſtate baſtan*
temente: confutate- da uno zel'ante: Religioſo della medeſima
Compagnia di Gesù 1 de’ noſtri giorni. Quindi mi ſarà lecito
conchiudere , che, l’ E‘ucariſtia traſtneſſa dalla Chieſa Romana
ai Preti dell’ Afi‘a ſecondo” teſtimonia di S. lrenco , fia ſtata.
in azzimcí-Îfin aroumen—to , e ſimbolo di pace, che la medeſi
ma guardava-veri?) quelle , che adoperavano il fermenta-to . Che.
ſe ai Veſcovi e ai Sacerdoti', aſſenti e lontani da Roma ſi mandavano gli azzimi, ſarem’ obbligati a confeſſare, che ſotto‘
queſte ſpecie abbia conſecrato l’ Eucariſtia in Roma S. Policar—
PO 1 quando viv ſ1. portò per trattare con Papa Amceto- il gran
de af*
[ſi]~ S. Irenenr Epiſk- ad. Viflor'. ap.,
Euſebxum 1.5‘. n.14,
[z] Tipaldí’ Guida alla. vera Chieſa
par-z. pag-:$3
IN ITALIA 113.1. cAp.m:
zo,
de affare . Accolto da queſto con tutte quelle dimoſtrazioni
di onore , ch’ eran dovute al merito di lui ,ebbe ſeco una pa`
cifica ed amichevole conferenza, in cui non potè trarlo nel
ſuo ſentimento . La diverſità delle opinioni non rallentò fra lo.
to il vincolo della concordia; anzi il S. Pontefice per onora
re maggiormente il ſuo oſpite , volle, che in ſua preſenza ce
lebraſſe nella Chieſa Romana la Liturgia , e conſecraſſel’ Eu
cariſtia, come ſcrive Euſebio 1 : Am'cetz” i” Eccleſia Eucbarz‘.
flìam confina-vali mmm: ceſſìt Polycarpo 10071071': cauſa . Da tal eſ~
preſſione intendiamo, avere il S. Pontefice conceduto al Veſ—
covo di Smirna la facolta di celebrare la Meſſa ; e ficcome
queſta era pubblica, permiſe a’ Sacerdoti , e ad altri miniſtri
della Chieſa Romana di ſeco celebrare , ſecondo l’ordinario
coſtume di quei tempi . Se il S. Veſcovo Policarpo non era
inteſo del linguaggio latino , recitò certamente in greco le preci
della Meſſa qualunque ella foſſe , o breve , o prolili'a , e con—
ſecrò l’Eucariſtia nel pane azzimo; per dare con tal mezzo
un certo e indubitato argumeuto della concordia , e pace colla
Chieſa Romana , non oſtante la contraria opinione oi cui era
imbevuto intorno al giorno conſecrato alla feſta Paſquale . Non
fu pago , come ſi vede , Aniceto d’ ammettere il Veſcovo di
Smirna a celebrar ſeco la Meſſa , conforme i ſuoi predeceſ
ſori avevano ammeſſo gli altri Veſcovi, e Preti Orientali; ma
Volle uſar con eſſo una ſpecial condeſcendenza, permettendogli
di celebrare la Meſſa Pontificale , come dalle traſcritte parole
di Euſebio apertamente ſi raccoglie . Era in vero S. Policarſo
di una ſomma autorità in Roma, non ſolo per eſſere ſtato di.
‘ſccpolo di S. Gio: Evangeliſta, ma ancora per la ſua ‘venera
bil’età , per la ſua dottrina , e per lo zelo . Avea in Roma
ſteſſa ricondotti nel ſeno della Chieſa molti Criſtiani, ch’erano
ſtati pervertiti da Valentino, da Marcione , e da altri Autori
delle pervcrſe opinioni; ad alta voce atteſtando, eſſer quella ,
che nella Chieſa s’ inſegnava , la dottrina , che dai SS. Apo.
ſtoli , aveva egli medeſimo appreſa . Non è da maravigliarſi
adunque, ſe volle Aniceto onorare ſopra tntti gli altri Orien
tali, uu Veſcovo di sì alta riputazione, e di sì gran merito,
lodato da S. Girolamo coll’ eſpreſſione Princep: tati!” Aſia: ,
con concedergli la poteſtà di celebrare in ſno luogo i Sacro
ſanti Miſterj nella pubblica adunanza. Non vi è coſa, che ci
poſſa indurre a credere , che abbia ricuſato di conſecrare in
O _à
[t] Euſeb. lìb.5. hifi. C.14-Ol'ſi Storia Ecclefiaſt, ad anfxso. n.5 s.
azzi
,og
DEL RITO GRECO
azZimo S. Policarpo, il quale aveva trattato con una grandiſ
ſima famigliarità coi SS. Apoſtoli, e con alcuni altri Diſcepoli
del Signore, avvezzila celebrare i ſacri Miſter] ora in azzimo ,
ora in fermentato , ſecondo le varie occaſioni, che loro ſi
preſentavano .
Le medeſime dimoſtrazioni di ſtima uſate da Aniceto con
S. Policarpo , palesò S. Giulio Papa verſo il merito di S. Ata
naſio , il quale aliediato da molte acerbe ed intollerabili tra
versle ſcampò con la fuga dalle mani de’ ſuoi nemici, e ven—
ne a Roma l’anno 341. Non vi era alcuno intuito l’Oriente
più accetto a’ Romani, nè in maggior venerazione , del Veſ
covo d’Aleſſandria , il ſoſtegno della Religione , l’appoggio
della veriti . il cuſtode delle tradizioni , la colonna della fede,
e il decoro e l’ornamento delle Chieſe . La ſua venuta alla.
capitale del Mondo fu una ſorgente di ſoprabbondante conſo
lazione . La grande opinione della ſua ſantità e dottrina, gli
concilio talmente la venerazione de’ Fedeli, che con lieti uni~
verſali applauſi, fu ammeſſo a celebrare con eſſo loro la ſacra
ſinaſſ . Vi fece la prima comparſa nei tre anni del ſuo ſog~
giorno , finquando l’ lmperador Coſtante , che non lo aveva mai
veduto, deſideroſo di perſonalmente conoſcere un sì grand’ uo
mo, lo invitò con ſue lettere a portarſi aMilano . Profeffur
jam Aiexaudria Romam, così ſcrive di ſe ſteſſo, me meaqfle Fcñ
cleſix commerza’aturu: . . . . @lo tempore ”zu/rum eram i” ſis-”axi—
bm celebrati-dir . . . . Poſt trieuuium, quarto deaique 0””0 line.
ſi! jujſir (Conſtans) ur ad ſe cei/ire”; 1 . 'Ancorche non ſap.
piamo altro di lui in riguardo al tempo della dimora in Ro
ma, ſe non che ſiaſi occupato a frequentare le ſacre adunan
Ze; ciò nondimeno è baſtante a darci un’ idea, d’eſſer’egli fiato
partecipe dell’ Encariſtico cibo ſotto le ſpecie dell’azzimo. Le
finaſſi erano numeroſe aſſemblee de’ Fedeli, nelle quali, reci
tare le ſacre preci , e i Divini uffi zj 1 partecipavzmo della SS.l:`u~
cariſtia , ſecondo la diſciplina che oggidl vediamo pur frequen`
tata nelle noſtre Chieſe . Non vi è vocabolo più ſpeſſo adope
rato da PP. e dai Concilj per ſignificare la celebrazione della
Meſſa , quanto quello di Siuaffi , ſotto il cui nome la Liturgia
era principalmente compreſa z . Sarebbe ſtata coſa aſſai deforme,
e ſommamente deteſtabile ,ſe nelle ordinarie adunanze de’Roma.
ni fedeli , i quali ſivalevano degli azzimi nel ſolenne Sacrificio ,
aveſſe voluto S. Atanaſio preferire il fermentato’.
Del
[i] S.Athan.Apol. ad Conſt.n.4.
car-.3. num-3. Bei-lend- de oblat
[z] Card. Bona rc:. _liturgia3 liba.
ad itunes-iv.
iN ITALlA LlB.I. CAP-Ill;
ro,
Del medeſimo onore furono renduti partecipi gli altri
Veſcovi Cattolici d’ Oriente cacciati dalle loro Sedi dagli Aria~
ni, i quali da molte e lontaniſſime parti del Mon-.10 venuti a
Roma , ritrovarono nelle loro calamità il comune rifugio nel
Pontefice S. Giulio , e furono tutti egualmente ammeſſi dai La
tini nelle loro ordinarie ſacre adunanze . Oltre a Marcello di An`
cira Metropoli della Galazia , vi vennero dalla Tracia S. Paolo
di Coſtantinopoli , S. Lucio di Adrianopoli , S. Olimpiodiìnos,
e Teodulo di Trajanopoli ; dalla Siria Cimazio di Palto , un'al
tro Cimazio di Arado, Eufrazione di Balanea; dalla Paleſtina
Aſclepa di Gazza; ed Ellarico di Tripoli della Fenicia . Dalle
ſteſſe Provincie ſi portarono a Roma eziandio molti Preti. Co~
me altresì molti ne vennero dall’ Egitto , e dalla Città d’Aleſ~
ſandria, banditi anch' eſſi per la Fede, o che provvidero colla
fuga alla loro ſicurezza e ſalute 1 . Accolti dal S. Pontefice
onorevolmente, e trattati con amorevolezza, avrebbono attri—
buito a grave affronto ed oltraggio , ſe foſſero ſtati rigettati
dalle comuni Eccleſiaſtiche aſſemblee , ed obbligati a celebra~
re i ſacri Miſterj diviſi dai Latini. Tra tutti i mentovati Veſñ
covi, ſe S. Atanaſio era il più chiaro, il più illuſtre, erino~
mato , come quello che aveva preſo la parte principale nelle
pubbliche diſpute contra le peſtifere novità dell’Ariana eresla,
aveva avuto commercio di lettere coi Sommi Pontefici , ave
va dato una ſolenne teſtimonianza del ſuo inviolabile attacca.
mento val centro dell’unità , e una prova della ſua divozione
verſo la Cattedra di S. Pietro ; era coſa convenevole e giuſta
che foſſe trattato con iſpecial diſtinzione nella Chieſa Romana
ſopra gli altri Veſcovi Orientali , e che godeſſe il medeſimo
onore di celebrare la Liturgia innanzi al Papa Giulio ſecondo
l’ uſo romano , conforme dinanzi aS. Aniceto averla celebrata
S. Policarpo , Euſebio l’ afferma .
ii. @teſta diſciplina adoperata ne’ primi ſecoli, di dare ,'
per mezzo della concelebrazione de’ ſacri miniſtri di diverſe
Nazioni e riti, una prova autentica della pace che fi mante
neva coi Veſcovi e Preti concelebranti e con le loro Chieſe,
ci fa comprendere le giuſte dagli-anze di S. Giovanni Criſoſto
mo contro a quei Veſcovi ſtranieri , iquali moſtrarono la magñ
giore ripugnanza di venir ſeco a parte nella celebrazione dei
divini Miſterj nella ſua Chieſa di Coſtantinopoli . Giuntoaqueſta
Citta Teofilo quel d’ Aleſſandria con altri Veſcovi d’ Egitto del
ſuo
[1] Bacon, ad ein-34:. n-zó. Orſi StonEcdeſtan-zçxzn-soo_
tra
DEL RÌTO cuneo
..
ſuo partito per opprimere l’ uomo d’lddio, niuno del Clero’ſſ
fu ad incontrarlo , nè a rendergli i ſoliti onori ; eſſendo te.
nuto da tutti per acerbo e giurato nemico del S. Prelato . (lue~
ſti nondimeno aveva preparato un alloggio nel proprio palazzo
per Teofilo , e perla ſua comitiva; ma ei rifiutò oſtinatameute
l’invito. che per parte del Criſoſtomo gli fu replicatamente
l'atto -. Ciocchè aumentò la comune ammirazione fu , l’ avere
il detto Teofilo ricuſato d’ entrare nella Chieſa Patriarcale , e
di celebrare col ſuo Veſcovo. Si portò per tanto, ſenza pie~
gare altrove , ad una caſa imperiale appellata la Placidiana ,
ove ſi era fatto preparare per ſe , e per i ſuoi, l’albergo . Per
lo ſpazio di tre ſettimane che ſi fermò in Coſtantinopoli, non
volle mai vedere il Criſoſtomo, nè parlargli . Dei ragionevoli
lamenti del S._Padre chiare prove ne abbiamo nellanobiliflima
lettera ch’ei ſcriſſe al Pontefice Innocenzo , in cui fa vedere
non poterſi dare da’ Veſcovi, e da altri Miniſtri Eccleſiaſtici
un’ indizio più manifeſto di capitale inimicizia e d’ inumanità,
nè di uno ſpirito più alieno dalla diſciplina e dalla unità nella
Religione, che il tenerſi lontano dalla concelebrazione . De
gne ſono di traſcriverſì le ſue parole: ?beep/72'121: ille , quì
Alexandriflx Eccleſia: Fpiſcopamm rcgendum faſce-pit . . . . col/e—
Eîa multitadíne Fpijccporflm non paflcorflm, hflc e-enit. Cumque
i” magna”) diwiflaqae calmi deditam ‘Urbe-’m Conſtantinopolim i”
greſſm eſſet , ”0” pro more ócoflſaemdifle ciel-*eri intra-uit i” Fc.
ele/iam, neque ad nos acceffit , ”eq/ze participem ſe feci: -z-el ſër~
mom':
, welfare-cum
, vel ccmmunimis
; ſed
eg reffg;
”147,1 , cſi
ó. pm.,
tercurſi:
Eccleſia:- *ve/HMI”,
alìcflbi extra
‘Urbe-”2
aſi-:verſata:
1 . ſi
12.
La diſciplina di mantenere per mezzo della concelebra.
zione , il commercio delle Chieſe di diverſo rito durò lungo
tempo . l Veſcovi , iSacerdoti , e i Diaconi , i quali dàll’Oriena
te paſſavano all’ Occidente , per evitare i ſoſpetti d’inimicizie,
e per dare un ſicuro contraſſegno della purità della Fede, ce
lebravano coi Veſcovi Latini in azzimo ; ficcome all’ oppoſto
iLatìni nelle Chieſe Orientali erano del pari onorati con reci
proche dimoſtrazioni d’affetto e di pace, ſenza eccezione di
rito , e di Nazione . A [aleſare i Greci l’ amichevole corrì~
ſion
[1] o* 1T; ’Enuhva'iuç wii; 5’” 'AMEsuäpa'ç
nre-yi,… , mi Ac’yu ue-rÈBun” z ori” NXT; ,
*dv 1112053111’… ;Wa-.mad- Osc‘cm@ . . .- .
cum-ya‘yoil uFO’ ;zu-ra; WANG** ”Hu-ni r
ox} ito/write; - in’ inizi; 1-; ”Mk-o , ”7,
qîç n.5725”; 1G 650mm”; K- I'l- :vr/Bic,
qu‘ wpc'èupue *17; ’ExxMa-[xç wapuöpawſi ,
:EEWOU "57; *Irz'Àsa'ç ae'vreM-ui- , v'vkièm
J‘. [a. CÌNſſOfl- Epifl. ad Imwt- Dymo!”
9J” ci; ’El-fl’fllſl’fll n'a-TAB!.- mani fl* *im-10‘;
n.3. pag-515 . edit. PP. Mauri”.
s'mno'mrv mi”. JÀi-ym
arance-77157;”. JW
dì 467 Mes» ”puis-m Diſp-0‘” w’x 1711.7!
lN ITALlA LIE-I; CAPJII.
xxx‘
ſpondenza co’ Latini', non ſeppero talvolta produrre documento
più certo e ſicuro , che l’ aver ſeco celebrato i divini Miſterj ,
e partecipato della S. Eucariſtia conſecrata nel rito romano .
Di un tal mezzo, come di potente ſcudo ſi valſero contro a
Niccola l. idue Veſcovi Siciliani di rito greco Zaccaria Cofo,
e Teofane di Tauromina , iquali , per eſſerſi impegnati a proc
curare le convenienze del ſuperbo Pozio , poſſono con ragione
annoverarſi nel catalogo di quei, che fecero la più funeſta ed
orribile guerra all’autorità del Sommo Pontefice, . Ammeudue
ſurono ammeſſi a ſeco celebrare dal mentovato Niccola in tem
po di pace , in cui non avevano incominciato ancora a ſpargere
il loro veleno . Scovertaſi dopo poco tempo la frode , ed aven
do conferito a Fozio gli ordini ſacri , furono minacciate loro
le cenſure dai PP. del Concilio Coſtantinopolitano xv. a cagio
ne di sl audace attentato . Per premunirſi contro ai fulmini dì
sì venerabile conſeſſo , e non vedere regiſtrati iloro nomi nel
ruolo degli Sciſmatici , non poterono addurre una più convinñ
cente prova de’ loro onorati e pacifici coſtumi, che la cele
brazione col Sommo Pontefice; eſſendoſi piùv volte proteſtati
contra le ſuppoſte violenze de’ Padri, e validamente difeſi con
le arme della partecipazione del pane Eucariſtico in azzimo ,
di cui s’ erano cibati nella Meſſa del Papa. . Diximm , ('9' irc**
711m dicímm, quia ”t Summì Sacerdote: ſam”: ſttſcepti a Papa
Nico/a0 , ó' commim’ſlra'uimzzs ei , é- ſflſcepti ſiam!” ab eo l .
Un’ampio teatro della frequente celebrazione di miniſtri
di diverſi riti , ci aprono le Chieſe Patriarcali dell’ Oriente,
nelle quali i Legati Apoſtolici erano ammeſſi alla comunione
` in fermentato nella celebrità delle Meſſe .. Ad Patriarcba/es Ec
Clelia-I , oſſerva Criſtiano Lupo 2 , comune-ba”: plate‘ LEM”.
Diacom". Omner procedelmflt cum Patriarclm; ó* qm'ſqfle 10mm
habeba: juxta dignitatem jim Fcc/efix. lNunzj di qualunque di
gnità foſſero ornati o del Sacerdozío , o del Diaconato., o del
Veſcovado ſpediti dalla Chieſa Romana ai Concilj, che ſi add—
navano nelle parti più` rimote e interiori dell’ univerſo . Per l’a"
leſare l' unione de’ ſentimenti , conducente al vincola della tran
quillità e al’ pubblico e comune ripoſo , e per~ mantellcrc- viva
e ſcambievole la dilezione della Chieſa Latina con _la Greca ,
aſſiſtevano alle ſacre adunanze degli Orientali , e particolartrem
te alla celebrazione de'ſacri Miſteri, venivano aparte dell‘Eu
cari
[i] SMod-oftavaacLç..
[2,]v Chriſt. Lup, diſſertat. de S. Leon
nJ-sactis cap-.14,. Ltd-4..
,zz
DEL RITO GRECO
cariſtia, che conſecrava nel pane fermentato il principal celeí
brante ; moſtrando ancora cosi di riſpettare , e di venerare
i riti ſtranieri . Siccome un tal coſtume. era una dimoſtra
zione di benevolenza, e un ſicuro pegno delle pacifiche diſpo
ſizioni tra i Papi e i Patriarchi; cosi all’ oppoſto l’ allontana
mento dalla loro Meſſa , era un chiaro indizio o di giuſto ſde
gno e di grave riſentimento di quelli contro a’ Veſcovi Orien
tali per l’uſurpata giuriſdizione; o de’ dardi, ch' erano per vi
brare contro dei medeſimi, allorché dovevano reprimere la
loro audacia e baldanza contra la Chieſa Romana , e diſ
ſipare le nuvole dei loro folli vaneggiamenti intorno ai dogmi
di fede . ll primo paſſo, che in tali deplorabili e funeſti acci
denti davano i Sommi Pontefici , era il divieto che facevano
agli Apocriſarj , di non eſercitare con quei Veſcovi il divin
culto , di tencrſi lontani dalle loro liturgie , e di non parteci
pare dell’ Eucarifiia, ch’eglino conſecravano . Si aflenne Pela—
gio Secondo dal percuotere con i fulmini della ſcomunica Gio
vanni Veſcovo di Coſtantinopoli, il quale eraſi ſuperbamente
arrogato il faſtoſo titolo di Ecumenico : ma non potè diſpenſarſì
dal non ingiugnere ſtrettamente al ſuo Diacono , di ſtar lontano
dalla Liturgia di lui, e dalla concelebrazìone . Ne rende teſti
monianza S. Gregorio Magno ſucceſſore di lui, il quale laſciò
ſcritto come ſegue . Pelagifls Diacomm, qui juxta more”: pro
"e/Po’ìſiî fó'ſ‘ló‘ſid faciendi: pizſſmorum domiflorum ‘l'eſtigiír cabare
Iîſlt , cum 700m” Coſtafltinopolitano Epiſcopo Miſſamm ſolemm’a
celebrare prahibuit l . ll medeſimo divieto l‘epllCÒ ſeveramente
più volte l’iſteſſo S. Gregorio a Sabíniano ſuo_Diac*ono apocri—
ſario nella Regia Città , il quale fu baſtante a merry-ſere il mon
do de’ giuſti lamenti della Chieſa Romana contro ‘alla moſtruoſa
uſurpazione del Patriarca: Sica: tibi ja"? "W/”51” FPUÎOÌ" ſcri
Pſi a munque”: cum 'ffoaflne procea‘t’íìó’ IVM/"m“
Che ſe alcun Apocriſario della S. Sede ctr-convenuto dalle
frodi eſolcnni impofiure dc’ Greci, da fedele eſecutore dive
niva cznpìo prevaricatore ; il pubblico contraſſegno che dava
della ſua iîbellione , era la celebrazione con gli Sciſmatici , di
cui non laſciavano i Sommi Pontefici vendicarne ben preſto i
torti, e punirne gli oltraggi . Con una iniquità di ſtrril fatta
miſero il mondo in rumore Zaccaria e Radolfo di rito latino
uomini audaci e violenti , ed opprobrio (’ell’ ordine Veſco~
vile . Calpefiate le leggi delle genti, e abuſatifi dell’ onore
vole_
ſi] S. Greg. M. Ep.36. 1.4.
[a] Id. Bpm-39.
IN ÌTALIA [JB-I. CAP-Ill“;
ff’
‘role e geloſo carattere di Legati Apoſtolici , conſerntarono,`
contro al ſentimento della Sede Apoſtolica, la depoſizione di
S. Ignazio , e l’intruſione di Fozio nella .Sede Patriarcale dì
Coſtantinopoli. Per imprimere nel pubblico rei ſentimenti con-4
tro al primo , e ſignificazioni d’oſſequio verſo il ſecondo , pre
ſtarouo il lor miniſterio alla liturgia di Fozio ; non avendo
avuto orrore di partecipare del celeſte convito nella menſa di
colui , ch’era ribelle al Rè della pace. Incorſero lo ſdegno
de’ Veſcovi Cattolici , da’ quali, in .un Concilio Romano dove
preſedette Niccolò I. furon depoſti dal grado Sacerdotale , di
cui erano indegni, -ſpogliati dei privilegj di qualunque eccelſa
dignità , e privati della comunion de’ fedeli. La ſentenza è con.
Cepita con le ſeguenti parole . Cam Photia adultero Eccleſia-’1'”.
vaſo” , atque Neopbyto , quod il”: multipliciter fui-at probibi-z
tz” , .inter Sacroſaflffa Myſteria communica‘veruflt .
tz.. Senz’allontanarci dalle Chieſe Patriarcali , alle quali-ci
hanno condotto gliApocriſarj della Sede Apoſtolica , altri non
meno illuſtri monumenti intorno al-la celebrazione .in rñito g-reñ
co ivi ravviſeremo nella perſona ſteſſa de’SommiPontefici . -Al~
cuni di loro portatiſì in Coſtantinopoli , ed avendovi ſoggior
nato qualche tempo, ammeſſi con diſtinzien d’ onore alla ~pub~
blica Liturgia da’ Patriarchi, hanno voluto paleſare ai poſteri
la propria diſpoſizione di riauardare la varietà del-l’az—zimo, c
fermentato con quella indifferenza , con cui rimi-ravanol’altrc
conſuetudini della Chieſa; e che non oſtante diverſi fieno nel
Mondo .i linguaggi, ñi riti , le cerimonie , ~e le Chieſe., regna..
re dapertutto la medeſima credenza , inſegnarfi l’ iſteſſa dottri~
.na , e formare i fedeli una ſol’anima, -un ſolo ſpirito , un ſolo
cuore , e una medeſima voce ~. l-nnanzi di continuare il ragio~
namento de’ Papi dall’ Occidente paſſati all’ Oriente, non ſarà
a me fuor di propoſito, anzi molto contribuiſce al mio argu
mento l’ accennare, eſſere ſtati alcuni di loro educati fin dalla
prima età nei riti Oriental-i; indi uniti col vincolo dell’ordi~
nazione alla Chieſa'Roma‘na, di cui hanno ſucceſſivamente ſe
guito il coſtume . Sono per tanto deuominati Greci , e pe'lri~
to , in cui furono nutriti, e per la Nazione, donde traevano
l’ origine , i ſeguenti , cioè , Aniceto , lgino , e Siſto ll.
Atenieſi . Evariſto ni Betlemme . Eleuterio di Nicopol—i- Te0~
doro l. di Geruſalemme . Conone della Tracia , 'e Giovan
ni Vl. , da tutti gli Scrittori generalmente detto Greco . Oltre
g. queſti, ch’ eran Orientali, _deſcritto 'ſi legge nel catalogo de'
-
Papi
Papi Greci Îaccaria della Città di S. Severina nellaCalabria.
il quale , dal rito. in cui era nato e nutrito, avrì probabilineiiv
te tratto una tal denominazione; avvegnachè l‘ anno 74.1., in
cui fu egli l'ublimato al governo della Chieſa univerſale, erano
già ſtati ſparſi in quella Provincia gl’ iſtituti Orientali , come
ne" ſuſſeguenti Capitoli vedremo . Diverſa idea dobbiam forma
re di quegli altri Pontefici Calabreſi aſſunti al Papato. innanzi
l’anno 730. Queſti dalla generale appelſazione di Magna Grecia,
ſotto di cui la Calabria era compreſa., ebbero il nome di Gre
ci ;~ non già dal rito , il quale non eraſi ancora ivi inteſo dinanzi
al detto anno 730. Tali ſono Telesforo e Dionifio di Terranova .
.Autero di .Strongoli~ ,, Euſebio probabilmente di. Caſſano , Zoli
mo. di Meſoraca , Agatone di Reggio, e Giovanni Vll. di Roſy
ſano. l . Non ſolamente i Greci Orientali mentovati di. ſo
pra furono aggregati alla Chieſa Romana , ma. altresì alcuni.
Siriaci , i quali lì ſoggettarono alle-ſue leggi., e ſi renderono
dipoi chiari , e illuſtri nel governo della Chieſa. univerſale o
GiovanniV.; Sergiol.., Siſinio , Conſtantino , e Gregorio 1110-.
furono il decoro della Siria ,. e l’ ornamento della Cattedra di
S. Pietro . Occuparono dunque la Sede Apoſtolica dall anno 685. *
fino. al 752. , parte Greci , e parte Siri , cioè, Giovanni V.. , Co
none ,. Sergio,` Giovanni VI. , Giovanni Vll. , Siſinio, Coſtan—-ñ
rino,v Gregorio* lll. , eZaccaria, che fini di. vivere l’anno-752. t
In queſta: ſerie ſucceſſiva d’ anni 67. il ſolo Gregorio ll. imme
diato- predeceſſore del‘ III. , fu Romano .. Gli altri nove o
Greci, o Siri . Agli artifizj de’ Greci Imperadori attribuiſce
il Cardinal Baronio l’eſaltazione al Sommo Pontificato dei pre
detti Chierici delle due ſtraniere nazioni . Luſingavanſi i me.
defimi potere per loro- mezzo- opprimere la Chieſa Romana ,
fi] Apud Bari-ſum de ſitu Calabrie,`
& Acctiis ibid-Zavarron. Biblioth
Calabra .
e in`
Beni”: anta”; @ſcienziato quíaqw
annaií , qm‘ latina”: Iiflgüam igna
rare”: ſoli ”til-"tate lmjm operi:
tere greche deeſi la gloria d’ avere
flaſh-ati fa”: . Zacharia: wrò , gm’
lmjm ſanti!“ Tiri, Paſt illmi tempus!
fcoverto~ alla Grecia iſp’regio dei
Dialoghi di S.Gregorio Magno, con
avergli tradotti dal latino al' greco
linguaggio , e adattati alle orec
ſmuffir fuit , cognítíonc”; , utili
fata/[que i” Italia concluſa”; , i”
grana”; lingue”; verte”: , commu
rm” utilitatm Orbi Tfrrarm” I”.
Il] A Zaccharia peritiflimo delle let—
-cliie degliOrientaliflati lino a quel
nigi!? cxbibm’t ñ [We ſalum Dial”.
tempo privi dell'utilità d'un opera
ai eccellente . Traſcriverò il ſenti
`giu’ , ſed Ò- dígms 10'510”: alias lx'
bror i” Gram”: lingua”; transfer”
mento di Fazio , eſpreſſo con le ſe
of!” ;vr-nia”: dani! --
, guanti parole nella ſua Biblioteca;
—
IN ITALIA LIB‘I. CAPJII.”
zz}
i iufettarla dell’ aura peſtilenziale dell’ereſie, che ingombrava.
no l’Oriente . Ma lddio , che veglia su la cuſtodia della ſu.;
Chieſa, deluſe le loro malvagge ſjueranze . Armò di coraggio
il petto de' medeſimi Orientali, i quali ebbero l’animo apps..
recchiato ad operare tuttociò, ch’era neceſſario per la difeſa
de’ dogmi , a fare la guerra all’ errore ed abbattere l’em
pieta , ~c a dare in tutte le occaſioni, ſicure teſtimonianze della
parità della lor Fede, e del ſincero amore della pace; con reſi.
(tere coraggioſamente alle violenze degl’iſteffi Imperadori, e
alle ſiniſtre invaſioni dc’ Veſcovi nazionali I . Non era chiuſo
l’- adito , come ſi vede , nella Chieſa Romana agli Orientali ~; ma
erano del pari, che i Latini , aggregati al ſervizio di eſſa, e
alle funzioni del Sacerdozio . Dal rito grecoe ſiro venivano al
latino; e dopo aver dato ſicure prove della purità della Fede,
e della ſantità. de’ coſtumi , non era loro di oſtacolo il rito
ſtraniere , che avevan 'già oſſervato , ñad eſſere preſcelti, ſe
11’ erano meritevoli, alla Cattedra univerſale . Non s’udírono
mai tumulti tra il Clero greco e latino della Chieſa Romana,
nè furono -eccitate controverſie , nè riſvegliare .diſſenſioni ſopra
Pz
ſi] Baron. ad ann.7o . 5.2.81 3. T”
tft-'dibüſ perjffieias j"mſſe Gru-*comm
in”, quibm uſi-ſant ſibífabjiee
”(11' lieaiſſet) Romana”; Eccle
fiam . Quad enim tonfirmationi Ro
idue
rom-”n a?” ”num Gregorio”; Seca”
lam interealatm” Romana”: natia
”: Pontiſieem . Sed qm‘d 'aeeidit P
utique taaqaam miramlam a Dama!
i” Col/agita”: iidem tooptati "S. JP. E(
mani Pontifieis ſihi {yranm’eë ”ſur
Cardinolíam > (9* creati Ponti/Feet
pota: tandem renumiaſſent Impera
Apo/Iolím Sedi: flíritam pari!”
tore: , /Iaduerant alia *via eidefll
bzereditarìnt APOflOÌÌCHM ,fiereriat
Roman-e Eccleſia :ſeminari , agente:
que adaerſus omne: amata: Impera
m'mirum , ut in Collegim” S. A’. E.
Cardinalium allegerentur Orienta
l”, `quì etiam , opera Exareborum
annîten”, crearentar Romani Pon
tifieer . Him ”ideas po” Bmediëîum
Ponti/item , ?oannem Quinta”; 5)
_ U ram
ereatum
jùeeeſſorem
deinde”azione
Canone”;
Tbraeem
, ;zo/Ze”,
Sergium Syrom , offoamzem deinde
Gru-eum par-iter ordine Sextam da'
Eîum , imie [mu , de quo agimm ,
’ ?ammo-m Septimum itidem Grdeum:
_ poſhea Siſinnímflsyram, Ò' pa]] eum
Conflantimlm par-iter Syrum , iti
demqu: Gregoriana Tertium Sym”:
etiam , ”canoa poſt‘ em” Zachariam
,Er-:eum :_ a: apporto; fa!” ‘of
toram , é)- 'Orieatah‘am Epiſcopa
ram , reſſiterintqfle , ae , ”e m*
nimam quidem teſſerini‘ - Video: pa
riter boe de eau/a ad Undead/m!
‘Cſimdflfl eozatum Imperatorum ſuiſ
ſe ordinarione: Cardinaliam A’. E.,
infreqaentet . qaò neeeffx‘tatem vita
rent iidem Romani Ponriſicet Impe
ratarum obſcquendi volantah’ .- Sie
igm” ſemper ipfí elaſi remaaferant
Imperatore: , eum ſuo: Greca: , jíñ
ve olio: Orientale: creato: Romano:
Pontiſieex fait ?pſorum petitionib”:
aut-rima: adr/erſario: reperire”: ,
quo: putabant i” omnibus , gentili-q.
bat ſm': [ore ”near-du .
1:6’
DEL RITO GRECO
i due riti , nè mai furono inteſi‘ gli uni declamare contra gl?
altri. Tutti egualmente riſpettavano gli azzimi, non oſtanto
che alcuni di loro aveſſero innanzi adoperato il fermentato ;
nè iPapi Greci, e Siriſi preſero mai maggior penſiere del rito
greco e ſiro , che del latino . Mi cade in acconcio traſcrivere le
parole del Greco Nechite Arciveſcovo di Nicomedia autore del
ſecolo xu. , il quale ancorchè ſeparato dal conſorzio de’ Cat
tolici , eſprime i ſuoi retti ſentimenti ſopra l’indifferenza dell’azq
zimo, e fermentato contro ad alcuni Teologi di ſua nazione,v
dei quali. ribatte con molto vigore le calunnie ,. dicendo l : Ana-—
eletm Papa natione Grxcus fait, E-varijlur ejr” facce/for natio
ete Gru-:cu: fuit , Teleſpborar, Higinm , Eleatberiar, Anterior,
Xyſtm, Euſebim, Zoſimztr, Forum” (cioè il Vi.) item 5‘011”
eze: de Porre Platone (cioè il Vil.) Zaccbariar ex Patre Po-ñ
Ziano . Iſli omne: , ó* compia-re: alii , quorum. nomina preſenti-me*
morire no” occurrzmt , nation-e Greci in Chriſtiana Republica , ó
ſana doffrína prdcipui i” Romana Eccleſia prxfaiffe ”oſcum‘ur . Pa~
raſne quòd inter illo: Greco: Prec/ato: , Ò- Latina: ſubdítar fue
rit quotidie comentioſa diſcordia de offerendo azymo, ‘zz-el ferma”
tato? ita”: ipſi Pontificer tanquam Greci ”urzquam m'ſì ferme”.
tum obmlerint, ó* Romana Eccleſia eir i” hoc, ”equaqflam com-3
manicamrit? Et rurſm Rom/1a Eccleſia per Latino: Sacerdoter
mmqotam :riſi azymo ”ſd fuerir, ó* Romani' Pontiſicer ſimiliter ſa
a comm/mio”: Latinoram ſubdìtorum ſuor-”m propter oblatum azy—
mm ſubtraxerint ? @ci: hoc creda!? qui: hoc affirmare aride-at“?
_
Dei mentovati Papi Siri, e Greci, ariſervadel ſolo C0
flant—ino , neſſun’ altro ebbe‘ Occaſione di metterſi in viaggio alla
volta` di Coſtantinopoli. S-i preſentato-no bensì a quella Corte
tra-ttivi da diverſi affari di' Religione i ſeguenti Papi Latini di
origine, cioè, Giovanni I. , di cui abbiamo ſopra ragionato 1-' ,
Agapito, Vigilio , e Martino, i quali non ricuſarono di cele~
brare coi Veſcovi di quella Chieſa Patriarcale , e delle altre anñ
cora , che tenevano le tracce del rito greco.
14. Dalla violenza del barbaro Teodato Rè de’ Goti fu ob
bligato primieramente Agapito ad intraprendere quel viaggio;
affine di far richiamare dal Grecolmperadore il ſuo eſercito ,.
che ſotto la- condotta di Beliſario aveva occupata la Sicilia , ed era
per ſottrarredalla corona de’ Gotile reſtanti Provincie d’italia 3 .
fa] inter Dialogo” Anſelmi Hawlbergenſia Epiſcnpi lib.3. mg. ap.
Dashenum Spicileg. tea-xxx}
[2] Cap.r.num.rr.
*
[3] Liberatuain Enviar-capa:: ‘
‘
i,
"
IN ITALIA LIB-I. CAPJH.
117_
Giunto in Coſtantinopoli circa la metà di marzo dell'anno 536.
di li a pochi giorni ſcoprìi malvaggi ſentimenti di Antimo,
il quale nutrendo nel ſeno il veleno dell’ ereſia Eutichiana , era
ſoſtenuto dall’imperadrice Teodora impegnata a riſtabilire , e
a mettere in onore nella regia Città , i falſi dogmi di Euti
Che; e perciò era ſtato per opera di lei trasferito dalla Sede
di Trabiſonda al Trono di Coſtantinopoli . Reſiſtendo il Papa
con invitta coſtanza alle offerte , e alle minacce dell’empia Teo
dora, e agl’impulſi di Giuſtiniano ſuo conſorte , i quali alla
comunione con Antimo tentarono coſtringerlo , condannò l’ere—
tico , e lo depoſe dalla Sede Patriarcale . ln luogo di lui ſuſti-ñ
tul Menna Prete greco di Coſtantinopoli, ePreſetto del maga
gior Oſpedale detto di S. Sanſone , conſecrandolo colle pro
prie mani. Conſecram em” manu ſua , ſcrive Liberato l i” Ba
fi/ica S. Marie. Fu raro pregio di queſto Patriarca , uno de'
più ortodoſſi, e de’ più celebri, che abbiano occupato il Tro~
no di Coſtantinopoli; d’ eſſere ſtato ſingolare tra tutti i Veſco~
vi Orientali , il quale abbia meritato di ricevere dal Pontefice
Romano , la conſecrazione . Fece ſpiccare queſta prerogativa
di Menna , e l’ aſcriſſe a gran favore ~, il medeſimo Agapito con
ſecrante , nella lettera circolare ſcritta a Pietro Patriarca di
Geruſalemme, dicendo z : Et hoc dignitatì ſax addÌMm eſſe cre
dimm , qaod a temporibm D. Petri Apofloli mal/um alium um—
qflam Orientali: Eccleſia ſuſcepit Epiſcopflm , manibur ”oſtr-e Se
di: ordinamm . Se il Papa avea atteſo allo ſtudio della greca let
teratura, non ſi dee aver difficolta nel credere , aver’eglieſer
citato la funzione colle greche cerimonie . Se di tal lingua non
aveva cognizione, e` coſa evidente, che nel rito latino ordinò
un Veſcovo Greco . ln qualunque maniera abbia eſeguito il mi
niſterio della conſecrazione, non irrítò certamente nè i Greci,
nè Antimo , nè incorſe la loro indignazione . Dopo avere il
Papa proveduto con tanta ſua gloria alla Religione ed alla Chie
ſa, mentre ſi diſponeva al ritorno a Roma , compì felicemen—
te i ſuoi giorni nella medeſima Città di Coſtantinopoli verſo la
fine di aprile dell’iſteſſo anno 536. Se fu munito col Sacra—
mento dell’ Eucariſtia , come dobbiamo perſuaderci , non lo ri.
cevette, che ſotto le ſpecie del fermentato . Altrimenti , ſe
ſi foſſe moſtrato ſollecito di riceverlo ſotto quelle dell’ azzimo ,
avrebbe chiaramente paleſata la ſua alienazione dalla comunione
co’
[i] Liberal:. in Br’ev. calmo.
[2]_ Extat in Concil. Conſtantinopo:
ſtrano ſub Meana ap. Labb‘e A
,13'
DELRÌTOGRE’CO’.
c0’ Greci ſeco uniti nella dottrina della Fede , e avrebbe ai.
tresi dato motivo a nemici della Chieſa Romana di ordire ca~
lunnie , e ai Cattolici di allontanare il loro animo dalla rive.
renza verſo la Sede Apoſtolica .
:5. ll zelo di riſolvere la controverſia dei tre Capitoli , la
quale teneva in 10mm’ agitazione la Chieſa, e di preſedere ad
un Concilio Generale, che penſava Giuſtiniano di tar’ adunare
in Coſtantinopoli, obbligò Papa Vigilio a metterſi in cammino
ſenza indugio verſo quella Città l’anno 544. 1 Da Romaſi por
tò all’Iſola della Sicilia, in cui dimoro ſino alla fine dell an-ñ
no 54.6. indi in Coſtantinopoli, dove giunſe nel gennajo dell’an-ñ
110 547. 1 Spogliò dell’onor Veſcovile e del Sacerdozio , e ſepa
rò dalla comunione della Chieſa Teodoro di Ceſarea autore
dell’ editto promulgato da Giuſtiniano contra i tre Capitoli, col
cui mezzo pretendeva queſto Principe ridurre la ſetta degli
Acefali all’ unità della Chieſa. Soſpeſe ancora dalla comunione
Menna Veſcovo di Coſtantinopoli in pena di aver conſentito al
mentovato editto; benchè dopo quattro meſi, per gli uffizj di
Teodora lo riſtabiliſſe nel ſuo grado. Maltrattato da Giuſtinia—
no, ſcampò di notte tempo con la fuga , e ſi trasferì a Calce.
done . Fidatoſi della parola di lui ritornò in Coſtantinopoli s ,
e preſiede‘ al Concilio l’ anno 553. Mentre tornava inltalia l’ an
no 555. , oppreſio da dolori di calcoli ſ1 fermò nella Sicilia ſino
alla morte , accadutagli ìl di 7. giugno del medeſimo anno 4 .
Suppoſta la ſerie indubitata di queſte geſta; diremo, che Vi
gilio nel corſo di otto anni , che ſoggiornò in Coſtantinopoli
non ſiaſi mai eſercitato nelle funzioni dell’ Altare , o non fia
ſtato richieſto di celebrare nel fermentato , o abbia ricuſato di
ſodisfare agl’ inviti de’ Greci 2 Che egli ſia ſtato l’unico tra
tanti Veſcovi di varie Chieſe , e Nazioni congregati nel Con
cilio Generale , a non accoſtarfi all’Altarc della Chieſa Pa~
triarcale , e a non celebrare con eſio loro? avrà moſtrato del~
la parzialità pe ’l rito latino ſenza conciliarfi l’odio delle ſtra
niere Nazioni ? Non averebbe egli forſe , per una sl ſtrana, ed
inuſitata alienazione , empiuto la Città , e l’Oriente tutto,
per mezzo di tanti Veſcovi, di rumore , di coſternazione ,
c di lutto?
16. Ono—
[I] Victor Turonen. in Chronic. ad
Veri'. Eccl.Epiſcop. ap.Labbè to.”
alm- 544[2]. Continuat- Mauellini ad n.547.,
[i] EP…“ “81.111 Encycl. ad uni:
col. [309.
[4.] Manti in non': ad Pag-ad n.575,}
n.7. in edit. Luccn. Anna!. Baron,
ff ‘ l‘6-
[N ITALIAſLIBJ. CAP-HL'
zz,
Onorò ancora colla ſua Pontificia preſenza la Reggia di
Coſtantinopoli S.Martino , il primo di queſto nome , il quale
ſe vi ſperimentò' ſorte diſuguale dagli altri Papi, fu però di mag
giori meriti cumulato a cagione de’duri combattimenti , ch’eb
’be a ſoffrire per ſoſtenere la dottrina della Fede. Appena ſubli
-mato alla Cattedra di S. Pietro l’ anno 649- , rÌVOlſe ìíuoi pen*
fieri a ſchiantare il Mottoteliſmo . Adunato in Roma nel detto
anno nella Baſilica Lateraneſe un Sinodo compoſto di cento , e
cinque Veſcovi ,, egregj difenſori della Cattolica verita , con
Venti canoni ſconfiſſe il moſtro dell’ Ereſia , condannò le peſti
fere novità di Ciro Aleſſandrino inventore , con Sergio, Pir
ro_ , e Paolo acerrimi propagatori di eſſa , e dichiarò eretico il
Tipo pubblicato da Coſtante a perſuaſione di Paolo Patriarca
di Coſtantinopoli , ſenza penſare di ripararſi dai colpi del furi
bondo Principe . ln fatti acceſo queſti di ſdegno , e animato
dallo ſpirito della vendetta , riſolvette diſcacciarlo dalla Se
de Romana, e ſacrificarlo al ſno. furore. Non eſſendogli riuññ
ſcita la trama di farlo trucidare in Roma da un Sicario, il
quale divenne cieco nell’atto iſteſſo a in CUÌ fiando Per Vibmrgl’ il
colpo , doveva ricevere la comunione Eucariſtica dalle mani di
lui , lo fece traſportare l’anno 653. all’lſola di Naſſo ,. una
delle Cicladi del Mar’Eoeo , dove lo ritenne quaſi un anno
ſotto rigoroſa cuſtodia . Nel 6 54. traſportato in Coſtantinopoli
gli fece ſperimentare gl’ incommodi d’una dura prigionia per
lo ſpazio di novantatre giorni , e lo rendè la favola della Reg
gia, e della Città ." Dopo avere Martino ſofferto con. invitta
pazienza , e infrangibil coſtanza tanti eſecrandi ſtrapazzi , e
ſacrileghi oltraggi , fu p‘ortato in eſilio nell’lſola di Cherſona.
Quivi abbattuto di forze , e conſumato da’ diſagi , con un do—
vizioſo ed amplo cumulo di meriti , e di corone ſpirò tran
quillamente l’anima , ed entrò nella compagnia de' Beati l’an
no 655. 1 E’ difficile il perſuadcrſi , che il Sommo Pontefice
in tutte queſte vicende, nel corſo di due anni , e. nell’ atto di
rendere lo ſpirito a Dio, quando ſciolto dalle catene ſtava in
eſilio , ſia ſempre ſtato privo dell’ Eucariſtico cibo ; o pure ,
che in quelle Regioni Orientali abbia ſol bramato , e richieſto,
eſiaſi ſolamente cibato del Sacramento dell’Altare ſotto le ſpe~
cie dell’ azzimo .
x7. Fi
ſrj Anaſtaſ. in Martino_- Vide EpifiJpS. Martini ad Theodor-mn àp.Labbì
con): column-65._
~ '
`
`
‘uo
DEL'R‘ITO GRECO
17. Finalmente Coſtantino Primo Siro di nazione invitato
'a Coſtantinopoli con officioſa lettera di Giuſtiniano Secondo ,
detto il Rinotmeto , per ſedare la controverſia nata intorno
all’ autorità de’ canoniTrullani . dei quali confermò ſol quelli,
che non s’opponevano a’ decreti della Chieſa Romana l , vi
ſi portò prontamente l’anno 710. ln tutte le terre dell’lmpa
rio fu accolto con pompa, e magnificenza ſecondo Ie prece
denti diſpoſizioni del Greco Auguſto . Giunto alle vicinanze di
Coſtantinopoli fu incontrato ſette miglia indi diſtante da Tibe
cio Ceſare figliuolo di Giuſtiniano unitamente coi Patrizj , e
dal Senato; non che da Ciro Patriarca col ſuo Clero , e da tutto
il Popolo di ogni età , e di ogni ſeſſo . Con feſtoſe , e liete
acclamazionifu introdotto, come in trionfo, nella Città . Giu
ſtiníano , il quale ſoggiornava in Nicea, all’ avviſo ch’ ebbe del
grato arrivo del Papa , lo pregò con lettera aſſai riſpettoſa , di
portarſi a vedere la nobile Città. di Nicomedia , ov’ egli ſi ſa
rebbe dato l’onore d’ aſpettarlo . Corriſpoſe Coſtantino al cor
teſe invito dell’lmperadore , il quale , per dare un pubblico
contraſegno della ſua profonda venerazione verſo la maeſtà del
Sommo Pontefice , veſtito delle inſegne Imperiali , e colla co
rona in capo ſe gli fa incontro , ſe gli getta aiñpiedi , e con
ſommo riſpetto umilmente glieli bacia a . Affettuoſe furono
le ſcambievoli dimoſtrazioni del Papa verſo l’lmperadore . Indi
la ſeguente Domenica celebrò la Meſſa , e diede l’Eucariſtico
cibo all’ Auguſto Principe . Die ‘però Dominica , laſciò regiſtra—-.
to il Bibliotecario , .Miſſar imperatori feci: , ò* cammmzicam Pri”
cep: ah ejm manìbm . . . . . omnia privilegia Eccleſia reno-ww': .
Un recente autore s ſcrive , che Coſtantino celebraſſe la Meſſa
ſenza ombra di dubìo all’uſo Romano . Di queſto ſuo penſamento
non recando nè efficace prova , nè proporzionata conghiettura,
neſſuna coſa più vale a confiitarlo , quanto la rifleſſione alla ſe
rie ſuccelliva del fatto , e ’l tener dietro alle circoſtanZe, che
lo accompagnano . Teneva .il Papa la ſolenne funzione nella
Chieſa greca di Nicomcdia ſotto gli occhi d’un immenſo po
polo , il quale , abandonate le domeſtiche cure , interveniva a
`- .-.
queſta celebrità , e ne dimoſtrava il giubilo con le pubbliche
acclamazioni . Chi ſarà mai colui , il quale poſſa perſuaderſî
avere il Papa turbato la comune allegrezza, con un rito a quel
.
le
[i] Chriſtian. Lup-diſſertat. de Synodi' Trull- cauſa ,—loco,Epiſc,Baron. ad Ill-710. 5.3.
[a] Anaflaſ. in Coſtantino.
[3] Tipaldi Guida alla vera Chieſa
pat-.z. pag-:380,
q..
‘le Chieſe ſtraniero , e ai circoſtanti ignoto: particolarmente in
tm ſecolo, in cui l' ordinaria diſciplina richiedeva la conformi
tà delle cerimonie a quella Chieſa, in_ cui ſi celebrava E Chi cre—
derà , che il popolo più gioiſſc ed eſultaſſe nel vedere un Papa
celebrare in latino, e non piuttoſto ammirarlo celebrare in ri
to ſiriaco , e onorare cosl gl’ .iſtituti Orientali, confermarli ,
e lodarli? Chi era più diſpoſto a celebrare ſecondo quelle ce—
rimonie , che un Papa Siriaco di nazione , qual’era Coſtantino ,
ſecondo il teſtimonia di tutti gli Scrittori? Se un Papa -Orlcn~
tale trovandoſi nella Region d’ Oriente , aveſſe moſtrata la ſua
ſollecitudine pe ’l rito latino , non averebbe forſe dato motivi
di acerbo dolore , e di amari rimproveri ai Niçomedienſi? Non
può dubitarſi , che un tal Papa nè la lingua , nè il rito ſtriaco
ignoraſſe , >nè foſſe privo del greco idioma , come non lo era~
no gli altri Siri, a’ quali ambidne queſti dialetti erano familiari 4
Di tal nozione comune fra loro , c—hi una chiara prova bramaſſe ,
ſcorra gli atti delConcilio Coſtantinopolitano adunato da Men~
na l’anno 536. contro ad Antimo , e Severo . Vi aſiiſ’cerouo
Veſcovi venuti dalla Siria , e dalla Meſopotamia , alcuni de’
quali ſottoſcriſſero agli atti in lingua greca; altri, perchè forſe
ignari de’ caratteri greci , ſottoſcriſſero in lingua ſiriaca 1 . Che
tutti però ñil greco linguaggio intendeſſero , la ſerie conſecuti
va de’ medeſimi atti chiaramente lo manifeſta; poichè -conce
puti queſti in lingua greca , non vi fu neſſun Padre della Siria ,
e Meſopotamia , il quale ne domandaſſe la traduzione; certa
coſa eſſendo , che i Veſcovi nazionali avevano il diritto nei
Concili d’implorare l’autorità di chi vi preſedeva , affine di
farſi rendere agevole l’intelligenza di quei monumenti , e di
quelle coſe ,‘ che ſi eſponevano in lingua ſtraniera , e a loro
ignota. Cio manifeſtamente fi ſcorge nei due Concilj Efeſino ,
c Calcedoneſe , ne’ quali furono traſportati nella greca favella
le varie elocuzioni eſpoſte in latino dai Legati Apoſtolici 1 .
Cosi la letter-a ſcritta da Celeſtino I. al Concilio Efeſino , e
promulgata nella ſeſſione ſeconda, non prima fu inſerita negli
atti, che non foſſe già ſtata tradotta in greco ad iſtanza della
maggior parte de’ Padri s . Così finalmente nel Lateraueſe ſot—
to Martino l. l’anno 649. le lettere de’ Veſcovi Orientali, al
cuni libri , e altre greche ſcritture , che contribuivano alla
Q
tr] AG”. IV. & v. apud- Harduin.
tom. 1, pag-ur;- ”63. 1394.- ò'c
1439:‘
.
.
con~
[a] Apud eumd. ſto-r. paga-;67.6"
1475.&t0.z. paga”.
[3] Ap. eumd. :0.1. pag-1467.
11,2,v
DEL
RITO
GRECO
condanna del Monoteliſmo , furon tradotte in lingua latina,~ e `
pubblicamente lette da’ Notari regionari della Sede Apoſtolica 1 .
Tutto ciò ſi-è voluto dire per poter conchiudere , avere più
aſpetto di vero la celebrazione o in greco , o in ſiriaco , che
in latino , d’ un Papa Siro di nazione , preſſo la quale iVeſcovi
erano ben pratici o di ambidue , ocertamente del greco idio
ma . Oltre aqueſte coſe , è difficile il poterſi perſuadere , che
un Pontefice animato da uno ſpirito grande , qual‘ era Coſtan
tino, abbia traſcurato di ſcegliere i mezzi più conducenti per
conciliare a. ſe ſteſſo, e alla Sede Apoſtolica gli applauſi, l’am
mirazione , ed il favore del popolo greco di Nicomedia . Che
ſe la celebrazione all’uſo romano indicata dal citato Autore
voglia riferirſi all’uſo degli azzimi , non ſono alieno dall’ ab
bracciare un tal ſentimento: non perchè Coſtantino celebraſſe
nell’idioma e rito romano , com’ egli s’e` immaginato , ma per-Q
chè conformandoſi al linguaggio ſiriaco , o al greco uſato dai
Siri , dovea altresì ſeguire la diſciplina di quei tempi, ne’ quali
eglino adoperavano gli azzimi nel ſacrificio dell’ Altare . Di
queſta materia ſi valſero i medeſimi fino all’anno 775. , in cui
ammiſero la prima volta l’uſo del fermentato , ſe vero ſia quan
to ſcrive Dioniſio Patriarca de’ Giacobiti z . Da ciò anche ſi
raccoglie , che ſotto le ſpecie degli azzimi rice-.rette l’Eucari~
ſtico cibo il greco Imperadore dalle mani del Papa: Et com
municàm Princepr al; ejar mam‘bur ó‘c- ſecondo la recitata te
ſtimonianza del Bibliotecario .
' 18. Per non laſciare cos’ alcuna , che poſſa contribuire alla
dilucidazione della materia , di cui ſi tratta; e per dare mag
gior luce all’argomento , conviene eſporre ciò , che Ieggeſi
nella vita di Giovanni I. Sommo Pontefice , e ſembra, che poſſa
opporſi a quanto ſopra è ſtato detto . Spedito queſti da Teodori
co a Coſtantinopoli , come altrove ho narrato , appena della ſua
venuta giunſe la fama alla Città , che il popolo gli fi portò in
contro, e lo ricevettedodici miglia diſtante con ifiraordina
rj ſegni di ſtima . Deſcrive Marcellino s il feſtiVo ingreſſo del
Papa in eſſa; e dipoi ſoggiugne , aver egli celebrato con ſo
lenne pompa la Meſſa nel ſolenne giorno di Paſqua o Dex
ter dexterum Eccleſia inſedit ſolium, diemqfle Domini xoflri Re.
jùrreffioflir piena 'voce Romani: precibflr celebra-vit- Cadd‘e allo
ra la Paſqua il di 30. marzo , e correval’anno 525. 4 Ma queſta
,
i
.
[l] ACM.. g. 4. 8; 7.'
[z] Iu Chronic. ad all-”0.
Mit.
[z] ~Marcellin. in Chronic
[4] Pagí ad att-5:5.
IN' lTALIA 113.1. CAP-Ill.
"3
latina liturgia di Giovanni ,ſiccome non toglie di mezzo , nc‘ [con.
volge l'antica univerſal diſciplina della concelebrazwne ; cosl non
ſnerva i monumenti .da me prodotti. Non mi oppongo, nè
dubito punto , che talvolta non ſolo i Legati, ma .ancora iVc
ſcovi , e iSacerdoti ſtranieri, i quali o ſi ſpedivano , o di ſom
arbitrio venivano da Roma nell’Oriente , e dall’Oriente in Ro.
ma, celebraſſero vi primi in azzimo , e i ſecondi in fermenta
to . Nel rito romano Celebrò iſacri Miſterj Giovanni Veſcovo
‘di Porto , Legato di S. Agatone al Concilio Coſtantinopolita..
no Ill. congregato l’anno 680. nella .Chieſa dt S. .Sofia , nella
Domenica dell'ottava di Paſqua . Tanta qgrafia Divina, .così il
Bibliotecario , Omm'poteatir conceſſa eſt Miſſìt Sedi: APO/1.011.048 , a;
ad latitiam papalì , é* S. Ganci/ii , qm’ i” Eroe Regia eran!,
{ſottomeſ- -Epijbopm Portae-”fit Dominica die uffa-vara!” Paſi-[14,17:
Eccleſia Beam Sophia': Aliffar publica: latine celebrare! cora”; Pri”
cipe, ó- Patriarcha, ut omne: unanimiter inlaader, ÒwiEZoÎ-ia:
piíſſimomm Imperatorm” …eo die latini: *verbi: .acclamarcflt .. Dalla
univerſale , e uſitata diſciplina ſ1 allontanava talvolta , ſenza in~
correre la taccia di traſgreſſore , taluno *per qualche ſpecial
motivo . Non ci è nota la ragione, .onde ſi moveſſe Giovanni
Veſcovo di Porco acelelbrare _nel rito romano nella Chieſa di
Coſtantinopoli, ne giova .1' andarlaindovinando . Baſta ſolo 0ſ
,ſervare eſſere-ſtata deſcritta tale funzione da Anaſtaſio,>come ſin
golare e rara , .e come quella che alterava 'l’ordinario coſtu~
me e diſciplina delle `Chieſe . Ma ſe non ſi rende facile l’inda
gare , onde mai ſia ſtato .ſpinto ,il detto Veſcovo di Porto ad
indurre una novità .in Coſtantinopoli, .non iſtenteremo .ad inve
fiigare la cagione , per cui Giovanni Papa usò ‘nella medeſima
Città il rito latino, ſe ſeguiremo le tracce del citato Anaſtañ
ſio . Era ſtato coronato l’lmperador Giuſtino fin dal vprincipio
del ſuo lmperio dal proprio Patriarca. Volendo nondimeno
rendere al popolo più autorevole la ſua perſona, e preſtare un
omaggio d’ oſſequio alla Chieſa Romana , ſoggettoſſi .a riceve
re l’ ſm perial corona dal Pontefice Giovanni , ch’ era .il primo
tra Papi , il quale onoraſſe colla ſua preſenza la regia Città. .
Faſtin”: autem Imperator, ſcrive il Bibliotecario, gaadío rep/e—
m: cſt, quod mei-ai; temporíba: ſm': Vicario-m Beati Petri Apo~
oli *videro i” Regno ſito , de cajar mania”: cam gloria coro-;atm
ejì ‘fo/lina: Auguſta:. Eſſendo dunque ſtato Giovanni il primo
tra i Romani Pontefici , il quale abbia ornato colle imperiali in~
ſegue l’imperadot‘ d’Oriente; e Giuſtino il primo tra queſti a
1- -,
Q2
ricez
“4_
DEL RITO GRECO
ricevere dalle mani del Vicario di Criſto la Real corona , crd
coſa convenevole , che in una funzione eſeguita con tanta pom
pa e ſolennità, quanta ogni uno può immagginarſi, celebraſſe
il Papa la Meſſa nel rito romano , per dimoſtrare d’una ſpecial
maniera , che come Veſcovo di Roma , e Capo viſibile della
Chieſa univerſale eſercitava queſt’ atto di ſuprema autorità, e
come tale diſpenſava gli Scettri , e le Corone .
19., Molte altre coſe avrei potuto dire, ſopra l’antica di-`
ſciplina dell’uſo ſcambievole del rito greco , elatino; ma poi
che`~ parmi abbaſtanza chiaro quello , ch’io avea in animo di
far conoſcere, cioè , la conformità degl’ italiani aſ rito greco
in Oriente , e dei Greci al rito romano in Italia, conchiude-e
rò , che nei primi tempi fino. a tutto il ſecolo ſettimo, incui
i Greci eſercitavano il governo nelle Provincie Napoletane, 0
foſſero eglino laici, o del carattere Sacerdotale ornati ſi con
formavauo, per una certa natural legge , al rito latino a l loro
Sacerdoti celebravano co’ latini , ed onoravano colla preſen~
2a le Feſte de’ medeſimi, alternativamente ſeco cantando. nelle
comuni adunanze . Era la celebrazione un mezzo. aſſai effica~
ce, perchè nelle Città Cattoliche non ſi pervertiſſe la Fede,
nè ſi preſentaſſe il veleno dell’ereſie al Popolo dalle ſtraniere
Nazioni, e s’impediſſe altresì l’odio, che talvolta una Nazio—
ne concepiva contro all’altra . ln fatti non v’erano allora nè
diſcordie, nè partiti, nè controverſie di riti tra iGreci , e L3
tini. Non regnavan tra loro , nè ſdegni , nè livori a cagione
del maggiore, o minor pregio d’ un rito ſopra dell’altro; e
ciaſcheduno ſchivava il ricetta , che oggidi perſone_ di una Na
zione danno alle inſidie , agli odj , ai detti mordaci , e alle in`
giurie contra l‘ altra del medeſimo Paeſe_- I Grecr, e i Latini
delle Provincie Napoletane non avevano in animo ln quei ſe
coli, che la tranquillità, la concordia , e la pace , che veniva
loro ſuggerita dalla dolcezza di ſpirito , e ſoſtenuta dalla pa
ciſica ſoggezione al Vicario di Criſto , che ambedue le Nazioni
riconoſcevano per loro Metropolitane,
zo. Che ſe i Greci Orientali delle mentovate Provincie ſi
Conformavano al rito latino , com’è ſtato detto : dobbiamo mol
'to più teſtare perſuaſì, che iVeſcovi d’origine Italiani, iquali
governavano le Chieſe di quelle , ricevettero l’impoſizione delle
mani, non già dal Patriarca diCoſtantínopoli in ritogreco, ma
dal Sommo Pontefice in rito latino , fin allo ſcadimento del ſe
colo_ vu; Latine erano le _Chieſe cattedrali; nealcun Veſcovo_
greco_
IN ITALIA LIBsI-ſi CAPJH.
zz,
‘greco ſi vide in queſto giro di tempo ſublimato al Trono di eſſe .
Che nella Città di Nola foſſero ſtati 'in uſo i riti greci nel ſe—
colo v. ſotto la direzione di Talaja , già Veſcovo Greco diAleſ
ſandria, fu ſentimento de’ dotti Bollandiſti 1 . Eſſendo ſtato elet~
to dagli Aleſſandrini Cattolici ,Giovanni Talaja Monaco Tabe 1
' neſe in Egitto , per loro Veſcovo l’ anno 4.81. , queſti, ſecon o
il coſtume, ſpedl le lettere Sinodiche alla Sede Apoſtolica , 1a
ſciando di mandarlo ad Acacio Patriarca di Coſtantinopoli, e
di dargli parte della ſua elezione z . Per la qual coſa ſdegnato
Acacìo , e riputandoſi dall’eletto , di pregiato , paſsò ufficj alla
perſona di lui molto pregiudiciali appreſſo l’Imperador Zeno
ne , affine d’ irritarlo contro di detto Talaja . Gl’inſìnuò tra le
altre coſe , non poter queſti eſſer Veſcovo d’Aleſſandria ſenza
eſſer altresì reo di ſpergiuro ; mentre , quando fu alla Corte di
Coſtantinopoli col carattere di Legato del poc’ anzi defonto Ve
ſcovo Aleſſandrino , aveva giurato alla preſenza di Zenone , che
non ambirebbe mai in avvenire il Veſcovado Aleſſandrino 3 .
Proccurò in oltre Acacio di perſuadere a Zenone , che per la
pace , e per l’unità della Chieſa Aleſſandrina , era molto più
idoneo a quella Sedia Pietro Moggo , come quegli, che grato era
ed accetto al popolo . Ma in verità coſtui era uom eretico , e
condannato , il quale erafi fatto ordinare dagli eretici Veſcovo
di Aleſſandria, e tentava invadere quella Sede . Moſſo Zenone
dalle rappreſentanze di Acacio , e da lui ingannato , giudicò in..
degno del Sacerdozio Gio: Talaja , e poſe nel Trono Aleſſandri
no Pietro Moggo. Venuto perciò a Roma Giovanni, fu beni
gnamente accolto da Simplicio Papa , a cui ſ1 era appellato .
Mentre ſi apparecchiava a preſentargli un libello di varie ac
cuſe contro di Acacio , accioche foſſe giudizialmente la ſua
cauſa conoſciuta, fu il S. Pontefice prevenuto dalla morte , ac—
caduta. l’anno 483. Dopo pochi giorni ſucceduto a Simpli;
cio S. Felice III. , gli fu preſentato da Giovanni il riferito
libello . S’ introduſſe l' eſame della cauſa a fin di rimuovere
Pietro Moggo intruſo nella- Sede Aleſſandrina , e reſtituir
vi Gio: Talaja , che n’ era’ ſtato diſcacciato . Furono dal Papa
a tal’ effetto ſpediti Legatì all’Imperador Zenone , ſcritte let
tere efficaCi , e precorſi ufficj premuroſì , -a fin di placare il ſuo
animo ad interporre l’ autorità ſua,_per mettere le coſe nel pri—
micro ſtato; maüvana eſſendo ogm opera riuſcita, il Papa in
[z] Bollandîani ad diem
.\ſſ;
4.Junii.
[a] Liberatus in Bre-via:. cap-173
\
3 Eva r. lib.3-ca di
I j
7
` " ’
P
‘
‘.
~
.
”.6
DE'L RlT‘O crac-0?“
un Sinodo Romano dell’ anno 484.` con‘dannò Pietro Moggi), ed
Acacio, privandoli del Sacerdotale onore , e ſeparandoli dalla
comunione della Chieſa l . Depoſta pertanto ogni ſperanza di p0
ter Talaja eſſere reſtituito alla ſua Sede Aleſſandrina , il Pontefice
Felice volendolo provedere di altro Veſcovado- in Italia , lo mana
dò areggere la Chieſa di Nola, _dove dopo alcuni anni fini i
glorioſi ſuoi giorni, come narra Liberato Diacono . ln queſto
ſtato di coſe giudicano iPP.Bollandiſti , che come 1a Città di
Napoli , così anche quella di Nola foſſe di Greci , e Latini com
poſta, iquali eſercitaſſero il culto Divino nel proprio rito , ſotto
la direzione de’ reſpettivi loro Parrochi . Aggiungono , che
arrivato in Nola Talaja, foſſero iGreci ſeparati da’ Latini, e
che queſti al proprio Veſcovo latino , e quelli a Talaja , come
a proprio Paſtore di rito greco foſſero ſoggettati , ed obligati
altresì a doverlo provedere delle coſe biſognevoli , e mante
nerlo con le proprie oblazioni . Q`ueſto è de’ PP. Bollandiſti il
ſentimento . Senza mancar di riſpetto a queſt’ illuſtri letterati,
i quali con le loro iiiſìgni opere hanno acquiſtato giuſta ſtima,
e lode al proprio nome, bramerei ſaper da loro , ſe nel ſeco
lo v. , in cui dominavano i Goti nelle Provincie Napoletane ,
come ho eſpoſto nel primo Capitolo , foſſe Nola abitata da’
Greci, e donde eran queſti venuti a ſtabilirviſi? Se inoltre, i
medeſimi camininaſſero dietro al rito greco ſotto la direzione
de’ proprj Parrochi ; non preſentandoci iBollandiſti verun ino
numento , onde ciò ſi poſſa raccorre . Pertanto rimane priva
di fondamento la loro conghiettura , per cui ſi ſono dati a
credere , eſſerſi ſtabiliti due Veſcovi ‘in Nola , uno _greco , e
l’altro latino ; ed eſſere ſtati dati in .cura di Talaja i Greci,
che colà ſoggiornavano . Ma s’ accordi pur loro il ſoggiorno
de’Greci in Nola : ſarebbe certamente ſtat’ onore troppo me.
ſchino , e provvigione aſſai miſera ad un Veſcovo Aleſſandri—
no , il quale avea ocCupato .una .delle quattro principali Sedi
del Mondo , l’autorità , la giuriſdizione , e la preſidenzaa po—
chi Greci , preſſo de’ quali avrebbe ſoſtenuto più toſto le veci di
Parroco‘, che la giuriſdizione di Veſcovo . Vi ſarebbe ſtato
anche in queſto provvedimento il diſcapito del decoro della
S. Sede, il cui onore avrebbe ſofferto , a cagion di si tenue
previdenza , notabile diminuzione di ſtima preſſo gli Orien
tali, per l’opinione, che comunemente eglino avevano delle
‘
lumi
[i] Brevic. Hifi. Eutychian. ap. Labbè tom-5. Concil.‘ Vide epiſt. Szfclì:
cis III, ad Zenone” ibid. "
“
.
luminoſe dimoſtrazioni di liberalità verſo lora praticate , allor
?nando perſeguitati dagli eretici, venivano a ricovrarſi nel ſuo
eno; Finalmente l’opinione de’ dottiBollandiſt-i s’ oppone chia—
ramente all’ eſpreſſione , che uſa Liberata Diacono , il quale
eſponendo l’elezione di Talaja in Veſcovo di Nola, così ſcri
rc: A Br’n‘o Pontifice Nolanarn in Campania Eccleffiarn regendarn
adminiſtrawìt . Queſte parole ci danno a conoſcere , eſſere ſtata
data al ſolo Talaja tutta intera l’amminiſtrazione della Chieſa
Nolana; non de’ſali , e pachiGreci il governo . ll rita _adun
que delle Chieſe Cattedrali , e de’ Veſcovi delle mentovate Pro
vincie Napoletane non fu greca, ma latina ne’ cinque primi ſecoli;
anzi nel ſeſta e ſettimo ancora; fin quando invaſe da’ Patriarchi
di Coſtantinopoli furono al loro Trana ſottopoſte . Ma con quali
artificiaſe maniere hanno eſſi ottenuta queſta lora diſegno;
quali mezzi abbiano meſſo in opera ; in `qual tempo , ed in
quali accaſioni abbiano fatto sì vantaggiaſi progreſſi , fa di mef
ſtiere, che nel ſuſſeguente Capitolo diſtintamente ſi narri .
CAPO, IV.
_"Alcune Chieſe della Puglia ,Calabria , e Sicilia ſottratte nel
ſecolo vm. dall’ubbid’icnza del Somma Pontefice loro antico
Metropolitana , vengano *ſoggettate al Patriarca
di Coſtantinopoli, il quale vi ſtabiliſce
Metropolitani , Arcivèſcovi ,
e Veſcovi .
SOMMARIO.
x
Greci Patriarchi con la lo- .
amaramente. ripreſo da Peſa.:
—
ro audacia e ambizione re—
cano maggior danno alle»
gio II. e da S. Gregorio Ma
gno . Cagíoni di un tal ri
Chieſe ſubnrbícarie , che i
ſentimento , che intereſſano
Bnrbari colle loro crudeltà ,
le altre Sedi Patriarca/i
dell’ Oriente . Ciriaco nel
ſecolo vu. con temerorio ar
etirannie .
i ll Veji‘oòo di Bizzanzio ef”
blirnaco alla dignità di Pa
dire
rende famigliare il
medeſirno .titolo , cui è obbli
triarca .
3 Gio-nanni Dig-innato” una
de’ Patriot-chi di quella Se—
de , :’arroga il titolo di Ecu
metrica nelſecolo vr. Ne fu
.
gato a rinnnziare dall' bn—
perador Foca . Iſnffegnenti
Patriarcbi , per non ſaggia
gere alla cenſura di tutto il
Monñ
D’EL‘ RI-TO.GREC-OY
Mondo , reſlringono l’uſo del
la ooceEcumenico tra icon..
_finì del proprio Patriarcato .
Inutile ſpedizione da lora
proccurata a Gio-nanni XX.
per ottenere il ſuo conſenſo .
Finalmente Eugenio Il/.tol—
Ìeru il detto titolo nel Pa
triarca Giuſeppe; e Pio II.
nel Cardinal Beſſarione elet-~
to Patriarca di CP.
'4- Il medeſimo Veſcovo Bizzan—
tino jorge/'017m tutti i Pa—
triarcbi d’ Oriente con pre~
giudizio de’ diritti del Pon—
tefice Romano. Si ‘vale della
perſecuzione eccitata da)
Lione Ijaurico in Italia con
tra l’adorazione delle Sante
Immagini , per ſottrarre..
8 Abbatte in Coſtantinopoli' l’in
/gne Immagine del Salvato
W o La notizia di talſacri
[ezio `giunta iu Italia , con!”
more l’ animo degl’ Italiani
contra l’ Imperadore , il qua*
le *vi perde una gran parte
del ſuo dominio . E ſcema*
nicato da Gregorio II.
9 Perde il Ducato Romano ,
l’ Eſarcato di Ravenna, o
altre Città , le quali rico
noſcono il Sommo Pontefice
per loro Sovrano. Ojlilità
di Ajlolfo Principe Longo
bardo contro al Ducato Ro
mano frenate da Pipino . Li
beralità di queſto *verſi: la
Chieſa Romana .
IO Continuano nondimeno a je
's Lione Iſaurico muo've aſpra
gnurſii pubblici atti in Ita
lia con la data de’ Greci Im
peradoriflncorcbë [canoe/aſſi
I l Rimangono ſotto il dominio di
guerra in Oriente contra le
Lione Iſaurico, e de' Greca`
SS. Îmmagini , e i loro ado
ratori con editto pubblicato
Imperadori ſuoi ſucceffori,
il Ducato Napoletano , la
dall’ ubbidienza del Papa, le
.Sedi Veſcovi/i della Puglia ,
Calabria , e .Sicilia .
l’ anno 726.
6 ,Siſtudia farlo eſeguire nelle
Terre del ſuo dominio in Ita.;
lia . .Sue minacce contra a
Gregorio ll.
7 Tenta oanamente ſopra la *oi
ra del Papa in Roma e in
Napoli per mezzo de‘ ſuoi
mini/?ri . Si folle-vano i P0—
poli in difeſa di queſto , con
flrage degl’ ÌmPeriali . Eſi—
larato Duca di Napoli col
ſuo figliuolo Adriano è ta~
gliato a pezzi .
Calabria, il Bruzio, e la
Sicilia . Lione l’anno '732'.
aggra-va i ſudditi della Ca
labria, e della Sicilia con
nur-*ve contribuzioni. Bot
trae dalla Chieſa Romana i
cenfi , che le provenivano
dai Patrimonj , che poſſede—
oa in quelle Provincie—.Spo—
glia il Papa delle Chieſe
dell’ Illirico , le quali uni}
ſce al trono di CP.
12 Dei Patrimonj della Chieſa
Romana .
13 Con
—~——-
ñ.`_`
"r’—
IN ITALIA LlB-I. CAP.lV.
33 Cna la .teſlimonianza .di ,dae
I' z 9
Calabria, e della Paglia:
Somma' Ponteficí .Adriano I. e
non però la Chieſtz di Napo..
Niccolò 1.11'pro-ua la confiſca
Ji . Reggio, e &Severina di..
chiarore Metropoli con anto..
zione degl’indicati Patrimo
nj,tacintada’Gneci-Scrinori.
:[4 Ana/?aſia Patriarca di Caſhm
tinopoli -lconoclaſta col favor
Imperiale ſottrae dall’ ahhi
dienza del Sommo Pontefice ,
le Chieſe più rimote dell’ ll
lirico; ſiccome altresì le più'
vicine della Calabria, Pa*:
glia , e Sicilia .
:a5 Artifizj , che egli , e molto
più i ſuoi ſucceſſori adope
rità jhpra alcuni Veſcovi .
Otranto fregio” del ſolo
-onore Arciveſcowile flaza
ſuffraganei ..
_r8 J Sonim' Poneefici faſano le
dagli-taz: co’ Greci Impera
radori d’ eſere/lati privati
delle Chic-fi dell’lllirico , e
delle ſuburbicarie dai -loro
anteeeſſori -o Si -eſpone la let
diſegno.
'16 Si :lima/Ira in_ particolare , che
le Chieſe dello-Sicilia faro
.tera di Niccolò la ñ, il quale
della ſola-Chief: Siracuſafla
.richiede la reſtituzione al
.Metropolitana Rornanodall’J
Imperadore Michele .
no renda” dipendenti dal
19 Iſucceſſori di Anaſtaſìo,.e_par-'
Trono di Cojiantinopoli nel
ficolo vm.
,x 7 Alla fleſſa diffaowenmra fa;
.ron ` ſoggette ,quelle della
.ticolarmente Fazio , conti.
.rarono flyer-conſeguire que/lo
:mano gli-attentati; l’uſur
fazione delle Chieſe della
Calabria , Paglia,…e Sicilia .
a.
Llegîttimo econtinuato poſſeſſo , che ſopra le Chieſe Na
.
poletane ,te Siciliane godeva il Sommo Pontefice cOme
loro Metropolitana, e ‘l’uſo del rito ‘latino, dietro al quale i
Veſcovi, ñ Clero , ei 'Popoli coſtantemente camminava” , non
fu .interrotto , o turbato ne‘ da’ Vandal-i , ne da’ Longobardi,
nè da altre ſtraniere Nazioni, de quali tennero quelle Provin
cie al loro dominio , per molti ſecoli, ſogoette . Abbiamtanzi
oſſervato le dimoſtrazioni di ſtima, onde alcuni de' ìoro Prin~
cipi, benchè del veleno dell’ Ariana ereſia inſert-i», aderivano
alla Chieſa Romana, riſpettavano i Somm-i Pontefici, onore-ñ
volmente trattavano i Prelati , ed avevano per coſa grata i
riti, e le cerimonie latine , che laſciavan correre ſenza verun
oſtacolo , e (enza recar loro menomo diſturbo . Ma le piaghe ,
che non inſerirono le barbare genti ~alla giuriſdizione del Me—
tropolitano Romano, e al rito delle Chieti: di quelle Provin
cie, le fecero acerbamente ſentire i 1{httrialrclii di Coſtantino
POH z
33',
DEL RITO GRECO
nopolì , la cui ambizione ſupero la tirannia di quelle; doveri-Z
doſi alla loro ecceſſiva brama di maggioranza aſcrivere tanti
diſordini, quanti ne ſono nati dallo ſconvolgimento, in cui fu
ñ ron poſte le Chieſe ſuburbiearie -. Per opera loro furono ſepa~
rate dall’ ubbidienza del Trono Romana , e ſogettate a quello
di Coſtantinopoli molte Chieſe,~e dal rito latino traſportate 'al
greco. Appena Coſtantino Magno fece dell’antico Bizzanzio
una nuova Città del ſuo nome con impegno di renderla uguale
a Roma , acciocchè foſſe riguardata dopo quella , la ſeconda
Cittì del Mondo, cominciò il ſuo Veſcovo ad aIZare il capo ,
a ſcuotere la ſoggezzione del proprio Metropolitana ,ve a ga
reggiar co’ Papi negli onori e nella poteſtà, ſu] debole motivo
d’ eſſer Coſtantinopoli la nuova Roma; il quale fu poſto in de
riſione da S. Gelaſio l Papa . Giunſero co’ loro artiſizj quei Pa'
triarchi ad uſurpare la giuriſdizione e l’ autorità del Sommo
Pontefice ſopra le Provincie le più vicine al Trono Romano ,
dopo avere tirannicamente ſtrappate dalla ubbidienza di lui le
più rimote; conculcando così da per tutto l’onore, la digniñ
tà, e i diritti della Chieſa Romana. E benchè non manchino
mai ſeguaci ai malvaggi, non vi è ſtato però Scrittore alcuno ,
il quale abbia oſato purgare da queſti ecceſſi d'oppreffione verñ
ſo le Chieſe delle mentovate Provincie , e di contumacia alle g
ammonizioni Apoſtoliche, iPatriatchidiCoſtantinopoli, iquaî
li ne ſono ſtati da tutte le Nazioni del Mando, e di comun
conſentimento di tutti gl’lſtorici, giuſtamente imputati.
g
z. Furono gettati i fondamenti all’ ambizione de’ Veſcovi
di Bizzanzio nel ſecolo rv. Occupata ,quella-Chieſa da’ V_eſco-~
vi Ariani di natura fraudolente , i- quali- la goVerna‘rono qua
tant’ anni , non ſi rende molto difficile d’ eſſere portata ad _alti
onori col favore di due lmperadori Ariani Coſtanzo , e Va—
lente; anzi fu agevole coſa a‘ ſuoi Veſcovi, il fabbricare ſu la‘
miſera depreſſione delle altre ſedi d’ Oriente , le proprie gran-ì
dezze . Calcarono le medeſime orme altri Veſcovi loro ſucceſ
ſori, ancorchè Cattolici, i quali aſſiſtiti dalla prepotenza ‘de’
Principi, tentarono ſtendere i confini del loro Patriarcato ol
tre le giuſte miſure della propria poteſtà , aſſegnate già e pre
ſcritte da’ Concilj d’ Oriente , e tollerare pe ’l ben della pace
dalla Sede Apoſtolica,- Vi contribuirono i-PP. del Concilio Co
ſtantinopolitano I.~adunato l’anno 381., i quali per ſoddisfare
all’ ambizione di Nettario Veſcovo 'di quella Città , formarono 9
.
[i] Gelaſ. Epiſt. ad Epiſcopos per Dardaniam conflitutos .
in
lN’lTALIA Link. CAP. iv.
1-3,'
in aſſenza de’ Legati Apoſtolici , un canone irregolare l , con
cui gli davano la prerogativa d’ onore; dichiarandolo ſecondo'
,Veſcovo dopo il Sommo Pontefice , a riguardo d’ eſſere Co—
ſtantinopoli la ſeconda Città dopo Roma. In vigore di un tal
canone , il Veſcovo di Bizzanzio non ottenne ſolo il titolo d’ono
re ſopra il Patriarcato Aleſſandrino , eAntiocheno ; ma coll’ono
te acquiſtò di vantaggio maggior poteſtà, e giuriſdizione di
quella, che prima godeva; e preſe la cura non ſolo delle Pro
vincie contenute nella Dioceſi della Tracia; ma ancora delle
Chieſe della Dioceſi Aſiana; come, contro al parere d' alcuni
Scrittori, ſoſtiene ilCardinal Baronio z . Fu queſto canone ri
gettato da' Romani Pontefici, i quali non laſciarono contutto
ciò di approvare tutt’altro , che in quel Concilio Generale era
ſtato ſtabilito di fede . Ma tale riprovazione non fu valevole ad
arreſtare il corſo precipitoſo dell’ ambizione del Veſcovo Biz
zantino , il quale fece dipoi maggiori progreſſi . Coi ſuoi inſi
dioſi artifizj indulſe i PP. del Concilio Calcedoneſe l’anno 45'1
a ſtabilire (non oſtante le contrarie rimoſtranze de’ Legati Apo
ítolici, i quali con molto zelo , e vigore ſi oppoſero alla ini
quità di lui , e alla' comune coſpirazione degli altri Prelati Orien
tali) che il Veſcovo di Coſtantinopoli aveſſe dignità uguale a
quella del Papa; e che a lui ſi ſoggettaſſero i tre Eſarcati della
Tracia, del Ponto, e dell’Aſia 3 ñ I lamenti de’ Sommi Pon~
tefici contro a queſto graviſſimo attentato , nulla giovarono a
far ritrattare da’ PP. il mentovato canone , nè a porre freno
411’ alterìgia di quel Prelato , il quale cominciò ben preſto a
mettere in eſecuzione l’ uſurpata autorità , e a farſi riſpettare
come aſſoluto Patriarca in tutto l’ Oriente.
3.
Appena il Veſcovo di Bizzanzio fu ſubblimato all’eminen
te dignità -di Patriarca , che vide un gran numero di Veſcovi
Orientali piegar la fronte , e ſoggettare al ſuo Trono le loro tiàre .
Ebrio degli onori che riceveva , e dimenticato della dignità Ve*
ſcovile , altro non aggirava nella mente , che trovar mezzi, onde
potere ſovraſtar loro-z‘, non come ſemplice Patriarca , ma come
Patriarca Ecumenico , o ſia_Univerſale . Giovanni, uno de’ Veſ~
covi di Coſtantinopoli, cui l’auſterità d’una vita penitente
aveva conciliato il ſopranome il Digiunatore , non ebbe roſſore
.‘- .ì’ìhri-rggo…
. t
R 2
di
[i] Cone. ConſtantinopJ. cana;
161.16. ap. eumd. col-626. 8( epiſt.
[z] Baron. ad amgsi. n.36.
[g] Concil. Chalcedonen. car-.28. ap.
flarduiu. tom-a. coloni-6”. Vide
s. Leonie Magni ad Maximum Pa
triatcham Antiochenum .
di arrogarfi quel titolo , ed eſſere il primo a fregiare con eſſo là
lettere , e i diplomi che ſpediva , e a conciliar loro ſommo riſpet
to . Benché foſſe un illuſtre Veſcovo , e di ſanti coſtumi ornato ,i
quali gli hanno meritato gli onori di Santo nei faſti della'Chieſa
Greca l : riguardava nondimeno detto titolo , non già come una
ricompenſa dovuta al ſuo merito , ma come una prerogativa ,
che ſerviſſe d’ornamento all'eminenza della ſua Sede . Ne fu con
tuttociò altamente ripreſo da Pelagio II. e da S. Gregorio Ma
gno , i quali conoſcendo i notabili pregiudizj , che da tale deñ‘
nominazione ſarebbono , col correre degli anni, e ſenza ripa
ro , derivati alla Sede Apoſtolica , e agli altri Patriarchi d’Orien—
te, s’oppoſero a’ ſuoi diſegni. Aumentavano queſti loro giuſti
timori le deplorabili circoſtanze , nelle quali aveva Giovanni
dato un paſſo sì irregolare . Avendo egli intimato un Conci
lio in Coſtantinopoli. per eſaminare la cauſa di Gregorio Pa
triarca Antiocheno , nelle lettere encicliche , che ſpedl in giro
per l’ Oriente invitava i Veſcovi a portarviſi; dicendolo Sina
do Generale. L’ affare che ivi dovevaſì trattare, era uno de'v
più gravi, e rilevanti della Chieſa, come diretto ad aſſolvere
oeondannare il Patriarca Antiocheno, la cui Cattedra era an
teriore nell’ ordine de’ tempi, e più riſpettabile della recente
dignità Patriarcale di Bizzanzio . Conſiderando pertanto Pela
gio lI. appartenere al ſolo Sommo Pontefice il diritto, el’auto~
rità d’ intimare i Concili Generali ; e riflettendo ancora , che'
ſarebbono ſottopoſti al Trono di Coſtantinopoli gli altri Patriar
chi d’ Oriente, ſe s' aveſſe quello arrogato la poteſtà di eſami
nare 1a cauſa dell’Antiocheno , il quale godeva ſopra queſti la
maggioranza , arſe di ſdegno contro a Giovanni . Indirizzandogli
una lettera z l'anno 587. , difende dagli oltraggi di lui l’autorità.
del Papa, e pone nel giuſto ſuo lume l’ eminenza del grado degli
altri Patriarchi . Simili ſono ſe doglianze di S. Gregorio Magno,
come ſi raccoglie dalle ſue lettere , nelle qual-i con molto V1*
gore ſi lancia contro aſl’nſurpazione tentata dal Digiunatore s.,
rigettando con orrore quella profana novità .
L’ autorevole riſentimento de’ due Pontefici Pelagio Il. e
S. Gregorio Magno giuſtamente commoſſi contro a i temerarj
sforzi di Giovanni , non fu baſtante ad umiliare l’alterigia de’.
ſuoi ſucceſſori . Senz’ attendere a sì ſonori richiami , Ciriaco
_
i" `
ſi) Menolog- Grec- edíg-Rom: in
typogriiph. S. C. de Propag. Fide
ad diem z. Sepe.
_ 7
altro
[2,] PelagíîII.EpîſÎ:-6. ap-Harduin
colica-.Concil. m.;- pag-439
[g] S.'Greg. M. Ep-zO- 36- 38.
'altra Patriarca rendutoſi ſenſibile alla'ìranità del medeſima ti—
tola di Ecumenica , e' vago di-novità ì, ebbe ardite di renderñ
ſela famigliare nelle ſue- lertere-;ad anta de’ clamariîdi tutto
l’Oriente , ed Occidente . Governava allora la S. Sede Bonifa
cio il]. , il quale per. abbatterol’ audacia dell’.inſalente Patriar
ca , ebbe ricorſo all’ lmperador Foca.. Veſti riſpettando la ſu,
prema autorità del Pontefice Romano , cui unicamente il tie
tolo di Papa Ecumenicoíſi conviene , riduſſè Ciriaco ai .giuſti
confini della ſua poteſtà , c l' obbligò a rinunziare a quella-.sfre
nata ambizione 1 . Dagli autorevoli rimproveri de’ Papi, da!
rigoroſa divieto dell’imperadore , e dalla .comune cenſura di
tutto il mondo, obbligati furono i Patriarchi di Coſtantinopoli
a coprire con un vergognoſo ſilenzio il raprio roſſore, e l’ec—
ceſſiva brama dionari . Mentre però e 1 tacevana ,~ alcuni Ve~
ſcavi Orientali gli onoravano col medeſimo titolo , come ſi può
raccorre da una lettera di Ciro Veſcovo'- di Phaſide a Sergio
Patriarca di Coſtantinopoli, e dalla Profeſſion di Fede di Ma~
cario Veſcovo di Antiochia , ammendue lette nel Concilio Ecu
menica vr-.~dell’auno 680. ² Le voci de’ Veſcovi adulatari ri~
ſvegliarono-l’antico orgoglio nei Patriarchi , e incaraggirono
i loro animi . Non potendo queſti acquietarſi ad un perpetuo
o lunga ſilenzio , andavano in traccia della maniera più age
vole, onde valerſi del titolo di Ecumenica ſenza incorrere lo
ſdegno de’ Papi , l’avverſione degl’1mperadori, e la cenſura
de" popoli . Ritenendo la medeſima voce , ſtabilirono di reſtrin
gere l’uſo di eſſa ai confini del proprio Patriarcato . Anaſtaſio
Bibliotecario narra , aver udito, mentre ſoggiornava in Coſtan—
tinopoli , dai medeſimi Greci , che il loro Patriarca non deno
minavaſi Ecumenica nel ſenſo ampio , e odioſo , quaſi preten~
deſſeeſercitare il primato in tutto -il manda cattolico ; ma
che attribuivaſi una .tale appellaziane nel ſenſa più benigno ,
e più mite ; in quant-J l’autorità ſuprema eſercitaſſe nel ſuo
Patriarcato , ne’ cui limiti il titolo d’ Ecumenica foſſe circoſcrit
to . ll racconto del Bibliotecario ci manifeſta avere i Patriar
chi nel ſecolo rx. con privata autorità , e a lora arbitrio uſur—
pato , col ſolito intollerabile orgoglio , il detto titolo , paco gra
to a Niccolò l. come appariſce da una ſua lettera ſcritta l’ anñ
no 867. ad Hincmara , e ad altri Veſcovitdella Francia . Si
rende anche paleſe per teſtimonianza di Anaſtaſio , che i Pa
-Î-Y‘t
-m i
trìarp_
[1] Paulus Ditte-lina. de geſtie Longobard. & AnaſtaſiBiblioqh. ad n.694.
[a] Ap.Harduiu.to.g-Concil.pag.338.’&-li70
i
,34
.'D.²EL“-R.‘I T50 'GR'ETCUÎ
triarchl , per isfug‘girc i'odio-.~Comune,›chc centrale albagia'fi
conciliavano , findiaronſi moderare la fignificazione di quella
voce .' Ma queſiaoſcura refirizione , oppofia all’uſo patente -
della parola Ecumenica , atta a ſedurre i meno cauti, e imeno
illuminati ,ñ ſiccm’ne non :appagaval’ animo de’ pſhſaggi Orien
tali ed Occidentali , i' cui rimproveri ſentivano iPatriarchi ri
ſonare da tutte le'parti alle loro orecchie', li rende ſolleciti
a proccurarne dalla Santa Sede l,’ approvazione . lmpadronitiſi
dell’animo dell’imperador Baſilio ll. , oítennero da lui la ſpedi
zione di una magnifica Legazione `a Giovanni XX. , accom—
pagnata con ſuntuoſiiregali , `per impcttrare con ſuo decreto il
bramato titolo di Ecumenico nel più moderato , e benigno ſen
ſo , che foſſe-poſſibile. Così ſcrive Glabro all’ anno 1024. Wa
rm”: cui” con/Enſz unanimi-Romani Pontificia- lz'eeret , Eccleſia”
Canſtantiflopolitaflam i” ſuo orbe , ficuti Romana i” uni-verſo',
univerſale” dici , (5*‘ baberì . ILegati del Patriarca , ancor
che contumace , e ribelle all’ autorità della Chieſa , ` furono cor*
teſemente accolti , onorevolmente trattati , ed ebbero un fa
cile acceſſo all’ udienza del Papa , e al Palazzo …che riempie
rouo delle più vive , eſervoroſe Premure-giovcvroli al proprio
diſegno . Avrebbe forſe Giovanni piegato l’ animo ſuo ad appa—
gar le brame del Veſcovo Bizzantino , indottovi, non giàd’alla
vile ingordigia de’ donativi , come con la ſolita'cantilena de’
Scrittori mordaci ſoggiugne Glabro , Lite: philargyria Mundi
regina queat appellari : i” Romani: íaexplebile cubi/e lava-uit;
ma per trarre con le più ſoavi maniere i Greci all’ ovile’ di
Criſto , e fare ad eſſi , nella benignirà della S. Sede, ſperimen
tare eſſerſi a torto a lei ribellati . Ma l’Abate di S. Benigno
di Francia gravemente s’ oppoſe alla facile propenſioneñdcl Pa
pa, cui ſcriſſe lettera vigoroſa, ſeria , e grave , rimoſtrando,
non poter egli dividere con altri il titolo di Ecm'ncnico ; eſ.
ſere unico fra tutti i Veſcovi, cui non è ſtata aſſegnata al
cuna greggia particolare come a quelli , ma eſſere commeſſo
a lui tutto l’ovile , ed eſſer egli cofiituito Paſtore di tutte le
pecorelle , e di tutti i Paſtori; e dove agli altriPrelati è da
ta la cura di certo determinato gregge , al Romano Pontefice
è ingiunto il’governo di tutto l’ovile-diCriſ’co: eſſere diviſo
l’Imperio Romano in molti Regni , e Principau; ma non po
terſi dividere del pari in molti Patriarchi l’ autorità , onde il
Sommo Pontefice a tutto il Mondo Cattolico preſiede l . A que
[x] Ap. Tbomafiu, diſcipl. Eccleſ: 1ib._r. par.). capas- n.1, .
iN, ITALIÎA LIBJ. CAP..lV.
;3,
ſta ſaggia ’rifleſiìone dell’Abbate di S. Benigno, la quale ha rat..
tenuti ſtabili i ſuſſeguenti Pontefici Romani nel proponimento
di non acconſentire eſpreſſamente alle richieſte de’Patriarchi ,
prevalſe finalmente. nell’ animo di Eugenio 1V. l’amor dell’.
unione de' Greci‘colla Chieſa Latina. Tale ſu la ſuperior-ira del
ſito ſpirito a tutti gli .altri riguardi , ove trattavaſi- diricondur~
p re i Greci all’ovile di Criſto , e portare a buon fine la diffi
cile impreſa della loro riconciliazione ; che dopo tante triſte
e luttuoſe vicende , ſeguendo l’ orme d’lnnocenzo Ill., il qua
le aveva confermato al Veſcovo di Bizzanzio il privilegio del
Patriarcato nel Concilio Lateraneſe l’ anno 1215. , tollerò nel
Fiorentinol’ anno 1438. il titolo di Ecamenico, che leggeſi in
fronte della profeſſione di fede , dal Patriarca Giuſeppe eſpo
ſta , mentre ſtava per finire i ſuoi giorni . -ll titolo è il ſe
guente . ?joſeph miſeratione Divina Archiepijcopar Conſiantinopo-ñ
”1”0114 Rom-e, (5*’ Oecamenicm Patriarcha. Traſcriveròle pa..
ròle del Pagi , il qualenella vita di Eugenio 1V. conferma quanññ
to ſopra è ſtato detto . Die nona ‘jan-ii (anni 1439.) poſlſoli:
»occaſnm ?aſk-ph”: Patriarcha ConſlantinoPolitana: e *vi-vi: migra-t
*uit : ſed ante obitam , cam ere-ana. in ſam” tedio/Alam ſecefflffet ,
proprio mana ſcripſìt: Joſeph miſeratione-Divína Archiepiſcopus
Conſtantinopolis novae Romae ,’-8r (Ecumenicus Patriarcha .5 Non
ex arroganti:: , ſed ex fimplici. ,conſuetudine titalam hanc @came-—
etici inaxeÎn, ab anteceffarihm perperamñaſnrpatam adjeciſſe wide
:ar 'Joſeph, qaein prxc'edenter.column-Eugenia: , ne Greci in
de- offenſitmir pablo“? occaſionern ſibi dari parare”: 1 . La medeſi
ma 'conſiderazione del pubblico ben della pace , e l' ardentebra
medi-’mantenere ‘ne’ cuori de”Greci illibato il depoſito della
fede; ſcoe 'chiedere gli occhi ad ogni altro riguardo a Pio ll.
quando vcreò'Patriarca di Coſtantinopoli il Cardinal Beſſarione .
Vacata quella-Serle', volle il Papa onor-are il merito di quel
dotto , e zelante Greco , a fin di tenere in freno i vacillanti
ſuoi Nazionali . Prevedendo il Cardinale d’ inaſprire gli animi
de’ medeſimi , ſe aveſſe rinunziato ad un titolo onorifico, tol
lerato da Eugenio lV. ‘nel Concilio Fiorentino , per non dare
loro occaſione di maggiormente irritarſi, ed imperverſare con
tro a’ Latini , fi valſe di quell~o"nelle-lettere:d’avviſo di ſua elezio
ne, che diede alla novella ſua greggia , e ad altri Prelati d’Orien
te s . La prerogativa di Ecumenica tollerata da Eugenio 1V. nel
Pa
[\] Franciſcus Pagi in vita Bozen-IV.
annida-p
[a] Rainald. ad an. 1463.
.
,35
_DEL'RÌTOGER-ECÒ
Patriarca Giuſeppe , ſt'ranamenteinteſa da un recente Storico fl“;
lo ha fatto prorompere in uno ſtrano errore ſcrivendo; che per
togljere la conteſa i'm' (nel Concilio Fiorentino) inform di 'vo/c*
re Giuſeppe Patriarca di Cojlaminopoli l’indepmdeflza della ſuq
ſovranità dal Romano Pontefice, fa a Im' que/Io arco rdato per *via
di privilegio , e no” per diritto di ragione .Non può negarſi eſſi
ſere intollerabile l’abbaglio , onde ſi fa autore un Concilio Ecu
menico ( come appariſce dalle traſcritte parole) di avere ſta
bilito il Patriarca di Coſtantinopoli primate della Chieſa Gre
ca, independente dal Romano Pontefice; quaſi per autorità
della Chieſa rappreſentata in un Concilio Generale , ſiaſi la Chie
ſa ſteſſa ſeparata , e diviſa con porre ſul trono un altro capo,
uguale al Vicario di Gesù Criſto . Nondimeno non meritava
lo Storico d’ eſſere malmenato , e la ſua opera poſta in ludi
brio , e deriſione, come ſi fa lecito l’ Anonimo autore della let
tera Ì indirizzata al P. D. Pacido Troyli . Ma aſtenendofi dalle
frangie contumelioſe , dove-va con buona ſcuſa compatirlo; ſa-ñ
pendo ogni uno quanto facil coſa ſia lo ſdrucciolare nelle Ope
re vaſte , in errori, i quali non deggiono perciò ricadere in
diſonore , nè togliere la meritata lode all’ Autore', cui ſuffi
cienteſtima , e pregio conciliano tant’altre notizie, che co’
ſuoi ſudori , e con le ſue faticoſe vigilie ci preſenta nella ſto~
ria univerſale,da neſſun altro intrapreſa,del Regno di Napoli .
4.
Per fare ora ritorno all’ argomento , che mi ſonopro
ſto atrattare, e ai progreſſi del Patriarca di Coſtantinopoli;
da ciò che ho narrato ſie' potuto intendere, che i primi onori
dopo il Romano Pontefice , i quali erano del Patriarca d’Aleſ
ſandria , paſſarono con frode al Veſcovo di Bizzanzio. Giunſe
ueſti coi ſuoi artifizj a far luminoſa comparſa ‘, e a ſorgere
?opta tutte le Sedi d’ Oriente , le quali per alltíChità , e ter n'e
rito erano più della ſua , eminenti, ed illuſtri . Da
em dlÌCC
Veſcovo di Bizzanzio ſuffraganeo‘della Sede di Eraclea, caſſa
la ſoggezione del proprioMetropolitano , fu lublimato all’onore
di Patriarca: indi ſi ſteſe più oltre , arrogandoſi , com’è ſtato
detto , il titolo di Ecumenico . Dilatò i ſuoi confini, e arnpliò
la ſua autorità ſopra le tre Dioceſi Autocefale dell’ Aſia , del
Ponto , e della Tracia . Acquiſtò vaſta giuriſdizione ſopra
29. Metropolitani , e ſopra quattrocento e ſette Veſcovi. Paſsò
più innanzi, e con temerario ardire occupò la Dioceſi d’ Orien—
'
te ,
[I] Troyli Storia Generaledel Regno [a] Impreſſa Neap- die Il* Septemb
dl Napoli vol-f. pag-344.
\
amino.
IN lTALIALIB-I.CAP.1V.
137
ſte , che s’ apparteneva al Sommo Pontefice, cui rapi ventitre
Veſcovadi . Non contenta la ſua ambizione di tanti acquiſti,
andando in traccia d’ altre Chieſe per accreſcere il numero dc'
Veſcovi ’dipendenti , e renduto altero per tante conquiſte ra.
pidamente fatte, fieſe la ſua audace mano ſopra quelle delle
Provincie ſuburbicarie di Napoli , e di Sicilia , le quali al Gre
co imperio ubbidivano . Per riuſcire nel ſuo diſegno , appro
lìttoffi dello ſtato deplorabile ed infelice , in cui giaceva l’lta~
lia da’ Barbari inondata ed opprcſſa , come oſſerva il Berte
* rio l: Apud Grieco: rio-ox Roma majeſtas -w'am quidem ”Parah
ambiriom’ facilem; ſed mira”; quantum ad aaf‘r’oritatem baja: Pa_
tríarcham: amplificafldam adjumenti attalerit jacentir, ó- Proſtrg.
ne Italia: calamita: . Molto maggior profitto traſſe dal favore
Imperiale di Lione lſaurico , il primo a dichiararſi nemico
,delle ſacre Immagini , ed impegnatiſſmio a favorire l’ambi
zione del Patriarca Anaſtaſio uno de’ principali fautori degl’Ioo
noclaſti . Nella fioria , che ſarò per narrare , la quale mi fa
firada a deſcrivere il cambiamento delle SediVeſcovili‘, non
che del rito , da latino in greco introdotto in alcune Chieſe
della Calabria , Puglia. , e Sicilia , mi valerò principalmente si
dell’ autorità. dello ſcrittore della vita di Gregorio ll. appreſſo
.Anaſtaſio Bibliotecario ; come di Teofane accurato , e fedele
lſtorico greco di quei tempi, e illufire Confeſſare di Criſto , il
quale ſu partecipe della perſecuzmne rinnovata da Leone Ar
meno contra gli adoratori delle ſacre Immagini . Onde rile..
gato nell’ lſola Samotracia , dopo un anno di penoſe anguſtie,
ch’ ebbe il merito di ſoffrire., e* dopo i glorioſt combattimen
ti, comp] la carriera de’ ſuor giorni l’anno 818. r. , ed è col_
' locato nei faſti ecclefiaſticì tra gli uomini ſanti g .
5. Lione denominato lſaurico dalla Città d’lſaura , ſogget
ta all’ Arciveſcovo di Seleucia , dove ebbe i natali , Preſi: le
redini dell’lmperio in Coſtantinopoli l’anno 716. Sedotto da
un certo Belcr apoſtata della Religione Criſtiana , c imbcvuto
delle ſtravaganti, e folli opinioni degli Arabi , e degli Ebrei 4,
cominciò avere in odio le ſacre immagini , e riſolvette d’ ab..
batterle . Una delle cagioni dello ſtrano cambiamento di que
.
S
fio
[l] Better-ius in Pintano diatriba z.
Cflp- 10[1] Cave de Script. Ecclcſ. in Tlleophane .
[3] Menoiogium Grace. ad'diem tz.
martíi . Hcinſchenius in a6}- SS. ad
clmdem diem .
[4] V.iequenteiniìb.z.cap.III. n.1,
l
138
DEL RITO GRECO
ſto Principe fu , a ſentimento del Cardinal Baronio I , perche‘
penſava d’arricchirſi co’ prezioſi ornamenti , e coi ſacri arredi
d’oro , e d’ argento , che ſarebbono ſtati detratti alle medeſi—
me immagini , le quali erano eſpoſte alla pubblica venerazione
nelle Chieſe de’ Cattolici . Come che concepiſſe queſto diſegno ,
e ne faceſſe anche parola l' anno nono del ſuo lmpcrio , final
mente non potendo più tenere riſtretta nel ſuo petto queſta
empia deliberazione , depoſc l’anno decimo ogni moderazio
ne , e partorl il mal conceputo proponimento del malvagio
ſuo animo . L’anno dun ue del Signore 726. moſſe aſpra , e
crudeliſlima guerra alle acre Immagini de’ Santi, de’ Martiri,
e degli Angeli , e a’ loro veneratori - Per mezzo di rigoroſiſ
ſimi editti ordinò , che le medeſime o ſi collocaſſero nelle ſom—
mità de’ Temp] , dove rimaneſſero prive di culto; o che foſ~
ſero onninamente ſpezzate . lnfierl cziandio contra le reliquie
de’ Santi , le quali fece calpeſtare , tagliare a pezzi , gettar
ne quà e là le ſacre oſſa , e ſpargerne le venerabili ceneri a
venti. Pu crudele , e feroce da principio queſta perſecuzione
nell’ Oriente . ll perverſo Principe ſempre più oſtinato nella ſua
malvagità , fece allontanare dalla Corte , privare delle cariche ,
ſpogliare de’ loro beni, e rilegarc nc’ più rimoti paeſi, iCat
tolici i più ragguardevoli o per la loro probitì a 0 PF’ loro
talenti ne’ politici affari , o per la fama delle loro impreſe ,guer~
riere , affinchè non foſſero di ajuto , e di ſoccorſo agli altri,
de’ quali fece crudeliffima ſtrage 1 .
4
6. Applicò anche tutto il ſuo impegno il cieco, e furibon
do Lione a far valere l’ editto nelle Provincie d’Occidente ,
ch’ erano rimaſe ſotto il ſuo dominio . Ubbidivano al Greco
Imperio in Italia in queſto tempo , cioè, l’anno 726. Raven
na col ſuo Eſarcato: Roma , e Napoli col loro Ducato: la Si
cilia , e la Calabria recente con alcune marittime Città. della
Puglia; . Le altre Regioni erano governare da’ Longobardi ,
cioè, dal loro Re , dai Duchi di Benevento , e di Spoleto , e
da’ Veneziani confederati , ma non ſoggetti all’lmperio Roma
no . Comaudò dunque l’Imperador Lione a’ Governatori de’
ſuoi Stati, e particolarmente all’Eſarca in Ravenna , che fa*
ceſſe togliere , e ſottrarre dalle Chieſe , e da’ luoghi pubblici
tutte le ſacre immagini nelle Città a lui ſoggette . Ebbe anco`
[l] Baronio! ad an.726. n.35.
[z] Theoſterié‘tua in vita S.Nicem
ral’ar
ap. Bollandian. ad diem 3- April
[i] Supra ”plui-10,
-
IN lTALlA ”13.1. CAP.1V.
,3,
ra l’ardimcnto di ſignificare con ſua lettera al Sommo Ponte
fice Gregorio ll. , che, ſe egli voleva l’lmperial grazia gode..
re, ubbidiſſc a’ ſuoizprecetti , e ſeguiſſe il ſuo eſempio l ; al.
trimenti ſarebbe fiato coſtretto di prender contro di eſſo quel~
le miſure , che gli ſarebbono riuſcite poco grate , e che l’avreb`
bono anche obbligato a deporlo dalla Sede Apoſtolica . ll Pa
pa, di cui Tcofane , Cedreno, Zonara , e Glica autori greci
ſcrivono con molta lode , onorandolo col titolo di uomo ſan~
to ed apoſtolico , chiaro per fama d’erudizione , e per eſem
pio di egregie opere , refiſ’cette con eroico zelo agli ordini
dell’ Imperadore . Gli riſpoſe deteflando la ſua empietà , eſorñ.
tandolo al ravvedimento e alla penitenza , e minacciandolo
ì`
ancora di ſepararlo dalla comunion della Chieſa. Benche i
due Pagi 1 portino opinione , che queſte ſcambievoli lettere
ſcritte l’ anno 726. dall’imperadore ai Papa, e da queſto all’lm
peradore fienſi ſmarrite: nondimeno molti altr’ illuſtri Scritto
ri col Baronio s ſoſtengono , che tali fieno le due lettere , che
ſcritte dal Papa ſopra queſto importantiſſimo affare , ſi leggo
no negli atti del Concilio Niceno ſecondo; e che le medeſi
me debbano riferirſi all’anno 726. , ch’ era il decimo dell’ lm
perio di Lione , non già all’anno 730. , come ambidue i Pagi
hanno creduto . Intanto il Papa fece nota con ſue lettere agl’lta
liani l’ empietà dell’ Imperadore, acciocchè ſe ne guardaſſero.
e celebrò in Roma un Sinodo contro al deteſtabile dogma 4;
e poiche Lione avea richieſto la celebrazione d’un Concilio Ge
nerale, per definire queſto graviffimo affare di Religione, col
la luſinga , che adunandofi in Coſtantinopoli, doveſſe egli eſſer~
ne l’arbitro , e il moderatore; il Pontefice Gregorio ll. con
petto forte e coſtante ne rigettò l’iſtanza s .
7.
Non preſtò l’lmperadore orecchio alle paterne ammo-\
nizioni del Papa, nè ſ1 ſcoſſe al ſuono de’ ſuoi Apoflolicirim
proveri; anzi maggiormente ne fu irritato dalla intrepida, e co~
raggioſa rcſiſienza di lui . Ad eſempio del Papa , gl’ Italiani tutti
ebbero sì~ gínſto e orribile aborrimcnto alla deflruzione delle
ſacre Immagini, che la violenza degli ufficiali niente valſe a
trargli all’ adempimento de’ loro mal conceputi diſegni . Ve
dendo pertanto Lione andare a vuoto i precetti ſpediti in ita
S z
[i] Paulus Dia:. de gefl.Longobard.
lib.6. cap-49.
[z] Pag. major. ad an.726. n.6. 8t inf_-
nio: in vita Gregorii H.
lia,
[3] Baron. ad :n.726: n.29.
[4] Adrian. I. Epiſt. ad Carolum M.
[5] Greg. II. Epíſt. ad .Leonem.
,4°
DEL RlTO GRECO
lia , pensò ſeriamente a rimovere la principal cagione , che‘
era di oſtacolo alle ſue freneſie; facendo ricorſo alla forza,
alle arti inique, e al tradimento ; e diverſe volte tentando ſopra
la vita del Papa per mezzo de' ſuoi ufficiali. Diede primicra—
mente tale ordine in ſegreto a tre ſuoi miniſtri, ch’ erano in
Italia . cioè, a Jordane Cartulario , a Giovanne Lurionc , e a
Baſilio Duca . Vi aggiunſe il quarto, cioè Marino bpatario, a
tal oggetto ſpedito da Coſtantinopoli; dove vantoſſi il l’orien—
nato Principe di farvi ſtraſcinare tra ferri avvinto il Papa, e
di fare in mille pezzi l’Immagine di S. Pietro in Roma 1 .
(Lietta ſacrilega commiſſione ad altro non ſervi, che a move
re a ſdegno, e all’ arme tutta l’ltalia in difeſa del l-onteſ-cc,
e a conciliare allìlmperadore l’ odio univerſale di tutti gl'lta~
liaui . l miniſtri Imperiali, benchè impiegaſſero tutta la loro
malizia per condurre ad effetto la malvagia loro trama ; la
Divina Previdenza, che vegliava ſulla cuſtodia del Vicario di
’Gesù Criſto , e ſulla difeſa della ſua Chieſa da tanti contrari
venti combattuta, tolſe loro in queſta tempeſtoſaprocella, la
maniera d’unire il tempo , e il modo di poterla adempiere .
L’lmperadore accuſando di- codardia i ſuoi uffiziali , ſpedl da
Coſtantinopoli Paolo Patrizio- col carattere di Eſarca , a ſme di
ſegnalare colla ſua maggior baldanza , la propria empietà . Non
ebbe queſti orrore d’ordire trame ſegrete con alcuni uomini
vili, e rei di mille altre ſceleratezze, contro alla vita del Pa
pa . Ma appena ſcoverta- da’ Romani la congiura., che acceſi
di ſdegno ,
di- zelo, ucciſero Jornade , e Giovanni Lorione .
Baſilio fu riſîretto in un Monaſterio , e Marino fuggi .' Eliſa
rato Duca tentò eſeguire in Napoli unitamente col ſuo fi<
gliuolo Adriano (er-a ſtato queſti ſcomunicato da Gregorio ll.
nel ConcilioRomano dell’anno 721-. amotivo delle ſacrileghe
nozze contratte con Epifania' Diaconeſſa z )ciò , che non era
riuſcito in Roma . Spinto- da preciſi ordini di Lione ſolIcCita~
va i Popoli della Campagna a ricevere l’ editto contra le 1m
magini, e le reliquie de’ Santi, e contro al Sommo Pontefi~
ce. Subornò uomini empj, e ſciagurati per far ammazzare il
Papa‘, e promiſe lo—ro grandi ricompenſe , ſc fatale il colpo
foſſe loro ri-uſcito- I Roman-i informati dell’ audace intrapreñ
ſa, e della eſecranda viltà; e chiudendo gli occhi ad ogni al
tra confiderazione , fuorché a quella, che animava la loro in
dignazione alla vendetta di queſto ſacrilego attentato , angie
ero
E1] AnaſtaſiUS_în vita Gregorii II; [a] Labbe Concil. :0,8, pag-1875
IN ITALIA LIB.I. CAP-IV.
141
dero colle armi alla mano a Napoli . Unitifi co’ Napoletani,
fra le turbolenze, e tumulti rivoltaronſi contro al Duca Efila—
rato , il quale privo di forze, e di ſoccorſo onde far loro re~
ſiſtenza in una sì generale ſollevazione , fu tagliato in pezzi in
ſieme col ſuo figliuolo Adriano 1 . Nè di ciò contenti , ag
giunſero la loro audacia al valore dc’ Longobardi; etutti di co~
:nun ſentimento , con ugual intrepidezza , e zelo s’ armarono
alla difeſa del Supremo Paſtore . Gli eſerciti di Ravenna, di
Venezia , di Roma , e altri Popoli d’ ltalia , conoſciuta la mal—
vagità dell' lmperadore , il quale avea in ſe eſtinto tutti iſen
timenti d’ umanità , e di religione , riſolvettero ſottrarſi dalla
fede , e dall’ubbidienza di lui , e di eleggere in ſuo luogo un altro
Principe . Ancorchè iGreci Scrittori pregiudicati nello ſciſma ,
e traſportati dall’ odio, con cui riguardano la Romana Chieſa ,
abbiano imputato all’opera de’ Romani Pontefici la perdita , che
fecero i Greci lmperadori , come vedremo , dell’ltalia; ed an—
corchè ci vogliano dare ad intendere , che i detti Popoli foſl
ſero moflì da Gregorio Il. per ſuo privato intereſſe, a mancar
di fede, e a ribellarſi loro; dee nondimeno prevalere l’ auto
rita di Anaſtaſio , e di Paolo Diacono 1 , i quali fanno teſti
monianza, che il Papa s’ oppoſe al loro conſiglio; e che tem
però ue’ petti de’ Popoli tumultuanti, i riſèntimenti delle loro
*giuſtiffime ire; eſortandogli a perſeverare nella fede verſo il
Romano Imperio , giacche nudriva qualche ſperanza del rav
vedimento di quel Principe infelice . Nel tempo iſteſſo non la
ſciò di fare" valevole reſiſtenza ai nuovi ed inſoliti tributi ,
che Paolo Eſarca volea imporre nel Ducato Romano per affli
gere, ed opprimere con tal mezzo quei ſudditi, i quali non
laſciavano di opporſi con ſommo ardore del loro zelo , agl’ini~
qui Imperiali precetti g .
8. ' Vedendol’kmperadore mal riuſcitol'inganno, e la trama
ordita contro alPapa , traſportato ſenza miſura dalla ſua collera,
e preſo da cieco furore, non ſolo reiterò gli ordini all’ Eſarca di
abbattere le lmmagini in Roma , e nelle altre Città di ſua dipen~
denza; ma per dare un ſbnoro eſempio, fxCC gettare a terra , e
ſpezzare in Coſtantinopoli, tra le altre ſacre immagini ,anche la
miracoloſa del Salvatore , detta Antifimete, collocata ſulla porta
delPalazzo, con tre colpi perCoſſa nel volto colla ſcure da un ſa
crilego ſuo miniſtro . l Cattolici , che ſi ritrovavano preſenti- in
quella
[i] Anaſta‘ſ. ibid.
[z] Anaſtat.ibid.Paul.Diac.lib.6,c.”.
[3] Anaſtaſ. ila-idem .
,4,
DEL RlTO GRECO
quella Città , ;Iv-end’ orrore a un ecceſſo di tanta empíetà;
preſi da un ſubitaneo furore , furon portati a vendicare gli
affronti fatti alla ſacra immagine . Senza diſtinzione nè di
età , nè di ſeſſo , nè di condizione di perſone , ſi fa un
concorſo generale , un clamore univerſale , una comune coſpi
razione . Non eſſendovi ne‘ capitano , ne` direttore , lo ſdegno
unicamente animava , e dirigeva l’ impreſa . Si ſegnalarono tra
le altre, alcune religioſe femmine , cui il zelo dell’ onor del Sal
vatore iſpirò tant’ audacía , che punto non cedevano nell’ ardi
re , e nella grandezza d’ animo , a’ più bellicoſi ſoldati. Per
ſuaſe d’ aver parte in una grand’ opera di pietà col concorrere
a far in pezzi il temerario autore di sì enorme ſcelleragine ,
lo gettarono dalle ſcale , e lo trucidarono con quelle armi, e
con quegli ſtrumenti , che ad eſſe vennero inmano . La difeſa che
elleno preſero della ſacra Immagine , moſſe l’imperadore a ſacri
ficarle alla morte , colla quale meritarono la palma del martirio ,
e di eſſe ne ſanno i Greci illuſtre memoria il di 9. Agoſto . l po
poli di varie Provincie d’ Occidente, che in Coſtantinopoli vi
`ñ.‘-— —~—`J
dero co’ proprj occhi queſto fatto eſecrando , tornati a’ loro paeſi,
nc ‘l’arſtro da Per tutto la fama; e commoſſero a tale riſentimen
to gl’ltalíanìa ÌLOHSObardÌ › i Sarmati , ed altri popoli Setten
trionali , iquali infeſtavano l’Italia; che calpeſtano quivi le lm
magini di Lione, e ne diſprezzano la maeſtà . Gi udicando d’una
nime ſentimento , e con loro anche Luitprando Re de’ Longo
bardi , non eſſere degno di comandare a’ Cattolici chi aveva si
temerariemente abbattuta l’lmmagine di Gesù Criſto I , ſi ar
marono con grand’apparato di guerra contro di eſſo , e ſi po
ſero ad aſſalire llCl medeſimo anno 726. le Terre dell’ lmpe
rio , e le Città di Pentapoli 3 . ln Ravenna, Paolo Eſarca ave
va guadagnato molti al ſuo partito; allettandogli e con ingor—
de promeſſe di danajo , e con la ſperanza d’ avanzargli a ſuo
tempo ad eminenti cariche , e dignità dell’ imperio . l popoli
tantoſto ſi diviſero in fazioni , preſero le arme per vicendevol
mente diſtruggerſì . La fazion de’ Cattolici come più forte
e numeroſa, reſtando ſuperiore nella furioſa ſedizione e nel
conflitto , fece grandiſſima ſtrage degl’lconoclafii , ed occupò
la ſteſſa Metropoli di Ravenna , ſcacciandonc iMagiſtrati lmpe
riali . Paſsò allora Ravenna ſotto il dominio di Luitprando , cui
pure ſi renderono molte Città della Romagna, che appartene
vano
[r] Baronius ad ann.7zó. n.26.
"
,[1] Theophan. ad ann. Leoni: [ſaturi
decimum .
‘\
vano all’Eſarcato , ed alcune altre a’ Greci ſottopoſte . P3010
Patrizio ed Eſarca fu dai Ravennati trucidato in queſto tumulto
popolare l . I popoli ſi ſollevarono contra l’lmpetadore, e mi
ſero a fil di ſpada i ſuoi miniſtri, ed altri Iconoclaſti .
9. Alla notizia d' una. sì generale, e inaſpettata rivoluzio
ne preſo l’iniquo Principe Lione da un- eſtremo cordoglio , e
da diverſi affetti combattuto di timore , e di vendetta , non
potè diſlimulare l’ ingiuſto ſuo odio contro agi’ Italiani . ln ve
ce di togliere di mezzo la cagione di tanti diſordini , ed in
luogo di ravvederſi , traſportato da ecceſſi di furore , inaſpri
maggiormente la piaga , ſino a renderla incurabile ; ciocche fi
nalmente fecegli anche perdere il Ducato di Roma ſenzapiù
ricuperarlo . Preſo quindi motivo di maggiormente irritarſi ,
miſe in opera i più ſottili artifizj , e le più orribili violenze
per inſtdiare ſempre più contro alla vita del Papa . Appena in~
teſa la morte di Paolo Eſarca , e la ſollevazionç della Campa
gna contra il Duca di Napoli, mandò l’anno 727. in Raven—
na l’eunuco Eutichio uno dei più ſcelerati uomini della ter
ra z col car’attere di Eſarca , per abbattere la coſtanza degl’ltañ.
liani , i quali eran riſolutia 'ſacrificare tutti i roprj vantaggi,
e comodi temporali për la conſervazione del upremo Paſtore.
Eſſendoſi indarno ſtudiato I’Eſarca di ſollevare contro ,al Papa i
popoli d’ltalia , e iLongobardi,”l’empio Lione rivolſe altrove
le ſue mire , e pensò di affliggere per altra via il Papa, e iCat~
tolici , che fieranribellati . Adunò l’anno 730. nel ſuo Palazzo
di Coſtantinopoli un Conciliabolo contro alle ſantelmmagini ,
proccurando di far coſpirare , ſe foſſe ſtato poffibile , tutto
.1’ Oriente contro a queſto Dogma , e fare così trionfarl’ ereſia .
S. Germano Patriarca di quella Città , uno de’ PP. che fu
preſente al Sinodo, avendo ricuſato di ſottoſcrivere al decre
to di quell’ìmpiaffliadunanza, fu da Lione fatto pria diſcaccia
re con ogni ſorta di villanie dalla Patriarchìa, poi chiudere
in un Monaſterio , eindi a poco ſ’crangolare . lntruſe in ſuo
luogo nella Sede' Patriakcale Anaſtaſio uno de’ principali fau~`
tori dell’ ereſia degl’lcónoclaſti . .Non aveva omeſſo Gregov
rio ll. di paternamente ammonire colmezzo di due lettere,
l’cmpio Lione , adeſiſtere , come ſièdetto, dal ſacrilego ec~
ceſſo; nè aveva traſcurato di tenere a freno il giuſto ſdegno
de’ Popoli , che volevano ſcuotere il giogo del Principe ini
.
,
,quo,
[i] Anaſtaſ-íbid.
[z] Preher inChron.Exarc.Ravcnn3
144,
DEL-RITO GRECO
quo , e creare* un altro lmperadore; ma andati a vuoto tutti
gli uffizj del ſuo paterno zclo , conſumati tutti i mezzi della
-ſua manſuetudine, e perduta la ſperanza dell’ cmendazione dj
quel Monarca perverſo , ſiccome creſceva tutto giorno la con—
tumacia di lui , rilolvctte impiegare le armi ſpirituali contro
al Principe reprobo. Congregato pertanto in Roma un Sinodo
nel detto anno 730. condannò l’ ereſia degl’ Iconoclaſti , e ſe
>arò dalla comunion della Chieſa l’Imperadorc , e Anaflaſio
atriarca di Coſtantinopoli , come Zonara riferiſce 1 : Am‘
W570‘ 5 "'35 TPETÈWÎ'P‘ZÎ "5:"5 Pet-"HM 'Tim‘ Euíxnriocv d'Oliva-w ſp”
yópz@ , 1'735’ ”poi-mv 'ms fiat; PIaif-cn; *zz-posìpniovm 19 *rod: Ext-iva
ónöppomç, euros-as‘ xowwmu: , atei”; pè” mi» Bank?, ruvo‘öaxp
xaOws’BaMv alvaee'fmn . Hac de cauſa Gregorim, qui tum Ra~
mx *oneri: Eccleſiam gabernabat , repadiata ſocieta:: Ponti/?Cis ”0—
7m Roma, necmm comm , qui illa” ſequ cre”t”r, :ma cam [mpeññ
rato” Marks-”me objlrinxir. Privò anche Gregorio dell’lmpe
rio d’Italia , Lione lſaurico , ſottraendo Roma e le altre Pro
vincie dalla tirannia di lui, e vietò agl‘Italiani il pagamento dei
ſoliti tributi, come il greco autore nel medeſimo luogo ſoggiugne.
Di queſto Sinodo , di cui ſi ſono ſmarriti gli atti, ne abbiamo non
dimeno certiffimo teſtimonia dalla lettera di Adriano l. aCarlo
Magno z . In queſta condanna è da oſſervarfi, avere il Papa
uſata una ſomma circoſpezione, manſuetudine, e prudenza;
non avendo ſpogliato Lione dell’imperio d' Oriente, dove te
nendo egli il nervo degli eſerciti , avrebbe potuto difendere
con firage de’ Cattolici , il ſuo tirannico governo; ma ſottraſſe
dalle ſue mani l’Impcrìo Occidentale , dove i Popoli cerca—
vano ben volentieri ſcuotere il giogo di lui, e dove l’ infe
zione dell’ereſia ſarebbe ſtata più dannoſa . Anzi tra le Città‘
a lui ſoggette in italia, eontentollì togliergli quelle, ch’ eran
più vicine al Capo della Religione , e alla Metropoli del Cri—
ítianeſimo ; tollerandone il dominio ſopra la Sicilia , la Ca—
labria , la Puglia , e ’l Ducato di Napoli ; le quali ſiccome
erano ſoggette all’ amminiſtrazione de’ greci miniſtri ed uffi—
ziali, non avrebbono sl facilmente eſeguito il Pontificio decre
to , nè riconoſciuto ,altro lmperadore , ſenza graviſſimi diſor
dini ,
ſi] Zonar. lib.5.edit. Parilîpagdoz.
:0.2. hiſtor.
Harduin.to.ç. Concil. column-79;.
Baron. ad an.7 go. Sigonius lib.u 1.’
[a] Anaſtaſius in Greg. ll. 8: Hadriani I. Epiſt. ad Carol. Magnum ap.
de Regno Italia: .
IN ITALIA LIB.I. CAP.1V.
,4,
dini‘, turbamenti, e notabiliſiimi danni della Religione . Trionî
fò ancora .in queſt’ occaſione la moderazione d’ animo' di Gre
gorio , il quale non privò nominatamente della comunione della
Chieſa l"lmperadore; ma ſi -contentò comprenderlo nella ſco
munica generalmente fulminata contro a tutti gl’lconoclaſti ,
di cui egli era promotore, e gonfaloniere , come oſſerva il
de Marca 1 . Non laſciarono contuttociò i Papi ſuſſeguenti
in abbandono queſto malvagio Principe . Siccome l’l-ſauro non
era ſtato -di tutto l’lmperío. ma d’ una ſOla l’a-ſte ſpoglia”;
c la privazione del dominio d’ Italia veſtendo le ragioni di pe
na eccleſiaſtica, e medicinale, dava tuttavia luogo di cercare
con placide maniere, il ravvedimento di quel Principe; quin—
di il chiariſlimo P. Bianchi ſaggiamente _riflette a , nòn do—
verci noi maravigliare, ſe Gregorio lil. ſucceſſore del Secon—
do, a lui ſcriſſe lettere comminatorie , dopo la ſcomunica
mentre egli più inferiva verſo le ſacre Immagini; e ſe a per
ſuaſione di lui, ſpedironoaLione le provincie d’ Italia ſupplí-Î
chevon lettere per la reſtituzione delculto de’ Santi nell’Orieſh
te, dove egli teneva l’lmperio . Dalle quali coſe raccoglie il
citato autore, non ſolo il zelo del Papa, il quale dopo il tuo
no degli Apoſtolici fulmini, non perdè di viſta il ravvedimen
to di quel Principe , nè ceſsò d‘ ammonirlo; ma anche la coo.
perazione degl’ltaliani in un col Papa, al pubblico bene della
Religione: rigettando l’opinione di quegli Scrittori, iqual—iſì
ſono immaginati, avere il Papa, e le Provincie Italiane con~
tìnuato a riconoſcere l’ [ſauro per lmperadore , quaſi non foſſe
ſtato da Gregorio ll. ſpogliato dell’lmperio .
Furono sl ſtrane , e varie le rivolte, che nacquero dopo
la ſentenza pronunziata dal Papa contro a Lione , che fecero
ad un tratto deteriorare le forze del Greco Imperadore nell’ ita
lia; non rimanendovi , che unaimmagine dell'autorità di lui,
e dc› ſuoi ſucceſſori . 11 loro Imperio divenne cos’ì debole, che
ben moſtrava di dovere in breve rimaner eſtinto , edisfatto .
Primieramente i Popoli del Ducato Romano fi ſepararono dalla
fede , e divozione di Lione Iſaurico , che fini miſeramente i ſuoi
giorni l’anno 741. , e ſi diedero a Gregorio ll., -lo riconob
bero per loro Principe , ad eſſo ubbidivano; ed egli ne acquí..
ſtò il dominio, ſenza verun interromaimento, continuato ne’
ſuoi ſucceſſori nell’età ſeguente . ln ſani Gregorio lll. l’an
T
[i] De Marea de concordia libdz
eap.1,ç.4,
’
no
[z] BianchíDclla poteſtà indiretta
~
della. Chieſa to-x.lib.z.5.16. n.16.
…,45
DEL RITO GRECO
no 74.1. ricorrendo per ajuto, dell’ afflitta Italia a CarloMarñ
tello , ed offerendogli il Patriziato Romano , gli eſpoſe che il
Popolo
Roma-,4 rigenera la ſignoria del Greco Imperadore 1 ,
aveva riſoluto rivolgerſi a lui, per eſſere protetto , e difeſo .
ll che. chiaramente dimoſtra , che in tempo: di queſto Papa ,
Roma ſi era ſciolta dall’ antica ſoggezione di Lione , per il d0~
minio. a lui trasferito dal Popolo . Cosìi ancora in tempo di
Zaccaria ſucceſſore di Gregorio Ill.. il Ducato Romano non ri—
conoſceva altro Capo , che queſto Pontefice , il qualel’anno 742.
ottenne da Luitprando la reſtituzione' d’ alcuni patrimonj , e
delle quattro Città , che gli aveva' tolte , ed erano a tal< DW
cato appartenenti 1' -. LEſarcatoñ di Ravenna , Pentanopoli, ed
altre Città, ch’ erano rimaſe. molto indebolite per le paſſate
guerre ,, continuarono nella divozione del Greco-Imperio ſino
all’ anno. 751. Indi il Romano Pontefice ne acquiſtò' la ſigno
ria, come ſono per narrare brevemente 3 .. Aſtolfo Principe
Longobardo , il quale voleva portare il ſuo Regno all‘ ultimo
periodo della grandezza , eſſendoſi avveduto , che Coſtantino
Copronimo, e Lione ſuo figliuolo diſtratti ad altre impreſe
nella Grecia , nulſa. badavano- alle coſe d’Italia, ſi moſſe con
tutte le ſue forze all'acquiſto di Ravenna . Eutichio , che n' era
l’ Eſarca fu da lui colto all’ improviſo . Conoſcendo, di non poño
tere reſiſtere alla ſua forza, fu coſtretto a renderla piazza , e
a ritornarſene vergognoſamente allav Grecia .- O'ccupò- anche
.Aſtolfo con la felicità delle ſue arm-e,- le altre Città dell’Eſar—~
cato , e di Pentapoli , per cui tante volte i ſuoi predeceſſo
ri s’ erano indarno affaticati , nè' avevano potuto mai unirle
alla lor Corona . Ecco jl fine dell’Eſarcato di Ravenna, Ma~
giſtrato, che aveva mantenuta in ltalia la' potenza, e L’ auto
rità dell’Imperador d’Oriente per anni 183., quanti ſe ne contano da Longino l. Eſarca , inveſtito di queſta digmtàl’anno 568..
da Giuſtino ll., ſino ad Eutichio , il' quale indi ſi ritirò _l’ an
no 751. 4 . Aſtolfo dopo sl glorioſa impreſa avendo aſſalito al*
cune Città della Chieſa e del Ducato Romano , ſpinſe il ſuo
eſer
[l] Epiflalam quoque, decreto Roma”ONU/l Primipum , fibí prfldiä’m
PmfidGregarius miſera” quadfl’f: Populi” Romana: , reliffa Impc-
[z] Anaſtaſiusjn Zacharia ap. Pa
gium in Brfwar.
.
'
[g] Ex_ Pagio m Brev. m ma Ste
pham I].
.
ratori: dominatiam',ad j'uamdcfcfl-
[4] Marquard. Freher. m chronol.
font”: É- inwifíam dementi/Im c071un”: woluiffe: .Annales Metenſes
ap. Ducheſn.in collefi.Hiſt.FrancOt-.
apud Leunclav. ju:. Grac- Roman.
to.”
IN ITALlA LlB.l-CAP.1V.
[47
'eſercito verſo Roma , e ſpedl legati al Pontefice con aſpre am.
baſciate di voler dare alla Città il ſacco , ſe non fi foſſe a lui ’
arreſa . Stefano ll. a si terribile avviſo tutto commoſſo , ricorſe
all’ajuto di Pipino Re di Francia, al quale portoſlì in perſona
l’anno 75;. , domandandogli la ſua protezione , e ſollecitandolo
ad apparecchiarſi alla guerra conto al Principe uſurpatore . Ab
bracciò Pipino l’impegno , e fece in ſeguito intendere al Rè Lonñ
gobardo, che ſi foſſe determinato di rendere alla Chieſa Roma
na le tolte Città . Ma non avendo potuto piegare l’animo di
lui, ai doveri verſo la S.Sede nè colle preghiere , nè colle mi—
macce, mat-ciò con tutte le ſue truppe in italia contra del Re .
Sforzo il paſſo delle Alpi, miſe iu fuga l’eſercito dl Aſtolfo ,
che ſe gli opponeva, e l’ incalzò ſino alle porte di Pavia , do
ve lo cinſe di ſtretto aſſedio , e l’obbligò a giurar la pace , e
a promettere di rendere le Terre della Chieſa, da lui occu
pate nel Ducato Romano . Gli tolſe anche Ravenna con altre
venti Citta , le quali in queſt’ anno 754. aggiunſe al dominio
di S. Pietro 1 . Tornato Pipino in Francia , e Stefano in Ro
ma , ruppe toſto Aſtolfo i giuramenti fatti; e continuando a
ritenere le Cittr‘t , che aveva promeſſo di reſtituire al Papa,
s’ inoltrò a piantare con tutte le forze un moleſtiſſimo aſſedio
innanzi a Roma , dove usò incredibili crudeltà, ‘facendo con le
arme alla mano tremare ancorai ſuoi contorni I . In queſte
triſte e luttuoſe vicende, in cui 'il barbaro Longobarda teneva
sfoderata la ſpada ſopra le teſte de’ Romani, Stefano ebbe di
nuovo ricorſo a Pipino per lettere concepute con eſpreſſioni
aſſai forti, e compaſſionevoli 3 . ll pio Re` volendo ſedare una
volta per ſempre la tempeſta , onde quelli erano ſtranamente
agitati , e liberargli dalle moleſtie del fiero Longobardo , ri
pigliò le armi, incainminoſſi colle ſue truppe verſo l’ltalia,
e nelle anguſtie delle Alpi ruppe l’eſercito d’Aſtolfo, che pre
tendeva contraſtargli il paſſaggio . Ritiratoſì il Principe Longo
bardo in Pavia, fu ſtretto di forte aſſedio; e non potendo più
reſiſtere , fu obbligato a domandar la pace , e a mettere in eſe
cuzione il ’trattato dell’anno precedente, con reſtituire al Rè
Pipino le Città dell’ fſarcato ; dell'Emilia , oggi detta Rema
gna; e della Pentapoli , con altro nome Marca Anconitana . ll Rè ,
il quale poteva diſporre a ſuo arbitrio di quelle Provincie, co
me acquiſtate per via delle arme , non le uni all’ lmperio Ro
T
[i] Leo Oſtien. liba. cap.8.
[a] Annaliſta Meten. ad an.” t
2
[3] Bammad n.7”.
ma...
,45;
DEL RITO GRECO‘
mano , come preteſe il Muratori, ma propria SanEZx Dei Ec-î
cleſiáî , ó* Reipzzlylica: Romanorflm reddit/it jara, come ſcrive Ana
ſtaſio I . Sotto, la voce di Republica Romana ècompreſo il Du-Î
cato Romano, dal Papa prima di queſti tempi acquiſtato; fica,
come altresì la ſua temporale dizione, dominio , e principañ
to , che ſopra altri luoghi eſercitava . Nè da queſto ſuo reli
gioſo diſegno furono valevoli a rimoverlo le gravi premuto
di Coſtantino Copronimo, il quale per mezz° di Ambaſciado-q
ri richieſe al Re` vittorioſo l’unione dell’Eſarcato all’Imperio;
avendone Pipino, ciò non oſtante , dato di eſſo il dominio alla
Santa Sede . Per conſenſo dunque degli Scrittori, acquiſtò il
Romano Pontefice la ſignoria dell’Eſarcato , e di altre Città.
d’Italia l’anno 755. 2 . ll Ducato Napoletano continuò nella
divozione del Greco lmperadore più lungo tempo dell’ Fſar~
cato di Ravenna . L’ lmperador Lione , o perchè riguardaſſe
Napoli come Città confederata più toſto, che ſoggetta; oper
chè temeſſe l’ alleanza di lei co’ vicini Longobardi ſuoi nemi—
ci ; certa coſa e‘, non aver egli avuto coraggio di aggravarla
di quei tributi, cui orora vedremo avere rendute ſoggette le
Calabrie , e la Sicilia . La Città di Napoli ſi ſottraſſe dal do-ñ
minio de’ Greci lmperadori, quando le riuſcì dopo qualche
tempo eleggere iproprj Duchi indipendenti dalla loro poteſtà .‘
IO. Benché iGreci lmperadori foſſero ſtati ſpogliati del Du
cato Romano , e di Ravenna; e il Ducato Napoletano ne’ ſuc-s
ceſſivi tempi non perſe veraſſe nell’ubbidienza loro ; e‘ da oſſervarſí
nondimeno‘ , avere continuato così i Romani Pontefici , come
iNapoletani a contraſſegnare i pubblici monumenti , le lorolerññ
tere , e idiplomi con gli anni di detti Impp. ,. ancorche foſſero
Iconoclaſti . Neſſuno però quindi prenda motivo di credere ,
che queſte dat-e ne’ Pontiſìcj diplomi ſieno argomentov di tempo~
ral ſoggezione; ma dovrà perſuaderſi , eſſerſi ritenute come ca
ratteri , e note de’ tempi 3 , le quali per lungo uſo rendute
comuni , furono dipoi , anche dopo l’erefie , adoperare dai No
tari , gente attaccatiffima alle ſue formole; finchè ſotto Adria..
no I. creato Papa l’anno 772. cominciarono a ſegnarfi iPon—
tificj _diplomi cogli anni del Pontefice, come appariſce da un
privilegio dell’iſteſſo Adriano dell’anno 786. concednto al Mo~
*
naſtc:`
[1] Anaſtaſi"; ſn stePhJſ,
[z] Pagíus in Brcv. in vita StephJI.
Annaliſta Metemadgnqfl. Berret-
tus in Choro‘gr. med. avi ”urp-_8?
[3] Pagíus ibidem n.20, .Bianchi ibi
dem n.17.
naſtero di S. Dioniſio I . La nota di queſta bolla. manifeſta l’er
tore di Monſignor de Marca , il quale laſciò ſcritto 1 , che
lungo tempo dopo Adriano I. , cioè ſcorſo il ſecolo ‘Ix. ſia ſta_
to introdotto da’ Papi l' uſo di contraſſegnare i diplomi con
gli anni del loro Pontificato .
.
u. Per ripigliare ora il filo della ſtoria di Lione , la quale
mi conduce ad eſporre il nuovo aſpetto , che ſotto dilui pre
ſero le Chieſe delle Provincie di Napoli, e di Sicilia; percoſſo
egli dalla repentina inaſpettata notizia , d’ eſſere ſtato privato
della comunione de’ Fedeli inſieme con i ſuoi ſeguaci Icono~
claſti da Gregorio II. , e informato delle rivoluzioni d’Italia,
montò in furore; e ſi propoſe per oggetto della ſua implacafl
bile ira , opprimere fin all’ultima eſtremità le Provincie, che
pagavano alla Chieſa Romana i tributi, e che erano tuttavia a
ſe ſoggette . Grandi che foſſero ſtate le ſcoſſe , che l’ lmpera—
dore d’Oriente ebbe in Italia in queſti tempi , e perdute con
l’Eſarcato le altre Provincie; nondimeno il Ducato Napoleta~
no , quaſi tutta la Calabria , il Bruzio , e la. Sicilia rimaſero
ferme , e coſtanti nell’ ubbidienza , come s’è detto , di iui ..
Lione pertanto udito ch’ ebbe il fulmine della ſcomunica con—
tro a ſe vibrato da Gregorioll. poco dopo defontol’anno 73:.
poſe in opera tutte le frodi , e tutte le ſcelleratezze per op`
pri-mere gl’ italiani . Per isfogo della ſua collera e ſdegno con
tro a Gregorio Ill. immediato ſucceſſore del ll'. aggravò i pro..
prj ſudditi della Calabria , e della Sicilia , che aveano ricuſa—
to ubbidire al ſuo ſacrilego editto , ( aſtenendoſi d’ inquietare
i Napoletani per le ragioni riferite i di nuovi, ed inſoffrìbili
tributi .r Fece a. tale oggetto deſcrivere generalmente in tutte
le Città , e Terre di quelle Provincie i nomi de’ maſchi2 per
imporre loro un .teſtatico more jfldaíco , come Zonara narra s .
E ſiccome il Sommo Pontefice l’ avea privato del dominio dc
gli altri Stati d’ Italia , egli furioſamente traſportato dalla ſua
cieca paſſione , e livore contro al Papa , confiſcò l’anno 732.
i vaſti patrimonj , chela Chieſa Romana da gran tempo pacifi—
camente poſſedeva , sì nella Calabria , e in Sicilia , donde ri
traeva l’ annual ſomma di. tre talenti e mezzo d’oro 4; come
anche nella Dalmazia . Portò più oltre ſenza miſura il ſuo fuñ
-ì
:ore ,
[l] Apud Labbè 10.8. Conciliorum
ſ3] Zonaras iib.r;`.
edit. Veneta :01.540.
fa] De Mai-ca de Concordia lib. g.
[4] Theophanes ad annum Leo;
nís 1-6.
>
cap-l!.
v
ñ
v
.
”o
‘DEL RITOGRECO
_rore , e ſottrafi‘e dall’ ubbidienza del Sommo Pontefice , ſogget
tando al Patriarca di Coſtantinopoli , i Veſcovi della Tracia ,
dell’ Epiro , dell’Acaja , della Macedonia , di Teſſalonica , di C0
rinto, di Candia, di Nicopoli , ed altri di quelle Provincie , e
dell’ lllirico 1 . (Luanto funeſte , e orribili in tutto il Mondo
Criſtiano ſien ‘ſtate tali violenze , e quanto abbiano commoſſo gli
animi de’ buoni, queſti ambizioſi diſegni de’ Greci , ſi può argu
mentare e dai rimproveri , che gli Scrittori hanno laſciato im—
preſſi nelle loro opere , e dalle pubbliche doglianze , che per tutto -
il Mondo hanno {parſo . Non ſarà grave il traſcrivere i pene~
tranti ſentimenti di Anaſtaſio Bibliotecario I . Max il/i ( Impe
ratore: Romani ) qui nunc Guevara”; appellantar , quom‘am ali!”
eos ( Pontifice: Romani”) [cedere ”queant , patria: , é* antiquos
termino: transferunt, privilegia Sedi: Apo/lolita corrflmpant , ae
poki-’è omnia jam dijffioaendaram Dia-’ceſam aaferant , atque ſm':
bare faatoriba: conſèntanei: c5- ſeEîataribar conferita:: cam qui
bus etiam ja: , quod Sede: Apoſtolica ſaper pra-dif?” Re’giom':
babait , quia jaxta ſe ſitw *Didebantar , ajarpant, ó- Con/fanti?
”opolitame Dima/ì nequiter applica” .
12. L’ ampiezza de’ patrimonj, che ì Sommi Pontefici te
nevano nella Calabria , e nella Sicilia , e le cui rendite erano
deſtinate al mantenimento , e agli ornamenti delle Baſiliche di
Roma , e particolarmente di quella di S. Pietro , non è qui luo-_
go di delcriverla. Monta la loro origine fino ai tempi di S. Gre
gorio Magno , come dalle ſue lettere chiaramente vien dimo—
ſtrato s . Che l’ lllirico apparteneſſe al Sommo Pontefice fin da
primi ſecoli, non v’ ha chi ne dubiti . Nel Sinodo Yl. , che fu
il Coſtantinopolitano llI. adunato l’anno 680. iVeſcovi di Teſ—
ſalonica , e di Corinto ſ1 ſottoſcriſſero in qualità di Legati del—
la Sede Apoſtolica : ?aan-;es Dei miſtricordia Epifi‘opm Theſſalo—
m'ce” z: , é- Vicarim* Alza/lolita Sedi: Roma , ó* Legamr : Stepha
mu Dei miſericordia Elli/Zap”: Corintbias , ó- Legatm' Sedi: Apo—
ſlolicce Roma 4 . Molte lettere ſcriſſe S-Gregorio l. ai Veſcovi
dell’lllirico , e di Ellade o ſia della Grecia , nelle quali ri—
guar
[l] Theoph. ibidem . Pagine ad an- num 730. n.1 r. Allat. de conſenſ.
lib. a. cap. 3. Lupus diſſertat. ad
Il. Concil. Nicarn. to.3. opel-um ,
[z] Anaſtaſ. Biblioth. in prefat. ad
Coneil. Conſtantinop. W. ap. Har
duin. to.y.c0l.757.
[g] S. Greg. M. lib.8. epiſt.9. iib. 9.
paga”. , 8c in notis ad Canon-6.
epiſt.1oo. VidJohan.deJohan.Cod.
- Concil. Sardicen. Lequien. Orieus
Chriſtian. toa. de Patrizi-cha Conó_
flantinop. cap-14,
diplom.8ici|iadiſſert.6.
[4] Apud. Harduin. tom- g. Concil.
pagdóza.
`
r
IN ITALIA LIB.I. CAP-Ill.
;uz
guardandogli come alla Romana Sede ſoggetti , gli avviſa di
non laſciarſi ſedurre dalle doloſe inſinuazioni di Gio: Patriarca
Coſtantinopolitano , il quale il titolo di Patriarca Ecumenico
eraſi arrogato , come qui ſopra ho eſpoſto I . Degli altri va
ftiſſxmi patrimonj della Chieſa Romana ſparſi in altre Regioni,
entro , e fuori d’Italia , e dei loro amminiſtratori , i quali erano
Chierici , e Suddiaconi , conoſciuti ſotto i nomi di Difenſori,
Rettori, Azionarj , e Attori, con vaſta erudizione ſcrivono il
Sigonio , il P. Berretta z , e particolarmente il Muratori in una
delle ſue diſſertazioni intitolata , De’ ceflſi , e delle rendite ſpa
taflti mm 'volta alla Chieſa Romana , dove ha copioſamente
raccolto quanto sù queſto argomento fi può produrre s . I Gre
ci Scrittori non fanno alcuna menzione, ſe pure non mi tra
diſce la memoria , delle Chieſe dell’lllirico diſtaccate per ope
ra di Lione Imperadore dall’ ubbidienza del Sommo Pontefice .
Sara forſe ‘ſtato loro diſegno far rimontare a’ tempi più alti
il diritto del Patriarca di Coſtantinopoli ſopra l’ Epiro, Mace
donia , Teſſaglia , Acaja , Dacia ripenſe , e mediterranea , Meſia ,
Dardania , ePrevalí . Della confiſcazione del patrimonio di Ca
labria , e Sicilia, il ſolo Teofane tra effi ne ha regiſtrata Ia me
moria . Nondimeno , della ſottrazione dal dominio del Papa e'
delle Chieſe ſuburbicarie , e dell’lllirico, e delle altre qui ſopra
indicate , ſiccome altresì dalla loro nuova ſoggezione al Patriar—
ca di Coſtantinopoli con artificioſo ſilenzio tenuta aſcoſa dai
Greci, ne ſomminiſtrano‘chiari , e illuſtri monumenti le let~
tere di due Sommi Pontefici del ſecolo ottavo, e nono , cioè,
di Adriano , e Niccolò , ammendue primi di queſto nome .
13. Due lettere abbiamo di Adriano l. Una ſcritta all’Im
peradore Coſtantino inſieme , e all’lmperadrice Irene, la qua
le ci offre la data dell’ anno 785. , e l’altra a Carlo Magno ſe
gnata l’ anno 787. 4 . Contiene la prima (dicui nonè che un
riſtretto , la ſeconda a Carlo Magno) iſentimenti di doglian`
za contro alla violente uſurpazione de’ patrimonj molto tern
po prima ſtati tolti alla Chieſa Romana , i cui proventi erano
conſecrati dalla pietà de’ Fedeli al culto divino, all? onore de’
Santi Apoſtoli , e al ſoſtentamento de’ poveri . Richiede an
che il Sommo Pontefice la reintegrazione de’ beni rapiti, de’
quali, ſenza un’ aperta ingiuſtizia , non ſe ne poteva ritardare
la
[l] N.;- & 4.
[z] Sigon. de Regno Ita]. 1.1.Berret.
. Chorographyltal. med. avi .
[3] ‘Muratori diſſertat.79~
[4] Ap. Harduìn. to.4. Concil. p.79.
circa finem epìſt. columqg.
1,,
D'EL RITO GRECO
la reſtituzione. Si oeram , ó— ortodoxam, ſono parole della ci
tata lettera , Sanffx Eccleſia Corbo/im Romana: nitímini ampie-Eh‘
fidem, ſicut antiquitur ab orthodoxi: Imperatoribus, ſeu a cazz-eri:
Chrz’ſtianis fidc/ibu: oblam , atque conceſſa ſunt.patrimonia Beati
Petri APOflOÌOÌ'Tm Principi: fautori: ‘neſſi-i , in inte-gru!” nobis re
ſiitucrc dignemini , pro luminariorum concinnaÎÌOnibu: eidcm Dei
.Eccleſia , atque alìmoniit pauperum . Benché .da queſto tenore di
ſcrivere non appariſca l’autore di tali ecceſſi ; ,nondimeno l’al
tra lettera a Carlo Magno , che porta la data dell’anno 787.
ci manifeſta avere laChieſa Romana ſoffierti sì lagrimevoli pre
giudízj per odio , e per livore de’ Greci, quando fu da Lione
lſaurico moſſa crudele guerra contro agli adoratori delle Sa
cre immagini . Dudurn quippc , quando eo: pro ſàcri: Imaginíbut
ereffione ”dbm-tati ſum”: , ſimi/i modo ó* de Diwceſi tam Archi:
pìſcoporum, quam ó- Fpíſcoporum S. Catholicx Ò-Apoſiolìccc R0
manar ECCÌEſice commonente: , quxfivimu: reſtituerc :idem S. Cat/20—
licx é* Apoſtolicaî Romana‘: Ecclcſix, qua: tune cmn patrinmniì:
noſtris abſtulerunt , quando ſacra: lnmgine: depoſuerunt l . Non
è da maravigliarfi , ſe Adriano .eſprimendo il tempo , in cui
ſegui la tirannica uſurpazione , non paleſa in particolare quali
e dove erano ſituati i patrimoni , che furon rapiti; poichè,
quando egli ſcriſſe la lettera a Carlo Magno , era quaſi fre
ſca, di ſangue ancor grondante ,. e a tutto il Mondo nota la
piaga doloroſa fatta ai diritti della Chieſa Romana quaſi cin~
quant’ anni prima . A-l ſilenzio di Adriano ſupplì l’ acuta penna`
di Niccolò l. nella lettera ſcritta -l’ anno 860. all’lmperador Greñ'
co Michele, in cui ſpecialmente domanda la reſtituzione de’
patrimonj della Calabria , e della Sicilia. Pra-’term Calabrita~
num Patrimoni-um, ó* Siculum , qll-equo noſtrce Eccleſix conceſſa
fuerunt , ó- ea paffldenda obtinuit, é* diſponendo per ſuo: fumiñ.
liares ”gere ſtuduìt , mſlm': conceffiom‘bur reddantur. Monia”:
irrationabile eſ} , ut Eccleſt'aſtica poſſeffio , nnde lumìnaria é* con
cìnnationer Ecole/ice Dei fieri debe-nt, terrena quaoispotcſtateſnbs
trabantur ² .
.
14. Mentre il malvagio lmperador Lione vomitav-a il ſuo
furore contro alla Chieſa Romana , e faceva piombare il ſuo
ſdegno ſopra il capo di lei con iſpogliarla dei patrimonj, Cdc’
Veſcovadi ſtati già da’ primi ſecoli di ſua dipendenza , nonlañ
ſciava di abbattere nel tempo iſtcſſo con pubblici editti lafſede,
urlo
[I] Ap. Harduin. ibid. pag-773. circa_
finem epiſt.col.819,_
'
[a] Ap. eumdem to.5. 4:01.12,6
e
:N ITALIA LIB.Î.CAP.IV.
1,,
furioſamente inperverſando contra l’ adorazione delle ſacre lm
magini, e contro alle reliquie de’ Santi. Alle firavaganze di
lui inorridirono le vaſte Regioni d’ Oriente; dove tra gli altri
_ Veſcovi, i tre Patriarchi di Antiochia , di Aleſſandria, e-di
Geruſalemme , adunato un Concilio, condannatono diçomune
conſentimento, e di animo concorde l’orgoglio della ſorgente
ereſia l . ll ſolo Anaſtafio Patriarca di Coſtantinopoli tratto
dall’ ambizione di governare , e rendutoſi ſchiavo della volon
tà dell’ Imperadore , ſecondò i rei ſuoi diſegni. Era Anaſta~
(io il gonfaloniere degl’ Iconoclaſti , intruſo coll’autorità di lui
nella Sede di Bizzanzio in luogo di S. Germano ,,che n‘era ſia
to diſtacciato. Queſt’ uomo aſſai perverſo ad eſeguire le più
cmpie, e le più difficili impreſe, benchè foſſe fiato privato da
Gregorio ll. della comunione della Chieſa z ; avendo‘nondi`
meno propizia alle ſue intrapreſe la corte, ed il Principe , ſi
poſe a ſpogliar le Chieſe delle Immagini de’ Santi , e ad abbat…
terle dapertutto nell’Oricnte; facendo di eſſe una lagrimevole
ſtrage. Si valſe di queſt’ occaſione lo ſcaltro Patriarca per ac.
creſcere, e dilatare l’ autorità della ſua Sede, conforme avea...
no pratticato di tempo in tempo i ſuoi predeceſſori, i quali,
nelle
iù calamitoſi: procelle della Chieſa ſi ſono ſtudiati ſor
gere afiofi nell’ acquifio di nuove Sedi, e nell’ eſercizio di più
ampia giuriſdizione, ſulla miſera depreſſione degli altri Prela
ti. In eſecuzione dell’ editto Imperiale avendo privato la Sede
Romana delle Chieſe dcll’lllirico, del nuovo e vecchio Epí
ro , della Macedonia , dell’ Acaja , della Meſia , e della Dar
dania, ebbe l’ ardimento d’ oſcurare più da vicino la gloria del
Sommo Pontefice . Allontanò dall’ubbidienza di lui le Chieſe
ſuburbicarie, ch’ erano negli Stati della Sicilia , della Calabria ,
c della Puglia, i quali in riguardo al dominio temporale ri
conoſcevano per loro ſovrano l’Imperador Lione . Si ſervi di
alcuni Veſcovi come di vili miniſtri delle ſue cupidigie , ede’
ſuoi ambizioſi e ſcclerati diſegni . Da queſto infauſìo ſconvol
gimento di coſe, nacquero nelle Provincie di Napoli , e di Sici<
lia notabiliſſime variazioni , sl per la nuova dipendenza di quelle
Sedi Veſcovili dal greco Patriarca: sì per cagione del greco
rito, che abbracciarono: e finalmente 'per i graviſſimi diſor
dini, da cui furono deformate .
15‘. Ma quanta ſia ſtata la premura , e lo ſtudio impiegato
da
[i] Theophan. ad an.7zo. ap. Baron.
Hadtían- cit. epíſt. ad C_arolum M.
[a] Anaſtaſius in vita Gregorii II.
'
1,4
DEL RITO GRECO
.
da Anaſtaſio nei ſuoi artifizj , per trarre a ſe la benevolenza
de’ Prelati delle Chieſe' della Sicilia , della Puglia , ev della Ca.
labria, i quali erano avvezzi a riconoſcere per loro modera
tore nella politìa Eccleſiaſtica il Romano Pontefice , non è fa‘
cile il poterſi eſprimere . Per far riſpettare le riſoluzioni , e
gli ſtrepitoſi editti dell’ lmperador Lione ſenza cagionare pet-‘ñ
.turbazioni, ſconvolgimenti , e tumulti , adoperò quel mezzo,
che più d’ ogni altro ſuole ſtrignere iſudditi al loro capo. Gli
colmò di grandi onori e prerogative conforme al genio della
greca nazione , della quale ſcrive il Gretſero 1 z Gru’cia ‘vento
jà tìtfllir , ”umquam ſatiari potait; licet plerumqae eſſe”: tir/111'
'rerum inani/ſimi . I Veſcovi Italiani laſciandoſi ſedurre dalle tem
porali proſperità , e abbagliare dal fumo delle umane grandez
ze , la loro dignità miſurando ſecondo l’ampiezza e lo ſplen
dore delle Città , ſi rendevano ſchiavi de’ Greci . Tradivano
la giuſtizia , e tuttii doveri, iurchè per opera loro paſſaſſe~
ro ad una più illuſtre Sede , diſprezzata la prima confidata lo~
ro da Dio ; benchè molte volte gli onori , che ingiuſtamen~
te ſ1 promettevano , follemente ſi ſperavano . Di tal maniera
il Patriarca Anaſtaſio , e dappoi molto più i ſuoi ſucceſſori nel
la Chieſa Bizzantina , traſſero a ſe il favore de’ Veſcovi, e de’
Popoli delle mentovate Provincie, ſe gli renderono affezionati
ved amorevoli , s’inſinuarono ne’ loro cuori , e finalmente gli
allontanarono dall’ ubbidienza, edall’affezione, 0nd’ erano alla
Chieſa Romana debitori . Non tutte ad un tratto uſurparono
tali Chieſe, ma pian piano , dando ai loro Prelati , ſecondo il
ſolito faſto de’ Greci, il riſplendente titolo di Arciveſcovo, il
quale ſiccome era da loro alle volte adoperato come nome di
dignità ; così conferendolo per ſola diſtinzion di onore , ne
avveniva, che quei , che n’ eran fregiati., acquiſtavano mag
giore ſplendore , e prerogativa ſopra gli altri Veſcovi della
Provincia , non già autorità , o poteſtà alcuna. @indi fu mol
to facile a’ Patriarchi il darlo , e a queſti il riceverlo . Fin
dal ſecolo 1x. iVeſcovi greci nell' Oriente, i quali non g0—
devano il diritto Metropolitico, ed erano privi di ſuffraganeí,
ſi leggon’ onorati del titolo di Arciveſcovi . Il loro numero
era poco inferiore a quello degl’iſteſiì Metropolitani , come
nc fa argomento la Coſtituzione in queſto medeſimo ſecolo
pubbli-g
ſi] Gretl‘erus in premio' ad recentiores Gru-cor. Orientalium notítial Leo
ni: Sapientia -
IN ITALIA LIB.I.CAP.IV.
r5,
pubblicata dall’Imperador Lione , o ſia l’Arma-mi , o ſia il Fi.
Ioſofo , della quale nel ſuſſeguente Capitolo dovrò favellare .
@teſta vana , e pompoſa oſtentazione preſe maggior aumento
nella decadenza dell’lmperio , come ſcrive Balſamone l , il quañ _
le ſioriva l’anno 1 180. @La-oſa”: Anti/lite: ”0” propter” vocari
Arcbiepiſcopor , quöd Epiſcoporflm principe: , é- ordinaz‘orer ſu”;
ſea' qflòd primi Epiſcoporum bnbeafltar . Che anche `il Home di
Metropolitana , non che il ſolo di Arciveſcovo , ſia ſtato con*
ceduto a’ ſemplici Veſcovi, i quali non aveano a ſe ſoggetti
ſuffraganei, è fuor di dubbio . Leggeſi nella citata diſpoſizione
Imperiale al uum.55. la Sede diOtranto nel Regno di Napoli;
ſiccome altresì altre Chieſe d’Oriente veggonſi decorate col
titolo di Metropoli , ancorchè prive foſſero di Veſcovi a ſe
ſottopoſti, riguardandoſi come Metropoli di ſol onore z . Da—
gli Orientali paſsò negli ultimi ſecoli agli Occidentali un tal
coſtume , per cui iVeſcovi latini, i quali preſiedono ad alcu
ne Città non Metropoli, hanno ottenuto .dalla Sede Apoſtolica
il titolo di Arciveſcovo .
'
16. Benché ardua , e difficile impreſa ſia il fiſſare la giuſta
epoca dell’ innalzamento di ciaſcheduna Chieſa Cattedrale nella
Sicilia , nella Puglia , e Calabria , alla dignità Metropolitana ,
e Arciveſcovile : 0 di ſemplice onore , o con autorità ſopra
le inferiori ſuffraganee; e molto più intricata, e ſpinoſa ope
ra ſia lo ſtabilire , quale de’ Patriarchi di Coſtantinopoli abbia
gettate queſte prime ſemenze , onde dopo qualche ſpazio di
tempo germogliarono le riſſe co’ Romani Pontefici ; -cammi
nando nondimeno dietro alla ſcorta de’ monumenti, che ne
ſono rimaſi , e ragionando ſeparatamente delle Chieſe della Si
cilia , da quelle della Puglia e della Calabria, ſembra coſa cer
ta eſſere ſtate le prime rapite dal Patriarca di Coſtantinopoli
fino dall’ vrii. ſecolo , in cui l’ editto di Lione fu pubblicato,
e da Anaſtaſio Patriarca eſeguito . ll Cardinal Baronio inclina
a credere , che i Veſcovi della Sicilia non ſieno ſtati ſoggetti
a’ Patriarchi di Coſtantinopoli prima dell’anno 854. , in cui
S. Ignazio Patriarca di quella Sede privò Gregorio Siracuſano
della dignità Veſcovile; indizio non oſcuro della giuriſdizio~
ne , che quel Patriarca eſercitava ſopra i Veſcovi della Sicilia .
Ma , che negli anni ſuperiori ati’ 854. il Prelato di Siracuſa ri
V z
ceveſ
'[1] Balſamon. apud Leunclav. iuris
Graac. Rom. lib.7. pag.“ i.
[a] Vid- Leunclav. ibidem paguor;
8c Ni]. Doxopatr. apud Allatium
de concordia lib.x. cap-9.
1,5‘
DEL' RITO GRECO
ce’veſſe l’ impoſizione 'delle mani dal Patriarca di Coſtantinopoli‘
li , e che foſſe ſtato da quello dichiarato Arciveſcovo , ſi fa
paleſe dalla lettera ſcritta da. Niccolò l. all’ lmperador Mi
chele con la data dell’anno 860. 1 , in cui richiede, che l’Ar—
cì-veſco-uo di Siracuſa venga a Roma per ricevere l’ordinazio
ne' : Valamar, a: conſecratio Syracaſrmo Archíepiſcopo , ”o ira a
.Sede impefldamr, at traditío ab Apoſtoli: inflitata ( ſi ri eriſce
alla tradizione , per cui i Veſcovi della Sicilia appartenevano
alla Metropoli Romana 3 ) ”al/area”: ”oſtris temporiba: *violeq
mr . (Deſio tenore di ſcrivere aſſai chiaramente ci manifeſta ,'
eſſere gran tempo, dacchè iPrelatiSiracuſani ricevevan l‘imó,
poſizione delle mani dai Patriarchi di Coſtantinopoli, i quali
fi-n dal ſecolo vm. avevano oſato d’uſurpare tale autorità . Della
medeſima dipendenza del Prelato di Siracuſa da quel Patriarca
prima dell’anno 85-4. ne fa pure argomento un altra lettera
ſcritta circa il medefimo tempo dall’ iſteſſo Papa Niccolò l. ,e
indicata da Rocco— Pirro , in cui riprende il temerario ardire,
e l’audace animoſità di Gregorio Arciveſcovo Siracuſano , il
quale eraſi ribellato a S. Ignazio ſao Patriarca con aver con
ſecrato Fozio. In un altra lettera all’imperador Michele ono
ra col titolo di Arciveſcovo Teodoro ſucceſſore del depoſto Gre
gorio . Volendo il Sommo Pontefice abbattere con un ſolo col
po la fazione degli ſcelerati , la coſpirazione degli ſciſmatici ,
e la ſinagoga dei malignanti; ſiccome altresì dichiarare con
venticoli di eretici, le adunanze centro a S.lgnazio celebra...
te , e regolate non dalla verità , nè dalla giuſtizia , nè dall’amor
ſincero della pace, ma dalla violenza , dalla tirannia , dal ca
priccio , e dalla pallione, riſolvette aſſumere egli ſteſſo la dif
cuffione della cauſa tra Fozio e il S. Patriarca . Ordinò loro
che ſi preſentaſſero a Roma per eſporre le proprie ragioni,
e udire la ſentenza ; rendendoſi altrimenti ſoſpetti di volere
pin toſto contendere , che di amare la verità . Che ſe non po—
teſſero muoverſi dalla Città rattenuti da qualche impedimen—
to, veniſſero i loro più impegnati difenſori; per parte di Fo—
zio, quanti mai pendevano dalla ſua voce , e dai ſuoi cenni;
e per parte di S. Ignazio, gli Arciveſcovi che nomina . Mi:.
tant!” etiam departe Igmfii Arcbìepffiapí quidem . Antonia: Cy
aíci , Baſilia: Tbeſſalonìca . . . Theodor”: Syracuſanoram , Metro
`,ala-me: Jmyma 3 . Annovera il Papa, comeſi vede, nella ſerie
degli
[i] ChriſtJ-upad
Ap.Hard.to.;.can.6.Concil.$ard.
Cone. colui-n.126.
[a]
[3] Ap. Harduin.‘ ibid.ì cola“,
‘ '
IN ITALIA‘ 1113.1 CAP.IV.‘
1,7
’degli Arciveſcovi, Teodoro di Siracuſa . Convien dunque dire,
che avanti il Pontificato di Niccolò aveſſe il Prelato Siracu`
ſano dipendenza dal Trono di Coſtantinopoli, e che del titolo
di Arciveſcovo non foſſe debitore a Fozio illegitimo Patriar~
ca; altrimenti non avrebbe mancato il Sommo Pontefice di
contraſtargli tal onore; ſiccome altresì di rimproverare, edi
riprendere in queſta parte Gregorio , come riprendeva , e gli
rirnproverava l’ aperta, ed iniqua ribellione al ſuo Patriarca;
Così al noſtro propoſito riflette Rocco Pirro, ſcrivendo: Nc~
que bero ad Photii tempera rcflrìflgo; ſed ii: ſir/tem tribuo , in
quibus ad Coflafltiflopolitani Patriarcbx parte: acceſſere : ó* ea
lit-enti”: i” remotiora tempora ante Photium cam eppoi/orione”;
conjcio, quod a Nico/ao prima , Paulo poſt Pbotii turbar, Syra
cuſrmur Anti/Ze: dica!” Archiepiſcopus; quod fortë ”0” fiere-t,
ſi tune prima”: a Photio id bonorifi'cflm flame” babuiſſet . . . Add:
:tz/:dem Nico/am” Epiſtola rx. , Gregorii Syracuſe”; Prxſulír auda
ciam i” j”: *vocare , quod in Ignatium , ſuum videlicet Patriar-o
cham impietatis jacula exacuitſet: quibm *verbi: agnoſcere *vide
tm* Patriarcbx Coflſtantiflopolitani pote/late”; i” Siculo: P'flflſll**
’hr 1 . Che ſe andremo con ordine retrogrado a’ tempi ante~
riori, troveremo più antichi monumenti della ſoggezione de'
Veſcovi della Sicilia al Patriarca di Coſtantinopoli. Nell’azio—
ne ſeconda del Concilio Niceno ll. adunato l’ anno 787. i Veſ
covi di quell’ iſola , i cui nomi ſono ivi 'deſcritti , ſi dichiara.
no ſoggetti all’ autorità di Taraſio Patriarca di Coſtantinopo
li . Così Teodoro Veſcovo di Catania onora Taraſio col titolo
di Patriarca univerſale, e Giovanni Veſcovo di Tauromina ſi
dichiara riconoſcere il medeſimo Taraſio per ſuo Patriarca .
E"TlYEfJ-lìl) :9 ”pds Tapoc'rtov *nio oÉyioiTdt-mv 19 oixspsvmdv tipa-5” 770c
q-P‘oípxnp . Nemo” Taraſium writer/Pole”) Patriot-cha”) flaſh-”m 2 .
'A queſti tempi .riferiſcono gli autori Siciliani gli onori di Me
napoli, ai quali fu dipoi ſublimata la Cattedra di Catania da
,Leone il Filoſofo l’anno 887. Fulminò in queſto Conciliol’ana..
tema contro agl’ lconoclaſti , anche il detto Teodoro di Cata
nia , i—l quale ci vien rappreſentato come il condottiere, e la
guida de’Veſcovi Siciliani; leggendoſi nell’azione l. Theodor”:
Sanffifflmur Epiſcop”: Catamc, ó- qm‘ cum eo eran! Epiſcopi ,Si
:illa dimm”: 3 . Da queſta eſpreſſione naſce il motivo dà cre`
ere,
[I] Pin-us in notitia Eccleſia Syracuſane pag. 6313 editionís anll 1133*
[2] Ap. Harduin. to.4. colato,
[3] Ap.eumdI ibid. ;7:13.632
,,a
.DEL RITO GRECO.
dere, come oſſerva Alberto Piccolo , che il VeſcoVo Teodoro
come il principale ornamento dei Veſcovi di ſua Nazione ,
ed il primo tra loro a ſottoſcrivere ed a proferire il ſuo giu—
dìzìo , foſſe giudicato nella comun opinione il Metropolitanb 1 . `
Che ſe l’anno 787. il Veſcovo di Catania, e Tauromina ubbi—
divano al Patriarca di Coſtantinopoli, e il primo era giudicato
il Metropolitano della Sicilia; e ſe avanti a’ tempi di Niccolò I.
il Siracuſano godeva il titolo di Arciveſcovo , e riceveva l’ or
dinazione dal medeſimo Patriarca , ſembra poterſi con giu
ſta ragione inferire , che i Veſcovi della Sicilia , e le loro
Chieſe ſien ſtate trasferite all’ ubbidienza del Patriarca di Co—
;ſtantinopoli ſino da’ tempi di Lione lſaurico , e del malvagio
Anaſtaſio. Allora furono a’ ſublimi onori di Arciveſcovo in
nalzati i due Prelati di Siracuſa , e di Tauromina; il primo
c‘on ſuprema poteſtà ſopra gli altri della Sicilia, e il ſecondo
col titolo d’ onore ſenza ſuffraganei z .
17. Eguale a’ Veſcovi della Sicilia fu Pambizione di quei
della Calabria, e della Puglia, i quali per la ſoverchia cupi
digia d’onore, e per l’ ecceſſiva brama di titoli, ſi renderono
ſchiavi de’ Patriarchi di Coſtantinopoli, e ſ1 contentarono vi
vere ſotto l’ombra della. loro autorità . Prima di tentare illo
ro coraggio , volle Anaſtaſio ſcuotere la coſtanza del Veſcovo
di Napoli, per iſtaCCarlo dall’ ubbidienza-‘del Papa coll’ eſibi
zione del faſtoſo titolo di Arciveſcovo . Mentre quella Chieſa
reggeva il Veſcovo Sergio eletto per opera di Giovanni Duca,
fu da lui circonvenuto , ed invitato a ſeguire il ſuo partito nel
' turbamento delle coſe , in cui erano gli ſtati dell’Imperio per
gli editti di Lione lſaurico . Gli eſibi il titolo di Arciveſcovo ,
' come certo contraſſegno , ed argomento della ſua amiſtà, e fi
curo pegno d’ altri più ſublimi onori, aiquali, col correr degli
, anni, e coll’ aſſiſtenza Imperiale , l’avrebbe agevolmente ſolleñ
vato . Acconſentì Sergio all’ inganno, che non aveva cono~
ſciuto . Ma fortemente ripreſo da Gregorio llI. fu obbligato
adaſtenerfi da quella vanità , come ſcrive Giovanni Diacono
nella Cronaca de’ Veſcovi Napoletani colle ſeguenti parole : Hic
(Sergius) dum a Graco‘rum Pontiſice Arcbiepiſcopatum nonciſceñ
rctur ,
[z] Albe rt. Piccol. de antiq. jur. Ec-
ſcripta”: rcflcrinturfi‘hcodarux ("g-c.
cleſ. Sicula capa-5. An , quad cm”
1'” N-'MM H- Synodo Theodor. Catanz- EPÌ/ì‘aſmſ' familiam duniſſc oi—
Metropoli”: ſit :xi/[imam: P ,idde
Pirrum toa. lib.1. nota t. de Ca-z
ta nenſi Eccleſia .
ſusſit , ac picriſquc in locisſic dc c0
[1-] Jo: deJohan. diſſettatm n.18.
IN'ITALÎA LIB.I. CAP.IV.
1,,
'Î’etm' , ab .Anti/lite Romano corre-pt”: , *nexium imPetraw't . lllu..
ſ’tra queſto teflo il Muratori 1 , il quale oſſerva, che Anaſtaſio
`.a fine di ſcemare la gloria del Sommo Pontefice , pensò di
trarre dolcemente alla ſua amiſtà il Veſcovo di Napoli . Vi—
.de ”mic qflìbmrartibm Patriarcha C'anſtantiflopolitanfl: uſurpa
re Romano Panifici , ac i” ſua”: ditiouem tra/;ere Neapolimflw
ram Epiſcopamm moliſe!” , ”empe oblato Archiepiſcopi tim/0 .
Nell/ze ſibi ab [zz-{ſce illecebri: cawit Sez-giu: Epiſcopm ambitiouir
ſpirit” uffi”: ſed ex Èfoamze Diacma diſc-im”: eflmdem reſipuiffe,
ac in irritflm ceffiſſe Gmcomm conati” , obſiflente Papa .
Ma i Veſcovi della Calabria, e della Puglia , lung-i dal
calcare le orme del Vèſcovo Sergio , il quale non ritenne , che
poco tempo il titolo d’ Arciveſcovo , furono più facili ad eſſer
ſedotti dalle luſinghe de’ Patriarchi, a ricevere con ſomma
brama gli onori di Arciveſcovi e di Metropolitani , a rite—
nerli con molta coſtanza, e a continuare nella loro ubbidieſh
Za per lo ſpazio quaſi di trecent’anni. Fu dichiarato Primate
della Calabria l’ Arciveſcovo di Reggio con autorità, e giu
riſdizione ſopra tredici Veſcovi ſuffraganei , i quali foſſero da
lui conſecratí, a condizione però di dover egli ricevere l’im
1 poſizione delle mani dal Patriarca diCoſtantinopoli , come nar~
ra la Cronaca delle tre Taverne preſſo 1’ Ughelli z . Per illml
itaqfle temp”: cm” tom Calabria , ó* Lucania Provincia Con/la”
tíflopolitano ſubdíta erat Imperia, omne: Eccleſia , ó- Epiſcopamr
ìpſim Pro-vinci‘: , .Metropolitane Eccleſix Rhegiflx ſubjacebant .
‘Metropolitam” *però Rhegiì per Wim, ac damixatioflem Grwcorum
a Conſtantìflopolìmno Patriarcha conſecratioflem babeba: . Mi è ba..
flantemente noto , che le coſe ſcritte in queſta Cronica ven
gobo cenſurate da dottiſſimi autori, i quali ſono d’ avviſo , eſ..
ſere flate dettate da Roggerio Diacono di Catanzaro , il qua
le tratto da una cieca affe'zione verſo la ſua v’Patria, ſiaſi in
gegnato conciliarle credito e ſtima con favoloſi racconti a
ſuo talento inventati, con palpabili inveríſimilitudini indegne
d’ un ſaggio Storico, e fino con turbare l’ ordine della Crono~
logia: nondimeno , ove ragiona della diſpoſizione della Chie—
ſa di Reggio , e de’ ſuoi ſuffraganei coerentemente alla no
`vella di Lione, e agli Scrittori quì ſopra lodati , non ſi dee
di tale Cronica ſpregiare l’autorità . lGreci pertanto non fer
mandoſi nella Chieſa di Reggio , cofiituirono anche Metropoli
quella
l
[I] Muratori renitalic. to.r.par.z. &
toa. pat-.z. in adnotat. _adJoannem
Diac.de Sergio xXXVII-Neap.Epiſc.
[2] UgheU-de Epiſc-Cítîffl-P-PÎSSU
‘160
.DEL RlTO GRECO
quella di S. Severina con le medeſime leggi - e al Trono di
I
lei attribuirono cinque Veſcovi . A quella d’Otranto, che era
Città al greco Imperio ſoggetta , non furono dati ſuffraganei ,ì
ſe non che l’anno 968. Che però intornoaqueſti tempi di Lioñ'
ne lſaurico foſſe la Chieſa d’Otranto unita al Patriarcato di Co
ſtantinopoli, e per diſtinzion d’ onore decorata col titolo Ar-~
civeſcovile , appariſce dal catalogo delle Chieſe dipendenti dal
Trono di Coſtantinopoli , formato dall’imperador Lione il 8a—
piente (come nel decorſo vedremo) l’anno 887. , in cui la
Sede d’ Otranto è poſta nell’ordine 55. , e nel numero delle Meñ
tropoli prive di Veſcovi ſuffraganei . Se nel ſecolo rx. queſta
Chieſa, colla prerogativa di Metropoli fu con editto dichiara.
za flabilmme fiſſa , e dipendente da’ Veſcovi di Bizzanzio :
poco men che di certo potiamo argumentare , che lungo tcm~
po avanti foſſe ſtata temporaneamente fregiata di queſt’ onore .‘
Sembra c`oſa ſimile al~ vero, che come Città principale della
Puglia dominata da’ Greci , foſſe ſtata ſublimata a tal grado
nelle turbolenze eccitate da Lione lſaurico, o poco dopo.
1,8. Commeſſi i Sommi Pontefici da’ ſentimenti di giuſto’
ſdegno Contro dc’ Greci per si patente tirannia , e sfacciata uſur—
pazione delle Sedi Veſcovili , sì dell’lllirico, come delle noſtre
Provincie , non ommiſero di paſſarne le doglianze , e richiedere
la reſtituzione da’ greci lmperadori , non ſolamente de’ patri
monj , ſecondo il tenore delle lettere di Adriano e di Niccolò I. ,
ſopra traſcritto; ma ancora delle Chieſe da’ Patriarchi rapite ,’
come ora diremo. Adriano I. adunque eſortando l’anno 785.'
con le maniere più efficaci alla reſtituzione del mal tolto, Co
ſtantino , ed Irene; intorno alle Chieſe , che non eſprime in par—
ticolare quali ſìeno ſtate , confuſamente loro ſcrive così: Im ,
c'g- conſt-orario”: Arcbìepiſt'opomm, ó- Epíſhoporflm , ficati olim
”a con/lat traditio, ”uſim Diwceſi: exiſtmtes , canonicè , SME?”
Romana' noſtra reſtimrwtar Ecole/lx . Ma ciò , che non eſpreſſe
Adriano , lo dichiarò in parte Niccolò I. , il quale ſcrivendo
l’anno 860. all’lmperador Michele, dopo aver enumerato le
Chieſe Orientali, che formavano la Dioceſi del Papa , ed era
no ſtate occupate dal Veſcovo di Bizzanzio l, paſſa aquelle di
Napo-u_
[i] Opartet cui”: velina” Imperiale
'
Eccleſia bobm? , ”Iſn't temporilzu:
dec!” , quod i” omnibus Eccleſia/h*-
reſìaararc dignemim: quattrini: ai..
ci: utilitatìbur Tiger! audiw’mm ,
”M , quam ;io/Ira Sed:: per Epif
flt antiquum 11mm”, que”: ”oflra
Tapas ”ſh-it ippartibm confinato:
babi-it q
IN lTALIA LIB.I. CAP-1V;
1‘:
Napoli , e Sicilia . Fra queſte non ci preſenta , che la ſola Se.
-de -Siracuſana , il cui Arciveſcovo , ſe dal Patriarca di Coſtan~
tinopoliricevuto aveva la conſecrazione nel paſſato , pretende,
che in avvenire ſi preſenti a tal effetto in Roma per ricevere
l’ impoſizion delle mani dal Sommo Pontefice . Inter iſta , ó
ſflperim ditì‘a ‘vo/mm”, at conſècratio {ſiracuſa-*10 Archiepiſcopo
-floſtra a Sede impendamr, i” traditio ab Apoſtoli: inflitflm nulla..
tem” ”oſtrir temporibu: violet” . Non è da maravigliarſi , ſe il
Papa tra le molte Chieſe delle noſtre Regioni, che ſi erano ſol~
levate contro al proprio Metropolitano , e contra di luiarma—
te, di quella ſolamente di Siracuſa domanda eſſere reintegrato;
molti eſſendo i motivi, che lo hanno rattenuto dal richiedere
la reſtituzione delle alt-re . Primieramente le Provincie della
Puglia, e Calabria , l’ anno 860., in cui Papa Niccolò ſcriſſe
l’ indicata lettera, erano miſeramente travagliate con le armi;
e con aſſidue ſcorrerie , ſtragi, e rapine crudelmente combat~
-tute da Saracini . Se queſti talvolta. poſti in fuga, ſi ritiravano
da qualche angolo che avevano poc’ anzi occupato, lungi dal
-deporre la lor ferocia , proſeguivano a ſaccheggiare le Provincie;
nè ſcorreva lungo tempo, che non ſi lanciaſſero di nuovo con
maggior furore ſopra le perdute Città , indi diſcacciandone -i
-Greci. Tenendo in ſoggezione le greche milizie , :non laſcia
vano reſpirare ñi Paeſani dalle continove ſcorrerie . A frenare
il loro‘imp'eto, non baſtando le forze ordinarie de’ greci pre
.fidj , _,che veglia-vano sù la difeſa della Città, fu obbligato l’lm—
perador Baſilio a ricorrere a Ludovico ll. , da cui ottenne l'an
no 870. truppe auſiliari, onde difeſe leſue Provincie dagl’ in~
'ſulti di quei barbari, e ſconfiſſe tre loro generali r . Di quelle
Chieſe ad—unque, che dalla tirannide de’ Saracini erano oppreſ
ſe , avrebbe vanamente il Papa richieſto la reſtituzione dai greñ
co Imperadore, il quale o non le teneva ſotto il ſuo potere,
o n’ era indi frequentemente allontanato; in guiſa che, per ri~
ſtabilirſi nel dominio delle perdute Città implorò l’ altrui ſoc~
corſo.. Oltre a queſte coſe , ſtudiavaſi il Sommo Pontefice, e
portava premuroſo impegno di ritirare dall’ubbidienza del Trono
X
babiiit , ”Melia-et Tbeſſalaniccnfcm;
qui' Roman-c Sedi: vice”; per Epi. mm onere!” , Epiru‘mquc MW”: ,
atque [[[írÎHHN, Macedonia”, Tbrf-
ſaliam , Arbajam , Daria”) ripm-
ſu” , Decidi/[qu: ”Nditcrramaw a
di
Mmſiam ', Dai-dani”; , Pra-WH”;
Beato Petra Apo/talora”; Principi
contradiccrc null”: prdſkmat . Apt
Harduin. d. to.5. col.n.6.
[1] Víd. ſup. cap. 1.11.27.
,5,
DEL RITO GRECO
di Coſtantinopoli, l’ Arciveſcovo di Siracuſa , e ridurlo nel di*
ritto ſentiero . Poiche fra gli altri Prelati italiani , iqualis'era
no abbandonati al funeſto deſtino d’ aderire a' Greci, avendo
Colui alzato baldanzoſo il capo contro alla Chieſa Romana,
conculcata la ſua giuriſdizione , e fatto gran rumore in Coſtan
tinopoli tra gli adulatori di Fozio; ſaviamente giudicava , che
renduta alla Chieſa Romana l’autorità. di conſecrare l’Arciveſco
vo di Siracuſa , ſarebbe rimaſo infiacehito l’orgoglio del Veſ-ñ
covo Bizzantino , e avrebbono ceduto alla giuriſdizione di lei
gli altri Veſcovi della Sicilia, de’ quali il Siracuſano attraver~
ſava le buone diſpoſizioni verſo la Sede Apoſtolica . ln riguar
do poi a quei della Calabria , e della Puglia , è da oſſervare di
vantaggio, che obbligati eglino più dal timore incuſſo loro da’
Greci, che dall’ambizione d’ onori , e de’ gradi eccleſiaſtici,
s’ erano dati a quel Patriarca. Per la qual coſa tenendoſi in
ſilenzio , non oſavano alzar bandiera contro al Papa , come
l’ Arciveſcovo di Siracuſa; ma attendevano propizia l’ occaſio~
ne di ritornare come prima alla ſua ubbidienza . Finalmente,
che le Chieſe della Puglia, Calabria , e Sicilia ſieno ſtate ren
dute dipendenti dal Trono diCoſiantinopoli quandoi patrimo
nj della Chieſa Romana furono attribuiti al fiſco , cioè, circa
l’anno 730. non oſtante che Niccolò l. abbia fatta menzione
ſcrivendo all’Imperador Michele, del ſolo Arciveſcovo di…Si
racuſa, è opinione comunemente ſeguita da chiariſiimi Auto
ri. Tali ſono Criſtiano Lupo, de Marca , il Pagi, e il Toma
ſìno , ai quali ſi può aggiugnere il recente ſcrittore del codice
diplomatico della Sicilia I .
19.
Pertanto non il ſolo Veſcovo di Siracuſa, ma molti
altri della Sicilia , della Puglia, e Calabria traſſe alla ſua divo~
zione Anaſtaſio Iconoclaſta e Patriarca di Coſtantinopoli affin
d’ ingrandire la ſua autorità nell’ Occidente . Gli decorò con
iſpecioſi titoli di Arciveſcovi, egli luſingò colla fallace ſperan~
za di far loro godere d’ una ſpecial maniera , ifavori della cor—
te . l Succeſſori d’ Anaſtaſio impiegarono tutte le Idro arti, e
le loro macchine per dilatare, ad eſempio dilni, iconfini della
loro poteſtà , o con ſoggettare tutto giorno nuove Sedi Veſ~
covili al proprio Trono, o con mandare da Coſtantinopoli
nuovr
[i] Chriſt. Lup. ad vu. Gamer-Cone:
diſcip.Eccleſ. pal-.r. lil”. cap-18.
cap.8.De Marca de concord. Sacer-
n-9- Johann- de Johan. Comdiplom
dot. , St Imper. [ibn. cap.l. Pagí
ad au. Chriſti 7 go. n-u. Thomafin.
Sicil- toa!. pag.”
m IT‘ALIA LIB-l. CAP.1V.
;5;
nuovi Veſcovi Greci a governarle , o finalmente con aſtrigne~
re i Paeſani a portarſi cola, per ricevere da eſſi nel rito greco
le ordinazioni. Tra gli altri Patriarchi , ſegnalò Fozio ilſuo
ardire contro alla Chieſa Romana, della cui autorità fu ſem~
pre mai giurato nemico . Privato della Cattolica comunione per
mezzo degli anatemi fulminati l' anno 881. da Giovanni Vlll.,
come quegli , ch’eraſi dichiarato ribelle al Capo viſibile della
Chieſa , ruppe ogni argine alla moderazione , alla modeſtia , e
al riſpetto . Sparſe falſe accuſe contro' ai Papi, eccitò tumulti
nell'Oriente, e riempie di clamori le Regioni Occidentali della
Puglia , Calabria , e Sicilia , nelle quali la potenza de’ Greci era
riſtretta; uſando tutti gli artifizj , e adoperando tutti i mezzi
per allontanare molti Veſcovi di quelle dalla ſoggezione , che
profeflàvano alla Chieſa Romana . V’è giuſto motivo di cre
dere , che il favore della corte facilitaſſe i ſuoi perverſi diſe~
gni, e gli 'riuſciſſe ſcuotere la loro coſtanza o col conferma
re quei, che vacillavano nell’ ubbidienza al Trono di Coſtanti~
nopoli , o con trarre altri alla ſua divozione . Diede fine il
malvagio Fozio a’ ſuoi giorni dopo l’anno 886. nel monaſterio
Harmoniano . Ma non reſtarono con la morte di lui eſtinte
le controverſie di giuriſdizione , intorno alle Chieſe ſuburbica—
rie. Anziper render più autentica , e ſolenne la dipendenza
dal Trono di Coſtantinopoli , delle Chieſe rapite nel ſecolo vm.
al Romano , Lione il Filoſofo pubblicò nel ſuſſeguente ſeco~
lo 1x., e preciſamente l’anno 887. una legge inviolabile cir—
ca la loro pertinenza al greco Patriarca . La ſerie ſucceſliva
delle coſe, la conneſſione dell’ argomento , e l’ordine della
cronologia mi porta a favellare quì appreſſo dell’ indicata no
vella , ad eſaminare il tenore di lei , e a produrre le altre leg
gi, ſopra un tal ſoggetto divulgate da’ ſuſſeguentilmperadori,
e inſerite nelle loro compilazioni da’ greci Canoniſti , i quali
per deprimere la giuriſdizione del Sommo Pontefice , non ſi
ſono recati a ſcrupolo portare in trionfo, con perpetua in-~
famia del loro nome , le tiranniche uſurpazioni, e gli ambi~~v
zioſi acquiſti de’ Patriarchi di Bizzanzio .
'\
K
`~-\i“ \~u~
X a
CAPO
164.
DEL RlTO GRE'CQ
CAPO
V.
Le Chieſe della Sicilia , Puglia, e* Calabria, per le coſtituzionì~
de’ greci lmperadori , rimangono ſtabilmente dipendenti
dal Trono di Coſtantinopoli. Moſtruoſa autorità
uſurpata da quei Sovran-.i nel regolamento
dell’ eccleſiaſtica diſciplina .
SOMMARXO.
z‘:
Greci ImPeradori , confuſi) .
l’ ordine della diſciplina ,
diſpongono altamente del Sa—
cerdozio del pari,cbe dell’ Im—
peria . Abbomìne'vole e la~
ſìnghiera opinione di Deme
trio Comateno Arciveſcovo
di Bulgaria , il quale 0/a at—
tribuire all' autorità Impe
riale tutti i diritti , che pro
prj ſono della potejlà Sacer
dotale, ſolo ſacrificandi ex~
cepto miniſterio,
z Vario ſentimento degli altri
greci Canoni/li ſopra l’ in
gerenza dell’ imperadore ne*
gli affari Eccleſìaſtici .
*3 I Patriarchi di Coſtantinopoli'
hanno contribuito con la lo—
r0 adulazìane a tale moſtruo
ſítà .
4- Diſordíni cagionati nella)
Chieſe d’ Orient-e dall’ inge
renza degl’ Imperadori nel
regolamento dell’eccleſìaſli
ca diſciplina .
5' I Patriarchi di Coſtantinopolí
ottengono dagl’ Imperadori
ſlabilmente la dipendenza dal
loro Trono , delle Chieſe-ſot
*uu/gate in tutto l’ Imperia
Orientale .
6 Della novella di Lione il Fi—
loſofo promulgata l’an.887.4,
e del numero delle Sedi ſog
gette nell’ Oriente al Trono
di Coſtantinopoli ,
7 Della diſpoſizione delle Chieſe
.
della Puglia , e Calabria ,
che leggeſi in detta not/ella .
Opinione degli Scrittori ſo
pra inomi de’ Veſcovadi im‘
eſpreſſì di Binone , Tour-ia—
no , Locri, Amantea , Na~~
poli, eMeſſina .
8 Della diſpoſizione delle Chieſe
della Sicilia compreſe nella
medeſima.Dei due Arci-peſco—
oi Siracuſano con autorità
ſopra tredici ſuffraganei , e
‘Cataneſe diſol onorc.Percbè
Siracuſa ſia ſtata preferita
alle altre Chieſe della .Sicilia
nella dignità di Metropoli .
Delle .SediVeſc-oaili una *vol
ta a le:~ ſottopoſle, ora ſop
preſſe , cioè , di Tauromina,
Cronio , Lilibeo , Trapani,
tratte dal Sommo Pontefice ,
Aleſa , Termine , e ?inda—
ro . Della Chieſa di Malta
ſuffraganea di ,Siracuſa .
per mezzo delle leggi di`
9 Della nowella dell’ Imperador
Andra
îNITALIA [IB-I. CAP.V.`
16,
‘Amir-Mico pubblicata l’ aa-
dimoſtra eſſere parto d’ una
”o 1292.
`
'xo Della dejerìzione delle Chieſe
dipendenti dal Patriarca di
Coſtantinopoli , formata da
Nilo Daxopatrio greco Ar-
Scrittore bugiardo , e ripíe..
”o d’ odio e di liwre verſo la
Chieſa Romana .
Il Di altre deſcrizioni delle me
deſìme Chieſe compoſte da al:
chimaadrita -Calabreſe . Si
‘1.
-
tri, greci Canoni/fi .
`
ON contenti i Patriarchi di Coſtantinopoli d’aver uſur~`
pato nella diviſata maniera , la 'giuriſdizione de’ Pas
‘PÌ 1 e d’aver ſollevato ad alti gradi della Gerarchia eccleſia
ſtica alcune Chieſe della Sicilia , della Calabria , .e della Puglia :
renduti più audaci , e faſtoſi per la potenza Imperiale , preteſero ,
che i Veſcovi di eſſe doveſſero ſtabilmente riconoſcerli per lo
ro Metropolitani , e in avvenire ubbidir loro in tuttociò :che
-riguardava lo ſpirituale . Affidavano tutti i loro diſegni nell’aura
della corte 'Bizzantina , ch’era l’ unico loro ſoſtegno, e ſicura
guida all’acquiſto di maggiori onori, e al dilatamento della
giuriſdizione. lìgreci lmperadori attribuendoſi maggior auto~
rità ,di quella,- che poteſſe loro convenire, ſi arrogavano una
ſupremaqpoteſtà ſopra gli affari ecclefiaſtici , ſtendendola oltre
ai confini del loro potere . Non eſſendo paghi di diſporre al—
tamente delle coſe dell’Imperio , vollero , oltre ogni diſcreta
miſura , impacciarſi in quelle del Sacerdozio , regalando con
pari ſovranità , e l‘ une , c le altre . "Con. una ſuperba maſſima ,
la quale oſcurò il loro nome , e mandò in rovina i loro po
litici affari, miſuravano le coſe della Chieſa con quelle del Re
ſgno; e idiritti, e le dignità delSacerdozio avviluppavano colle
ragioni‘ dell’ Imperio. Confuſo ognio'rdine di diſciplina, s’era
no preſi l’ arbitrio di creare, e trasferire i Veſcovi, come loro
piaceva. Preſedevano ai Sinodi, e loro davano forza e vigore;
volendo che le controverſie di Fede fi riſolveſſero alla loro pre—
ſenza , e a loro modo_- Pnbblicavano le leggi, e componevañ
no gli ordini eccleſiaſtici. Sovraſtavano alle liti, e ai giudizi
de’ Veſcovi, e de’ Chierici : all’ elezioni che dovevano farſi:
e. ai ſuffragì che fi dovevano dare nelle Sedi vacanti . Trasfe—
'rìvano i Veſcovi da una Chieſa ad un altra abbaſſavano , ed
innalzavano le Cattedre a lor modo , diſponevano i gradi ed i
Troni per la Gerarchia , e partivano a lor piacere le Dioceſi .
'Tutto uſciva dalle lor mani, e‘ tntto dall’ampliſiima poteſtà ,
'che s’ erano arrogata, dipendeva. _Si laſciavano troppo portare
'
dai
166
DEL' RITO GRECO
dai conſigli de’ loro domeſtici minimi‘, e.adulatori Palatini;
ai quali affidavano gli affari della Chieſa , e per cui opera ri
manevano bene’ ſ’eſſo- oppreſſi , colla retta Fede. , i' maggiori
difenſori di eſſa . on avrebbono Certamente tanti autori dell’ere
ſie inſorte nell’ Oriente , ſoſtenuti i- loro errori con faſto e ſu
perbia, nè avrebbono-cagionato-tanti torbidi nella Chieſa , ſe
non aveſſero trovato un forte appoggio alla-Corte di Coſtan—
tinopoli , che per lo più fu ſolita ad impegnarſi a favore de’
malvaggi. I Patriarchi, e'i Veſcovi in vece d’ opporſi, e al*
zar bandiera contra l’uſurpata giuriſdizione , e contro a sl mo~
ſtruoſi progreſſi; come a Coſtantino lmperadore s’ oppoſero per
queſta cagione, Atanaſìo Aleſſandrino, Oſio di Cordova , lla
rio di Poitiers , e Liberio Papa; a Valente, Baſilio , eGrego
rio Nazianzeno; e a Valentiniano Il. S. Ambrogio: altamen
te dichiarando , che i‘ Principi laici non-poſſono ſenza ſacri*
legio impacciarfl nelle materie di Religione riſerbatefl unica~
mente al giudizio e all’ autorità de’ Paſtori delle Chieſe . Que
ſti novelli Veſcovi tratti da una ſtomachevole adulazione*s’im~
pegnavano oltre miſura a ſecondare i diſegni imperiali , e ſi
mettevano alla teſta del loro partito; non curando oltraggiare
in tal guiſa la propria autorità, purchè foſſero inveſtiti de' Veſ—
covadi , de‘ Patriarcati, e d’altri onori; ben ſapendo, che non
per altra mano , che per la loro potevano eſſere ſollevati a’
primi gradi dell’eccleſiaſtica Gerarchia . Demetrio Comateno
Arciveſcovo di Bulgaria Autore nel ſecolo xm- , ſcrivendo a
Coſtantino Cabaſìla Metropolitana di Durazzo, portò tant’ol~
tre la ſua adulazione in depreſſione della libertà eccleſiaſtica ,
e a vantaggio dell’autorità Imperiale , Ch’ ebbe l’ardimentodi
attribuire a queſta tutti i diritti, che convengono al più ſubli~
me grado del Sacerdozio, jblo ſacrificana'i exe-ep” miniſteri:: .
Non ſ1 può udire ſenza orrore la propoſizione , che gl’ Impc.
radori , toltone il ſolo miniſterio del ſacrificare, doveſſero eſ
ſere riputati i Monarchi , e iPreſidenti delle Chieſe . Giovami
traſcrive le ſue parole l : To:` ”rod-ru 05” , ai; e’4'7rolusv, ”iRev
aus yo'vn Bot-MNT; WMF!” ’Ext-c pie-ratNxoÉ-r-rswn 19 xmvonyetſſu . o‘
Barſhs‘öç 'yu'p, oioc xowo‘s 123” EnxÀna-iö” Eriçflyovoc'pxnç 19 (51)"
19 o’voluocèóywo; , E”; a"uvoBmoG; yvaifzms Emy-arci?, >9 'm‘ 117,00; 'rotti—
-rouç xapz'èsr-.u. ’ uÀnrmçmcx‘; 'TDLEK p'uOpu'Cc-Î , 19 yo‘uoeg-Î-Q 13‘,?
79 ?roÃn-H'çc T5” TZ Riff-Laws:. valuti” , 19 31mm‘ ’Ema-xo'flwu ig
KM*
[1,] ApJoan-Leunclavium ju:. Grzc. Roman. lib.5.pag.grz,
-
IN _IT-ALIA [IB-'L CAP-V4
:67
KMpmö‘v, 19 ?ſpo'aye xflptvourö” xl-n'cpoz; ’ExxÀflauöv. Évdyc-t ‘Se' 19
cia-o' EMI-nov@ 74,15; ai; p.54' om . Bim-132;, dm‘ ’Bramante-"ir e45
Wrr o'7roÀw, "i oZvSpo'; oipsm‘v, i) 7ro'7uv ”Mv ... 19 ai; iz@- 557167”,
777V”; yo'vou ”E ispspyéiy , ‘m‘ Àom-oc‘ 'Apxiepocmccx‘ rpovófaowc a-ac
pí-Ìç Pixon/{H o‘ BocmÀs'ös, Ep' ai; ?ſpal-rm portino-;n 19 xavomös .
.Sola ÌgÌtllr, ”t diximm imperatori:: jaffio mutafldi haec‘mno'uan
diqfle , poteſtatem habet : (aveva poco prima favellato della traſſi
lazione de' Veſcovi da una Sede all’altra) Imparato? enim, i”,
communi: jl/[omzrcha Eccleſiarum etti/lem- C5’ ”om-"MMÎ, WWW*
libia' prceeſt ſefltefltiis , ó- robur tribuit , eccleſiaſticor ordine: com~
Poni! , ó* lege”; dat Wim, puliti-equa ii: , qui Altan' ſerwimzr:
hpc ampli”: . ?radici-i: Epiſcoparzzm , Clerìcommque , ó* 'vacanti-WM
fede/121mm ſtzffragìit . E minore etiam bonore ad majarem reda
clſih
ab Epiſcopam ad Metropolim: 'vel ‘vin' *virtutem , *nel cini
ratem fumare efficient- . . . . ó- ”: *verbo dica”: , ſolo ſacrificandi
excepto miniſterio , reliqua Pontifica/ìa privilegia Imperatorſà
piettter ”prieſt-”tar , quando legitimè , canoflieèque agit . Si valſe
gli queſto ſpecioſoteſto Ugone Grozio nel ,trattato , cui diede
il titolo , Piera: 'Ordina-m Hollandia , per attribuire la mede
fima autorità al Magiſtrato d’ Ollanda ſopra i Predicanti Cal
Yiniſti .
.
' 2.
L’ uſo frequente di queſta moſtruoſa giuriſdizione , e l’in
tereſſata adulazione de’ Prelati delle più coſpicue Sedi d’ Oriente ,
i‘ quali con gran plauſo altamente commendavano , e promove~
Llano l’ ingerenza degl’ Imperadori negli affari eccleſiaſtici , fe
cero paſſare all’autorità di legge si rei , e deteſtabili abuſi .
Teodoro Balſamone 1 reca in compendio una Coſtituzione di
Aleſſio Comneno , il' cui oggetto non è , che ſtabilire ſopra il
SacerdOZÌOa l’ autorità Imperiale - 'Eos-niro” einen -rſcä Boca-AH";
ſono ſue parole , ?poeìpt'ocs Opo'vov 7067; ’EuÀna-Ious xapi'ètreou , 19
*1-025 ’Ema-:tonde , :i *1-025 ’Apxismwxoz'a‘s c-ſ’s purpozóÃe-is‘ vivai-ya”,
39 7-02 mp3‘ 113” xLiicpc-w 0:67:31!, ` 'r'ñs &Nut; &Etienne-ea); 6707-07073»
:tot-rec‘ 'tti adv-05 OsſſÀnluocquì ;HT’OÈlCOfX-Ì'WP 7rp0`s 'wii-ro Ex wi) xowo'vos
”E BloPlCOME'DOU , cpvÀa'Î--rea-Oou *rip trurpoſſdÃe—nu‘ ;tot-ni TB; ‘up-”9557”
?l'io-norris TPOTO'D‘TN adr-:ñ @5362» BIM-tot . IMP"TWW’* Permiflhm
cſſe , [ar-efficienti” thromlm Eccleſiir largiri , ó* tam Epíjì‘opatm ,
quam Arcbiepìſcopatm i” filetropoles erigere , quizque pertifleant
ad elefíiofles i” ii: fac-fendi” , cxteraqxe refiè cotejiítttmda , pro
_
"
’
libi
[i] Apart-eum!. nb*** Pig-’3h'
Iibitoſao diſpone-re ; citra alla”: canoni: illia: impedimentam, qaí
decerm‘r , at ſaloa ſinrMetropoli jara ſua, qua- i” Epiſcapata: bau
”ore aaffa jamſfriderahabet. Queſta temeraria, e ardita maſſima.
non è paſſata ſenza contradizione d’altri Greci più ſaggi , e alieè
ni dalle bugiarde inſinuazioni , i quali hanno condannato l’au
dacia
di coloro,
che con
sl abominevoli
l’auto~
rità Imperiale
, hanno
contaminato
i loro.luſinghe
ſcritti ,` verſo
e le loro
perv
altro erudite e preggievoli opere . Tra gli altri , contro agli
adulatori di ſua Nazione , vibra la cenſura Simeone Teſſalo
nicenſe , tuttochè ſciſmatico , intorno al preſente argomento
cosi ſcrivendo :gl/?ram illa `rio” :am ab Imperatoribas , q’aam abſ
adulatoriba: ſiam, qai eo: -bamam’r *verbi: falſa perſaaſione cam
mina”: admajoraperpetmada 1 . L’ innalzamento delle Sedi Veſ~
covili a? più ſublimi onori, l’abbaſſamento di altre a’ gradi in—
feriori , la depoſizione de’ Veſcovi dalle loro dignità , la fre-q
quente loro traslazione da un Trono all’altro , pro'ccurate da~`
gli imperadori con ingiuria dell’ autorità della Chieſa, di cui
roveſciavano la più antica e venerabile diſciplina , moſtrano con
chiarezza , che- non riſedendo ne’ Patriarchi', che il ſolo no—
me di giuriſdizione tanto miſeramente diminuita , e ridotta
quaſi a nulla , aveano queſti intera dipendenza dalla volonta
Imperiale ,come a noſtro propoſito riflette il P. Gretſero ² è
Vida: hic irídem a0” Patriarcham , ſed lmperatorem ſuiſſe Grieco-1
rum Papa”: , qai arbitrata ſao Metropolitana!, ArchiepijboPor ,_
EPÎſcopor ponebat , Có- depoaebat; é* quaſi pila: modo i” 1210M;
modo in 'il/am Iocam jaèîabat ; cajas rei calpam ”emo alias ſafliſi
mbar , ”iz ;pſi Graci , qai imperatori jim ſerwiliter adalaater.;
omnia p ei, prater _lacrificandi poteflaz‘em , cçacefſerant . Nel leg`
gere queſta ſpietata cenſura il P. Giacomo Goar, il quale non
ſapeva che prendere in buona parte le azioni de’ Greci , non
potè diſlimulare il ſuo diſpiacimento, onde ſoggiugne: Gretñ.
ſera: ſari: acrior i” totam Graciam ira-uebitar ~, ‘qaam , propter
tramlata: Tel mutata: , ”e da”; amplificata: dignirater, Militaria
aa: le-viratis wide-rar inſimalare s . Male parole recitare de’ gres
ci Canoniſti , e di altri, che agevolmente potrebbono’produr..
ſi , unite a’ documenti della Storia eccleſiaſtica ,, giuſtificano ba~
ſtantemente le querele del chiariffimo Gretſero . Quì è da oſ.
ſervare, eſſèreſtatal’adulazione de’ greci Sciſmatici ciecamente
_ _
[i] Simeon. Theſſalonicen. De ſacr;
ordinat. cap-8
[a] Gretſero: in proem. ad recent.
_
ſegui~
Epiſcopat. Orient. notitias Leoni!
Sapientis:
i
[3] Goar in pruem. ad eumd trçflat,
IN ITALIA LIB.I.CAP.V.
.16',
ſeguita, e con ſommo ſtudio promoſſa dal Molineo , dal Gol—
daſto », e da altri eretici Giuriſconſulti , i quali hanno voluto
aſcrivere agl’lmperadori , e a’ Principi la poteſtà di diſporre
dell’Eccleſiaſtica diſciplina; attribuendo alla loro autorità il
reggimento della politla della 'Chieſa, e del miniſterio Chieri
cale . Sebbene alcuni Scrittori Cattolici hanno in apparenza mou
ſtrata abominazione all’ empie maſſime degli Sciſmatici , e degli
Eretici l ; eſſi nulladimeno poco o nulla lontani in ſoſtanzaſi
ſono fatti vedere dalla loro abominevole adulazione.: giacchè
hanno con ardore difeſa ne’ Principi la poteſtà di far leggi ecñ
cleſiaſtiche ſpettanti alla diſciplina Chiericaie. Opinione dimo
ſtrata apertamente faſſa da un illuſtre Scrittor Franceſe z con
validiflimi argomenti, e con ſodiſſìme ragioni.
z. E di vero , che abbiano più contribuito a tal-i diſordini
i Patriarchi con le loro adulazioni , che gl’lmperadori ſteſſi
col -faſto della loro potenza , imonumenti della Storia ne ſom
miniſtrano le prove . Fra gli altri , l’ invito di Nettario Patriar
ca , e la ripulſa dell’imperador Teodoſio , di tenere il ſuo
ſeggio nel Santuario della Chieſa di Coſtantinopoli nel tempo
de’ divini uffizj , è un convincente argumento di quanto ho
accennato . Sparſa in Milano la triſta novella dell’ orribile ſtra
gñe ſeguita in Teſſalonica d’ ordine di Teodoſio , mentre egli
s’avanzava alla Chieſa per aſſiſtere al Sacriſizio della Meſſa,
gli uſcì incontro S. Ambrogio fuori dell’ atrio , lo arreſtò , ›c
fecegli comprendere, che per la gravità del ſuo fallo , erain
degno di calcar quel ſuolo , e d’ alzare con gli altri fedeli a
Dio nel Tempio le mani ancor ſtillanti nel ſangue di tanti in
giuſtamente ucciſi . Gl’impedì coſtantemente l’ ingreſſo, e lo
fece tornare indietro . Dalle parole del Santo reſtò abbattuto
l’ orgoglio imperiale . Umiliato Teodoſio , e confuſo fece ri~
torno al Palazzo , dove diede principio ad eſpiar colle lag~ri~
me, il ſuoñpeccato, ed a placare con 'rigori'delſa penitenza,
il furore della divina giuſtizia . Dopo pubblica penitenza , -e
dopo eſſerſi aſtenuto otto meſi d’ intervenire alla Chieſa di Mi—
lano conſiderandoſi come Principe ſcomunicato , riportò ſi
nalmente da S. Ambrogio la rilaſſazione del vincolo della cen—
ſura del ſuo fallo . Venu-to il di ſolenne del Natale del Signo—
re , fu ammeſſo al ſacro Tempio . Giunta l’ ora , nella quale
doveva Teodoſio preſentare alla ſacra menſa i ſuoi doni, ap~
Y
[i] -Pctrus de Marca de concordia
libfl. cap-to. x x. & u.
‘PTCP‘
[z] Anton. Charlas de libertat. Eccl.'
Gallic. to-t. lib.g, cap-10.11.61 u.
,7°
DEL RITO GRECO
preſſatoſi all’ Altare , e fatta la ſolita offerta rimaſe dentro ai
cancelli del Santuario; attendendo il tempo d’ eſſer fatto par
tecipe de’ divini Miſter] . S. Ambrogio avendogli fatto ſentiñ
re, che non era permeſſo , ſe non a’ ſacri miniſtri, lo ſtarſe—
ne nel luogo ſanto: inoltre, che la porpora-coſtituiſceiPrin
cipi , non iSacerdoti : e finalmente , che il Santuario non con
veniva agl’lmperadori; Teodoſio , com’era un Principe in
clinato alla Religione , e modello d’ una inaudita pietà , ſtata
ſempre del ſuo governo il più ſingolare ornamento , preſe la
rimoſtranza in buona parte , e fece nel tempo ſteſſo ſapere al
Santo Veſcovo, che non aveſſe attribuito a faſto , nè a ſpirito
di ſuperbia, l’elezione che aveva fatta del luogo tra icancelli
dell’ Altare ; ma all’ ordinario coſtume , ch’ egli aveva di ſe
dere ancorchè laico, con gli eccleſiaſtici nel coro della Chie—
ſa di Coſtantinopoli . Uſcl pertanto fuori del Santuario , e ſi po—
ſe fra i laici, dove il Santo Veſcovo gli ſe dare un luogo con
venevole al ſuo rango I . Ammaeſtrato l’ Imperadore da que~
ſti autorevoli avvertimenti, volle oſſervare in Coſtantinopoli
le regole di pietà. , che aveva appreſe da quell’ inſigne Prelato
in Milano . Tornato a quella Città, mentre un giorno di fe
ſta affiſteva a’ divini Miſterj nel gran Tempio ; poichè ebbe
preſentati alla Sacra menſa idoni , ſubito indi ſi ritirò . ll Pa~
triarca Nettario avendogli domandato la cagione di tal cam~
biamento di ſito , e perchè non foſſe teſtato dentro il recinto
del coro , l’ Imperadore ſoſpirando riſpoſe , aver da poco tem~
po a quella parte, conoſciuta. la differenza fra il Sacerdozio,
e l’lmperio: i confini dell’una , e dell’altra poteſtà: e i do~
veri de’ Sacerdoti, e de’ Prencipi z appena aver potuto tro—
vare un maeſtro , che gl’ inſegnaſſe la verità: non conoſcere
nel Mondo , ſe non Ambrogio , che porti , con giuſto titolo ,
il nome di Veſcovo , e ſia meritevole d’ un tal onore . Sono
queſti fatti riferiti da Teodoreto , il quale cosi ſcriſſe: Porro
piemtir regular, qua: a magno Antiſtite acceperat, reverſe: pa—
flea Corlſtantiflopolim , illic quoqfleſer'va‘vìt . Nam cum feſtm qui
dam die: ipſtzm demlo ad .Ecole/iam adduxìſſet , oblatir ad ſacra”
meuſzm mzmerìbm ſm': , flatìm abſcejſit . Cumque Ecole/[oe illim
Pofltifex NeEZarìm rogaret; qzzamob‘rem int”: uo” remaflſtſſet? ſu
fln'mm rcſjflondítt ‘vix tandem edoEZm‘ ſum, quid eſſet diſhrimiflir
inter Sacerdotem, ó* Principem: meritati: magi/fm”: *mx tandem
iam-:zi : mmm enim Ambra/iam ”072i , qui Epiſcopm dici merca
mr Q
[I] Theodore:. hiſt- Eccleſ. lib-5. CAP-18;
tar l . Gl’Imperadori adunque di Coſtantinopoli particolar.
mente quei, che hanno gOVernato l’ Oriente dopo lo ſciſma,
hanno proccurato unire nella lor perſona, con artificiola po—
litica , il diritto del Sacerdozio alla dignità Reale , per non.
dividere con alcun altro gli onori ſupremi, come autorevoli
Scrittori hanno oſſervato 3 . Dove ne’ primi tempi quei re
ligioſi Principi ſi ſtudiavano reprimere coll‘ autorità. delle *leg
gi, le rivolte dei perturbatori, affin di conſervare nel ſuo Vi**
gore lo ſtato delle Chieſe, tion facendo nuove ordinazioni in
torno alla diſciplina , e alle perſone eccleſiaſtiche , che prima
ſtabilite non foſſero dal Sacerdozio, e preciſamente dalla San
ta Sede, o col ſuo vconſenſo: negli ultimi ſecoli addivenuti i
Greci Sovrani ſoverchiamente curioſi , hanno intrapreſo ſopra
il Santuario; impegnando le forze della loro autorità per ro—
veſciare la diſciplina già ſtabilita dai Canoni , ñe per iſconcertac
re l‘ uſo dell'eccleſiaſtiche leggi , nel cui poſſeſſo i Veſcovi
Orientali, e gli ſteſſi Patriarchi pacificamente fi trovavano.
4.
A queſta autorità si altamente, ed ingiuſtamente uſur
pata da’ Greci imperadori nelle pendenze eccleſiaſtiche , alla
quale fi laſciarono ſpignere dalla loro aura ſovrana, -e dal proñ
prio mal talento , regalando le coſe del Santuario col loro ſol
parere , ſenz’ aſcoltare il 'giudizio della S. Sede , devonſi attri
buire i tanti ſconvolgimenti di diſciplina , idiſordini nella Re—
ligione , l’ oppreſſione de’ Veſcovi innocenti, e ogni altra pro—
cella , che ha agitata ñ, e commoſſa replicare volte la Chieſa
d’ Oriente . Sarebbe certamente queſta con evidente pericolo re—
ſtata aſibrta da tante 'tempeſte , ſe dall’ autorità Apoſtolica non
foſſe ſtata ſottratta dal profondo dell’errore , ‘e dal diſordine ; e
:ſe la coſtanza de’ Romani Pontefici nell’ opporſi alle novità in~
trodotte dall’ impegno de’ Principi ſedotti da’ loro miniſtri, o
intraprendenti ſopra le materie eccleſiaſtiche , e per loro indole
apertamente malvaggi ,v non aveſſe ſuperati gli sforzi della mon~
dana potenza . Non laſciarono i Papi di ammonirgli: non appar
tenere a’ Principi ingerirſì nelle coſe di Religione e delle Chieſe;
eſſere loro debito ſottomettere la propria volontà , non preferirla
a’ Sacerdoti del Signore ; dover ſeguire le loro deliberazioni , non
prefigere ad effi le leggi; e finalmente imparare da eſſi le coſe
ſacre , non arrogarſi l’autorità d’inſegnarle. Così ſcriſſe Feli—
ce llI. all’Imperador Zenone nellaycauſa di Pietro Moggo, e
z
di
[i] Theodoretus ibid.
cap.7. 5.7. Thomaſin.diſcipl. Eccl.
[a] Phileſac. de ſat:. Epiſcz ordinat.
par-t. [ib-[- cap-ja.
,7,
DEL‘ RlTO GRECO
'di Acacio da lui con cieco impegno difeſi , fino a far violenza'v
ai Legati Apoſtolici , e ad offendere il diritto delle genti 1 . Ma
perſeverando eglino nella loro contnmacia paſſavano di male in
peggio , diſcacciavano dalle Sedi Patriarcali iſanti Prelati cano~
nicameute eletti, vi ſoſtituivano ambizioſi uſurpatori; e difcn
devano con la loro autorità ſovrana quei, che da’ Sommi Pon
tefici e _dai Sinodi erano dannati , ſpogliati del Sacerdotale
onore , e privati ancora della Cattolica comunione . Tutto que..
ſto ho voluto dire, perchè conduce a far paleſe , che le intra~
preſe de‘ Veſcovi di Coſtantinopoli contro alle ragioni de’ Sommi
Pontefici nella Sicilia , nella Puglia , e Calabria , per tacere
dell’illirico e di tant’ altre Provincie, non meno devonſi rife
rire all' ambizione di quegli, che all’impegno de’ Principi, i
quali favorirono le loro audaci violenze , e le ingiuſte uſur~~
pazioni .
5. l Patriarchi adunque di Coſtantinopoli preſi dal timore,
che le Chieſe della Puglia , della Calabria , e Sicilia , giì artifi~
cioſamente tratte alla loro divozione nel ſecolo vm. per ope
ra particolarmente di Anaſtaſio lconoclaſta loro predeceſſore ,
poteſſero un giorno ſcioglerſi da una tal ſoggezione , ottennero ,
che per autorità imperiale ſi faceſſe una general deſcrizione , c
un accurato catalogo di tutte le Chieſe ſparſe pe ’l Mondo , ſulle
quali la loro giuriſdizione ſi ſtendeva . Fu loro principal diſe—
gno , che andandone in poſſeſſo con un atto pubblico , ſolenne ,
e munito dell’ autorità ſuprema, non ſolamente non vi foſſe in
avvenire luogo a dubitare della loro poteſtà ſopra di eſſe , onde
tutte egualmente reſtaſſero con fermezza affiſſe , e dipendenti
dal loro Trono; ma foſſero altresì chiuſe tutte le ſtrade a’ Som
mi Pontefici di poterle in decorſo di tempo riacquiſtare . Die—
dero un forte impulſo a queſti funeſti diſegni , e a queſte nuove
leggi, gli odj , e i rancori de’ Greci contro alla Chieſa Roma-.
na , nati in queſti medeſimi tempi, in cui fu la prima lmpe
rial diſpoſizione promulgata , cioè l’anno 887. Nel maggior
bollore dello ſciſma Foziano ardirono i Greci deſtare il loro ſpi.
rito , e coſpirare per tutte le parti a’ pregiudizj del Sommo
Pontefice , con abbattere e conculcare la giuriſdizione di lui,
con inſultare al nome Romano , che caricaron di contumelie ; e
con infiammare finalmente e gl'lmperadori a ſoſtenere ciecamen
te l’impegno de’ Patriarchi,e queſti a reggere il partito degl’lm
peradori, ad onta dell’autorità delle leggi . Gli uni, e gli altri
lieta-L
[2] Felix ILLEpiſhg. ad Zenonem ap.Labbè req-Concili
i ſi
IN lTALIA 113.1. CAP.V.`
,73
lietamente riguardavano i traggici avvenimenti, che coprivan
di lutto la Chieſa . Neſſun diſordine , tra i molti , che indi ne
nacquero, fu baſtante ad arreſtare il precipitoſo corſo del loro'
furore , e della loro ambizione .
6. Due furono i Sovrani d’ Oriente , cui fecero giuridica
iſtanza i Patriarchi, acciocchè ſtabiliſſero con ſonori editti .
con autorevoli leggi, e col peſo di pubblica autorità l’uſurpa,`
ta giuriſdizione ſopra le Chieſe della Sicilia , della Puglia , e
Calabria. Lione nel ſecolo rx. , e Andronico Palcologo nel ſe.
colo xiii. ln quanto al primo , Allatio r ha giudicato , che egli
foſſe Lione detto l'Armeno l’anno 813. Altri comunemente cre~
dono , che ſia ſtato Lione ſopranominato il Filoſofo l’anno 887. z
La coſtituzione è riferita da Leunclavio s tra le novelle col ſe—
guente titolo: Leoni: cognomeflto Philoſopbi . Difivoſìtio faEZa per
Imperatore!” Leone”; Sapientem: quem ordine”; haben”: Throw‘ Ec
cleſiarum , Patriarcbx C.P. ſitbjeffarm” . La medeſima è pur im—
preſſa dal Goar, e dal P. Carlo a S. Paulo 4 , dai quali l’ ha
traſcritta ,non ha gran tempo , Giuſeppe della. Motta nel fine del
ſuo trattato de Metropolitico jure . Veſti tre eſemplari di Leun
clavio , del Goar , e del P. Carlo a S. Paulo , non pure ſono
tra ſe notabilmente diſcordi ; variando ne’ nomi delle Città ,
delle Sedi Veſcovili , e del loro ordine; ma ſono eziandio di—
verſi dalla lezione dc’ Codici Vaticani tra loro non meno de’.
primi incoſtanti , evarj i . Si può ragionevolmente credere ,
che tanta diverſità e variazione ſia nata o dalle ſucceſſive mu
tazioni fatte dagl’ lmperadori , e da’ Patriarchi , o dalle giunte
de’ greci Canoniſti , i quali nelle compilazioni de’ canoni aven
do riguardo a’ tempi , in cui-ſcrivevano , abbiano formato a
norma di eſſi e ſecondo lo ſtato in cui ſi trovavano , nuovi
catalogi delle ſteſſe Chieſe; interpolando , aggiugnendo, o de—
traendo dall’ Imperial novella diLione il Sapiente . ll P. Carlo
a S. Paulo' è d’ avviſo, che l’eſemplare eſibitoci da Leunclavio
non ſia quel medeſimo , che pubblicò l’Imperador Lione : leg
gendoviſi alcune Chieſe Metropolitane , le quali furon fregiate
di tal onore , dopo l’età di Lione: Dixi valga Leoni tributo;
quia Tenera eo moda per Leonem edita ”0” eſt , quo apad Leu”
cla-viti”;
[i] Allan”: conſenſi: pag-416.
[a] Aubertus Mimus notit. Epiſc.
[4] Goar in appendíc. ad Godin. de
Offic.& Official. pag-337. Caroius a
líb.i. cap.xo.Johann. delohanmodDiplom. Sicil.diſſert.a. n.19.
[g] Leunclav- .lux. Grzc Rom. toa.
S. Paulo geograph. ſac- in fin.
[i] Ap. Scheleſtrat. in append. vr.“
avi-8t XVII. ad opur geograph
1ibo²o Pag-89._
_ i
,74
DELRÌTOGRECO
cla-via”, legítur . Idqae ſari: ex hoc parer , quod ;lr-res' Cini-i
rare: nonniſi pofl iſlam imparerai-em , Metropole: faffa fuernnr ,
m* ſola leffione dignoſcitar, qua rame” apud earn , antiqair ema.
merantur r . Comunque ciò ſia , ſeguendo noi il teſto di Leun
clavio oſſerveremo in queſta Coſtituzione divulgata l’anno 887.
quanto ampia foſſe l’ autorità ſteſa in queſti tempi da’ Patriar
chi di Coſtantinopoli ſopra le Chieſe d’Oriente, e di 'Occiden~
te . Ottanta tre ſono le Metropoli ivi deſcritte, le quali godo
no giuriſdizione ſopra Veſcovi ſuffraganei . ?mutano-ve le Sedi
diſtinte col ſemplice titolo Arciveſcovile , le quali Autocefale
ſon dette , perchè , nè eſercitano verun diritto Metropolitico,
nè ad alcun Metropolitana ſono 'ſottopoſte . Le une , e le al
tre egualmente dipendono dal Patriarca di Coſtantinopoli. Sic
come altresì a lui ubbidiſcono cinquecento ſeſſanta tre Veſco
vadi nella medeſima novella indicati. Tralaſciando di favella
re delle Sedi 'Orientali, mi atterrò all’ ordine in eſſa ſtabilito
delle Chieſe della Sicilia , della Puglia , eCalabria , delle quali
il lodato Leunclavio ci preſenta nel citato luogo la pianta . In
riguardo alle Chieſe della Calabria e della Puglia , è diſpoſta
come ſegue .
XXXIl. RHEGlENSl ,` SIVE CALABRIZE
r. Bibonenſis
a.
3.
4..
5.
6.
7.
Taurianfl
Lot-ridi:
Ruſiani
.Scylacii
Tropei
Amantea
8. Crotone
9.
to.
rr.
12.
`13.
Conflantíenſit
Nicoterenfi:
Biſunianì
Novocaſtrenſi:
Caffanj
XLIX. SEVERIANZE , CALABRIÌE
r. Euryatenſì:
2. Acerentina:
4.. Aiſyloram.
5. Cajíriweteris
3- Gallipolitana:
LV. HYDRUNTlNO
ai ſab/it , nulla: eſt 7717071”: e
7. Fra
fr] Carolus a S, Paulo ibid. lib.a. pag-38
IN [TALIA LlB-l. CAP.V.`
17;
7.' Fra i Metropolitani coi loro Veſcovifuffraganei , al
'numero xxxn. vien collocato , come ſi vede , ll Trono di Reg.
gio , o vero di Calabria , coi ſeguenti tredici Veſcovi di ſua
dipendenza , cioè; I- Di BÌVOHC (a) a 2- Tauríano (5L 3- L0‘
cri (c) , 4. Roſſano , 5.8quillace, 6. Tropea, 7.Amantea (d),
8. Cotrone, 9- Coſenza , IO. Nicotera , 1 t. Biſignano , 12. Ni-ñ
caſtro
, 13.Caſſano
. Al ſuffraganei:
numero xux.r. leggeſi
la z.Acerñenza,ſi'
Sede di San
ta Severina
con cinque
di Oira.
3.Gallipoli .. 4.Aleſſano. 5. Caſtro . Seguono appreſſo le Mea,
tropoli di ſolo onore , e prive di Veſcovi ſuffraganei , tra lc
quali al numero LV. ſi pone Otranto .
Oltre a’ gradi de’ Metropolitani , ci preſenta la ſteſſa no..
Vella , ed anche il libro delle ſentenze ſinodiche I , un catalo
go
(a) Bi-vone Città del Paeſe de’ Bruzj, oggi Monte Leone; quattro
miglia dal mare diſtante. Era onorata con Sede Veſcovile. Dei Ve
ſcovi che l* hanno governata , ne ſono rimaſi i nomi negli atti de’_.
Concili . Tal* è Giovanni Viboneſe nel Cencilio Romano ſotto Simmañ‘
co l’ anno 499. 1 Tal è ancora Papinio , il quale fu preſente nel Con
cilio Lateraneſe adunato da S. Martino Papa l’ anno 649. contro l’ ere;
ſia de’ Monoteliti . Alcotnun decreto ſi ſottoſcrive z Papiniur Epifiopur
S. Vibanenfir Ecole/ire I.
'
(ó) Tauriano Città marittima ne’ Bruzj, l'a quale ſegue a Bivone:
E’creduta oggidl Seminara ſorta ſopra le ruine di lei - Ebbe Tauria
no i ſuoi Veſcovi, de’ quali Lorenzo ſottoſcriſſe nel citato Sinodo La
teraneſe colle ſeguenti parole: Laurenti”: Epiſcopus S. Tauríanenfi: Ec—
tlc-fix 4 . Fu queſta Chieſa unita a Mileto da Gregorio VII. l’ an
no 1073. s
(e) Locri Città della Magna Grecia , dove al preſente Gerace . Vanta
anch’eſſa l’antica ſua Cattedrale , alla quale preſedettero , tra gli altri
Veſcovi , Creſcenzio , e Stefano - Il nome del primo leggeſi negli atti
del citato Sinodo Lateraneſe: Crefl‘cntius Epi/Z-op”: S. Locrenfi: Eccle
ſia 6 ; e del ſecondo , nella lettera ſpedita da Roma ai Legati Apoflolici
del Concilio EeumenicoVl. adunato in Coſtantinopoli l’anno 680. Stepha
n”: grafia Dei Epiſcopur S. Locrenfit Eccleſia; filbfiripfi 7 .
`
(d) .Amantea. O`ueſta Città ſituata nella ſponda del mar Tirreno,che ſia.
ſtata una volta fregiata degli onori del Veſcovado, Ughelli lo dimoſtra * [1] Leunclavîus lòc.cit. lib.g.'
[a] Ap.HArdnia-Concil.to.z.pag.96r;
[g] Ap. eumdem to.3. pag.9:8. Bar-
rius dc ſitu Calabrie eapflz. líb.z.
Biſogni de Gatti nella Storia di
Monte Leone .
,
[4] Ibidem pag-,29’.
[5] Ughell. to.9.pag.180-`
[6] Apud Harduin. t0.3- pag-918.
ſ7] Ibidem pag.ru7.
[8] Ughellfloo. paga-19.
x76‘
DEL RITO GRECO
go di Arciveſcovi ſoggetti al Patriarca di Coſtantinopoli, dove‘
al numero decimo quarto leggeſi tra gli altri, l’ArciwejÒo-”o di,
Napoli ,, e al decimo quinto l’Arci'veſcoe/o di Meffiaa (a) . V’ ha.
chi crede, non indicarfi in detto numero Napoli della Campagna,
ma della Piſlìdia I . Altri pure s’ avviſano , che ſotto il nome di
Meffiaa non ſia compreſa la Città della Sicilia , ma altra nella Tra
cia z . Ma Rocco Pirri contro ad Alberto Piccolo ſoſtiene , eſſe~
re ſtata la Chieſa di Meffina ſublimata agli onori di Arciveſco—
vado da Fozio , e indi annoverata da Lione tra i trentanove Trofl_
ni Arciveſcovili al Patriarca di Coſtantinopoli ſoggetti 3 . Tra
le‘ Città Veſcovili delle Provincie Napoletane , le quali vivevano
ſotto l’ aura del Patriarca di Coſtantinopoli, oltre alle indicate
nella citata novella , altre ſe ne contano , che furon dippi ſup
preſſe; nè hanno laſciato a’ poſteri , che il nudo , e ſterile no~
me . Auberto Mirco le accenna ſcrivendo 4 : I” Arcbiepiſcañ
PW".
(a) Undici ſono le Città ſparſe pe’l Mondo , compreſe ſotto il nome
di Napoli; e tre denominate egualmente Meffìna, come il dottiſtimo
Fabricio dimoſtra S - Ciò deVeſl principalmente avvertire per non con
fondere ]a ſerie dei Veſcovi di diverſe Città con tenute ſotto la medeſima
denominazione di ‘Napoli , 'e di Mefflna ; come anche per non concedere
ad una Cattedra quel Veſcovo che ſedette in un altra; e finalmente per
non attribuire più ſollecitamente di quel che ſi conviene , ad un Prelato ,
il titolo-d’Arciveſcovo ne’ poſteriori tempi forſe acquiſtato. Negli atti
del Concilio Coſtantinopolitano IV. adunato l’anno 870. leggeſi il nome
di Leonzio .Arci-vefimvo di 'Napoli 6 , il quale non appartiene a Napoli del
la Campagna , i cui Veſcovi, a ſentimento di tutti gli Scrittori , non fu-i
ron decorati di tal prerogativa innanzi al ſecolo x.; ma ad altra Città di
ſimil nome nella Paleſtina , governata da Prelato, il quale godeva il ti*:
tolo di Arciveſcovo nel ſecolo 1x- 7
[l] Etji ſant , qm* ab ”la Leoni: 8m
-ru-yru'm Neapolim ”beffe mala”; aut
ſi ſit , aliamNrapolim intelligi j”
[4] Aubertus Mimun de EpiſcopJ’a-Î
triarchz Conſtantinopolit. ſubject.
bmt. Mazzoch. de Eccleſ. Neapol.
pag.r t; .Vide Lequíen-Orien.Chrí
part-r. pag.349.
[5] Fabricius in indice geographic;
Coneil. &Epiſcopat. Orb. Chriſt.
flían. tom.r. pag.”
[z] Vide Carolum a S. Paulo ibidem
pag.34. Albert-Piccol. de antiq.jure
Eccl. Sic. capas.
[g] Pirrus de Eccleſ.Mefl'anenſi noti
tia a. pag-389
Apud Troyli Storia di Napoli to.4.
toa:. lib.6. pag-.94. 8; 86.
[6] Ap. Harduin. tom.;. Concilior.
pagarſ
[7] Ap. eumd. in Indice geograph
Epíſcopatuum 9:13.798.
t N' i’ TAI r-A Q IBM-"C A P. v..
~z 77
fat” &Terni-m, EpiſáòpataíÌSL‘eMir’Granda) .~ Ia Archiepìſca
per” Hydrantino EpÎYÒOpáta: Le'acenſi: o"
:Archiepiſhopam 'Barii
.Ep-*ſcopata: Srl/penſi: , Catherenfi: . l” Arcbtepifiopata- Benevento:.
”o Epiſcapata: Montis—'Caroinil, Turribinenjí: , Draconarìenſìz,`
Fiorentina: , Cſi-vitatenſi: , Frequentiaas . In Archiepiſcapata Neu
polimno Epíjì-opam: Cantanti: . Non convengono gli Autori nel
numero .delle Chieſe ,~ che occupate furono dal Patriarca; forſe
perchè non 'le*uſurpò tutte ad un tratto , ma in diverſi tempi ſi
arrogò la loro* giuriſdizione a ſeconda delle favorevoli occaſìo-ñ
ni , cheloro ſi preſentavano . Onde non è da maravigliarſi , ſe
gli autori di varie età n'on le hanno tutte deſcritte nella medeſima
maniera; ma ciaſcuno ſi è uniformato allo ſtato , in cui le det
te Chieſe fi ritrovavano nella ſtagione, in cui ne formava il
. catalogo .
8. Dalle Chieſe della Puglia , e della Calabria ci conduce
la novella di Lione a quelle della Sicilia , che gemeva ſotto il
giogo de’ Saracini quando fu promulgata l’ anno 887. Cadde
Palermo nelle lor mani l’anno 820. lndi Meſſina l’anno 827. 1
Siracuſa, e Tauromina l’anno 878. z e così le altre Città fu
ron ſucceſſivamente obbligate a piegare il collo alle loro bar
bare leggi unicamente rivolte a corrompere gli Evangelj, a.
depravare la fede , e a far trionfare 1a beſtemmia . La mag.
gior parte de’ Veſcovi laſciarono eſpoſta alla rapacità de’ lupi
la loro greggia , preſero dalle Chieſe la fuga per cercare nañ
ſcondigli, come nei tempi delle idolatriche perſecuzioni .'La
maggior parte ſi portò alla Reggia di Coſtantinopoli, non ſola~
mente per ſottrarſi dalle violenze della dominante empietà;
ma per implorare d'a quella Corte ſoccorſo valevole a diſcac~
ciarla dall’ lſola , e a reſtituirvi il greco dominio . Riſveglia—
teſi frattanto le note controverſie fra lo ſcellerato ed inſano
Fozio , e ’l Sant’o ed innocente Patriarca Ignazio , alcuni Ve
ſcovi Siciliani, che fi trovavano in quella Città , per mancan—
-
-
Z
.
~
za
(a) La Cattedra] Chieſa di S.Leone ſoppreſi'a da S.Pio V. l’anno r 57t- ,
ì] quale unl le rendite* alla menſa di S. Severina , eſſere ſtata governata
da’Veſcovi Greci , l’ Ughelliqncora lo ſcriſſe : ?Jr/u &Leoni; oh'm Leontia
nuncupata a Saraceni:- deleta , 'ſita inter turbe: Cotronam w S. Salvati-3
nam . . . . anti‘quitus Gran-m hahaha: Epiſcopum . 'Io-9. pag-512.
[t] Baron. ad ann-827.5.“ t [z] Id: ad ann-8783
’.i
17s
.D EL'ÌRÎLEÙDAGR‘H‘CDI
za ’di lume , ‘o . di coraggio, laſciatiſtvo circonvveniz-e dany frodi
e calunnie di Fozxo ;. o intimidireedalle minacce_ dell’impc;
rador Michele , 0* allenare dalle fideranze de’ loro- favori, ac-`
conſentito”. a, comunicar con quello -,_ e a condannare 'S.lgna
zio . Deplorabile fu la caduta di Eutimio .Veſcovo di Catania ,
di Gregorio: di Siracuſa, d’ un altro Gregorio di Meſſina ,. edi
Zaccaria Coſo. di Tauromina , iquali ſ1 dichiararono pe ’l par—
tito Sciſmatico con tant’ ardore ,ñ che urtarono negli ſcogli
d’uno ſcandalo univerſale , emeritarono i rimproveri di tutta
Ia Chieſa adunata nel Concilio Ecumenico vm. Fu tanto più
funeſta. la rovina di-- Gregorio Siracuſàno , ,quanto che invece
di penſare. di poi, come fecero gli altri Veſcovi ſuoi confra
telli ariparare il proprio fallo, _ſempre più s’ immerſe nell’em
pietà', e divenne zelante‘ maeſtro dell’ errore e della perfidia,
in cui. terminò infelicemente i ſuoi giorni . Saranno queſte ge
ſta altrove da me‘ riferite più largamente; baſtandomi qui ac
cennare: di volo quel poco, che mi fa ſtrada a dimoſtrare le
diſpoſizioni, che nei Veſcovi Siciliani ritrovò l’ lmperador Lio
ue dopo- diciaſſette anni in circa , dacchè queſti fatti lagrime
voli erano ſucceduti, a fine di potere con ſoavità e dolcezza ,
ſenza~ ſtrepiti e rumori, e lungi da qualunque violenza ſogget-ñ
targli al Trono di Coſtantinopoli con una ſtabile legge . Straor—
dinarii erano gli onori, che la Corte rendeva a quei Veſcoñ
vi, i quali tradivano la coſcienza , e abbandonavano il buon
partito . Con. queſti mezzi riuſcì finalmente alla medeſima
abbattere i memorati Veſcovi , ſoggiogargli al ſuo volere ,
ed allontanargli dal Sommo Pontefice fervido difenſore dell’ in
nocenza. di S. ignazio , e implacabile nemico dell’empietà
Foziana .i Fin dal ſecolo vr.. , in cui godevano i Greci per—
fetta tranquillità e pace coi. Latini , s’ eran i Siciliani moſtra—
ti vaghi delle greche coſtumanze` , e avevano i Veſcovi dati
pubblici contraſegni della: lor~ affezione verſo la Chieſa di C0
ſtantinopoli . Fu loro guida il Veſcovo di Siracuſa, e_ di Ca~
tania .- Si duole. col? primo S. Gregorio Magno , perchè alñ
euni Grecre’takînr‘aveſſero ‘ divutgata* ia voce , ch” ci con ſom
mo ſtudio- proccuraſſe oſcurare i. riti della-Chieſa. Coſtantino
politana oſſervati’ fin ora dalla. Latina` , coſt-,introdurre nuove
cerimonie* e togliere di mezzo›_le_,antiche~,lncarica perciò
Giovanni. veſcovo di Siracuſa: di vdoverſi… trasferire la Catania
per eſtinguere l’opinione del‘ volge',a.e di’ fare- a tutti paleſe
ai in queſta Citta , come "nella‘ ſua`-drioceſì,
eſſere calunnie
quelle
ſi- Lil
'
che
iñ ITALIA 113.1. cri-p. v.
,7,
'che ſpargevano i ſuoi nemici; non avendo mai la Chieſa Ro..
mana adottatoi riti della Greca , nè poterſi .a lui attribuire verun`
cambiamento pregiudiziale alla venerazione dovuta alle ſacre
Orientali coſtumanze
1 . Crebbe_
nel ſecolo
vm. l’altrove
affettuoſa
corriſpondenza
tra i Siciliani`
e i vGreci
. Abbiam
oſ~
ſerrato 3 , che fin da’ tempi del Concilio Niceno Il. celebrato
l’anno 787. erano i Veſcovi Siciliani nella divozione del Pa`
triarca di Coſtantinopoli; e da non oſcure conghietture _abbiam
raccolto , eſſere ſtati circa queſti medeſimi tempi .onorati col
titolo diArciveſcovo , iPrelati di Siracuſa edi Tauromina . Ma
nel ſecolo tx. s’abban’donarono eglino ſenza ritegno alla _fede
de’ Greci; particolarmente Zaccaria Cofo , i due Gregorj di
Siracuſa e di Meſſina, ed Eutimio di Catania, i quali _ſi mo
ſtrarono apparecchiati o di loro proprio movimento , o per
ſecondare il genio , e partecipare de’ favori della Corte , ad
eſſere ifedeli miniſtri dell’ ambizione di Fozio, gl’iſtrumenti
delle violenze , e i carnefici dell’innocenza .
Diſpoſti gli animi de’ Veſcovi Siciliani nella ſerie ſucceſî
ſiva ~.di .tanti
annñ) ”‘ed
eſ erim`entati
nelle
vicepde di tanti .ſcon
.
.
n
’i‘ ,
’
-Jl
volgimenti, fermi'e
i [In ;telling
Fi] ‘a al Trono di Co
»v
,flantinopolis fu“
l’anno 887. all’ArCi
L
~
tri’
Lione ſoggettargli
, _q "Bizzanziqzaon una perpetua e
irrivocabile legge . La traccra, ch’egli tiene in queſta nuova
diſpoſizione delle Chieſe della Sicilia , e` la ſeguente . Ci da pri
mieramente contezza delle Metropoli , tra le quali al n.xt.v. leg—
geſi Catania 'di ſol’onore . Catene-”ſi qui jizbſit , null”: eſt Throw” .
Indi ci'preſenta fuori-d’ ordine quelle, che furon rapite al Som
*mo Pontefice si nell’ Oriente, come nell’Occidente , e che
`furon attribuite ai Trono'di’ Coſtantinopoli. Amd/ì a Dz‘wceſi
Romana , jamque Tin-ono Caflſtafltinopolíraflo ſubjeëì'i Metropolitani ,
pó*
qui ſub/iii”
Epiſcopi, .bi4.‘.ſum‘:
r. Tbeſſa/onìcenſis
. z. ,Sy—
ìracwſmzm
. g. ei:
Corynthim,._
Rbegienjír
. 5. Nicapolitanm.
.ga Aibeaienjz: . 7. Patra’nſi: ., Einalinente ſtabiliſce per Metro—
poli della Sicilia la Sede di Siracuſa con poteſtà ſopra tredici
Veſcovi. Eccone la pianta?
i fungo ça“
.72 ' una” Az’w "i
Z z ,
[i] S. G reg. M. :p.64. lib.7. indian.
[a] Cap-IV. n.16.
SUB
180
DE-L‘RI'TO GRÉCÒÎL
ſi SUB SYRACUSANO SICIL.I<B..-~
.r .
1. Tam-minima”: (a) 8.' Tbermamm (e) * '
2.
3.
4'..
5.
6.
7.
Meſſanenſir
Agrigentimu
Cranieflſis (b)
Lilybei
Drepam' (d).
Panormitanm
9.
IO.
u.
12.
tz.
Cephalydii
.
Aleſis (d) .
.
I'Mdflriik(f) .
Meliteflſir
Liparenſi:
. .
Innsb
(a) Taurominitanm . Tauromina Città Veſcovile contigua al` Monte
Peloro . A ſentimento del Pirri compì il numero de’ ſuoi VeſCOVi S. Pro
c0pio, il quale vi preſedeva l` anno 903. , in cui i Saracini la ſozgutaro
no al loro potere . ‘Pirr. lib.2. notitia 1. Ma io nel decorſo di quello pri
mo libro dimoſtrerò , aver governato la Chieſa di Tauromina nel ſeco.
lo xx. Teofane Cerameo Arciveſcovo Greco della medeſima 1 .
(b) Cranienſir. Cronio. Eſſere ſtata una delle Città della Sicilia ſi
tuata nella parte Occidentale , vien dimoſtrato da Rocco Pirri contro ad
Alberto Piccolo a il quale ’ſcriſſe non avere giammai goduto gli onori nè
di Citta , nèdi Cattedra Veſcovile . Mid. notitía 9.
‘
(c) Liſybei . Dall’ameniffi-ma e ſplendidiſſlma Cittá di Lilibeo trarre
la denominazione il celebre Monte Lilibeo . Ebbe quella i preprj Veſcovi
fin quando fur'on cacciati dall‘ Iſola i Saracini . Indi a queſta parte fu ſog
~gettata aMazara ñ Ibn!. notitía'q.
‘
(d)
Drcpani - .Aleſis . Trapani, ed Aleſa altrimenti detta Calonia, non'
`è alti-onde noto che fien ſkate Città Veſcovili - , che per que‘ſta di.
.fpoſizion di Lione. Aff”: .Albertin- Piccola: , ſcrive il Pirro‘, in Bi..
Hiotbem Monaflerii S. Sdmtorir, quod- Me/jànx efl, haben' m:. diſpo
fitionem Metropole-azz , eamque .Andraníro u. tribui . ( quamquam ‘vercor ,
nc illnr error in ImPerìí nomine perreptamri't) Ei ‘vcrà Zibello affida”: 14
cínìam memore! , ubi Syracuſäno ſubjacerc dícuntur inter cxtero: .Antim
tes , Drepaflcnjî: @- dlefinu:. Caterum de bi: Orbiöur, praterea , nihil
ad'mea: Per-veni: aures , quo-l'ad rem feci-tt . Ibid. natitia 7.
i
(e) Tbcrmarum . Di due Città , che nella Sicilia ſon compreſe ſotto
il medeſimo nome Thermurum, l’ una poſta nel proſpetto del `mare Lil-j.
beo, ora detta Sarca ; ſituata l’altra nella ſpiaggia del. Mar Tirreno, dem
Termine , inclina il Pirri a credere, queſta ſeconda eſſere ſtata una volt;
onorata del Seggio Veſcovile. Ibid. nota 6.
(f) Tyndarii . La Città di Tindaro, al cui Veſcovo dirizzò s. Gre
gorio Magno alcune lettere Ep.6o.1”díóî.11. Iib.z. ora è minata e diſtrut
ta 1 nè vi è rimaſo nella Storia- , che_ il ſolo nome 3
[t] Vide cap-xr
tN’ ITALIA LIB-I-CAP.V.
xs:
Innalzando Lione al grado di Arciveſcovo e di Metropo—
litano il Prelato di Siracuſa , fi può credere ch’ abbia avuto
riguardo agli antichi ſuoi pregi; eſſendoſi eſſa renduta famoſa
ed illufire per i ſuoi Rè , per le- magnificenze, e per le for—
ze militari. Meritò eſſere ſollevata lopra tutte le Città. della
Sicilia da Valerio Mallìmo 1 Caput Sicilie Syracujìzs; celebra
ta invitta. da Floro 1 , Grande illud ó* ante temp”: in-DÌEZum
cap”: .Syrom/à:: riguardata da Solino come capitale dell’ lſo~
la 3 , Principe”: ‘Drbem habet Syracuſar: e final-mente lo-e
data da Cicerone per la più poſſente delle Greche Città., Sy
ram/à: maximum eſſa Grammi”. ‘Urbium 4 . Soſtcnne contino
ve ed atroci guerre contro a‘ Cartagineſi deſcritte da Dio~
doro . Fu decorata del faſtoſo titolo di Reame , e lungo tem
po fi mantenne nell’ auge delle ſue fortune. La conſiderazio
ne di tante .e sì nobili prerogative ha fatto- mirare queſta
Città da alcuni moderni Scrittori , come' la Metropoli della
Sicilia . Ma ciò , che~ più- probabilmente moſſe la mente dellìlm~
perador Lione a concederle gli onori di Metropoli, non tanto
furono gli antichi ſuoi pregi; quanto l’alta riparazione , acui
eſſa giunſe nell’opinione dei Greci degli ultimi tempi . Si ſe
gnalò il ſuo Arciveſcovo Gregorio Asbeſta nella divozione
verſo Fozio con iſ’craordinario im-Îegno. Egli fu il- primo tra.
i Veſcovi della. Sicilia a ribella” alla Sede Apoſtolica, e a
conſigliar quegli che rapiſſe la Cattedra di Coſtantinopoli , ene
cacciaſſe S. ignazio; ſiccome altresì fu l’unico tra l’ immenſa
‘turba de’ ſuoi ſeguaci, il quale oſaſſe conferirgli tutti gli ordi
ni ſacri ſin del Veſcovado nel breve giro di ſoli tre- giorni 5 .
Qiindi Lione giudicando inferiore al Compcnſo- di tanti, e sì
ſegnalati meriti qualunque guiderdone , il quale aveſſe con la
vita dilui un termine limitato , volle trasfonderne la rimune—
razione e la mercede alla ſua Sede con 'un perpetuo-monu
mento de’ ſuoi reati , e dichiararla Metropoli della-Sicilia .
ì“
Due Aciveſcovadi furono ivi ſtabiliti, com’è ſtato ‘ao
cennato, Siracuſiz , e Carinzia. La prima non filegge nell’in—
dice delle ottantatre Metropoli deſcritte da Lione: nè delle
cento e nove eſpoſte da Andronico: nè delle Cento e ventidue
:apportate nel Codice Meffineſe indicato da Alberto Piccoye
'
lo *,
[r] Valer. Max. libnx- cap-9'.
ſ4] Cicero in Verrern f
[a] Florus ÌÎb-L-capé-ñ
L5] Pirruslib.z. notma a.;
[3] Solimcapqr
'
‘
,zz
DEL RITO GR'ECO
lo r ; ma fuori d’ ordine è regiſtrata nel fine delle Metropo
li , come un appendice alle medeſime . La ſeconda , cioè , Cara.
,zia , è ſtabilita Metropoli di ſol’ .onore , F ſituata in diverſo
luogo ſecondo le. varie diſpoſizmni Imperiali, e ſecondo la di-ñ
verſità de’ COdlCl Nella .novella dl Lione , al numero 45. ,
nell’ altra di Andronico, al numero 56., e nel Codice Meſſi
neſe al ,numero 95. Ambedue queſte Chieſe erano ſtare innal
zate .ai gradi di Cattedre Arciveſcovili innanzi al ſecolo Fo
ziano , com’è ſtato detto a . V’ ha chi crede., che anteriore
a Siracuſa godeſſe Catania la prerogativa di Metropoli della
Sicilia s . (Lucſt’ anteriorità di tempo doveva farle meritare non
il ſolo onore , ma la giuriſdizione _altresì ſopra le Chieſe Sufñ
fraganee; ma volendo Lione eſſere grato alla memoria di Gre
gorio, tener viva la rimembranza .dell’animoſità di lui contro
alla S. Sede, traſmetterne alla poſterità la norizia , ed inſiam*
mare gli altri Veſcovi Siciliani a ſèguire il ſuo eſempio a Prc
ſcrl Siracuſa a Catania; luſingandoſi potere in progreſſo di tem
po guadagnare con queſti mezzi tutti coloro e mettergli ſotto
il gìogo Foziano , caccrare dalle lor Chieſe la fede , e collofl
carvi l’ empietà .
Ma per ’quanto ampia foſſe la giuriſdizione del Metropo
litano di Siracuſa ſopra i tredici ſuoi Suffragancí , e per quanto
grande l’ autorità di queſti ſopra il loro gregge , non poterono
ne` l’uno nè gli ‘altri per molti ſecoli ridurre con piena li
bertà in eſercizio la loro ſollecitudine paſtorale; eſſendo ratte—
nuti da' Saracini , ,i quali dall’anno 820. avevano cominciato
ad inondare quell’lſola 4 . l Veſcovi eſuli' dalle loro Sedi
poca o neſſuna cura potevano prendere dei Criſtiani a loro
ſoggetti . Veſti‘oppreſſi dal giogo de’ Barbari , non gode
vano
[r] Albertus Piccol. de antiq. jur.
ſtre Autore le ultime recitate paro.
Eccl. Sicula cap.”
[a] Cap.xv. n.1‘.
[3] Picco]. ibid.
[4] Qui”: ,tato ,illo temparit inter—
vallo , quo _Saraceni rerum patiti
le exalantr ex am'acrfa inſide Cbri
[Hana Religion: - L’inondazione
de’Barbari non eſtínſe interamente
nelle Chieſe della Sicilia il Criſtia
ſu” , ”allurcſſc potra': ”ſar Eccle
ſia/line *buia: POÌÎh'l; mq”: i”
praxim della”, cxalante ex urli
oerfa Inſala Chriſtian” Religion: .
.neſimo; narrando Malaterra , che
al balenare delle armi del Conte
Ruggiero , iCriſtiani di Traina ſe
E-.cl. Sic. capay. Caddero inavver
gli fecero incontro , e lo ricevette
ro con liete acclamazioni nella loro
Cini! . Inde- Traina”; ”Annie-”r , a
(briflianis Ciaibm , qm‘ cam inca-q
,teutemente dalla penna dell: illo:
ſelva” , cui/;genio jiaſcrptm :ſi z
Albtſtlls Piccolus de antiq. iure
tN ITALlA LIBJ. CAP.V."
,gr
vano la libertà di eleggere i loro Paſtori. l Sommi Ponteſ’-~
cirriguardando le Chieſe della: Sicilia come membra del Pa
_triarcato di Coſtantinopoli, e: con: furioſo impegno difeſe da
quella Corte , non oſävano impacciarſi nel regolamento di eſſe .
Quindi è, che nel‘ tempon de’ dominanti Saracini ,› non. vi erano
nè Città, nè luoghi, che non foſſero: ripieni di terrore e di
tumulto, e. non_ sfudiſſero-dalzertuttoi gemiti ed i clamori de'
Popoli, che. piagnevano l’ eſpulſionejo la fuga. dei. loro- Paſto--~
ri, e lav vedovanza delle loro Chieſe .
‘
Che- la Sede di Tauromina ſia ſtata dopo la novella di Lio-r
ne ſollevata alla dignità. Arciveſcovile , irrefragabile- teſtimo~
nianza. ne rende il titolo di Arciveſcovo, di cui andarono fre
giati alcuni ſuoi Prelati , cioè', nel: ſecolo xx. Zaccaria Cofo ,
e Gregorio Cerameo , e nell’ x1. Teofane pur Cerameo . Do.
vendo di queſti favellare in luogo più opportuno , e con mag..
giore ampiezza’, giudico coſa inutile il farne qui anticipata~~
mente parola 1 ..
Nel. numero dei tredici Sufſ'raganei'attribuiti'dall’Imperador`
Lione al Metropolitana di Siracuſa‘, ci ſi preſenta il Veſcovo di
Malta . Non ſarà coſa difficile-ilmettere in chiaro la'cagione di
tal diſpoſizione, ſe terremodietro alla‘dipendenza . che l’ lſola di
una Malta ebbe ſempre da' quella della Sicilia .ñ L’ iſola di Malta fu
da molti attribuita all’ Africa piuttoſto , che all’ Europa; eſſendo
più vicina al continente‘ di quella', che di queſta , e abitata
da’ Popoli, iqualiperi coſtumi, epe’l linguaggio hanno molto
rapporto agli Africani . Nondimenol’ alleanza, che queſt’ lſola
tiene coll’ Europa‘, la fa conſiderare- come una partedel Mon
do , che noi abitiamo ² , e la rende membro dipendente dalla
Sicilia. Fu Malta’ dai Normanni ritolta a’Saracini , cui lungo
tempo era ſtata ſoggetta . Giacomo Boſio s' dà la gloria della
conquiſta di lei a Ruggiero Boſſo Conte di Sicilia l’anno 1090.
Ma Aleſſandro Teleſſino, e il Pagi 4` portano altro ſentimen
to , ene fanno autore Ruggiero figliuolo di Boſſo, e` nipote di
Ruberto
Guiſcardo
l’ anno
”22.
Ruggeri”:
adoleoìſſet,
ſono
parole del
Tſicleffino,
inmfit
alias-`
[uſi-dar, cam
quam-m*
aaa Malta
*vocatar . Non `contento queſto Principe d’avere ridotto in'ſuo
potere le Provincie Napoletane.,`_rivolſe in Africa le arme. vir
'a.
[I] Cap-xr. 'Z .'i . ,.’
~
` ' .1
[z] Du Pleflis metodo-maglia 3.0-
. gtaf.’to.z. pag-3.89‘. "
~
‘j
[31 Boſio Iitoria_ di Haſta {mhp-gp..
torio[4]' Altman-.Theleſlin'. ,invita Rug-ñ'
gerîí lîb,r.cap.4., Antnmus Pagi im
-Ciitic‘.Bau-on_.ad anzitaz,
ñ
-
A
.
:,34
DEL‘ RITO GRECO
torioſe , e acquiſtò al ſuo dominio Tripoli, Tuniſi , Malta; 'e
molt’ altri luoghi della Grecia. Avendo compreſo ſotto la Mo.:
narchia di Sicilia, le Provincie , e Città conquiſtate ; ed avendo
altresì ottenuto ſoprale medeſime il titolo di Re l’anno 1129.
reſtò Malta membro della Sicilia , dai cui Vicerè fu appreſſo
governata , comeſi può raccorre dalla ſtoria del Boſio 1 ; par..
ticolarm-ente dal tenore della donazione che ei reca di Carlov
Qpinto , fatta di Malta , Tripoli, e Gozzo l’anno i530. ai
Cavalieri Geroſolimitani. Tra le altre condizioni, che ſi leg—
gono nell’ inveſtitura , unaé, che debbano eſſi riconoſcere tal
feudo da Carlo Vinto Come Re dell' ulteriore Sicilia, e dai
ſuoi ſucceſſori in quel Reame: che inoltre , il Veſcovado di
Malta rimaner doveſſe Padranato di ſua Maeſtà Ceſarea , e de’,
futuri Rè di Sicilia .z : ora ſiccome nella ragion civile di—
pendeva Malta dalla Sicilia; così eſſendo compreſa nella. Pro..
vincia dell’Africa, ubbidiva al Patriarcato Romano 3 . Lione
il Filoſofo nella diſpoſizione che fece di tutte le Chieſe o
perchè la riguardaſſe come membro dipendente dalla Sicilia,
o perchè tra le altre Chieſe diſmembrate dal Patriarcato Occiden~
tale, prendeſſe anche di mira quella di Malta; certa coſa è,
averla aggregata all’Arciveſcovo di Siracuſa come a ſuo Me
tropolitane. Durò tal dipendenza fin quando i Sommi Ponte—
fici rientrando nel poſſeſſo degli antichi loro diritti , e data
nuova forma di governo alle Chieſe, ſottopoſero Malta alla
Sede di Palermo , la .quale fu ſublimata al grado Arciveſco
vile l’anno 1065. 4 .
L’lmperiale novella , la quale ſtabiliſce due Arciveſcovi di
Siracuſa, e di Catania nella Sicilia , e concede al primo Ve
ſcovi Suffraganei chiaramente dimoſtra, avere i Patriarchi di
Coſtantinopoli eſercitata la medeſima autorità nelle Chieſe di
quell’ lſola, e nelle altre poc’ anzi riferite della Puglia , eCa
labria . Rocco Pirri s tutt’ inteſo ad eſortare i ſuoi Nazionali
a ſtar ſaldi nella maſſima della continuata , ne‘ mai interrotta
ſoggezione della Sicilia al Patriarcato Romano, e infiammato
d‘ un fanatico zelo a vantaggio di queſt’opinione ſeguita da
altri Siciliani con ugual calore ed impegno, non potendo at
terrare il monumento , che ſi è recato , della diſpoſizion di
Lione
[i] Bol'. ibíd. to.7. pag-8;. 8c 72;.
[a] Boſ. ibíd. líb.g. pag-lo.
[3].Innocentius I. Epiſt. ad Decen-
tlum .y
[4] Pin-us de Eccleſ. Panel-mit. no..
ta r. lib.r.
[5] Idem diſquiſit. de Patriarchatz'
Sicilie M, n.10. in ſin,
lN ITALIA LIB.I.'CAP.V._
‘zz,
Lione il Filoſofo, la qual-e fa vedere la variazione dell’ anti..
ca. lor politia , e la nuova dipendenza dal Trono di Bizzan.
zio , non ſi perde di coraggio; ma_vorrebbe darci ad inten—
dere, che quella indirizzata toſſe 'unicamente a far pompa col
ſolito faſ’co de’ Greci, di quel, che l’ Imperadore pretendeva,
eſeguire , non di quel, che con effetto .eſeguiſce. Le ragioni
da eſſo prodotte ſono ſtate, non ha gran tempo , raccolte con
diligenza da un Paler-mñitano 1 . Ma che Rocco Pirri neſſuna
convincente prova abbia recato , un recente Autore I con in
vitti monumenti lo manifeſta. . Dopo averlo baſtantemente
confutato conchìude , che la Sicilia fin da’ primi ſ'ecoiiimñ
mediatamente ſoggetta al Sommo Pontefice non riconobbe
proprio Metropelitano; ſe non quando flaccata dall’ ubbidien—
za di lui ricevette `tal onore dai Greci, i quali vi fiabilirono
due Metropoli, cioè , di Catania per ſola difi-ÌHZÌOH d’ onore;
e di Siracuſa con la giuriſdizione ſopra tredici Veſcovi , com'è
fiato detto . ln conferma di -queſt' opinione ſi può aggiugne.
re la teſtimonianza di Teodoro Balſamone , il quale fiorival'an..
no 1 180., nella ſpoſizione delle Sedi ſottopoſte al Patriarca di C0—
flanrinopoli . Oltre alle Orientali , annovera egli le Occidentali ,
e tra queſ’re Otranto , Regio , e la Sicilia , della quale ſcrive colle
ſeguenti ſ'atiriche, e calunnioſe-parole verſo la maeſtà delSom.
mo Pontefice: "jam ‘ver-ò .Sicilia certi: ab him: anni: ‘Drbi Co”
flantinapo/itame jùbjeíîa , tyraflnicír maflibu: (parla del Papa)
ab eo a-vuljìz ef} 3 . Da ciò, che abbiamo ſtabilito della dipen
denza ~dal Trono di Coſtantinopoli delle Chieſe della Sicilia ,
della Puglia , e Calabria conforme alla diſpoſizione di Lione,
ſi fa chiaramente paleſe , eflere oltremodo imperfetta -e man~
chevole la norizia delle Sedi tolte al Trono Romano , e ſog
gettate a quello di Coſtantinopoli, la quale è regiſtrata preſſo
Carlo a S. Paulo , e il Goar . Delle Metropoli così ivi ſi legge .
,Sum autem ama/ſi a Roman” .Sede , mine -verò Thrane Conſtantì.
napolitano ſubjeffi ”letropo/itani, ó* qui ſzbſum‘ ci: Epiſòopi;
Aia'elìcet , Tbeſſalonicx, Syracuſx, Corintbi , Rhegii , Nicopa/ìr,
*Arbeflamm , Patrarum. Devono aggiugnerſi fra le alt-re Me—
* tropoli, Catania nella Sicilia, Otranto nell’antica, e S. Sem-fl
rina nella nuova Calabria .~ ffiçjçî-'U
’
A
ſr] Michael Scavo
.2. A
a
9. La
Panormítanus
[z] Johannes deJ‘ohan.Cod.diplonÌ.
diſſertar. de ſubieéì. Sicilia.- Patríarchz Romano‘ edita Panormi
anno 17373
diſſertat.z.
[3] Extat ap. Le‘unclav. iur- Grac
Bom. lib. a,
18’6-
DE'LRlTOGRECO
Trono
9., La
di ſecondaNotizia,
Cofiantinopoli_ ſoggette
o fia ,Diſpoſizione.
e rapportaredelle
dal Gretſero
Chieſe, y
dal Goar , e dallo-Scheleflrat I‘, ſ1 attribuiſce ad Andtonicol'lr
Paleologo-,, il quale. volendo-ſegnalare il ſuo nome‘ nella‘flefſa
carriera , e laſciare anch" egli a’. poſteri. un monumento della
ſua- ingiuſtizia , la pubblicò l’anno 1292. Ci preſenta Metro
poli cxx. , tra le quali (per rapporto alle Sedi delle Provincie
diNapoIiî, e di Sicilia } leggeſi al num.6o.-Reggío ,ñ e S.-Sewerina
nella; Calabria ;' al' num.65.. Otranto‘ nella Puglia; al uum.56.
Càtam'a: nella‘Sicilìa .. Taceſi Siracuſa ,ñ la quale. nella novella di
Lione il’ Filoſofo è poſta nel’numero delle Metropoli fuori d’or~›
dine co? ſuoi. luffraganei . Non. fi lia‘ veruna menzione di Pa
l’crmo… dove il Veſcovo greco flabilſla' ſua Sede Metropolita-r
na, dappoìchè’ i Saracini, affalita la Sicilia , occuparono [e due`
Città" di-Siracnſa*, e Tàummina . C’he ſe I’ anno 1292.., ih'cui
A'ndronico formò. il riferito catalogo delle Sedi Veſcovilix, la
SicilÌa-, la’Calìabria‘, e la Puglia non erano ſotto ildominio de';
greci Imperadori?, ma ſotto il’ governo dc’ Normanni ; e' i loro
Veſcovi. erano‘ già' ritornati all’ubbidienza del Papa legittimoMetropolitana’,- come' ne’ ſeguenti capitoli` ſarò per’ narrare :
ſembra doverſi. attribuire una tal deſcrizione‘ all’ambizion de’
Patriarchi , iquali perduta' l’ attua] giuriſdizione delle medeſi-~
me Chieſe', nè' potendo più intocbidarc' con~ temcrarie impreſe~
1-’ altrui quiete’, volevano» far' conoſcere‘al Mondo la' continua~
zionedcl' poſſeſſo, che ritenevano coll’ animo ; paleſando cosí_
PimmoderatO*loro-:~faflo~, e' l’ecceſſiva brama' d?onore'.ñ
10.- Clic ſe a’ Patriarchi di*Coſtantinopoli*poteronoe per av~~
ventura eſſere di! qualche‘conforto le‘ due~ riferite Còſtituzioni
Imperiali ; e~ particolarmente* la prima‘, come quella cui`era di
preſidio e di peſo la, ſovrana', e' pubblica‘ autorità; neſſun-ſol~~
lievo- certamente poterono trarre da* un altra deſcrizione` com*
pil-‘ata da' un‘ A'utore'privato* l’anno- ”43.- , la quale‘ benchè
preceda per"ragi'one di‘ tempo a' quella del Pal'eologo-dell’ an-
1101292‘. , ſi è: riportata-- nondimeno in‘ queſto luogo, per ‘ell
fére priva* di-'forza', e di vigore ;‘ e‘ per eſſere" parto d"uno Scritñ
tor bugiardo , e adulatore .- Nilo di cognome D'oxapatrio-natm
nellaaMàgnaG‘reciaz', e greco Archimandritay. mentre, i’n Pa*
lèrmo:
Er): Cì’etſe’rus* 6} G'oar in appendî ad'
Codînnm-deOffi’c. 8;‘ Officiahmag…
, &def-‘pagçpoz Schcleſtrats; in ap-ñ
pendl xxv; ad'opusz` geograpagqyoëñ
[a] Zavarronffi Bibliothec… Calabra
pag.4t..
lN ITALIA LIB.I. .CAP.v..
zz,
lermo traeva la ſua dimora Îimpegnoſlì icon Zisforz-o Wioiento
alla difeſa de’ Patriarchi di Coſtantinopoli., .ſcrivendo ;l’an
no 1143. d'ordine , come egli dice , di Ruggerio i. Re .diBi
cilia , .il .trattato De quinqae Thank Patriarcbalìo’m,. ;E’ riſe..
rito in parte da Lione Allazio l ,e da Emmanuele Scheleſtrax .1;
e in greco , e in latino traſcritto da Stefano Le Muyne .s . Fa
-cgli vedere quanto prima poſſedeva il Sommo Pontefice , e
ciò , che poi gli fu tolto dal Patriarca di Coſtantinopoli. At*
tribuiſce al Trono di queſto ſeſſam‘a quattro Chieſe .Metropoli~
cane co’ loro ſuffraganei : trentaſei Arciveſcovadi di ,ſolo no..
mc: e cinquecento ſeſſafltatrc Veſcovi.. Scritte ~inuna ſtagione ,
in cui iVeſcovi , per opera de’ Normanni , ubbidivano al Som—
mo Pontefice . Non potendo con ,tutto ciò diſſrmulare il ſuo
impegno per ,quei Patriarchi , e l’ odio ..contra ñla “S. Sede , an
novcrò le Chieſe della Sicilia , della Puglia , -e Calabria tra quel~
le , che dipendenti ſono dal Trono di Bizzanzio , uniforman~
doſi alla Coſtituzione di Lione il Sapiente . Contro l'evidenza
del fatto volontariamente accecatofi , ha preteſo ſedurre i po
íteri con dar loro ad intendere , che quelle Chieſe , dall’anno 887.
fino al ”43. , in cui ſcriveva , non aveſſero cangiato regola
mento nell’ eſterior politia , e non ripoſaſſcro ſotto l'aura be~
nigna dell’antico loro Metropolitano , ma riteneſſero il mede
ſimo aſpetto di prima . Affinche` non rimanga oppreſia ed .eſtin—
ta la verità in una materia si importante , fa duopo oſſervare ,
eſſere in queſta ſua deſcrizione il greco Archimanlrita notabil~
mente manchevole e infedele ;in moltiſſime coſe. Primiera—
mente dopo avere ſtabilito due Sedi Metropolitane di Reggio,
e di S. Severina nella Calabria, e di Siracuſa nella .Sicilia , eſpoñ
ne iVeſcovadi aSiracuſa ſoggetti; ommettendo di riferire quei,
che da Reggio , e da S. Severina dipendono; contento di farci
ceneralmente ſapere , eſſere il loro numero conforme alla de..
ſcrizione dell’lmperador Lione . Qui e` inoltre d’avvertire ,
non far egli veruna menzione di Otranto poſta tra le Metro
poli dal detto Lione ; c annoverare per contrario tra le Me—
tropoli un altra Città , che l’ lmperadore colloca tra iſemplici
Veſcovadi della Calabria . Di più, deſcrivendoi trentaſei Ar
civeſcovi ſoggetti al Trono di Coſtantinopoli eſenti dalla giu—
riſdizione de’ Metropolitani , e privi di ſuffraganei , vi nota
Aa 2
anche
ſi] Allat. decon-ſenſu liba. cap. a4.
n.1. pagqoy.
ſa] .Emmanuel schelefirat. antiquít.
Reel. ioc.cit. appendJcIx. pag.7fl.
[3] Stephanus Le MOyne variouſaçtz
toa-paga”
18!
DEL RlTO GRECO
anche Cotrone- Città della Calabria ulteriore . Sembra non aver
egli avuto altra mira, che portare ad una maggiore elevatczza
la giuriſdizione del greco Patriarca., mediante il numero più
copioſo degli Arciveſcovadi , che alla Sede di lui attribuiva .
lnutili però ſono ſtati i ſuoi sforzi; non baſtando la ſua auto
rità. per inxlurci- a preſtar fede aquelle coſe, che s’ oppongono
alla Storia de’ tempi , e ai chiari monumenti che convincono
di bugia il ſuo detto . La novella di Lione ci preſenta il Ve—
ſcovo di Cetrafle ſotto al Metropolitane) di Reggio, come fi
può riſcontrare al num. ;2. Dopo l’ anno 887. in cui quell’ 1m,
peradore pubblicò la ſua legge , non fu mai riguardata come
Arciveſcovile la detta Sede
di Cotrone , nè ſotto lñ` imperio
de’ Greci, nè ſotto quello de’ Normanni . Se non foſſe altron
de nota la mala fede diNilo , non ſarei lontano dal perſuader
mi, eſſer- cgli ſtato ingannato dalla variante lezione di qual
che Codice continente gli- atti del Concilio Coſtantinopolita
no lV. dell’anno 869. ne’ quali: leggcfi avere ſottoſcritto Ni.
ceforo di Cotrone colñ titolo di Metropolitana .… Ma gli editori
de’ Concilj hanno opportunamente avvertito, eſſere niendoſo
e ſcorretto tal Codice , e dover prevalere l’autorità degli al—
t-ri , i quati eſſendo in maggior numero., e più corretti , ci
offrono, la ſoſcrizione di- Niceforo con. la dignità di ſemplice
Vèſcowa , e non- giì di Metropolitana di quella Cit-tà . Final.
mente oltre a tutte queſte coſe. , dobbiam oſſervare nel trat
tato di Nilo aggiugnerviſì alcune Chieſe nella Sicilia , le quaLi
o non hanno mai avuto la Sede Veſcovile , o pur-e nell’ inva
ſione de’ Saracini ceſi'arono eſſere tali nel fine del ſeco~
to x. 1 . Tuttociò ſi e‘ voluto brevemente dire, per paleſar-e
l'a mala fede di queſto Monaco Archimandrita; giacchè gli altri
graviſſimi errori ſparſi nella ſua deſcrizione,'non che il ſuo
odio , e livore verſo la S. Sede, il-diſprez-zo dell’ autorità Pon—
tificia, il cieco impegno nel. promovere le ragioni dello SciſL
matico Patriarca , ed in fine , il ſuo ſpirito di ſtiſma e di: ri~
bellione che nutriva, ſono ſtati accuratamente notata', ed evi~~
dentemente confutativ da Lione Allazio 2»- .~
11-.
Ma laſciando Nilo coi ſuoi fanatiſmi', e tornando agli
altri catalogi. delle' Chieſe ſoggette al Trono di Coſtantinopo
li formati con iſpìrito privato da? greci Canoniſti , nc’ quali
ñſicontengonorquelle de’ due Reami di Napoli., e diSicilia, una»
di*
[i] Pirrusdiſquiſi'tî. de Patriarchatu
Sicilie ._
[2]‘ Allat. d'e conſenſo lio-r.- cap-14.3
capa-1…_
IN ITALIA LIE-I. CAP.VI.`
38,
’di eſſi è attribuito ad un Patriarca d’oſcuro nome , e d’ incer
ta età 1 . Queſto e` molto conforme alla diſpoſizion di Lione,
e rapporta Metropoli 80. Al numero zi. pone la. Calabria.
Al 44. Catania. Al 54.. Otranto . De’ 39. Arciveſcovadi, al
nnmero i4. colloca_ Napoli , e al i7. Meſſina . Altro catalo
go finalmente leggeſt tra le Opere di Teodoro Balſíamone pub
blicate da Genziano Herveto z , dove al numero 61. notaſi
con vocabulo corrotto, Sazifía Sebaſtiara in luogo di Sanfla_
.fewer-im, e al numero 57. Catania .
CAPO
VL
Ulteriori progreſſi de’ Patriarchi di Coſtantinopoli nel ſecolo xi
ſull’eſercizio dell‘uſurpata giuriſdizione ſopra
le Chieſe della Puglia, e Calabria .
_lfi
SOMMARIO
abbandonato il rito latino";
ficonformiflo
al greco; e che
imprimere ”ell’ animo de’
Patriarchi di CP. tentano
Puglieſi, e de’ Calabria/Zan
*verſione al rito della Chieſa
Romana, come ſì raccoglie da
{ma relazione di Luitprahdo
Legato degl’ l’aperadori Ot
tom" alla Corte di quella
Città .
2 Prima Legaziore di Lait-o
,
.
prendo a Coſtantinopoli eſe
gaita l’ anno 948.
i Veſcovi di Gerenza, Tar/ì,
Gra-vifla, Matera , e Tri
cario
arie/ſero dipendenza
come Saffraganei , dall’ Ar_
cioe/'corvo d’ Otranto , cui
:’apparteaeſſe la loro com
ſecrazioae eſercitata fino a
que li tempi dal Sommo P071- `
teſice .
5 Sotto il ”ame di * Paglia ſa..
3 Seconda Lega-zione adempiata
”o compreſe le due Prot/im
l’ ami-0 968. Si rapportano i
cie di Terra d’ Otranto, e
principali articoli della me
della Baſilicata . Le ſole
de [ma . Mal-{anita di Luit
prando ”e’ſaoi racconti co”
”0 alla Corte e alla Città di
Chieſe d’ Otranto , e di Tri
carico rice-vano il rito greco.
CoffaatinoPoli .
4 ,52 pahhlica editto dal Pa. `
triarca di CP. l’ anno 968.
Le altre ritengono coſtante
mente il latino per opera di
,Giovanni Arciveſcovo di
Bari .
, '6 La Chic/'ad’ Otranto folle-tra,
ta da’ Greci i” ‘vigore di tal
la Paglia, e della Calabria ,
con orairze,che le Chieſe del
[1]. Ap. Le in'clav. j’ur. Grac.- Roatan
lrbç. pagzçs.
‘
' editto
[z] ?agio-9;. V. Leuntlav. iui-.Giac-~
Romilibn.,
”,-
DEERITOGRECO
editto all' onore di Metropo
li co’ ſnfl'raganci , a ragione
(dellſoſſeqnioſa fedeltà, in cui
_ſi _manrcnnc `?Perſo il greco
` Imperia‘.
’
.Se lcChieſe di Gerenza, Tar.
7 jî , _Gravina , e Matera aſl
’ſcgnare nell’ editto per ſnf
fraganee d’ Otranto , ſienfla
”Cattedrali innanzi all’anñ
no 96 8. Origine delle due
Cattedra diCerenzo c Ma—
tera . Controverſie di gin—
cìfìn all’anno ,10539. _Allora
'ſu depoſto nel :Concilio di
Mel/i l’ultimo Veſcovo gr:
co , cd eletto ilprim latino .
9 Vi fior) nondimeno il rito gre
co nc'ſecoli ſuſſcgnenti nel
le Cbicfl: inferiori . ll Can
:ore della Cattedra/e ,di Tri
carico nato da greco Sacer—
dote poter efl'cre affnnto al
la dignità Veſcovi/c , fn ale-u_
riſdìzionecccitatc tra loro ,
cretato da Innocenzo HI.
e reciſe da *varj Sommi Pon—
IO I Canonici della Chic-ſu
di Tricarico ritengono oggi
giorno le *ve/Zig” dell’ anti-5
,co greci/'n10 .
tcfici ,
8 L’ altra Chieſa ſtzffraganca
‘
di Tricarico fn jìabilita in
r.
queſti tempi Sede Veſcovile;
U governata `da’ Veſt-eroi!”
ON ſi acquietarono i Veſcovi di Bizzanzio alle ſole
leggi Imperiali, per cui diſpoſizione rimanevano di
pendenti dal loro Trono , le Chieſe violentemente rapite a’
Sommi Pontefici, particolarmente nella Puglia, Calabria, e
Sicilia; ‘neppure reſtarono pienamente appagati d’ avere ſparſo
per tutto il Mondo .tante copie di quelle ,novelle , quante ſe ne
veggono nelle compilazionj de’ canoni `da’ loro `autori .alte
rate , o a proprio talento, ,in vantaggio dell’autorità Patriar
cale , notabilmente mutate. Portarono più oltre la lor paſſio
ne , ſenza potereſſer tenuta afreno nè dalla convenienza, nè
dal riſpetto, né dal proprio _decoro , e buon nome . Non p0
tendo più lungo tempo tenere aſcoſo nei lor petti il veleno
contro al nome Latino , che fin dal precedente ſecolo 1x- aveñ
vano conceputo, ſi dichiararono apertamente'sfacciati nemiCí
del rito della Chieſa Romana . Era loro' diſegno imprimere
negli ,animi de' Popoli delle Provincie Napoletane -loro ſog
gette, un‘ odio occulto ved intenſo contro a quel rito; econ
queſto inſenſibilmente allontanargli dall’ubbidienza, di cui eran
vdçbitori al Capo della Chieſa , Si ſtudiavano rendere ’il Papa
odioſo ai loro ſudditi, cenſurare le ſue azioni , non che oppri~
mere l’ autorità , e la giuriſdizione di lui. Nel ſecolo x. pertanto
ñfu promulgato un nuovo editto, col quale s’incaricava a’ſVcf
I-*L-Lleln]“~
-,’p..'-
covl
IN IT'ALIAi 113.1. CAP.VI.
19,,…
Eovi’ della Puglia., e‘ della Calabria, che, bandito dalle loro
Chieſe
l’eſercizio del rito*v latino”, i'ntroduceſſero le cerimonie
Orientali; e- che‘ in avvenire non' ſi valeſſeſſronei ſacrificj del
pane azzimo , ma del’ fermentato- Nonſfermoſſi qui la loro
cieca. paſſione.v Stabili nella; riſoluzione di, perſeguitare il 80mmo Pontefice fin‘- dove: le loro forze il permettevano‘, ordi..
narono- ancora’,- che~ tolta a. lui- l’ autorità: finî’ora' eſercitata
di; conſecrare i-,Veſcovi- di Acerenza, Turſi, Gravina, Mate
raa, Tricarico~ , - ſe. ne' trasferiſſe l’ eſercizio` all’Arci'veſCovo di
Otranto, cui doveſſero in.“ avvenire' ubbidire‘, ed`eſſereìſuffra~
ganee. le cinque? riferite' Sedi .› Tutto ciò ſ1 raccoglie‘dalìrac
contozche. fa Luitprandor ai Ceſari: Ottoni della' Legazione’, da
ſui eſeguita' l’ anno 96 8‘.ñ~ all’ Imperador' Niccforo* Foca‘ in‘- C0—
ít‘anti’nopoli'- Diedero- un" gran“ impulſo* a’ queſti! nuovi* attentati
gli odj, e ir rancori‘ nati nel' ſecolo antecedente’nell"aniino de’,‘
Greci‘, a' cagion‘. dello* ſciſma‘ di Fozio .› Indi- preſero eglino'
motivo~ di` recare alla' Chieſa Romana' i‘ più gravi* pregiudizj ,
che ſuggeriva loro Ia inſana', e rea paſſione; e‘ di co‘mbat'terlar.
con` le arme alla mano, ſe. foſſe: potuto-riuſcire., fino*alla ſua;
ultima' rovina.- i
~
_
i
_
2;- Per maggior-'chiarezza‘ del' diſcorſo ; e‘ per‘avere' una'
più diſtinta' e- compiuta idea delle coſe , che ſono pertrattaññ
re in‘ queſto` Capitolo? , fa duopo‘- diſtinguere due ambaſciate
ortate alla Corte' di Coſtantinolioli da' Luitprando‘. La‘ prima
Fu dañlui eſeguita l’ anno— 948".- eſſendo- ancor' Diacono‘- 1', in‘.
grazia del Re~ Lotario . Romano Juniore‘ figliuolo diñ Coſtanti
no Porfirogenito Im'perador' d’Oriente’,- c Ottavo diquefio nome: dichiarato- Collega irell’ImperÌO' , aveva‘z in' iſpoſaîBerta
ſorella' diLotario Re d’ Italia", il quale’viVeaî ſotto-la‘ direzione
di Berengario~ d’Jurea , deſtinatoglií per aj‘o- da- Ugo ſuo‘Padre .
Amava' Berta teneramente’ il'fratello‘, e‘colirapidopenſiere por-v
t'andoſiv ſpeſſo inſtalla', a lui fi rivolgeva .ñ Tſiemendo che' l’amo...
re’ di; Berengariovenifle meno*- verſo Lotario ; e` che' queſti non
reſtaſſe' eſpoſta' a‘ quei: pericoli, cui" pur‘ troppo ſoggiacciono i
Principi" ,« quando- all’altruiì cura* è'la lor' vita commeſſa', fli-~
molò' Coſtantino* Porfirogenitoì- ſuo ſuocero a' pregar- Berengañ
Iî'o‘ di mantenerſi' fedeſe‘ al' fratello" . Sodisfecev l’ Iinpc-:radore` a1ſe- ragionevoli premure- della’ nuora' con' lettere‘ ſcritte: a*B`ercn-~
gari’o, alle'quali aggiunſe‘, che‘ per'ri‘cevere’ più. ſicureriprove
della ſua‘buona; corriſpondenza‘ ,, avrebbe: con. piacere: gradita
[r1. Caveíii Luſtpnnd‘o-z-
`
q ua[—
—
,9,
DEL'RITO GRECO
qualche ſuo meſſo alla Corte . Beren gario riſolvette appagare il
genio del greco lmperadore. , e s’ avvisò d’incaricarnc Luit
prando ~. Stato egli già paggjo nella ſua tenera eta in Corte del
Re Ugo , eſercitava allora la carica di ſegretario in quella di
Berengario , ed era ben inteſo della lingua greca . Adcmpì
Luitprando a’ ſuoi doveri con unalieta ambaſceria , in cui die
de agli Augnſti di Coſtantinopoli autentica teſtimonianza del ſin
cero affetto, che Berengario d’lvrea portava al giovine Lotaññ
rio , c della ſpecialiſlima cura , con cui nelle arti liberali lo
educava . (Lietta legazione è da lui deſcritta nel libro ſeſto della
ſua Storia 1 , dove narra il corteſe accoglimento dell’Impera
dore , le maraviglioſe grandezze di Coſtantinopoli , e le ſuper
be magnificenze della Corte.EſſendofiLuitprando con un tal mez—
zo conciliato maggiormente e l’amore , e la ſtima di Berenga—
rio , ottenne eſſere decorato della dignità Veſcovile; c fu pro
moſſo con gradimento del clero , e della plebe › alla Chidadi
Cremona , dappoichè tornò in Italia .
3. Dopo qualche tempo diſguſtato Luitprando di Berenga—
rio , c di cui con aſſai vivi , e naturali colori deſcrive la tiran~
nide nel principio del lib.ul. della citata Storia , e fa il più
bel ritratto del ſuo ſpirito ) e abbandonata la ſua amicizia , fi
ritirò alla Corte di Ottone in Germania . Avido di ſplendidi
cariche , c vago di gloria e di onori, s’inſinuò nella confi—
denza dell’ lmperadore , e dei Grandi del Regno ; s’ immerſe
nella moltitudine dei politici affari , e nei maneggi ambizioſi
del governo , ne’ quali fu ſovente impiegato . Determinatoſi
Ottone di chiedere Teofania figliuola di Romano Juniore gre~
co lmperadore defonto in iſpoſa ad Ottone ſuo flgliuolo ,
moſſo da’ motivi di ſtato , che da me ſono ſtati accennati al~
trove 2 , non trovò nella ſua Corte ſpirito piu adattato a ſor
tir con onore dall’impreſa , che il Veſcovo Luitprando . Pri
ma di ſpedirlo in Coſtantinopoli volle paleſare la ſua buona
fede col greco lmperadore . Aveva poc’ anzi poflo il campo
ſotto la Città di Bari a’ Greci ſoggetta ; e con frequenti ſcorñ
` rerie turbava il ripoſo , ed all’eſtremo affligeva tutta la Pu
lia , la Calabria , e lo Stato di Salerno , iÎ cui Principe `Gi-~
Fulfo era confederato c0’ Greci . Di qucſt’ aſſedio ſcrive l’Ano—
nimo Salernitano: Otlu Apulia fine: wait , Ò- ‘validè cam di.
mica-uit , ó** (Fi-virata”; Barii aliqmmtulflm objèdìt , c5* quam-11m
-Daluir, undiqfle conſtrinxìt 3 .
[i] Luitprandus in hiſt. rer. in Europa ſuo tempore geliatum [ib-Y].
Stanz
[z] Capa-n.33.
[3] Ap. Mutu, Anna]. ad “1.9“:
Stando Luitprando per accìgnerſi al cammino verſo la
Corte di ;Coſtantinopoli , Ottone , a ſin di non inaſprire l’ani—
mo di Niceforo, c per facilitare altresì l’eſecuzione de’ ſuoi
.diſegni fu obbligato a ritirare le arme dalla Puglia , edalla Cala..
bria, e a dar ſine alle oſtilità , _che dalle ſue milizie vi ſ1 com
mettevano ſenza pietà . Si miſe Luitprando in cammino l’an..
no 968. , giunſe alla Corte li 4.. del meſe di giugno . Poſe in
veduta di Niceforo lqdimoſtrazioni di ~una perfetta riconci
liazione di pace , che ſeco bramava continuare Ottone , il qua.
le, a ſue ſuppliche , aveva abbandonato l’ aſſedio di Bari; pre
ferendo l’ amicizia e il vincolo di ‘parentela colla real ſtirpe di
Coſtantinopoli l alla conquiſta della Puglia, della Calabria , e
del Principato di Salerno, che gli ſarebbe molto agevole riu
ſcita. Eſpoſe il principal motivo della ſua ambaſceria , e ri..
chieſe Teofania in iſpoſa del giovine Ottone 1 . Con piacevoli
parole altresì ricercò a nome della Chieſa Romana , la reſti
tuzione de’ patrimonj ritenuti al preſente da’ Greci, concedu~
tile dalla pietà del gran Coſtantino e nell’ Oriente, e nell'Oc
cidente , e lungo tempo poſſeduti pacificamente da eſſa 3 . Do
venio Niceforo ſoddisfare alle domande fatte dichiarò pri~
mieramente , che ſe Ottone voleva per moglie del ſuo figliuo*
lo Teofania , doveſſe reſtituire al greco imperio l’ Eſarcato di
Ravenna, Roma col ſuo Ducato , Capoa , e Benevento , e tutto
il tratto del paeſe fino agli ultimi confini della Puglia., eCa
labria gii da’ Greci poſſeduto . Che ſe poi, depoſto il penſie—
re del matrimonio del figliuolo con la greca Principeſſa, chie
deva ſolo amiſtà con lui, ſarebbe ſtato contento di .ricuperare
la ſovranità ſopra Roma; pronto a conceder a’ Papi tuttociò ,
che loro era dovuto 4 . Si dolſe altamente di Ottone , perchè
aveaſi arrogato il titolo d’ lmperador de’ Romani; e ſ1 lagnò
altresì di Giovanni VllI., perchè coll’iſteſſo titolo avea ono..
rato Ottone nelle lettere a lui ſcritte intorno al medefimo ma
trimonio; pretendendo cheil titolo d’lmperador de’ Romani
foſſe proprio de’ Greci ‘,ì e convenire ad Ottone il titolo infe~
riore di Rè s . Queſte inz-ſoſtanza ſono le principali propoſi-s
zioni eſpreſſe da Luitprando nella relazione , che della ſua am—
baſceria eſpone ai due Ottoni: qual relazione può leggerſi in
latino preſſo .il Cardinal Baronio ,e il Caniſio; c in lingua ita
liana preſſo Monſignor Sarnclli 5 . Ma poiche` ſu Luitprando
nf,
0-
B- b
;KW
ma"?
’p1
[I] In relat. n.5. [2.] .N. 19.
[3] N. 19. [4] N: 18. [5] N.1. «z
[6] Bai-.ad :ln-968 Caniſ.antiqu.leé`t.
to.6.cap.13.8arnei.Epiſt.lib-7.in ſing
:ge
:DEL R'IT'OÎ GR'E'c o
malamente. ricevuta, e peggio trattato da Niceforo, ſi diffim*
de a deſcrivere- con, tetti colori il' coſtume dell’Imperadore,
della Corte, e della‘ Città di Coſtantinopoli; ſtudiandoſiv di ren
derle odioſe' ai due Auguſti, a. preoccupare' il l`oro~ animo-con
una ſatirica maledicenza' , e a `far' loro concepire una: granav—
verſione' alla greca Nazione . Narra pertanto,eſſere: ſtato rac
chiuſo: al primo- ſuo arrivo. in un- ampio- Palazzo siñ'ſco'mpoſto ,
che non. lo: difcndcva nè- dal caldo , nè' dal" freddo-,- nè dalla
pioggia. ; e poſto- in tale lontananza: dalla‘ corte‘, che per ane—
darvi. a‘ piede, giacchè' non eragli’ permeſſo a cavallo, veniva
meno il ſuo ſpirito I : che ſempre era digiuno e ſitibondo ob
bligato a comperar 1’ acqua~ per‘eſtinguer l’a‘ ſete z, che' _trai ſ0ÎPÌL'Ì» e, tra: i gemìti e lagríme‘, che aſſiduamente* glia' ſcaturiva
‘1° dagli-'ñ occhi menava‘ i" giorni interi in: mille pende-ango
ſce, affanni‘, e' tormenti a' : che fu indegnamente privato di.
cinque‘ nobiliſlime‘ porpore , che aveva- comperare" in’quella Cit
t‘a 3:' .ñ Deſcrive una gala di Corte ,ñ compoſta di` uomini: cen-ñ
cioſii, e veſtiti d’abiti de’ loro-primi‘atavj 4’, ela’menſa dell’lm~
Peradorea alla‘. qual'e- fu ammeſſo- aſſai lorda~ , unta di olio, e:
compoſta d’ ubbri'achi 7-' . Prende poi di mira i- vizj' che ſede-~
van. ſulñ.Trono , che portavano , per’ cosl dire', la corona, e'
d'ominavanor nella' Reggia .ñ Conchiude-‘,ñ eſſere ſtata la' Città di
CÒſtantínopolió in altri' tempi abbondantiſiìma‘ , e' fioriti—ſtima;
ma allora famelica', ſpergiura‘, bugi‘arda‘, ingannatrice, rapa~
ce', ingorda, avara‘, e vanagl’orioſa 6- .- L’ accoglimento aſpro-`
e ſpiacevole ſpinſe, Luitprando a' prorompere* ſenza ritegno a.
queſte', ead altre ſimili' maledicenze‘, ead’eſerci'tarela; maligna:
cenſura‘ ſopra la‘. Corte’, e la‘ Città .- La‘ cieca~ paffioncìr Che
íngombrava la‘ ſua' mente' non' gli fece prevedere la poca‘fe-v
dc‘, che avrebbe incontrata nei lettori la ſua~ relazione‘, detta.
da* Erycio* Puteano , non“ già verace’, ma' curioſa”: ſcripta”: .
Tralaſcio di riflettere', eſſer’ egli ſtato* uno de" Scrittoriſatiri*
ci e“ mordaci' del ſuo ſecolo', e vago di macchiare* nelle ſue
ſtorie l’ altrui- fama con' iſtrane* calunnie', come‘ in più: luoghi
oſſerva. il Muratori' 7‘ . La ſatirica' penna di lui? ſcreditò- la me*
moria~ di Papa Sergio lIſ., quaſi menaſſé" ſcandaloſa‘ vita con'
Marozia'ñ famoſa' meretrice 8‘ . Caricö' di vantaggio* il’ buon no-r
me di Giovanni: Xç, e di tutta‘ la` nobiltà'. Romana.; ſcrivendo
[1]‘ N- ſo- [a] NZ!. 58'. 6'2‘.;
[2] N-n- [4] N-F-
che.
[7] Muratori' Annal'. Ital'. adam-9“*
& 914-’
[53 N. rr.. (al N.63:.
[81 Luitprand’. hiffzlibm cap-Br
'che Teodora madre di ~Marozia , `e da lui nominata ſem”,
impadms, foſſe .arbitra aſſoluta di _Roma , `e .deli’áfieſſoJSommo
Pontefice I . Prefiavalfede a ,tutte ,le palipu’nate, `e a tutti i li—
belli ,infamatori _; .dilettandoſi ornare i 'ſuoi ſcritti di quelle
ingiurioſe .diffamazioni , _che ſe gli preſentavano .ſotto …la pen
na . Intantoinforthato Ottone de‘rozzi ,trattamenti uſati alſuo
Legato , e ;vedendo andar falliti ,i ſuoi diſegni., -giudicò _eſſer
obbligato a vendicare i ſtrapazzi uſati ,da Niceforo a Luitpran.
do, canon permettergli di godere in pace ,come frutto'vdella
ſua _perfidia,~ il poſſeſſo delle Provincie ‘Napoletane , `donde
aveva poc’ anzi ritirato il ſuo poderolo eſercito . Armato di
ſpirito e di coraggio fi preparo a nuova guerra, per fa: ,cm
noſcere, che ei ſenza prenderti ſoggezione :della greca poten~
za , poteva regnare in quella parte d’italia ., .che a’ Greci ub
bidiva
. Riacceſe
il tuoco
dellazguerranelle
Provin
cie della
Puglia ,ſi pertanto
.e Calabria,
e le .coſtrinſe
colla forza
.a ri
ſpettare la ſua “perſona.
4. 'I'ra le altre `coſe ~.appartiene al noí’cro .argomento ciò,
che nel ,fine della ſua _relazione …aggiugne Luitpranlo i. .Scri—
ye z , che _Niceforoleſſendo uomoempio averſo le Chieſe , e
pieno di adige di livore verſo i Latini, ſiccome .non poteva
affliggere altrimenti il Papa , e oſcurare il nome Romano , or
dinò a Polyeuflo Patriarca di Coſtantinopoli .che ñdilataſſe la
Chieſa di Otranto con attribuirle cinque’ Veſcovi iſuffraganei;
e che non permetteſſe in .avvenire `ſi celebraſſero intutta la Pu
glia , e Calabriai divini *Miflerj `in rito latino , .ma .in ‘greco .
Era portato Polyeuëto .dallo .ſpirito .di novità .ad eccitare tu
multi , e confuſione nelle Chieſe d’Occidente .compreſe nel
greco lmperio', e a far fronte al Romano Pontefice. :Onde
non aveva biſogno di molti ſtimoli _per correre frenetico .ad ab—
battere la Chieſa-Romana , e per eſſer animato ad eſercitare
la ,ſua temerità contra de’ Latini.. ln …conſeguenza dell’ordine
Imperiale, ,il _qualerazun forte appoggio ,all’ ambizioſa ſua bra
ma
ledizioſq
pubblicare
un editto
mede—e
ſimo, ,ardi
,anno il968.,
con ,cPatriarca
' ' A' ricava
a’ Veſcovi
della nel
Puglia,
Calabria di dover cangi
Orientali , ,bandir in avve
‘rito ; e conformandoſi ,agl’ifiitnti
‘ dalle loro Chieſe , le .cerimonie
romane.. ln oltre , .che i _.eſçovi di Acerenza, Turſi , Gra—
,vina , Matera , e Tricarico dipçndeſſero com-.e ſuffiaganei ,
dall’Arcivevicovo d’ Otranto , cui I{apparteneſſe lalor conſe—
‘ ""
[i] Idem lib.a.cap.33.
[a] N.63.
b 2
‘
cra
p
1,5
DEL RÌTO GRECO
crazione eſercitata fin allora dal‘ Sommo Pontefice‘-.-“Nícep5oî_›
rn: , ſono parole della relazione di Luitprando, em o’mnibn‘r
Ecclejíis, homo 1;: impinr, lit/ore, quo in nor abnno‘aí, Conjſarzññ
tinopo/ìtano Patriorcbx prxccpic , nt Eccleſiar’n Hydrnntinam in
Archiapi/copatnr honorem dilatct; nec pci-mitra! in ‘omni Apn
lia , ó* Calabria latinë ampi-ius, ſea' greci? divina Aly/ſeria”
lcbſirari . . . . Scripſi: igitnr Polycnfrn: Confinntinopolitanu: Pa—
triarcbn privilegia”: Hydrnntino Epiſcopo, qnatcnnr ſna- anEZo-ñ
ritatc babe-at lit-entiam Epiſcopor conſècrandi in Acircntia, T1”
cico, Gru-vino, Materia, Tricarico , quì‘ ad con/corarionem Apo
flalici pertincrc oiu’entnr . Un tal’ editto proprio della perfidia
c* della fraudolenza degli Sciſmatici, il quale portava in trionfo
il
rito greco nella Puglia , e Calabria d’una maniera aſſai
diſpregievole della diſciplina della Chieſa Latina , fu mandato
da Polyeuí‘to- a Pietro lll. Arciveſcovo d’Otranto r , ilquale
a tutte le Chieſe di quelle due Provincie lo doveſſe far noto,
ne ſpargeſſe le copie, e le obbligaſſe ad accettarlo . Luſinga—
vaſi di dovere la ſua voce eſſer udita con intera ſommillione
univerſalmente da tutti per cagione della‘ ſua autorità . Ap
pena promulgato l’editto , eccitò graviſſimi rumori nell’ Oc
cidente, eproduſſe quafi da per tutto imedeſimi effetti, cioè,
l’indignazione de’ buoni , e l‘a ſeduzione d’ alcuni pochi ſpi—
riti incoſtanti
e l‘eggieri . Non* preteſero i Greci alzar ban—
diera per mea-20 di eſſo contro al dogma Cattolico della va..
lidita degli azzimi nel ſacrificio dell' Altare . Nacque molto
tempo dopo ,‘c-ióè nel ſecolo xr. , queſto pernìcioſo errore ,
ual nuovo moſtro portatoallaluce ’da uno de’ più malvaggi
gatriarchi vdi Coſtantinopoli . Voleva bensì Po-lyeuſìto porre ad
effetto -il‘ ſuo mal conceputo impegno , per abbattere, ed avvi—
lire le ve’uerabili cerimonie della Chieſa Romana; eſſendo la
ſua principal' mira e- diſegno ,far prevalere ad outa , e a de
preſſione di eſſo, le greche ecſtumanze nella Puglia , e Cala—
bria; e queſte coltivare con ſommo ſtudio per oſcurare , e to
gliere dl mezzo, ſe foſſe ſtato poſſibile , il rito degli-azzimi,
Per quanto ſatirica ſia la penna di Luitprando , il fatto aſſai
notorio , e ſonoro non laſcia luogo a dubitare della promul~
gazione dei ſedizioſo , e maligno comandamento .
`
- 75. @teſto ſtrano editto indirizzato a togliere al rito latino
la ſua onorevole eſtimazione , adiminuire la venerazione ver-4
fO l'a Chieſa Romana‘ a e' ad abbattere la poteſtà del- Sommo
[i] Ugheli. de Archiep. Hydrunt.
Ponte
‘
i
LNQTAÌLIA‘ iris-ia GAP-VI.“
,1,7
Pontefice; ciìa'pre Ela ſtrada "a conſiderarpiù coſe. Primiera- ‘
inente preferivè ,* che il 'rito -` greco *fi ,doveſſe ſtabilire nelle
Chieſe‘dëtla‘Piîglia , e‘Calabriau Da ciò intendiamo, che lei
Chieſe diqueſte Provincie occupate già da Anaſtaſio lconocla~
fia nell’ imperio di Lione lſaurico , e da “altri ſuoi ſucceſſori,
erano"ſog‘ge'tte in queſt” anno 968. al ~Trono di~ Coſtantinopoli,`
ma che’ ritenevano nel tempo ſteſſo il rito latino . Dobbiamo
ancora avvertire , che ſotto il nome di Puglia , ſono compreſe
le due Provincie della Terra d’Otranto , e della Baſilicata . Ciò
chiaramente’riman 'dimoſtrato, non ſolamente perchè gli auto
ri , ehe deſcrivonople conquiſte de’ Principi Beneventani, c
degl’imperadori Ottoni ſi valgono della denominazion di Pu
glia per eſprimere ammendue le mentovate Provincie ; ma an
cora per'eſſetſì in queſti tempi introdotto- il ‘rito ‘greco nella
Chieſa²di TricaricoCittà -della Baſilicata , come dimoſtrerà'
qui appreſſo, ñ- 7‘
'~
-
‘
- - '
r
i
Ora le due Chieſe d’Otranto , e di Tricarico non apprende”
do le conſeguenze , che provenivano dall’ accettazione dell’editñ
to ſ1 conformarono ai deteſtabiie attentato_ , e alla licenzioſa
sfacciatagine del Patriarca ~. 1Fu ‘agevole a queſti trarre 'al ſuo
partito: iPrelatidi quelle non ‘dotati d’ un 'tale ſpirito -e co~
raggio’ d‘a' poter refiſtere alle frodi, 'e forſe“ancora ’alle violen4
ze della"dor‘ninante'iniqnità .' Gli altri Veſcovi della Calabria.
Baſilicata , e Terra d’Otranto benchè aveſſero ²orrore alla pro..
poſizione'loro fatta di-doverad un “tratto'Îèiecamente abban
donare l’uſo ’degli azzimi , erano nondimeno pavidi e‘ treñ'
manti a diſpreggiarn'e"’coraggioſamente-il'comando , e poc.o‘di~
ſpoſti ad' incontrare iìpçr'i'cbli'rhí- quali una vigoroſa reſiſteri-ñ
za' gli a‘t‘z‘ketìbe‘ forſefabbandbna'ti -.-" Se nonìche ‘Giai/.anni Arci
Veſcovofdi’íBäriÎnſçi_in'campo-COiitra gli aſſalti de’ Greci* ,, Stop.
poſe' 'cori animo-ſottratto' loro violenze', fece fronte a' loro
dëcreti’ , non manco {di ?filet/ame , ’come doveva , l"emp‘ietà ,.
una
e di tal
farelegge
a tutti
andava’finalmente
'vedere dáfllungi’ a1-’ abiſſo
precipitar
, oVe lel’eſecuzione
Chieſe , jche’
l’ abbracciavano . Eccitò _lp-'ſpirito degli altri ’Veſcovi infingárdì‘
a rigettaregli‘ ordini inſaäi—g- ela"coiitinuare ‘con "magnaoima
e riſolnta' Coſtanza , ’nëll’ìeiëìjîtfì'zîióg- óóſhe-lprifna'; 'del 'rito la.,
rino . Hic dignifflmm Arcbìp’r‘èſul, di 'Giovanni Bareſe ſcrive il
Cardinal Baronio I", Apri/folico ee‘rè. confini/'tia‘ reſtitit Balymíío.
Coflfümtinopotitano Patriarcbx, qm’ i” grafia”: Byzantini Aa
-
-
[i] Baronqdanqur
~
. … ,,
guit
ul.. i..
~ J
,.,z
o .EL-;R I T o, non a cpp::
guſti Nicepbori Phocx, di/Ìnrìflè prxcepçm: ‘mm'ám AFAM; e."
Calabria 37x00 Imperia ſubjefiamm t ,Epifiapihr la; non ampli”;
deímep: in ,azymis lat-?#0 rita , ſed i” ſerratura” pa” confoc
rmt . Et licet ”annulli Epiſcopi mini: parte-'Hits’ jam ;repìdarcnn
ad”) ipſe fortiter ſi’ geffit verbo, ö* example ,_ ut ”e *Dix :mm-'1;
ejuſmodi moi-mirate”: errori: defluxerit A. Calcando l’ orme dell’.Ar7
civeſcovo di Bari gli altri Prelati delle mentovate Provincie
di gran credito per la_loro erudizione , .dottrina ,_ e pietà; e
animati da’ medeſimi ſentimenti, formarono quafi una lega.;
determinati' di non laſciarſi ſtraſcinar dietro il cieco furore del
Patriarca , ma di mantenerſi nell’onor del Veſcovado ſeguen
do , come ne’ paſſati tempi, gl’iſtituti della Chieſa Romana _e
I Popoli mal contenti dc’ Greci, di cui deteſtavano il gover
no, 'e mal ſoffrivano il giogoa non potendoſi neppur’ eſſi diſ
porre a variare l’ antico rito latino , s’ _unirpno tutti in `uno ſol
coro , eſclamarono , e protefiarono contro de’ nuovi loro ordi
ni. Ma ciò che abbatte‘ le mire dell’ lmperador Niceforo , e
Polycuëìo , e fece ſvanire il violento loro comandamento , fu
la morte di detto lmperadore ſeguita nel 969. cioè , un an
no dopo la promulgazione dell’ empio editto , come hò rife
rito altrove x . Wind] rimane confutata l’opinione di coloro ,
iquali fiſon dati acredere, che dopo la pubblicazione ,dell’or
dine ſedizioſo, tutte le Chieſe Salentine , abbandonato il rito
latino , ſi ſoffero ſottomeſſe al greco, ll coſtoro ſentimento ri~
pugna alla ſtoria de’ tempi ; avvcgnachè non ſolamente Gio
vanni Arciveſcovo di Bari , e altri Veſcovi diſpregiarono tal
decreto come empio, e malvagio; ma gli antichi monumenti
ci aſſicurano , che anche Taranto, vNardo , e altre Salentine riññ
tennero il primìero rito latino .1 . Molto meno ſi _allontanarm
no dagli antichi iſtituti de’ loro maggiori le Chieſçpiù rimote
della recente Calabria ,~ come di Coſenza, Biſignanok Caſſano,
e di Anglona, le quali non furono mai governare da’ Veſco
vi greci ,. La ſola Chieſadi Roſſano , come va ſuo luogo farò`
paleſe
ſecolo ~3xv,, fu
da’ ,compoſta
Veſcovi didi rito
Canonici
greco ,.greci,
v
e regolata
~ _ fino .
6.
Ma come che tutte queſte_ coſe bafianti fieno a dimo
flrare , ,eſſer rimaſo inutile ed inefficace l’ editto di Polyeuäto ,
ed avere lc .Chieſe della Puglia (ſotto la cui dinominazionc 1a
Baſilicata pur ſ1 comprende) c della Calabria continuato nell‘eſer—
‘
'
[l] Capd- n-;h
[a] P.l_’aolidiil`grt.v Bcc1,Neritine de
,
._
g
cizio
ritu exorcizandi aquam para-p.89
[g] Cap.x. ç.v. n.13
.
muraria matt; c-Apxvr.
,92,
tizio del- rlto'moulànanrdobh'tamo mondi-Meno* p6!" meme' ad
alcunesmffi , le. quali riſchiarano il tenor dell' editto , e ci portano a conoſcere* lo- ſtato 'd’ allora dellaChieſa. d’Otranto ſ e
delle Cinque ſediv ſuffragaueev ad eſſa attribuite- Volleprinſie~~
ramentc‘zl' ſhqmnWmNicefor-o‘v innalzare-Otranto- alla' prec-mi*
nenza dia.Metropoli ,, avendo riguardo allaifedeltà; di quella.
Città ,.la quale ſi mantenne con? Gallipoli nella'. divozione'- de"
Greci allor quando: i luoghi convicinií tolti‘ ali-greco* Imperia‘,
paſſarono ſotto le' arme, vittorioſe' de’ Principi` Beneuentani .
Della coſtante volontà. di lei all' oſſequio de’ Greci, ne* aſſicura
Coſtantino Pob‘firogenita ſcrivendo **e 1‘:.lei-:goſuzrdiv ex‘ 'Bene-v
‘vento' exeurſionefafia, ſz’zbjec’emnt ed”: Tbemati Longobardìie', ó*
Calab-ſx, except-z’ Hydr’mzte', ó— Gallip‘olí.- v
`
Furono in ſecondo luogo date alla Sede d’ Otranto le ſe~
guenti Chieſe ſuffraganee', xcioè, Carezza‘, Tar/i , Gravina , Ma.
fera, e Tricarico-.~ Erano queſte Città'. membra del greco Im*
perſo, come~ compreſe nelle Provincie" della Baſilicata ,~ dove
ſorgono Gerenza, Ttzrfi', e Tr’icari’co : nella Provincia d’ Otran
to r_ dove è ſituata‘. Matera : e nella Terra- di Bari', la quale vie
ne ſotto la denominazione' di Puglia , ove' s’ ammira; Graví~
”a . La conſecrazione' di* queſti Veſcovi, la quale“ fino al pre~~
ſente era ſtata eſercitata da’ Sommi Pontefici , fu trasferita
all’ Arciveſcovo‘v d’Otranto- Mi' giova ripetere le parole di
Luitprando quì ſopra tra-ſcritte. Scripſi: igitflr Polymëîm‘ Co”.
fl'autì’nopolitanm Parri-:roba privilegia” I-ſyímntiflo- Epiſeopo ,
quarta-mu ſua aafforít’are habe-at licentíam Epiſhopor' conjëcraadi
I” Acerentía , Tarcico ., Gravina , Materia* , Tricarico‘, qm’ ad
conſecratíonem Affoſſa/ici' pertinere- ”Meat-ur .- QJCſt’fſPrCffiODÎ
ſecondo la lor indole ci fanno comprendereſi, non“ eſſere ſtate
le mentovate cinque Citta onorare la'prima volta di Cattedre
Epiſcopali l’anno 9683; in‘ cui l’empio editto venne alla lu—
CC’; ma. quaſi afficurandoci aver elleno` goduta per l" addietro
ſar prerogaſívffi danno fondamento di conghietturare‘, avere
ſOIAmentC ſortito' Îll queſto tempo una nuova forma di politia,
in quanto ſottratte dalla giuriſdizione del Papa, fien ſtate' alla
Sede d’ Otranto attribuite ."B‘enchè tale ſia‘ l’indole.~ e la; natu
ra dell‘ eſpreſſioni, di cui ſi vale Luitprand’o ;' non* dovendo
contuttociò- noi' appoggiare ſopra~una ſemplice relazione , il
ſentimento‘, ſe le dette Chieſe ſien ſtate riguardate come Cat
tedralí innanzi all’anno- 968‘., oppure a tal' onore innalzare in
queſto
[i] Coſtantini: Parphyrogen. de admſníffrar. Imper‘. cap-az
.apo
orrarro- GR'EC'ÒÎ.
queſto tempo -( giacchè-non è penveuutmñalla noſtra` età' il te
nor rdell’ editto, le' ~cuicpanole miſchiarirebbono queſta dubbiez
za) 'quindi è , che .altraztraccia dobbiamo ſeguire per deter
minarci o nell’ uno , o nell’ altro parere . Scorrendo adunque
partitamente le riferiteicinqne: Chieſe ;’iqudtaiîlirrfl'afſt-lcggeſi"
la prima. volta onorata-dirSedc Veſcovilee in queſt’ editto; non
avendo mai per 'l’.addietro -., per quanto a me ſia noto’, van-‘
tata una tal prerogativa .`:Fu 'dal‘ Pátriarcadi Coſtantinopoli
eretta in, queſt’ anno 968. in Chieſa Cattedrale in grazia dell‘Ar~
civeſcovo d’Otranto, cuigfu reſa ſoggetta .
La ſerie-lc"VAſca-vl di Gru-”ina prendewilñ‘ſuo principio
dell’ anno 876* @ai deindetſacceſſerint , nota. il Lucenti, uſque:
ad aonam 1092. ”0” habemar . Potiamo da ciò raccorre, che
_Veſcovo di oſcuro nome' governava queſta Chieſa l‘ anno 968.
Cerenza godeva in queſto tempo .pur eſſa gli onori diCat—
tedra Veſcovile, ſollevata di poi al grado di Metropoli da Nic—
colò ll. l’anno 1060. o poco prima del ſuo Pontificato 1 . Fu
data alle fiamme l’ anno 1090. da uomini malvaggi , e indi 1
a qualche tempo riſtaurata da’ paſſati danni dalla religioſa .e pia
munificenza de’ proprj Cittadini.
Della Chieſa di Matera è aſſai oſcura l’origine . Scrive
l’ Ughelli , che non ritrovandoſi più alta ſorgente , ſia ſtata ſol
levata al grado di Sede Veſcovile in queſta ſtagione da Polyeu
Eto in vigore del citato editto , Avendola ſottratta Ludovico
Secondo l' anno 866. dalla barbara tirannia de’ Saracinitornò
poco appreſſo all'ubbidienza de’ Greci, da’ quali eſſendo domi
nata nel tempo della promulgazione dell’ editto l’anno 968. ,
potè eſſer eretta da loro in Veſcovado , e data per ſuſſraganea
ad Otranto . Soggiacque queſta Città ne’ ſuſſegucnti tempia
ſventure atroci, e a deplorabili calamità . Travagliata di nuo
vo da’ Saracini l’ anno 996. , fu obbligata alla reſa dopo quat—
tro meſi di penoſe miſerie. Finalmente l’anno 1064. cadde in
potere dei Normanni . Da queſti , eſſere ſtata privata dell’ onore
del Veſcovado , ridotta a ſemplice Badia , e ſoggettata alla Cat
tedrale
di Cerenzadell’abbattuta
, è ſentimento
degli AchÃruntini
, i quali
sù la depreſſione
e avvſiilita
Matera pretendono
far ſorgere maeſtoſa ed illuſtre Cerenza . Comunque ſiaſi , certa
coſa e` , che divenuta anche la Città. di Cerenza ſquallida , e;
[r] Vide Ughell. to. 7. in Archiep.
Acherunt- pag.7. St in Rota Rom.
in Acherunt., ſeu Materanen. ju-
defor~
riſdit’t. ſuperbonojure7.1~`eb-I73)‘
cor. Peralta.
[1]' Summen.$tor. di Nap.to.t.p-48lg`
{N ITALIA LIE-l. CALVI.
zo;
deforme per le atroci, ed oſtinate guerre ſoſtenute circa que
ſti medeſimi tempi contro a ſuoi nemici, e pocomen che de
ſolata, e ridotta ad una forma aſſai miſera e lagrimevole;
nè potendo mantenere il decoro , e la dignità Arciveſcovile ,
1nnocenzo lll. 1’ anno 1207. ereſſe in Cattedrale la Chieſa di
Matera , e l’ uni a Cerenza xquè principalìter; ſicché l’ Arcive
ſcovo di due titoli foſſe fregiato Acheruntiflm ,e Materanu: . Non
durò la pacifica alleanza fra loro , che fino al ſecolo xv. Eugc.
nio lV. per recidere le gare di giuriſdizione, e le tempeſte,
onde ſovente erano agitate e commoſſe, fu obbligato a ſeparar
l’unione, e a couceder a Matera i proprj Veſcovi. Rinacqueñ.
ro le antiche conteſe ſotto Siſto IV., il quale determinò , che
il primo de’ due titoli o Acbertmtinm, o Materanenjz‘: doveſſe
regolarſi dal ſoggiorno dell’ Arciveſcovo o in Cerenza, o in
Matera. Furono diſunite la ſeconda volta ſotto Leone X. Fi
nalmente dopo lungo contraſto, Clemente Ottavo le`reſtitul
all’ antica forma data loro da Innocenzo Ill. , e le miſe nello
fiato , in cui al preſente ſi trovano 1 . Sono ſuffraganei di Ce~
tenza, ſecondo l' attual diviſione delle Chieſe , iVeſcovi d’An—
glona , di Gravina , di Potenza , di Tricarico , e Venoſa .
8. lncerta, e dubioſa è anche l’ origine del Veſcovado di
Tricarico* L’ Ughelli ſ1 perſuade eſſere ſtata ſtabilita queſta Se—
de Veſcovile , come quella di Matera , l’ anno 968. in vigore ~
dell’ editto di Polyeuflo . Ne fa argomento il rito greco , che
vi fiori fino ai ſecolo xx. mantenuto da’ Veſcovi greci , iquali
di molti abuſi ſtranamente la-deformarono . Facil coſa loro ſi
rendè ſoſienervi con dignità le cerimonie Orientali, e farvi ri~
ſonare la ſoave armonia de’ cantici in lingua greca nel corſo d’un
ſecolo epiù, in cui queſta Città fu riguardata come membro
degli Stati poſſeduti da’ greci Auguſ’ci ; avvegnachè venuti al
trattato di pace l’Imperador Ottone , e Tzemiſce ſucceſſor
di Niceforo , fu ſtabilito , che la Puglia, e la Calabria invo
late poco prima da Ottone con ſanguinoſa ſtrage al greco im`
perio, ritornaſſero dopo le funeſte revoluzioni , ſotto il go—
verno de’ greci lmperadori . Compi il numero de’ Veſcovi
greci in Tricarico un di loro , il quale accuſato nel Sinodo
di Melfi celebrato da Niccolò lI. l’anno 1059. d’ avere rice
vuta l’impoſizione delle mani eſſendo neofito , ſu ivi privato
dell’onore della Cattedra. Furono ancora efiinti , ed eflirpati
ín- queſto Concilio gli avanzi de’ diſordini dell’ eccleſiaſtica di.
C c
‘ ſcipliñ
[I] UghelÈ ibid. pag.7.& 8.
~
\.
’2.02.
DEL' RITO GRECO
ſciflina cagionati da’ prede‘ceſſori’ Veſcovi greci nello ſpazio
di quaſi cento cinquant’anni dacchè tennero quella Sede. Fi
nalmente fu ivi eletto il primo Veſcovo latino , per nome Ar
naldo , cui indirizzò una Bolla Godano Arciveſcovo di Ceren
za , la quale ci- offre la data‘ dell’ anno 1060. ll tenore di eſſa
rende chiara teſtimonianza d’ eſſere fiato trasferito da greco in
latino il Veſcovado di Tricarico nel mentovato Sinodo di Mel
fi . Tricarícenſi: Epiſcopatm Apo/folico mandato eſt de ‘gra-’ca in la
tìnmn tram/atm l -
9. Se la depoſizione del Veſcovo greco eſtinſe nella Chieſa
Cattedrale di Tricarico i riti Orientali nel ſecolo xr. , e la de
flinazione di Arnaldo l. Veſcovo latino v’ introduſſe nel tem
po fleſſo le vencrabili cerimonie della; Chieſa.~ Romana ; vigo
roſo nondimeno fi mantenne l’uſo dc’ greci iſtituti nelle Chieſe
inferiori della medeſima Città . Una prova aſſai patente ci ſom
miniſtra una lettera d’lnnocenzo‘IlI'. Eſſendo vacante la Chieſa
d’ Anglona, i Canonici preſero di mira con comune conſenti—
mento il Cantore della Chieſa di Tricarico nato da greco Sañ
cerdote, e lo eleſſero loro Veſcovo .ñ L’ Arciveſcovo di Ceren
za, il quale godeva` gli onori di MetroPoIitano , avendo eſami
nati gli atti dell’elezione , non ſapeva determinarſi di, appro
vargli . Dubitava che foſſero loro di oſtacolo i natali dell’ elet
to ; quali non` poteſſe ſollevarſi all’ordine del Veſcovado un
-figliuolo di‘Prete .i Ebbe` ricorſo ad Innocenzo Ill» , il quale
col ſuo~ profondo ſapere' dileguò ogni dubbiezza.; rendendo l’an
n0‘ 1212. la' ſeguente'riſpoſta riferita nel Decretale ſotto il ti~,
tolo de' Clerici: conjngatir . Can: olim ad noſlram audientiam per
venifl'et‘, quod Cimonìci Anglonen.- Cantore-rn Tricarice”. ſibi ele-
gerant in Paſtarem ó-c. [ice: tibi de‘förma elefîioní: canonica , ac
idoneitate' perſona: in alii: conſtífiflët :è ”zo-vir te tamen, quod cum
.Poter ejnr‘ grxcm‘ fnerit', é** jnxta ritmn Gmcornmnxarem dn—
xerít in minori-'bar ordinibnr con/lim”: , Cantore”; ipſnnz ex nxa-,
?e legitima in Sacerdoti” ſnjëepíſſet . No: ìgímr attendenter , quod
Orientali: Eccleſia Wotnm continenti-e no” admíſir ;' quoniam Orien—
tale: in mina-ritmi” ordinibnr contrabnnt , ó* in ſuperioribarntflw
t’flr' matrimonio jam contraffo : mandami” , qnatenm , ní/Z pro eo;
quod inter Latino: Gram' I’mjuſmodi~ eonmrjízntnr, Regioni:: conñ
ſnetuda repugnef, ſi alind canonica”; non obſtſtat , ad confirmatio
ncrn , ó- conſecrafiònem ejnjìlenz fine dubitatione proceda: . Da ciò
ſ1 fa
[1] Ap. Antonium Zavarroni' EpiſÌ-
ius, EYE/femme validità dn' Privilegi
copum_Tticaricent in lib: cui Tituz
:onccduti 59-9 edit. Neap. n.174!.
\\
fifa paleſe, che nel principio del ſecolo XlII. qualche Chieſa,
inferiore alla Cattedrale di Tricarico , era .tuttavia ſervita da’
Sacerdoti di rito greco , i quali amminiſtravano i .Sacramenti
ai Nazionali alla loro cura commeſſ .
io. Eſtiiito finalmente col correre degli anni il rito greco
anche nelle Chieſe inferiori della *Città e Dioceſi di Tricari~
co, non reſtò del tutto ſepolto l’antico greciſmo.. I Canonici
della Cattedrale ſi fanno gloria oggidì ſerbarne .tuttora una
immagine . Rimaſe loro fiſſa nell’animo la memoria delle ire
nerabili cerimonie della Chieſa Orientale; -e non potendo dare
altro più chiaro *e atente argumento del loro riſpetto verſo
le medeſime, nella olenne adunanza de’ fedeti nella Meſſa P011.
tificale cantano 1’ Epiſtola, e Vangelo in lingua greca. Si ſo.
no determinati .a moſtrarſi grati .ai lor Maggiori vcon una tal
cerimonia. ritenuta da alcune altre Cattedrali 'latine delle Pro
vincie Napoletane , le quali camminavano una volta .anch’eſſe
dietro al rito greco , come queſta di Tricarico . Ma ñciò , che
ſopra ogni altra coſa ‘deve con lode ammirarſi nel riſpettabile
conſeſſo de’ noſtri Canonici ſi è, l’avere rinunziato ad alcu—
ne diſtinzioni d’onore, ed eſſere ſtati ſempre mai conten—
ti veſtire con mozzette nere ‘ſecondo l’ Oriental ‘diſciplina,
la quale con leggeindiſpenſabile obbliga i Veſcovi, i Sacerdoti,
c gli altri .Miniſtri delle Chieſe, ancorchè fieno ſollevati ad
eminenti gradi di dignità e di uffizj , ad uſare 'abiti di nero co
lore . Benché un Veſcovo di queſta Chieſa ſi foſſe adoperato
con felice ſucceſſo per ottenere ai Canonici da Benedetto Xii-1.'
1’ 'indulto di cangiare il nero nel pavonazzo: eglino però ineſ—
pugnabili 'a queſti aſſalti e .decoroſe attrattive, generoſamente
ricuſando le ,nuove inſegne di molto pregio e decoro vſecondo
la moderna vdiſciplina , ſi ſono contentati andar `dietro le or
me de’ loro Maggiori a Nulla variando dell’antica coſtuinan—
’za , donano un raro eſempio dell’ eccleſiaſtica moderazione,
con ſerbare indelebile la memoria delle vetuſte umili diviſe ._
i
.
ó‘
'C c 2
CAPO
2.04.’
DEL RITO GRECO
CAPO
VII.
Riſentimenti de’ Sommi Pontefici contro alle uſurpazioni
degl’lmpcradori , e dei Patriarchi di Coſtantinopoli.
Nocumenti da queſti recati alle Chieſe della Puglia ,
e della Calabria . li celibato dei Sacerdoti
latini rimane pregiudicato dall’ eſempio
del matrimonio degli Eccleſiaſtici greci .
Sommanlo.
'1
Patriarchi di Coſtantino
poli non poterono fondare
verun diritto , neppure con
preſcrizione di tempo , ſopra
i patrimonj , e le Dioceſi
dell’ lllirico , della Sicilia ,
della Puglia , eclella Cola
bria violentemente rapita
alla Chieſa Romana . Pre
mure de’ Sommi Pontefici
dalſecolo ottavo fino all’ un—
decimo per eſſere ”integrati
nell’ antico pojſeſſo delle me~
deſime .
‘2 Oſtinazione dei Greci nel ri—
tenere ciò,che avevano uſurd
pato . Colunnieſporſe da lo~
ro contro alla Chieſa Romo
na . Moderazione dei Pa
pi nelſoffrire le violenze per
amor della pace,e della tran
quillità univerſale .
j Tra i pregiudizj recati alle
Chieſe della Sicilia , e della
Calabria dall’autorità del
Patriarca di Coſtantinopoli
non deeſi annoverare l’ ere
zione delle molte Cattedre
Epzſcopali . Alcuni Autori
attribuiſcono alla greca anz—
bizione lo flobilimento delle
medeſime
nelle Provincie
[Vallio/etanc.
4. ,Si rigetta l’ indicato opinio~
ne; e ſi dimoſtra montare a'
ſecoli anteriori la moltitu
dine delle Cattedre , parto
della ſollecitudine paflorole
dei Sommi Pontefici .
5 ‘S' eſpongono in particolare ì
diſordini cagionati dai Gre
ci nelle Chieſe della Puglia,
e della Calabria . Primiero
mente la confuſione dei con
fini delle Dioceſi.
6 In ſecondo luogo . Il celibato
dei Latini ſollevati ”gli or
dini maggiori reſtò pregio#—
cato dall’ eſempio de' Sacer-z
doti greci ammogliati .
7 Il celibato degli Eccleſia/?ici
della Chieſa Latina ricono
ſce lajna prima origine dalla
conſuetudine univerſale del
la medeſima . La ſioria di
Pafnuzio difeſi: da gravi Au
tori .
8 Siricio Papa con unaſanzione
penale pone freno all’ incon
tinenza degli Eccleſiaſtici
delle
lN ITALIA LIB.I. CAP-Vil.
'delle Spogneſì quali ull’uní
verſale offer-:tanza della.»
Chieſa Latina opponecano la
preſcrizione nel/e loro Re
gioni. Riduce a legge eſ—
preſſu ciò , che indotto dal
coſtume comune awe-ou ſola
mente ucquijíata forza di
precetto . Innocenzo I. eſſe-VI*
de l’tſteſſu ſanzione alla.»
Francia .
9 La medeſima preſcrizione del~
la conſuetudine univerſale è
introdotta in alcune Pro
‘L’incie dell Oriente . Colla
teſtimonianza di Socrate fi
cnumernno :ì quelle, in cui
il celibato era onorato , come
le altre , in cui non ero am—
zo;
cri è ſoſtenuta dal Concilio
Trullano con un ‘vigoroſo de— '
creto . lndì a que/lu parte ſi
dilata univerſalmente l’abu
ſo negli Eccleſiajlicì di rito‘
greco .
12 I Sommi Pontefici tal/erano
tale abuſo nei Greci Orien~
tali . Nelle riconciliazione'
della loro Nazione colla.»
Chieſa Romana , non l’hanno
obbligata a nno-vu legge .
S eſpone la ”ſoa/la di Nic
colò I. ai Bulgarr` , nella
quale hiaſimu le nozze de’Sa.
cerdotì di rito greco .
13 Si Propone la queſtione , fl: il
matrimonio contratto da"
Greci dopo gli Ordini ſacri
meſſo dai Sacerdoti . Si eſa
minano leparole dello Stori
co . Imatrinronj de’ Veſco
‘vìgrecí univcrſhlmentc ah
fia ſolamente wie-tuto; opure
horriti da’ Concilj , e dalle
no diffuſamente le ragioni
leggi Imperia—li . Provvedi
delle due oppoſte Sentenze .
Si producono t' canoni de’
menti du loro dati per tene
re in ſoggezione le antiche
con/orti .
,xo [decreti di .Sirícz'o , e* d’ In
nocenzo non ſono ricevuti:
nell’ Oriente . l Sacerdoti ,
i Diaconi, e. i Sottodíaconì
irrito e nullo . Vario/'enti
mento dei Canoni/li r) lati
ni , che greci . Si eſamina*
Concilj Orientali , e le coſti
tuzioni degl’lrnperao’orígre~
ci; dalle quali ſembra po
terſi rica-vare , che un tal
matrimonio non ſia ſogget to
all’ invalidità , e nullità ;
ritengono le donne ſpoſate
ma bensì ad un rigoroſo di
”canti la loro conſecrazio
vieto , e ad alcune pene da
ne . S’ avanzano a contrar—
re il matrimonio negli Or—
díníſacrì . Jonofrenati dal
le leggi eccleſiaſtiche e ca
noniche .
~
_'zr La coahitazione delle mogli
ſpoſate innanzi gli ordini ſa
quelle/lubilìte .
r4. I latini Sacerdoti della Pu—
gliaſÌIrezzuno il celibato per
conformarſt a’ Greci. Con
cilio adunato da Niccolò II.
in Melfi l’anno 105-9. con—
;èg _al Sacerdoti ,_ ai puttana',
e at
'to‘
DEL‘ RITO GRECO
:e ai Saddíaconi latini incon
tinentiJl Saddiaconato ben..
chè non foſſe allora .nel/L,
Chieſa
latina Ordine
ſacra
era nondimeno
ſoggetto
allaſſ,
greci ; anzi , .eſſere ſtato fol
Ierato da’ Papi, _ ſi fa mani—
feſto per una Decretale d’In
nocenzo Ill. dell’ann. x 212.
1 8 Tra glia Itri diſordini portati
da’ Greci nelle Provincie
legge del celibato ..
Napoletane ,il maggiore fa,
'15 Il medeſimo diſordine nato ‘tra
la dottrina difforme dai dog*
gli Eccleſiaſtici di Milano ad
mi Cattolici.. La Chieſa di
eſempio de’ Greci, rimane
Otranto l’ anno 879. erago—
eflinto dal detto Papa [Vic
*oernata da Marco ſciſmatica
colò II.nell'iſte o annuo-59.
ſpedito-vi .dal Patriarca di
per opera di S. Pier Da—
Coſtautinopoli . .Le medeſi—
miano .
vrne
Provincie ſerbarono co
16 ,Si eſpongono le altre delibe-u
flantemente
.il depoſito della
razioni _preſe nel citato Si
Fede, quando furono dipen—
nodo di Melfi. Sono pri-vati
denti dall’autorità del Papa,
dell’onore della rnitra il Ve
ſco'vo latino di Montepeloſo , 'x9 Greci *vocaboli di Protopapa ,
di Dipterei, di Chieſa Catto
e il greco di Tricarico . Si
lica
, ed altri ſono ritenuti
continua il `Sinodo in aſſenza
nell’
uſo .eccleſìaſtico dallo
del Papa, da Godano Arci—
Chieſe odierne delle Pro-vin—
*Peſco-vo di Cerenza , in ‘Turſi
-cie Napoletane .
Città della ſua Provincia
contro a’ molti abuſìde’ Lati— zo ;Si deſcrive in riſlretto lo ſtato
.delle Chieſe della Calabria ,
ni. 111i è .eletto il prima Ve
della Puglia , e della Sicilia
ſco-zzo latino di Tricarico . '
dal ſecolo atta-oo , in cai *vi
'1 7 Nullaſidetermina nè in Mel
nacque il rito greco , fino all’
fi, nè in ”Turſi .contro al ma
trimonio de’ Sacerdoti , de'
Diaconi , e de’ .Saddìaconi
1.
undeciino , in :cui cominciò
.a ‘venir meno ,ze .a mancare.
ER-quanto'ſagac’í , 'e‘p'rofoìndi foſſero *gli artifiz] de’ greci
Patriarchi , indirizzati a ſtabilire unadurevole dipeadcnza
dal loro Trono , .delle Sedi Veſcovili 'tiranni‘camente uíurpatc
a’ Papi; *e per quanto favorevole foſſe ’al ’loro diſegno l’auto
rità lmperíale, -che ,ne pubblicò le leggi , ‘come ne; preceden
ti Capitoli ‘fi è potuto ravviſare: nondimeno., perche mamfe—
fia era l’iniqua occupazione , e vizioſo :il Lntolo ›de_l:pr1m1c
ro acquifio , non ~poteron giammai 'fondarvrvcrun dll'lttO dc
rìvante , 'neppure da‘lunga ;preſcrizione dl‘tempo. Oltre a che,
*i continovi -e ſonori -clamori :dd-.Sommi Pontefici :contro a tante
. -
’
mo’í’cruo-f
IN ÎTALIA LIB.I.,CA’P`.,VH…
,O7
'moſ’cruoſe uſurpazioni, non laſciavano luogo. a. dubitare della
pregiudicata loro giuriſdizione, e impedi’vano qualunque lega-ñ
le preſunzione poteſſe mai naſcere a: prò de Patriarchi. Chia
. re ſono le riſentite dogliaHZe, che ne fecero Adriano l. Nic
colò l. e S. Leone IX. cogl’ lmperadori Orientali, i quali. an-ñ
corchè foſſero della Cattolica unione, non poterono piegarſia
riſtituire loro, il mal tolto . Correva già l’anno cinquanteſimo‘
ſettimo dacchè Lione lſaurico , ſonata la tromba. della diſcor
dia , aveva alzata la voce contro alle SS. Immaginiv , aveva meſſa
nella più. deforme veduta degl’ incauti popoli lal’oto- adorazio
ne , e ſpogliato avea il Sommo Pontefice de." diritti ſopra un
gran numero-di Chieſe, che alui s’appartenevano, come. a Me—ñ
tropolitano. , e a Patriarca. In queſta corſo. di tempo non man
carono de’ P‘aſtori nell’Oriente, i quali'continuarono a fomen-ñ
tar la diviſione, e a ſollevare. il tradito gregge contro alla;Cat-ñ
tolica Fede - La maggior parte nondimeno, dell’ Oriente declañ
mava , e inveiva contro a coloro, che , riprovato l’antico culto
de’ SS., difendevano' le profane novità .. Per abbattere il mo~ñ
firo della nuova ereſia , l’Imperadrice-Irene convocò , ſotto gli
auſpicj, e la preſidenza della Sede Apoſtolica, una invittafalan—
ge di unv gran numero di Veſcovi, e de’ più inſigni e valoroſi
campioni dell‘ univerſo-...Tale fu il Concilio. ſecondo di Nicea
l’ anno 787. I , uno de’ più illuſtri, eautorevoli, che ſienſi te~
nuti, si pel merito de’ Prelati, che lo compoſero, sìî perl’im~
portante affare', che in eſſo fu trattato , e definito .. Adriano I.
avendovi ſpediti i- ſuoi Legati , ſi valſe. di queſt’ occaſione, e fu,
ſollecito a richiedere la riſtituzionc- delle Dioceſi, e de” patri~
monj tolti alla Chieſa Romana dall’ Autore* di quell’ ereſia, la.
quale dovea in queſto Concilio` ricevere colpi mortali dall‘0 zelo…
de" Padri, e cadere co’ fulmini dell’ anatema, abbattuta, ed;
eſtinta. Pertanto nella ’lettera ſcritta a Coſtantino, e ad Irene
con premura ricercò- la riſtituzione de’ patri'monj, da’ loro,
predeceſſori confiſcati, ela reintegrazione nel' diritto di con
ſecrare i Veſcovi, che una volta a ſe ſoggetti, ricevevano di
quel tempo- l’impoſizione delle mani da’ greci-Patriarchi. di C0*
flantinopoli . Mi- giova ripetere in quefio: luogo le; parole della.
lettera ſcritta* l’anno 785'. altrove riferite z— . Porro ó* hoc *ve
firm” a Deo corazzata”, ac piiſſi'mam paſcimm' [mperíam: ”tſiweu
ram , ó- artbadaxam- S. Eccleſix Catholicx Romance’ ”itimini am
pleä‘i
[I] Theophanes ad an. Chriſti ſecundum Alex., 176“. Baron` ad ann. 785;.
num-z. &ſeqq. [11 Sup. pag-15:…
`
t
1.08
DEL RITO GRECO
plcíli fidem: ſicuri antiqm’t”: ab Orthodoxìr Imperatorz'bnr, ſiena'
carte-ri: Chriſtian” fidelibm oblata , atque conceſſa ſim; patrimo—
nia B. Petri Apo/1010711”: Principi: fax-tori: ‘ZN-’ſſri , in integrum
nobis reſtitnere dignemini pro luminariarflm concinnationìbm ei
dem Dei Eccleſia, atque alimoniir pauſerum. lnzmo, ó* conſeera
tíoner Epiſcoporflm , ſe” Archiepiſèoporum , ſicut olitana conſtut
traditio, noſtm Dicceſ-'r exiſtente: , penitm Canonicè S. Romance
noſlrx reſtimantnr Eccleſia . Riſonò queſta lettera alle orecchie
de’ Padri della pubblica e ſolenne adunanza, eſſendo ſtata ad
alta voce letta in greco nell’ azione ſeconda , alla preſenza di
quei medeſimi Legati Apoſtolici, iquali l’avevano preſentata
agli Auguſti l . Ma queſti ſi renderono ſordi alle giuſtiffimc‘
iſtanze di Papa Adriano, il quale non ricevette veruna riſpoſta
dalla loro pietà , da cui ſe l’ augurava favorevole , Era Irene
religioſa Principeſſa , la quale , aſſunta all’ lmperio l’ anno 780.
inſieme con Coſtantino ſuo figliuolo giovinetto di dieci anni ,
indirizzó le prime ſue mire a riſtituire nell’Oriente la Catto
lica Religione quaſi proſtrata da’ Principi lconoclaſti: onde
come pia , e Cattolica Imperadrice ſommamente lodata da Adria
no , come ſi raccoglie dal tenore di tutta l’ indicata lettera,
avrebbe dovuto porgere benigno orecchio alle premure tanto
giuſte del Papa . Ma non avendo corriſpoſto alla. comune opi
nione, che s’ avea della ſua pietà, acerbamente fi dolſe queſti
coll'lmperador Carlo Magno del filenzio e del figliuolo , e
della madre, ſcrivendo l’anno 787. I . Dndnm qflippe , quando
eos (ſi riferiſce a Coſtantino, ead Irene) pro ſìzcri: imaginibm
erefíione adbortati jimmy, ſimili modo, ó* de DiwCeſí tan; Arc/yie
pifcoporm y quam ó* Epiſcopornm S. Garbo/iva: , ci* Aſoſlolicx R0
manx Eccleſia: comment-”ter , quaſi-712m”: reſtimere eidtm S. Ca
tholic”, é* Apo/Zolicx Romance Eccleſiw, quae tune cmn patrimo
níír noſtri: a/zſlnlerant, quando ſacra: Imagine: depoſaerflnt: ó*
nec reſponſnm qnodlibet exindè (Inler/till'
Sed de Diwceſì S.R.E.
tam Archìepiſcopomm , quam Epiſcoporum , ſe” de patrimoni/*r ;te
rum inerepante: commune-mn:: ”t ſi noluerít ea S. noſl'ne R. E.
re/litnere , bare-tieni” en”; pra bnjflſmodi errori: perſeverantia eſſe
decernmm . L’ animo oſtinato e pertinace del greco lmperado
re, il quale ricuſava riſtitnire i patrimonj alle Chieſe , induſſe
Adriano ad uſare la parola di eretico , traendola ad una nuova
ſignificazione . Volle eſprimere con eſſa, non già la pertinacia
nell’er
[l] Apud Harduinum ten}- Concil.
601-96. circa fin.
`
[a] Apud eumdcm ibid. colum. 773
circa finem cpiſtolz colum. 8.19.
dell'errore del dogma , ma l’ oſtinata volontà nel ritenere in,
giuſtamente i patrinionj , che alia Chieſa Romana eran dovuti .
.Primö fartaſſ: , notò Pietro de Marca l , i” mente”: *venir Ha~
driaao , at qua a canoaibm excommaaicatipfle tantum p/eöíitar
clic-”0mm boaomm injuſta detentio , i” birre/eo: een/am 'venirci,
OI: deſtiaatum , é* defixam i” errore illo propoſitam .
i. z.
ll lungo , ed oſtinata ſilenzio de’ greci Auguſti , e la loro
pertinace volontà nel ritenere le Chieſe , e i patrimonj , an
corchè amareggiaſſe l’animo de’ Papi, non perciò raffreddò il
loro zelo. ln mezzo a’ funeſti torbidi eccitati da Fozio nella
Chieſa Cattolica, giudicò Niccolò l. non eſſere di poco mo*
mento la reintegrazione dei beni della Chieſa Romana, e della
libera facoltà di Conſecrare iVeſcovi compreſi nelle Provincie
tirannicamente uſurpate . Scrivendo l’anno 860. all’lmperador
Michele, prima di venir ſeco in accordo intorno agli altri .ar
ticoli, richieſe colle maniere più efficaci la reſtituzione del ma!
tolto nell’ lllirico , nella Calabria, e nella Sicilia . Era coſa ma~
nifeſta , che il ſolido lllirico era _ſottopoſto fin dal ſecolo iv.
all’autorità Patriarcale del Sommo Pontefice. Dell’ Orientale
lllirico formava una parte quella Regione , che occupata dai Bul~
*gari, ſi diſſe in queſto ſècclo 1x. Bulgaria , e comprendeva le
Provincie della Dacia sì ripenſe , che mediterranea , la Preva
-ll , la Dardania , e la Miſia ſuperiore a . Le antiche ragioni della
Chieſa Romana ſopra quelle , pregiudicare da Lione lſaurico
.con aperta forza e rapina nel ſecolo vni. , furono meſſe in con—
teſa nel ix. per odio e invidia del malvagio Michele , e del
-ſacrilego Fozio , come or ora vedremo . l Bulgari s’erano conver
-titi alla Criſtiana Religione , ed avevano abbracciata la Cattolica
ferie l’anno 845. , ſecondo la teſtimonianza degli Scrittori gre~
ci s , la cui verità è contraſtata da Antonio Pagi , il quale ſegna un
d
[i] De concerd, lib.r. cap.: n.5.
_ſzj V. Pugium in critica ad ann.869.
n.19. Natal. ab Alex. híſt. Eccleſ.
ſzcnx. & x. díſſrrtai.4. 5.23. Sali'
dam L’Iirit. ad Patriarcbatui” Oc
cidcim': pertimu'ſſe ”culo ”ef-ir.
Laimflu i111': pnetipax ſacra”:
Provini-c : Dacia ,ſci/i”: ”icditrr- .ñ
i
tal
fa per vi”; avaU’erat Lea Iſaarm .
11/a: poflmadum PÌ‘OWÌÌMÌM’ Bulga
ri occuparunt . A! :muſei/72'”: ad
fidem COfiUH'ſi, a Ron/ame Sedi: co”
cianataribm (9’ Lega”: ill”: a Ni'
colao I. [antifa: dircäís , illi ſcſe ,
.Fm’cſiaſqac ſia” ſubject” - Id Grt
cìr fait invidia: i” Kai/”mani Stile”;
rane”, Dacia ripcnſis , Piwaalis , .
ifiſfÌlÎÌWlH”, quad in aperta”; cru
Dai-dani” , ac Mifid/'aperiar . Ijta- .
rum Ecclcſim Prot-intima”; a Ra
pit , diebus aliqaot P0]] Sjaaduw
0501””: .
caiu Sedi': Panini-;Hu Principa
[3] Bai-on3 ad ann-845.
zro
`
DEL RlTO GRECO
tal fatto all’anno 861. 1 , e dal ſuo annotatore, che lo diſſi:-`
riſce all’ 864. z . Comechè quella Regione era'membro del gre
co imperio , e frequentata da. Sacerdoti greci, ricevettero ſul
primo il ſacroſanto lavacro da loro nel rito greco . Ailorchè
il ſuperbo Fozio imperverſava com’ro alla Chieſa Romana , quci
barbari , non oſtante che ricevuta aveſſero dai Greci la ſede Cri
fiiana, ricorſero al vero fonte delia dottrina Cattolica . Con
una ſplendida legazione eſeguita l’anno 866. ricercarono dalla
S. Sede le ſalutevoli iſtruzioni , domandarono paſtori che gl’in`
dirizzaſero nella vera ſtrada delia ſalute , e a lei ſpontaneamen
te ſi ſoggettarono, e determinarono ubbidire; mofl1*andol’ani~
mo apparecchiato a dire , e a fare tuttociò , che il Sommo Pa
ſtore aveſſeloro ordinato . Il Papa Niccolò ſoddisfece alle {oro
richieſtc colla celebre riſpoſta ad .Conſulta Bulgarorum 3 di.
ſ’cinta in 106. capitoli, ne’ quali gl’ iſtruiſce delle oſſervanze
Criſtiane e Cattoliche ſecondo la dottrina e la tradizione della
*Chieſa Romana . Spedi loro Paolo Veſcovo di Populonia , For
moſo Veſcovo di Porto , e altri Sacerdoti Miſſionarj di gran
pietà e dottrina, i quali ammaeſtrarono i novelli convertiti.,
battezzarono coloro ch’erano ancor Pagani, e fiabilirono preſſo
i Bulgari iriti della Chieſa Romana 4 . lndi furono eglino
governati e ordinati da’ Latini, purgati da infiniti errori e da
molte ſuperſtizioni , e rimaſero ſoggetti alla S. Sede con ſod
disfazione univerſale,quaſi per tre anni. Ne’ principj dellalo~
ro converſione il medeſimo Pontefice Niccolò eſſendoſi accinto
all’ eſecuzione del diſegno , che fin da molto tempo egli ag
girò per la mente , coraggioſamente richieſe dal greco 1m ae—
radore l’eſercizio della ſua antica poteflà ſopra quelle Chic e ;
non pretendendo acquiſtare nuovi diritti, ma ricuperare gli an
tichi, de’ quali il miniflerio era rimaſo ſoſpeſo per l’occupa
zione dei Bulgari z’ . Benché il numero copioſo delle lettere
ſcritte da queſto Papa ſopra …le firepitoſe pendenze coi Greci
dimoſtrino , che la ſua lingua ſcorreva latte e miele come la
Terra di promiſíìone; e che la ſua voce per la forza dei pen..
fieri
. [l] Pag. in critic. ibid.
[a] Manfi in critíc. Pag. ad ams“;
ſg] Ap. Harduin. to.5. col.g76.
[4] Anaſtaſ. in vita Nicolai l. Apmnominato Rage Bulgarorum Apafla‘lies' Miffi mente alarm', magnaque ſuſtep” devotione , capa-”nt ſalutari-
bag :dear-papale”; riuniti” (9* _Q
minimo uſque ad maximum ſacra
fonte mm Deigraría abluermtt, am
”emqae ritm” Cbriflianarfizleí , fica!
a Sanfîiffimo Papa iflflruäi fun-ant,
i” conſuetudine”; Bulgararum frodi:
der-”nt .
[5] Vid. ſup. pag-76. ad 783
’
IN ITALIA LIB.I.' CAP-Vil;
‘zu
-ſieri era come una tromba guerriera ſimile a quella di Giosuè ;
avendo avuta la medeſima forza per abbattere le macchine del
fraudolento Fozio, che quelle avevano avuta per atterrare le
ſuperbe mura di Gierico: con tutto ciò, nè l’una nè l’ altra
furono valevoli ad ammollire l’ animo dell’lmperador Miche—
le, nè a piegarlo alla reſtituzione delle Chieſe e dèLpmrimo
nj , come ho dimoſtrato Coll’ autorevole teſtimonianza\di una
delle lettere di lui ! ſcritta l’ anno 860.
t
‘
Nonfu più favorevole l’accoglienza, che diede l’Impera
dor Baſilio ad Adriano ll. l’anno 870. , e a Giovanni Vlll. l‘an
no 878. ſopra la medeſima controverſia . Datiſi i Bulgari alla
Chieſa Romana, come ho detto, Michele loro Re‘ ifiantemen
te domandò da Adriano Il. ſucceſſore di Niccolò , un Arciveſ
covo per quella Nazione . Non ricevendo riſpoſta da] Papa ſe—
condo il ſuo deſiderio , e ſollecitato nel tempo iſteſſo da' Gre
ci , ſpedi alcuniLegati in Coſtantinopoli, dove celebravaſi il Con
cilio ecumenico vm. , per intendere da’ Padri, a quali delle due
Chieſe Romana o Coſtantinopolitana apparteneſſe più ragione~
volmente i] reggimento della Bulgaria. Dopo. il terzo giorno
ch‘ era terminato il Concilio, unitiſi l’anno 870. 2 nel palazzo
Imperiale i Legati, che rappreſentavano le veci del Sommo l’on
teficc, de’ Patriarchi Orientali, e del Rè Bulgaro , cominciò
la diſputa tra i Vicarj Patriarcali , e i Legati della Sede Apo
fiolica . Non oſtanti le ragioni eſpoſte da queſti intorno alla
pertinenza alla Chieſa Romana dell’ lllirico Bulgaro 3 ; ſoffren
do di mala voglia i Vicarj Patriarcali , che la Bulgaria convi—
cina e contigua alla Tracia , amminiſtrata foſſe dai Latini; c
conſiderando riuſcire di ſomma utilitàevantaggio ai Greci, che
.foſſe ſottopoſta al Patriarcato di Coſtantinopoli , conſeguirono
finalmente il loro diſegno colle frodi, e cogl’ inganni , come
prova Natale ab Alexandra 4 . Onde i Vicarj Patriarcali, al
cui giudizio iLcgati Bulgari avevano riportata la deciſione dell‘af
fare, e che avevano coſtituiti arbitri tra i Vicarj Romani e il
Patriarca di Coſtantinopoli ignazio , ſecondando il genio dell'Im
›erador Baſilio definirono , che le Chieſe della Bulgaria doveſ~
ero eſſere regolate dal Patriarca di Coſtantinopoli. ln eſecu
zione di un tal decreto , il Patriarca lgnazío , il quale compone
va con gli altri l’ aſſemblea, ne preſe l’amminiſtrazione , die—
de a quelle Teofilatto per Arciveſcovo , e induſſe la Nazione
[i] Sup. pag-1;:. & 160.
Dd 2
[3] Sup- pag.78.
[2.] Pag. in uit. ad an.87o. n.11:
[4] Natal. ab Alex.ibíd.
ad
a”.
DEL RITO GRECO
'ad accettare Sacerdoti greci, e a ſottoporſi al ſuo Trono. Con—i
tro ad una tal ſentenza violenta ed ingiuſta riclamarono, ben
chè indarno e ſenza verun profitto , iLegati Apoſtolicì , e la
caſſarono come nulla ſino alla definizione dell’Apoſtolica Señ
de . Conviene ſupporre che in queſto tempo , infelicementc tru
cidato l’ lmperador Michele , e ſucceduto nell’lmperio Baſilio
Macedone , era già ſtato dilcacciato dalla Sede uſurpata lo ſciiſi
:matico~ Fozio, e reſtituito al poſleffo di quella il legittimo Pa—
triarca Ignazio per opera del Sommo Pontefice Niccolò ; e
che la Chieſa di Coſtantinopoli era già ritornata all’ ubbidien—
za di' lui . Non ommiſero pertanto i Legati Romani di ſcon—
giurare il detto Patriarca ad aſtenerſi da ogni menoma diſ—
poſizione ſopra quella Regione, prima. di aſcoltare il giudi—
zio del Papa . Adriano ll. ſi dolſe dell’ attentato di lui nelle
lettere ſcritte all’lmperador Baſilio l’anno 870. l , e l’eſortò
colle maniere più efficaci a' tenere in uffizio il S. Patriarca ;` -
diclëiarandoſi che altramente ſuccedendo , non-avrebbonoſcam
fate le pene eccleſiaſliche, nè i Miniſiti che follèro colà anda
ti , nè chi l’ aveſſe ſpediti . Le medeſime riſentire deglianzc
paſsò poco dappoì Giovanni Vlll. Scriſſe all’imperadore , e al
Patriarca l’anno 878. , e ſpedl Legati alla Corte Eugenio Veſw`
covo d’ Oſtia, e Paolo d’ Ancona; minacciando ad ignazio la
privazione della dignità Patriarcale , che' aveva ricuperata col
favore della S. Sede , ſe nel termine di trenta giorni non aveſſe
richiamati dall’ lllirico Bulgaro i Miniſtri eccleſiaſtici colà man—
dati . Ma allorché giunſero colle lettere i Legati , avendo com..
piuta‘ la carriera de’ ſuoi travagli il S. Patriarca, non ebbero
alcun effetto le cure Pontificio. lntruſo frattanto nuovamente
Fozio nella Sede, fu dal detto Giovanni Vlll. (ingannato dalle
ſolenni impoſture di colui) confermato nella dignità Patriar~
cale; con eſpreſſa condizione di doverſi afienere da ogni diſpo
ſizione' ſopra la Bulgaria , e laſciarla all’ arbitrio della Chieſa
Romana . ll fraudolento Patriarca eſſcndoſi aſtenuto per poco
tempo dall’ impacciarfi nell’ amminifirazione della medeſima ,
appagò ſul primo la brama del Papa . il quale corrilpole con
un pieno rendimento di grazie all’ 1m peradore z . Stabilitoſi nel
Trono coil’ autorità Pontificia , ruppe le’condizioni , ſpr'ezzò
le promeſſe fatte, ed uſurpò di nuovo la giuriſdizione delle
controverſo Chieſe col favore dell’incauto e del ſemplice 1m
peradore , il quale ſtaffe colla ſolita fraudolenta arte al ſno
paruf
‘1] Ap. eumd.ibid.
[z] Jo. Vlll. Epiſtazl.
IN lTALIA LIB. I. CAP.VII.
-zrz
partito l . Per far paleſe al Mondo,che non ſenza giuſli mo<
tivi di pietà e di religione aveva violata la fede data al Papa,
"ſparſe e divulgò agli Arciveſcovi d’Oriente unalettera , nella
quale vomitando atroci calunnie , e adornando i ſuoi ſentimenti
di francie contumelioſe contro alla tradizione , e alla dottrina
della Chieſa Romana , affine di lacerare la fama di quello , e diſcre—
ditare in ogni più acerba maniera il nome de’ Latini; preteſe
far credere tra le altre coſe, che il Papa aveſſe corrotta la fe
de Ortodoſſa nell’lllirico Orientale, e ch’ei per provedere alla
ſicnrezza delle anime di quei Pozzoli , era ſtato obbligato a pren—
derne l’amminiſtrazione . Ma in difeſa della Chieſa Romana , e
del ſommo Paſtore ſi armarono i piùilluſtri Prelati, e i. più dotti
Monaci della Francia , Incmaro di Rems , Odone di Beav
vois , Enea di Parigi , e Ratramno monaco Corbejenſe, il quale
con quattro libri confuſe il greco calunniatore z . Da queflo
tempo le Chieſe della Bulgaria rimaſero dipendenti dalla Sede
di Coſtantinopoli fino al Pontificato d’lnnocenzo lll., cui fi
nalmente ſ1 ſoggettarono di nuovo, ricevendo da lui e Millio
narj e Sacerdoti , come diffuſamente racconta Franceſco Pagi z .
Depoſta da’ Sommi Pontefici nel ſCCJx. la ſperanza di ricu
perare le Chieſe dell’ lllirico , tentarono di riacquiſtare almeno i
patrimonj confiſcati; ch’erano le due acerbiſſime piaghe barbara*
mente inſerite da Lione Iſaurico alla Chieſa Romana . Lione lX. ~
pertanto l'anno 1054. ammonl con/paterno amore Coſtantino
Monomaco, ſcongiurandolo di rientrare nella conſidcrazione de’
proprj doveri, di cedere alle leggi della giuſtizia, di deporre
il perfidioſo contegno , e di ſcuotere una volta finalmente la
propria durezza e la pertinace volontà , onde i ſuoi predeceſſi
ſori , ed egli medeſimo avevano per anni 320. ritenuti con iſcan~
dalo univerſale i beni della Chieſa . Collaborare nobis dig-”are , co
si gli ſcrive , ad rele-vatioflem tax matrix finiti-c Eccleſix , c’e-pri
vilegia dignitatir atque ree-erentize ejus ; ”ec ”0” patrimoni:: rampe..
randa i” mx ditìom‘s parti/mr : ſe”; manifeſtè cog rio/tere poteri: ex
Aenerabi/izzm pra’a’ecefforum ”offrorI-;m , é‘ tuamm ſcrÌPtit (’9- ge
fiis 4 . Premure sì vigoroſe , e replicatamente date da vari Pa
pi_ne’ tempi calamitoſi', ne’ quali i greci lmperadori avevano
` biſogno de’ loro favori , non ebbero forza baſtevole a rimuol:
~
[i] Natal.ab Alex. ibid.
verg i
ñ
[z] ld. ibid. ç- 8.
[3] Franc. Pagi Breviar. Pontiſ. R0man. to.3. edit. Veneta: anni 1730.
pag-151.8cſeqq.
ſ4] Leonie IX.epiſt.v. ad Cnnflantin.
Monomaeh. ap.Harduin. :0.6. pat-.1.
colum.9óo.
zz4
DEL RITO GRECO
-vergli dal mal conceputo impegno . Schiavi della propria paſ
ſione , e nulla curando lo sdegno ragionevole di quelli, ne‘ i
loro acerbi rimprovcri, continuarono a godere delle Chieſe e
dei patrimonj tirannicamente uſurpati; non ſolo nell’Oriente ,
ma anche nelle Regioni di Napoli e di Sicilia .
In queſt’ univerſale ſconvolgimento di coſe , e in tant’in
trighi e rivoluzioni, iSommi Pontefici, per non inaſprire l’ani
mo de’ Greci, e per non turbare la tranquillità della Chieſa ,
ſi contentarono ſÒggiacere ad una univerſal depreſſione . E poi
chè la condizion de’ tempi non permetteva loro il dare paſſi
ſtrepitoſi contra la dominante empietà , nè d’ eſercitare con elio
loro uu conveniente rigore, furono obbligati non ſolamente
a riconoſcere come Veſcovi legittimi quei dell’illirico , della
Calabria , della Puglia , e della Sicilia, i quali ricevevano l’or
dinazione dai Patriarchi di Coſtantinopoli, ma anche a ſoffri
re le irregolari diſpoſizioni de’ medeſimi nello ſtabilimento delle
nuove Sedi, e nello ſconvolgimento dell’ eccleſiaſtica Gerar
chia di quelle Chieſe . ll Veſcovo di Siracuſa ornato del tito~
lo di Arciveſcovo da Anaſtaſio lconoclaſta, sfacciatamente lo
poneva in fronte de’ ſuoi diplomi, e delle lettere, che paſſa
vano ſotto gli occhi de’ Sommi Pontefici , obbligati dal loro
zelo a ſoffrire tali diſordini, per non aprire il paſſo ad altri
maggiori, e più lagrimevoli ſconcerti. Tale fu la moderazio
ne , che usò in queſt’ infauſta ſituazione di coſe Niccolò l.,
che non curoffi , che i Veſcovi della Sicilia ſi preſentaſſero a
Roma per ricevere la loro conſecrazione , come l‘aveano ri
cevuta ne’ tempi anteriori a Lione lſaurico. Laſciato all’Ar
civeſcovo di Siracuſa il diritto di Metropolitane ſopra i Veſ
-covi di quel Regno, preteſe ſolo, che egli almeno doveſſe ri
conoſcere il Papa per ſuo Primate , da cui ricevere l’ impoſi.
zion delle mani, come appare dal tenore delle recitare paro
~le della ſua lettera all’ lmperador Michele . Nella glorioſa adu—
nanza Nicena ll. dell' anno 787. eſſendo intervenuto un gran
numero di Veſcovi della Sicilia, e della Calabria , icui nomi
ſono in greco deſcritti negli atti, i Legati Apoſtolici non con
traſtarono loro la conſecrazione ricevuta per autorità de’ Pa
triarchi greci di Coſtantinopoli: avendo più toſto tollerata la
pregiudicata giuriſdizione della Chieſa Romana, che , per ven
dicare gl’ iniqui oltraggi de’ Greci . cagionare commozioni,
le quali ſarebbouo ſtate di gran danno alla Religione. Così an
cora nel ſuſſeguente Concilio ecumenico vm. , che fu il Co
ſtanti
lN.ITALIA LIB.I. CAP.VH.`
~2,15
ſtantinopolitano iv. l'anno 869. fu giudicata coſa neceſſaria chiu—
dere gli occhi ad ogni altra conſiderazione, fuori che aquella
del pubblico bene . Nell’ azione 3. e 4. Eutimio diceſi Metropoli
tano di Catania , e Giorgio ſi dinomina Veſcovo di Meſſina 1 .
Nell’ azione iv. I Zaccharia di Tauromina dichiara avere ri~
cevuta la conſecrazione dal Greco Patriarca Metodio . Nel fi—
ne dell’ azione vii. ſi pronuiizia anatema contro a Gregorio
ſeguace di Fozio, il quale negli atti del Concilio ſcritti in la—
tino ſi denomina Veſcovo 3 , e negli atti del teſto greco appeſ
laſi Arci-veſcovo di Siracuſa 4 . Finalmente in ammendue i Con—
cilj ecumenici vrr. e vm. i Papi riconobbero per Veſcovi le
gittimi quei dell’lllirico , dell’Epiro vecchio e nuovo , della Ma—
cedonia, della Teſſaglia, dell’ Acaja , della Dacia ripenſe , .e
mediterranea, della Meſia , della Dardania , e delle altre Sedi ,
ch’ erano ſta-tc loro involate per gli editti di Lione Iſaurico .
Tanto è vero, chei Sommi Pontefici inteſi alla pace , e alla
tranquillità della Chieſa , hanno preferito il pubblico bene della
Religione , e ai torti manifeſti, e alle violenze ingiurioſe loro
recate dai Patriarchi di Coſtantinopoli ſoſtenuti dall’ aura Im—
periale.
3. Se la tolleranza de’SommiPontefici, elaloro ſaggia mo
derazione regolata dai pregiudizj , che avrebbe ſofferti la Chie—
ſa univerſale , quante volte , agli acerbi rimproveri , ed alle
amare riprenſioni della tirannica uſurpazione , aveſſero ancora
unita la depofizione , o altre pene contro de’ Veſcovi paſſati
all’ ubbidienza del greco Patriarca : ſe queſta lor_ tolleranza ,
dico, impedì graviſſimi diſordini nella Chieſa univerſale, non
fu certamente valevole a riparare molte altre ſregolatezze cañ
gionate dai mentovati Veſcovi greci nelle particolari Chieſe
della Sicilia, della Calabria , e della Puglia . L’ autorità eſer
citata da’ Patriarchi di Coſtantinopoli ſopra eſſe dall’anno 732.
ſino al ſecolo xx. ci apre la ſcena fetale de’ tempi calamitofi ,
ne’ quali ebbero quelle a ſoffrire molti danni, e videſilo ſpiri
to della diſciplina eccleſiaſtica in una gran declinazione . Scorre—
va baldanzoſa la rilaſſatezza del coſtume . Minacciava ed ir.
fleriva contro de’ Veſcovi riſpettoſi al Trono romano, il gre
co Patriarca . Aſſorbivalo ſpirito, ennicamente occupaval’ani-ñ
mo de’ Prelati alui ſoggetti, il faſto, la ſimonìa , el’arroganza;
in guiſa che,ſembrava difficiliffima impreſa il riſtabilire la di
f)
ſcipli~
[i] Ap* Harduín.t0.5. col-788.62 797.
[3] Ibid. ’col.847. in fin. & 873.
[a] lbid. :01.7983
[4] Ibidzcolaioòsán princip.
216
DELRlTOGRECO
ſciplina, il rimuovere gli abufi, l’acquietareitumulti, il com}
porre le diviſioni , il mcdìcare le piaghe , e il far rifiorire il
-buon ordine in tutta l’eſtenſione di quelle Provincie .
In primo luogo ſcrivono alcuni Autori , che la gran mol
titudine delle Sedi Veſcovili , onde il Regno di Napoli è com
poſto , ſia ſtato parto dell’ induſtria dc’ Veſcovi di Bizzanzio, i
quali per avere molti ſeguaci nelle loro intrapreſe , abbiano ivi
-ſtabilito un copioſo numero diCattedre; particolarmente nella
Provincia della Puglia , che come al mar più contigua , avea
coi Greci più facile il commercio . Tal’e‘ il ſentimento di Cri
ſtiano Lupo I , il quale non ritrovando forſe altro mezzo per
purgare da queſta cenſura la Chieſa Romana , la quale è impu
tata da alcuni d’avere avvilita per privati ſuoi motivi , l’ ec
cleſiaſtica Gerarchia nel detto Regno , e d’ aver eſpoſti a biaſi
mo iVeſcovi col loro numero ecceſſivo , ne carica i Greci
dicendo: Sede”; Apoſtolicam accujimt quidam, quodſmr in gene
ralibm @nodi: plenípotextix cauſale”, per Regntlm Neapolita
”21m i” eric-ir , é* par-1”': luci: erexer” tot Epxfiopatm . Reſpondeo ,
accuſari , é- ínjuflè ó- imperitè . Leoni: Ijauri Imperatorz’s eſt op”:
iſtud . . . . . qui Ita/ice _Provinz-ia: imp/wir fpijeapis , lmmim'bu:
-fibi obſtriä'i: , per quo: miſera”: pupilla”: circumjcriberet i” ſua”;
impietarcm . . . . . De hiſce Epiſcopatilzm ad a-vitzzm ”tuner-um re.
:Incendi: frequente? ”Glam of} , etiam nuper i” Synodo Tr'identilla .
.Furono del medeſimo avvrſo il Tomaſino 3 , e il Cardinal de
Luca 3 , del quale altamente ſi duole Monſig. Sarnelli 4 , per..
,che nelle ſue o›ere non abbia laſciata occaſione di declamare
contro all’ecce iva moltitudine de’ Veſcovi nella Puglia , e di
mettere ancora in deriſione i loro troppo angufiie riſtretti con
fini. Al parere de’ lodatiAutori ciecamente ſottoſcrive il mo,
-derno P. Troyli i , il quale aggiugne, eſſere ſtato il numero
de’ Veſcovadi ne’ ſuperiori ſeCOli ſotto il greco dominio , molto
maggiore di quello , che al preſente ſi conta . E compoſto a gior—
-nì noſtri il' Reame di Napoli di 135. Chieſe Cattedrali, le quali
hanno giuſto motivo d’ invidiare alle altre de’ Regni ſtranieri
le dovizioſe rendite . Alcune ſono riſtrette tra limiti sì angu
`iti, che i loro Prelati ſono obbligati a tener ozioſa la grazia
dell’unzione , e della dignità Veſcovile . Ad Regni Neapolis Me
{TOPO‘
[i] Chriſtian. Lup. in not. ad can.6.
Concil. Sai-dic,
diſc-r4.. n.2!.
:[4] Sat-nell. to.!.Epiſt.37,
[a] Thomaſin- Eccleſ-difcípl. part-t.
[è] Troyli ſtoria generale' del Rega.
[ib-1. cap-4;. num.u.
E3] Cardinal. de Luc. ad Conc- Trid.
di Napoli to.+- para. pag-‘16. 432.
8c 446.
'
‘“
INITALIA LIB.I. CAP.VIL'
2:7'
Napolitano: , c?)- aliar Cathedral” Eccleſiar, cosi InnocenZo XII.
in una delle ſue cofiituzioni 1 , ut plurìmum inoper ó* exìguar,
”tpote inter ſe ‘va/de propiflquar, é- ad magnum ”umemm een
:11m trigiflta quinque, comprehenſi: iti-vice”: uniti: , aſcendente: ,
qflot i” pluribm, ac etiam majoribm Regni: ó* Domìfliir mm exi~
ſlm” , con-vertimm ”oflm conſiderationír intuitum.
4-
Ma non potendo noi ſeguire la teſtimonianza di quegli
Scrittori, i quali ci eſpongono opinioni immaginarie , ci pro~
pongono ragioni di niun peſo , elacerano di proprio talento e
ſenza i neceſſarj monumenti la fama de’ Greci pel ſoverchio
ardore di ſeveramente mordere tutte le loro azioni; neppure
dovendo dare diverſo aſpetto alla verità delle coſe per iſcredi-o
tare il loro nome ; crediamo , che non ſi poſſa ſenz’aperta in~
giuſtizia far quelli riſultare rei d’ ambizione per- queſto motivo ;
quaſi della maggior parte delle Chieſe Cattedrali ſtabilite nelle
Provincie Napoletane , ne fieno eglino ſtati gli autori dal ſeco
lo vnr. ſino a tutto il x. e più . Chi ſcorre gli atti de' Concilj cc~
lebrati da’ Sommi Pontefici avanti l' anno 700. , e ſi pone a legñ
gere , e a riflettere sù le lettere di S. Gregorio Magno , il quale
viveva nel ſecolo ſeſto , trarrà un efficace argumento per cui`
reſterà perſuaſo, e dovrà confeſſare, eſſerſi veduto fin da’ prí~
mi tempi un gran numero di Veſcovadi nelle dette Provincie ,
di cui oggidì non ne rimangono nella ſtoria eccleſiaſtica , che
i nudi e ſemplici nomi. La ſola ſpiaggia del mar Tirreno da
Reggio fino aGaeta era di Sedi Veſcovili ripiena, e piccioli luo
ghi ſi vedevano fregiati di sl coſpicuo onore . Nel Faro di Meſſi
ſina era nota la Cattedrale di Carina, che diſtrutta da’ Saraci
ni, fu, a cagione della vicinanza, unita a Reggio dal Pontefice
S. Gregorio z . Veniva appreſſo laChieſa diBivona, indiquella
di Tauriana mentovata dal medeſimo Santo 3 , le quali com
pongono al preſente la Cattedrale di Mileto . Seguiva l’Aman-a
tea unita ne’ ſucceſſivi tempi alla Chieſa di Tropea . lndi S. Lu
cido detto Tëmpſa , il cui Veſcovo leggeſi ſottoſcritto ad una
lettera del Papa Agatone l’anno 680. 4 Dappoi Cirella unita.
alla Chieſa di S. Marco. Del Veſcovo di Cirella ci ſommini
flra un monumento il Concilio Romano adunato l’ anno 649.
ſotto il Pontefice S. Martino, leggendoſi negli atti di cſſo: R0
manm Giri/[imam Epiſcopm . Seguivano le altre Chieſe Veſco~
-
E e
vili
[r] Innoc.XII. conflitut.8!.in proem. [g] Idem [ib-z. ep.x6. Se 17.
t0.9. recen.edít.Bu.ll.Rom. pag-g 4:. [4] Ap. Harduin. :0.3. col.; l 15.
[a] S. Greg. libu. :pitt-to.
È >
v .
LIÌ
DEL RITO
GRECO
vili di Salpi, di Agropoli, edi Peſto 1 , altrimenti nominato da?
Greci Poſidonia , il cui Veſcovo detto Florentino intervenne nel
Concilio Romano di S. Simmaco l’anno 499. QuindiMiſeno,
e Cuma unite tra loro l’anno 592. da S. Gregorio Magno , il
quale ebbe riguardo alla loro vicinanza, e alla ſcarſezza del
popolo . Et tempori: qualita: , ó* *vicinitar locoram not impellit,
at Camanam, atque ”Ii/enatem unire debeamar Eccleſia: 1 . Le
Chieſe di Formia, e di Minturno furono unite a Gaeta . Pi
nalmente tralaſciando di contare le altre, baſta ſapere , che ec~
cedono. il numero di ſeſſanta , le Chieſe o ſuppreſſe o unite alle
altre nelle Provincie Napoletane 3 . Siccome lo ſtabilimentov
d’ un numero sì prodigiolb di Sedi Veſcovili nel Reame di Na—
poli anteriori la maggior parte al ſecolo ottavo , non ſi può
attribuire all’opera de’ Greci; molto meno poterono eglino
eſſer autori di quelle molte , che ſurſero in altre parti d’lta~
lia , particolarmente là da Roma , le quali non furono in
queſti tempi , di cui ſcriviamo, ſoggette all’ ambizione de’ Gre
ci, cìoè , dal ſecolo ottavo fino al decimo . Nel ſolo diſtretto
romano erano una volta noti i ſeguenti Veſcovadi ,di Oſtia unita
a Velletri: di S. Ruffina a Porto: di Civita vecchia , di Grañ
viſca , Bieda, e Ferenti a Viterbo: di Galleſi a Civita Caſtel—
lana: di Curi a S. Antimo: e di Curi, e di S. Antimo a Nu
mento 4 .
Molti altri Veſcovadi o ſuppreffi, o uniti fileggono nell’
Ughelli , e nell’ appendice del Coleti . Si può adunque attribui~
re con maggior ragione l’ erezione del loro gran numero alla
vaſtorale ſollecitudine de’ Sommi Pontefici, i quali vollero ſta
ilire i Veſcovi in ogni luogo numeroſo di popolo per ſoccor-`
ſo , e per iſtruzione de’ Fedeli . Quindi non ſolo rimane ba
itantemente confutata l’ opinione di coloro, i quali alla greca
ambizione riferiſcono la fondazione di tante Cattedre ; ma aper
tamente ancora riprovato il ſatirico ſentimento di quei cenſo
ri , i quali, per render odioſa la poteſtà de’ SommiPontefici,
quaſi. avidi foſſero di molti ſeguaci nei Concilj, ne caricano a
gran torto il loro nome . Ciocchè altresì manifeſtamente ap
parirà lontaniſſimo dal vero a chiunque oſſerverà eſſerſi queſti
con ſommo ſtudio adoperati in tutti i tempi o di ſupprimere,
o di unire ad altre Cattedre quelle Chieſe , il cui decoro era
nota
[r] S. Greg. lib.z. ep.”-
[z] ldem lib.z. @p.45[3] Troyli ſtoria del Regno di Na
poli‘ tom. 4. p. r. pag-4.17. ad 439-;
[4] S. Greg. ep.ao. libzs.
lN ITALIA 1113.1. CAP.v`ii.
H,
notabilmente diminuito, o per la ſcarſezza del popolo, o per
la penuria delle rendite.
5. Se la moltitudine delle Cattedre Epiſcopali non fu ef
fetto degli artifizj de’ Greci, indirizzati a mantenerſi nel poſ—
ſeſſo di molte Chieſe, e a ſtendere, oltre le giuſte miſure, la
, propria giuriſdizione; ma fu un ſavio e antico provvedimento
dato da’ Sommi Pontefici pel buon governo de’ popoli Cri
`ſtiani: non ſi perſuada perciò alcuno , eſſere ſtate eſenti le Chic
vſe Napoletane, quando da’ Greci eran governate, da .altre de
form'ita e diſordini . Si videro allora confuſi gli antichi con
fini delle Dioceſi. Alcune Terre e Città violentemente tolte
alla giuriſdizione de’ Veſcovi , i quali continuavano a riſpetta
re il Papa come loro Metropolitaiio , furono attribuite alla Veſîñ
covil Sede di quei, ch’ erano ribelli all’ autorità Pontificia. l
Prelati , c'he ſoſtenevano il partito de’ Greci, eran colmati di
onori, godevano de’ favori della Corte , venivano aſſiſtiti dall"au~
torità Imperiale , ed aggiravano a lor talento l’ animo del Pa
triarca di Coſtantinopoli. Servendo al tempo non’omiſero di
ampliare la loro poteſtà , e di ſtabilire le proprie fortune ſo
pra la miſera depreſſione degli altri loro confrat-elli , i quali ri—
cuſando diſtaccarſi dall’ antica ubbidienza del Romano Pontefi~
ce, eran ridotti al ſilenzio , ed a non potere alzar la fronte .
'Divennero l'oggetto delle atroci perſecuzioni, delle maligne
calunnie , dei gravi oltraggi , e degl’ irreparabili danni , che lo
ro -recavano i Greci. l Veſcovi favoriti da queſti non avevano
avuto altro merito per ottenere le Cattedre, ſe non quello di
eſſere ſtati i più sfacciati a declamare contro dei Latini, i più
’ardenti a difendere iGreci, e i più diſpoſti a ſacrificarſi per i
Patriarchi di Coſtantinopoli . Altri eran entrati nell’ ovile di
Criſto per illecite vie eco’ deteſtabili mezzi, ſenza legittima voca—
zione , ſenza ſcienza , e ſenza merito; e ſiccome non avevano
_ambito nell’ eccleſiaſtiche dignita , ſe non lo ſplendore, il prin
çìpato , l’autorità , e l’ eminenza del grado; cosìerano ſtati uni—
camente ſolleciti di portare ſul Trono un faſto indecente , e di
profanare la Cattedra del Magiſterio , le funzioni del Sacerdo
zio, e l’amminiſtrazione de’_ ſacroſanti Miſterj (a) . Quindi
Ee 2
l’ ec
(a) La diſciplina delle Chieſe regolate dai Greci nelle Provincie del
Reame di Napoli e di Sicilia non eſſendo ſtata -diverſa da quella delle
Orientali , ci fa comprendere ,che gli ſpogli , i‘frutti , e le rendite del
.le Chieſe , e de’ Benefizj vacati ſi riſerbaſſero ai ſucceſſori, i quali
dove
:2.0
DEL RITO GRECO
l’ eccleſiaſtica giuriſdizione era gravemente vilipeſa , e miſera
mente conculcata dai Miniſtri impiegati alle civili funzioni , i
quali tenendo il governo delle Provincie e delle Città cammi
,navano dietro le orme degl’lmperadori di Coſtantinopoli, e di
ſponevano altamente nell’ltalia delle leggi eccleſiaſtiche , e delle
coſe del Santuario , come quelli ne ſtabilivano nella Grecia . Tra~
laſcio di narrare l’ infame commercio delle Prelature ecclelìèl`
ſtiche . ln vece di provederle a perſone ſcienziate, le quali aveſ
-ſero atteſo a incivilire, e a dirozzare il loro ſpirito colla col
tura delle buone arti , le facevano occupare dalla vil feccia della
plebe indegna del Miniſterio dell’ Altare . Tralaſcio anche di ac—
cennare la moſtruoſa diſtribuzione de’ Beneſicj , che i Veſcovi
diſpenſavano nelle loro Dioceſi . Senza riguardo alle faticoſe vi
gilie de’ Letterari , all'eſercizio e allo ſtudio delle coſe ſacre,
ed ai ſervigj importanti, che da molti venivano preſtati alle
ſteſſe loro. Chieſe , gli conferivano a quei, che o affettavano l’ele
ganza delle veſti, la compitezza del tratto , e l’ aggiuſtatezza
del portamento : o a quei , che colle loro facezie delicate , pic
canti arguzie , e obbliganti maniere erano il condimento , il
brio , e l’anima delle ſpiritoſe converſazioni: o finalmente a
quei, che più ſ eſſo ſi facevan vedere nei ridotti, comparivan
nc’ circoli, e . requentavano le caſe de’ Magnati greci, di cui
godevano il favore , e ’l patrocinio. GI’ infelici collatori pro
-movendo alle dignità e ai Bencflcj le perſone uè dotte, nè acril
tron e
davevano impiegarle a vantaggio delle medeſimc , a norma del cano
ne 24. e 25.‘ del Concilio Calcedoneſe , come oſſerva l’ Arciveſcovo de
Marca (1) e .dt prima” quidem certum eſl Eccleſia!” Grammi fummo flu
dio Fm?" Obſff‘vdflì‘ canone: de diſciplina lato:. Ware dubitandum ~non
*fl , qui” juxta Concilium Cbalcedonenſe 2’9* ”Well-z: ‘fttfliníani,reddxtus
Ipifiopatu: confermamrit ſhcceflbri , dedite?” expcnfis necefl'aríis. I Go
vernatori delle Provincie volendo ſare un illecito commercio di quelle
rendite, vi ſleſero la loro audace mano , ed aprirono un vaſto cam
po al diſordine con privarne le perſone deſignate dai canoni. Accor
ſero ben preſto al riparo i due fratelli Giovanni ed Emmanuele Com
neni con due coflituzioni promulgate gli anni 1120- , e ”50. (z). Diſli—
pate le novità pernicioſe alle Chieſe , reflituirono al primiero ſtato l’an
tica diſciplina, obbligando
tempo delle Sedi vacanti,
provveduti de’ Veſcovadi,
[l] De Marca de concordia
‘
cap.: 3. num-g,z
i Chierici ad amminiſtrare le rendite nel
e a renderne ſtrettiflimo conto ai novelli
e de’ Benefizí minori.
tina… [2-] Jur- Crzc.Rom.lib.z. pag-14.73
8; 1553
INITALIA LIB.I.CAP.VlI.
"zu
tronde meritevoli, ma le più potenti , e le più aggradevolì , non
comprendevano le funeſte cotiſeguenze , che producevano nelle
Dioceſi, nè facevano attenzione agli ſcandali , e ai reati, neÎ
quali inviluppavano ſe ſteſli , e coloro ancora verſo cui eſerci—
tavano si deforme liberalita 1 . Weſt’ inf auſti precedenti ſeco—
li, cioè, il ix. il x.e parte dell’ iu. furono un triſto preſagio de’
ſeguenti, e aprirono la ſtrada alle ſcene ſerali , e agli ſconcer
ti , che deplora S. Bernardo nel duodecimo , in cui con iſcanñ
dalo del Mondo cattolico , con iſtupore delle intere Provin
cie , e con iſtomaco delle Corti de’ Principi ſecolari erano ſol
levati alle ragguardevoli Prelature delle Chieſe coſpicui, tene
ri giovanetti , i quali non avevano ancora ſalutare da’ limini le
ſcuole, ma continuavano tuttavia ad eſſere iſtruiti ne’ rudimenti
della gramatica ſotto la sferza de’ pedagoghi': Scholar”, puerí,
ó- impabere: adoleſcenti!” , così ſcrive penetrato da tormento
ſo dolore il Santo s , objaflguinis ”abilitarem promo-v eatar adec—
cleſiaſtica: digaítates; é- de ſab ferula transferuntur ad princì
pamíum Pretbyteri:: lario”: interim quod eoaſeriflt , quam quad
merueriar principaram: nec ram 1'111': blaadítur adeptam, quam
ademptum magi/l‘aria”` . (luindi è coſa facile il perſuaderſi , quanto
rendeſſe odioſo il nome de’ Veſcovi greci nelle Provincie della
Puglia , e della Calabria queſta ſtrana condotta , ch’ eglino te
nevano; e quanto foſſero pernicioſì gli ſcandali,che partoriva
nei popoli una sl ingiuſta e barbara diſtribuzione de’ beni dedi
cati dalla pietà de’ popoli al culto divino .
6. Non ebbero qui fine i molti mali , e le calamità delle
Chieſe della Puglia e della Calabria . Graviſiimo danno nel go~
verno de’ Greci riſentì il celibato de’ Sacerdoti latini. Decla~
mando queſti non eſſere inferiori a’ Preti greci, i quali erano
eſenti dalla legge di continenza, ſi poſero aſeguire con iſcan—
daloſa sfacciaragine il loro eſempio; ed eccitando tutto giorno
[i] O quam multi: badia beneficia ſu”:
malcſiria : quam multi , affida qua/ì
uffa: [criſi-rai giulia”. Lui cui”)
calo
:ſe diſpenſato”: , ”ori domina: ; ”an
pari: , aitiaſis, (9* indigm‘x :anſe
runt, ”aa beneficia , ſed ”ufficio
ci': largìuntur , quibus ipſiſuas, è*
”gi/am quod liſpmſatiaflit lmjus
_fibi credit-t flritîam ab ci: ratiar-H”
exige! Chriſti”; atque cogitanr ſe
”pare paflorflpajkere delle” tata”
L’ulrſiam Dei' , mm bum , illumqu:
cognata”: mm tanta ”HL-’forum , (’9
ſuarum anima: accidunt , (’9' ad tar
bam' ton/”mais diſpendio . Va: Prc
tara mittunt . Hi ludunt i” patri
monio Cbrifli
Rcípublitc , quaſi
illud propria ('9- am‘ta far:: Ira-redi
latít. Va‘: Principibus . Cornel. a.
Lapide Comment. in Numero: ad
ca cognatír 'ad amici: indoffis, im—
lass Mq”: :035m: :ja: ſe tantum
cap.27. in ſine .
[a]
Bern. epiſtmn..
’azz'
DEL
RITO
GRECO
caloroſe controverſie sù queſt' articolo, s’ impegnavano a ſoſte.
ner ſenza roſſore il mal coſtume . Si avanzò tant’ oltre l’auda
cia dei Diaconi e dei Sacerdoti latini, che preteſero unirſi in
matrimono con donne, le quali ritenevano nelle lor caſe , c
l’ ammettevano alla loro famigliarità ; non avendo orrore a trat
tar come mogli quelle , ch’ erano concubine. Ove i Greci era
no contenti ritenere dopo gli ordini ſacri le mogli innanzi ſpo
' ſate; queſti novelli incontinenti latini ardivano con doppia mo
ſtruoſità offendere la Chieſa, ſpoſando donne nel tempo , in
‘ cui vagli ordini maggiori erano aſcritti. E poichè il rito greco
dacchè venne in ltalia , portò ſeco la coſtumanza del matri
monio de' Sacerdoti , la quale tuttavia ſuſſiſte ; ſtimo pregio
dell’opera mettere in chiaro l’origine della medeſima; il che
mi obbliga, per coerenza dell’ argumento , aripetere da’ ſuoi
principj il celibato de’ Sacerdoti latini . Acciocchè la verità di
ciò , che ſarò per eſporre più chiaramente appariſca , colle te
ſtimonianze incontraſtabili de’ canoni delle Chieſe Latina e Gre
ca ſcoprirò le cagioni, che hanno indotta l’una a preſcrivere
a’ ſuoi Sacerdoti la continenza, ei mezzi co’ quali ha dilatati
in tutto 1’ Occidente iſuoi decreti; e i motivi, che hanno rat—
tenuta l’altra dal camminare pe’l medeſimo ſentiere , e dal ri
ſpettare, come doveva , il celibato . Farò in fine vedere quan
to moderata ſia ſtata la condotta dei Romani Pontefici , i quali
per non allontanare il rito greco dall’italia, ſi ſono contentati
tollerare ſotto i proprj occhi la deformità del matrimonio de’
Sacerdoti greci .
.
7. Fin dal principio della naſcente Chieſa fu commendabile
la continenza de’ Chierici coſtituiti negli ordini maggiori. Per
antichiſſima conſuetudine , coloro , che legittimo matrimonio
*avevan contratto nello ſtato laicale , paſſando agli ordini ſacri
ſi aſtenevano dall’ uſo del matrimonio; propter excellentem Sa
cerdotii honorem, é* dignitatem, dice S. Epifanio . Comincia
va allora ad eſſer illecito ciò , che innanzi agli ordini ſacri era
permeſſo. Di queſta verità ne rendono ampliſſima teſtimonian
za , tra gli altri PP. Euſebio di Ceſarea , S. Girolamo , S.Am
brogio, il citato S. Epifanio, eS. .Leone Papa I . Si raccoglie
non ſolo dalla ſtoria de’ primi ſecoli della Chieſa , ma dal co
ſtume ancora del Senato Apoſtolico . E’ ſentimento di S. Gi
rola
[t] Euſebius demonſtr- evang. libJ;
cap.9. S. Hieronym. advcrſuslovinian._ lib.1.*s.. Ambroſius de offic.
lib.t. cap. ult. S.Epiphan. here
ſi 79. S. Leo M. epiſt. ad Ruſticum
cap.3. V. Sandini'hiſt. Apoſt.
lN ITALIA LIB.I. CAP-VII.
azz
rolamo , eſſere ſtati gli Apoſtoli ornati della corona del celi
bato , a ri erva di S. Pietro , il quale quando fu invitato all’Apo- ſtolico miniſterio , aveva perduta sl glorioſa prerogativa . ‘Che
ſe ſi voleſſe ammettere l’opinione degli altri Autori , iquali ſo
no di contrario avviſo , e ſoſtengono che il ſolo S. Giovanni
ſiaſi diſtinto con si nobile pregio: certa nondimeno coſa è, che,
abbracciata la vita Apoſtolica, tutti gli Apoſtoli ſi diſtaccarono
dalle mogli, come fanno paleſe quelle parole proferite da S. Pie
tro al Redentore . Fece ”0: reliquimm omm’a, ó* ſeqwztiſumfl:
te: le quali doverſi riferire all’ abbandono del talamo nuziale ,
baſtantemente ce lo manifeſta la riſpoſta renduta da Gesù: Om
m’: qui reliquerit uxarem propter nome” meum, cenmplflm ricci—
píea, Cè*— ‘vitam eterna”; poffldebit I . Onde conchiude il citato
&Dottore; Afl'flmptí i” Apo/Zolatzzm relinqutwt offlcìum conjflgale i .
Che ſe tutti— gli Apoſtoli, eccettuatone S., Pietro, la con
tinenza avevano riſpettata prima d’ eſſere invitati da Gesù Criſto
all’ Apoſtolato, ſecondo il parere di S. Girolamo ; la medeſima
felicità non potè la Chieſa godere nella deſtinazione de’ ſuoi
Miniſtri nel primo, e forſe anche nel ſuſſeguente ſecolo della
Criſtiana Religione . Per ſollevare ai gradi del ſacerdozio , e
del diaconato alcuni di quei— pochi fedeli poc’ anzi convertiti
dal gentileſimo, furono obbligati gli Apoſtoli e i loro ſucceſ
ſori a riguardare le doti dell’ animo , e a non offenderſi delle
nozze, che avevano eglino contratto . Ad eſempio però de’
medeſimi Apoſtoli, quei ch’ erano ai primi gradi dell’ eccleſia
ſtica Gerarchia promoſſi , ſi ſeparavano dalle mogli, e dall’uſo
del matrimonio ſi aſtenevano; non perchè foſſero a ciò ſtati ob~
bligati da veruna legge , come Natale Aleſſandro con lungo ap
parato di erudizione dimoſtra 3 : ma pe’l riſpetto dovuto a sl
alta dignità , per diſporſi colla continenza a ricevere più co
piofi favori dal Cielo, e per metterſi in iſtato d’ eflère più au;
torevoli alla plebe, e di raccogliere col loro eſempio il frutto
delle apoſtoliche fatiche . Tal conſuetudine come uniforme al
lume della ragione, e alla ſantità dell’Altare rendutaſi univer
ſale nella Chieſa , ne avvenne , che quei, che a’ primi gradi
dell’ eccleſiaſtica Gerarchia erano avanzati , sì nel primo co
me nei ſuſſeguenti ſecoli, ſi ſeparavano dalle loro antiche con—
ſorti. Due però eran le condizioni, che per tal’ effetto dove
vano indiſpenſabilmente concorrere . La prima , il liber?, eíd
e pre ñ
[I] s. Matth. 19. 27.
[a] S. Hieronym. ibid. '
[3] Natal. ab Alex. diſſeſtdy- ſum..
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”4
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DEL RlTo GRECO
eſpreſſo conſenſo delle' donne, le quali ſi ſoggettaſſero Con iſ
pontanea volontà a tal divorzio l . La ſeconda , di dover el
leno eſſere ſoſtentate dai detti loro mariti 1 . Che ſe alcuno di
coloro , i quali nel miniſterio degli ordini ſacri erano impiega
ti, aveſſe violata la pudicizia con quella donna, dal cui tala
m0 aveva fatto divorzio , toſto diveniva reo di graviſſimo
pene 3 .
[Non v’ era fino al Concilio Niceno alcuna legge eccleſia
ſtica, che obbligaſſe con pena canonica i Chierici maggiori ad
aſtenerſi dalle mogli , colle L uali innanzi l'ordinazione contratto
avevano il matrimonio . bna tal ſeparazione era ſtata in
dotta da un coſtume , che aveva acquiſtata forza di precetto
nella Chieſa Occidentale . Nel Concilio Niceno per mettere
maggiormente in ſicuro la continenza degli Eccleſiaſtici, non
ſolamente fu vietato a’ Veſcovi, a’ Preti , a’Diaconi, e a qua—
lunque altra perſona coſtituita nell’ordine clericale , di aver ap
preſſo di loro una donna ſtraniera, fuorché la madre , ola lo
` cella , o la zia, 0 alcun~ altra ſtretta parente , della quale non
poteſſe naſcere verun ſoſpetto; ma ſi trattò ancora di ſtabilire
con legge inviolabile il celibato dei promoſſi ai ſacri ordini,
cioè de’ Sacerdoti, de’Diaconi , ed anche de’ Suddiaconi 4 ,
e vietar loro l’uſo delle donne prima dell’ ordinazione ſpoſa
te . Ne fu il Sinodo diſtolto da S. Pafnuzio Veſcovo nella ſu
perior Tebaide , uomo di una grandiſſima autoritì per la ſan
rità della vita, e per le marche della fede, che portava im
preſſe nel ſuo corpo . Sedendo ei tra que’ incli‘ti Confeſſori , che
facevan corona al Concilio , ecui nelle ultime perſecuzioni era
ſtato cavato un occhio, alzoffi in mezzo all’ adunanza , e vi~
gotoſamente declamò contro al progetto d’ una tal legge, ad
alta voce e con gran forza dicendo: non doverſi imporre un
sì grave giogo ai Chierici, e a’ Sacerdoti: eſſer da temere , che
colla ſoverchia ſeverità non apportaſſe qualche grave danno alla
Chieſa : non eſſere tutti abili del pari ad oſſervare la diſciplina d’una
sl rigida continenza , ed eſporſi a gran pericolo le donne di
violare la conjugal pudicizia . Finalmente dover baſtare, che
ſecondo l’antica tradizione , quei ch’ erano aſcritti agli ordi
ni ſacri, foſſero inabili a prender moglie , com’ era ſtato anco
ra de
[t] Concîl. Agathen. can-26.
[3] Concil. Eliberitan. eating.
[z] S. Leo M. ep.9. ad Ruſticum ng.
[4] Vîd. Valeſ. in notís ad cap-Ut
Leo IX. contra epiſt.Niccta: Abbatic
C-P. relat- diſt.; man.: l. Omniuò .
libJ. Socrati] o
[NL ITALIA LIB-I CAP.VII.`
L’I]
Îä decretato dal Concilio di Ncoceſarea celebrato prima del
Niceno l ; ma non doverſi ſeparare da quelle , cui nello ſtato
laicale eranſi legittimamente congiunti . Non potendo eſſere
ſoſpette a' PP. del Concilio nè le parole di Pafnuzio, nè il ſuo
Zelo, per eſſer egli ſtato fin da fanciullo educato in un mo
naſterio, aver menata una vita celibe , ed eſſere a tutti in ve
nerazione per la ſua ſingolare caſtità; perciò il ſuo diſcorſo
traſſe tutti al medeſimo parere, e fu rimeſſo all’arbitrio di ciaſñ
cheduno di quei, che ſono dedicati a lddio per amminiſtrare
le coſe ſacre, o il viver continente, o perſeverare nell’uſo del
contratto-matrimonio. L’autorità di Socrate , che fu il primo
a narrare tal fatto , da cui l’ha copiato Sozzomeno ² è ſoſpet~
ta ad alcuni eruditi e ſaggi critici s , i quali riflettono eſſere
poco credibile tale racconto . Se foſſe vero , dicono eſſi , che il
Sinodo, a perſuaſione dell’ illuſtre Veſcovo , aveſſe laſciato in
arbitrio di ciaſcheduno , o menare negli ordini ſacri una vita
celibe , o perſeverare nell’ uſo del matrimonio , non avrebbe
dopo il Concilio Niceno, preſo maggior vigore, ma ſi ſareb
be ſempre più rilaſſato queſto punto dell’eccleſiaſtica diſciplina ,
di cui ſi pretende avere quel Santo Confeſſore si altamente eſag
gerato l’ inſopportabile aggravio . Altri Scrittori d’ illuſtre no
me'credono, non pot ene ragionevolmente dubitare , come
punto non ne dubitano il CliEtoveo , Criſtiano Lupo , Pietro
de Marca, Antonio Pagi, Tillemontc, Natale Aleſſandro , e
il Turnely , i quali contro alle oppoſizioni del Cardinal Ba
ronio,
la ſtoria l’autorità
di Pafnuzio‘
egregiamente
di~
fendono e4 Bellarmino,
. E di vero ,ammeſſa
diSocſirate
, e di Soz~
zomeno , viene tal racconto conteſtato da Gelaſìo Ciziceno , il
quale, non pure dai libri di Euſebio di Ceſarea e di altri Scrit~
tori, ma principalmente da un antico Codice di Gio: Prete , e
di Demetrio Veſcovo di Cizico , e dagli ſcritti di quei, che
intervennero al Concilio Niceno , ſcriſſe intorno all’anno 476.
la ſtoria di queſto Sinodo , come egli atteſta nella ſua prefazione .
8.
Per avvalorare l’accennata opinione ſi può riflettere
non eſſere meraviglia , che la continenza de’ Chierici abbia
preſa forza e vigore ue’ ſucceſſivi tempi , non oſtante la li
ffi'
" ‘2'231‘
F f
›
,betta
[i] Concil. Neoccſar. can-r.
.. 'ff nor. Eccleſiaſt. ad amg”. num.44.
[a] Soer.lib.r.eap.ii. Soz.lib.r.e.ag. [4] Petrus deMarea de concord.lib.a.
[3] Vaieſ. in not. ad cap.u. lib.r.
eap.8.n.4. Natal. Alex. ſacdV-diſ
Socratis Baron.
n.148;
*r Thomaſin.
vcter-ad8t n.315.
nov.diſciplin.
ſei-lat. 1,.Theologic.
propoſit. i.
in
preleéi.
de Turmly
ordine qu.
-ñ par-1.1ib.a. capáo, n.15. Orſi Hi-
uit. arm. conci-3. n.8.
”.6
‘D E LKR r‘To
G -R- ECÎQ::
bertà laſciata dal Concilio , e ſiaſi ſtabilita in tante., .e cosldlver
ſe contrade dell’Univerſo; avvegnachè a tal eſtenſione fu di
ſomm’ oſtacolo il decreto di Siricio eletto'Papa' l’ranno 385. e
morto l’anno 398. Avendo il Concilio Niceno laſciato alla li~
bertà de' Chierici maggiori il ſepararfl dallemogli, colle quali
avevano contratto il matrimonio prima dell-a ſacra ordinazio-ñ
ne , avvenne, che contro alla conſuetudine antichiſſima della
Chieſa Occidentale , e ad onta della veneranda antichità molti
Preti, e Diaconi delle Spagne non ſolamente dopo la loro con
ſecrazione proſeguivano ad uſare del matrimonio , ma pretenſi
devano altresì difendere la loro colpa coll’ eſempio de’ Sacer
doti, e de’ Leviti del vecchio Teſtamento , a’ quali era ſtato
lecito di convivere colle loro conſorti . Si difendevano colla
preſcrizione della conſuetudine , ed allegavano contra l’ univer
ſale oſſervanza , non sò qual privilegio ſpeciale, non che l’uſo
e la preſcrizione nella loro Regione. Sopra queſt’articolo di
diſciplina fu conſultato il Sommo Pontefice Siricio da lmerio
Veſcovo di Tarragona . Sembrava coſa malagevole eſtirpare una
viziola conſuetudine largamente prepagata , e profondamente
radicata ne’ popoli; e tanto più difficile a ſvellerfi , quanto che
era tenuta non ſolamente per lecita ed innocente , ma altresì
per venerabile e religioſa . Con tutto ciò il Sommo Pontefice
nella riſpoſta che rendè a quel Veſcovo , ſpiegò le vele della ſua
eloqucnla; dimoſtrando con più ragioni quanto male a propo—
ſito ei ſi valeſſero dell’ eſempio de’ Sacerdoti e de’ Leviti del
vecchio teſtamento . Oſſerva? in primo luogo , eſſere ſtato per
meſſo loro il conjugale commercio per la propagazion .della proà
le, e per la conſervazione della Tribù di Levi, acui ſola ap
partenevano le funzioni del Sacerdozio, e i miniſterj del San
tuario - Aggiugne , che Gesù Criſto , il quale è venuto al Mon
do per ridurre 1’ antica legge ad una maggior PerfCZÌOn‘Î’ ha
‘voluto , che nella faccia della Chieſa, di cui èſpoſo , riſplen
deſſe la perfetta idea della caſtità . Moſſo il Papa da queſte e da
altre validiffime ragioni, convertela conſuetudine in legge uni—
verſale , e forma xv. decreti ſpettanti al buon ordine , e alla
riforma della diſciplina eccleſiaſtica. Principalmente ſtabiliſce,
che i Sacerdoti e gli altri ſacri miniſtri dal giorno della loro
ordinazione debbano conſecrare i l‘oro cuori, eiloro corpi alla
pudicizia , affinche ſieno accetti vall’ Altifflmo i ſacrifizj che of
feriſcono , e degni templi del divino Spiritole loro membra'
,Proteſta, che in avvenire ſarà chiuſo ogni adito alla indulgenza
3 Wa!
IN ITALIA LlB.I.CAP.Vll.
zz7
a qualunque Veſcovo Prete e Diacono , il quale ſarà ardito vio—
lare queſta legge, e che ſarà privato d’ ogni eccleſiaſtico grado
ed onore . lngiugne finalmente ad lmerio , che divulghi que
ſte ſue diſpoſizioni, ele comunichi ai Veſcovi non ſolo dellaſua
rovincia di Tarragona, ma delle altre della Spagna , cioè di
Betica, Luſitania, Cartagineſe , Galliciana , e delle altre con
finanti 1 . I medeſimi canoni rinnovò lnnocenzo l., e gli eſte
ſe ai Veſcovi delle Gallie per mezzo di due ſue decretali . Con
tiene la prima tredici articoli di diſciplina, indirizzata l’ an~
no 404. a Vittricio Veſcovo di Roano illuſtre 'per la copia de'
meriti, e per la chiarezza de’ doni, onde fu illuſtrato . La ſe
conda diviſa in ſette capitoli fu da lui mandata l’ anno 405. ad
Eſuperio Veſcovo di Toloſa z . Preſcrive in queſta , che i Chic
rici incontinenti, a cui notizia era ſtata dedotta la decretale di
Siricio, rimangono ſottopoſti alle pene in eſſa ſtabilite, decaduti
da qualunque onore eccleſiaſtico , ed inabili a più impiegarfi alle
funzioni dell’Altare . Concede nondimeno la remiſſione e uſa.
miſericordia con quei, che s’ erano uniti alle mogli per igno—
ranza non colpevole della legge di quel Papa: purchè s‘aſten
gano in avvenire dall’illecito commercio . Concedendo loro la
ritenzione del conſeguito grado , e permettendo l’eſercizio delle
funzioni a quello convenevoli , toglie a’ medeſimi la ſperanza
di potere più oltre avanzarſi ne’ ſuperiori onori. Queſti ſono
ſtati i progreſſi, che fece nella Chieſa Occidentale la continen
za de’ Chierici maggiori. L’univerſale conſuetudine fu conver
tita in legge dalle decretali di Siricio e d’ lnnocenzo , le quali
ſervirono di forma a tutta la Chieſa latina; come le altre de
cretali da Sommi Pontefici divulgate e mandate ai Vcſcow s
hanno ſervito di regolamento alla medeſima .
9. Non ebbe queſto punto di diſciplina nell’ Oriente la me
deſima ſorte, che aveva ſperimentata nell’ Occidente . Se quiñ
vi univerſale era ſtata la conſuetudine del celibato nei ſacri Mi
niſtri innanzi la promulgazione delle mentovate diſpoſizioni
Pontificie; in guiſa che il precetto che indi derivava , induce~
va ſtrettiſſima obbligazione a quei, che ſi erano conſecrati al
ſervizio dell’Altare : non era certamente ſparſa del pari la me
deſima oſſervanza in tutte le Regioni Orientali; ma vario ed
incoſtante era l’uſo della continenza nei Sacerdoti, e nei Dia*
F f 2 "3
coni,
[i] Siric.ep.x.iad Himer.Tarraconen.
[I] InnocJ. cp.z. ad Viétric. Rotho:
‘ mageu. 6':. ep.3. ad Exſuper. Toloſ.
[g] V. Clitìovenm de coniugio Sacer,
dotul’n cap.4.‘
2.2.8
DEL RlTO GRECO
coni; c molto meno furono ivi ricevute , come vedremo , le
coſtituzioni di Siricio , e d’ lnnocenzo . Alcuni dunque de’
predetti traſcuravano per fiacchezza l’eſercizio d’ una tal-e
virtù , ed altri ne ſoſtenevano con fortezza il giogo . Nel~
le Regioni della Teſſaglia , della Macedonia , e dell‘ Acaja ,
le quali , largamente parlando potrem dire eſſere compreſe
nell’Oriente, era con tal rigore riſpettato il celibato , che colo
r0 , i quali negli ordini ſacri ardivano continuare nell’ uſo del
matrimonio legittimamente innanzi contratto , eran rimoffi
dalle funzioni de’ loro ordini , e depoſti dai gradi eccleſiaſti
ci. Nelle altre parti, che Con vocabolo più rigoroſo fidicono
Orientali, la continenza de’ Chierici maggiori n’ era quaſi uni
verſalmente eſiliata . Pochi la riſpettavano , non credendofi ad
eſſa obbligati da verun poſitivo precetto; ma ſolamente da quel—
la legge naturale , la quale ci fa comprendere non sò qual ri
‘pugnanza tra la libertà del matrimonio , e lo ſtato della con
tinenza, cui dev’ eſſere alligato chi ſacrifica all’AgnelIo imma-‘
colato nell’ Altare. Non penetrando tutti egualmente la ſubli
mità del prorio miniſterio , nè l’alienazione della mente e del
cuore , che cagionano le nozze dall’ intima congiunzione con
Iddio; quindi e , che alcuni attendevano alla procreazione del
la prole , più toſto che alla meditazione delle coſe divine , e
alla predicazione della dottrina Evangelica . Queſta varietà dl
conſuetudine ſ1 trae da Socrate teſtimonio oculato , di cui mi
gio-va riferire il teſto greco , e la traduzione latina ſecondo la
correzione del Valeſio 1 : E”-yvwv Be‘ Eye-i
'e'npov '5'905 , s’v Oxa-—
O'aÀiçt ysvóytv@ . KÀnpmo's Exe? , W »Ji/.Q Vocal-50‘055 WPÌV RTV!”
xo‘s *yt'vn’rou , pena‘ 'ni üxnpmtis *yevt'reou ruyxaOÉUÌÎif’as
“177? z*
drozripux'ms ye'vrrrou- T5» Eu cima-ok)? Tulum» *Wa-im? “W'Exof/-Wùfv,
29 -röv e’mno’nwv , e’: 19 Bou'Àow-rv , ou' ;win vivai-yz” vox-WB *room
zozoóvmv .’ zoNwi 'ya‘p aómſiv e'v *1-53 lalplîìſffiç Emd‘ìc‘07ſpî 1 ’9
10677305 t’x 'r'ñs voi-Liu”; *potuta-'5; ‘fl'ë‘ſouílDLO'Tv . A’Nxa‘ »wii per tv @ET
a-aÀigz '5'955 oípxnryo‘s H‘Àioſiëcüp@ Tpixx”; ‘ffls Ext—7 yevo'yev@ uu
ÒuMm-e'rou ‘Se' *wii-ro *ni i6@ E» @tra-ocíxovizcp, 19 0451‘? MMEÎQVÌA,
Is E'Nw'îc: Aliam conſuetudine”; i” Tbefl'alia , 01"71 ?bi "DW/fre."
eſſe cognom" . Clericm ìbi promot”: /ì poſt clericamm dot-mie”:
cam axorc , quam ante clericamm legitimo matrimonio /Îbi capa
Iawerat , abdícamr 3 ; ( in luogo di queſta parola dovrebbe met;
er t
[i] S ocra t es h'fl.l'b.
l g 1 s . “P . n, .
larga
[ì] Di q ueſte Provincie
~
’ che mente
lN lTALlA 1.113.!. CALVI!.
”.9
terſi excommflnícatiafle plet’lamr , nel qual ſenſo è frequentemen—
te adoperato il greco vocabolo airomípux-mç , come lo SviCCrO
dimoſtra , e il dottiſiimo Valeſio ha oſſervato .) cam i” Orien—
te canffi ſua ſpofltó’ , etiam Epiſcopi ab flxoribu: abſtineant, ”ul-—
la rame” lege a”: ”ecc/[Frate conflriííi id faciant. Multi enim il
ÌOMÌÌI, epiſcopatflr etiam ſm' tempore libera: ex legitimo conjugia
ſu/eepermlt . Hujm porro conſuetudini: i” Tbejſalìa auë'íar fuit
Heliodorz”, Tricce , quae ejzu regioni: ‘Urbi' eſt , Epiſcopm . Ea
dem conſuetudo Tbeffa/orzicx, ó* i” Macedonia , atque Acaja ob
ſer'vaMr . Siccome dobbiamo reſtar perſuaſi della verità di ciò ,
che Socrate narra in' riguardo alla varia coſtumanza di diver—
ſe Regioni di rito greco , cioè; che gli Orientali ricuſavano di
conformare il loro ſpirito al celibato; e all’ oppoſto regolava
no con una perfetta oneſtà la loro vita quei della Teſſaglia,
di Teſialonica, della Macedonia, c dell’ Acaja, iqualicondan—
navano le nozze , ed erano privati della comunione de’ fede
li ſe ritenevan le mogli negli ordini- maggiori; non merita pe~
rò fede il citato autore in quella parte, ove ſcrive , che i Ve
ſcovi Orientali epiſcopam: ſm' tempore libero: ex legitìmo matri
‘ mania jèlſceperunt; avvegnachèi Veſcovi greci, iquali dal mo
nacato erano ſublimati per lo più a tal onore , hanno ſempre
riſpCttato il celibato , come al noſtro propoſito oſſerva il Va
lcſio: contro al Calviniſta Ottingero con validi documenti di
moſtra Lione Allazio l : e coll'auto-rità del Concilio Trullano
evidentemente prova i-l Gio-venino 2 . Se tal volta era innalza
to all’onore della Sede Veſcovile alcun ſecolare, toſto allonta
navaſi dal talamo . Se pure per prender in buon ſenſo le pat—
role di Socrate , non vogliam dire , aver egli voluto indicar
cila cecità di pochi Veſcovi preſi dal ſecolo , i quali con in
tollerabile abuſo difiëre‘ggiavano l’univerſale conſuetudine di aſte
nérſì dalle antiche conſorti; e che abbia avuto in mira rappre
ſentarei il' fatto e’l coſtume deile nazioni, e non già la leg-
ge e’l. diritto canonico . (Peſto medeſimo deteflabile diſordine
dell’ attuale matrimonio de’ Veſcovi era ſparſo nella Libia,
nell’ Africa , e În altri"luoghi verſo` la fine del ſecolo vu. in
cui fu- altamente deteſtatoñ dal Concilio_ Trullano, come uno
“I’
a
ſcan
mente parlando poſſono denomi-
bueriflt , mariti cffc deſtra”: . Adv…
narſi Orientali , ſcrive S. Girola-
vigila”.
m0 . Quid ſacimt Oriefltis Eccleſia?
Quid C‘pjptí , Ò- Sedi: Apoflolicc,
qua- aut Virgin” citrico: accipiunt ,
g” continente:: aut , ſono”: in;
[l] Allat. contra Hoſting. cap.: 5.
[1.] Juvenin. de matrimon. quzſt.z\
art-a. capJ.
*
`
’
x30
DEL RITO GRECO
ſcandalo aſſai pernicioſo, ancorchè il medeſimo Concilio ſia fla
to il principal fautore dell’ incontinenza dei Sacerdoti . Mi roma
in acconcio traſcrivere le parole del canone 12. Porro hoc quo
que ad ”oſtram cognitivi-tem per-venir , quod i” Africa, ó- Lybia
Ò- alii: [aci: qflidam ex his , qui il/ic ſtmt religioſiſſìmi Praz-ſales
cm” proprii: uxorib”: , etiam Poſtqaam ad eo: proceffit ordinati…
:ma lmbitare ”0” recuſtufl: ex eo Populi: off‘mdìcalum Ò- ſcaflda
Im” afferente: . Cum itaqm* jiudium flaſh-1”” . . . . . . Nobis -víjùm
eſt, m‘ ?li/.lil ejuſmodi deincepr allo modo fiat ; . . . . ”e ſiam; ec..
c/eſiaflicm ”1/0 probro afficìat/zr . . . . .Si quì: autem tale quid age.
re depÎ-elyeflſtu fuerit, deportati” . E poichè previdcro i PP, {he
le loro eſortazioni , la _viva voce, l’ energia, e le pene anco
ra che avevano minacmate non ſarebbono ſtate bafianti a fre
nare le invereconde mogli, ſe aveſſero goduta la libertftdi me
nare la lor vita nel ſecolo; perciò , affinchè non poteſſero in
verun tempo richiamare al talamo i mariti aſſunti al Veſcoñ.
vado , preſcriſſcro di vantaggio nel canone 48., che con feci.
proco ſpontaneo conſentimento ſeparati i conjugj dopo l’or
dinazione del marito, doveſſe la moglie rinchiuderſi in un m0
nafierio lontano dall’ abitazione del Veſcovo , e ivi godere della,
providenza di lui con eſſere a ſue ſpeſe ſoflentata . Fu per qual--`
che tempo poſta in effetto queſta ſavia diſpoſizione . Ma rien..
ſando dappoi le donne il giogo della vita ritirata e riſtretta, e
preſe dall’ ambizione di venire a parte del governo delle D10~~
ceſì , furono cagione che rinnaſceſſero gli antichi ſcandali , che
ì Veſcovi deſſero nuova teſtimonianza d’ incontinenza , c che il
decoro della loro dignità fuſſe oſcurato e vilipeſo . Appena rial- ~
zò il capo il condennato maritaggio, fu toſto abbattuto da lſa
cio Angelo eſecutore del canone Trullano . Col configlio di`
zelantìſſìmi Veſcovi pubblicò verſo la fine nel ſecolo xn. una uo.
vella, la quale ci fa ammirare la ſomma ſua attenzione nel ri
formare la ſcaduta diſciplina, e nel premunire i Veſcovi con
tro alle frodi delle loro antiche conſorti ._Con tutta la forza
della ſua autorità ordina , che non poſſa in avvenire eſſere ve
runo ſollevato agli onori ‘del Veſcovado, ſe prima la conſorte
ſpontaneamente ſeparata dal marito , non ſì ſoggetti alla mona
ſtica vita colla profeffion regolare ; e così totalmente depon
ga la ſperanza di poter ritornare al ſecolo , e di abbracciare
altro fiato . l” poflerum, ſono parole della mentovata legge ,
qm’ ante ordinatíonem , legitímam ”xorem habflerit, ”0” alíter 0r
dinetur Epiſcopur , ;zi/i cor/mmm' conjugum ſcripta conſenſi; é* pla
cito,
IN’ITALIA LIB'.I. CAP.V:ii.
cita, _a *ſe innicem ſeparati” ,
7,31,
ó* mulier manafiicam vita”; am—
pleEZaxflr I .
io. Tralaſciato il maritaggio dei Veſcovi condennato da
tutte le nazioni Orientali , ritorniamo alla ſtoria del matrimo—
nio_ dei Sacerdoti, e dei Diaconi, non abborrito in quelle Re~
gioni dalla contraria conſuetudine ,' ne‘ vietato dai Concilj . l Sa~
cerdoti e i Diaconi incontinenti uell’Oriente in luogo d’ empierſi
di confuſione , a viſta. degli altri del medeſimo rito greco, i
quali nella Teſſaglia , nella Macedonia , e nell’ Acaja riſpetta”
vano il celibato, e ſi rendevano più autorevoli al popolo colla
purità della vita, divennero più arroganti e più audaci. Affi
dati nel tacito conſentimento dei Padri Niceni, iquali rima-—
ſero commoffi dall’ efficace perorazione del Veſcovo Pafnuzio ,
dilatarono si ampiamente l’abuſo, che non riconobbe nè ter
mini, nè confini . s’avanzò in ogni luogo, e penetrò in ogni
angolo delle Terre d’ Oriente , dove il rito greco era in onore .
L’ impetuoſo torrente del diſordine non ſolamente non fu arre
ſtato' dalle Decretali di Siricio , e d’ lnnocenzo indirizzate ai
Veſcovi delle Provincie delle Spagne, e delle Gallie , come di—
moſtra con efficaci argumenti il dottiſlimo CliEtoveo, conchiu~
dendo: Orientale”: Eccleſiam haflc .Siricii Ò- Irmacentiì cori/litu—
tion-9‘”; de cantine-”tia Sacerdatum non acceptaſſe 2- ; ma preſe più
rapido e più precipitoſo il corſo . Non eſſendo paghi gl’ incon
tinenti Sacerdoti e Diaconi di ritenere le mogli già ſpoſate in—
nanzi agli ordini , preteſero ancora poter contrarre il matri~
monio dopo ricevuta l’impoſizione delle mani , e poſero in ef—
fetto 'la loro sfrenata licenza . Appena nata queſta nuova ino
firuoſità , ſi ſparſe da per tutto , e gittò si profonde radici , che
quaſi tutto l’Oriente n’era infetto . Vedevanſi in tutte le Cit
tà e Terre conculcati i canoni di quei riſpettabili Concilj , i
quali replicare ,volte avevano vietato un tal diſordine con tutto
il vigore della_ loro poteſtà. Opportuno rimedio ,vi appreflò~
l’ lmperador Giuſtiniano , il quale l’anno 530. fece argine alla.
sfacciata temerità di quegli eccleſiaſtici con una rigoroſiſſima
legge . Aggiugnendo nuova forza e vigore ai precedenti Sino—-`
di , ordina che ſieno in perpetuo-interdetti dalle funzioni dell’Al
tare , privati dell’onore del ſacerdozio , c ſpogliati delle rçn.
dite eccleſiaſtiche quei Sacerdoti, Diaconi, e Sottodiaconi , i
quali dopo avere *ricevuta l’ impoſizion delle mani Contraggono
v
IVO
.
[i] Apud Leunel. Jur. grze. rom.
.lib-a; paga”,
~
`
aim, .
maſſi"
[a] Cliéìov. de coniug.8aeerd.lib.a.
cap.io.~
‘r
3 e
3,3,,-
DEL’RlTOGRECO
matrimonio , e attendono alla procreazion della prole . Sa”.
cima: obtinere in illis, qute é* ſacri: *viſa ſunt canonibur , pe
rinde ac ſi cioìlibur inſcriptum eſſet legibut, é* omnes iſiiuſma
di nomine: tam ſacerdotio , quam {li-vino mini/ſerio , atque etiam
dignítate ipſa quam habent , nudari . @remadmodum enim ſacri:
canonibar prohibita ſunt :alia: ſic ó* ſecundum noſtra: lege: rem
,ipſum prohiberi I . l canoni indicati in queſta novella erano ſtati
ſtabiliti da diverſi Concilj in varj tempi, e in gran numero .
Del ſolo Sinodo di Neoceſarea adunato undici anni prima del
Nicena , recíteró le parole regiſtrate nel canone I. Presbyter
ſi ”xorem acceperit, al; ordine deponatur , le quali ſono eſpoſte
da Mat-teo Blaſtare nel ſuo Nomocanone nella ſeguente manie—
ra: Prima: canon Neocxſarierzſir Concilii Presbyterum legitima
fanè cum uxore conjunffum , ſacerdotío ſpoliat . Eſtimo il diſorñ.
dine nel ſceolo ſeſto in vigore della ſuddetta legge di Giuſtinia
no , la quale aggìugneva l’autorità imperiale alle ſanzioni ec
c'leſiaſtiche, r-inacque dopo il corſo di molti anni, ed era co~
mune nel nono la medeſima ſconcia corruttela . E
oichè
ſembrava agli occhi del pubblico , e dei ſecolari , co a aſſai
moſtruoſa il contrarre le nozze negli ordini ſacri , nè poteaſi
agevolmente ricoprire tale deformità con verun apparente co
lore ; credettero gl’incontinenti di poter almeno diminuire,
e moderare il divieto di quel Sovrano , con limitare a ter—
mine di due anni dopo l’ impoſizione delle mani , la libertà.
di contrarre i nuovi ſponſali: di ſorte che , ſcorſo queſto tem
po, e non avendo contratto matrimonio , gli ordinati negli
ordini maggiori doveſſero appreſſo oſſervare perfetta continen
Za. Contro a queſto ſottile ritrovamento e licenzioſa novità,
la quale ſnervava la detta legge, e abbatteva tutti icanoni pro~
mulgati ſopra queſt’articolo, ſi armò Lione il Sapiente, e con
una ſua novella poſe freno all’ audace e temeraria libertà. dc
gli Eccleſiaſtici . Rappreſenta primieramente il deteſtabile abuſo
colle ſeguenti parole: Couſuetudo qua: in prxſenti obtìnet , iis,
quibus matrimonio conjungi in animo eſt , concedít , ut antequam
uxores duxerìnt , Sacerdote: fieri poffint, é- deinde bienm'um ad
perficiendam voluntatem jungi matrimonio , *valenti pra/limit: ln—
di rigoroſamente vieta in avvenire il pravo coſtume, renden
do di queſta ſua legge la ragione: Neque enim dignum eſt, zu
qui ſpirituali aſcenſu ſupra cor-pori: abjefîionem; ó- ſorder eroeEZi
ſunt , hi rurſu: ad carni: ſarde: delabantur: ſed e diverſo , ut di—
.
*vinum
[I] Novella 4;, libzr. tit. de Epiſc. 8t Cler. in Cod-.[uſtin. edit. a Gothofredo.
lN ITALlA LIB.l. CAP.VIl.`
z”
viral” mìnìſteriflm ex corporir ſardibm tanquam i” alam aliqaeu
gradi!” conſci-”dat , convenienti”: fflerit 1 e
n. Ma ſe le leggi Imperiali rattennero i Sacerdoti, iDia
coni, e i Suddiaconi dal contrarre i matrimonj dopo l’ irr1~o~
ſizion delle mani, non gl’ impedirono certamente di continua~
re in quelli, che innanzi avevan contratti. Dall' Oriente , do
ve, riferiſce Socrate , eſſere ſtato in liberta degli Eccleſiafiici
ritenere le mogli negli ordini Sacri, paſsò tale abuſo col corñ.
rer degli anni , anche nella Teſſaglia , e nella Macedonia , do~
ve , nel quarto e quinto ſecolo , in cui fiori quell’ Autore, era
il celibato ſommamente riſpettato . Non vi fu dappoi angolo,
per così dire, dell’ Oriente preſo nella più ampia ſignificazio`
ne , in cui il rito greco ſ1 oſſervava , dove non aveſſe ancor pe
netrata la licenza de’ mentovati Eccleſlafiici . Verſo la fine del
ſecolo ſettimo , in cui fu celebrato l'anno 688. z , o come al~
tri vogliono', l’anno 692. o 706. I , il Concilio Trullano , ave—
va inondate tutte quelle Regioni la loro incontinenza. Com—
poſero quel Concilio, ducento e cinque ~Veſcovi adunati da tut~
ta la Grecia, affine di riſtabilire la diſciplina con nuovi cano
ni, e di ſupplire ai due Concilj ecumenici quinto , e ſeſto , i
quali s’ erano principalmente _applicati ad abbattere 1' ereſic de’
loro tempi . Tra le altre coſe , che ſi propoſero i Padri di trat—
tare, una fu , ſe foſſe convenevole vietare il matrimonio agli
Eccleſiaſtici, e coſtringere gli Ordinandi a dimetter le donne
innanzi agli ordini maggiori legittimamente ſpoſate . Terren
do i Padri di recar diſordine e confuſione nelle Chieſe Orien—
tali; e dubitando di empiere le Provincie di lamenti e di que
rimonie, ſe aveſſero ſeparate dai mariti le mogli ; perniſero
la continuazione del talamo a quei, che agli ordini maggiori
erano ſaliti ; eccettuati i ſoli Veſcovi, come fi legge nel ca~
none decimo terzo 4 . Spiegarono tutta la loro eloquenza. e
quanto avevano di ſpirito per la difeſa del libertinaggio, e per
mettere in onore L’incontinenza . Narrano eglino in primo luo—
go quale foſſe la cofiumanza della Chieſa Romana: Moniam
Romani-e Eccleſice pro canone tradita”: eſſe cognac-im”, ”ff-767726*
.vendi ad Diacaflatzzm, ‘7281“ Prerbyteramm profiteamur , jè ”0”
ampli”: ſia': ”xaw'bm conjuflgçfldos . Indi confermano l’oppoſta
z‘- ~
il.
G g
con.
[i] Conſtitut.g.Juris Oriental. edit. .[3] Harduîn. t0.3.Concil.col.1662.
ab Agyleo :tn-1560. pag. 19.
in annotat.
[z] Natalis Alex. ſecul-vu- diſſert.3. [4] Coneil.Trul. :30.13. ap.Harduin.
numq.
tom-3. Concil. ”1.1669
23+
DEL RrTo GRECO
conſuetudine , che in alcuni luoghi eraſì dilatata, quaſi foſſe
permeſſa da un canone Apoſtolico: Nos autiquum cauouem Apo
_flou’cx peifeè‘íìouis ordiuiſque ſer-paure!, bom-‘1mm, quiſuut iu ſa
cri: legitima conjugia, a'eiucepr quoquefirma, C’e-ſtabilia eſſe ‘L-o`
lumur ; uequaquam eorum cum uxoribu: caujuuéíz'ouem (Uffa/2’873*
tes; 7K." eo: mutua , tempore convenienti , conſuetudine pri-:mute: o
Determinano , non doverſi privare dell’onor del Sacerdozio,
ne dell‘eſercizio dell’ Altare gli Ordinati negliordini mag
giori, i quali coabitano colla loro legittima conſorte: Tam*
obrem ſi qui: diguus iti-ventur- fuerit , qui Hypodìacouur , *vel
Dìacoum , 'vel Prerbyter ordine!!!? , ìr ad talem gradum aſſumi
”equaquam probìbeatur, fi cum legitíma uxore cahabitet . Stabi
liſcono di vantaggio, non eſſere convenevole , che fieno ſogget
tati alla profeſſione del c’elibato quei, che agli ordini ſacri ſo
no promoſſi dopo il matrimonio , eſſendo da Gesù Criſto vie~
tato il diſcioglimento delle nozze . Sed neque Ordiuatioflis tem
pore al; eo po/Iuletur , ut profiteatur ſe a legitíma uxorz’r conſue
tudine paratum abſtiuere: ”e ex eo , a Deo con/ſiſma! a ó‘ ſtlî
pra-?ſentita benedifîar uuptíar iujuria afficere cogamur , Evangelica.
Toce exe/amante; quae Dea: coujuuxit , homo ”0” ſepara:: ó- Apo~
flolo diceure: houorabile: ”uptias , ó- tborum immacularum: 8c:
alligatur er uxori? ue quxre ſolutiouem . Finalmente vanno in
contro ad una oppoſizione , che potrebbe trarfi da un canone
del Concilio Cartagineſe , il quale eſpongono , dicendo , non
eſſerſi da quello determinata la continenza de’Sacerdoti , e de’
Diaconi , ſe non in riguardo al tempo del loro miniſterio
nell’Altare :. Scìmur autem eos ,
qui Chartagiue couweuerum mi~
m‘ſtros, gra-vitatís, bouejíariſque curam gere-”ter , dixìſſe , ut Sub
diacom' qui ſacra Mvſìeria conti-etiam , 65‘ Diacoui ó* Presbyîó’i‘"
ſaluto tempore a confort-ibm abſtz‘ueaut ; ut , ó* quod per Ap0~
[ſolo: tradítum e/Z , ó- ab ipſe uſque autiquitate ſer-vatum , ”0:
WWW“ f"'mÌ/Ìter .ſere-emm- , tempus i” omui re joieutes, è* maxi
me i” jejuuio , ó* oratioue . Oportet euim eos , qui divino Alta
n' affldeut , i” SS. traëîandorum tempore eſſe omniuo continenti-35,
ut poſſìut id quod a Deo ſimplìcíter petuut, obtíuere. Reſtringo
no quanto di ſopra hanno diſpoſto , nelle ſeguenti parole , C01
le quali ſtabiliſcono il famoſo e celebre canone Xin-dicendo .
Sì qui: autem auſu: fuerít, pruter Apo/[011'001 canone: ìncìtutur,
aliquem eorum , qui ſu”: i” ſacrir, Prerbyterorum , inquimur,
*vel Diacouorum, ‘vel Hiz›odiacozzoruru conjuut’z‘ìoue cum legìtima
uxore, (ö- coujuemdiue pri-rare, depouatur . Sìmi/iter ó- ſi quì‘
Freſhy-ñ_
IN ITALIA LIB.I. CAP.Vll.
2,33
Presbyter , fuel Diaconflr ſmzm uxorem pic-tati: procrexm ejecerit ,
ſegregerur; c5- ſi perſe-vere!, deponamr . Non iſtarò qui ad eſa
minare le ragioni , e le autorità colle quali i Padri del Con~
cilio Trnllano hanno preteſo oſcurare con queſto canone il
candore del celibato de’ Latini, nè a ponderare le ſatiriche pa
role , con cui feriſcono la Chieſa Romana : avendo Pietro Ar
cudio meſſo nel ſuo chiaro lnme il lor odio verſo il nome la-ñ
rino; e avendo altresì ampiamente confutati i motivi, e dilu
cidate le autorità delle Scritture , e de’ Concilj, che hanno egli
no recate per fondamento de’ proprj ſentimenti 1 . Oſi'crverò
ſolamente , che non poteva non ſedurre gl’incauti, e non cſi'e
re accolto con ſommo plauſo , e con ugual contento un ca~
none , il quale portava ſcolpita in fronte la libertà degli Ec
cleſiaſtici appoggjata al precetto di Gesù Criſto , quad Lem'
conjzmxit , homo mm ſèparet a : alle lodi, onde S Paolo onora
il matrimonio, Honorabile cormflbiflm, ó- tbomr immane/atm;
alligatm e: :morì P ”oli qſt/tren’ ſolutioflem s : e in ſine ai ſen
timenti degli Apoſtoli 4 , e de’ due Concilj 11. e v. Cartagine
ſì , donde quei Padri traſcriſſcro alcune parole ed cſpreſi oni:
le quali coſe tutte dirette ſono a togliere l’obbrobrio, e la con
fuſione , che da queſto nuovo ſtabilimento , ben prevedevano i
Padri , che ſarebbe derivata agli ordinati nel rito greco . Aven
do incontrate un tal canone le pubbliche lodi, e la comune
approvazione delle Provincie , fu appreſo come un ſoggetto ,
non già di trionfo della rilaſſateZZa, ma di provvedimento e
di freno a’ gravi diſordini, ne’ quali ſi ſarebbe potuto immer
gere il ceto ,di quei, che ſi conſacrano a lddio nel miniſte~
rio dell’ Altare con perpetua infamia del ſublime loro grado .
Non meritò certamente il Concilio Trullano l’ accoglimento
della Santa Sede in riguardo a tutti gli articoli di diſciplina .
Molti ſono ſtati da eſſa riprovati , cioè , il canone terzo , il
quale determina il numero di ottanta canoni Apoſtolici : il ca—
none cinquanteſimo quinto , che condanna il digiuno del ſab
bato: il canone ſeffanteſimo ſettimo , che preſcrive l’aſtinenza
dal ſangue, e dal ſoffogato , come derivante dal divieto divi
no , quaſi tuttavia ſuſſiſtal’ antico rigore: e finalmente il cano—
ne ottanteſimo ſecondo, il quale vieta l’eſpoſizione agli occhi
de’ Fedeli dell’ immagine diGesù Criſto ſotto la forma d’agnel
Gg 2
[t] Arcud. de Sacram. lib-y. cap.36.
& s 7.
[a] Matthei 19.
[3] Ad Hebraeos 13.8( I. Cor-1.
[4] Canon, Apoſtolic. 7.
lo .
,35
DEL RITO GRECO
lo . E’ ſtato nondimeno in tutti i tempi riſpettato in tutte le
ſue parti` dagli Orientali , i quali con gran fermezza ne hanno
difeſi i ‘ſentimenti , come d’ una ſomma autorità , e di un gran
peſo. Tra gli altri canoni, il xm. traſcritto .qui ſopra fondò
tra’ Greci un incontra-.ſtabile punto di diſciplina , come oſſerva
il lodato Cliflovco Î' . Id decreta”: ſexm @modi , pro loco ubi
celebrata ef! inte//ígì debere, ó* ſecmzdum il/im more-m. Orien—
tali: enim Eccleſia , cuijexta Synodm regular” *ui-vendi pra/crìpjît,
mm”: caſíìtatir i” miniſiri: Altan': ”0” jùſòepìt . A queſt’impu—
ro fonte aver bevuto i Greci tutti, ed aver quindi preſo il fan
go per un articolo di diſciplina , fu anche notato dal citato Ar
eudio dicendo: Wa egregìo ſua canone haben”: Clerici: relaxa—
”mt , illudqae fecerant , ut quod afltea rara”: admodflm, ac iflſb~
lítflm erat (come narrra Socrate del ſuo tempo nel teſto ſo
pra traſcritto) modo ſit frequentzſſîmam , ó* ”ſitafiſſimum . Pall
cor enim modo reperiar Gracoram Presbyteros ”0” ancorata: z .
12. Benché i Sommi Pontefici aveſſero potuto cenſurare il
riferito canone oppoſto al ſenſo- comune , non che all’antica,
e univerſal conſuetudine della Chieſa; nondimeno avendo egli
no ſempre uſata la maggior circoſpezione, affine di non inaſ~
prire l’animo de’ Greci, certa coſa è , che ſe non hanno loññ
dato ciò, che non pareva degno di lode, ſlſono , con un tratto
di ſomma moderazione , aſ’cenuti dal riprendere un punto di di~
ſciplina, che degno ſarebbe ſtato di riprovazione . Quindi.. è ,.
che nelle riconciliazioní di quella nazione colla Chieſa R0
mana trattate in due Concilj di Lione ſotto Gregorio X. e di
Firenze ſotto- Eugenio 1V. che furono i più autorevoli, Cd'ilá
luſtri, che ſienſi adunati ſopra queſt’ importante affare, l’han-u
1-10 i Papi ammeſſa nella lor comunione, ſenza obbligarla a de
porre le proprie coſtumanze; nè mai verun 'di loro ha tenta
to d’ imporre agli Eccl‘eſiaſtici di rito greco la legge del celi~
bato; anzi neſſuna menzione hanno fatto in detti-Concilj di queñ
fl’ articolo . in altri‘ due Siuodi Lateraneſì, Provincialel'uno,
e Univerſale l’altro, dove di tal diſciplina cadde il ragiona
mento , i medeſimi Sommi Pontefici avvedutamente hanno om..
meſſo di rimproverare a’ Greci l’ incontinenza di quei , che
nelle funzioni dell’ A ltare ſi eſercitavano . Stefano 1V. nel Con
cilio Lateraneſe dell’ anno 769.. diſtingucndo la tradizione della
Chieſa Occidentale dal’ coſtume Orientale , fu contento d’eſ—
porre ſolamente la varietà. della diſciplina, ſenza paſſare oltre
a Pro-4
[r] Cliéiovzibidzlibm capdo.
[a] Arcud.ibid. cap-34
IN lTALIA LIB.I.CAP.VII.
237
a proferire il ſuo giudizio intorno al greco coſtume . Aliterjè
Orienta/iam traditio habet Leclejzaram , aliter baja: S. R. E.
Nam earum Sacerdote: , Diaconi , atque iS/tlzdiacorzi matrimonio co
palafltur: ijìiur autem Eccleſia, wel Occioefltaliam ”al/m dexter
datum a Sabdiacoflo riſque aa'Epiſcopum licentiam habet cortjugiam
ſortie-”di l . Non altrimenti lnnocenzo lil. il quale nel Conci
lio generale dell’ anno 1215. dopo aver manifeſtata la ſeverità
della Chieſa Latina contra gl' incontnenti Eccleſiaſtici , ſoggiu—
ghe'. Q” autem ſecarzdam Regioni: ſax morem 710” abclicaruflt 00
palam cortjaga/em , ſi lapjì fuerint gra-uit” parziantar , cam legiti-ñ
mo matrimonio ”ti poſſono ² La gloſa merginale nota . Hoc (li
cimr propter Gi'cfCOS . Più chiaramente ſ1 eſprime queſto Pon—
teflce nel Cap. Cam olim. de Cleric. cofljag. in cui approvan~
do la conſuetudine de‘ Greci , dice; Nas attendenter quod Orien
tali: Eccleſia ‘votam cominci/tia! ”0” admiſit , quom'am Orienta/er
i” miooriba: ora’iflibm contrahaflt, ó- ì” ſaper-ioribas atafltzrr mañ
:rima-*zio jam corztrafío, mandano”: Ò-c. Finalmente il Concilio
Triuentino difendendo dalla mordace cenſura de’libertini Nova—
tori-, non meno il celibato de’ Sacerdoti latini, che la pote—
ſtà della Chieſa d’ unire agli ordini ſacri il voto della conti
rienza 3 , s’è aſtenuto dal prendere verun provvedimento con
tro al matrimonio contratto da’ Greci innanzi l’ impoſizione
delle mani, e da] biaſimare queſta lor conſuetudine, come ri
flette Natale Aleſſandro ſcrivendo: De matrimorzii aurea contra
Hi aſia , ſilflit Cotzcilittm Tridentiflum propter Ecole/?ce- Grafic-ce ina/i
tam a Tra/lam' Concilii temporibur conſuetudinem 4 .
Vero è che Niccolò l. nelle riſpoſte rendute a’ Bulgari , i
quali avevano richieſto , tra le altre coſe , di eſſere iſtruiti da
lui , ſe dovevano riſpettare i Sacerdoti conjugati , e ſervirſi del
loro miniſterio , molti de’ quali ritrovarono nell’ lllirico , che
era membro dipendente dal greco lmperio; oppure dovevano
rigettargli dalle proprie adunanze . Conſole-”dum decernitir , ”tram
Prerbyterum habe-’atom uxorezfl tlc-beati: ſir,’.?erztare, (6-' bonorare,
a” a' *nobis projícere , cenſiti-o il loro matrimonio, ſoggiugnen
do: {td quod ref/ponderata:: qzzortiam licet ipſz' *valde- ſìflt reprehert
flbiſe: : *vo: tamen Deam con-vem't imitari , qui ſolem film” oríri
facit ſuper bono: ,
Ò- malo:. Verum de Prerbvterir, *nobis qfli
laici ej’lit, ”ec judicafldam eſt , nec de comm ‘cita quidpiam, i”
`
-
[i] Apud Gratian. diſhgr. cap. ſin.
.i
_
‘DE/ii':
[g] Sellia-4, ean.9.
[z] Cap. Ut Cleric-or..dc vita, & ho- [4] Natal.-A1ex". Hiſt. Eccleſ.ſzc.1vz
neſt: Clericory
-
diſlîertat.` 19. ſeìct.a.__
zzs
DEL RITO
GRECO
weſtigafidllm; ſed Epiſcoporum judícío quia’quid id eſt , per omnia
refer-oandum 1 . Da quelle parole licei' ipſi ‘calde ſint reprehenó
ſibile: ſembra ad alcuni chiaramente raccoglierfi , eſſere ſtato
riprovato dal Sommo Pontefice il canone xm. del Concilio
Trullano . Ma che la mente di lui ſia ſtata lontaniſſima dal con
dennare l’ invecchiato coſtume de’ Greci, chiaramente lo di
moſtra la ſerie del fatto , cui ſe terremo dietro, reſteremo per
ſuaſi , che tutt’altro volle per quelle parole ſignificare il San
to Padre , fuorché la propoſta cenſura . Secondando egli le di~
ſpoſizioni de’ Bulgari inclinati ad ammettere il rito romano
nelle nuove Provincie acquiſtate , fece loro conferire il ſacro
lavacro nel rito latino da’ Miſſionari da lui ſpediti. lndi ri
chieſto d’ ammaeſtrargli in molte coſe ,appartenenti alla tradi—
zione, alla ſana dottrina , e ai riti, fa loro tra le altre coſe
com-prendere, eſſere abominevoli ai latini le nozze di quei, che
aſcritti ſono alle funzioni del Sacerdozio ; poichè introdotte
dalla sfacciataggine d’ alcuni eccleſiaſtici de’ primi ſecoli , i
quali ricuſavano conformarſi alla tradizione del celibato pro
veniente dall’ eſempio degliApoſtoli , s’ opponevano alla con
ſuetudine univerſale della Chieſa , appoggiata `alla legge nati;
rale , la quale .eſige purità di corpo e di animo in quei, che
debbono ſacrificare l‘ oſtia immacolata, o miniſtrare a coloro
che ſacrificano . Ciò però non oſtante , ſoggiugne il Papa , non
dover eglino rigettare quei Sacerdoti, ſiccome Gesù non ri
gettò da ſe, ma famigliarmente conversò col malvagio Giu
da . ll Sommo Pontefice pertanto volle ammaeſtrare ſolamenñ.
te l’intera nazione de’ Bulgari, la quale ſpontaneamente ſog~
gettavaſi alla vChieſa Romana e al rito latino , intorno a’ ſen-
timenti e alla diſciplina della continenza de’ ſuoi Sacerdoti,
e d’altri Miniſtri dell’ Altare , non mai entrare in una. nuo
va queſtione , nè riprovare -e condennare l’attuale uſo dei
Greci.
13.
~
Eſpoſte le ragioni, che moſſcro i PP. Trullani a ſta.
bilire un canone irregolare oppoſto alla tradizione Apoſtoli
ca, e al ſenſo comune della Chieſa, con cuidavauo la libertà
a quei, ch'eran ſaliti agli ordini maggiori, di ritenere le mo
gli innanzi ſpoſate; convien ora eſaminare 'qual ſia la diſcipli
na de’ Greci intorno al matrimonio , che , dopo ricevuta l’im
poſizion delle mani, ſi voglia da loro contrarre . Chi darà
_
i
[if Cap. conſulendnm r7. diſta-8.3(
ap. Harduinum to.5. [333.376. in
f
uno
cap.7o- reſponſ. Nicolai I. ad Con,
ſulta Bulgarorum .
`
INITALIA LlB.I. CAP.VII-
2-39
uno ſguardo al Corpo del diritto canonico Orientale, ravvi—
ſera , che tutti i Concilj alzan la voce e deciamano contro a’
Sacerdoti , a’ Diaconi, e a’ Suddiaconi , iquali con un tale mo
ſtruoſo vincolo ſ1 allontanano dalla ſantità. del loro miniſterio,
e offendono l’eminente dignità del loro carattere . Affine di ri—
tirarſi da sì grave ecceſſo, minacciano loro graviſſime pene ,
privandogli degli onori del Sacerdozio , e deponendogli da’
riſpettivi gradi , con ridurgli allo ſtato di laici: Tralaſcio di
traſcrivere i canoni che -parlano con sì alto e ſonoro tuono;
eſſendo ſtati copioſamente raccolti dal Tomaſino , dal Giove~
nino , e da Natale Aleſſandro l . Ma ſe contengano una pura
eſemplice proibizion penale , o dichiarino di vantaggio nullo
il matrimonio , e ne ingiungnno lo ſcioglimento comed’un
vincolo d’ iniquitä; non pare che con certi ed irrefragabili do
cumenti poſſa dimoſtrarfi . (luindi dottiſſimi Scrittori ſi ſono'
diviſi in pareri diverſi . l greci Canonifli ed alcuni Teologi la~
tini credono, che le leggi eccleſiaſtiche, le qualivietano il ma—
trimouio dopo gli ordini ſacri, ſ1 contengano tra iconfini d’una.
ſemplice proibizione; e che il traſgrefibre. non ſia obbligato a
rinunziarlo , nè ad allontanarſi dalla conſorte, ma ad aſtenerſi
ſolo dalle funzioni del ſuo miiriſterio ., Di queſto ſentimento-ſo—v
no Pietro Arcudio , Papadopoli, Baſilio. Ponzio, il Verricelli ,,
e il P. Droin dottor Sorbonico dell’Ordine de’ Predicatori 2 ..
Altri Canonifli di non inferior grido e fama giudicano, chei
lodati Teologi ſienſi fortemente .ingannati . Sono d’ avviſo che
l’ordine ſacro ſia fra’ Greciimpedimento. dirimente dal matrimoññ
nio contratto dopo l’impofizion delle mani , e che debba ri
guardarſi come un manifeſto concubinato . Con tali eſpreſſioni
fi ſon dichiarati il Siivefiro ,’ il Turrecremata , il Covarruvias ,
l’ Azorio , e' il Sanchez 3 . Con maggior impegno , benchè
con minor peſo di ragioni ſoſtiene queſt’ opinione il Pignatteili 4 ,
'
il qua—
[i] Thomaſin. diſcipl. eccleſiali. pd..
lib.2. cap.6o. 8( ſeqq. Juvenín. de
Sacram. diſſertatuo. de matrim.
q-7. cap-8. art. I. z. z. 4. Natalis
n.168. Droin. de re Sacram. adverſ..
hai-eric. lib.8.
[3] Sylveſtcr in ſumma verb-matrim.
Turrecremata diff-.27. n.2. Covar
i Alex. hiſt. Fccleſ. to.4. ſaec.4. diſ-
ruvias li-b.4..decret. releeì. de ſpon
ſertat. 19.
ſal. 13.2. cap.6. Azori :s p.r. …1.13.
[I] Arcud. de concorfia lib.7.de ma-
capa:.- S-xnchez de matrim. lib.7.
trim.cap.43. Papadopî Pranot, myflagogic. reſponſ-z. ſed-1. numuz.
diſput. 28. n.3.
[4] Pignatell. tom. 8, Conſultat. 81.
Pont., lib. 7. dc mari-im. cap. zz.
Verric. de Apoſtoli:. miſſion. (1.98.
per tot.
~
,4,0
DELRITOG—R'ECO
il quale non contento di ſeguire l’ autorità d’ alcuni de’ citati
Canoniſti, ha ammaſſata una farragine di coſe , che nulla con
tribuiſcono a riſchiarare la propoſta queſtione . Qialunquc
delle due ſentenze , che ſono per diſcutere , prevalga, non
mette in controverſia , nè dubita dell’autorità del Sommo Pon~
teſice di poter diſpenſare da una tal legge , che dal diritto po—
ſitivo unicamente dipende . Che ſiaſi di eſſa ’talvolta valſuto, e
che abbia communicata ad altri la medeſima facoltà , illuſtre
documento ne porge il Verricelli I , il quale ci preſenta una
Bolla traſcritta dal Rodriguez . Con eſſa Innocenzo lV. permet
te , tra le altre coſe , a’ Miſiionarj Domenicani nella Grecia , nel~
la Bulgaria, e nelle altre Regioni Orientali, di diſpenſare co~
gli Ordinati negli ordini maggiori, di poter ritenere le mogli
ſpoſate dopo ricevuta“ l’ impoſizion delle mani . Vobz': praterea
dijPeuſhre liceat , ut illír ex ”atiom'bur *ve/?ne prxdicatiaui com
mìjjì: , qui po]] ſuſceptiouem ſacrorum ordiuum , **nel i” gradibus,
(5- caſibus a Divina lege mìuimè probibití: matrimonìa coutmxe
ruut, remaueaflr i” eiſdew . Giudica il Pignattelli non eſſerc le—
gittima queſta Bolla,ñe doverſi annoverare tra le altre riferite
dai Rodriguez , che ſoſpette ſono di ſalſità . Ma ciò che ſiaſì
d’alcuni altri diplomi Pontificj e privilegi conceduti a’ Rego—
lari , o rivocati dal Concilio Tridentino , o giudicati apocrifi
e ſuppoſti , perchè non poſſono ricondurſi a’ loro originali; cer—
ta coſa è , andar eſente da queſta cenſura -l’ indicata Bolla d’ln-a
nocenzo lV. riſtampata in queſti ultimi tempi nel Bollario Do
menicano ² dall’ illuſtre e chiaro Padre Bremond poi Genera
le all’anno 1253. .eſtratta dall’ Archivio del ſno Ordine de'J
Predicatori .
'
Vengo ora alla diſcuſſione della controverſia , ſe l’ordine
ſacro ſia nella Chieſa Greca impedimento dirimente del ſuſſe
guente matrimonio . Mi veggo a queſta invrtato dalla neceſii~
ti d’ eſporre agl’ltalíco—Greci le ragioni › che favorlſcono -am
bedne le oppoſte opinioni, e di mettere nel ſuo chiaro lume
il ſentimento de li antichi canoni, la cui varia e ſiniſtra intel
ligenza ha-divi i gli Autori in onpoſti ſentimenti . Nel con—
fronto dunque delle due riferite entenze , ſembrar potrebbe ,
che quella , la quale difende la validità delle nozze contratte
dopo gli ordini maggiori , ſia aſſiſtita e dalle ragioni, e dall’au
torità de’ canoni Orientali- Da due fonti può derivare un tale
lſnpſî-~
[i] Verricell. de Apoſtolic. Miſſion*
tir-4. pag. ”9.
[a] Bull. Ord. Pradicat. to.r.p.137.
..
IN ITALIA 1113.1. CAP.VlI.
,,41
impedimento . Primo , dal diritto divino . Secondo ., dal voto di
caſtità , o eſpreſſamente pronunziato , o tacitamente obbligan
te per diſpoſizione della Chieſa . Non vi ha precetto divino , il
quale abbia impoſta agli Eccleſiaſtici l’oſſervanza del celibato;
ſe non che la Chieſa latina. ſeguendo il dettame della ragio
ne, che iſpira purità d’animo e di corpo in quei , che ſi ſon
dedicati al ſervizio dell’ Altare , vuole , che menino una vita
ſeparata dal conſorzio delle mogli , coloro , che degli ordini
maggiori ſono decorati. La greca all’ oppoſto, non ſidichia—
ra offeſa ſe Vivono in compagnia delle donne legittimamente
ſpoſate quei , che aſſunti ſono al Miniſterio della Chieſa , ma.
le nuove nozze ſeveramente proibiſce . Per camminare dun—
que con giuſto e chiaro metodo nella propoſta queſtione, e per
non iſcanſare le difficultà , che poſſono ſorgere nella diſcuſſion
della medeſima, riman da eſaminare, ſe la greca, la quale ha
vietate le nozze dopo gli ordini ſacri , abbia conceputi iſuoì
decreti con clauſole deroganti il ſuſſeguente matrimonio; e ſe
la latina , la quale ha promulgate le medeſime leggi obbligan
ti i Latini, le abbia ſtabilite con impegno di comprendervian—
che i Greci.
`
Per ciò primieramente che riſguarda la Chieſa latina; ella
è opinione di dottiſſimi Scrittori, come ſono il Tomaſino , e
il Giovenino z , non aver mai la medeſima annullate tali noz
ze con legge ſcritta innanzi alſecolo xn., eſſendo ſtata ſino a
tal tempo contenta di ſolamente vietarle . Erano i traſgreſſori
di un tal divieto depoſti da’ loro gradi, e ſpogliati delle ren—
dite , degli onori , e della dignità eccleſiaſtica . Allontanati dall’Al—
tare , non erano obbligati ad allontanarſi dalle mogli , e veni—
van riguardati come ſemplici laici. Il primo Concilio, il qua—
le variò queſto punto di diſciplina, ed annoverò tra gl’ impe—
dimenti dirimenti del matrimonio, l’ordine ſacro , fu a loro
ſentimento , il Lateraneſe adunato ſotto Calliſto lI. l’ an. 1123.
o come hanno oſſervato iCorrettori Romani , Urbano ll. l’an—
no 1090. Il canone riferito da Graziano è del ſeguente teno~
re ’— : Presbyteris, Diamo/zii', Subdìaconis , (’9- Monachis concabi
”ar habere, ó- matrimoflia com‘rahere penìtm interdirimm: co”—
trafì‘a quoqfle matrimonio ab btzjuſmodi perform': disjangi, ó* per
ſona: ad pwnitentiam redigí tlc-bere, juxrajimfíorflm canomzm de
fmitionet judicamm. Altro canone non men illuſtre ci ſommi~
H h
niſtra
[i] Thomaſiin.Diſcipl. Eccl. p.1.l.z.
v ç.65.n.4-.Juvenin-10c.cít.q.z,art343
[z] Gratian. diſk. 27. can. Presby:
teris.
’
"
' `
34,2,
DEL
RITO
GRECO
niſtra il Concilio Remenſe ſotto Eugenio llI. l’anno 1148. , il
quale impone il giogo della continenza ai Chierici maggiori
del pari, che ai Regolari . Gli uni e gli altri egualmente ſotñ
to la. medeſima legge comprende : onde ſiccome queſti vio—
lando il voto tacito o eſpreſſo del celibato col congiugnerſi in
matrimonio , rei ſono di ſàcrilegio , e ſoggetti alle pene de’ conñ
cubinarj; eſſendo il precedente voto di continenza d’ oſtacolo
inſuperabile al ſuſieguente matrimonio: così l’ordine ſacro ,
cui il Concilio uniſce il voto del celibato colla medeſima for
za, attività, e vigore, di cui è fornito il voto eſpreſſo della
Regolare profeſſione, rende di neſſun valore le nozze , le quali
ſt contraggono dopo 1’ impoſizion delle mani:
uia -verò ó* Deo
place”: munditía , ſono parole del can.7. del Remenſe , i” ec
cleſiaſticir perſona': , a** jimffir ardim'b”: dilatanda efl ( ſ1 noti
queſt’eſpreſiione , la quale indica ampliazione ed eſtenſione
dell’ antico, ſemplice, e nudo precetto , e ci porta a ricono~
ſcere eſſere ſtato in queſto Concilio determinato un recente e
nuovo legame ) SS. PP. é- Pm’deceſſorir ”offri Paper Innocen
tii *veſſigiir haha-’reflex ſtamimur, qll-:term: Epiſcopì, Presbyteri ,
Subdíaconi, Regular” , Canon-"ci , .Monde/Ji , atque COnWBf/ÌPÌ‘W
feffla qm‘ ſacrflm tramgredieflrer propoſitam uxorer ſibi copulare
pt*xſìlmpſeri71t , ſeparenmr . Hujuſmodi munque copulatigflem , quam
contra eccleſiaſticam ratianem conflar eſſe cantraëſam, matrimoniam
710” eſſe ceti/em”: . [clip/'um quoqfle de Sanfſimania/ìbm , ſi quod
abfit , ”ubere tenta-veri”, abſèr-vari PÌ'ÉCÌ‘DÌÎÌHlI . Nè penſi alcu
no poterſi trarre l’antichità della diſciplina , di cui ſi ragiona,
dalle parole juxta SanEZarflm canonflm definition” adoperare dal
primo citato Concilio. ; o dalle altre , quam(copulat10”em)comm
eccleſiaſticam rat-ione”; con/lat eſſe contraffam , che
leggono nel_
ſecondo: le quali eſpreſſioni ſiccome hanno relazwne a tempi
anteriori, ſembra che dimoſtrino , che la legge_dell’imped1~
mento dirimente ſia ſtata rinnovata , e non altrimenti intro—
dotta e ſtabilita la prima volta nel ſecolo xir.: porche non leg—
gendoſi in tutto 11 Corpo del diritto canonico verun antico de-~
creto conceauto con clauſola diſſolvente il matrimonio dopo
gli ordini; recome all’ oppoflo quaſi tutti ingiungono la depo
ſizione degli Ordinati dal ſacro Miniſierio; ne ſegue., doveſſi
le predette eſpreſſioni intendete della conſuetudine diſſolvente
le ſuddette nozze, laquale introdotta, comeſi pretende, ſin dal
ſecolo x. ſpinſe i due Ponteſici Callifio ll. ed Eugenio lll. a de
terminare con legge ſcritta la loro nullità , come oſſerva il Gio
Veni**
IN ITALIA LlB-I. CAP-VII.
2,43
veniuo: o pure ſi debbono riferire alle pene minacciare dai pre..
cedenti Concilj a’ traſgreſſori, colla giunta d’ una nuova leg
ge derogante , la quale bramarono ben vero; ma non ebbero
mai coraggio di promulgare , ne` i Papi , nè i Siuodi de’ ic
coli ſuperiori, come nota il Tomaſino.
Se vera è l’ opinione de’ lodati illuſtri Scrittori affifiita da
validiffimi monumenti, è lecito altresì conchiudere , che una
tal legge, che tutta ſi aggira attorno ad un articolo di diſci~~
plina promulg’ata in un tempo , in cui la Chieſa greca ſepa
rata dalla latina ricuſava la profeſiìone del celibato, non com
prendeva , nè obbligava i ſeguaci del rito greco, i quali non
vi-ſon nominati. Ma poichè altri dottiffimi Canoniſti ſono di
contrario avviſo , e fanno montare detta legge a’ ſecoli ſupe-ñ
riori al xn., in cui forſe i Greci non s’erano allontanati dalla
Chieſa Romana; ed in oltre , in tale ſtato di coſe rimarrebbe
ancora da eſaminarſi, ſe tutti i decreti attinenti alla diſciplina.
che allora divulgava la Chieſa latina ſi eſtendevano ai Greci;
quindi è, che per tutte queſte ragioni non potendoſi decidere
colla ſcorta delle coſtituzioni della Chieſa Romana, ſe l’or
dine ſacro fia traiGreci impedimento diſſolvente il matrimo
nio ſuſſeguentemente contratto; perciò , per aſſicurare una fer
ma e retta riſoluzione della propoſta queſtione , riman da vede
re , quale ſia ſtata la mente de’ Concilj Orientali , cioè , ſe que
ſ’cí ſienfi ſol contentati di vietare ai Grecii matrimonj dopo gli
ordini; o pure ne abbiano anche preſcritto lo ſcioglimento
come d’un vincolo abominevole, ed inìquo .
Per indagare il ſenſo comune della Chieſa greca, biſogna
ricorrere a’ canoni ſtabiliti da’ Padri di eſſa . Ci ſi preſenta in
primo luogo i1- Concilio di Neoceſarea, il quale nel canone I.
diſpone: Presbyür ſi a xorem accept-ri: ab Ordine depoaamr . .Si
'verb forflicamr fuori!, 'vel adulte-ria”; perpetrawrit , extra E0.
ele/iam pem'm: expellì, ó- ad pwtzitetztiam inter laico: redigi apar
tet . Due ſorti di reato , con cui i Sacerdoti oſano oſcurare il
loro nome ,- e d’una ſtrana maniera deformare la propria di—
gnità hanno ſomminiſtrata materia a queſio decreto , cioè,le’
nozze, e l’adulterio o fornicazione . Contro a quelle minac
cia la ſola depoſizione ; e conxx-o’a queſte , le pene già altre
volte decretare agli adulterj e fornicarj . Le nozze adunque le
gittimamente contratte dal Sacerdote coi preſcritti riti, e col
le neceſſarie ſolennità non ſono riguardare, nè punite come gli
adulterj, e la fornicazione , ma giudicate valide, benchè ille— '
Hh
2
,44
DEL RITO GRECO
cite . Così eſpone queſto canone Matteo Blafiare : Primm‘ cm
mn Neacxſarieflſis Ganci/ii Presbyterum legitima ſane cum ”xa
Îe conymffxm, Sacerdotio ſpolìat . Molti canoni di ſomigliante
natura furono fiabiliti nel Concilio Ancirano congregato l‘an`
no 314. , nel Trullano l’anno 692. ed in altri. L’Ancirano al
can. ro. .Si poſtea ad ”uptíar weflerint ,o a mini/Iorio ceſſare debe
btmt . ll Trullano benchè abbia diſlipata la diſciplina della con
tinenza, ebbe nondimeno tale orrore al matrimonio che fi con
traeva dopo l’impoſizion delle mani , che ampliò a’ gradi mag
giori un canone Apoſtolico , il quale a’ ſoli minori ne aveva.
riſtretto il divieto . uom'am , così nel canone vr. i” Apoſtolt
ci: canonibm diëîum eſt , comm qui ”071 duff” ”xore i” clerum pra
nzo-vent”, ſolo: Cantore: ó- Leffores uxorem poſſe ducere; ó- ”0:
hoc ſer-”antes decernímm , ”t deinceps nulli pem't”: Hypodiacoflo ,
‘UBI DÎaCWÎ-O a '08] Presbytere pofl ſai ordinationem contrabere li
ceat . Paſſando indi al decreto penale, è notabile, che non ſot~
_ topone alla ſeparazione i conjugati; ma determina ſolamente,
che l’Ecclefiaſtico traſgreſſore privo fia del ſuo grado , e del
ilo mìniſtcrío . Si autem fuerit hoc aflſfl: facere , depoflatur:
Conchiude , le nozze doverſi contrarre avanti di ricevere Pim
poſizion delle mani . Si qui: autem eorum quì i” clerum acce
dtmt , ‘velit lege matrimonii mulieri conjuflgi, ante-quam Hypodia
con”: , ‘vel Dias-0””: , 'vel Presbyter ordine-tar , hoc faciat . ll ge~
nera] divieto delle nozze dopo gli ordini, ſtabilito in queſto ca
none dal Trullano , traſſe ſeco la ritrattazione -del canone x.
Ancirano . Avevano quei Padri dichiarato lecito il matrimo.²
nio a’ Diaconi , i quali nell’ atto dell’ ordinazione ſ1 foſſero pro-ñ
teſtati di ,voler ſpoſare dopo l’ impoſizìon delle mani .` Tralaſcio
le varie fpoſizioni , che a queſ’ro decreto vengono date dai noſtri
moderni Canoniſti, eTeologi! . Mi baſta riflettere con Zona
ra e Balſamone , che un tale ſtabilimento non ebbe alcunovi
gore dopo il Conciiio Trullano , il quale generalmente vretò
nell’accennato canone vr. , ſenza eccezione 0 reflrmzrone veru—
na , qualunque matrimonio celebrato dopo gli ordini maggio
ri; e in conſeguenza tolſe di mezzo e rendè inefficace la ſañ
gace cautela della protefiazione dei Diaconi.
_
_
Ma ſe il Concilio Trullano racchiudendo egualmente nel
canone vr. tutti gli Ordinati negli ordini maggiori, non eſen
tò , ma volle ancor compreſi i Diaconi , che vantavano i fa:
vori
ſl] Vide Chriſtian. Lup, diſſertatn.
proemial.cap.r.tom.4ſcotçi Coi-
lnq. Theolog. Polemic. coiloq. 9,
num@
‘
IN ITALIA 113.1. CAP. VII.
2.4;'
vori dell’Ancirano; usò nondimeno tutta l’attenzione nell’ec
cettuare i matrimonj con certo genere di perſone , colle qua
li non ſolamente vietò agli ordinati il legame , ma ne preſcriſſe
anche lo ſcioglimento ſeſi foſſero ſeco congiunti. Moſtrarono
i PP.` la maggiore abbominazione ad alcune nozze , le quali con
odioſo vocabolo chiamano &Oxa-7.40:, flapdpo‘ua , ‘LEM, »0'905 rupe,
”Ao-mi, illegìtimar, ’refer-far, Peregrillaí , ſiſmi-io: comp/ex”: , col—
le quali eſpreſſioni ſono pur denominate da altri Concilj . Per*
non prendere errore in una materia così importante , per ben
intendere tutta la traccia e l’ economia della Chieſa greca, e
per penetrare il legittimo ſenſo de’ canoni , biſogna oſſervare
più coſe . La prima è , che la 'vera e interpretati-va bigamia è
ſtata ſempre riguardata dalla Chieſa greca , come una delle
maggiori irregolarità , la quale teneva lontano dagli ordini ſa—
cri chi aveſſe ſpoſate ſucceſſivamente due donne, o ſi foſſe con*
giunto con una vedova 1 , dichiarandolo immeritevole di qua
lunque indulgenza . A ſtabilir queſta diſciplina ſ1 ſono indotti
gli Orientali, non tanto dal credere violarfi colle ſeconde noz~
ze la fignificazione del miſtero dell’ unità e della verginità eſ
preſſo nel matrimonio di Gesù Criſto colla Chieſa ,. ſecon
do inſegna S. Agoſtino 2 , che fu il primo a proporre que~
fta fondamenta] ragione d’ irregolarità , abbracciata dappoi da
tutta la turba'de’ latini Canoniſti ; quanto dall’eſſere eglino
perſuaſi , che non foſſe degno di miniſtrar all’ Altare , chi aven
do ſpoſate due donne, dava un indizio aſſai patente di sfrena
ta incontinenza; o avendo ſpoſata una vedova, veniva a parte
della vile impudicizia di eſſa . Così diſtinguendo la diſciplina
della Chieſa greca dalla latina, con acume e dottrina riflette il
Waneſpen 3 . La ſeconda coſa da oſſervarſi è , che il matri
monio con donna infame, meretrice, ancella , o di teatro? ſu
ancorariputatqidalla Chieſa greca un oſtacolo inſuperabile per
poter ſalire a’ gradi dell’eccleſiaſtica Gerarchia; avendo eſſa
adottata la IeggctdelLevitico , la qnale non permetteva al Som
mo Sacerdote le nozze“,che con una oneſta Vergine .i Virgiñ.
”em duce! ”xorem Wdfm autem ó* repadíatam ó* ſardidam ,
atque' meretricem ”0” Fergie( 4 .
’
Ora l' irregolarità, en‘aſceva sì dalla bigamia, come dal
matrimonio contratto con donna infame , fu ſtabilita da quei
‘,-
, : H‘- ..J
cano‘
[1] Thomaſsin. loc. citat. n.7.
ſ3] Vaneſpenj’ur. Eccl'. par-z.tit-xo.;'
[a] s. Auguſtin. de bono config_
cap.:- per tot.
capa!.
[4,] Levitic. capa!, r3_
,,45
DEL RlTO GRECO
Canoni, che appena comparvero nelle antiche collezioni, fu
rono accolti dalla Chieſa Greca con ſomma ſtima , ed Apoſto
lici comunemente ſono denominati. A norma di queſti rego
landoſi il Concilio Trullano , non iſtabill nuova .diſciplina ; ma
ſeguendo gli antichi decreti, promulgò alcune determinazio
ni, che varie ſono ſecondo la diverſità de’ caſi ._ Intorno a’ bi—
gami dichiara, eſſere eglino incapaci del conſeguimento degli
i Ordini .: che ſe per avventura foſſe alcuno furtivamente a quelli
promoſſo , determina non doverſi innalzare ai maggiori; anzi
eſſere obbligato ad .aſtenerſi dal talamo , e a ſepararſi da un tal
vincolo, il quale ove prima era lecito e permeſſo , addiviene’
dopo gli ordini dannato e adultero . Conchiude, che il Sotto
diacono , il Diacono , o Sacerdote , ancorchè .attendano .ad eſfl
piare colla penitenza il loro fallo, ſieno ſoſpeſi fin ad un cer
to tempo dall’eſercizio dell’Altare . Traſcriverò le parole del
canone, chee il terzo nell’ordine de’ Canoni Trullani, il qua—
le tutta l’eſpoſta materia chiaramente comprende I . Comin
cia fil diſcorſo da’ -veri bigami, dicendo; ui duobut quidem
matrimouii: implicati fuere_. . . . . . & hanc adu terinam & alie—
nam congreffionem pracul abegeruut; -vel eo: etiam , quorum
ancore: in ſecuudir ”uptiìrìjam mortux ſunt; ſi ‘vel ipſi ”dem-ver
jìoflem rejPexeruflt , ó- contiueutiam didiceruut, ó‘ priorum ſua
rum iuiquitatum obliti ſunt , /ì-z-e ſiut Prerbyteri , _ſit-e Diuconi;
eos ab omui quidem Sacerdotali miuijierio ſi-ue _exereitio jam ceffa
re,
prxfiuitoparticifare
aliquo tempore
honorem
autem enim
iu ,cathea'ra
ó- flatioue
primav punitor;
_kde contento:
. Neque
conve~
flir , ut i: Altan' ,bem-dica: qui debe: proPria curare ‘vulnera .
`
Paſſa indi a favellare degli altri , ,che ſono incorſi nel vizio
della bigamla detta interpretativa , e hanno _ſpoſata una vedo
va. Gli dichiara perpetuamente .incapaci delconſegu’imento de
gli ordin’i ſuperiori , ancorchè .abbiano abbandonata la moglie;
e vuole .che ,fieno per ;qualche tempo ſoſpeſi dall’ eſercizio di
quelli, a cui _ſono promoſſi.. Eo: vero qui um' quidem uxori eo—
pulati ſuut,_ſi ,oidua ,erat qux accepta efl: ſimiliter ó- eor qui
pofl ordinatioflem.._. . brevi aliquo tempore aſacro mini/ſerio pro
hibitos ó- punito: , rurſur' propriir gradibur reſtitui , ad alia”:
gradum ”equaquam promo-nemici', ei: _nefario yidelicet diſſoluto con
jugio . Dalle parole adulteriuam ,congreffionem, che ſi leggono
nella prima parte del :traſcritto canone, e dalle altre ”efarío
diffoluta coujugio, che ſi leggono nella ſeconda , ſembra, che il
Conci
_[1] Ap. Harduin-Concil, to.3. comes::
IN ITALIA LIB.I.CAP.VIL
14.7
Concilio Trullano abbia riputate invalide e nulle le nozze de’ bi
gami , non aſſolutamente ed in ſe ſteſſe , ma condizionatamentc
e congiunte con gli ordini ſacri .. Non è quì luogo di ſogget
tare all’eſame una nuova difficulà che opportunamente naſce,
cioè, ſe i PP.Trullaniabbiano con tal decreto penetrata' la men—
te degli antichi PP. ed il ſenſo delle leggi eccleſiaſtiche de’
tempi anteriori, di cui pretendono rinnovare la diſciplina; ne`
tal diſcuſſione farebbe a1 mio propoſito. . Ciò che conduce al
mio intento ſi è, il giudicio che eglino formano .di quei , che
ſpoſano donne infami dopo l’impoſizion delle mani, diverſo
dall’ altro ſentimento , che ci eſpongono del matrimonio chei
medeſimi ordinati contraggono con. donna Vergine . Dopo ave
re fulminata la lor cenſura per quelle parole , eo: *vero qm’ ;mi
quidem :mori capillari ſu”: ſi 'vicina erat qua’, accepta eſt,_contro
a’ bigami , che hanno avuto, l’ ardire di farſi promuovere agli
ordini ſacri dagl’ incauti Veſcovi, s’inoltrano a promulgare de
creto contro a’ monogami, che non hanno orrore a contrarre
matrimonio dappoichè ſono ſtati aſcritti al numero de’ mag~
giori Miniſtri. Ecco come ne iarlano nel medeſimo canone
ſopra traſcritto colle ſeguenti eſpreſſioni, che ivi ſono- ſtate da
me avvedutamente ammeſſe per rapportarle ed eſaminarle più
accuratamente in queſto luogo. (l'a-adam; Se‘ ig *nie pie-ra‘ *mi:
xHpo-rovi'ocu 'yoc'fzcp mi ?ſOLPOLVO'fMf-i 7rpoa~opc17via~ocvracs .. Malamente è
ſtato queſto teſto nella verſione latina interpretato da Genziano
Ervcto . Simili-'ter è* eo: qui poſt ordinarionem uni_ matrimonio
ſe applicarflflt: dovendoſi tradurre:. ſimiliter ó* eos, qfli pofl or
dinatioflem :mi matrimonio iniqao , o pure ”efaríoſe applicartmt ,
ſegue indi il canone a dire,hoc eſt Presbyteror, Diaconor, -oel by
podíacoflor bre-vi aliquo tempore a ſacra jl/[imſterío prohibito: ó
pum'tot, rar/'zu propriir gradibm reſtítm‘ , ad alium gradum ”e—
quaquam promo-vendo: , eis` ”efario videlicet diſſoluto cofljagío . ln
queſta terza parte del canone non, tratta il Concilio de’ biga
mi; ma bensl de’ monogami , ì quali ſi laſciano traſportare
dalla cieca paſſione di contrarre dopo gli ordini il primo ed
unico matrirnonio . In oltre , non favella di quei monogami , i
quali dopo. gli ordini contraggono. il primo e unico matrimo
nio con donna, Vergine; ma di quei, che ſpoſano- donna diſo
norata, meretrice , ancella , di teatro , o altra ,. che con iſcanñ
daloſa vita abbia macchiata la ſua oneſta fama. Queſto ſecondo di
chiara nullo il Concilio, e di queſto ne preſcrive lo ſcioglimento,
ì
come
;43
DEL RlT-O GRECO
come d’ un infame, e d’ un ím'quo legame . Queſto diſcorſo ri
ceve ancora maggior forza dalla rifleſſione , che ſe il Concilio
nel riferito terzo .canone aveſſe dichiarato nullo qualunque ma
trimonio contratto dopo gli ordini ſacri anche con una vergi
ne , avrebbe ſtabilito un punto di diſciplina oppoſto al ſuo ca
none ſeſto , in cui ſi contenta vietare ſolamente tali nozze , non
adoperando veruna clauſula derogante , di cui ſi ſerve nel ca—
` none terzo . Convien dunque conchiudere, eſſere ſtata men
-te de’ PP. Trullani pronunciare nel canone terzo concubiua-ñ
.rie le nozze , che dopo l’impoſizion delle mani ſ1 contraggo
no con alcuna delle proſcritte donne; non già quelle , che ſi
ſtabiliſcono con oneſta vergine , come appare dal ſeſto, le cui
parole ſono ſtate ſopra traſcritte , e come più chiaramente po
trà raccoglierſì dal confronto dell’uno e dell’ altro canone .
Dopo aver eſpoſto il vero ſenſo del canone terzo , da cui
iCanoniſ’ti latini hanno tratto argomento contra la validità del
matrimonio , che da’ Greci ſi contrae dopo gli ordini ſacri ,
innocentemente ingannati dalla difettoſa traduzione dl Genzia
no Erveto : per non diſſimulare coſa veruna in queſta queſtio~
ne , trasferiſco il diſcorſo al canone 26., il quale da’ medeſi
miAutori ſi produce per dimoſtrare , eſſere la lor opinione con
forme alla diſciplina de’ Concilj Orientali . Le parole del ca*
none ſon quelle. che ſeguono 1 . Presbyterum , qui per ignoraflññ
:iam illicitir uuptii: eſt implicatur, eſſe quidem Catherine portici*
pem, ſecumlum ea, q-vx ſunt a nobis juxta ſàcrum cauouem ( ſi
riferiſce ai can.17. e 18. ,APOÌOHCÎ) decreta; a reliqui: autem
operatiom'bu: abſtinere . Ei euim , qui eſt talir, ſari: eſt ſi *zu-”iu
detur . ‘Ut i: autem alii bcuedícat , qui debet propria curare 'DHL
nera, ”0” eſt conſentaueum . . . . Nec ergo public-e , nec pri-vatim
beuedz'cat , ”ec Chriſti Cat-pu;t alii: dzſtribuat. ,Sed próeſidcutìu con'.
teutut Domino defleat , ut illi ex ignoranti:: peccati/m ?emittat .
Mauífi’ſtum eſt em'm , quod uefarium coìtjugium diſſolwetur , ”ec
*vir cum eu ullo modo conſuetudiuem habent , propter quam ſacra
operatioue privata: eſt . Non vie‘ interpretazione più aliena dal
la mente del Sinodo , quanto quella, per cui ſi pretende rica
varſi dalle citate parole l’invalidità delle none contrarre con
oneſta vergine dopo gli ordini ſacri. Non ſono atte in ſe ſteſſe’
ad eſprimere u‘n tal ſentimento le parole troppo vaghe di ”oz
ze illecite adoperate nel canone . Se il Concilio non aveſſe nel
canone .vr. condeunato come nullo il matrimonio degli Eccle—
fiaſtiu
[1] Ap.Hatduin.to.3.col.167<›2
'
IN [TALIA LIE-I. CAP-VU;
7,4,
’jaſtici bigami , non vi ſarebbe forſe coſa, che ci potrebbe r1
trarre dal credere , eſſere ſtate indicate le ſeconde nozze, o ſia
la bigamia. ln queſto ſenſo le ha appreſe. Craziano I , e do
po lui i Canoniſti latini. Ma porche 11 viz10 della bigamia fu
baſtantemente percoſſo con iſtrepitoſe cenſure nel canone ul. e
vana ſarebbe ſtata la ripetizione della medeſima coſa in un a1—
tro ſuſi‘egueute , ſiamo nell’ obbligo di ſeguire la traccia d’ al—
tra eſpoſizione, che a queſto canone xxvr. danno Zonara e Bal
ſàmone, i quali meglio di Graziano ne hanno penetrato il ſen
timento . Sono pertanto eglino d’ avviſo, non doverſi le parole
ìllicíra: ”aprias riferire nè alla bigamìa , ne alle *nozze con`
perſone infami , ma a quelle , che contrarre furono innanziiaglr
ordini per ignoranza con donne coníangumee › ll CUI conglun~
gimento diceſi …gſm-jo e inceſto . Dichiara pertanto il Concilio
un tal matrimonio nullo , e di neſſun valore: doverſi ſeparare
i contraenti dalla ſocietà , in cui con buona fede ſono viſſuti,
e l’ordinato dover ccſſare dall’ eſercizio del ſuo miniſterio, e
applicarſi ad ottenere colla penitenza il perdono al ſuo fallo
benchè per ignoranza commeſſo. Queſte ſono le nozze , che
chiamano i PP. Trullani &Gimp-ov 'yoc'fJ-ov illegitimflm conjflgìllm;
e non altrimenti quelle, che ſi contraggono con oneſta don~
lella da un Eccleſiaſtico monogamo, come taluno potrebbe
crede-re ; non eſſendo mai queſte ſtate cenſurate per illecite , co
me le prime . Ragionevole e diſcreto è il temperamento che
prendono i Padri intorno a’ Sacerdoti, che in queſte illecite
nozze ſi ſono inviluppati, a’ quali riſerbano il ſolo onore della
preſidenza. Siccome a cagione dell’ignominia, che dalle me
deſlme derivar ſuole all’ordine eccleſiaſtico , il Sacerdote ri—
mane ſoſpeſo e privato del ſuo uffizio; così avendoſi ri
guardo alla buona fede , con cui fi è regolato, ſe gli permet
te la partecipazion della Cattedra . Le parole , con cui è con
ceputo il riferito decreto , ſono tratte dal canone 28. di S. Ba_
ſilio della prima ſua lettera ad Ampbilocbiflm, donde le hanno
traſcritte i PP. Trullani fino a quelle, Manifeſtum ef} enim quod
”efarìum cofljugiflm diſſo/'vetur , le quali non ſi leggono preſſo
il S. Dottore ; nulla avendo egli deciſo ſopra lo ſcioglimento
d’ un tal matrimonio .
z
Se i difenſori della contraria opinione neſſuna autorità
hanno potuta conciliare al loro ſentimento coi canoni della
Chieſa greca, molto minor ſoccorſo ſembra che poſſano trarre
i i
p] Gmian. in gan- Presbyterumtgdiflflh_
idai
~a,…
DEL RITO GRECO
da una _cofiituzione lmperiale , che producono in prova dd
loro allunto . Promnlgò , dicon effi , l’Imperador Giuſtiniano
Tan!” 53°- una novella r indirizzata a ſvellere il deteſtabile
abuſo, che ſt era inſinuato nell’ ordine ecclefiaflico, onde i Sa
cerdoti , i Diaconi , e i Suddiaconi non contenti della libertà
CP“- g°dcV²n0 di poter ſpoſare avanti l’impofizion delle mañ
111 , ſi facevan lecito contrarre matrimonio mentr’ erano appli
cati all’ eſercizio delle ſacre funzioni. A tal’ effetto intimo le
antiche proibizioni , e rinnov'ò le pene fulminate dai Sinodi
contro a queſt’ intemperanti violatori de’ canoni , ſoggettando
gli alla_prtvazione delle rendite eccleſiaſtiche , e alla perpetua
depoſizrone da] loro miniſterio . Per mettere maggior freno
alla loro icandaloſa licenza , volle con nuovo genere di caſti
go prendere vendetta ne’ figli del reato de’ genitori . Ordinò
Pertanto 9 Che la prole nata da tali matrimoñj fi aveſſe per il
legitima, inceſtuoſa , e incapace di ſuccedere all’eredità pater
na ,non che indegna di ricevere qualunque donazione da’ loro
padri . Tale: enim eo: eſſe diſpaflimm , quale: , quo: lege: ex i”
ceſti: aut nefariì: nato: ”flptiir definimlt : ita at neque natura
le: , aut ”otbi ſe” ſpurii intelligaflmr; ſed prorſu: è" undiquc
prohibiti q ó‘ ſucceſſìonis genitoram indigfli : ac nec donationem ab
i111': capere Puffi”: , neque b’i , neque bom”: mah-er , ”e per i”
:erpoſitas quidem perſona: . Se il matrimonio contratto dopo gli
ordini ſacri foſſe valido , ſoggiungono i contrari difenſori , a
torto e con ſomma ingiuria i figli da quello nati ſarebbono
eſcluſi dall’ eredita e donazione paterna , e contra le leggi di.
naturale equità trattati d’ una maniera aſſai indegna , e giudi
cati di peggior condizione deñ’ figli naturali e ſpurii ; onde con
vien conchiudere , eſſere fiati tali matrimonj riputati fin dal
ſecolo vr. nulli e di neſſun valore , dannati , e ſeveramente
puniti col loro diſcioglimento .
Per riſpondere alla propoſta difficultà, evper non abbando
narci alla fede del Pignatelli, che con ſommo impegno la pro
movc , fa duopo ſcorrere interamente la citata legge , eſami
nar il tenore, ed oſſervare lo ſcopo principale di eſſa, ſenz’arç
reflarci alle poche parole da lui traſcritte. Primieramente nella
narrativa deplora Giuſtiniano la cecità di quei Sacerdoti , Dias'
coni, e Suddiaconi , i quali, ſprezzati gli antichi canoni ,'ſpo-ì
ſano donne dopo gli ordini , e attendono alla procreazion della_
prole ex quibuſdam mulieribus, quibus conjuflgi ſecflndum ,ever-—
'
m LaSactís45.Cod.deEp.&Clet-ic.
ora*
r
-
ì W
IN ITALlA LIB-I. CAP-VII.
33];
Barale”; ceuſuram non poffum‘ . Bette parole primieramente ci
fanno comprendere , che il ſoggetto di queſta novella non è
il matrimonio con una donzella vergine; ma quello, che
ſi contrae dagli ordinati con certe donne , la cui licenzio
ſa vita, o il fondamento e precedente ſoſpetto d’aver elleno
perduto il verginal candore, oſcurano il nome , e ſono di 0b
brobrio alla dignità ſacerdotale . Tali erano le vedove, le vili
ancelle , le comiche , le meretrici , e altre di ſimil condizione .
Per punire la libertà. de’ loro coſtumi, i due canoni Apoſto~
lici 17. e 18. le hanno eſcluſe dal conjugio cogli Eccleſiaſtici:
onde le loro nozze ſono ſtate ſempre mai riputate dalla Chieſa
Orientale , inceſtuoſe ed infami . Se c’inoltraremo nella diſa~
mina dell’ifieſſa legge, ci ſi preſenteranno altri motivi egual—
mente patenti per iſcoprire la delirante immaginativa del Pi
gnatelli , e per far conoſcere nulla contribuire l’ autorità di
eſſa al ſuo intento. Rinnova Giuſtiniano le antiche pene con
tra gl’ incontinenti Eccleſiaſtici eſpreſſamente dichiarando , che
il vigor delle medeſime non roveſciava , ne` rendeva invalida
e nullo , il già contratto matrimonio; ma ſoggettava ſolamente
alla privazione del miniſterio coloro , che non avevano avuto
orrore a contrarre le nozze dopo gli ordini ſacri: `Lian/iam
igitur [1mm facinorir hujur in ſola. Sacerdotii erat amiſſone;
ſacro: autem canone; tra” minus quam lege-r, ‘va/ere etiam ;zo/fm
voluut leget; ſaucimu: obtiuere i” i/Iis ó* qua ſacri: *viſi: ſu”: eaññ
imm'bus, periude ae ſi cI-viltbur inſuff-tum eſſet legìbut: (’5- am
”es ?flirt/modi homiuer tam Sacerdotio , quam divino miniflerìo , at
que etiam dignitate ipjiz , quam habent , ”udarì . Volendo in fi
ne l’lmperadore maggiormente ſtabilire l’ oſſervanza di tali ca—
noni , allontanare gli Eccleſiaſtici dall’ obbrobrioſo ecceſſo , e
riprovare le lor nozze dopo gli ordini , ſ1 vale d’un nuovo
temperamento, il qual’è, di ſoggettare la prole indi nata alla.
pena della privazione dell’ eredità, e della donazione paterna,
e di trattarla come inceſtuoſa e infame . Qnemaa’madum enim
ſacri: cauoflibur probibita ſuut talia , ſic 6’9- jecundum ”oflrar le.
ge: rem ipſum prohiberì : ó* pmter ſupradíſíam excideudi a mini
[ſerio ;cr-”am ; ”e legitimo: quidem ó- propríor e” eſſe, qui ex
hujuſmodi inora’iuata con/lupmtioue ”aſcuutur aut ”ati ſunt; ſed.
cam, que ex talibus ſemim’bur oritur , pai'tìeiparì turpitudímm :ñ
vale: euim eo: eſſe diſjmuimu: (Prc. con que] che ſegue . ed è ſta.
to traſcritto di ſopra . Devefi anche riflettere, non eſſere ſtata
`queſta una di quelle leggi appartenenti all’ecclefiaſtica diſciplina ,
;r- ,.
lì 2
pro:
'432-
DEL
RITO
GRECO
promulgata prima dalla Chieſa , cui deſſe poi Giuſtiniano vigore
colla ſua autorità, come a molt’ altre l’aveva conceduta; ma
fu un nuovo regolamento , ch’egli volle introdurre tra iSacer
doti, Diaconi , e Sottodiaconi greci, come chiaramente appa
rilce dalle addotte parole, Et preterſupradiëtam excideudi a mi
m‘perio panam, ue legitimo: quidem &mfliindi ne naſce , non
avere una tal diſpoſizione forz’ alcuna di obbligare i Chierici,
i quali nel miniſterio eccleſiaſtico ſoggetti ſono ſolamente a lduio
(alla çhìeíaó Fu degno di biaſimo queſt’ lmperadore vago più
dl ogm altro Principe della gloria di legislatore , e deſideroſo
oltre modo di conſeguire nome ſopra i ſuoi Predeceſibri,nell`aver
eſteſe le ſue leggi ſopra coſe al ſuo potere non appartenenti, e
fuori della sfera della ſua autorità. Preteſe con audaciſſimo in
traprendimento far anche l’interprete de’ canoni, migliorare
a ſuo divi-ſamento le loro diſpoſizioni , e preſcrivere leggi di
ſuo capriccio. Sebbene i regolamenti da lui dati ſopra le ma~
terie eccleſiaſtiche non debbano diſpregiarfi in quanto ſono con
formi a’ canoni; eſIì nondimeno non hanno maggior vigore
de’ canoni ſteſſi , di niuna forza dovendoſi riputare quelle leg—o
gi , che ad eſſi ſono contrarie , o aggiugnono coſe non diſp0~.
ſte dai Padri. Da tutto ciò agevolmente ſi raccoglie , che il,
decreto penale, di cui ſi tratta , ſiccome non e ſtato ordinato’
dall’ autorità eccleſiaſtica, non può ricevere alcun vigore dalla
poteſtà ſecolare. Oltre a queſte coſe , la legge di Giuſtiniano
non è ſtata adottata dalla Chieſa greca , nè citata nè allegata
da verun Concilio; e più toſto tacitamente riprovata dal Trul-.
iano, il quale a’ traſgreſſori la ſola penaminacciò della ſoſpenñ
ſione . Non deveſi dunque fare di eſſa Verun conto , come pro
veniente dal capriccio d’ un Prencipe , il quale ha voluto ſten—
dere la ſua audace mano, e la ſua eccedente autorità al San
tuario , e a’ ſuoi miniſtri.
Ha diſiimulata queſta convincente riſpoſta il Pignatelli, il
quale come fornito' della facoltà forenſe , e acerrimo oppugna
tore della poteſtà legislativa laicale circa i regolamenti eccle—
ſiaſtici, non poteva ignorarla . Conoſciuta però la debolezza
di queſto primo‘ fondamento , s’incammina per altro ſentiere,
e s’ appiglia ad altri motivi, co’ quali penſa far fronte all’opi
nione , che difende la validità del matrimonio contratto da'
Greci con una donna vergine dopo gli ordini ſacri. Dai Con—
Ci]] Orientali paſſa al Tridentino, e dalle coſtituzioni de’ Prin
cipi alle iſtruzioni de’ Sommi Pontefici . Oppone primieramenñ.
te i]
IN ITALIA LiB.i.CAP.vu.
,33
te il canone 9. della ſeſſ.24. del mentovato Concilio ecume~
nico , il quale così diſpone: Si qui: dixerit Clericot injùcris 0r
dím’bm confiitutor , *vel Regular” caflímtem ſolemm’ter profeſſos,
poſſe matrimooiflm contrabere, contraffumqfle 'validflm eſſe , ”on
obſttmte lege eccleſiffi’tica, ’vel *voro C’e-c. anarljema ſit . Queſto ca—
none, egli dice, per eſſere conceputo con eſpreſſioni indican
ti definizion di fede , e non già con termini manifeſtanti un
punto di diſciplina , è baſtevole alla total deciſione della con
troverſia . Ma neſſuna coſa e` valevole a diſtruggere la moſſa
difficultà , quanto le ſteſſe parole del Tridentino . Fu ſuo di—
ſegno proſcrivere l’ errore de’ Novatori , iquali ricavando dal~
le tenebre l’ empia opinione di Gioviniano abbattuta già da S.Gi
rolamo , nel labirinto delle loro inique propoſizioni , ne avev'an
intrecciata una, che apparteneva al celibato . Ebbero ardire di
combattere la legge della continenza , riguardandola come op
poſta al diritto naturale edivino: quindi inferivano,non po—
tere la Chieſa imporre il giogo di lei agli Eccleſiaſtici mag
giori , ne` ai Regolari . Contro a queſti, ch’ erano infleſſibili
nell’ empietà , preſe il Tridentino la difeſa del celibato daloro
oltraggiato , e nez-v'indicò l’onore . Definl aver la Chieſa po—
tuto con ragione'ireſcrivere, ed avere preſcritta la continen
za a quei, che pontaneamente ſì ſoggettavano alla profeſiìon
regolare , e agli ordini maggiori, con decreto diſſolvente le noz
ze ſuſſeguenri a tali atti ſolenni; ed avere altresì giuſtamente
indi rigettati gli altri , che ricuſavano ſottomettere il collo a
queſto peſo . E’ dogma dunque di fede , cui piegan la fronte
tutti i Cattolici, Greci , e Latini, che riſiede nella Chieſa la
poteſtà legislativa del celibato; e che ragionevolmente ſiaſì di
eſſa valſuta con obbligare i Chierici maggiori e i Regolari al
Voto tacito o eſpreſſo della caſtità . Se poi una tal legge im—
poſta dalla Chieſa latina egualmente comprenda gli Orientali
Cattolici di qualunque rito, e` queſtione di fatto , la quale nulla
avendo di comune col dogma , alla diſciplina ſi appartiene .
Ora ſiccome non s’oppone alla definizione del Tridentino, il
quale impone il peſo del celibato agli ordinati negli ordini mag
giori , il matrimonio , che i Greci contraggono innanzi ; cos]
neppure ripugna quello che contraggono dopo gli ordini ſud~
detti; non eſſendo compreſo ſotto la ſua dommatica deciſione
nè 1’ uno nè l’altro .
z*:
Nè giova il replicare , eſſere almeno gl’Italico-Greci ſtati
ſoggettati alla cenſura del Tridentino da Clemente Vlll., lil
qua e
,54
DEL RITO GRECO‘
quale nell' iſtruzione indirizzata l' anno 1595. a’ Veſcovi‘ latini
per loro regolamento ,ordinò tra le altre coſe come ſegue .
Cureut ordinaria' locorum ut decretum ſanëíi generali: Coucihi Tri.
dentim' de reformatione matrimonii wertatur in lingua”: gra-cam
vulgarem, ó- i” lacir é* Parocbiir Grxcorum Albauenjìum emu
gerur ó* publicetur. Avvegnachè dalle citate parole ſi racco
glie ſolamente, che i decreti ſtabiliti nella ſeſſione de rejomu
tioue matrimonii contro a matrimonj clandeſtini , e intorno agl’
impedimenti, e al metodo di contrarre le nozze, debbano eſ-.
ſere di norma anche agl’ltalico-Greci, i quali e oſſequma—
mente li riſpettano , ed eſattamente l’oſſervano . Manon oc
correndo ivi alcuna menzione del matrimonio, che fi contrae
dai chierici maggiori dopo gli ordini, reſta priva d’efficacia,
e ſenza il menomo fondamento d’ apparente ragione l illazio
ne , che ſi pretende dedurre contro alla validità del medeſimo .
Nell’ immenſa confufion delle coſe ammaſſate dal Pigna
telli, e addotte in confermazione del ſuo aſſunto, accenna al
cuni decreti formati dalla ſuprema lnquiſìzione del S. O. gli
anni 1619. 1631 1637. 1673. e 1677. co’ quali ha dichiarati
nulli i matrimonj contratti dai ſacerdoti Ruteni negli ordini
ſacri; ancorchè il loro uſo fuſſe aſſiſtito da lunga preſcrizion
di tempo , la quale non giova a giuſtificare la loro validità . -Ma
chi attentamente eſamina le parole de’ decreti, dovrà confeſ
ſare eſſere ſtati ſolamente roveſciati iſecondí matrimonj ſtabiliti
dopo gli ordini da’ Sacerdoti vedovi: non già i primi , che ſi con
traggano da un monogamo dopo di eſſi . E poichè queſt’ è un pun—
to di ſomma importanza , reciterò alcune delle citate riſoluzioni
indicate ſolo dal Pignatelli , e da me eſtratte dall’Archivio
del S. O. Die 27. ‘Funii 1619. Eìdem ”uucìo ( i” Polonia) figa;—
ficetur , facultatem ſibi couceſſam dijſieujuudi cum decem .Sacerdo
tibu: Gretel': ſuper irregu/aritate oriente ex poſa-gamiu na” cam
’prehendere eo: , qui, 'Del poſt ſrl/cepto: ordine: ſàcror duxeruutſe.
cuudam uxorem , *vel babe-”ter ſecumiam {zxorem , ó* cum ea *vi—
*L'ente: , ſacrír initiari *tel/cut . Di ſimil tenore e` l’ altro dell’ an~
no 1631. Feria 4. die 21. Muji 1631. Letto memoria/i eabióìtc
uomifle filetropol’itze Ruffix, quo petit declarari a” Jacerdoterſe
cularet Ruthem‘ defunſ'la uxore, quam (lr/te ſujceptos ordine-:ſa
cror duxeraut , duceuter u/iam jam iu ordiuibur conflituti in]] e”
diffefljutíouir obteutat putaute: ſua matrimonz'a eſſe *Zini-?da , (’9- ”oz
uliud mal/1m ì/ſír afferra’, mffiſuſfeuſſouem a rimini!, ſi”: cmuim
l’a/:abile: ad contrabeua’a ejujmodi ſecuuda matrimouìa, ó* contra
L
{Z1
IN ITALIA LlB.l.CAP.VII.
2”‘
&i; ſin: nulla: Sac. Congregatio declara-vit hnjnſmodi matrimoniz
ſupradiëto modo conti-uffa eſſe nulla , ó- conjeqnenter mn/ierer
remanere libera: . Queſti ed altri decreti del medeſimo tenore
conformi ſono all’ antica diſciplina della Chieſa Orientale , la
quale ha coſtantemente eſcluſi dal conſeguimento degli ordini
e dal miniſterio dell’Altare i Bigami, ed ha riprovati i matri
monj da loro contratti dopo l’ impofizion delle mani; avendo
gü Pci‘ nu… a invalidi, ed infami, come ſopra ho dimoſtrato.
Per non rilaſſa!" maggiormente la legge del celibato , e per
mantenerla riſtretta tra quei confini, ai quali lo ſtrano abuſo
l’ ha ridotta 2 S’è aſtenuta la S. Sede dal permettere ai Greci
con diſpenſa le nozze dopo gli ordini contrarre; non ritrovan
doſi nei regiſtri di lei verun monumento di tal conceſſione.
Che_ ue abbia più toſto coſtantemente rigettate le richieſte , che
le ſono ſtate avanzate , chiare ne ſomminiſtrano le prove gli
.Archivj . Per parte di un nobile ſciſmatico ne fu elia pregata
con ſomma premura da un Veſcovo Ruteno , il quale rappre
ſentò che ſi ſarebbe quegli renduto alla Fede Cattolica , e fiſa—
rebbe anche aperta la ſtrada ad altri Eccleſiaſtici di quella ſetta
di battere il medeſimo ſentiere , e ritornare al grembo della
n0fira Religione, ſe aveſſero potuta ottenere la facoltà di con
tinuare nel matrimonio contratto dopo gli ordini ſacri . Non—
dimeno queſte confiderazioni non furono baſtevoli ad_ impetra-n
re la bramata diſpenza , nè a ritirare la S. Sede dal ſuo antico
impegno di mantener ſaldo , per quanto fi può , il celibato tra
iGreci. decreto
La veritàdellaql‘teſſa
di ‘uanto ſuprema
ho eſpoſto
ſi potrà ravviſare
ſeguente
lnquiſizione.
Feria 4. nel
di:
23. ?nnií 1677. Relatit infraſcrìptir dnbiir remi/fi: a S. C. de P. F.
‘videlicet, particnla memoria”: porre-Eh' S. Congregationi de Propa~
ganda Fide ab R. P. D. ‘Joanne Malocoſc/ei EFI/capo Premitlienſi
Rü‘bem’ ’Mito ó’c. ?’ertio . Snpplieo ita dijÌÎenjàri cum qflodam
Patn'tio Civita”: Premíslíenſir nomine Jophanio Komarſirki , qui
P"*mam ó‘ tertl'dm ‘virginem , ſecnndam vicina!” a'nxerat nxorer
E ſhbifiìlatici: ad me aeceffit 'vir qnalificatn: , cnjm exemplo alii ſize
"MM" extrabena’i . Hic adj‘birat ad ſtatnm ſpirituale”: nìſi objfa
'e' impedímeìítflmç quod tolli jnpplicat per diſpenſationem . Ari 3.
"’ſÌ’M‘ÌHW , poſſe per Siſſi/nm diflzenſari ; dummodo non a’nxerit
aliqüam ex hi: poſt aliqnem ordine!” ſacrnm , earndemqne adbnc
terme”: .
. I
14' Da quel che s’è’detto ſin qui, pare che ſi poſſa rac
corre, che l'opinione della validità del matrimonio contraàto
,,,g
DEL‘ RlTO GRECO
da’ Greci dopo gli ordini ſacri , la quale ha per mallevadori
dottiffimi Canoniſti , ed è aſſiſtita da fortìſiìme ragioni, ſia con
forme ai canoni de’ Concilj Orientali, e particolarmente del
Trullano , che ha dato ſopra quefia materia i principali rego
lamenti . D’ un tale articolo laſcio la deciſione agli uomini di
alto e ſano accorgimento , i quali potranno da ſe ſteſſi diſcer
nere, ſe quanto vè ſtato ſcritto dal Pignatelli in confutazione
di queſto ſentimento contenga ſaldi argumenti , o pure fallaci
ragioni . Io intanto rientrando nell’ intrapreſo ſentiere, donde
mi ſono alquanto allontanato , oſſervo non eſſerſi mat la S.Se
de dichiarata offeſa del matrimonio degli Eccleſiaſtici greci d’ita
lia; avvegnachèiSommi Pontefici chiudendo gli occhi ad ogni
altra conſiderazione , hanno tollerato l’uſo del matrimonio con
tratto innanzi di ſalire agli ordini ſacri nei Sacerdoti, nei Dia
coni, e nei Suddiaconí . Di .queſta benigna tolleranza , che riguar
dava i ſoli Greci , ne fecero un intollerabile abuſo i Sacer
doti latini della Provincia della Puglia , ch’era la ſede del rito
greco; pretendendo ritenere leſìefle miſure in riguardo al celi-.
bato , che a coloro erano permeſiè dalla Chieſa Orientale . Di
ſpregiata l’ antichiſſima e univerſale conſuetudine della Chieſa
latina , confermata da un gran numero di Concilj cÒpioſamen—
te raccolti da Natale Aleſſandro I , e ſdegnando di dover por
tare un giogo , da cui erano ſciolti i Greci, ſpoſavano pubbli
camente le donne nel tempo , in cui erano già alcritti agli or
dini maggiori. Non avevano orrore a trattar come mogli quel—
le , ch’ erano loro concubine . Laſciato libero il corſo all’ im
pudicizia, il vizio dell’incontinenza non ſolamente godeva
dell’impunità , ma era portato con intollerabile sfacciataggine ,
e con baldanza in trionfo, con maggior libertà di quella go
deſſero i greci Sacerdoti . Se queſtt non ſi ſeparavano dalle mo
gli , colle quali avevano contratto matrimonio eſſendo ancor
laici; altre certamente non ne ſpoſavano , allorche` agli ordí.
-ni ſacri erano ſublimati . All’ oppoſto queſt’incontinenti Sacer
doti latini, i quali erano ſtati decorati degl’ordini mag iori
eſſendo celibi, rilaſciavano il freno dopo quelli, all’ inconttnen
za , e contraevano maritaggi . Per iſvellere sì detefiabili abu
ſi , e per impedire i. progreſſi di queſto contagio nella Puglia
frequentata da"Grect, e da’ Latini, adunò Niccolò lI. l’an~
no 1059. un Sinodo compoſto di Veſcovi Puglieſi , e Calabreſi .
Bleſſc a tal fine , non già la Città di_ Amalfi Arciveſcovilc , e
.
Ll] Natal! _Alex- citgta Gli-[ſett. prozm;
marit
'‘
IN’ITALIA‘ Lian ’CA‘PMn
2,7S
Marittima del Principato Citeríore’; come alcuni fi ſono per
ſuaſi l , ma quella di Melfi principal Sede de’ Principi Nor.
manni nella Puglia , iquali l’avevano nobilmente riflaurata z ;
dove altresì ſtabili queſto medeſimo Pontefice una Sede Veſco~
vile, ſoggettandola immediatamente alla Chieſa Romana s .j
Ancorche‘ gli atti di queſto Sinodo non fieno a noi pervenuti,
n’è rimaſa nondimeno la notizia de’ più ragguardevoli fatti,
e delle deliberazioni ivi preſe nel poema ſtorico di Guillelmo
Puglieſe, il quale in quel tempo fioriva , e forſe ſi trovò pre
ſente in Melfi quando il Concilio fu celebrato; ecco come egli
eſercitando la vena poetica cantò di Niccolò ll.`
. . . . . - . . . Hic Fecleſzuſtica propter
Ad parte: illa: trafíauda ue‘gotia , *veni: .`
NamqueSacerdoter, Levine, Clericus 0mm':
>
H00 regione ;va/am ſe conjugio ſbciabaut . '
Concilium celebra”: Ìbi Papa, frequeutibu: illir
‘
›
Praz/*ulibu: centum , ju: ad Syuodale Tocatì: .
ln queſti verſi ſono cenſurati i Sacerdoti, i Diacom‘ , :2511,14
diaconi latini della Puglia Sede del rito greco , i quali pala”:
_[2.- cofljugio ſociabant . Non è da maravigliarſi , ſe anche i Sud
diaconi foſſero obbligati alleleggi della continenza nel ſecolo xt. ,
in cui il loro; ordine ‘ſi ìannoverava tra i minori , e conferiva
fi fuoridell’ Altare ,-e fuori della ſolennità della Meſſa , come
oggìdì ſ1 conferiſce dai Greci . ll Morino fu d’ avviſo , eſſere
ſtato variato queſto punto di diſciplina nel ſecolo 1x. 4 ; ma
egli ècſt‘ato egregiamente impugnato dal Martene, il quale di~
moſtra, che il'Suddiaconato non ſia ſtato ſollevato al grado
diordine ſac‘ro innanzi al ſecolo xr. 7 .Fu poſto in queſto nume—
ro da Urbano lll., il quale ſedè nella Cattedra di S. Pietro
dall’anno 1 185. fino al t 187. come nella vita di lui , con irrefra
gabili argumenti , e colle teſtimonianze de’ Teologi di quei
tempi, dimoſtra Franceſco Pagi . Ancorchè dunque l’an.1059. ,
in cui fu celebrato il Sinodo di Melfi, non foſſe ordine ſacro
il Suddiaconato, erano nondimeno rei d’ incontinenza, e ſogñs
getti alle pene canoniche i Suddiaconi latini, i quali continua*
vano nell’ uſo del matrimonio avanti tal ordine contratto; con
ragione perciò cenſurati da Guillelmo Puglieſe con quelle pa~
role Clericus 0mm‘: . Avvegnachè e` coſa coſtante , e da tutt-i
K k
gli
’[1] In Concil.General. tom.1x.
[2.] Malaterra lib-r.cap.g.
[3] Ughel.tom.i., _
t
[4] Morin-de ſac-ordin.p.g. exercfla.
[5] Marlene de ſacr. Eccleſ.Ritibui
cap.8.art.t.n.6.
- >
”3
DEL‘RITOGRÉCO
gli Scrittori comunemente -ricevuta, eſſere ſtata la legge del
celibato ingiunta la prima volta ai suddiacotii della Sicilia da
Pelagio Papa l’anno ‘588. Volle queſti , che i Suddiaconi allo.
ra viventi ſi aſteneſſero a loro arbitrio , o dal miniſterio dell‘Al
tare ſe bramavano continuare nel legittimo poſſeſſo del matri
monio : o dall’ uſo di queſto , ſe ſi determinavano di ſervire
all’ Altare . Ma riflettendo S. Gregorio Magno eſſere queſta
nuova legge di aggravio inſopportabile ai detti Suddiaconi , i
quali non ſi erano obbligati. con alcun voto alla continenZa
nell’atto della loro ordinazione, temperò il decreto del ſuo
predeceſſore . Permiſe l’uſo delle nozze a coloro, che ripu~
gnavano ſepararſi dalle mogli , e tollerò che poteſſero conti
nuare nel medeſimo tempo nelle funzioni dell”Altare: a con
dizione però , di non poter eglino aſcendcre a’ maggiori gradi
del Diaconato , e del Presbiterato. lndi il medeſimo Pontefi
ce con legge univerſale poſe freno nel tempo d’avvcnire all’ in—
continenza de’ Suddiaconi latini; ’obbligandogli al celibato, e
unendo a tale ordine 1’ implicito voto di caſtità . 7): a phaſe”
ti die Epiſcopir omnibus dicatur , ut ”ullum Subdiacouum facere
pmſumaut , m'ji qui ſe viíiurum caſtë promíjèrir; quia uullus de
be; ad miui/i'erium Altan': accedere, mſi cujur caſtitar anteſujce
ptum miaiflerium fuerit approbata. Cos] s’ eſprime S. Gregorio
in due lettere ſcritte a Pietro Suddiacono della ,Sicilian-.ed a
Leone Veſcovo di Catania 1 . La medeſima legge del celibato
ſteſe ai Suddiaconi della Città di Reggio, ſcrivendone a‘Boni
facio Veſcovo colle ſeguenti parole: Subdíacoui: oerò mi: , hoc.;
quod de Siculi: ſtatuimus, deceruimu: ob/er-vari z ,
*
15.
L’eſempio dell’ incontinenza de’ Sacerdoti greci non
, infettò ſolamente la Puglia, con riſvegliare la brama di quei
Preti latini a ſpoſar donne , e a menar ſeco famigliare , e
indiſſolubile vita . Si dilatò in altre Regioni , ed obbligò il lo—
dato Sommo Pontefice Nicolò ll. ad appreſtare altrove pron
to rimedio in queſto ſteſſo anno 1059. , in cui erzfi affatica.
to con ſommo ſtudio a ſradicare il medeſimo diſordine dalla
detta Provincia. Nacque in Milano un grave ſciſma, che an..
dava‘ ogni giorno prendendo maggior vigore. lPreti , e i Dia
coni di quella Città con ſomma baldanza , non più di naſco
ſo e inſidioſamcntc , ma a fronte ſcoperta e a viſta di tutti
proteggevano l’incontinenza, difendevano eſſer loro lecito il
matri~
[i] S. Gregor. Mag. [ib-x.. Epíſt. 44.
ad Petrum Subdiac.8icilm, &lib4-
Pip-36. ad Leonem Epiſc. Catania
[i] Id. lib.4. Ep.5.
IN‘ l TAI-IAT' LTE'. Ir’ CA P. VIII
, zi,
-tnatrimonio negli ordini ſacri ,-‘ -e pubblicamente celebrava no
le nozze . Il Cleto e il popolo ſi diviſero tra loro : chi preſe
un partito , e chi un altro o L’cfl'mpio della Chieſa greca, ri.
flette il Muratori .l , ſacca lora credere lecito I’amnogliarſ . Con
tro a qnefii'ſcandalofi miniſtri alzò bandiera Arialdo Diacono ,
uomo zelantiliìmo dell’onore di Dio, il quale concitò il po
polo a vendicare i torti , che gl'incontinenti facevano all’ ce*
clcfiaflica diſciplina . Ma Guido Arciveſcovo di Milano , il qua
le s’era, dichiarato a favore dei malvaggi ecclefiaſtici , ebbe ar
díre di ſeparare dalla comunione de' fedeli con ubblica ſen
tenza , il religioſiffimo Aria/do inſieme _con Landoö'o nobile lai
co ſuo collega. Queſta patente rimoltranza non ſervi , _che ad
accreſcere il tumulto , ad armare due fazioni , e ad impegnar
una contro dell’ altra . Arnolfa, e Landolfo ſeniore Storici Mi
lanefi, ammendue avvocati dell' incontinenza diffuſamente de
ſcrivono queſta tragedia . Landolfo ſeniorc forſe anch’egli Sa~
cetdote conjugato , il quale ſoggiornava in quei tempi in Mila
no, forma un capitolo da Monogamis Sacerdotilam , dove o ma~
lizioſamente fingendo , o ſcioccamente credendo aver S. Am*
brogio favorito il matrimonio de' Sacerdoti, e dei Diaconi ,~
s’impegna alla difeſa , e ſi sforza di giuſtificare le loro nozze '
In una diſputa, che fcrive eſſerſi tenuta ‘tra i due partiti , fa
prevalere due orazioni recitare, una da Ambrogio Biffo crudi
to nelle lettere greche e latine, e l’altra dal Sacerdote An—
drea, i quali perorarono per quei , che‘ ricuſavano allontanarſi
dalle mogli I . Arnolfo altro Storico Milaneſe ſopra lodato trop—
po chiaramente paleſa ii ſuo animo a favore degl’íncontinen—
ti ; dicendo eſſer giogo inſoffi'ibile la legge del celibato nei Mi
nifiri della Chieſa 3 . Contro ad ammendue queſti ScrittoriAn
flolfb, e Landolfo ha prodotta_ una convincente diſſertazione il
Puricelli , il quale abbatte le ragioni, e riſchiara le autorità
de’ PP., e degli Scrittori antichi da loro addotte per favorire
il matrimonio def_ Sacerdoti 4 . Informare adunque Nicolò Il.
degli ſtrepitofi diſordini ,"'che turbavano e deformavano la Chic
ſa di Milano, volendo ſedare il rumore , e trovare imezzi op
portuni per eſtinguere queſta fiam'ma, ſpedl colà due Legati ,
cioè, Pier Damiano celebratiffitnotCardinale e Veſcovo dTOfiia ,
K k 2
CHAH*
[l] Muratori Anna!. ad anno”.
ſg] Arnulphus hiſt. Mediol- a capJ;
[a] Landulphus l'enior lÎiſt.Mediolan.
a cap.21. ad 2;. [ib-z. ap. Murator.
Rer. Italic. N.4. pagqosñ
& ſeqq. ap. Muratori íbíd. paga;
[a] Apud Muratoriibid. pagani.
ì
-
;to
Der-niro G‘R'ECO‘
e Anſelmo da Badagio Veſcovo di Lucca , che fu poi ſuo ſuc~`>
ceſſore nel Pontificato col nome di Aleſſandro ll. Strettameno
e gl’incaricò di ridurre al dovere itumultuanti Sacerdoti, e
iDiaconi, con obbligargli a rinunziare‘ alle mogli, che aveva
no ſpoſate . Giunti i Legati nella Città trovarono validiſſìmi oſta*
coli a motivo d’ una numeroſa parte del popolo , la quale era
ſì dichiarata per gli eccleſiaſtici libertini . Ebbe occaſione S. Pier
Diamano-oi armate il ſuo zelo, e di vendicare dagli oltraggi
degli ſcandaloſi, l’eccleſiaſtica diſciplina. La ſua eloquenza, e
ſaviezza induſſe quelli a ritirarſi dal loro impegno , a confeſſare
il proprio fallo , e a ſcioglierſt dalle obbrobrioſe nozze . Deſcri
VC diffuſamente egli ſteſſo gli atti di queſta legazione., in una
lettera indirizzata all’Archidiacono lldebranuo 1 . Degni 'an`
che ſono d’eſſere letti altri due opuſculi de Cat/Mutu Sacerdo
tum, ó* contra Clerìcor intemperame: a ſcritti con molta ener—
gia da queſt‘ illuſtre Porporato; non che l apologia fatta pub~
blicare da Gregorio Vll. ſopra il medeſimo argumento contro,
ad alcuni intemperanti chierici della Garmania, i quali ſenza
roſſore declamando colla voce e colla penna , ſ1 ſtudiavano ab~
battere alcuni ſuoi decreti, con cui feriva il matrimonio dei
Sacerdoti 3 latini.
16. Fu egualmente pago , e ſoddisfatto l’animo del Som
mo Pontefice Niccolò ll. nel vedere diſſipata la tempeſta , 0nd’
era minacciata la Chieſa di Milano , che nell’ eſſerſi oppoſto ai
progreſſi delìconçubimfaz Che aveva Berſate profonde radici tra
gli Eccleſiaſtici della ,Puglia - Non menpuefii , che i Milaneſi
avevano affidato la loro ëfudS-CB “dla dl Ciplina de’ Greci , ſul
cui eſempio fi eran renduti baldanzoſí . .Guillelmno Puglieſe dc
ſcrive il frutto , che delle ſue Appſ’cohche cure raccolſe quel
,Pontefice nel Sinodo diMclfi; dicendo
'
’2,1
. _ _ _ , , , .Sic extìrpawit ab illir
Partìbm ”xores omniuo Presbyterorum,
.YPreforeif‘ſniflitaur another/tate percutieudar .
i? Non fu pepfiquefio ſol motivo accolto il Sinodo di Melfi
con applauſo degli uomini ſavj , e zelauti dell‘eccleſiaſtica die—
ſciplina, e dell’ onore del Santuario ; ma per le altre mire , che
ivi furono preſe , e per le altre diſpoſiZioni che vi furono fatte .
=.
Non
[i] Vide S-.Petrum- Damian. opuſcq"
St Puriccllum in vita S. Arialdi .
S-imoniacos& Incontinentes Altaris
miniſtros . Extat ap. Harduin. t.6.
[a] Idem Opuſc. 17. & 18-
p-I-coluzzg. a cap.: 1.3d 2.1. Vid. &
[3] Apologeticus Greg. VII. contra
ümbett-Scaſhaburgen- in Annalib.
Non ſu trattata ſolamente la riforma de’ Sacerdoti, dei Diaco
ni, e dei Suddiaconh ma ancora d-e’ Veſcovi , molti di quali
eran indegni dell'onore di tal ſublime grado , e dell’e ercizio
di sì alto miniſterio - Fu depoſto dalla ſua Sede il Veſcovo gre—
co di Tricarico , il quale eſſendo di recente venuto alla Cri
ſtiaua religione dalla giudaica ſetta , era ignaro dei miſterj ,
de’ precetti, degl’ inſegnamenti , e delle iſtituzioni della Vita
Criſtiana a C nulla verſato nelle divine Scritture: onde come
neofito `fu sbalzato dal Trono . Fu anche privato degli onori
del Veſcovado il Prelato di Montepeloſo, convinto reo di ſi—
monia , e di adulterj .
Che il Veſcovo di Trani, il quale craſi immerſo ne’ me
deſimi- diſordini, ſia ſtato ſoggettato all’ iſteſi’a pena, lo ſcriſſe
S. Pier Damiano t . Furono altresì accuſati di graviſſimi de~
litti altri Eccleſiaſtici, e de’ loro ecceſſi comparivano ſotto gli
occhi de PP. le prove. Ma perchè non potevano queſti trat
tenerſi sì lungo tempo in Melfi , quanto ſarebbe ſtato neceſſa—
rio per eſaminare i proceſſi, Nicolò ll. deſtinò Godano Arci
Veſcovo di Acerenza, e coſtituì ſuo Legato Arnolfo Arciveſ
covo di Coſenza; affinchè avendo ainbidue maggiore ſpazio di
tempo da eſaminare gli atti degli accuſati, no`nlaſciaſſero im
punite le fellonie di quegli eccleſiaſtici , i quali avevano ſere
ditato colla loro rea vita il buon nome del proprio ordine; e
affinchè reprimendo la loro audacia e furore , ſ1 adoperaſſero
con tutto lo ſtudio al ravvedimento de’ medefimi . ln ſeguito
di tal determinazione, Godano adunò in Turſi Città della ſua
Provincia unitamente col legato Apoſtolico , un Sinodo . Tra..
laſciando di riferire le altre coſe ivi ſtabilite, dirò ſolamente
eſſere ſtato eletto il primo Veſcovo latino di Tricarico nominato Arnaldo , cui indirizzò Godano l’ anno 1060. una ſua bol
la , donde tali notizie ho io ritratte . L’originale monumento ſu
periore agli oltraggi del tempo, ſi ſerba nell’Archivio della
Cattedrale di Tricarico, di cui una fedel Copia in queſti ulti
mi tempi è ſtata comunicata z al pubblico da Monſignor Za
varroni Veſcovo di quella Chieſa .
17. La Bolla di Godano e il poema di Guillelmo Puglieſe
ci manifeſtano, che Niccololl. , e i PP. congregati nelle ſ0
lenni adunanze di Melfi , e di Turſi, irritati contro ai vizj de~
gli
[I] s. Petr. Damian.Epiſt. ad S.R-E.
L Cardinales ap. Francìſ'cJ’agi in Brevia:. Rom.P0ntif, in NiroLIIE n.13.
[z] Edidit Antonius Zavarronî Epiſ
Tricarieen. Neapoli anno 1749.
.z-o’z
ñDñEL RITOG-R‘E‘co’"
gli eccleſiaſtici latini impreſero, coll’attività delloro zelo Tila'?
riforma dei loro ſcandalofi coſtumi, iquali non ſi potevano
udire ſenza orrore, particolarmente per cagione del loro ca
rattere . Neſſuna contezza ci danno , che abbiano iPP. cenſu
rato il matrimonio de’ Sacerdoti, e de’ Diaconi greci della
Puglia . Non fu contro di loro moſſa veruna diſputa , nè da
Niccolò ll. , nè dai ſucceſſori intorno all’ uſo del matrimonio
negli ordini facri . Guidati i Sommi Pontefici da ſentimenti
d’ una benigna tolleranza, e temendo di turbar la pace, e di
eccitare pericoloſe diſpute ſono ſtati contenti , che i Greci
d’ ltalia foſſero ben addeſtrati, e confermati nella vera creden
za , e premuniti contra gli artifizj, e contro al veleno dello
ſciſma d’ Oriente . Non ſoffi-irono ſolamente, che gli Orienta
li nelle loro Regioni ordinati negli ordini maggiori, ſciolti foi;
ſero dalla legge del celibato, come abbiamo ſopra oſſervato;
ma ſpinti dalle medeſime ragioni laſciaron correre anche trai
Greci d’ Italia il graviſſimo abuſo. Che queſti non fieno ſtati
mai obbligati a riſpettare il celibato: anzi che ſia ſtato tolle
rato il matrimonio da loro contratto avanti gli ordini ſacri, ſi
fa paleſe da molte coſtituzioni Apoſtoliche . Innocenzo III. l’an..
no 1212. dichiarò, che non erano di oſtacolo a conſeguire il
Veſcovado di Anglona , i natali, che traeva l’ eletto a quella
Sede da un Sacerdote di rito greco . Le parole del decreto ri
ferite nel cap. Cm” olim de Clerìc. Conjug. ſono ſtate traſcrit
te in uno de’ capitoli 1 precedenti. La medeſima condeſcendenó
za verſo iGreci d’Italia hanno paleſato altri Sommi Pontefici
ne’ tempi più a noi vicini, cioè, Pio V., Clemente Vlll. , e
BENEDETTO XIV. ²
18. Ma il più valido , e giuſto motivo di doglianza, che
l’ antico ſoggiorno de’ Greci nelle ProvinCie Napoletane ha dato
a' pofieri. non fu l’aver eglino indotti col loro eſempio, ben
che ſenza reato di colpa , gli Eccleſiaſtici latini a laſciare liñ
bero il freno all’ incontinenza; neppure di eſſerſi vedute le loñ
ro Chieſe deformate nell’ eſterior politia , e ridotte ad uno ſtato
di gravi diſordini, piene di confuſione, e di deteſtabili abuſi.
Ciò , di che dobbiamo ſopra ogni altra coſa dolerci fi è, che
fieno ſtati intruſi nell’ eccleſiaſtico miniſterio dei Yeſcovadi, e
delle Cure parrochiali, uomini ſenza fede, ſenza ſpirito di re
›
\
ligio~
[ì] CaP5- "-9- Pag-10%
ritib.Gracorum ann.rg9›,-. Benedi
[3] PÎUS V- Conflirut. Providentia
aus XIV. Conflit.Et ſi Paſtorali*
att-[566- Clemens VIll. Inſtruéì- de
57V”. ann-17+*
IN ITALIA ”13.1. CAP.VII.
,,53
ligione, e forniti d’apparente tintura di pietà , i quali eran inetti
a ſervirſi e della loro autorità nel paſcere colla divina parola la
greggia, e della loro poteſtà nel reggerla con verga d’ indi—
rizzamento , con cui la conduceſſero per la retta ſtrada della ſa
lute . Per la cura , che il Patriarca di Coſtantinopoli ebbe delle
Chieſe delle mentovate Provincie, alcuni Orientali che vi pre—
ſiedevano , alzarono la ſuperba fronte contra la Cattolica Fe—
de . La loro dottrina difforme in alcuni dogmi a quella della
Chieſa Romana , ſ1 vide ſoſtenuta con molto ardore , e con gran
faſto da’ Monaci Bafiliani , i quali con isforzati, elividi argu
menti proccuravano e muovere ogni macchina per abbattere la
Cattolica fede , e riempiere i loro trattati contro a’ Latini di
quella maledicenza e acerbità, che poteva lo'r ſuggerire la cie~
ca paſſione l . Di queſti mi ſarà data più opportuna occaſio~
ne di favellare nel ſecondo libro di queſta Storia ., Dobbiamo
intanto oſſervare , che quando il Sommo Pontefice aveva di
quelleChieſe il governo, ed erano dipendenti dalla ſua auto—
rità, COnſervarono con intrepida coſtanza il depoſito della feñ
de; nè furono mai deformate da quegli errori, che per altri
Regni, e Provincie nel tempo iſteſſo ſerpeggiando , recavano
alla Chieſa notabiliſlimi danni. L’ ereſia di Ario , che aveva
inondato quaſi tutto il Mondo , non potè giammai nelle Pro~
vincie , e nelle Chieſe del Regno mettere il piede , eſſendoſile con
eſtremo coraggio oppoſti i Veſcovi, alla cui cura quelle erano
confidate . Due tra gli altri ſi ſon renduti illuſtri nella ſtoria ,
cioè, Rufiniano, e S-Maſiimo , iquali piuttoſto , che ſottoſcri`
vere al folle editto continente il veleno dell’Ariana ereſia, e
propoſto dall' lmperador Coſtanzo ai PP. adunati nel Concilio
di Milano l’ anno 355. , ſi_ ſoggettarono ad acerbi tormenti, e
a penoſi eſilj':f Rufiniaflo Veſcovo d’ una Città della Campagna
di Napoli , ammirabile per lo candore de’ ſuoi coſtumi, e mol
to più per lo fervore della ſua fede, dopo avere ſofferta una
infinita di ſtrapazzi, fu obbligato da Coſtanzo a correre dinan
zi al ſuo cocchio; onde rotteſegli le vene del petto, e vomi~
tato per la bocca un profluvio di ſangue, rendè lo ſpirito a
Dio 1 . Mafflmo Veſcovo di Napoli fu per la medeſima ca—
gione in varie guiſe tormentato, cacciato dalla ſua Sede , e ri
legato in eſilio, dove terminò in pace i ſuoi giorni 3 . Poſe
ben vero il piede in alcuna Città del Regno 1’ error di Pela—
gio,
1] Alla'ius de conſenſo lib.a.eap.l7.
[2:15.828.
a
[a] Orſi Iſtor. Eccleſ. :ln-355. n.39.
[3] Id.ibíd.
254
DEL RITO GRECO
gio , il quale toglieva alla Divina grazia il ſuo pregio', e nei’
gava il peccato originale , ma non potè lungamente fiſſarvelo.
Poiche‘ ſebbene Giuliano gran difenſore dell’ ereſia Pelagiana
rinomato dalla penna di S. Acoſ’cino , da cui reſtò ſconfitto coi
ſei libri, che contro di eſſo ſcriſſe, foſſe Veſcovo di .Ecclrmo
Città. del Regno di Napoli tra gl’ Irpini diſtante quindici miglia
in circa :la Benevento , ora creduta Fricento l , ed abbia avuto
inatali in Puglia 2 : nulladimeno per la cura, che il Sommo
Pontefice aveva di quelle Chieſe , gli errori di Pelagio non vi
ſl radicarono; ma rimaſero col ſuo autore abbattuti e dannati.
Quando poi le medeſime Chieſe paſſarono ſotto la giuriſdizio
ne del Patriarca di Coſtantinopoli , perderono l’antico ſplen
dore, e preſero un deſorme aſpetto , nè più ſ1 riconoſcevano
da quello , che nel paſſato erano fiate. Non è però da mara~
vigiiarſi di tal cangiamento; avvegnachè nelle gravi indiſpoñ
ſizioni del capo non poſſono eſſere ſane le membra . La Chieſa
d’ Otranto fu per qualche tempo governata da’ Veſcovi ſciſma~
tici, che ſe le davano da’ Patriarchi di Coſtantinopoli. L’an
no 879. godeva l’onore di quell’Arciveſcovado Marco Monaco
già Economo della Chieſa di Coſtantinopoli, ed eccellente Poeta,
il quale contribuì col ſuo ingegno alla diſpoſizione dell’ Uffizio ,
che recitano i Greci dalla Domenica di Settuageſima fino a Paſ~
qua. Aggiunſe alcune odi, e perfezionò il canone , che da effi
ſ1 recita nel Sabbato Santo , precedentemente compoſ’co a for
ma di Tetraodio da Coſma Veſcovo Majumenſe . Era Marco
uomo aſſai celebre nel ſecolo 1x. La. perizia delle lettere greñ
che, e la ſacra erudizione gli aveva conciliato il faſtoſo titolo
di Sapient-fffimo, con cui era da’ Greci onorato s . Di queſto
ſcrive con lode Nilo Doxopatrio 4 . Namqfle melodia ac Poeta
Marcus Hydruntum a Conflantinopoliraflo míſſflr ſuiſſe comperìmr .
Nudriva queſt’ Arciveſcovo ſentimenti oppoſti al dogma Cat-ñ
tolico; eſſendo egli ſtato uno di quei 383. PP. , che compo
ſero l’anno 879. la ſciſmatica adunanza Foziana , la quale non
fi potè rattenere dal non prorompere in mille maledicenze con
tro alla Chieſa Romana, al Papa Niccolò I. , e contra il ſno
ſucceſſore Ariano ll. s . Fui ivi ſtabilito, che quei iquali nei
prece—
[1] Noriſ. Hiſt. Pelag. líb.r. cap.l8. [3] Apud Alla!. de Lib. Raid-Gm
l’.Pagi ad an.4t9. Ughel.t.8. p.28:.
corum pag.72. 8c ſeqq.
_
[z] Auguſt.|ib.6. oper-imperſ.cap.18. [4] Nilus Doxopar.de quinq.Thl'0nl$
IVM”: mi”: quia Apulia- tc gmail, [i] Apud'l-larduín.Concilio:. tom-6.
idro PCB”: vincendo: ”ultima .
p
par-1. pag-114.
INITALIA 1113.1. CAP.VlI.
2.65
‘Precedenti torbidi di religione erano ſtati privati de’ loro gra
di, o della comunione da Fozio , non foſſero accolti nel ſuo
'ſeno dal Papa ; ſiccome all' oppoſto non trovaſſero ricove~
ro preſſo Fozio quei ,
ch’ erano ſtat-i depoſti dal Papa. Un
tal decreto , il quale toglieva al Sommo Pontefice l’autorità
di poter giudicare delle appellazioni , non poteva riconoſcere
per autori, che Veſcovi di ſciſmatica fazione , de’ quali forma
il Cardinal Baronio il carattere con brevi parole , dicendo : In
‘omnibus magna dda/ario , é- gmca 'van-ita: , Ò- [evita: l . Fu cer.
tamen-te eſpoſta ad un grave pericolo nelle noſtre Regioni la
Fede, particolarmente dopo il ſec.1x. , non tanto per le violen—
Ze, che vi eſercitavano gli ſciſmatici ſoſtenuti dall’autorità del So~
vrano; nè per ladappocaggine e debolezza de’Paeſani, i quali
ſpaventati dalle minacce , .o circonvenuti dagli artifizj dei ne*
mici della Cattolica Religione s’ univano ne’ medeſimi ſentimen—
ti; quanto per l’ eſempio che ne davano i Veſcovi, e i Mo
naci greci , e per la frequente ſocietà. e commercio con detta
Nazione; eſſendo coſa aſſai facile , che i membri putridi, ed
affatto guaſti e corrotti contamininoiſinceri e i ſani , e infetti
no tutto il corpo _. Che ſe talvolta furono ſparſe le ſemenze di
qualche pernicioſa dottrina , fu ſpecial favore del Cielo , che
non vi gettaſſero profonde radici, ma reſtaſſero toſto eſtinte e
affocate . Ft quannu': al noſtro propoflto riflette il Muratori a
poſt ſecca/nm tx. ó* x. ?tal-ice qnt-eda”: ‘Zlrber in Calabria , ſirpe i”
alii: nnnc Regni Neapolitani Prot/indi: ſaba/ſen: Gru-:comm Im
peria
; nnlta
obedíentiamſbbijìnate
Romani perdura-vir
Ponti/ici: nega~
‘vir, ant
certe tamen
non dinex inii:Orienta/in”:
.
l
19. Finalmente nel governo de' Veſcovi greci s’introduſſe.
ro nelle Chieſe delle Provincie Napoletane , quelle greche co
ſtumanze , delle quali anche oggidì fi ſerbano le veſtigie . Ri
tcngono alcune tuttavia i nomi greci denotanti dignità ed uf
fizj . Reggio con molte Chieſe di ſua dipendenza : quella di
Meſiina , e altre di Bova, di Oppido , di Nardò , e'di Belmon
te ne’ Bruzj fanno pompa del greco nome di Protopapa, che
Arciprete dinota. Era in tal pregio d’onore il Protopapa nel..
la Chieſa di S. Sofia di Coſtantinopoli, che nelle funzioni ec—
cleſiaſtiche occupava, dopo il Patriarca , il primo luogo . Di
queſt’ eminente dignità narrano le prero ative , edeſcrivono il
miniſterio e gli uffizj il Codino, il Gret ero, il Goar,ilMeur~
‘
[i] lbid.:p.flarduin.pag.aop.
' L1
[a] Muratori diſſi-run”.
ſio,
‘
2.66
DEL RITO GRECO
ſio , il Ducange, e Allazio t . La Chieſa del Protopapa di Reg;
gio 1 e di S. Agata della ſteſſa Dioceſi , ſiccome altresì quella
di Meſlina con greco nome tì appellano Cattolici” . Fu altre
volte adoperata queſta voce per eſprimere la Chieſa Cattedra
le, come ſi legge in uno ſtrumento ² , il quale fu rogato in
Napoli l’anno 581. da Pietro notaro della Chieſa Cattolica di
eſſa Città . Ego Petrus notarim .S. Eccleſice Catholic” Neapoliñ
:ame . Era queſti il notaro ordinario della Cattedrale . Mat
teo Cariofilo non trova eſpreſſione latina più adattata al te
ſto greco xaeoÀmfìu ’EznÀna—z’a”, che bene ſpeſſo fi preſenta
nella vita di S. Nilo da lui tradotta dalla lingua greca nella la
tina , che con eſporla Eccleſtam Cathedralem. Altri monumenti
per dimoſtrare il medeſimo uſo della voce Catholica Eccleſia,
ſono ſtalì raccolti dal Ducange . Nella fine del ſecolo vm. va
riò tra’ Greci la ſignificazione di queſta parola, adoperata dal
Concilio Trullano per indicare, non già la Chieſa Cattedra/e,
ma la Parrocbìa/e . Vietando queſto Sinodo nel canone 59. l’am
miníſtrazione del Batteſimo negli oratorj privati, preſcrive che
ibattezzandi ſìportino 7067; KotOoÀmoäç 'EuÀna-[ous alle Chieſe
Cattoliche , cioè, alle Parrochiali . Da. queſto canone , che di
venne famoſo tra’ Greci ne avvenne , che dal Concilio Trul~
lano a queſta parte abbiano effi uſato il nome di Cattolica per
eſprimere la Chieſa Matrice o Parrochiale . Onde convien dire,
che Parrocchiali foſſero le Chieſe di Reggio , di Meſſina , e al
tre da' Greci ſtabilite nelle Provincie de’ due Reami di Nañ
poli e di Sicilia col nome di Cattolici/e.
ln Reggio pure , in Calabria, e altrove viva ancor rima.
ne la memoria, ed il nome dei Dipterei . Erano queſti le ſe~
conde dignità nelle greche Collegiate , alla cui cura era com—
meſſa la. cuſtodia delle ſcritture , e dei privilegj della lor Chieſa .
La greca parola 3,4764,… donde ſembra. poſſa eſſere derivata la
denominazione dei Dipterci , ſi prende comunemente nell’ uſo
cccleſiafiico, per dinotarc i libri contenenti l’uffizio , e la ſal
modia , come da. due canoni di due Concilj ſi può agevolmente
raccorre . Nel canone xv. del Laodiceno ſi legge , ſiepi‘ -rä ,mi
3:7” , 7rÀn`v 1-5” ,Karma-5” LLOLÀWND Tüv e’m‘ mi” &fl-BUM &VTBOWÉV'
_
[l] Codîn.de off-mag. Eccl-c.1.& _zoibiq. Gretſer.& Goar. Meurſ.& Du-
flangia GloſſzAllat. de tempi-Gras;
-rwu,
[2] Apud Mazocch. in kalenmarmnr.
Eccleſ.Neapolít. ad dim: 29.MartíiI
[N ITALIA LIE-‘L CAP Vll.
*re-,i5 ;
,,57
a’mi SicpOs'poeç xLuMo’v-mv , É'rs'pss' *tw-:c‘e xLoc'Mtw 2’” 7-35“ ’Ex
xÀna'tlt‘z . Mod non apartet Procter canonico: cantore-r, qni ambo..
nem aſcendnnx, Ò- ex dipbtera , cioè , ex codice cannnt , alias*
qnoſlíbet cantare in Eccleſia . Eſponendo Zonara queſto canone ,
oſſerva avere i PP. del Sinodo adoperata la parola 817,953”; per
eſprimere i libri, che comprendono l’ uffiziatura del coro. ‘Un—
de ó* diphterar, eccleſiaſticor librai appellaſſe Synadi PP. dica”.
tnr . Della medeſima voce ſi valſe il Nceno l. quando vietò a’
laici il canto nel coro . ſiepi -ro'ö mi Se?” Àot'ixotiç aiutino:: Eri-5
oſi-LSM! ,ÎrÃÎiv 173” 'reruwas’vw civu'ywaia‘xèw iixLoÉMsw i’m-ii; 314‘795'
pocç . [Van Oportere laico: ambonem ajcena’ere , jet! eo: jò/or, qui
ordinati ſnnt aa' legendnm , *vel canendnm in difbtera, Cioè , i”
libri: eccleſiaſticir . Di molti altri vocaboli, che i Greci, perla
lunga reſidenza nelle Provincie del Regno , hanno laſciati im
preſſi nel popolare linguaggio, e de' quali ſi valgono tuttavia i Pae—
ſani ,ne hanno teſſuto il catalogo il P.Beatillo l , eil Capaccio ’- .
ln fine , alcune Colonie di Reggio, di Bova , di Lecce , e al
tre diciaſſette nella Provincia d’ Otranto , tra le quali la Terra
di Soleto denominata da Antonio de Ferraris gmcnm , é- an
tiqnnm Oppidnm , ritengono va’ noſtri giorni la Greca volgar fa
vella. Molte altre avrebbono continuato a ſervirſi della mede—
ſima nell’uſo comune del commercio , ſe i Baroni di eſſe con
memorando , e luttuoſo eſempio non aveſie'ro vietato a’ proprj
ſudditi tale dialetto; obbligandogli ſotto pene pecuniarie a do
verſi conformare alla lingua Italiana .
zo.
Da tuttociò ,
che abbiam narrato in queſti vu. ca
pitoli , i quali di queſto primo libro formano la prima parte ,
ed eſpongono il ſorgimento del rito greco nell’ italia, ſi può
agevolmente comprendere qual foſſe lo ſtato delle Chieſe della
Calabria, della Puglia , e della Sicilia dal principio del ſeco~
lo vm. , in cui vi nacque, ſino all’ xr- quando cominciò a ve
nir meno, e a mancare, come farò paleſe nei ſuſſequenti Ca~
pitoli , che la ſeconda parte compongono della ſua declinazio
ne fino al ſecolo xv. Dal ſecolo vm. adunque a tutto il x. il
Patriarca di Coſtantinopoli, regolato dalla volontà dell’impe
radore , diſponeva altamente delle Chieſe , moderava la poli
tìa , e la diſciplina. Portava alcune alla prerogativa Veſcovile.
.Altreſollevava alla dignità di Metropoli. Accreſceva talora
'
[i] Beati]. Hiſt. Barii lib.x. pag-14.
Sr zo)
Ll z
le
[z] Capac. IlForaſtiei-e . Giornata 13
capua.;
'
2.68
DEL RlTO GRECO
le loro pertinenze, e alle volte le reſtringeva, partendo le Dio-3
ceſt a ſuo talento . Donava a' Veſcovi le bolle della lor conſeñ_
crazione , e confermazione , delle quali alcune poche ſottratta
dal tempo edace, fi ſerbano tuttavia negli Archivj Veſcovili ,'
ſecondo la teſtimonianza, che ne rendono il Beatillo 1 , ed il
Chioccarclli z . Zaccaria Veſcovo di Tauromina , ed Enti
mio di Catania ricevettero l’ impoſizion delle mani dal Patriar
ca di Coſtantinopoli. Alcuni Metropolitani e Veſcovi, abbatt
donato il rito della Chieſa Romana, s’ unìformarono a quello
della Greca, come Otranto, Tricarico , Roſſano nel Regno di
Napoli. Tauromina, Siracuſa, e Catania nella Sicilia . l po~
poli camminavano dietro le orme de’ loro Paſtori. Nel ſacri- '
ſicio della Meſſa , e nella comunione de’ laici era in uſo‘ il pa
ne fermentato , e nelle altre funzioni eccleſiaſtiche erano le ce—
remonie del tutto conformi al coſtume de’ Greci Orientali , i
quali impiegavano la loro opera a dilatare il proprio rito in
quelle Provincie . Non ſi ha difficoltà a credere, che il Pa
triarca di Coſtantinopoli tentaſſe d’allettare al ſuo partito coll’eſi~
bizione dell‘0 ſpecioſo titolo di Arciveſcovo , anche i Veſcovi
di Capua, di Benevento , ed altri vicini al Ducato di Napoli.
Maa nulla. valſero gli artifizj di lui; poichè eſſendo quelli ſotto
il dominio de’ Longobardi nemici de’ Greci, e giuſtamente tes
mendo i rimproveri de’ Sommi Pontefici , ne rigettarono gl’in
viti , per non avere a deporre ignominioſamente il titolo di Ar
civeſcovo, come s’è altrove oſſervato averlo depoſto Sergio
Veſcovo di Napoli commoſſo dalle autorevoli riprenſioni, e
dai giuſti riſentimentí del Papa . Crebbe l’ autorità Patriarcale
verſo la fine del ſecolo x. Avendo gl’ lmperadori Baſilio , e Co
flantino riportata i’nfigne vittoria ſopra Ottone ll. , ſi ſtabilito
-no i Greci nella Puglia , e nella Calabria con maggior poſſan~
za e vigore di prima, per avere occupate molte altre Città e
Fortezze 3 . @teſta più ampia eſtenſione del greco dominio
portò in conſeguenza , che le Chieſe di quelle Provincie foſſe..
ro' con maggior vigore tenute in ſoggezione , e forſe anche
afirette ab ubbidire al Trono di Coſtantinopoli nello ſcadi—z
mento del ſecolo x.
CAPO
[l] Beati”. ibid. [ibn. pag.9. & ro.
[z] Chioccarzde Ep.Ncap. ad ati-no.
[3] Sup. cap-r. num.37.pag.43_.
IN lTALIA LlB.I. CAP-Vill
‘.
1.69'
Ì
c A P o VIÌI.
_
Nel ſecolo xx. declina la fortuna ’de’ Gi"eci nelle Provincie della
Puglia , e della Calabria‘. I Normanni‘ invitati da’ nemici de’
Greci alla conquiſta di quegli Stati, vengono prontamente ,
e ne conſeguiſcono la Signoria.. Prodezze , e ſagacità,
de’ novelli guerrieri, i quali in varj cOnflitti battono ì
ìGreci , logorano le loro forze , e debilitano la
lor potenza . Finalmente gli ſcacciano dalle
~ uſurpate Provincie , che avevano tenutein `
- ' ſoggezione da tre ſecoli a queſta parte . Si
avanzano nella Sicilia , e la ſottraggono
dalla tirannide de’ Saracini .
SOMMA-R10.
Amhiamento del domìñ
. nia temporale nel/c.
Prow‘ncie Nzpoletane, par
L
ci, da’ quali erano mirati
e nella Calabria-.72!” quel
con occhio tor-vo . Tolgono
loro alcune Città nella Pu~
.Metropolitana .
I Normanni dalla Sound-"nm
*via *vengono nella Francia ,
indi nella Puglia . Sono ac
colti da Melo , ed animati
alla conquiſta delle Pro-vin—
cie ritenute da’ Greci.ñMili~
tano ſotto dí-verſi Principi .
3 Invitati da Maniace greco
Generale venuto nell’ Ita~
11a l’anno 1038. comhatto-ñ
aa contro a’ Saracini nella'
Î
4. ,Si dichiarano nemici de‘ Gre
ticolarmente nella Puglia ,
le a’ Greci peſano in pote
re dei Normanni nel ſeco
lo x1. A- miſura de’ loro
acquiſli, decade il Patriar—
ea di Coſtantinopoli dalla
giuriſdizione delle Chieſe;
e ne riacquiſla l’ autorità il
Sommo Pontefice legittimo
ia
Sicilia , e ne riportano trit—
toria .
.`
glia l’anno IO4‘I.
5 Fanno altri acquiſti nella)
medetma Provincia , e in
deboliſ'cono notabilmente le
forze de’ medeſimi . lndarno
ſi oppongono ai loro Progreffi
Due/ione, ed Exauguſlo, due
Generali ſpediti dall’Impe~
radore Coſlantino Manor/1a—
co . Siſegnalò in queſti fat
ti di arme Guglielmo Brac~
Cio di ferro , che i Nor
manni dichiarano Conte di
Puglia l’ anno 104g.
6 A Guglielmo braccio di fer—
ro ſurrogano Dragone ſun
fratello , ed a que/li , ‘Um
fredo . Affliggono i Puglieſi
eon barbari aggravj . Refi
ſione
DEL
2-70
RITO
ono alle armi di S. Leo
ne IX. , il quale , con pode
roſo eſercito cornpoſto di Ti’
deſcbi ſpediti dall’ Impera
dore Errico , accorſe in aja~
to degli oppreffi per ricupe
rare da’ nemici la Paglia,
come feado appartenente al
la .Sede Apoſtolica . Il Papa
fatto prigione , n’è libera~
to . Concede la prima in‘ve
ſtitnra ad ‘Drnfredo col tito—
lo di Conte di Puglia l’an
no 1052.
7 Ad ?jrnfredo morto
l’ an
no 1059. ſuccede il ſno fra-ñ
tello Roberto ſapranorninañ
to Guiſcardo , il qaale con—
qaiſta Coſenza, ed altre Cit~
tà di quella Provincia. Ori
`gine , e ſignificazíone della
*voce Guiſcardo .
8 Ruggieri fratello di Gniſ~
, eardo giovane di grande ſpi
;wito *viene dalla Normandia
riapella Puglia l’anno 1053.
GRECO—
la Puglia . L’ anno 1067.
pone l’ aſſedio a Bari cojli
taita Metropoli della Pro—
vincia-dal Magi/ira” greco ,
e l'eſpagna l’aa”. 1070. Ac
_, qnijla laſignoria :i di quel—
la Provincia, conte della Ba.
filicata , e pone in ſaga i
Greci.
lO Call’ arme .alla mano doma i
Saracini nella Sicilia . Rac
coglie il frutto delle ſue wit
torie con renderſi padrone di
.Meſſina,di Palermo, e di tnt—
ta l’Iſola circa l'anno 1072.
o 1091. Ruggieri ſtabi/iſce
la ſna dimora nella Sicilia
col titolo di Conte ; e R0
berto nella Pag/ia col titolo
di Duca . &Ze/ii d’ ozio im—
paziente s’awanza all’Orien~
te , dom con fortunatíſacñ
ceſſi uniſce alla ſaa Corona
Dnrazzo , la Romania , ed
altre Città . Viene in ita
lia in ſoccorſo di Grego—
o 1059. Affligge i Greci
…Lnella Calabria ſotto le in~
ſegno’ del fratello . Rober—
rio VII. travagliato da Erri
co IV. Ritorna nella Bulga
to rimane interamente pa—
ni l’ anno 1084. Al Duca
to di Paglia , e di Calabria ,
drone della Calabria . L' in
‘Deſtito da Niccolò ll. -l’ an~
no 1059. nel Concilio di
Melfi,degli Stati conqaiſtati
ria , dove finiſce iſaoi gior~
e agli altri Stati d’ Italia
ſuccede Raggiori-ſaofègliao—
lo ſecondogenito . Agli a1
nella Paglia , e nella Cala~
tri della /l/jacedonia , e del—
bria , e da conqaiſtare ap
la Bulgaria , Boernondo pri~
preſſo
giato
lnfire
glia ,
9 Inonda
nella Sicilia . E' fre—
dal medeſtnto dell’ il
titolo di Duca di Puñ
e di Calabria .
qneſti col ſno eſercito
mogenito , il. qnale r’incarn—
mina alla conqaiſta della.)
Siria , e .t’ inoltra alla Cit—
tà d’AntíoclJia , di cui e‘ja
latato- Re . ”ſacre nell’ O
rien”
lN ITALIA LIB.I. CAP.VIll.
riente tra gli flrepiti di
Marte l’anno 1108.
2-71
alla ſna ubbidienza , e lo
in-veſte del Reame . I Greci
x x Il mento-vato Ruggieri compi—
ritiratzſt' dalle Provincie»
jce iſaoigiorni l’ an. 109;.
d’ Italia , laſciano a’ Nor.
manni libero il dominio .
ſiccome l’anno 1127. Ga~
glie/mo ſno figliaolo ſen
za laſciar di je prole maſ—
chi/o‘ . Rimane eſſinta la
linea di Roberto Gaiſcar
do . Degli Stati delle Pro
dall’ imperio Orienta/e , e
fa governata dal propria
Daca . La politia de’ Dan
L'incie di Napoli , e di Sici
chi della medeſima terminò
lia prende il paſſeſſa Rag
in Sergio Seſta , e XXX!”
gie‘ri Il. , figliaolo di Rag
gicri Conte di Sicilia . Rx',
dace ſotto ana ſola Monar—
chia tntte qaelle Provincie.
J’ai-raga il titolo di Re ,
”alla curando l’ in‘ueſtitara
d’lnnocenzo I[- Diſc-ordie
nella ſerie de’ Dacbi , il
nate tra loro , alle quali è
dato fine l’anno 1139. Il
Papa ritira le ſcomaniche
fulminata* , ammette il Ke
'1.
12 Fino a queſta' tempi la Città
di Napo/i ebbe dipendenza
quale laſciò la -vita l’ a”—
no 1137. nel campo di bat
taglia in difeſa del Re Rag
gieri . I Mipoletani riten
nero ne’ tempi ſaſſegaenti
”na ſemplice immagine di
Repalzlica . Metodo nſata
dai Re Normanni nelle ſat`
toſcrizioni de’ diplomi .
E nella Signoria, ch’ ebbero iGreci nel Reame di Napo
li e di Sicilia , i Patriarchi di‘ Coſtantinopoli ſervendo
altempo loro propizio , ed uſurpata a’ Papi la giuriſdizione di
Metropolitana, governarono la politia eccleſiaſtica nelle Chieſe
della Puglia, della Calabria , e della Sicilia: onde ne avvenne
che queſte , variato il rito , da latine ſi renderono greche ; lun.
gi non andò , che -i due Regni, ſcoſſo il giogo de’ grecilmpe
radori , e mancate le loro forze unico ſoſtegno delle fortune
de’ Veſcovi di Bizzanzio , furono le Chieſe reſtituite all’ubbi—
dÌCnZa dCI Papa a C da greche divennero latine . l Sommi Pon
tefici , alla cui carità le medeſime erano ſtate un oggetto di
compaſſione ‘e di lagrime ſmo al ſecolo xx. , dacchè ne preſero
la direzione, renderono loro ben preſto il primiero ſplendore ,
diffiparono in alcune lo ſciſma , e s’ applicarono a riparare le
perdite , che avea ſofferte l’ eccleſiaſtica diſciplina . l_e loro
ſollecitudini ebbero un proſpero {ne ; poichè corrcſſercî) gli
. .
a ui,
47,,
-DE‘LRITOGRECO
abuſi , diflruſſero i diſordini , fecero ceſſare le diviſioni delle
Chieſe e i tumulti de’ popoli , vi riſtabilirono la concordia , e
finalmente alle nuvole delle triſtezze e delle diſcordie vi fece
ro ſuccedere il ſereno dell’unità , e della pace . Per le quali
coſe la gioja univerſale , ch’era ſparita dalle memorate Chieſe
ſotto de’ greci Patriarchi , ſi vide ritornare con applauſo uni~
-verſale alla nuova comparſa del governo de’ Sommi Pontefici .
Come il greco lmperio , così l’autorità del Patriarca diCoſtan-a
tinopoli andava miſeramente alla giornata ſcadendo dalla ſua
grandezza . A miſura della declinazione di lei , ricuperava il Pa~
pa i ſuoi antichi diritti; fin quando tutte 'le Chieſe di Napoli,
e di Sicilia ritornarono finalmente ſotto la ſua ubbidienza e
giuriſdizione .
2.
.La gloria di ſtaccare la Puglia e la Calabria dal greco
imperio , e di ſottrarre le Chieſe dalla dura neceſſità d’u‘bbidire
al’Trono diCoſtantiuopoIi , e ’l merito di riduric come pri
ma , ſotto la diſpoſizione del Sommo Pontefice , era riſerbata
ai prodi non meno , che a’ valorofi Normanni , iq’ual-i uſciti dal
la Scandinavia del Settentrione ad inondare l’ Occidente , ſi fe—
cero la prima volta ſentire nella Francia ſotto Carlo , o il Ma~
gno , o il Calvo , ſecondo il vario ſentimento degli Storici .
Le ſcorre-rie che vi facevano , e le ruine e la deſolazione che
vi portavano , moſſero Carlo Semplice a ſtabilire con Cffi la pace;
aſſegnando per loro Sede la Neuſ’cria , la quale dalla nazione
Normanna. preſe il nome di Normandia l’. A molte ſublimità
s’innalzarono, allorché nel ſecolo x1. liberarono la Sicilia dal
gîogo dei Saraci—ni ,il Principato di Capua dal governo dei Lon-b
gobardi , e la Puglia e la Calabria dall’oppreſſione de’ Greci .
Segnalarono da per tutto il-loro inclito nome; e rotticol valoññ
re e colla prudenza gli oſtacoli , che al proprio ingrandimen—
to s’ opponevano , conduſſero felicemente a compimento i
loro diſegni, ed unirono ſotto d’ un medeſimo Principe, le
diverſe Provincie di quei due Regni tra loro diviſe; fon—
dandovi un Reame , che nella loro poſterità lungo tempo ſi
mantenne .
Chi è vago d’intendere diſtintamente le varie fortune ed
avvenimenti occorſi a’ Normanni nel giro di molti anni nel Re
gno di Napoli e di Sicilia , potrà volgere l’occhio ai gravi Au:
tori
{1] Confer Roger. de Hoveden. ap.
Qtotium in prolegom. ad Him_
Got-8: Guillelm.Malmeaburg.de ge
ttisRegum Anglordibq.
’“
[N ITALIA LIB-I. CAP.V-Illo
2-73'
tori contemporanei, che gli hanno deſcritti con eſattezza (a).
Da queſti i0 trarrò ia narrazione ſolamente di quelle coſe,‘~che
mi ſanno ſtrada alla conquiſta della Calabria , e della Puglia 5
che ubbidivano ai Greci, donde gli diſcacciarono . Calarono i
Normanni nel Regno di Napoli verſo la fine del decimo, o
principio dell’ undecimo ſecolo,circa l’anno 1016. Furono ſpin*
ti a queſta Regione o dall’odio , che portavano a’ Saracini , i² quali
tenevan occupati quegli Stati; o , giuſta il ſentimento d’altri
Storici, dalla brama di porgere ſoccorſo a Melo ſavio , epo
m
tente
(a)
Tali ſono. Goffredo Monaco di cognome Malaterra . Lione Ve
ſcovo d’ Oſtia . La Principeſſa .Anna Comnemz , e Guglielmo Puglieſe.
Malaterra di origine Normanna conduce la ſtorta dal tempo , in
cui la ſua Nazione poſe il piè nelle Provincie Napoletane fino all’art-‘
no 1099. undecimo del Pontificato d’ Urbano Il. Fu ſa prima VOlſflqPſOi
dotta al pubblico da Girolamo Sui-ita l’anno 1578. (t)
Lione Oſtienſe Marſicano , così appellato o dalla Citta , o dalla Re
gione de` Marſi, Religioſo di Monte Caſſino, e Cardinal Veſcovo d’Ottia‘.
Promulgò la ſtoria dl quell’illultre Cenobio dall’anno 500. al 1:87., con
tinuata da Pietro Diacono e Monaco anch’egli Caſſineſe ſino al 1 138. dal
cap-gs. del lib.lll. ſino alla fine del libro lV. (2) Contiene molti avve
nimenti dei Normanni . Vide la prima volta la luce `in Venezia l’an.1513.
.Arma Comuena alle nobili doti del corpo avendo unite le rare prero
gative dell‘ animo , s’ applicò ſin dalla fanciullezza allo ſtudio delle Let.
tere u
;me , delle Mattemariche , e della Filoſofia - Fece in breve tem.
”tiff progreſſi , che oſcurò la gloria de’ più abili profeſſori de’ ſuoi
tempi. Scriſſe l’dleffiade diſtinta in XV. libri , cioè , la ſtoria di Aleſſio
Comneno ſuo Padre , cui Roberto Guiſcardo moſſe crudeliflima' guerra '.
L’ ſtata perciò obbligata a diffonderſi nel narrare ſe azioni dei Normanni.
I primi Vlll. libri ſur0no impreſſi in Auguſta l’anno 1610. , e l‘ opera ing
tera in Parigi l’ anno 1651. (3)
Guglielmo detto ‘Puglieſe dalla Provincia della Puglia , in cui ebbe i
natali, regiſtro le glorioſe geſta di queſta Nazione d’ordine d’ Urbano iL‘,
e del Duca Raggieri figliuolo di Roberto z affinchè , ſiccome Goffredo
Malaterta aveva con molta diligenza- riferite le glorie del Conte Rug
gieri (4.); cosi.altro Storico mandaſſe a’ poſteri con minuta deſcrizio
ne , le memorie delle famoſe conquifle del DUCa Roberto . Al ſuo poe
ma pubblicato la prima 'volta l’ anno 1582. , dona fine colla morte di Ko
berto Guilcardo l’anno 1084. (5)
ſi] Excat ap. Muratori Rei'. Italic.
:0.5. pag.539.
[a] Ap. eund. toñç. paga”.
‘
[3] Víd.edit. Parinenſem anni 165!.
Gym latina interpret. Petri Pollini .
[4] Gatífrednr Malaterra bei-tam
Raga-ii Comitlr Sicilia' elegante”
like/hu” nnper edidit . Order-ic. Ví
t31.1íb.g.
[i] Ap- Murat. ibid. paga",
,74,
DELRITOGRECO
teme Cittadino di Bari ribellato a’ Greci ,. il. quale meditavz
cacciargli dalla. Puglia , come _il Pagi 1- con più ſodo fonda.»
mento ſt da a credere. Melo elule dalla ſua Patria andava im-r
plorando ſoccorſo da varj Principi contro— de’ Greci ſuoi ne
mici.. Mentre un giorno agitato. da tetri e da meſti penſieri
paſſeggiava avanti l’ atrio del Santuario di Monte Gargano ,xvi-—
de giugnervi alcuni. pochi foreſtieri: di grave. aſpetto , e robu
ſti di corpo : gittò ſopra di loro , e tenne qualche tempo fiſſo
lo ſguardo. lndi. ſi fece incontro, ebbe lungo diſcorſo, e ſpiò
le doti. del loro animo ..Richieſto di ſua condizione , riſpoſe
eſſere Longobarda , ſe Longobarda”: nam, Ciwemque fflìſſe inge
zuum-Bari, come ſcriſſe Gulliel'mo Puglieſe nel principio della'
ſua Storia:. ciò , che fa conoſcere eſſerſi ingannato ilP. Troyli
dicendolo Greco 1 .. Conoſciuto il loro valore, e la buona fe
de, ſe‘ loro noti i. torti, che aveva ricevuti da’ Greci ,. e l’e diſ-ñ
poſizioni. di eſterminargli da quei Paeſi . Paſsò oltre nella con~~
fldenza in cui' erafi introdotto, e gli animò a ritornare con a1tri loro Nazionali ad occupare quell’amena , e; fertile~ Regione
della Puglia, la quale tutta ſi ſarebbe renduta alla loro divozione .ñ l Normanni accettaronov il partito a Dalla Normandia
vennero la ſeconda volta in un. numero maggior di prima', e
con: altri diſegni, l’anno 1016. Melo gli ricevette a Capua , e
gli provide diarme, e dicavalli, ſenza de’qualiî erano ſtati ob~4
bligati a viaggiare, per non- dare occaſione* di penetrare i loro
occulti, penſieri, alle ſtraniere Nazioni, per i cui Stati paſſa~
vano .. Era egli tutto intento ad incoraggirli contro‘ de’ Greci,
e ſtudiavaſì'di ſar dichiarare una improvviſa guerra . Fece lo
ro comprendere la. facilità. della conquiſta della: Puglia, i cui
popoliv tenendo altamente naſcoſo nel petto, e fiſſo. nel cuore
un implacabile odio contro a quella. Nazione, erano diſpoſtia
ricevere prontamente altri Principi dominanti .. Animati i Nor
nianni da tante rappreſentanze', ſi fecero ſentire la prima volta
fotto la condotta di Melo contro- a’ Greci nella Puglia ,› l’an-ñ
no 1017. e ne riportareno- inſigne vittoria, come narra Lupo-ñ
Protoſpata , e Lione Oſtienſe 3 . Ma l’anno ſeguente, ſpedita
dall’lmperador Baſilio una flotta da Coſtantinopoli in ſoccorſo
de' ſuoi: in italia, e dataſi vicino a Canne la battaglia ,. un gran
numero di loro reſtò. ſul campo . Alcuni datiſi alla, fuga verſo
Capua z‘
[l] Pagi in Critic: ad annum 1016.
[z]Napoli
Troyli
Storia
univ. del Regno di
_to-3.
paga”,
[3]' Lupus Protoſpata in Chronic. ad
'ande!). Leo Oſtienſz líbn.’ cap-37,.
ſi
IN ITALIA 1113.1. CAP. vm:
:’73
Capua militarono ſotto ile 'inſegne .ora d’ un Principe , ora d’un
altro , efabbricarono Ia Città cd’ AVerſa . Altri paſſati nel Prin*
ciparo di ,Salerno renderono ſegnalati ſervizi a Guaimaro ill.
Principe di quello 'Stato , cui ſoggetrarono Sorrento, .ed Amal<
fi. Circa il 1035. ivi ſi fermarono ſotto la ſua protezione , .e
i ſuoi fiipendj.. Melo trovandoſi a mal artito ’per la formida
bile rotta -e diſſipazione de’ Normanni, ſuggì in Garmania; do
ve accolto da Errico]. fini i ſuoi giorni . Vennta poco appreſſo
altra gente dalla Normandia , e da- Terra Santa, dove andava
in pellegrinaggio , crebbe il num-ero de’ .Soldati . Vennero i fi~'
gli di Tancredi Conte d’Altavilla nella Neuſtria , ..o fia Nor
mandia, a cercar fortuna con altri 'Normanni in Puglia.. -Ebbe
Tancredi da v,due mogli , -oltre alle .femmine , dodici figliuolí
maſchi; frai quali, -Robertoſopranominato Guiſcardo , e Rug~
gieri , che _poi conquiſtò la Sicilia, renderono celebre il loro!
nome . D’ ammendue `queſti Eroi ci ſarà data qui apprcſſo fre<~
quente occaſione .di favellare.
3.
Col numero, che andava di giorno in giorno `creſcendo
e- in Capua, e in Salerno, e altrove , creſceva .ancora il valo
re de’ Normanni ,.s’aumentavano :le lor-o forze, `e fi rendeva~
no più animoſi . Le frequenti prodezze aconci‘liavano ad …eſſi fli—
ma , e riputazione.. ~I Principi conſapevoli .della 'loro ítraordi
naria animofità ,come opportuni ai :proprj diſegni ſovente gl'in`
vitavano -al ſoldo . Tanto ,baſtò acciocchè -il glorioſo ‘lor *nome
renduto .famoſo in quelle Provincie , paſſaſſe i mari, -e vÒÎaſſc
fino alla Reggia… di Coſtantinopoli.. Regnava allora nell’ lmpe
rio Orientale Michele IV. il Paflagone , il quale l’anno ‘1038.
mandò -in Italia una poderofiſiima armata. ſotto la .condotta di
Giorgio Maniace celebre fra iGenerali d’ arme di quei :tempi ,
per riacquiſtare ~la Sicilia da’ Saracini .occupata. Maniace , per
agevolare l’adempimento delle ſue mire , richieſe da Guaima—
ro le truppe compo‘ſ’celdi queſti valoroſi ſoldati, allettandogl'r
con ingorde promeſſe a-quell’ìmpreſa.. GuaimaroWoſto Ivi a0
conſente , .e ſenza‘verun :ritardo ſpediſce in ſuo ſoccorſo tre
cento dieſſi , inſieme -con “Gullielmo , Drogone , e Umfredo fi-ñ
gli di Tancredi poco prima *venuti in Salerno . I Normanni, i
quali non erano .tanto ſtimolati dallTardente ſete dell’oro , quan
to dalla viva brama di gloria , 'nè .dirigevano le loro mire ad.
altr’ oggetto, che adac’quiſtar ‘fama esgri’do di prodi *guerrieri 1,*
pronta eſibiſcono al greco Generale la loro fedeltà , e le vpro-z
prie forze . Maniace incoraggito alla vittoria ſpinge ilſuo eſer
m 2-
cim
;75
.DELRlTOGRECO
cito nella Sicilia, e ſi pone a battere i Saracini . Si pugna_ con
egual ferocia tral’ eſercito Greco, e Saracino . l Normanni
animati dall’avidità di acquiſtar nome di forti e bellicon , ſup
pliſcono coll’ ecceſſivo valore , al picciolo numero della lor gen—
te . Rimaſero efiinti ſul campo della battaglia bravi Uffiziali
dell’una , e dell’ altra parte, e peri un gran numero di d'olda—
ti . Finalmente dichiaratafi la fortuna ,per gli Normanni, e pc’
Greci; furonoi Saracini, dopo- un ſanguinoſo combattimento,
e una gagliarda reſiſtenzafrorti, diſſipati , evinti . Maniace a?
ſoli Normanni. dichiarò tener obbligo dell’ acquiſto di Meſſina,
e poi di Siracuſa , che riduſſe per quel fatto d’armi, al ſuo
potere l .
,
-
4. Lungo tempo non durò labuonacorriſpondenza tra i Gre~
ci, e i Normanni, i quali ſi miravano con qualche ſorta d’ in*`
vidia . Ammendue le Nazioni aſpiravano , l’una a ſoſtener dalla
caduta le. uſurpate Provincie , el’ altra a ſtabilire la proria gran-_
dezza ſulla rovina di quella: quantunque ciò da principio non
a›PP-31'Ì\'Îfî;anzi proccuraſiero d’ingannarfi ſcambievolmente colla
dimoſtrazione d’una ſincera amicizia. Non potevano iGreci udire:`
ſenza geloſia la fama , e oſſervare ſenza roſſore il valore de’ ~Nor
manni . Le azioni glorioſe di quefli , il naturale ardito ed in
traprendente, e l’applauſo , che ricevevano da’ Popoli, feri
vano l’ animo degl’ingeloſrti Greci , da’ quali erano i'novelli
-guerrieri di mal occhio riguardati, trattati da ſchiavi, e POCO
meno che .conculcati ed oppreſi . I Normanni ſi tenevano Olic*
ſi dell’ ingratitudine , e della barbarie de’ Greci ; e qucſti erano
entrati nel timore di perdere le loro fortune, cſſdì ‘lover ff…“
cedere un giorno al loro ardite,` le antiche conqulſtez Si ri:
ſvegliaron perciò tra le due Nazioni, motivi di diſguſhv e di
amari rimproveri .La diſcordia paſsò tant’ oltre, che nonpo
tendo i Normanni ſoffrire di vantaggio“ l’inſolenza , e il diſpre
gio de’ Greci, preſero di comun conſentimento le arme per
vendicare i torti, che sîavviſaron loro rcca-ti.; ma ciò fecero
d’ una maniera quanto cheta e ſegreta , altrettanto vantaggio
ſa a’ proprj , e nociva agl’intereffl dì quelli. Diffimulando per
tanto le offeſe, ſi trasferirono ſotto ſpecioſi preteſti nella Pu
glia ſottopoſta al greco lmperio; dove le piazze erano ſguarnite
di troppe, i confini ſenza difeſa, le forze indebolire. ed i Pro
vinciali mal ſoddisfatti del governo deñ’ Greci . Sollecitati dall’
umor della vendetta, e dalla brama di dominare cinſero imf
PIOVl-f
i
[i] Gmillelm2 Appulus libztI
lN lTALlA LIB.I. Garmin;
2,7.,`
proviſamcnte di ſtrett’aſſedio. Melfi , una delle Città principali
della Provincia, enon durarono molta fatica a ſoggettarla al
lor potere. Occuparono Venoſa , AlCOil, e Lavello, e ſi ren.
derono l' anno :041. padroni d’una conſiderabile parte della
Puglia , ſbtto il cui nome e ancor compreſa la Baſilicata .
5.
L’ lmperadore CoſtantinoñX. il Monomaco- quaſi imme<
diato ſucceſſore di Paflagone ( tra l'uno e l’altro regnò ſoli
quattro meſi Michele V.) udita la funcſta ſollevazionc de’ Sud—
diti di quella Provincia , ſpedi toſto il General Daelione in lta~
lia-l’ anno 1042. per opporſi a’ progreſſi de’ Normanni . ll Du-ñ
ce appena vi giunſe , ſenza dare un giorno- di ripoío alle ſue
milizie preſentò la battaglia ai nemici; luſingandoſi di poter~
gli ad un tratto diffipare . Si combattèvigoroſamentr‘e ben tre
Volte preſſo al fiume Ofanto, e ai contorni della famoſa Canne ..
Tale fu il valore de’ Normanni , che ſempre più forti e mara
raviglioſi ruppero l" eſercito-greco, fecero ſopra di eſſo molte
ſortite, e riportarono inſigne vittoria. Si renderono padroni
di molti Caſtelli, e ſi ſtabilirono con maggior poſſanza nella
Puglia . Coſtantino Monoma-co , all’inaſpettato e luttuoſo avviſo
di tali ſconfitte, ſi ſdegnò fortemente contra Daclione , quaſi la
ſua codardia fuſſe ſtata la cagione di tante perdite. Riſoluto di`
comporre a qualunque prezzo. i torbidi della Puglia , ſpedì ſenñ
za dimora in italia un altro. Generale nomato Exaagaſto alla
teſta d’un eſercito più numeroſo del‘ primo , ecornpoſto diGre-ſi
ci, e di Saracini . ll nuovo Comandante non tardò ad attac-ó
care i nemici preſſo a Montepeloſo .. Un eſercito sì formida
bile qual’era quello-de’ Greci, lungi dallo ſpaventare quei bel-ñ
lícoſi guerrieri, non ſervi , ſe non a. maggiormente irritargli .
Bandito dal loro- cuore qualunque altr’odio., fuorché quello con-z
tro de’ Greci , e animati ſempre più dalla vendetta , quantum-
que- non ancora benev aſſucfatti alla rnil-itarv diſciplina, non ebñ
bero- timore di ſtar arfronte delle legioni diCoſt’antino Mono
maco . Vennero le' nemiche ſquadre alle mani. Orribile fu la.
ſtrage d’ambe le parti; ,ma la ſorte dichiaroſſi doppiamente
congiurata contro de’ Greci , e ſecondò felicemente i diſegni de’
Normanni; poichè , ove nelle tre precedenti battaglie 1’ eſerci~
to di quelli era ſtato. ſconfitto, ſalvo- il Comandante; in que~
ſta, diſiipate le milizie , reſtò Fxaagaſto ſotto la mano de’ vin~
citori ., intanto i Normanni eleſſero per loro Capitano Argirò
figlio di Mclp:,.cioè., di. colui ,, che la prima volta gli aveva chiaf
matt
'2.78'
DÉL RſiITOGREco
mati in Italia; e ſotto la condotta 1 del nuovo DuCe ſi rende-ì
rono padroni d’una parte della Puglia. Gonfj di lor vittoria,
faceano nelle contigue Provincie frequenti ſcorrerie , e diedero
in fine agli affari de’ Greci una grande ſcoſſa 2- .
‘Con .queſte vittorie non ſolamente ſtabilirono la lor poten—
za nella Puglia , ma ſi animarono ,altresì a tentare .altre nuove
conquiſte , le quali furono tante e tali , che paſſati, come ve—
dremo , pochi anni , vi fondarono , colla .totale rovina de’ Gre
ci, il proprio Regno . Ne’ riferiti progreſiì ſi diſtinſe ñcol ſuo
valore Guglielmo , cui le proprie prodezze acquiſtarono il ſo
pranome di Braccio di ferro, uno de’ figli di Tancredi , .che i
N
Normanni lf anno 1043. ſalutarono vcol titolo di Conte di Puglia .
6. Morto Guglielmo Braccio di ferro circa l’anno :04.5.
ebbe ſucceſſore nel comando delle truppe Drogone ſuo fratel
lo, il quale l’anno 1051. reſtò ucciſo a tradimento daRiſo ſuo
compare nella Chieſa del Caſtello, detto Monſoglio , per opera.
de’ Longobardi Puglieſi moſſi da Coſtantino Monomaco a pri
varlo dì vita 3 . Avevano queſti ordita la congiura ad iſtiga
zione de’ Greci , di ,paſſare tutti in un giorno ,a ſil di ſpada i
Normanni nella Puglia .: Longobardi Apuliflnſc: , gen”: ſemper
perfidíjſimnm , tradizione per uni-verſa”: Apulia”; filenter ordinata,
'L-t omne: Normanni una die occiderentur . *Così ſcrive Malaterra .
ln luogo di Drogone fu poſto Umfredo ſuo fratello , il uale
’proccurò 1’ avvanzamento della ſua Nazione .. Accaddero otto
la ſua condotta alcuni fortunati .ſucceſſi , che gli portarono mag—
giore ‘ſtabilimento , e fermezza nella Puglia di recente conquiñ-`
ſtata . La milizia di lui .oltremodo ardita ed imperioſa eſſen
do divenuta gravoſa a’ ›Puglieſi,vi acceſe una funeſtiſlima guerra .
S. Leone 1X. rendutoſi ſenſibile .alle replicate doglianze di quel
popolo , ,riſolvette diriacquiſtarela Puglia , la qual era da anti—
chìſlimo tempo feudo dellaSede Apoſtolica , per liberarla dalla
ſoggezione dell’.inſazíabilcNazione de’ Normanni : Apulienſe:
*vero ( .continova il Malaterra e ) nec-dum .:radici-ani”: exhanſti ,
per occulto: Legato: IX. Leonem Apo/lolÌc/”n , m* in Apulia”: cum
exereìmwcniar , invita” , dicentesg Apulia”; ſibi jure competere,
dr prwdeceſſornm ſtcornm temporibm , jan': Ecclcſix Romana: fniſſe .
.lmplorò ſoccorſo a tal .effetto dall’imperadore Errico; e adu
nato
[l] Oſtienſ. líbm cap. 79';
[I]
Guillelm.
,[3] Malaterra litur- eapJg- &'. Lup,
Protoſpata ín Chrom-ad ann. 105!-—
Idem libvxocaPQXÈe
`
'
IN ITALIA LlB-I CAP-VIII.
2,79
'nato un numeroſo eſercito compoſto d’ Italiani e di Tedeſchi,
portoſſi in perſona in quella Provincia per preſederea queſt’ im
portante impreſa . I Normanni conoſcendoſi- di forze ineguali ,
per non eſporſi a qualche irreparabile rovina , e forſe perchè
attendevano nuovi rinforzi dal Settentrione , eran deſiderofi di
vivere in buona intelligenza ed amiſtà colPapa . Inviarono a lui
Meſſaggieri per offerirgli la pace; dichiarandoſi pronti alla ſua
divozione, e- a ritenere~ come feudi della Santa Sede gli Stati
da eſſi poſſeduti. Ma iſuperbiTedeſchi induſſero il Papa a non
accettar l’offerta ; anzi deridendo la picciola ſtatura de’ Nor
manni , e rimandati i Legati carichi d’ improperj e di villa
nie , furono cagione , che il Papa , benchè ſuo malgrado , fa
ceſſe loro riſpondere , che, depoſte le arme,ritornaſſero a’ Paeſi ,
dond’ erano venuti ; altrimenti caderebbono vittime del zelo de’
ſuoi alleati , e* ſarebbono tutti in una funeſta ſtrage involti 1 .
Non ſapendo gli aiteri Normanni accomodare il loro bellicoſo
ſpirito a. queſt' aſpriſſtma riſpoſta , abbracciarono i conſigli della
diſperazione , e ſi prepararono alla battaglia .~ Feceſi Ia giorna—
ta campale appreſſo Civitella nella Provincia della. Capitanata
l’ anno 1053.., ove- i medeſimi a guiſa'd’impetuoſi torrentiſi
gittarono ſull’ eſercito Tedeſco t* . Ma la Divina Providenza
ſembra , che aveſſe in queſta battaglia altre mire . Come la va
ioroſa Nazione era ſtata da iddio- deſtinata a fermarſi in- italia
per far fronte a’ potentiſlìmi nemici de’ Sommi Pontefici , e
per prendere a ſuo tempo la difeſa di S. Gregorio Vil.. s , e
di Aleſſandro lil.
contro- de’ loro perſecutori , avventuroſa~~
mente avvenne , che l’eſercito del Papa reſtaſſe- sbaragliato e
ſconfitto, non’ ſenza ſtrage de’ vincitori . Riguarda il Cardinal
Baronio queſta ſconfitta come un favore particolare-del Cielo 4 ,
e come frutto- della ſantità di S. Leone 1X. Gran movimento
sl diede S. Pietro Damiano Cardinale e Veſcovo d’ Oſtia in que-v
ſta guerra , che riſonò per tutto il Mondo . Sparſe in ogni luo—
go alcuni ſcritti , eſprimendovi il ſuo particolar ſentimento ,
per cui credette opporſi alla poteſtà Pontificia. ildiritto di ma
neggiare le arme . Ma il Cardinal Baronio , ed altri Controverñ
ſiſti d’ illuſtre nome, hanno vendicato con ſode ragioni il torto
fatto alla Pontificia ſovranità dal' Santo Cardinale . S. Leone 1X.
adunque divenuto prigioniero d’Umfredo vinſe- colla Religio
ne coloro, che non aveva potuti ſuperare colle arme . Nonſi,
`
[i] Guilleſ. Appulus [ibm circa initz
[g] Malaterra lib.z- cap-3:.
[a] Id. ibid,
L41 Baron-ad 2.1131073
vide
2.80‘
DEL RlTO GRECO
vide mai abbattuto, nè tremante il coraggio di queſto Pontefi—
ce. Usò sì eroica Coſtanza , e sì grave autorità unita ad una
mite piacevolezza verſo loro, che fe cangiare gli animi fero
ci del Generale , e de’ Soldati in una ſomma moderazione ed
umiltà . Lungi queſti dal recargli verun oltraggio 1 , corſero
con ſentimenti di riſpetto a baciargli i piedi , e a' chiedergli
perdono per eſſere aſſoluti dalle colpe; dichiarandoſi pronti ed
intenti ad onorario . il Papa «gli benediſſe, richieſe, ed ot—
tenne d’ eſſer portato a Benevento , come fu con ſommo ono
re eſeguito 4 . Non ſolo reſt-ituì a’ Normanni la ſua grazia , ma
concedette ad ‘Umfredo , e a’ ſuoi eredi , l’inveſtitura col ti
tolo di Conte , de’ luoghi, 'ch’ei poſſedeva nella Puglia, e di
quei eziandio , che aveſſe ſucceſſivamente acquiſtati nella Cala
bria, e nella Sicilia, di cui una ,gran parte gemeva tuttavia
ſotto il tirannico giogo de’ Saracini . Così ne aſſicura Mala
terra colle ſeguenti parole 3 . Mora”; legitima”: bene-valentia”:
*vir Aſ-oſtolicu: gramma-'r jfljbipiem, de offenſi: indulgentiam , ó*
remzſſonem comm/it , ó* omnem Terra”; , quam porca/brani', (ho
quam altari!” 'verſus Calabria”; , ó* Sicilia”: lucrari poſſeflt de
San-Efo Petra , [/medita/i feudo ſibi , .ó- bxredibm ſiti-f poffìdcxdam
conceflìt circa anno: 1052.
7. Tcrm‘niò i ſuoi giorni Umfredo l’anno 105'9- Benchèi
ſuoi figliuoli aveſſero dovuto continuare nel dominio degli Stati
poſſeduti dal padre, nondimeno Roberto Guiſcardo fratello d’Um
fredo , la cui`ambizione non conobbe mai limiti , occupò quelle
Città, ne diſcacciò i nipoti , e per afficurarne il poſſeſſo , vi
laſciò poderoſt preſidj . Era egli fiato ſpedito in Calabria da Dro—
-gone frate] maggiore per tener a freno i popoli tumultuanti .
Dalla Torre , chequeſti aveva edificata vicino alla Città di
S.Marco , aſſaliva ſovente i Coſentini , nè mai gli laſciava in ri—
poſo . Dopo molte ſcorrerie, ed inſulti militari . gli riuſcì final
mente di conquiſtare-Coſenza , ed altre Città della Provincia 4 .
Privo di danajo , onde ſoccorrere le ſue milizie , fi valeva di
qualunque mezzo per farne acquiſto , opprimendo i popoli vicini
anche coi frequentifurtierapine . Un giorno, in cui ritrovava—
ſi nelle maggiori anguſtie , deſtò ii ſuo ſagace ſpirito , e con uno
ſtrata
[1] La crudeltà ”ſata dai Nor-marmi
tantra ai ſeguaci delle armi Pantí-
ronìo all'anno 107;., e da S. Wi
berto nella vita di San Lia”: lit-.1:
ficie , il ſacca dato alle Baſiliche , e
capa l.
;Piz-und] po/h' alle Chieſe fa” dc- [z] Malaterra líb.x.cap.[4c
ſcritti da S. Lea”: nella` letteraa [z] Id. lib.|. capa:.
i
coſtantino Mamma” preſa il B-a-
'i
[4] ſd! [ib-l. cap-16.
IN ITALIA LIB-I. CAP. VlII.
zsz
ſtratagemma reſtò baſtantemente proveduto d’ una groſſa ſom
ma . Spcdi un meſſaggio a Pietro della Torre Cittadino e Pa
drone di Biſignano uÒmo dovizioſo e potente , cui fece inter:
dere di dover venire in perſona ſino a tal luogo , dove gli
avrebbe amichevolmente comunicato aviva voce un ſegreto di
ſomma premura , che non poteva eſporre per lettera . Pietro
della Torre, cui era nota la làgacità di Roberto, temendo c'i
ricevete qualche violenza , ſentiva tutta la ripugnanza d’ unir
ſ1 alui: ma dopo lungo contraſto di affetti, e di penſieri del
tumultuante ſuo animo riſolvette di portarſi al luogo deſtinato .v
Roberto ad un tratto lo fece arreſtare da’ ſuoi Uffiziali; nè lo
.rimiſe in libertà, che dopo aver da eſſo ricevuti ventimila ſcu—
di d’oro l . Mentre un giorno egli fieſſo riferiva ad un ſuo con-ñ
iunto queſto ſagace tratto , gloriandoſi dell’acquiſto di detta
ſomma come parto della ſua induſtria, non potè queſti rat..
tenerſi di non eſclamare ſorridendo: Ab Guiſcardo Gzzijcardo;
che in loro lingua dinota uomo aſtuto , e pieno di raggiri a .
Si è voluto narrare queſto lepido fatto per far paleſe l’origi
ne della denominazione di Gui/barrio , con cui Roberto fu di~
poi volgarmente appellato .
8. Mentre queſte cole così andavano nel Regno di Napoli,
Ruggieri ultimo de’ dodici fratelli, che fiava in caſa di ſuo pa
dre nella Normandia, udite le famoſe conquiſte, che in Puglia
ed in Calabria aveano fatte i ſuoi fratelli , avido di gloria , e
di maggior fortuna fi diſpoſe a paſſare anch’ eſſo a queſte con—
trade. Com’ era giovane, che per valore, per eloquenza, ed
accortezza non avea pari, venne circa l’anno 1053. o pure
circa il 1059. giuffa il computo d’lnveges s , a ritrovar Ro..
berto ſuo fratello maggiore, nati ambidue dalla medeſima ma..
dre . Roberto Guiſcardo alla viſta di Ruggieri rallegrolſi ; ed
avendolo conoſciuto magnanimo e generoſo, lo diſpoſe ad im
piegare il ſuo valore contro de’ Greci, che aſſolutamente vo—
leva eſterininare da tutte le Provincie Napoletane . Non anda;
rono fallite tali mire . ln breve tempo vide accreſciuto colle
armi del fratello il proprio dominio ſopra le Provincie della
N n
[1] Id. lîb.r. cap.17. Oſtienſ- [ib-3.
cap. 16.
[z] .Guillelm. Appul. lib-z. Cognome”
Gm’ſmrdm ”at , quia callidítati‘s .
Vide Abbate” de Nuce in not. ad
Ca
Leon. Oſtienſ. loc. cit. Sr Muratori
to.4. Rer. Italic. pag.4z4,
[3] Inveges Anna]. Panormít. ad an
num lo”.
`
' 7
‘
`2.82,
DEL RITO GRECO
Calabria, e ridotte alla ſua ubbidienza molte Città, che iGre
ci furono obbligati, loro malgrado a cedergli l .
Da queſti avventuroſi ſucceſſi preſero i Normanni molto
coraggio , e concepirono il diſegno delle più liete e maggiori
fortune . Meditarono la conquiſta di tutta la Calabria, di cui
una parte durava tuttavia ſotto il potere de' Greci . La ſorte
da ogni lato agevolava le loro brame . l gravi diſordini, le
frequenti rivoluzioni , e gli ſtrepitoſi romori , ehe portavano no..
tabile ſconvolgimento all’ lmperio Orientale in Coſtantinopoli ,
erano favorevoli occaſioni all’ ingrandimento dei Normanni in
Italia . Da tenui e baſſi principj ſorgeva a momenti a molta ſuñ
blimita il Reame di queſti prodi guerrieri . Roberto Guiſcardo
ſpinſe nella Calabria citeriore le truppe per abbatterei Greci .'
Riduſſe al ſuo. potere Biſignano , Coſenza , Martorano, e Ca~
riati; e fece sù quella Provincia ſolleciti e maraviglioſi pro
greſſi . ln tutte queſte ſpedizioni ſegnalofli il valore di Rug
gieri , il quale altro guiderdone da Roberto non ricevendo, che
lodi e ringraziamenti, paſsò a militare coil’ altro fratello Guil—
lelmo , che nella Baſilicata faceva le ſue fortune , e da lui ot
tenne la Scalea Î- . Dalle conteſe nate tra Ruggieri e Roberto
traſſero profitto i ſagaci Calabreſi , i quali ſimulando da una
parte riſpetto e fedeltà; tentarono dall’ altra ſcuotere il giogo
di quelli , ricuſarono pagar loro il tributo , e ad un tratto truci
darono ſeſſanta Normanni, ch’ erano nel preſidio d’ un Caſtel—
lo s . Roberto commoſſo da queſta ſollevazione, e temendo
d'oſcurare ad un baleno la gloria, ch’aveva acquiſtata con tanti
pericoli; e di perdere altresì le Città ſoggiogate con tanti pe-.
noſi aſſalti, invitò dinuovo al ſuo campo il prode Ruggieri,
cui promiſe concedere quegli Stati della Calabria , che da ln..
tefoli monte di Squillace` fino a Reggio avrebbono acquiſtati 4 .
Congiunte pertanto di nuovo le forze ambidue i fratelli ,. ſtrin
ſero di rigoroſo aſſedio la Città di Reggio , i cui Cittadini non
potendo ſoſtenere i diſagi della guerra , ad eſſi ſi arreſero s .
Al riſonare delle trombe e de’ clamori dei Normanni, la Cala
bria ulteriore oppreſſa da lugubre ſpavento interamente tremò .
Alcu
[r] Maiaterra [ibn. cap-I9.
nomine ſuſcitari(ſ0ſſe víſitdri), w
[z] Id. lib. l. capa;- &~ :4.
peraritjagm” Normannoram aſc ex~
[3] Id. lib.i. cap.28. Calabra/'cs ft-
eater: ñ
nm rtiſi.lí[]Λ/.””t, ”un o'derent, fra- ſ4] 1d- …M- cap-25h
tril’m inm- ſe diffidentibas, ſeſta [5] .idem libu. cap”. & 36-.
[NITALIA LIB.I.CAP.V[ll'.
2,83"
Alcune Città di eſſa vinte dalle armi, altre 'preſe dal terro
re, e quaſi tutte ingombrate dall' immagine della morte , paſ.
ſarono alla loro ubbidienza 1 . La Citta di Troja nella Puglia
fu tra le prime a cedere alla loro animoſità . Altre ſucceſſi*
vamente innalzarono glorioſi trofei al loro arrivo , e poſero
in fuga i Greci: . Di mano in mano che i Normanni paſſa
vano vittorioſi da una Città all’altra , provedevano baſtanteñ
mente le piazze più eſpoſte contro a qualunque nuovo atten~
tato . La gloria di queſt’ impreſe fece cambiare a Roberto il
titolo di Conte finora adoperato , in Duca di Paglia , e di Cau
labria con quelle ceremonie e riti pompoſi , che deſcrive l’in
veges negli annali di Palermo allanno 1059. Nel Concilio di
Melfi compoſto di cento Veſcovi Puglieſi e Calabreſi , e ce-ñ
lebrato l’anno 105-9. fu decorato da Niccolò ll. del titolo
‘ſuddetto di Duca , e da lui gli furono conceduti in feudo 3 gli
Stati fin allora conquiſtati, e che aveſſe appreſſo occupati sl in
quelle contrade, come ancora nella Sicilia allora oz-prell'a da'
Saracini . Beſt’ è la prima inveſtitura del Reame di Napoli,
di cui è rimaſo l’ autentico monumento prodotto al pubblico
dal Cardinal Baronio all’ anno 1059. è. 70. , giacchè dell' altra
conceduta da S. Leone 1X. ad Umfredo l' anno 1053. , cc nc
allicura il Malaterra autore contemporaneo per le parole ſopra
traſcritte . Roberto pertanto fu il primo , il quale moſtrò d’ave~
re trionfato de’ Greci nella Puglia , e nella Calabria, con aver
accoppiati ambidue i titoli di Daca di Paglia e di Calabria con
cedutìgli dal Sommo Pontefice. Non volle tuttavia farne uſo,
ſin quando non riduſſe al ſuo potere la Citta di Reggio capo
della Provincia 4 , enon ebbe ſoggette dodici Citt‘t, quant’era
no neceſſarie ad attribuire la denominazione di Duca î . Ma
perchè altre piazze erano rimaſe ai Greci nella Calabria, Ro
berto di nuovo colà ſì trasferì. Molte n’ eſpugnò e vinſe: le
reſtanti furono dappoi acquiſtate da Ruggieri ſuo fratello , il
[t] Malaterra líb.1. cap.g4. ad 37.
[z] Dominium Nirmamzoram faüam
Nn 2
quale
[3] Guillel.Appul. 1.1. Pagi in Nico—
lao ll. nua.
eſt magnum l” Calabria (ir Apulia , [4.] Sigon.de Regno Ital. ad an. 1059,
@- crroit potentia Ò* timer eoram
Malaterra l.: . azz. kahfl’! m Gia/‘j'.
in 0mm' Terra . Chronicon Norcardarmccepm?) be(,?bm;i) ,Hu
~ manuicum de rebus in Apulia 8: Jaturni ”fidarſi/iii compiz rif fiamma
pygia gefiis contra Grzcos ab antriampbalí gloria Dax effitimr.
no 1041.
ad pag-278,
108;. ap. Murator.Rer.ſi
~ Baſic.
:0.5.
[5]Duc.Benevent.
Camill. Peregrin. diſt‘crtat. a'. . de
2.84.
DEL RITO GRECO
quale riportò da quello in premio e guiderdone la Città di Mi
leto; e dopo graviſlimi contraſti ottenne ancora quaſi la metà.
della Calabria ulteriore I .
9. Intanto Roberto , dopo avere ſparſa fama di prode gucr~
riero nella Calabria e nella Puglia , e dopo aver ancora occu~
pato Otranto, s’ inoltro l’anno 1067. all’ aſſedio dellaCittà di
Bari , dove i Greci ritenevano raccolte le loro forze , e’l mag~
gior preſidio; perciò detta dalla Cronaca Bare1e all’anno 1012.
158d?! nunc Grecorflm A’lagnatnm . Tra tutte le Città della. Pu—
glia, queſta ſola Metropoli della Provincia eraſi mantenuta fi
no a queſti tempi ſotto il dominio de’ Greci , come quella , ch’
era ſtata da loro innalzata ad eſſere la primaria d’un nuovo
Principato , che di Bari fu detto; ed era altresì ſtata la ſorgen—
te delle ſedi-zioni contro de’ Principi Normanni, e un aſilo li
cnro ai ſedizioſi 3 . Argerio che la governava , al folgorare
delle armi Normanne ridotto in penoſe anguſtie, ſpedl ſegre
tamente _un meſſaggiere a Romano lll. detto Diogene
dore di Coſtantinopoli, ragguagliando eſſere la Città
flrett’ aſſedio , priva di viveri, e quaſi obbligata alla
L’lmperadore a sì nero ed affannoſo annunzio confuſo
lmperañ
cinta di
reſa 3 .
e attri~
ſtato , poſe in ordine una flotta , e lafece paſſare in italia ſotto
il comando diGocelino Normanno ribelle della ſua Nazione,
e ſitibondo del ſangue di lei ; lnſingandoſi diſpaventare i nemici
col terrore della ſua potenza, ecoll’odio e animofità del Ca~
'pitano. Ma vani furono i diſegni del greco Monarca . Stando
per giugnere l’armata navale dirimpetto a Bari, l’ ingegnoſa
aſtuzia del Duca Roberto, e’ l ſagace accorgimento di Ruggieri
renderono fallaci le ſperanze de’ Barcſi , e le mire del Comandan
te . lmpedirono a tempo il ſoccorſo , e coſtrinſeroi Bareſi alla
reſa. Tutti gli Storici ſcrivono concordcmente con lode de'
Normanni, celebrano il loro valore , ed ammirano i loro frau~
dolenti militari artifizj 4 . Finalmente Roberto l’anno 1070..
dopo quattr’ anni d’ aſſedio ſoggettò al ſuo potere la piäzz.:l ,
on e
[1[Malat. 1.!. 029. &1.2.. c.28. Za- [3] ‘Z’rbcm, qll-:ſolo in tini/?delfino
varroni della Cattolica di Reggio
pcrſiflcm maligne bolli/i incvrſiavc
cap-to. paga 29.
qmticbantnr. ni/r' citìntfizbacniat,
[z] Dax itaqm' . . ~ fanioſiffìmam A”.
ſc animi/ſura: nifîàt‘ocnuria . . . Ma
bH/l s qll-n Bam”; dicitm- , adi”:
laterra 1.2. (.44.
Conflantinopolítnno Imperatori cxſi- [4] 1d. Se Oſtienſ. lib.;. c.47. Guill.
dclìtatc ”db-create”: . . . anno Verba'
App. l.z.círca ſin. Pereg. ad Chron.
Interna” 1067. abſcſſnm iugadit 3
Lup. Protoſp. ad annoyt. Chronic
Malaterra lla. ‘-4,9,
Si Barth. de Carp. ap Ugnell` n.6.
IN ITALIA LlB-I. CAP-Vill’ 13.}
donde eſterminò i Greci, i quali poco dopo inutilmente [c11—
tarono ricuperarla . lndi dil'atò i confini del ſuo dominio fino
a Trani, a Venoſa , ad Acerenza, e ad altre Città. . d'inoltrò
nella Baſilicata, e pole in fuga i medeſimi Greci , e quaſi tutta
l’occupò , entrando trionfante in Tricarico nell’ Ottobre dell an—
no 1081. l . Ipopoli concepivano un alta- ſtima per gli Norman
ni , i quali erano da per tutto ammirati , e ricevuti con ifiraor‘
dinarj comraiegni di gioia , d’ applauſo, e di contento .
lO' Al magnanimo e bellicoſo ſpirito di queſti generoſi Cam
pioni ſembrando miſeri e tenui gli acquiſti fatti a danno dei
Greci nella Calabria, nella Baſilicata, e nella Puglia; e riflet
tendov eglino, che a molta ſublimita non ſarebbe giunto il loro
Reame , ſe tra quelle ſole Provincie folle rimaſa rifiretta la loro
Signoria , volſero i penſieri a ſoggiogare la Sicilia . Era quefi’
Iſola dominata in quel tempo de’ Saracini , i quali fin dall'an
no 828. z l’avevano ſottratta da’ Greci, e la tennero ſotto la
loro tirannide quaſi due ſecoli. Egli è ben vero eſſere Prata
la medeſima reſtituita in buona parte all’l-mperio d’Oriente da
Maniace coli’ ajuto de’ Normanni: ma diſguflati-queſti , e ſuc—
ceduti a quel Generale governatori Greci poco abili, fu ricol—
ta di bel nuovo da’ Saracini alla Greca Nazione . Era ſolamen~
te l‘a Città. di Meſſina rimaſa in poter di queſta , l‘a quale pur
I’ abbandonò a diſcrezione di quei Barbari l’ anno 1059. Oraí
due fratelli Roberto Guiſcardo , e Ruggieri animati da Papa Nic`
colò ll. aſſalirono l’lſola della Sicilia . Acquiſtate molte Cit—
tà , circa il 1070. ſpinſero- l" eſercito a Palermov , ove i Saraci—
ni aveano riſtrette le magiori forze , e~ attorno alle ſue mura
poſero l’aſſedio. Ammendue le nemiche ſquadre diedero del
loro valore negli ſcambievoli aſſalti e battaglie , glorioſe ripro—
ve. Finalmente d‘OpO alcuni meſi , queſti due valoroſi Principi
vinſero Ì’oſtinazioue degli aſſediati , e gli cofirinſero a rendere
la Piazza‘. Fecero di poi tante numeroſe e illuſtri impreſe, che
l’anno 1072., o' circa il 109:. , come piace arl/Pagi z , tutta
quell’lſola divenne ſhggetta a—ì Norman-ni .- Hafíèèim, ſcrive Uber
to Goltzio nella Storia di Sicilia , ſub OÌ'Ìeìlz‘ÌS Imperatorìbfls
Sicilia miſere affliä’a , modo Greecomm , ,modo Barbaromm armi: 0b
floxìa , ó- pmdí: lacerata; tandem Normaflnorttm afljfficiir ab ”tra
rar/:que crudelìtate liberata efl 4 ..
Fra
[1]‘ Lupus Protoſp. :Man-108!..
[2T
Sup. eap.t.
pag.;;.
[3] Pagi
eric-ad num.26.
Banad aſl-1091.11.13.
[4] Hubertus Goltzius in Sicilia, Sc
Magna
Grecia:
prope afin. , in hi
fior.
Sicilia:
poſtenſiore
:,35
,DELRITOGRECO
Tra gli Srrittori d’Italia raccolti dal Muratori d’immor
tal nome 1 , leggeſi inſerita la ſtoria della liberazione di Meſſi..
na dal giogo de’ Saracini deſcritta da un anonimo Autore o
contemporaneo , o proſſimo a quei tempi , il qnale ſegna. la con
quiſ’ca di quella Città. l’anno 1060. dl noſtra ſalute , c ſono il
-ventefimo nono dell’ età del Conte Ruggieri. Snidati i Saraci—
ni da (Meſſina, i providi Normanni vi rcſtituirono tratto tratto
la -politia , e la forma d’ un ſaggio ’e retto governo. Stabiliro—
no alcuni giudici greci , e latini atti a regolare gli affari pub
blici, e privati delle due Nazioni. ll Real diploma fu ſpedito
in Palermo il dì '15. Maggio dell’ anno 1129. colle ſeguenti pa~
role: Igimr perpetua ſlamimm, ut in eadem Civita” ſi: i” Ca.
pite .Regia Curia Principali: , i” quaqae ſia: anna/e: Jtratigotm,
ó* ?udien- ordínarii tam Gram', quam Latini P- .
Roberto fiſsò la ſua Sede in Puglia . Ruggieri ſuo fratello,
il quale colle ſue. forze , ed egregie virtù avea acquiſiata la Si
cilia fu creato Conte di eſſa 3 , e ſtabilì la ſua dimora in Pa
lermo, dove la continuarono i Rc Normanni ſuoi ſucceſſori:
-fin
quando
CarlodeiI. Rè,
d’Angiò
C0fiítuì del
la Regno
Citta di4 .Napoli ordi—ſi
naria
reſidenza
e Metropoli
Dalla Puglia, dove Roberto traeva la ſua dimora , eſſendo
d’ozio impaziente paſsò l’anno 1081. alla conquiſta delle Pro
vincie d’ Oriente. Sperimentarono il ſuo valore la Romania,
ñDurazzo î , ed altre Città, che occupò, afficurandone il poſ
ſeſſo con laſciarvi poderofi prefidj . Tra i notabili avvenimen
ti, che accompagnano la vita di queſto Principe, il più degno
d’ eſſere‘traſmeſſo alla notizia de’ Poſieri , è il ſöllecito ſoccor—
ſo preſtato a Gregorio Vll. in anguſtie ridotto in Roma da Er—
rico lV. Senſibile alle calamità di lui, e ſtimolato dall' acerbi
tà della gravoſa pena , che provava~ nel riflettere a’ trava~
gli-cui ſoggiaceva il Papa, abbandonato l’ aſſedio d’alcune piaz..
ze della Bulgaria, marcia col ſuo eſercito verſo Roma l’ an
no 1083. e rimette in libertà il Papa contro agl’inſulti , e alle
tiranniche violenze dell’hnperadore . Fatto alla Bulgaria ritor
.
no,
[i] Muratori Ret. Italicar. tom.6.
ap. Balut. colleéì. tom.6. pag.t76.
pag.6t4. Brevi: hiſtoria liberatio-
[3] Privileg.ap.Ughell.de Epiſc.Ve~
nis Meſſana- a Saracenorum domi-
ſuſin. to.7. pag.1zz.
natu , p r Comitem Rogeríum Nor-
[4] Giannone lib.zo. capa. Troyli
mannum faéìa: , a Mcſſanenſibus
vocatum -
tn.4-par-1-pag-l
[5] Malatetra lib.3. capa-z. 25. 18*.
'[2] Ap. Muratori ibid. png-{213 &
IN ITALIA LIB. I. CAP. VlII.
2,87
'noi vi fini tra gli ſtrepiti di Marteiglorioſi giorni. ll ſuo ca
davere fu traſporiato in italia , ed ebbe in Venoſa magnifica ſe
pultura . Non ſono qui per accingermi ad una nojoſa. diſſerta-ñ
zione contra l’opinione di coloro , iquali ſegnano la morte, di
queſt’ Eroe all’anno 1082. Mi farò ſolamente lecito accennare
una breve annotazione aggiunta ad un codice di Grottaferrata
da un diligente greco Monaco di que’ tempi.. Queſti ci paleſai
eſſer entrato Roberto, Guiſcardo in Roma li 29. maggio , indi
zione lil. l’ anno 1084. l’oravterza del giorno l . Quindi reſta
chiaramente provato dover prevalere il parere degli altri Ante*
ri , che ſegnano la morte di eſſo poſteriormente all’ anno 1082.
e preciſamente il dl 9. Settembre dell’ anno‘1084. , in cui an
che la pone il Malaterra 2 . Dappoichè compì la carriera della
vita Roberto Guiſcardo , ſi acceſe aſpra conteſa fra i due figliuoli,
cioè , tra Boemondo nato dalla prima, e Ruggieri nato dalla ſecon~
da moglie, intorno alla ſucceſlione al Ducato. Boemondo pri
mogenito fu dal padre dichiarato nel teſtamento Principe della
Macedonia , e della Bulgaria , e Signore degli altri luoghi acqui—
ſtati nella Grecia; e ſi credette eſcluſo dall’eredità paterna in
Italia . Ruggieri fu nominato Duca di Puglia , e della metà della
Calabria . Pretendevano ammendue- ſuccedere egualmente ne~
gli ſtati paterni, ed ebbe ciaſcheduno conſiderabilifazioni. Ma
Ruggieri avendo in queſta diſcordia ricevuto ſoccorſo dal Con
te Ruggieri ſuo zio, cui lo aveva raccomandato Roberto po~
co prima di eſalare l’ anima, acciocchè- gli facilitaſſe il poſ—
ſeſſo de’ medeſimi, reſtò ſuperiore nella conteſa , e ſuccedette
al Ducato di Puglia , e di Calabria, e a tutti gli Stati d’lta
lia 3 . Per moſtrarſi grato al Conte ſuozio, gli concedette la
metà di quei Caſtelli della‘Calabria ,
che ſino. allora avevano
ritenuti in comune 4 . Dichiaratoſi manifeſtamente il Conte
del partito di Ruggieri ſuo nipote , e obbligato altresì dalle di—
moſtrazioni d’affetto , e di liberalità ſeco` uſate , s’ affaticò di
ſoſtenerlo in tutte le occaſioni contra gli sforzi di Boemondo,
il quale ſpeſſe volte , benchè con inutile ſucceſſo, tentò di turñ
bare il ſuo ripoſo . Depoſta queſti ogni ſperanza di poter go
dere i floridi ſtati delle Provincre Napoletane da lui preteſi , ce
dette al fratello la Puglia , e piego le ſue mire alla conquiſta della
Siria . Porta il terrore‘. delle ſue arme in molteCittà , ~e-"lä ri’.—
uce;
.
U
[r] Ap. Placentin. Epi‘tome_ Palaogr.
Grace cap-XI. png-86.
[2] Malateſta lib.3. capa-,r-
,
[a] Idem lib.;. cap.”[4]' Id. lib-r. cap-f..
'F
.ì.
zig'
.DE‘L RITO GRECO
duce al ſuo potere . S’ inoltra in Antiochia, l’acquiſta , en'c‘
`proclamato Re . Dopo aver umiliata l’ alterezza de’ Barbari ne
mici del nome Criſtiano , e nettati dagli avanzi abominevoli del
-gentileſimo molti luoghi Santi della Siria, ſi vide arreſtato il
.corſo delle vittorie dalla morte , che gli ſòvragiunſ'e l‘.an.i xo8. I
-1 r. A Roberto Guiſcardo pertanto, onofato già col faſtoſo
titolo di Duca di Puglia , e di Calabria , il quale aveva poll
ſeduta tutta la Calabria citeriore , e la metà della Calabria ul-ñ
tcriore, ſuccedette l’anno 1086. il Duca Ruggieri ſuo figliuo—
lo 1 libero Signore di Puglia, di cui ottenne l inveſtitura da Ur~
bano lI- l’anno 1089. 3 Fini il vivere l’ anno 1093. in Salerno,
-nella cui maggior Chieſa edificata dal Duca Guiſcardo ſuo pa
,dre , ebbe con gran pompa gli onori della ſepultura . Queſti fu
.padre di quel Guglielmo , che inveſtito degliStati di Puglia da
Paſquale ll. v1’ anno 1118. , .e da Calliſto ll. nel l 122. mori nella
medeſima Città. di Salerno l" anno 1127. ſenza laſciare di ſe
.prole maſchile 4 . Reſtò perciò eſtinta la linea di Roberto Guiñ
-ſcardo S . ll Conte Ruggieri, che ricevuta aveva da Guiſcar—
do ſuo fratello non ſolo la Sicilia col titolo di Conte , ma par—
-te ancora della Calabria ulteriore , ed il reſtante l’aveva con
ſeguito in dono da Ruggieri ſuo nipote , come poc’anzie ſtato
detto, meritò per le ſue illuſtri azioni il titolo di Gran Conte
di Calabria, e di Sicilia . Di queſto cominciò a valerſi la pri
-ma volta, non già l’anno 1096. come l’ lnveges ha creduto ‘ ;
ma molto‘ tempo prima , e ſin dall’ anno 1087. le l’era attri~
buito , come ci manifeſta il privilegio della Chieſa di Mileto
dall’ Ughelli traſcritto. Venne egli a morte nella detta Città.
di Mileto l’anno 1101. nel ſettuageſimo anno di ſua età 7 . Eb—
be erede Simone ſuo-figliuolo ,il quale venne meno in età tene
ra l’anno l 105. Paſsò il dominio paterno a Ruggieri altro figliuo—
lo , detto il ſecondo ,, nato da Adelaſia in Mileto di Calabrial’an
no 1097. in Dicembre, o come ad altri piace , in Febbrajo
dell’anno ſeguente . S’ intitolò , come il Padre , Conte di Cala
bria, e di Sicilia ñ; e dopo la morte del Duca Guglielmo accadu—
-ta , come ſi è detto , l’anno 1:27., aumentò i titoli d’onore;
denominand’oſi Duca di Paglia , di Calabria , e di Sicilia , i quali
erano
[i] V.Arborem genealogia-Norman- ſ4] Alex,- Teleſinus de ”bits geſtis
nOrum apud Muratori Ret. Italic.
Rogerii Sicilia Regis lib.r. capa.
líb.6. pag-542[a]t'oſpat.
Malaterra
lib-g. cap-42. Lup.Pro-ſ
ad n.1086.
[5] Ptolemeus Lucenſ. in genealogia
.
[6]Roberti
lnvegesGuiſcardi
ad :n.1096
[z] Pagi in U_rban0 Il, marti—-
[7] Idem ad n.1195,
Al
IN ITALIA LſB-I.CAP.Vlll‘.
3,8,
erano ſtati c'onceduti la prima voltaa Roberto Guiſcardo da Nic
colò ll. , e indi adoperati dai ſucceſſori di lui fino a Gugliel
mo . Dal Ducato di Puglia , e diCalabria diede il nome ad una
moneta coniata l’ anno 1140. , detta perciò ducato , come ſcrive
Falcone Beneventano I . (lueſtífu quel Ruggieri, che ricevet—
te il Batteſimo da S. Brunone , gloria del ſuo ſecolo, l’ ammi
razione del Mondo Criſtiano, e fondatore de’ Certoſixi , uno
dc’ più illuſtri ordini della Chieſa . Con S. Brunone aveva col
tivata il Conte ſuo padre ſtrettiſlìma amicizia per la gran fama
di Santità; e fu il primo che ſtabili nella Calabria quell' Ordi
ne naſcente , 'di cui ſi moſtrò ſempre Protettore . Ci delinea le
azioni del Duca Ruggieri , e teſſe l’ iſtoria della ſua vita Aleſi
ſandro Abbate Benedettino del Monaſterio di S. Salvatore po
ſto in Teleſe Città del Regno di Napoli nella Provincia di Terra
di lavoro, altrimenti detta Campagna Felice . Scorte diligen
temente la ſerie degli anni dalla morte di Guglielmo Duca di
Puglia fino al 113-5., in Cui ponendo fine a’ ſuoi libri, fa una
grave perorazione aRuggieri, inſinuandogli lodevoliffimi pre
cetti , e religioſillimi documenti. Fu la prima volta portata
alla luce queſt’ Opera l’anno 1578. da Girolamo Surita unita
mente colla ſtoria del Malaterra z .
Agli Stati ereditarj aggiunſe Ruggieri Il. l’anno 1125'. il
Principato di Capua, e l’anno 1139. il Ducato Napoletano . Morto Boemondo in Antiochia, occupò i feudi di Taranto , 0;'.
ra , ed Otranto , ed altri luoghi, che da Ruggieri ſuo padre di
buon accordo gli_ erano ſtati conceduti . Dappoichè Guglielmo
Duca di Puglia fini i ſuoi giorni, entrò anche il detto Ruggieri nel
poſſeſſo di quella ſignoria, e del Principato di Salerno . ll Du
cato di Puglia gli fu qualche tempo contraſtato da Onorio ll.
il quale finalmente gli accordò l’ inveſtitura l’anno 1128. colle
ſolennità ordinarie di quei tempi , premeſſo il giuramento di fe
deltà, come riferiſce Aleſſandro Teleſino , che viveva l’an.
no ”5-4. 3 . ll Principe Ruggieri vedutoſi in una ſituazione sl
illuſtre, e vantaggioſa a cagione del dominio, che godeva sù
quelle Provincie , e de’ Principati conquiſtati da due ſuoi zii;
cioè, da Guglielmo Braccio di ferro , e da Roberto Guiſcardo ,
-~:_~,
O o
ſicco
[r] Falco Beneventanus ad an.: 140.’
Moneta”) ſuam introdaxit ; ”nam
[3] Alex. Teleſin. lib.1. cap.8. ad :5.
Chronic. Falcon. Beneventani ad
*verb , tai datata”; nom”: impoſait .
anana- Ap. Muratori Rer. Italic.
Ap.MuratoriRer. Italic. t-s. p-r; r.
to.6. pag.83. Sigon. de Regno [ta
[z] Extat apud Muratori Ren_ Italic.
ſcript, touj- pagáog,
`
lie . Pagi in Honorio Il. mxtt.
29°
DEL RITO GRECO
ſiccome altresì dal Conte Ruggieri ſuo padre , ſdegnando _omai
j titoli di Conte , e di Duca, volle fare al Mondo una più lu
minoſa comparſa , e s’ attribul quello di Rè ; ſegnando i pubbli~
.ci atti coi ſeguenti pompoſì elogj . Rex Sicilia, Ducacm Ap”
_ſli-e , ó- Principam: Capa-e . Innocenzo ll. mal grado ſoffren~
do che il Principe aveſſe oſato attribuirſi di proprio arbitrio
il titolo di Rè ſopra un Regno, che apparteneva alla S. Sede ,
di cui l’ inveſtitura era ſtata conceduta l’ anno 1053. da S. Leo~
ne lX. ad Umfredo; e da Niccolò ll. l’anno 1059. a Rober`
to Guiſcardo, non laſciò di ſeriamente ammonirlo a deporre
ſpontaneamente l’ uſurpata autorità ; altrimenti, per ſoddisfare ai
doveri del proprio miniſterio, l’avrebbe obbligato colle cenſure
a rinunziarlo . l motivi addotti da Innocenzo non furon baſte—
voli ad abbattere l' orgoglio di Ruggieri , nè a farlo deſiſtere dal
mal intrapreſo impegno . Sarebbe ſtato più facile l’ arreſtare il
corſo d’ un impetuoſo torrente, che il porre freno alla ſua al—
terezza . Rendutoſi pertanto ſordo a’ paterni , e ai replicati av~
vertimenti , fu privato dal Papa della comunione de’ fedeli .
Per ſoſtenere il Principe il primo paſſo irregolare, ne diede
tant’ altri irregolariſſimi , che ſi vide quaſi ridotto nel pericolo
di perdere col titolo anche il Regno . Volendo vendicare l’ol
traggio , che ſi avvisò avere ricevuto dal Papa , ſi valſe dell’oc
caſione , che opportuna ſe gli preſento nello Sciſma eccitato
contro ad lnnocenzo dal Cardinal Pierleone, che preſe il no
me di Anacleto , e turbò per ott’anni la tranquillità , e la cal
ma della Chieſa . Senza timore d’ incorrere. nell’ odio del Mon
do Cattolico ,preſe di mira nelle ſue azioni a combattere ll le—
gittimo Papa , e a difendere colla ſua potenza lo ſciſmatico Ana
cleto, il quale riputò a ſua ſomma ventura Il favore del Re.
Munito queſti di sì valevole ſoſtegno luſingavîìſi fa.” _fronte al il10
competitore, proccurava renderſi benevolo ll Principe , e nulla
negargli di ciò, che aveſſe bramato . Spinto Ruggieri dall‘ am—
bizione , e dall’amor della vendetta , richieſe ed ottenne da Ana~
clero il titolo di Rè, che ben ſapeva non poter nſurpare ſenza
il beneplacito Apoſtolico. Con gran pompa fu coronato in Pa
lermo l’ anno 1130. alla preſenza d'un Cardinallegato ſpedito
dall’Antipapa l per le mani di quattro Arciveſcovi rappreſen—
tanti le loro reſpettive Provincie, cioè, di Palermo , di Bene
vento, di Capua, e di Salerno . Fu ſalutato Rè di Sicilia.. Du
ca di Puglia , e di Calabria., e Principe di Capua , e quaſi con
quattro
[I] Monumentum ap. Baluzíum Miſeellan. n.63
IN lTALIA LIB.I.CAP.VIIL
,,91
tjuattro Corone fregiato. Vi fu preſente l’Abbate Teleſino, il
uale minutamente deſcrive la ſolenne celebrità 1 . (Lieít’ani`
moſità di Ruggieri fu univerſalmente riguardata come una sfac
ciata uſurpazione , e un manifeſto diſprezzo del legittimo Pa`
pa Innocenzo , e di tutta quali la Republica Criſtiana, la qùalc
ricuſava ubbidire allo ſciſmatico Anacleto . Era perciò Rug~
gieri comunemente denominato ?ju-11mm: Siculm, ?Jſarpator Si
cula:. Di eſſo ſolamente godeva il favore Anacleto; giacchè
tutti gli altri Principi Cattolici temendo la ſpada fulminatrice
della divina giuſtizia, aborrivano la perfidia del falſo Papa, e
gli negavano la loro opera e patrocinio . Ecco il carattere , che
di ammendue forma in una ſua lettera S. Bernardo 1 , il qua
le nel Concilio di Eſtampes adunato l’anno I 130. dopo un lun
go eſame, e dopo la diſcuſſione della validità delle due ele—
zioni, aveva pronunziato a favor d’ Innocenzo . Huber rame”,
(di Anacleto) Ducem Apulia; ſea' ſolum ex Principibm, ipſum
qae uſurpam corona? merccde ridicula comparata”: .
Tra i Principi, che vennero in ſoccorſo della S. Sede , e
del legittimo Pontefice , ſiſegnalò l’lmperador Lotario , il qua
le con un poderoſo eſercito calò in Italia l’anno 1133. Alcu~
ni Baroni della Puglia renduti animoſi dalle arme di lui, li ri
bpllarono a Ruggieri, e ſeco traſſero molte Citta del Regno di
’quà del Faro , le quali apertamente fi dichiararono contro di lui .
S’ acceſe aſpra guerra tra i due partiti, e vidcſi Ruggieri ad
un tratto ipogliato delle Provincie Napoletane , delle quali ln*
nocenzo ne inveſtì Rainolfo Conte di Avellino col ,titolo di
Duca di Puglia, e di Calabria . Alla notizia di sì funeſte rivo
luzioni riſvegliatoſi Ruggieri, da Sicilia ſollecitamente venne
nel Regno alla teſta d’una ben guarnita armata navale . Due volñ
te approdò in Salerno . La prima l’ anno ”38. in cui reſtò vin~
to dal Duca Rainolfo: e la ſeconda l’anno 1139. , in cui riac—
quiſ’tò in breve le Città ele Provincie , che aveva perdute par
ticolarmente nella Puglia . Seguirono indi molt’ altre battaglie
tra i due eſerciti del Rè, e d’ Innocenzo , il quale finalmente
reflò prigioniero in CaſtelGallucio prefio a S. Germano . Qte
ſ’co ſiniſtro evento unito alla precedente morte del Conte d’Avelñ
lino , di Lotario , e di Anacleto apri la ſtrada alla pace , la qua
le fu conchiuſa l’anno ”39. Innocenzo ritirò le ſcomuniche
fulminate contro a Ruggieri, e contro agli aderenti di lui . Lo
ammiſe alla ſua ubbidienza , e lo inveſtì del Reame di Sicilia,
Oo 2
e del
[i] Alex: Teleſin. lib.z. a cap-I. ad 6.
/
[z] S. Bernard. Epdzy.
2.92.
DEL
RITO
GRECO
e del Ducato di Puglia, e del Principato di Capua colla ſoli
-ta ceremonia dello ſtendardo, ſecondo il coſtume di quei tem
pi , come appariſce dalla Bolla traſcritta dal Baronio , e da ciò ,
che più diffuſamente narrano Falcone Beneventano , e France.
,ſco Pagi 1 . lndi Lucio ll. per rendere più riſpettabile la per—
ſona
del dello
Rè, gli
concede
l' anno
114.4.
l'uſoDalmatica
dell’Anelloz ., de’ſi
Sandali,
Scettro,
della
Mitra,
e della
12.
Fino a queſti tempi la Città di Napoli governavaſi in for
ma di Repubblica dal ſuo Duca . (Aletti ſu di tempo in tem
po deſtinato dal greco lmperadore , ſin quando le funeſte rivo
luzíoni commoſſe da` Lione lſaurico diedero giuſto motivo a’
Napoletani ,dopo l’anno 730., di eleggerlo dal corpo de’ proprj
Cittadini, e con indipendenza da’ Greci. Soſteneva tal carica
Sergio , Seſto di queſto nome quando bollivano le riferite di
ſcordie tra Ruggieri , ed Innocenzo . Egli entrò in lega coll lin
peradore Lotario , e difeſe con molto ſpirito la libertà della
Città, opponendofi con tutto lo sforzoa i progreſſi di Ruggic
ri. Ma dappoichè queſti venne dalla Sicilia , e volando colle
armi vittorioſe pe'l Regno , riacquiſtò le perdute Provincie , i
Napoletani ſgomentati dalla felicità delle ſue prodezze , dopo
eſſere ſtati lungo tempo cinti di ſtrett’ aſſedio , vennero in
accordo , gli ſoggettarono la Città , e glie ne diedero il do—
minio . Allora il Duca Sergio ſi poſe a militare ſotto le inſe
gne del Rè , e nella battaglia , che perdè queſti in Salerno
I’ anno ”38. reſtò eſtinto ſul campo s . Rimafi i Napoletani
ſenza Duca per la morte di lui , conferirono l’ anno 113.9. di
comun conſentimento la dignità a Ruggieri Primogenito del
Rè, come laſciò ſcritto Falcone Beneventano al detto an.1139.
Neapolitam' wenemnr Bene-venta”; , ó- Ciwitatem Neapo/im ad
fidelitaicm Domini Regis trade-”ter , Duce”; filium ejm dflxemnt ,
ó* ejm fidelitati col/a ſabrizìttlmt . ln’Sergio Seſto di queſto no
me , e Duca nell’ordine XXXIn. ebbe fine la politìa civile de'
' Duchi Napoletani, la quale durò 480. anni, quanti ne ſcorſe~
to dal‘ principio del dominio de’ Greci fino al Re Ruggieri.
Indi in poi fu la Città ſoggetta ai Normanni; ritenendo una nu—
da immagine , e un ſemplice aſpetto dell’antica Repubblica nei
ſoli nomi de’ Conſoli, e di altri Uffiziali , che ſi leggono in
uno
ſi) Palco Bent-vent. & Baron. ad annum 1 1 g’. Pagi' in vita Anacletî .
‘[1] Carlo Nardi dei titoli del Rè di
Napoli pag-:42
`
[3) Alex. Teleſin. [.3. c.u. Romual'
dus Salernitanus in Chroníc. Palco
Beneventan. ad Ill-1137
`
IN ITALIA LIB. I. CAP-VIII.
293
uno ſtrumento dell’anno 1190. I Sebbene il citato Autore ue
ſcrivendo all’anno r 146. il trionfale ingreſſo di Ruggieri in Na
poli raguagli aver egli trattato nel Caſtello di S. Salvatore coi
Cittadini, Negotia ”adam dc libertate Civitatis: doverſi pe
rò tali parole intendere dell’immunità dai peſi e dai tributi,
e non altrimenti della libertà_ di vivere colle proprie leggi, è
_ſentimento dell’accuratiſlimo Pellegrino .
(Lueſto Ruggieri , di cui finora ho favellato fu il pri
mo Re` di Sicilia , dal quale ſono diſceſi gli altri Rè Norman
ni. Ad eſſo devefi il vanto d’avere , colla ſua induſtria e va
lore, unite ſotto il ſuo dominio tutte le Provincie , d’aver ſor
mata una perfetta Monarchia , che Reame di Napoli oggi ſi
appella , e d’ aver fatto ſorgere il ſuo Regno in mezzo a due
potenti Imperj d’ Occidente , e d’ Oriente. Laſcio la terrena
ſpoglia in età d’anni ciuquantaſette nel meſe di Febbraio dell’an
no 1154- ² - Diverſi titoli s’ appropiò- queſto Principe; deno-.
miuandoſi nei diplomi ſcritti in lingua latina. Ora, Rage-ria:
Dei grafia Sicilia, Apulia, ó- Calabrix Rex, Adjutor Chriſtia
fiorüm a ó* Gift-pe”: . Ora, Rogerim Dei grati:: Sicilia: , ö* Ita
lia Rex . Ora finalmente , Rogerìm' Dei grafia Rex Sicilia: .
-Del pregio de’ medeſimi, co’ quali iſucceſſori hanno fregiato il
proprio nome, e del loro cambiamento nell' altro titolo oggidl
adoperato Rex Sic-Elite citrà , e5- ”ltrà Pbarum , ha dato alla lu
ce un trattato un moderno Autore , in cui rin-traccia l’ oriñ
gine di tutti i titoli, che appartengono al Rè di Napoli' e di
Sicilia z , e con erudite oſſervazioni prova. l’ uſo , giuſtifica il
poſſeſſo , e difende le prerogative . 18:;
-Ò
Tal è la ſerie dell‘illuſtri azioni. de’ prodi Normanni , iqua
li col diſtruggere l’ lmperio de’ Greci , e col fondare una nuo
Va Monarchia nelle Provincie di Napoli e di Sicilia , riſveglia—
rouo nelle Chieſe di queſte l’ antico rito latino, come or ora
Vedremo . 'Mi reſta ſolo , per compimento , oſſervare di volo , la
maniera uſata da qtteiaPrincipi nelle ſottoſcrizioni de’ diplomi,
la quale per non eſſere ſtata atteſa da alcuni Autori, ha dato
loro motivo d’ inciampo_ nella interpretazione de’ medeſimi .
Fu coſtume dei Rè Normanni ſegnare i proprj nomi colla ſola
lettera iniziale ,. Conforme all’ uſo odierno dei Cardinali ,Verde’
~
e coñ
[t] Ap-Mazzocc.de Cath.N’eap.p.nz. [3] Carlo Nardi dei titoli del Rè del
[z] Camill. Pereg. ad Anon- Caflincnle due Sicilie . In Napoli I747*
ad an.: r 54A
Veſcovi . Nomina propria , ſcrive Camillo Pellegrino 1 , ſab
Normannarum cetate capitalibur tantummodo litteris depiEZi: com
pendiabantur . Quindi la medeſima lettera capitale R. ſegnata
otto diverſi diplomi, ha tratti ilettori in diverſi ſentimenti;
credendola alcuni iniziale del nome di Roberto Guiſcardo; ed
altri del nome di Ruggieri . Per queſto motivo molte carte , e
privilegj di quei tempi ſono tuttavia ſotto la cenſura di ſaggi
Critici, i quali 1’ attribuiſcono all’uno , o all’ altro de’ mento
vati Principi, ſecondo i proprj impegni.
‘
C A P O IX.
Le Chieſe della Puglia , della Calabria , -e della Sicilia ricuperate
da’ Normanni, ſono finalmente reſtituite alla giuriſdizione de’
SommiPontefici nel ſecolo xx. ll rito greco in alcune di
eſſe comincia ad oſcurarfi , e andare in declinazione .
SOMMARIO.
1
Ietà de’ Normanni pale
jata principalmente nelle
fondazioni de’Monaſterj dell’
Archimmzdritato di .Me/fina,
della Santiffima Trinità di
Mileto, di Santo Stefano del
Boſco , della Cattedra] Chie—
ſa di Salerno , e nel/'occorſo
preſtato alla Baſilica Late
ranenſe di Roma .
2 La pia munificeuza de‘ mede
ſimi paragonata da un recen
te Autore colla rapacitàſiz—
crilega de’ Baroni del Rea
me di Napoli .deljuoſecolo .
3 I Sommi Pontefici riacquiſta
no nel ſecolo x. per opera
dell’ lmperadore Ottone, i
patrimonj della Calabria , e
della Sicilia , loro confiſcati
da Lione Iſa/{rico nel ſeco
lo vm.
4 Sono reintegrati dai Norman
ni nel poſſeſſo degli antichi
diritti di conſecrare i Vefl‘w
‘w' della Sicilia , della Pu
glia , e della Calabria; riaſ
ſumendo l’eſercizio fin dall'1
anno 1081.e 1082.
-s Permettono nondimeno tal
volta, cbe gli eletti rice
Wano la conſecrazìone dai
Metropolitani di quellePro
*vincie , affine di non rende
re odioſa la propria autori~
tà , e di non porgere moti—
vo a’ ſudditi di richiamare i
Greci indi giri diſcacciati .
-6 Si paleſa l’errore di quegli
Autori , i quali attribuiſco
no a Guglielmo il ”Ialo la
gloria, di avere reſtituita a’
Papi nel ſecolo x”. la li
bertà di conſecrarei Ve co-vi
della Puglia , della Cala,
bria , e della Sicilia .
7 I Nor
ſi] Camill-Peregrín. ad ChronicZ Lupi Protoſ'patae ad alt-'1097.
;o
IN ITALIA LIBJ. CAP. 1X.
7 I Normanni ricondacono il
rito latino alle Chieſe del
le mentovate Provincie per
due ragioni . Laprima ,per
chè tenevano geloſia degli
Imperadori d’Oriente, i qaa
li inoflravano molto ſenſi—
bili alla perdita di qnegli
.Stati . Congiara ordita l’an—
z 9 I.
ramente ”ſata nelle carte ,
_e nei diplomi da’ Normanni.
ll I Normanni nel reſtitaire il
rito latino alle Chieſe , ſog
gettano a’ Veſcovi latini
qaei Greci delle loro Dio
ceſi, i qaali continuavano
a vivere nei riti Orientali .`
Si eſffiongono le Parole , che
indirizzate a detti Veſcovi
ſi leggono in tali diplomi,
cioè, Concedo tibi cuné‘tas
no 1097. o 1098. in Capita
da Sergio Capitano greco
contro al Conte Ruggieri,
il qnale avendolaſcoverta ,
condanna i Greci allora vi
venti , e i loro [acceſſori ad
eſſere perpetnamente Va al
lcgcs ſpiritualíter . Conce
do omnes cccleſiaſticas lc
ges , e ſimili .
Iz Dichiarana dipendenti da’Ve
li del [Plonaſierio di S. Ste
fano del Boſco . Laſeconda ,
ſcovi latini, i Monaſterj gre
ci , ai qnali concedono l’eſen
zione dalla legge dioceſana ,
perchè i Normanni erano più
inclinati al rito della Chieſa
"'Ãi‘non già dalla legge digìa...
Romana , che della Greca .
Tri/dizione . S’aaiformano al
la diſciplina Orientale, je—
8 Trattano con ſoavità e dol
cezza i Greci. Pnbblicano
condo il cm' tenore i Ã/lona
le Leggi, eiDiplomi con
ſierj ſoggetti ſono alla gin—
riſdizione del proprio Veſco
ceputi in ammendae le lin
gue, per agevolare l’ intelli—
-vo . Da que/ia legge ſono
genza de' medeſimi alle dae
eſenti/blamente pre/fo dila
ro qnei Cenobj , Chieſe , ed
Oratorj riſerbati dal Pa
- triarca di Coſtantinopoli al
la ſaa autorità . Fin dal ſe‘
colo vu. s’ hanno monamenñ
ti dell' eſercizio d’ ana tale
pote/là riſtretta tra i confini
delſllo Patriarcato .
La lingua greca fioriſce nella
N—zzioni greca e latina, lora
ſoggette .
9 Non ſi arrogano i1 faſtoſa :i
tolo di Boca-17x56: o ſia d’Im
'pcradori, e di Auguſti nei
pubblici atti . Lo cedono per
motivi di Stato agl’ Impera- '
dori* d‘ Oriente, i quali lo
pretendevano; eſſendo egli— '
no contenti d’adoperare l’alñ- *17$
m di pìz , cioè' di Rè.
to La lingua greca decade dal
ſno /jolendore in que/Z0 ſeco..
10 X. ”el/’Haba, ed ëbarba
ñ’?
Paglia , nella Calabria , e
;nella Sicilia , anche dopo eſ—
ſere flato aperto dai Nor
manni libero il campo al rito
[all’10 a
1. Tra
,95
1.
DEL RITO GRECO
RA i Criſtiani del Settentrione erano principalmentei
.
Normanni molto inclinati agli eſercizj della Religio~
ne . 'l'enuti nel Regno di Napoli, nell’ att’iſteffo, che p1*\occu
ravano i proprj avanzamenti a danno de’ Greci, uſavano tutto
il riſpetto, ed avevano infiniti riguardi alla S.Sede , al cui ſer
-vizio alcune volte impiegarono `con ardente zelo e valore, e
con fortunato ſucceſſo, le loro armi. Erano accolti nelle Cit
tà con univerſale allegrezza , che veniva a’ popoli iſpirata dalla
comune opinione di una ſomma Religioſità , che in efli riſpet—
tavano. La lor divozione ſi fece ammirare negli edificj delle
Chieſe, e .de’ Monaſterj: mezzo ſicuro a’ Principi per mante~
nere nel loro dominio le conquiſte già fatte. In tutte le im
ñpreſe , e in tutte quaſi lc vittorie riportate,avean avuta la dili~
genza di ſerbare- la terza parte d’oro , e d’argento , e d’impie
garla ad innalzare ſuperbi edifizj in onore del vero lddio , e ad
aſſegnare dovizioſe rendite alle Chieſe per lo mantenimento de’
ſacri Miniſtri, e per lo ſplendore , e magnificenza del divin
culto . Riteneñvano a proprio uſo altrettanta quantità; e l' altra
_terza parte degli acquiſti la diſtribuivano a' ſoldati l . Uno de’
principali Monaſterj fondati dal Conte Ruggieri, fu il celebre
Archimandritato di Meſſina . Lo ſtabilì capo di trent’ uno a C
.più inferiori Cenobj di Monaci greci per amplificare l’Ordine
.di S. Baſilio . ll coſpicuo monaſterio della Santiſſima Trinità di
Milcto , e l’ altro non meno illuſtre di S. Stefano del Boſco de'
Certoſini, ſituati ambidue nella Calabria ulteriore, ſiccome al
.tresì la magnifica Cattedra] Chieſa di Salerno riconoſcono per
fondatore , ..quelli il Conte Ruggieri , e queſta Roberto Guiſcar-.
do . Non ſapendo ſaziarſi di dare al Mondo le più ſplendide ,
e magnifiche dimoſtrazioni del giubbilo , 0nd’ era inondato il
loro cuore per le inſigni vittorie, che avevan riportate dei Sa
racini , e dei Greci , diedero parimente ordine di gittarſi le fon—
damenta , e fabbricarſi diverſe aitre Chieſe, e Monaſterj nelle
principali Città delle Provincie .conquiſtate . Erano eſeguiti i
loro comandamenti con incredibile celerità; eſſendo impazienñ
te d’ indugio, e di dilazíone il loro zelo . Troppo lunga coſa
ſarebbe il deſcrivere i vaſi d’ oro , e d’argento , gli altri ric—
chi ornamenti ,' e le prezioſe ſupellettili conſecrate al divin cul—
to; e i conſiderabili fondi, e gli ſtabili, e i patrimonj alle mea
deli-me Chieſe,e a’ Monaſterj aſſegnati. Windi ſi può argumen
tare qual foſſe di tanti ſuutuoſì edifizj , per la liberalità de’ Nor*
manniz
[i] ln _hiſt- Liberationis Meſſane ap, Muratori Rei', Italia. to-C* pag-f111*.
i'
IN ITALIA ”13.1. _CAP.ix.
2.97
manni , la magnificenza , l’ampiezza , la maeſtà, e il decoro ;
e quanto altresì foſſe il numero delle perſone conſecrate al divin
ſervizio . Non ſt reſtrinſe tra i confini di Napoli, e di Sicilia la
loro pietoſa liberalità , ſi ſteſe ancora ad onorare le Chieſe di Ro—
ma . Elſend’ occupato lnnocenzo ll. ad ornarc la Chieſa del
Salvatore preſſo al Palazzo di Laterano, nel cui monaſterio ave
va fatta luminoſa comparſa tra iCanonici Regolari quando era
in grado minore, il Re Ruggieri riſolvette dare una teſtimo
nianza e di ſua religione verſo quella Metropoli di tutt’ il Mon~
do , e di ſua ſplendidezza verſo il Sommo Pontefice . Alla
guerra , che s’era acceſa tra l’uno e l’ altro , e che ſopra è
ſtata deſcritta, era già ſucceduta la pace , eran diſſipare le ar~
mi, e rotte le ſpade . Entrate Ruggieri ne’ ſentimenti di ri
ſpetto verſo la S. Sede oltraggiata, e avendo piegato il collo
al legittimo Pontefice , ſpedl dalla Calabria , a ſemplice richie~
ſta di lui, una immenſa ſelva di ſcelto legname per uſo di quel
Tempio, e per iſtabilire principalmente la parte ſuperiore e ’l
tetto , che minacciava irreparabile 1 rovina. Gli Autori non
poſſono abbaſtanza eſprimere la pietà della Nazione Normanññ
na . L’Ughelli, ove ſe gli preſenta l’ occaſione , diſtintamente
ne rapporta i monumenti per la ſeguente ragione , cioè, Ad
tantorum wii-om”) excitandam memoríam , rccolefldamque ergo loco'
eoram pietatem ó- gloriam 2- . Lione Oſtienſe nella Cronaca , il
Pirro nelle notizie delle Chieſe della Sicilia , ed altri gravi Scrit~
tori hanno creduto preciſo lor debito di fare colle dotte penne
pompoſe lodi alla loro religioſa munificenza .
2. Paolo Emilio Santoro nella ſtoria del monaſterio di Car—
bone s dopo aver teſſuto un’ eminentc elogio agli eccelſi me..
riti de’ Normanni, volge lequerele contro d’ alcuni Baroni del
Reame di Napoli del ſuo tempo. tutt’intenti a ſpogliar le Chie~
ſe de’ Beni, e dei fondi, e a ritenerne il poſſeſſo con inevita
bile danno delle loro anime . Mi giova traſcrivere interamen~
te il teſto dell’ Autore, in cui pone in confronto i rapaci Prin~
cipi della ſua età coi Religioſi Normanni de’ ſecoli paſſati. O
*verè ctmEZi: ſxculí: ( cos] ſcrive di queſti ) memoraflda pro-genierl
O cbariffima Deo familia, ”ata ad honorem, amplífiratioflem, cà*
decus moflaſteriorflm , ibique degentiflm Dei fama/0mm omar-m”,
commodflmqaeg O -vor felicerl O '00: beator! . . . . Fade-at ”offro—
’
ſi] Pam-in. de ſeptem Urbis Eccleſiis
Tic. de Baſilica Laterancnfi .
(zl Ughell- F037- Pas-712
i P p
rum
[3] Sanaorius in hiſt.monaſterii Catz
bonen. pag-4S
2.98
DEL RlTO GRECO
“rum tempamm I’vraflmzlot , é- Barofler , eoſque , qui Regiz‘: opìb”:
potiantur , ”fari-e rapacitatír , injujlammqfle rapinaram , qua: quo~
tín'íe eater-cent i” expilandir momyierìir , ó* Religiojorum fumi/ii: .
Eſpreſſamente proteſta di non comprendere in queſta univerſal
,cenſura la coſpicua famiglia Sanſeverina de’ Principi di Biſigna~
no , alla cui integrità io recherei grave torto , ſe non traſcrivelſi l
le favorevoli teſtimonianze ch’ei rende , e il convenevole enco
mio , con cui onora il ſuo illuſtre nome . .Sanſemrinatum F.1milia
abjiinentiſſima a Vaffalloram injuriir, atque rap-**nir- , fautrix ca
rum, é* benemerentifflma largitrix , ó- omm‘r regia libera/itatir
ſplendore clariffima , xquato Regum faſtigio , é* ut latè diff/1 :r opi
Imr ing-9”: prdrpollenſque , Regnantibm in‘viſtz . Alla pag.46. e 4.7.
continua il medeſimo argumento, e pone nel ſno chiarolume
la temerità de’ medeſimi Baroni , i quali dopo avere uſurpati i
beni delle Chieſe, ed eſercitate contro agli Eccleſiaſtici mille
violenze , pretendono portare in trionfo la pietà , e la divo—
zione; applicando le loro induſtrie a comparire al Mondo Si
gnori del tutto pii , e religioſi , e volendo altresì eſſere da’ pro~
prj ſudditi riputati , e riſpettati per tali . Normannomm proge
m'er addiéîiſſima ſacri: , Numinibuſque deperiit inter-vallo 135*. an
norflm;pojſ tot dejizdator Iaborer , exljauſtoſque pro Chriſtiana Re
ligione; poſt tot vaſti/ſima: xdificiorum mole: Numinibm conſecra
tar; poſtque ampliffimor reddit”: , quibm religioſi” familiar exco
Iuerm” . . . . . . E! ”oſtri temporir Dranm’culi Reg” , Dynq-'ix
que jiirpem ſùam i” longum mmm duratura”: exiſtimant . . . . In
digni proſe-EZ” ( Baron”) Cbríſtizmo nomine , ó* Saraceni: . Tur
ciſque ſceleſtiorer. Aoc-”t Mme” pro ſe , ſtirpeque fluidi prete”
Ò- Nflmini coflciliari : jubeflt etiam adlmc , gravida!!! Piatti/is am**
ma, ;nec ad reſtitfleflda bona più locir iflflexa: Affiduflt primi a”—
te Ara: , in ſuggeſt” ante ſ/rblato tape-tibi”, ſtraro cum molli/fimo
palwiflario: dan' ſibi tbur, ó* reliqu’a dignitatflm Volant, tum-"di
i” ore mdgi, ó* gloria/i populariburſpeecie pietatir . Le altre gra
viſſime eſpreſſioni uſate dal Santoro nella continuazione del~
la ſua lfiorja, z fanno chiaramente conoſcere , che i Baroni
della ſua età abuſandoſi della ſemplicità degli Eccleſìaſtici , ave
vano ridotte le coſe all' ultima eſtremità , e che facevano ſoffri—
re de’ pregiudizi non più uditi agl’intereffi delle Chieſe. de’
monaſterj , e delle Commende de’ loro Stati . Ma ritornando
in cammino , donde ci ſiamo non ſenza ragione alquanto al
lontanati : grande certamente , e proſpicua ſu la ſollecitudine
lHÎPlC'*
v[i] Pag-lgs.
[a] Pag-18.8( in.
IN ITALIA LIB.I. CAP.IX.
,,99
impiegata da’ Normanni in ſervizio della S. Sede , e 'in reni~
tuire il rito latino alle Chieſe , le quali dal ſecolo vm. a que
ſta parte fi erano ſoggettate al greco . Oneſti e ragionevoli,
ſe ſi riguarda la ragion 'dello Stato , ravviſeremo eſſere ſtati
imotivi , onde furono ſpinti; e ſaggi i provedimenti , che pre
ſero per condurre ad effetto una tale impreſa; eſſendo queſta
ſtata tanto più ardua, e pericoloſa , quanto immenſa era la
moltitudine de’ Greci nelle Provincie da loro conquiſtate. Non
oſtante il loro ecceſſivo numero , ed il loro naturaleimpeguo
nel ritenere gl’ iſtituti dei Maggiori, i Normanni introduſlero
il rito latino con tale dolcezza , e prudenza, che non fi ren~
derono odioſi alla Nazione, e molto meno le diedero motivo
di riſentimento, e di ſedizione .
3. Sopra ogni altra coſa dunque acquiſtarono i Principi Nor~
manni molta gloria , e riputazione, perche‘ univano tutte le
Chieſe delle Provincie lotto la cura e la diſpoſizione , com’erano
prima , del Sommo Pontefice; e quelle molte da eſſi fondate,
alla vigilanza di lui le commettevano . A riſtorare i graviſſi—
mi danni, che i Sommi Pontefici aveano ſofferti dal c’reco lm
peradore Iſaurico, per la cui.violenza erano ſtati lîzogliati sl
de’ patrimonj , come delle Chieſa nella Calabria , nella Puglia,
e nella Sicilia; non mancava, che riſtabirirgli ne’ diritti delle
Chieſe:
ne’ precedenti anni
avevano
ricuperati
i patri
monj
pergiacchè
operaſſdell’lmpcradore
Ottone.
Queſto
Principe
per
le ſue glorioſe azioni avendo acquiſtata gran fama , ed eſſen
doſi renduto celebre, e rinomato nell’ Europa , fu pregato da
gl’ltaliani a ſottrarre colle ſue forze , e col ſuo valore il Pa
pa , i Veſcovi, e i Principi ſecolari d’italia dalla tirannide
dell’ ultimo Berengario , e di Adelberto ſuo figliuolo . Fu anñ
cora invitato a ricevere dalle mani del Papa il Regno , e la
Corona , che gli eſibirono . Non tardò Ottone. a calare dalla
Germania . Venne a Roma con fortiſſimo eſercito l’ anno 962.
e fu da’ Romani accolto con grandi dimoſtrazioni d’ allegrez~
za . lntrodotto nella Chieſa del Vaticano fu con auguſta ce
remonia unto da Giovanni Xll. , da cui ricevette la Corona
Imperiale . Stabilítoſi nel Regno d’Italia rivolſe i ſuoi penſie
ri a ſollevare dall’ anguſtie , 0nd’ era oppreſſa la S. Sede , e a
renderle i ſuoi antichi diritti. Ritolſe dalle mani degl’ingiuſti
poſſeſſori molte Terre, involate nelle precedenti rivoluzioni
alla Chieſa Romana , e prontamente a queſta le rendè . Ani—
mato di nobiliſlìmi aſſetti di zelo per la Sede Apoſtolica , di
\
Pp z
dolo-z
zoo
DEL RITO GRECO
dolore per l’uſurpazion dei Greci, e di compaffione verſo le Chic.:
"ſe di Roma , reſtituì ancora a’ Sommi Pontefici i patrimonj oel
le due Calabrie, e promiſe di mettergli nel poſſeſſo di quelli,
che una volta poſſedevano nella Sicilia, allorché aveſſe avuta
,la felicità di conquiſtar quell’ Iſola . Patrimonium Neapotitmmm ,
(ſono parole del Diploma 1 ) é* Pan'imoniflm Calabria? ſuperio
ri: , ó- iflferiori: . . . . ”ec non patrimaflium Sicilia: ,
Le!” na
flri: illfld tradiderít mam‘bm . ln queſta donazione confermata
l’anno 1014. dall’ lmperadore Errico l. ſ1 leggono i nomi delle
Cittí del Ducato Beneventano , e dell’ Eſarcato di Ravenna.
Così avvenne, che i patrimonj confiſcati da Lione líaurico, e
ritenuti da’ ſuoi ſucceſſori ancorchè ottimiPrincipi, non oſtan
ti le premure di Adriano l. e di Niccolò l. z ritornaſſero fi~
nalmente al dominio della Chieſa Romana per le mani di Ot
tone , il primo tra i Tedeſchi ſollevato al Trono Imperiale
dai Romani 3 .
4.. Non meno di Ottone rimaſero ſoddisfatti i Sommi Pon~
tefici del zelo de’ Normanni, per la cui opera furono rimoſſi
gli oſtacoli , che avevano loro impedito quaſi per’ trecent’an
n-i , l’ eſercizio dell’ impoſizion delle mani ſopra i Veſcovi della.
Puglia, della Calabria , e della Sicilia. Paſquale ll. attribuiſce
la gloria a Roberto Guiſcardo , e al Conte Ruggieri fratelli,
(finirono di vivere il primo l’anno 1084. , e’l ſecondo l’an—
no nox.) d’aver fatto reſpirare i Papi dalle paſſate calamità ,
e d’aver loro renduta la liberta di poter eſercitare il Metro
politico diritto ſopra i Veſcovi del Reame di Napoli, e di Si..
cilia . Rfid ego (così ſcrive al Veſcovo diSquillace ) Deo auffare
per /Zrefluíſſìmomm Fran-”m Robe-rtl’ qtzona'am nobili! memorix Dtlcis,
Ò- Rogerii Comi”: labore: atque vilît’orim, tam ex illa (Sqzzi/laceflſi),
quam ex cortei-i: Calabrorm” Ecole/[i: , Gmcorum tvramxica ce añ
-w'r invia/io : No: . . . . ſiatzzimu: , ut ſicut t” , im é‘ HH' deincep:
ſucceſſore: per manu”; ſemper Romanorum Pantificum conſacra-1h
”tr 4 . Avendo in fatti riſtabilire, com’è ſtato detto, il Con
te Ruggieri molte Chieſe nella Sicilia, e quella di Squillace
nella Calabria, ed avendo innalzato il ſuperbo edificio della
Chieſa di Mileto, cui unì due Cattedrali di Tauriana , e di Bi
vona quaſi daÌ Saracini atterrate; volle che tutte tolſero ſogñ
gette
[l] Ap. Baron. ad :n.962.
[z] Vide ſupra Cap-vu. n.1. z.
'[3] Fríſingen. 1.6. cap.17. &ſuv-hifi.
,Jur- Publici mp, ult. 5.3,
ſ4] Conflitutio 41- Paſqualis ll. in
Romano Bullarío recent edit. to.:
pag-14:.
[N ITALIA LIB.I.CAP.IX.
30k
gette al Patriarcato Romano: poſta in non cale l' ubbidienza,
che avevano da prima profeſſata al Trono di Coſtantinopoli .
A quefi’iſteſſa legge ſoggettò la maggior parte dei Monaſterj ,
e quaſi tutte l'altre Chieſe , che rifiorò , o ereſſe dalle fondamenñ
ta , come ſ1 ritrae da"diplomi recati dal Pirro, e-dall’ Ughel
11-. ll .Sommo Pontefice riacquiſtò l’eſercizio dell’ autorità di
Metropolitano, ed indi a queſta parte diſpoſe di quelle , come
a ſe appartenenti . Tolſe dall’ oſcurità delle tenebre in alcuni
luoghi la dottrina della fede , ripoſe ſul candelabro la; luce_
dell’evangeliche verità, e ſ1 appl‘icò a riformare le Chieſe dai
molti abuſi', che ſtranamente le oſcuravano , e a riſtabilire l’eccle:
ſia-ſtica diſciplina , la quale ne’ paſſati diſordini da’ Greci cagionatl
era molto decaduta dal ſuo primiero ſplendore . Diede ancora
libero il corſo all’antica ina giuriſdizione . L’anno 1091. conſe~
crava i- Veſcovi della Sicilia , come fi legge in un diploma ſe
gnato in queſto medefimo anno 1 dal’ Conte Ruggieri, il quale
aggiugne , che le ſue premure impiegate nella dilatazione del
culto divino , nell’erezione de’ Tempj’ e de’ Monaflerj, e nel
lo ſtabilimento delle Sedi Veſcovili e de’ Veſcovi , avea mei
ritato il compiacimento , el’ applauſo d’ Urbano ll'. [pſ0 eodem~ '
qae Romana Sedi: Antiſtite é- laadante, ó* COÌZ’CBdó’Ilte, ó- ip—
ſo: Fpi/bopos conſecrante . Non cominciarono la prima volta a
reſpirare i Papi dai fofferti pregiudizj nel detto anno r091. co—
me alcuno potrebbe a prima viſta credere ſulla fede del men—
tovato diploma. l molti, e i diverſi monumenti‘, che ci ſon
rimaſi, e traſcritti fi leggono preſſo il Pirri , e Alberto Picco—
lo, ed una lettera di S. Gregorio VII. 3 ci obbligano a ricon~
durre a’ tempi anteriori la libertà ricuperata da’ Sommi Pon—
reſici- d’ imporre le mani a’ Veſcovi della Calabria , e della Si
cilia . Raccoglieſi dai medeſimi , che fin dall’anno 1082. e 1‘081.
Venivano i Veſcovi a Roma per ottenere dal Papa la conferma
della loro elezione , e per ricevere da lui l’ ordinazione .
5.’ Riacquiſtati da’ Papi gli antichi diritti nel ſecolo 1x. han~
no indi in poi* obbligati ſtrettamente i Veſcovi eletti a trasfe
rirſi in- Roma per il ſuddetto effetto . A quefi’ antica conſuetu—
dine rinnovata con altri ordini ſucceſſivamente promulgati , non
ebbe verun riguardo Guglielmo Rè di Sicilia, il quale nel ſe
colo xn. tentò di ſottrarre i ſuoi Veſcovi da tale_ obbligazione ,
~
’
[1] Apud Pil-rum in notítia Eccleſ.
WWW-T_
_
b] P…- lbld- Albums Parvus de
pron—
antſq. Jur. Eccleſ. Sic. pJ. cnp.5~.
S-Greg. vn. Ep.41.. 1.9. annua,
Concil. to.6. pa. pag-1496.
3°,,
DEL RITO GRECO
pronto a mettere in opera la violenza , e ad opprimere la giu
riſdizione del Papa per ſortir vittorioſo dal ſuo impegno . Pre—
teſe che Gualtiero eletto Arciveſcovo di Palermo doveſſe eſſere
conſecrato da tre Veſcovi in quella Città , ed eſente dalla ſcr
vitù del duro ed inutile trapazzo di venire a Roma . Alcſſau.
dro lll. ſentì con turbamento d’animo il diſegno del Rè , elo
preſe per un' oltraggio , che ſi voleſſe fare alla S. Sede . Non
ſi diede all’ avvilimento , ma con Apoſtolico petto ſi oppoſe alla
pretenſlone di lui , facendogli comprendere 'eſſere ſtata ſpecial
prerogativa ſempre mai eſercitata dalla Chieſa Romana ſopra i
Veſcovi della Sicilia, di obbligargli a ricevere da’ Sommi Pon
teflci 1’ impoſizion delle mani per la conſecrazione . Ma per
chè temeva che il furibondo Principe poneſſe in opera le ſue
aſprezze , cagionaſſe turbolenze , e ricopriſſc ſotto il velo degl’in—
commodi del viaggio, il ſuo mal animo contro alla S. Sede,
ſacrificò per quella ſola volta le ſue ragioni alle voglie del Rè;
mrmettendo, che l’ eletto Gualtiero poteſſe .eſſere conſecrate
m Sicilia; purchè un tal fatto non poteſſe mai recarſi in eſem~
pio di pregiudizio alla Chieſa Romana. Licet in memoria noſtra
non exiſta: , at alìqais predecefforam prefati eleEZi Gaalterii am
qaam fnerit, ”lſì a Romano Pontìfice conſècratar. Conſzderante:
tamen ó-c. .conci-:dimm conſècrari; ita tamen quod hoc nondebeat
impoſlcrum i” excmplam affami 1 ,. Se neſſun predeceſſore dell’elet~
to Arciveſcovo di Palermo era ſtato conſecrate nella Sicilia , ma
tutti erano ſtati .obbligati a venire in Roma , come Aleſſan
dro lll. ſignifica; nondimeno certa .coſa è, che alcuni Veſco
vi della Calabria fin dal ſecolo xx. s’aſtennero di metterſi in
cammino verſo Roma: e nella Provincia ſteſſa avevan ricevuñ
ta la conſecrazione dai loro Metropolitani . l Sommi Pontefi
ci‘ in quei primi tempi, in cui ricuperarono l’antica. giuriſdi
zione dalle [nani .dei Greci Patriarchi furono coſtretti, ezian
dio non volendo, a chiuder gli occ’hi ad alcune coſe; sì per
non rendere odioſa la loro autorità, come per non dar moti
vo ai ſudditi di richiamare i Greci, e ridurre le 'Chieſe all’an`
tico lugubre , e deplorabile ſtato . Gregorio Vll. amante della
comune quiete .e della -pace , -ricusò conſecrate il Veſcovo di
Mileto , ancorchè ne foſſe ſtato pregato dal Conte Roberto ; poi
chè l’Arcive‘ſcovo di Reggio preteſe dover eſſere preferito a
tale atto, e a lui competere l’ordinazione di quel Prelato . Non
volle-il Papa ingerirſi in queſta facenda, ne render pago l’ani
mo di
[i] Ap. P, Seat-ſum 3d homil. Cerami in prcm. r. 5.1,
[N ITALIA LIB-l. CAP.lX.
303
mo di Roberto , ſe non dopo eſſere ſtato aſſicurato con prece—
dente eſame e diſcuſſione , che non apparteneva al mentovate
.Arciveſcovo la prerogativa d’ imporre le mani al Veſcovo di
Mileto . Così ſi eſprime in una lettera ſcritta l’anno `108:. al
lodato Conte . De eo autem quod ſuper eleëío ”lelitenſì poſtnla
ſh' , 'Io-veri: nobilita: ma nobil- eſſe intimatnm ad ju: Eccleſia: Re~
girano: pertinere . ‘Dna’e non alìter annnendum poſtnlatiom' tua per
pendimnr, nijì diligenter comminata jnſtitia , Milite-”ſem Ecclejíam
ad pnt-ſata Regitante parochix conſecrationem non attinere , con
jìíterit 1 . Tratto da queſte medeſimc ragioni lo ſteſſo Sommo
Pontefice cancellò, a richieſta del mentovate Conte, il difetto
della canonica elezione del Veſcovo di Traina , la quale era
ſtata conchiuſa ſenza il conſenſo del Legato Apoſtolico, C dël
Papa, giudicato ſempre mai neceſſario ad un tale atto , e s’in
duſſe , ciò non ofiante , a conſecrarlo . De cere-ro qm‘a Troja
”enſem eleffnm a nobis conſecrari poſta/a: , licet elefiionì ejnr boe
deſuerir, quod Leprzatn: Apoflolim Sedi: , ó- conſenſn: nofler non
adfnit: tamen monenter ne de futuro id fa! , tute dileëlioni , ip
jínſque per/once landabilí teflimonio id ad preſe”: annuimm , a: *ve
”ienr , Deo fat-ente , per nor conſècretur .
6.
Le teſtimonianze tratte dai diplomi ſopra indicati, le
quali ne aſſicurano , che i Sommi Pontefici fin dall’ anno 1081.
conſecravano i Veſcovi della Sicilia , e della Calabria ,paleſa
no l’ error di coloro , i quali a Gullielmo il Malo , che regna
va l’anno 1155'. concedono l’ onore di avere reſtituite al Pon
tefice Adriano lV. le Chieſe dei due Regni , e d’ averlo rimeſ—
ſo in libertà di conſecrare i loro Veſcovi; quaſi fino a taltem
po foſſero quelle ſtate ritenute dai Normanni, ed i Veſcovi aveſ~
ſero continuato ad ubbidire al Patriarca di Coſtantinopoli . Queſt’,
opinione ha per fautori Criſtiano Lupo, e Franceſco Maria Ve
ſcovo di Capaccio r- . Ma il Cardinal Baronio agli anni ”55.
c l I.<6. dimoſtra che la libertì renduta alla S. Sede da Gulliel
mo il Malo, non` ha coſa veruna di comune , nè colla ſottra
zione delle Chieſe de’ due Reami dalla Sede di Coſtantinopo
li , nè colla reſtituzione fatta dai Normanni al Trono Roma
no . Sono ambidue Oueffi fatti molto diverſi tra loro, come la
ſerie della Storia ,\ che ſono per eſporre farà chiaramente pa
leſe *
[i] S. Greg. Vll. cit. ep.24. lib.9. ap.
H rduin.
~
Sai-diem. Frauciſcus Maria Caput;
quen. de— Epiſc. Viſitatore cap. g.
[a] Lup. in Schol. ad cam‘. Concilií
in ſin.
304
DELRÎTOGRECO
leſe . Succednto Guglielmo nel poſſeſſo del Regno divenne crede
de’ vaſti domini , non però delle.vrrtuoſe doti del Rè Ruggieri
ſuo padre . ll ſuo Regno ſn turbatoe ſconvolto, non tanto per
le forze d’ eſterior nemico , quanto per le interne rivoluzio- .
ni de’ ſuoi Baroni; e ſi rendè memorabile più per le congiure
e per le ſedizioni contro di lui e de’ maggiori perſonaggi della
ſua Corte, che per guerre e battaglie. Cagione di tanti mali
fu 1’ averegli voluto diſpregiare le azioni dell’ottimo ſuo pa—
dre, c permettere, .che lo ſtato della Corte , con tanta induñ
:ſtria da colui riformato in meglio, andaſſe in rovina, e nulla
curare la ſoggezione , e la dipendenza dal Sommo Pontefice .
_Abbagli'ato dal luſtro della mondana grandezza, veſti la por.
pora, e cinſe il .capo del diadema in Palermo nel giorno di Pa
j'qua dell’anno 1 154.. ſenza il conſentimento diAdriano 1V. , il ~
quale nelle lettere l’ onorava col titolo di .Signore della Sicilia ,
-non già di Rè . Pretendeva non poter egli .uſurpare la Regia
denominazione; poichè dopo la morte di ſuo padre eraſi fatto
incoronare ſenza ,conceſſione e autorità ſua 1 . Adirato forte—
mente Guglielmo , cui l’eſtrema crudeltà e avarizia concilia—
rono il nome di Malo, e riputando a ſuo ſcorno che doveſſe
richiedere dal Papa la facoltà di ricevere la corona del Regno,
oſtilmente ſorpreſe le Terre Pontificie , ſoggettò al ſuo potere
.Benevento , -Ceperano , Banco , Froſinone , Aree, e altri luo~
ghi appartenenti al dominio Romano.. ll Papa fortemente irri
.tato dalle violenze dell’ uſurpatore, lo privò della comunione
della Chieſa , ſciolſe i ſudditi dal giuramento, eſiritirò a Be—
nevento . Guglielmo inaſprito dal fulmine della ſcomunica ſi
diede ad affligere Adriano, ad eſercitare la ſua crudeltà , e a
deprimere le perſone innocenti. Neſſun ſeguace del partito di
.queſti era ficuro dalla violenza, dalla Jerſecuzione , e dalla ſro
de del forſennato tiranno, il quale la ciavafi regolare dalla cie—
.ca , e perfida volontà d’ un ſuo favorito miniſtro nominato Ma—
jone, perſona per l'avantì vrlxſlìma , la quale aveaſi poſto in
mano il cuore del Rè, e governava .con aſſoluto arbitrio il Rea.
me , per eſſer dotata di tutte quelle prerogative , che poſſono
.innalzare un privato al Regno. Tra le altre coſe vietò a’ Ve
ſcovi ſuoi ſudditi di portarſi a Roma per ricevere la conſecra
:ione dal Sommo Pontefice. Cinta di ſtrett’ aſſedio la Città di
Benevento , vi teneva riſtretto il Papa , i Cardinali, e iCitta
dini.
[i] Romualdz Sglernz Iqvegeó Anna!! Pgnormz lib-z. Capecelatr. libgz
‘
INI-TALlA L‘IB.I. CAP.'IX.
3.0,
'dini . iPrattanto da una banda , conſiderando il Rè il pericolo di
.perdere il Regno , cui aſpiravano i Greci ; e abbandonato da
molti Baroni mal contenti del ſuo governo, i quali ribellatiſi
da lui, 'parte entrarono in Better/ento in ſoccorſo del’Papa, par..
te ſenza tor commiato ſi partiron dal cam-po: dall' altra , i‘Be—
neventani travagliati da gran tempo dalla fame, non potendo,
più ſoffrire l’aſſedio; vennero ad un'trattato di pace.. ‘ll R-è
rs’ umiliò alPontificio Trono , rendè ad Adriano 'tutto ciò , che
gli aveva tolto, ed ottenne, la bramata inveſtitura col Regia
titolo dell’ una, *e dell’altra Sicilia. Le condizioni, e i patti fu..
rono ſteſi a ſua voglia dal Rè , e preſentati al Papa . Benché
molti capitoli fi opponeſſero alla liberta eccleſiaſtica, e foſſero
a lui poco grati : fu nondimeno obbligato ad accettargli per
non ſollevare il popolo -a tumulto , e a ribellione-diſc: e per
non ſacrificario al furore dell’ empio Tiranno . "Ne fu ſucceſſi
vamente ſpedito il diploma, e ſegnato in Benevento nel meſe
di Giugno dell’an-no-r-isó. ! Per queſto concordato il Re pro—
_ miſe, fra gli altri ~articoli , di reſtituire al Papa la libertà di cou—
ſecrare i Veſcovi della Puglia , della Calabria , e della Sicilia ,
c di permettere a’ medeſimi il libero paſſaggio a Roma per po
ter ricevere da "lui l’impoſizion delle mani . A fronte di fatti
s‘l chiari non oſerà alcuno aſſerire , ~che i Sommi Pontefici ſie—
no ſtati la-prima volta reintegrati della libertà di conſecrarei
Veſcovi delle mentovate Provincie da Guglielmo il Malo . -Sic- '
come queſti nella guerra moſſa al Papa ave-va proccurato te
nere da lui lontani i Veſcovi ; cosi nella pace conchiuſa riparò
al diſordine, con reſtituirgli quella libertà , che i predeceſſori
di lui avevano ricuperata ſin dal -tempo del‘Conte Ruggieri. ll
che ſi rende ancor manifeſto dalla teſtimonianza di 'Nilo Doxo
patrio nel trattato de quinqfle Throw‘: dedicato a Ruggieri Rè
di Sicilia , in cui ſcrive : ‘Cum Franci ’bu-*1c Durata”; accflpamut,
“parla della Puglia , e della Calabria , tuflc Romana: i1! omnibus
biſce Eccleſii: ordinatìaner irc-”uit . Se dunque ~i Papi, appena 0c
cupatc da’ Normanniqueſte Provincie , erano ſciolti da tutte
le brighe ed oſtacoli , e ſi valevano della loro autorità nel con
ſecrare i Veſcovi delle `Chieſe de’ due Reami; convien con..
chiudere, che molto prima di~Guglielmoiìl Malo , il quale re
gnava nel ſecolo xu., abbiano ricuperati gli antichi diritti; e
c'he queſto .Principe gli abbia 'ſolo riſtabiliti nell' eſercizio di e
quella giuriſdizione , che' riacquiſtata da medeſimi nell’ età ſupe
.
.
.
q
_
ſi] Extat ap. Capecelatt. hiſt- Neapolít. panic. libu.~
TÌO<
;‘05
DEL RITO GRECO
riore, era ſtata da lui ſ’ceſſo ſoſpeſa , riſtretta , e renduta inn*`
tile per mezzo delle ſue violenze l .
7. Colla reſtituzionc , che fecero i Normanni delle Chieſe
Cattedrali al ,Trono Romano , proccurarono ancora ricondur
re in eſſe il titolatino , per rimetterle ne] medeſimo ſtato , in—
cui fi ritrovavano prima che dal Patriarca di Bizzanzio foſſeñ
ro occupate . Due furono le cagioni , che gli ſpmſcro ad in—
durre queſto cangiamento di rito . Primieramente, tenendo
molta geloſia degl’ Imperadori d’ Oriente, dalla cui oppreſſione
avevano liberati, col valore delle arme, i popoli di Napoli, e
di Sicilia , a ragione temeano , che i Greci rimaſi in quelle Pro
vincie poteſſero avere ſègreta corriſpondenza cogli Orientali;
e riſvegliaſſero l’animo di queſti a portare di nuovo la guerra ,
e a turbare la tranquillità, e la pace degli Stati , e della Chie
ſa Romana . ln fatti, furono i Greci così ſenſibiki alla perdita
del dominio di queſte Regioni, che non laſciarono correre in
fruttuoſa l’occaſione , ove loro ſi preſentò , di prendere aſ
pra vendetta de’ Principi Normanni. ll Conte Ruggieri ſperi~
mentò il loro animo nell’ aſſedio di Capua: dove , ſe non foſſc
fiato avvertito in ſogno da S. Brunone , ſarebbe rimaſo trucidafl
to per la congiura di Sergio Capitano greco , il quale nell’eſer
cito Normanno comandava ad ,una truppa di dugento ſcelti
ſoldati di ſua Nazione . Trovavaſi il gran Conte-in compagnia
del Duca Ruggieri ſuo nipote, ſotto le mura di quella Città!
l’ anno 1097., o come vogliono altri, l’anno 1098. z . Era
colà andato in ſoccorſo del Principe Riccardo ſuo parente , per
riflabilirlo nel poſſeſſo della medeſima Città, la quale eraſí
commoſſa e ribellata al ſuo Signore; e donde egli n’ era ſtato
{cacciato dopo la morte di Giordano ſuo padre . Cinta di‘
firett’ aſſedio , la riduſſe in breve a perdere la ſperanza di p0..
terſi a lungo difendere: quando il greco Sergio allettato dal
le ingorde promeſſe di danajo eſibitogli dai primi Signori di:
Capua, obbligoffi a trovar i ~mezzi opportuni, onde ſoddisfa
re alle loro inique brame . Richiamò tutti i ſuoi penſieri per
architettare , e per condurre ad effirtto un improviſo aſſalt’o ,
cuna formidabile ſtrage dell’eſercito del Conte nel più profon
do bujo e ſilenzio della notte: e per togliere eziandio dal nu—
mero de’ viventi lo fieſſo Ruggieri nella ſua tenda. l congiura—
ti ſi valſero di lui per l’ orditura di queſta macchina , come il
il] 578011- de Regno Italia ap. love-z [z] Inveges Anna!. ad n.1097. Eda
gcs ad an.1155_._
’
met-us Novorum liba- par-3.
INITALÌA LIB.I. CAP.IX.
367
più animato contro de’ Principi Normanni , tra tutti i loro ne—
mici . Mentre immerſo colla mente a :eſſere queſta tela , an
dava ſpiand0' deſtramente gli andamenti de’ Normanni , tra i
quali militav-a , com’ è ſtato detto , ed era quali pronto a vi
brare il colpo l’ ultima notte di febrajo : il Conte Ruggieri dor
mcndo nel ſuo magnifico padiglione, immaginoffi d'i- vedere in
ſogno San Brunone‘ , ch’ era tra’ vivi, e dal tuono della voce
di lui ſenti eccitarſi altamente con queſte parole: Deb ſveglia
ti , e piglia le armi, e libera i taoi . Deſtatoſi a tal-i ſpavento
Voli parole Ruggieri tutto tremante , paſsò- quella notte in-una
ſomma inquietitudine , ſpaventato da orribili timori', e tor—
mentato da acutiſiime agitazioni . La mattina ſeguente, teneu-ñ
do aſcoſo nel ſuo animo il funeſto ſogno , chiamò a conſulta le
più agevoli maniere da venire ſollecitamente areapo della ve
rità di ciò , che aveva inteſo riſonar nelle orecchie . Dopo mol~
te ſegrete ricerche , ſcoverta finalmente la congiura , la quale'
craſi a gran paſſi avanzata; innanzi che il greco Capitano giu~
gneſſe al termine de’ ſuoi voti, fur prevenuto improviſamente'
dal Conte . Qteſti fece porre toſto in ordinanza- la ſoldateſca,
montò a cavallo , e gittatoſì quaſi folgore dal Ciel~caduto , ſo
pra i nemici, i quali appunto in -quell’ ora uſciti erano dalla
Città per unirſi ai partigiani di Sergio; alcuni paſſa a fii di ſpa
da , ed altri feriſce .. Settantadue congiurati ,che rimaſer prigio
ni, depoſero in giudizio il meditato tradimento . Queſt’ iſtan
tanea 'ſtrage -atterrli reſtanti, ruppe i loro diſegni, toi-preſe la,
`\ `temerità e l’audacia de' Greci , ſalvò l’eſercito Normanna
_dalla :total rovina , cui irreparabilmente e a momenti foggia
ceva, xe apri la flrada al Conte di conquiſ’tar Capua . NÒn ſi ar~
reſtò in queſt’ eccidio il giuſ’co furore di Ruggieri. Tornato a,
Squillace li 29. di Luglio del medeſimo anno, e animato dallo
ſdegno contro de’ traditori , riſolvette domargli con la forza ,
e tutti egualmente ſacrificare alla morte . Ma viſitato da S. Bru
none , e conſiderando avere, per le orazioni di lui, ottenuta la
vittoria, volle uſar con eſſo loro, amiſura del ſuo grande ani~
mo , manſuetudine e piacevolezza , e frenare i ſtimoli dell’ ir—
ritata natura . Convertendo lo ſdegno in clemenza, con eſimia
e rara virtù riſparmiò loro , alle preghiere del Santo , la’ vita .
Si contentò umiliare: sl i Greci allora viventi ; come i loro di—
ſcendenti, con ſoggettargli alla pena-d’eſſere perpetuamente ſud—
diti e vaſſalli del monaflerio detto di S. Stefano da lui fonda
to; conforme Gioſuè condanuò iGabaonitiñ'rraditori . a ſervire‘
Qfl ²
/
in'
goa-z
ore Li R I'T'O-’ -G KE c or.
in ogni tempo al Tabernacol'o del Signore . -Cosl ſi legge nelr
Privxlegio Giorioſu: , a favor di S.Brunone.ſpedito dal gran Con—
te l : Cum eſſem in obſidíone Capace KalJVlartii (forſe ‘junii)é- pm
fecíſſem Sergium natione grxcum , Principemſuper ducentor armige
ror Nationis ſucc, ó- ~exercítùr excuhiarum magi/?rum , qui .Sata
m’ca perſuaſione prec-venta” Principi Capua‘: promittenti auri non
moa’icam quantitaxem , ad inwadcndum me , meumque exercitum no.
ſte aditum , eſt pollicitur ſe prábere . Per non cadere in errore;
dovrà quìavvertír chileggeynon-eſſere ſtato il greco Capitano`
ſpinto alla congiura contro a Ruggieri da Riccardo Principe di
Capua, che iCapuaniñvolevano-sbalzare dalla Città; poichè in,
ſuo ſoccorſo erano venuti-i due Ruggieri zio, e nipote.. Ten-v—
tò un tal colpo, per mezzo del greco Sergio , colui , .che in que-—
ſto .tempo di ribellione era-ſtato eletto da’. Capuani. al governoz
della Città , con-diſegno :di ſurrogarlo-a :Riccardo , allor quanñ
do foſſe ſtato privato di quella Signoria; ed era perciò ſtato p0ſto alla teſtadeftumvultuanti . Chi foſſe un tal ribelle, è coſa in~~
certa. Credeſi veriſimilmente , ſia ſtato alcuno-dei diſcendenti.
da Pandolfo-V..-ultimo Principe di-.Capuadi ſangue Longobar-ñ
do, cui ſi debbono riferire l’ eſpreſſioni di Ruggieri ſopra re--—
citate : Sataniea perſuaſione pra-venta: ( Sergius ) Principi Capua
promittentiñaurinon- modicam -qaantitatcm é-c. Fatta queſta bre~
ve oſſervazione , 1a. quale-riſchiara le indicate parole del. diplo~~
ma , riaſſumo il tenore del privilegio , il quale- così continua :
Dono etiam tibi P. Brunelli, &Cucceſſoribut :ai: in ſerver-per**
petuor , CN *villa-10:, centum duoa'ecimlineas fir-vorum; éfflvajfal—
lorum, eorum filior ín perpetuum, ubicumqueſint , ó-morentur :.
eum omnibus boni: comm , quo: ad tua , tuorumque ſucceſſorum`
obſequia refer-vani , qui inventiſunt apud obſia’ionem Capua in pro- ditionit conſortia Sergi!“ peſtileutir. -Hor marti obnoxiot, vin re- ~
everſione mea Squillacium , reſerwaacram-diaerſis mortibu: panic-”ñ
dolr ; ſed tuírñ—poſtularìoníbusñliberato:, filioſque eorum tibi , á**
ſucccſſorióur fui: obligo-.v
Non potè- far a meno la greca Nazionetdi non piegare il"t
collo ſotto il giogo—de’ Monaci latini, ed eſſer loro ſoggetti .ñ
Coſtretta dalla forza delle 'armi al-ñ-miniſterio. diviliſlima ſervi-~
tù, divenneñ- emula della gloria deiNormanni .-Se la fama delle
vittorieñ, e della virtù di queſti oltre-paſſandoiconfini d’italia,
giugnevañcol ſuo-volo -alle piùxrimote barbare nazioni, le.- quali~
riſpet-h
ſi] Ap. Surium' in .vita s..B'runonir':f Hit-cul. Mar;Zánnot.'iii vita S.~Bm8t ap. Baron: ad 111:! 097; Vs Clzvìfl
non. cap-37. 8t Zazar. Apol- paſo-,fl
TN l‘TſiAL IìA El B. l’. C A PL IX.
;ſo-’7
riſpettavano il ..valore di- sl prodi guerrieri ;'i greci Scrittori
mal'animati controidi- loro , tratti- da un’implacabile odio', ed
irritati fortemente; coi ſatirici e mordaci detti, e co’ forti e’
vivi colori formavano un” aſſai nero carattere , inſultavano alle
loro prodezze , e trattavano con indegnita il loro nome ..Lu
po Protoſpata all’anno 1085. deſcrivendo. con- calunnioſo ſpin
r-ito la' morte di-Roberto Guiſcardo, non sà attribuirla, che ad
un favor particolare del Cielo: quaſi‘ abbia ſottratto l'uman ge-~
nere dai rabbioſi inſulti, e dalta moſtruoſa crudeltà d’ un per->
fido- tiranno , con toglierlo-dal conſorzio de’ viventi .› ?uffa mÎ~~
`ſericordío/ìſſìmi ó- Omnipotentir Dei , qui diffipat, ó* reprobat coä
gitarione: 'vel conſilia- Principam-, non ex ſe procedendo’, profila@
‘Dio *centri: exrín'cîm efl .r
7
i p
Avendo i Normanni avute'sl chiare prove'dell‘ infedeltà
dei Greci, fi miſero‘ in una violent’ agitazione di ſpirito . Ad
un tanto male , giudicarono un rimedio adattato , il bandire de-r
7 ſtramente il loro- rito dalle Provincie conquiſtate': acciocchè i
novelli ſudditi deponendo-con eſſoanche'il grecO coſtume , e'
piegando la fronte alle leggi-latine, riſchiariſl'ero il cuore e la“
mente, e veſtiffero--un² indole"Paciflca*, ſincera, e mite . Oltre“
a queſto* primocapodì gelofia, per' cui i Normanni~temeva~
no de’ Greci; erano ancora molto preſi dalla venerazione, che'
profeſſavano alle ceremonie della Chieſa Romana ammirate’
nella maggior parte‘ d’ ‘ltalia , e cui più ageVOlmente'ſi'conforà
mavano, che alle greche più- difficili ad intenderſi, e più ar->
due ad eſeguirſi‘. Di queſta naturale'inclinaz-ione’ verſo il rito
latino , diederoeglino molte favorevoli teſtimonianze in dÎVerſÌ'
tempi . Nel ſecolo xx. Boemondo*figliuolo di Roberto Guiſcarz
doconcedette a’ Monaci, ed al Clero latino di Geruſalemme'
più toſto che agli Orientali e ai Greci, imonaſterj da- lui ſor-F
tratti-dal furore ‘, e dall’ingord’ avarizia de”Bàrbari , iquali , per'
a—pprofittare delle loro ricchezze , ne avevano indi‘caCCiati poca‘
prima i Criſtiani di diverſe Nazioni. Non'vi ha più lieura’te‘r
ſtimonianza-in prova'di- queſta conceſſione , che quella ci reca
Orderico Vitale‘celebre Scrittore delle geſta‘ de’ Normanni,
ìl~ quale n’ eſprime` ancor la ragione' dicendo* l': ?Jr ſemn'dnm
latinitatír ”ſum Divina Majeflatìr ſeroirinmîperſhl-verentì. Non
minor alienazione‘dal--ìrito greco, ſembra', che abbia paleſata il“
Conte Ruggieri zio di Boemondo, quando unì ad un famoſoe
.
Cena-*ñ
gjgäGi-deridus -Vítalis biſt. Eccleſ. ad ’an-to”. 1.10.‘ Iàter Scrípxores Norman-vr
gica! editor-a Ducheſnîo o -
`
"
310
DEL RlTO GRECO
cenobìo latino di Geruſalemme ,_ quello , ch’ egli con magni
ficenza edificò nella Sicilia . ln quella ſanta Città era ſtato in
nalzato alla Criſtiana pietà un nobile monaſterio ſotto la rego
.la di S. Benedetto dai Mercatanti Amalfitani l’anno 1048. , i
quali gli diedero il titolo di S. Maria de Latina: e fu il pri
mo , che ivi poſſedeſiero i Latini. Era di ricovero e di riſto
ro a’ Fedeli, iquali andavano a viſitare quei ſacri luoghi , che
Gesù Criſto aveva illuſtrati colla ſua Divina preſenza, e ren
duti celebri per la ſua naſcita , per le ſue prediche , pe’ ſuoi
miracoli, per l’umiltà. della ſua paſſione, e ver la gloria de'
ſuoi trionfi ; quaſi perſuaſì di non poter ſoddisſare perfettamen
te a’ doveri della Religione , e giugnere alla cima della virtù ,
ſenza adorar Criſto in quelle contrade , onde avea cominciata a
riſplendere dal patibolo la luce dell’ Evangelio . Quindia riſta
bilire un tal monaſterio , a dilatarlo , e a~ riccamente dotarlo
profuſero i Principi criſtiani i lor teſori dopo la famoſa Cro
ciata dell’anno 1099. Avendo dunque il Conte Ruggieri edifi<
cato in Meſſina. l’ anno 1090., e di copioſe e dovizioſe rendi
tge dotato un monaſterio, gli diede il titolo di S. Maria de La
fína, e lo ſoggetto a quello di Geruſalemme ſopra mentova-t
tp 1 . Ad imitazion de’ Sovrani , al cui genio ſoglionoconforz
marſì iſudditi , ſividero ben preſto ſorgere altri monaſterj nella
Sicilia , ſotto la medeſima denominazione di S. Maria dc Latina ,
e': uniti al cenobìo latino della Paleſtina z piuttoſto , che a tant?
altri Greci , che in uell’ iſola riſplendevano per la regolare ol:
ſtvatiza . ln tal gui a'ed i Principi , ed i ſudditi diſſimula‘vano:
ſîil primo la—loro pocainclinazione verſo i_Monac_i greci , ne
qòncepivano ombra , e ciaſcun giorno divenivano pit‘t geloſi del.
la greca nazione’. Aſlìcuratiſi finalmente i Normanni della ſan
tità. de’ medeſimi, della loro alienazione dagli affari del ſeco-.
colo, e della totale occupazione al culto divmo; e riflettendoI
altresì. eſſere e lino italiani d' origine , e che non venivano a,
parte co' Grecr , ehe, del ſolo rito ,_verſarono ſopra di eſſi leñ
proprie ricchezze; ergendo un copioſo numero di monaſterjp
in ammendue le Sicilie, e ricolmandogli dl dovizmſe rendite,
come il ſecondo libro di queſta Storia farà diffuſamente paleſe .
'8.
Per la gelosìa dunque , con cui i Normanni riguardava-_
no i Greci loro ſudditi; e perchè al rito latino erano incli
nati
[i] Pitt. notit. Civit.Catan. de Civiat. Argyrz ſubç.7.p,zpo. s; lio-4.
tare!! nOÎÌS* Pol 130- ſteel]. edito ſi
[z] Conſtitutio Benediai
ap._Ca
nonic. de Johann. de divm. 81ml!
OUCDP|,ZÒ
lNlTALIA LlB.l. CÀP.lX.
;it
nati più che al greco , ſi ſtudiarono portar quella nazione al
rito della Chieſa Romana; perſuaſi di godere una profondiſſi
ma pace e ſicurezza, quando la medeſima foſſe coäl dolcemenó
te bandita dai loro Stati. Ad un tal cangiametito vi contribui
tono gli abuſi introdotti nel paſſato governo nelle/Chieſe di
quelle Provincie , gli errori , e idiſordini , ne’ quali alcune dieſſë
erano miſeramente involte; non che , lo ſcadiménto della diſcipliñ=
na eccleſiaſtica , che nella maggior parte ſi ravviſava deformata ,
lo ſtato deplorabile , il lutto , e la confuſioue: le quali coſe ri..
chiamavano la ſuprema ſollecitudine del Pontefice Romano ad
appreſtarvi opportuni provedimenti . Per queſte ragioni ancora
proccurarono i Normanni , che le Sedi Veſcovili foſſero proññ,
vedute non più di Veſcovi greci, ma di latini . Ciocchè pro-L
vidamente fecero ſenza recare menoma violenza al popolo, il‘
quale godeva d’una piena libertà o di continuare a vivere nell’an—J
tico rito greco , o di abbracciare il novello latino . ln effet—
to, ſotto il governo de’ Veſcovi latini, alcuni loro ſudditi de~
poſero le antiche ſacre coſtumanze della Chieſa Orientale: alñ
tri coſtantemente le ritennero . Non altrimenti pratticava il
Papa , il quale , ‘a compiacimento del popolo , ſollevando tal vol
ta un Greco agli onori di qualche Sede Veſcovile , non ſolle~
citava i ſudditi a ſecondare il rito del Veſcovo novello : ma
permetteva di continuare nel latino a coloro , che ſe ne mo:
flravano deſideroſi .
(Lietta fu la cagione, per cui ad un medeſimo Veſcovo 0
greco , o latino ubbidiva talora il popolo in due riti diviſo , co—
me dimoſtrerò nel ſuſſeguente Capitolo . Quindi eziandio av
venne, che dovendo il Conte Ruggieri governare due popoli
a ſe ſoggetti, greco, e latino, ſpediva i ſuoi diplomi concepu-.
ti in ambidue gl’idiomi , confòrmandoſi a’ ſudditi , a? quali gl’in
dirizzava. Teneva continuamente a’ ſuoi fianchi due Segretarj,
l’uno greco chiamato Gio-vanti , latino l’altro per nome Ful
eane l . Si valeva altresì dell’opera di uit-terzo denominato
Giacomo de Mariſcalco Meffineſe, il quale eſſen'do perito d’am
mendue le lingue , regolava la Real ſegretaria . Era egli in
caricato di dover rivedere , e correggerei diplomi ſcritti dai
primi due , e di ſpedirne degli altri : nè veruna carta uſciva al
pubblico , che non foſſe prima paſſata ſotto gli occhi , e ſot
to la ſua cenſura . Ci ſi manifeſta queſti nella data di un Re—
gio diſpaccio tra gli altri, ſegnato in Palermo li 15. Maggio
~
dell’an
[r] Zavarron.ibid. pag.ór.
3,3,,
DEL'RITOGRECO
dell’ anno 1129. Diccſìſpedito per ?fat-ohm de Mari/baita 'Milia
.tem a’e Meſſana , i” lingua grava , atque latina perimm , .no/iraq
m”: Scripturafam correfforem i” Drive Panni-rm' felici .
9. Giacche abbiamo poc’ anzi 1 indicati i titoli, che i Rè
Normanni ſi arrogavano nei diplomi latini, non ſarà fuori 'di
propqfito l’oſſervaregbrevemente quei, che adoperavano ne' di
plomi ſcritti in lingua greca.. Si aſtennero eglino di denomi
narſi Bwſhe’is, cui ſecondo l’uſo «comune corriſponde .la voce
latina Rage:: ma ſi contentarono dizmutar queſta in altre tante
lettere greche , e formare il barbaro vocabolo Pììí . Quad
autem attine: ( oſſerva il Padre Scorſo -Ì ) ad *Kogcrii Re**
gi: tempore; , eum-etiam ”mzquam BartÀéx imperatore”: , ſed/em‘
Per P5704 Kegm “1711311417071 apparer, ex omnibus monumenti: ó*
privilegii: ,' aj”: tempore grace i” membranír , firiptis ; Ò- ex ”u
miſmatir Ctljls . Con ſomma ſagaeíta e deſtrezza-ricuſarono ado
perare il titolo Baſllèvs , che :pretendevano i greci lmperadori
doverſi a loro ſolamente attribuire . Temevano d’irritare ilo
r0 animi ,e di riſvegliare la brama di riacquiſtare le perdute
Provincie;.e perla vanità d’una prerogativa, metterſi in ciñ
mento di rimaner privi imprudentemente del frutto e di tan
te ſanguinoſe battaglie , -e di tanteteſte di quella Nazione , dalle
acuteloro falci mietute ſenza pietà. Fin da’ tempi di Carlo M. in
cui perderono i Greci il dominio della maggior ,parte delle
Provincie d’ Occidente, rimaſe in loro l’ ambizione di ritene-—
re il faſtoſo titolo di Baſilëw, in cui l’ Auguſta dignità 'dell’im
perio , .d’ una ſpecial maniera ;riguardavano : benchè ſecondo‘la
propria figniſicazione una. tal voce ſi--confonda -col vocabolo la
tino Rex . Credettero dunque, che il titolo Rex come igno~
bile e baſſo doveſſe -laſciarſi a' Latini, ed eglino andar fregiati
dell’altro -Baſilëm, cioè , d’ 'Imperadori aſſai più nobile ed illu
ſtre 3 . Appena :ſollevato Carlo ‘Magno all’lmperio da Leo
ne ill. , udi .ferirſi l’ orecchie colle penetranti doglianze mani—
feſtate prima da Niceforo , e poi da Michele 'Curopalata ſuo
.meditato ſucceſſore , iquali con ace-rbi rimproveri condanna—
"3110
[1] ‘Sup- cap-8. pag-:’88. 8t 2.93.
[7.] P. Scorſus ad Homilias Ceramei
in parma-5.6.
[.3] Bow-mois Pra ettari: díEm Tmpcmtor Cuzzj/dfltíz/opolimw: , tumbzm:e tim/u”.- cwterí: Principi/m: , ac
'Mowrcbù dmcgarem‘ , uſque dan
-taxat ?7174” appellarcflt;pr.eterquflw
Bulgariar Krgi, quemfl'mp” Bua-1M"
”uncupabaflt . Dorange in gloſſ
Graccítat- Verb. Buco-”mk - Idem repe
,lit ibìd. ſub verb-«PSE ,' St inpgloſſah
'Latinih ſub verb. baſilt'i a
INITALIA 1.113.!. CAP.1X.
3,3
vano l’ ingiuſto ſaſſo , per cui oſava egli arrogarſi un titolo , che
gl'lmperadori d’ Oriente giudicavano a ſe ſolamente compete
-re . Tolerò Carlo Magno con manſuetudine, e colla dolcezza
-de’ ſuoi coſtumi la greca ambizione , e vinſe con eroica ſoffe~
tenza l’ invidia di eſſi . Nellariſpoſta, che loro rendè , gli ono
rò coll’ affettuoſo e dolce titolo di fratelli., .come ne aſſicura
nella vita di lui Eginhardo ſcrivendo: Conſtantinopolitani: Im.
peratoríba: ſaper hoc indignantibas, magna talit Patientia; viñ.
citqae eornm invidiam magnanimitate , qaa ei: procal dnbio lon
ge praeſtantior erat , mittendo ad eo: crebrar legatione: , rà- in epi`
floli: frati-es eo: appellando. La magnanimità di Carlo , Le i ſen
timenti di tenerezza verſo i greci Auguſti non furon baſtanti
a farli ritirare dal mal fondato impegno . Mantennero viva i
ſucceſſori queſta vana controverſia. Fu così ſenſibile a Baſilio
ſollevato alTrono l’anno 867., il titolo d’lmperadore adope—
rato da’_ Principi Franchi, che più di .propoſito degli altri ſuoi
predeceſſori ſi miſe a combatterlo virilmente; e con maggior
fermezza , e coraggio ſi ſtudiò difenlere le antiche ragioni ,
Aveva Adriano ll. ſcritta una. lettera al mentovato Imperado—
re , in cui incidentemente onorava Ludovico Il. col titolo di
Auguſto. Preſe Baſilio per-affronto una tal eſpreſſione . Mon-—
tato in furore , ruppe ogni riguardo alla moderazione , e al ri—
ſpetto . Laſciato libero il corſo all’impetuoſo ardite, ordinò ſi
cancellaſſe dalla lettera del Papa quel titolo; nè pago di queſt’
ecceſſo , ſpedì ſuoi Legati a Ludovico Il., per mezzo de’ quali
fi dolſe , ch’ egli uſurpaſſe il titolo d’lmperadore , e lo pre
gava ad afienerſene in avvenire : perchè a -lui ſolo conveniva
una sìrnobile denominazione . Riſpoſe Ludovico alle querele
dell'Imperador Baſilio, e per mezzo di Autprando ſuo Legato in
Coſtantinopoli, -gli mandò una lettera apologetica col ſeguente
titolo : Ludovica: , Divinaordinante providentia , Imperator Anga
fla: Romanornm, dileEZiff/'moſpiritaaliqae Fratri noſtro Baſilio glo
fioſiffimo., {5* ſii/ſimo aqaè lmparatori nova Rome . Proteſta pri
mieramente , non ſaper conoſcere da qual ragione poſſa eſſere
mai aſſiſtita la preteſa privativa denominazione d’ Imperadore
Spiega i-motivi , per cui tanto egli, quanto i ſuoi maggiori
Principi Franchi da Carlo' Magno in giù ſi chiamavano legit
timamente Imperadori; attribuendo la giuſta origine, e la con
tinuazione di queſt’ onore , alla S.-Sede , che lo aveva loro con
ceduto . Parlando di ſe ſteſſo dice: ch’ egli era riconoſciuto,
e confeſſato Auguſto dai Regi ſuoi zii, perchè innalzato allllm
R r
pe:
3,4
DEL RITO GRECO
perial dignità dal Romano Pontefice: nè eſſer nuova in lui l’apà
pellazione d’ lmperadore; ma averla giì ottenuta il ſuo Avolo
Carlo Magno , non per uſurpazione , ma per autorità del Soni—
mo Pontefice . e per giudizio della Chieſa . Aggiugne: non do
verſi maravigliare, ſe non‘ſi diceſſe lmperador de’ Franchi, ma
de’ Romani: perchè dal rito di queſti. preſſo cui ſurſe dappri
ma la digniti dell’imperio , avea preſo il nome d’ lmperado
re . Finalmente mette in deriſione il titolo di [tè, con cui pre
teniievano gli Orientali onorare i Principi di Occidente: con*
chiudendo, che la voce greca Bajítèm, e la grecizata Rex de
notant-o la ſteſſa coſa , cioe` Re; non doveano eglino incontrai*
difficoltà nel riconoſcere la prerogativa di Baſile-vr nei Princi
pi Occidentali, cui non negavano quella di Rìx l .
ll maggior fafio della greca ambizione. ed il maggior di
ſprezzo dell’ imperio latino , fu paleſato da Coſtantino Porſiro
genito aſſunto al Trono di Coſtantinopoli ſanno 31~._Erede
dell’ ecceſſiva brama di onori de’ ſuoi predeceſſori , preſe ſom
mamente a cuore queſt’ impegno , per mero motivo ed impul
ſo di vanità . Nelle lettere ſcritte agl’lmperadori Romani non
ſolamente dona loro il titolo di Rè; ma l’ lmperio OCCÌdcn
tale denomina per contumelia con barbara voce, finyaí-riou 1 ,
cioè Regniculum . Ridevaſi anche Niceforo Foca nell' imperio
Occidentale , eſuperbamente avea aſcherno gl’lmperadori, i
quali per oltraggio chiamava Rage:. lmpiegò l’ opera ſua Luit
prando , e adoperò tutta la ſua eloquenza a perſuaderlo , che
ammendue le voci Baſilë-vr e Rix avevano la medeſima ſigni
ficazione; ma non eſſendogli ſtato poſſibile rimuoverlo dal tuo
oſtinato ſentimento, ne riportò amari rimproveri, com’ egli
ſteſſo riferiſce colle ſeguenti parole indirizzate agl’ Imperadori
Ottoni: De Imperia/i *ne/ira nomine , magna film”: contentiofle fa*
figa“. - Ipſe enim ( cioè Niceforo ) non Imperatore” ideſt Baſilèa
ſua lingua , ſed ob indignatioflem , .PE-yo: , ide/Z Regcm , "o/l'a '"0‘
mbar . Cm' cum dicerem , quod ”0” ſignificant diverſa!” : me , ai!,
mn pacis, ſe content-ioni: cazz/:tà *vefliſſe . Averte il Meurſio 3 e
e colla teſtimonianza degli Scrittori greci dimoſtra , che il ti
tolo di Baſilë-m negato dai Greci agl’lmperadori Occidentali,
lo davano ai Rè Bulgari. ll P. Scorſo nel luogo citato oſſèr—
va, che nel Concilio Fiorentino il Patriarca di Coſtantinopoli
riſpetto colla prerogativa di Baſilèm , i due Imperadori grccloz
e a
. ſi] EPffi- LodoviciII. lmperat. ap.
Baron: ad an.871-n.5s._
[z] Porphyrog. de adminiſtr. Imper
capua. [3] Miani'.inſileſſanor
tinoì diſtinguendogli dagli altri Principi minori, che nominò
Pay-Res' e Aouxoe'Bes R38“ ó‘ Dm?“ *
Alieno dalla vana leggierezza degl’ Imperadori Orientali.
era lo ſpirito bellicoſo , e l’animo intrepido dei Normanni.
Nulla curando queſte frivoſe queſtioni , altrove indirizzavano
il loro ſcopo , ed erano tutti intenti a tenere lontani dalle Pro..
vincie 'conquiſtate gli ſtrepiti di Marte . Non vollero pertanto
prendere briga co’ Greci , ne ſi moſtrarono acceſi di ſdegno
per queſti titoli: affine di non ſollevare lo ſpirito dl eſſi ad
una maggiore irritazione di_ quella , _che baſtantemente paleſañ,
vano per la perdita della Signoria dl Napoli) c di Sicilia; e
affine altresì di non provocargli con tali mezre a riſvegliare la
guerra contro dl loro . Aſtenendoſi percrò dall’adoperare nei gre
ci diplomi i1 titolo di fiamma; , ſi contentarono dell’ altro Rin,
per conformarſi al loro genio . Mi torna in acconcio produrre
la teſtimonianza-del Padre Montfaucon 1 , il quale eruditamen~
te comprova tutto ció , ch’è ſtato detto quì ſopra . Reger Sici
lia: , ó- Regni Neapolitani nomine QATAR); ati non ſole”: in di
plomatiba: gracir; ſed ‘PiE , ‘Del'PtiE appellantar ex Gmcoram
conſaetadine , qai nonni/t Imperatore: Conſtantinopolitanor Boca-z
Àéocg nancapabant . @ad
interdmn Occidentale: Imperatores, zz;
Caro/am Magnani , ó* Ladovicam , Boca-Mico; nomine appellave~
"int ; id, ex adalatione, quod eoram ope indigerent , admiſernnt .
Cetero: aatem omne: 'PE-you; vocant: qaa in re Sicilia: , ó— Nea
poli: Reges, in greci: in'tramentis , Orientaliba: Greci: more”;
ñ
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o
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gerentet,nomme P12 avg! Paí tantum atebantnr . [ſucceſſori del
primi Re‘ della Sicilia, i quali continuarono a promulgare in
greco le leggi fin quando ſi mantennero le greche Popolazio~
ni nelle Città loro ſoggette, ricuſarono anch’ eſſi il titolo di
Baſile‘v: . Conſideravano non meno dei loro predeceſſori , la
gravità del pericolo, a cui, per coſa di poco momento, s’ ab
bandonavano : e temevano di non inaſprire i Greci col ſoffio
di una ſola voce. Tra gli ‘altri Federico ll., cui fu famiglia~
re la lingua greca, per non ecdtare inutili e pericoloſe diſpu
te , _ebbe l’attenzione d’uſare nei pubblici editti il titolo di Rifle .
Ciò ſi rende chiaro da un greco ſtrumento prodotto dal lo—
dato P. Montfaucon, il quale ſoggiugne: ‘Unite in alio qaodam
Baſilianornm inflramento Federica: Imperator , ó* Rex hit titalis
`
*
RI' a
in/i.
[i] Montfaucon Palzogr. Grec- pag.388.
316»
DEL RITO
GRECO
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íflzgnitur o T0`v Help-nov mio“ ei; Tſui’ Sims-ri» TZ; TWR-rw “TPL"
'ms , EW; Ezocxwxiiuat Émxo'a-wc mvfflxoiîw *rpi'a , 'iva-ri; 'ir
a‘oc'pxs oixovoyiocs Xiiuot Btotxo'auoc rapoc'xov'ru e'fiocflÀflioD-ms '1-05
xvpíou ’iP-(5V Opeìepixs , 9505 xoc'pm ó7rrp7xoc'fa7rpou Botrſhsſſws P‘w—
patient”,fr'ñs I'epsraxii‘u, >9 ZuceNſſocs 'Pz-yo‘s. 7'715 Boca-:Micce cui—mi) 'iv-H
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&mas-cp ?TRATTO-T”; IspsrotÀ.›t0c.Tou Bs Pt'yoc-rou ZuceÀtas s'rc-t KO.
.Menſa .martii die 20. Iizditi.;3. am/a 6755. Incamatiouír *ve*
rò 1245. Imperant'e Domir-’o Naſh-o Prix/erica pmclaro Imperatore
Romanomm, Jeruſalem , ó- Sicilia--` . Imperii ejm* anno 25'.~ Rc
_gm’ Jeruſalem 21. Regni Sicilia-r anno 29. Benché i Normanni
con ueſtrezza e ſagacità ricuſaſſero nei Diplomi greci il titolo
di Baſs/im per le riferite cagioni , e per luſingare i Greci della'
propria indifferenza in queſt‘ impegno ; proccurava-110 nondi
meno di non reſtringere in tal guiſa la loro liberta . ſicché foſ
ſero prividi ſpiegare , e d’indicare la loro Real Maeſtà per mez
zo-d’ una diverſa infleffione della medeſima voce , come riflet-~
re il citato illuſtre Autore: Verum etſi Boca‘ſÀs'w; nome” Rega’
Sicilia- walgò ”0” aflzrpa-rent; frequente-r tamen , ubi de ſe loqflufl
rar , Boca—;A5504 7MB» Majeſtas noſtra , ſine“- Imperium noſtrum
dica”: ; quod id ipſum ferè vale: , ac fi ,ſeſe Bag-4M”,- appe~llarent .
IO-
Soffri in‘queſti tempi‘ le‘ſue calamità la lingua grECa‘
nelle Regioni , di cuiſiparliamo, e ricevette mortali colpi e fe
rite l’ antico ſuo candore . @automorrotta foſſe la` purità di
queſto-dialetto, quanti" termini barbari vi aveſſe'introdotti la»
decadenza del greco Imperio, e quant’ ampia foſſe' la libertà`
degli Scrittori nel conculcare le leggi gramaticali, chiaramen
te fi-raccoglie non pure da’ libri ſcritti da’ Greci in queſti tempi , e' particolarmente dalla Storia di Anna Comnena , intito
lata 1’ Ale zade; ma ancora da’ mentovati` diplomi, come con
accuratezza oſſerva- il Ducange 1 dicendo: Leguntur etiam ſub
extremis decimi ſxeuli aliquot idiotiſmi grxcanici reliquia; ſalta-”z
apfld Sica/or, i” Rogerii Calabria! ó- Sicilix Comitis diploma”,
quad edidit Ferdinand”: Ùgbellm i” tomo prima italia: ſacra‘ ,.
quod barbarie”: plurimam-redolet. ”tpote mixobarbarir paffim. detlü‘*
para”; .ñ Dal loro tenore ſi vede qual’ era la rozzczza dello iti
le , la barbarie dell’el'preffioni , la confuſione e l’oſcurità del
le idee . L’epoca dell’indizione , onde Ruggieri contraſſegnañ
va i ſuoi diplomi , era la medeſima, di cui fi valevanoiGre
ci di Coſtantinopoli, i quali. cominciavano l’ anno dal primo
giorno
[i] Ducange ?raſatz ad Gloſſari med! 8t intima Gtaei’tat‘. DVJ;
INITîA—LIZ-A LIB.I.'CAP.lX. .
"317
giorno ‘di Settembre . Altra’era l’indizione Ceſarea‘, che trac~
’va il~ ſuo principio däl 24‘.. del medeſimo meſe . 'Diverſa da am~
mcnduc‘ le precedenti er'aí'l’ep0ca Pontificia , oui davaſi prìn~
cipioziil 2-5.‘-ìMarzozì-dhcllſcanno comune, come -notañ l"lnveges
'nell' apparato agli annali di. Palermo , ed i0 pure altrove hò
accennato 1 .‘
- _
:
~
1 r. N'el reſtituire- ilìprovido- Conte Ruggieri il rito latino al‘
ie Chieie Cattedrali , ebbe i' attenzione di ſottomettere alla.
giuriſdizione de’ Veſcovi latini , come abbiamo detto- , quei
Greci, che continuando-a vivere ne’ riti Orientali , ne pretenñ
-deano per oneflo moti-vo l’eſenzione; I‘uſmgandoſi, che come Gre~
.ci , doveſſe’ro Vivere con indipendenza da’ Veſcovi d’alîieno rito .
Abbiam di ciò chiara prova nei diplomi‘, e nei privilegj , de’ qua- ,
li arricchi‘le Chieſe di Mileto, di Squillace , di Meffina,-e di
Coſenza , l’anno 1087. , rapportati- dall’Ughelli . Al Veſcovo div
Mileto ſoggettò Villar-*or nymzginta, l:ziale-licei* Presbytemm Con*
ſiam-"num 'Trojamn‘n , filius Sacerdoti: Forint), Prerbytemm Mal*
ruſſe cam fi/z'i: . AlVeſcovo di Squillace ſottopoſe Presbyterar
gra-:co: cm” /ì/ii: ,r ó* ſzîiaàu: eorum . Così anche diſpoſe per gli
Greci di Meffina, come fi legge nel riferito privilegio di Squil~
[ace . Conceda Silli’amne: lege: Epiflopales , ſica: come/fi Eccleſia:
Militallffl , 'Ò- Meſſanx ad facicndam juſtitiam , ſecmzdflm canon”,
”m de :Gr-Jedi', quam de Latini: PCTJ‘OÌKÌM parocbíam ſuam . l'1
Duca Ruggieri confermò ad Arnoldo Arciveſcovo di Coſenza
l’anno '1093. l’autorità. data a’ predeceſſori di lui da Roberto
GuiſcardO'ſuo padre, ſopra i Preti greci, e latini. Dono tibi
Deir-*ina Arnulpbo Archìepiſcopo , ”zi/que fucceſſoribm i” perpe
tua”; , quidquia’ Poter meu: nu': prioribm Hrcbiepiſbopís , Ecole/111m
Saflfîx Dei Genitficis [Vi/:rice Caſe-mia: gubernafltibm , :le-dit; ſci
licet . . . . .› <5‘- omnes-;Ecclejìas 'L-eflri Bpîy‘ëopam: , cm” Presbyteñ
7”' tam gſm-"S a quam latin/ir', ó* cam omnibus rebus ci: Perri*
went-ibm , filiir deniqzze , atque bmeditatibm comm . Concedo cu”—
îîa: lege: ſſ'fl'fimaliter tibi' pertinente: jure-eccleſiaſticoî. Per quel~
le parole ad fncìendamijufiiziam ſecundflm' canone:: per le altre
Cani-;Zar lege: fpìrë'tuáliter tibi pertinente': , e per ſimili eſpreíL
ſioni anche più dure, che ſovente .ſi. leggono .negli antichi di
plomi 1 , ‘Cioè , Concedo memorizza Poùìificiſomfler ecclejíaflìca:
. -- lege!,
[i] ln Preſa!. ad comp‘end. Hifi. uni- Vcrſal. pag.7.
racuſ. ad EpiſcrSiràcuF-lnùm… Cazz
”da quaque pra-diff.” Eccleſia: , É*
[2-] lu Privileg. Tancredi Com. Si-
mmm!” Panifici 0mm ecclcflaf
,,_,_
—
.’ìu*
ì~ l
....1..~.,:
3,3-
DEL RlTOGR'ECO
lege-s, ò* omnia ecclefiry'TÌca jm‘a, non creda alcuno aver oſato
i Principi Normanni aſcrivere a ſe fieſſi l’autorità di ſtabilire
le leggi ſpettanti al governo della Chieſa; o d’efferſi attribuito
il ſupremo diritto di pubblicare editti intorno ,alla diſciplina;
o d’eſſerfi giudicati arbitri della giuriſdizione eccleſiafiica , la qua—
le abbiano comunicata a’ Veſcovi per quelle parole z Comedo
tibi muffa: lege: ſpiritual-iter tibi pertinente; . Tutt’ altro po
terono immaginarſi, che l’ eſſere al lorolmperio ſottopoſto il
Sacerdozio . Altra mira pertanto non ebbero uſando tali eſpreſî
ſioni , che toglier di mezzo i gravi ofiacoli , da’ Greci poco
prima recati all’ autorità Epiſcopale, la quale era rimaſa mol—
to pregiudicata, oppreſſa, ed avvilita dalle violenze, che i
.Veſcovi
avevano
lungo tempo
ſofferte
ſotto il diplomìſſ,
loro dominio
12. Chi
ſ1 applicaſſe
a leggere
i mentovati
ed a.
riflettere ſul loro tenore, ammirerebbe la provida cura del
Conte, il quale , ſe ſottraſſe dalla giuriſdizione de’ Veſcovi ,
c011’ approvazione d’ Urbano ll. , i Monaſteri latini da lui
poc’anzi innalzati alla pietà criſtiana nella Calabria; cioè, del
la Santiſſima Trinità di Mileto , di S. Stefano del Boſco , di
S. Maria d’Arſafìa , e di altri ; volle nondimeno ſoggetti alla
loro autorità non meno iSacerdoti greci, chev i Mona-iter] dei
Monaci Bafiliani ſtabiliti nella Sicilia . Eſercìtò verſo quefii
la ſua Reale , e religioſa munificenza , concedendo loro l’eſen
zione dalla legge Dioceſana ; cioè , dalla contribuzione del
le decime , dalla quarta Canonica , dal Cattedratìco , e da al~
tri ſimili peſi 1 . Preſcriſſe nel tempo fieſſo non dovcrzeglino
cſſere eſenti dalla legge di giuriſdizione; ma volle, che iVeſ
covi vegliaſſero ſopra ivcofiumi de’ Monaci-z con fffíèrcìtarc ſO'
pra di effi la loro autorità . Piacque a Ruggieri conformarſi ,
con queſte ſue diſpoſizioni, alla Canonica- diſciplina della Chieſa
Orientale , a tenor della quale z íMonaſ’cerj ſottopoſti ſono a1
la giuriſdizione del proprio Veſcovo , come lo erano in Occi—
dente prima che i Sommi Pontefici deſſero loro i privilegj dì
eſenzione . Da queſta legge univerſale nonne vanno eſenti preſſo
di loro , che i ſoli Monaſterj , dai greciPatr’iarchi riſerbati al
la loro immediataiautqrità col meZZO del rito -mö Z-rowponnyi’ou;
CÌOÈ» dclla fiffion deu-'ì Croce , deſcritto dal Gear , e dal Gretſe
ro .
- [HM: leg”, Ò* amm'a ”deſc/lim fu\ ra per mmm” “Teri-am mmm:ap.Pirrum in not.Eccl-Siracuſ.ad and 104.
\(1] Diploma anni ”31. apud eun-
dem in Archimandrit. Meſſanat .
ſ3] Vaneſpen.Jur.Canon. p.g. tit.1 z
capa.. & Thomaſſm. diſcipl. Eccleſ
pa. 1.3, age. per tot:
‘
IN ITALIA 1.13.!. CAP.1X.
31,
ro l . In ogni tempo hanno giudicato i Patriarchi diCoſtanti-a
nopoli competere allatloro autorità, non tanto in vigore di au
tentici documenti -dell’eccleſiaſtiche leggi , quanto di uu pa
cifico e antico coſtume , che ſupera la memoria‘ degli uomini,
il diritto di poter eſimere dalla giuriſdizione dei Veſcovi , e
de'Metropolitani compreſi nel diſtretto del‘loro Patriarcato ,
quelle Chieſe , Oratorj , e Monaſterj , che foſſe loro piaciuto
rendere membri immediatamente dipendenti dal proprio Tro
no 1 . Non oſtante che alcune volte ſienſi querelati i ,Prelati
dell’eſercizio di tale ſuperiorità, creduta una manifeſta uſur
pazione ; hanno ſempre mai iPatriarchi proccurato di ſtabilire
queſta loro preteſa prerogativa coll’ uſo frequente di tali indul
ti , per non eſſere reputati inferiori a’ Sommi Pontefici . Non
diſpenſavano a tal effetto nè diplomi , nè carte , come queſti;
ma uſavano un altro mezzo patente e viſibile agli occhi di tut
ti, onde ciaſcuno poteſſe agevolmente e ad un tratto compren
dere , quella tal Chieſa, Oratorio , eMonaſterio non ſoggettarſì
ad'alro ſuperiore , che al Patriarca . Ergendoſi , o conſecran
doſi alcuna di quelle , ſpedivano un Delegato, il quale ſtabili—
va dietro all'Altare una Croce di legno , nella cui baſe era
conſegnata l’epoca dell’anno , e del ,giorno , ed era indicato
il nome del Patriarca . Con queſt’affiflione di Croce mettevaſî
nel poſſeſſo d’ eſercitare la totale giuriſdizione privativa a qua
lunque altro ſuperiore eccleſiafiico , ſopra quel luogo: e di ſpe
dirvi gli Eſarchi e iViſitatori , i quali correggeſſero gli abuſi ,
regolaſſero la diſciplina , deſſero le leggi ’- teneſſero le ordi~
nazioni , ed eſiggeſſeroi cenſi . Fin dalſecolo vm. , e vu. molti
erano i Monaſterj nel Patriarcato di Coſtantinopoli, iquali del
tutto liberi dalla giuriſdizione de’ Veſcovi, viveano ſottopoſti
all’immediata autorità del Patriarca. -In primo luogo manife
ſtamente ciò ſi raccoglie da una Coſtituzione di Germano Pa~
triarca di quella Cittàç, compreſa-nel' corpo del diritto Canoni
C0 Orientale , nella quale ,ſon richiamati ſotto la poteſtà im—
mediata di eſſo iMonaſt ri, e gliOratorj ſparſi nelle Provincie
del ſuo Patriarcato , nelſa cui fondazione era ſtata innalzata la
,
_
...a , , .:h
Croce
[i] Coat* ad Ritual. Grzc. pag-489.
Gretſerus de Cruce lib.1. c.8.
. Ati-veliero Thrane , mi Hit-roſo
{yulitano ; ilo/ioni”: , m pepe-”5171”
[z] Patriarcb-t Conflantínooolítano ,
e” , ab alieni: fin-"has line iam-"i
at l'ape ditta” eli , punt/ſem 'cſi
. mm Mínaehot . {fr (Ve-*ico: reti
Monaeb” , 3- Cleritos ex Regio-
pere :once/ſam eſt . Balſamoa. io
”ibm alieni: , ”ee :ja: fedi omnino
Can. Carthag. 83.
[abita is , attizarc 3 Sed non itidiw
\
32.0
DEL RITO (ZR-'ECO’
Cr oce Patriarcale l . Ne fa ancora :argumento- una :Coſtituzim
ne di AlCffiO Comneno promulgata nel ſecolo xx. , dove più ſorti
di Monaſterj ſi accennano ſoggetti al Patriarca . Alcuni ſi di
ce vano z’ÀsóOspoc pouvez-dp… .Monaſterj liberi ; ed eran quelli, ne"
quali era ſtata poſta. la Croce Patriarcale , quando furon fondati.
.Altri Moraes-tipica e'mìoOe'v-m , ;i :tot-mt‘ ?pepe-:'04: ;i &moratti-x; Bo
Oe'um Mona/Ierj confignati, e dati o i” patrocinio , o i” ammini
ſtrazione ,ſotto il cui nome veniva-n compreſi quei , ch’erano ſtati
loro dati in tutela ed in economia 2 . Tutti queſti Cenobj tene
vano i Patriarchi ſotto la loro immediata giuriſdizione , non
meno che gli altri imperiali , in qualunque luogo fondati foll
ſero , i quali lper antica conſuetudine eran liberi dalla giuriſdi—
zione dei Ve -covi Dioceſani, e dei Metropolitani, e ſoggetti
ſolamente valla loro poteſtà Patriarcale s .‘ Tanto è vero , che
i Patriarchi nell’Oriente godevano il diritto e di ſerbare alla lo
ro immediata autorità , e di prender ſpecial cura de’ Monaſte—
rj comp-reſi nel loro Patriarcato , benchè ſituati ne’ Territori
de’ Veſcovi, e de’ Metropolitani; aſſai prima che i Romani
Pontefici poneſſero in uſo ſimile poteſtà nell’ Occidente . Tutto
ciò è bene aver oſſervato per confondere Coloro , iquali mirando
Con occhio ‘livido quanto concerne i privilegj degli ordini Re
golari , e la poteſtà del Romano Pontefice donde derivano, fan—
no contrapunto alle cantilcne de’ Proteſtanti contro alla Chie~
ſa Romana; e ſi fanno lecito attribuire ad una ambizione po
litica de’ Papi de’ balli ſecoli , un neceſſario provvedimento
preſo Per graviffime ragioni riguardanti l’ utilità della Chieſa ’,
e per conſervazione particolarmente della Monaſtica diſciplina .
E’legge dunque ordinaria tra i Greci, ,che i Monaci, i quali
ſono nativamente ſoggetti alla giuriſdizione de’ Veſcovi f polſo
no eſſerne eſentati da’ ſoli Patriarchi ; .eſcluſa quillunque priva
ta perſona: ancorche queſta largamente dotaſſe »o ſondaſſe la
Chieſa, l' Oratorio, e ’l Monaſterio 4"; ricuſando -i detti’ Greci
tali titoli, atti ſolo pre-ſibi Latini ad indurre il Padronato , e a
ſottrargli tal volta o in tutto , o inlparte dalla giuriſdizione
ordinaria'de’Prelati.
13.
~
ñ. ' -
Ancorchè iu queſto ſecolo xt. reſtituito fuſſe il rito la—
_tìno dal Conte Ruggieri ad alcune Chieſe della Puglia , e della
*
Cala
[r] Apud Thomaflin. diſcipl. Ecclcſ.
loc chat.
'
[z] .lor-Grac- Rom- lib-z. Et ap. Bal-
ſam. in Scholzad can-:$.Synod-YIL
[3] Innoc.IIl. libflz. Regeſt. Ep.39.'
juxta. antiq. edit.
[5] Balſam. ad can-63 Chalcedou
›
‘
"
INlTALIA LIE-LCAPJX;
32,]
Calabria, come ſi è veduto quì ſopra nella generale idea , che
abbiam data di un tal cangiamento; e più diſtintamente rav
viteremo nel ſeguente Capitolo , in cui di ciaſcheduna Chieſa
in particolare dovrem favellare; non perciò s’ immagini alcuno
eſſerſi oſcurato in queſto tempo il pregio della lingua greca
nell’ uſo comune di quei popoli, che ſin dal ſecolo vm. o an
cor prima l’ aveano accettata . Ne fanno una chiara provai di
plomi ſcritti in greco dai Re‘ ſucceſſori di Ruggieri, e da al—
tri Governatori delle Città , riferiti in gran parte da Rocco
Pirri , e dall’ Ughelli; ſiccome altresì le leggi, che promul
gate in latino da Federico Il. Imperadore circa il principio del
ſecolo xm. , furono da lui fatte tradurre in greco , per agevolar
ne l’intelligenza ai popoli a ſe ſoggetti ; ſe non falliſcono le
prudenti conghietture del P. Montfaucon l . Manifeſtano que
ſte coſe avere la lingua greca ritenuto nel ſecolo xm. il ſuo
antico ſembiante benchè rozzo , e deforme , nelle Provincie
di Napoli, e di Sicilia . Che in oltre tale linguaggio in grande
onore ſaliſſe , e il ſuo uſo foſſe frequente anche in altre parti
d’ Italia , ſi raccoglie dai gran rapporti , che i Latini ebbero
co’ Greci ſin da queſto medeſimo ſecolo xx. ſia per le Crocia
te , che furono ſpedite in Oriente `; ſia per la riunione proc—
curata tra la Chieſa d’ Oriente , e la S. Sede , allorche` i Prin
cipi, e i Papi inviavano ſcambievolmente, e ricevevano Am
baſciadori, incamminavano negoziazioni, e ne terminavano i
trattati . Frequenti altresì furono le conferenze tenute fra le
due Nazioni in Coſtantinopoli, e nei Concilj d’ Occidente, di
che ne fa teſtimonio il Concilio Generale di Lione nel 1274. ñ
L’ anima del commercio è la lingua . Ben tolto s’ apprende
nella che fioriſce nel Paeſe , ove ſi trattano molti e gravi af
?ari , i quali_ non poſſono ben regolarſt per meZZO degl’interñ
preti ,- ma obbligano le parti contraenti ad iſtruirſi nell’ intelli
genza del reciproco idioma uſato nelle Regioni , in cui hanno
aſſiduo l’ accceſſo .W WM, "“
L
S s
ì CAPO
Nella ſerie delle geſte dei Principi Normanni , che , con ordine cro
nologico , ſiamo ſtati obbligati ad eſporre nei ſuperiori Capitoli per chia
rezza dell’ argumento; s’ avverta di non fiſſare la morte del Duca Ruga
gieri all’anno 1093. , com’è ſtato ſcritto alla pag. 271. e 288. ſulla fede
d’ un albero genealogico ivi citato: ma bensì all’ anno 1 i I 1.. ſecondo la
teſiimonianZa dell’ Anonimo Bareſe , e dell’ accurato Pellegrino a .
l
[i] Montfaucd-'alzogn Grzc. l.ult.
pag-15;. Si p. 83. Giann'one tomd,
[a] Apud Muratori Rer- ltalic. to-z,
pag-105
3—“,
DBLRlTOG-RÎECÒTÎ
_
c A‘P o
i_
,
_
Si enumerano le Chieſe delle Provincie Napoletane , . , ,
particolarmente della Puglia , e della Calabria ,
le quali dal ſecolo x1. ,fino al`xvr. o ritengono.
il rito greco, o ricevono il latino.
l
.
SOMMARIO
;
E' L ſecolo xx. alcune»
Chieſe della Calabria ,
della Puglia; e della Sici
lia offer-vano il rito greco .
Lo ritengono anche nel XIII.
2 Condannano il nno-vo errore
intorno all’ invalidità degli
abilire un nno-”o ordine
nella Chieſa Greca , e‘ ‘La-ì
tina, togliere la‘ di-verſità
del/'azzimo‘ e del fermen
tato, e ridurre ambedue a
azzimi , portato alla luce i”
conſecrare ſotto le medeſime
qneſta medeſima ſtagione da
ſpecie . Altri Greci de’ ſe— *
Michele Cern/ario , il qua
coli baſſi, ſi oppongono anch’
efli coi loro jèritti: al giudi
le ſtndibſi trarre alle ./izefre
neſie non ſolamente i Greci
Orientali , ma ancora i Ve
ſcovi della Paglia .
3' I Greci dotti dell’ Oriente
zio del Cernlario .
`
5 Le Chieſe Greche della Pa..
glia , della Calabria , e del
la Sicilia rinnnziano,doPo il
rigettano la nno-71a ereſia
ſecolo xt. al rito greco , e
nel medeſimo ſecolo , in cui
i rea/fumano , benche in tem—
naſce .~
4. ‘Urbana II. din-virata daAlef—
ſio Comneno inoCoſtantinopo~
'1.
li *verſo laſine del/'ecolo xt;
per tenere nn congreſſo , e
pi diverſi, e per differenti
moti-oi , il latino ..
E Chieſe Cattedrali della Puglia , e dalla Calabria non
avevano tutte del pari abbandonato nel ſecolo ottavo
il rit0 della Chieſa Romana , nè avevano egualmente accettato
il greco . Le“ ſedizioni eccitate da Lione lfaurico non iſcoſſero
della medeſima maniera tutti i popoli; nè le luſinghe del l’a
triarca Anaſtaſio lconoclaſta ſi guadagnarono l’affezzione dell’in
tera turba dei Veſcovi .~ Alcuni di queſti proteſtarono contro
di lui a e ſi mantennero nell’ubbidienza , e fedeltà inviolabile
al Sommo Pontefice .a Delle Chieſe adunque , che avevano ab
Veſcovo
bracciati ilatino
riti Orientali,
propoſto loro
alcune
dal'accettarono
Conte‘ Ruggieri,
nel ſecolo
e altrIexr.piu
ungo
IſſN ITALIA LlB.l. ſiCAP.x,
3,3
lungo tempo alle greche coſtumanze aderirono . Quinto tem
pole hanno ritenute; e quando finalmente hanno accettate le
latinedarà da me eſpoſto nei paragrafi del preſente Capitolo ,
in cui mi propongo il diſcorſo della declinazione del rito gre~
co nelle Chieſe della Puglia, e della Calabria; e nel ſuſſegucn
te mi aprirò la ſtrada a trattare della decadenza del medeſi-ñ
mo nelle Chieſe della Sicilia . FrattanIo dobbiam’ora general~
mente ,oſſervare , che nel ſecolo xm. ſedevano tuttavia gre
ci Brelati in alcune Cattedrali della Calabria. Gli atti del Con—a
cilio eCumenicodi Lione adunato ſotto Gregorio X. l‘an.
uo 1274. ci' »donano contezza di~Arciveſcovi Greci , iquali req
golavano in quella Provincia le loro Chieſe nel rito Orienta~
le . Rem, uniti al Patriarca ‘di Coſtantinopoli , e agli altri
Padri atini periti della lingua greca, contarono nel greco lina
guaggio il ſimbolo _della Fede , dappoiche fu terminato il Con
cilio; per dare con un tal mezzo una pubblica , e ſincera te
ſtimonianza dell’ unione. ivi ſtabilita tra i Greci , ei Latini. Poſt
'hoc *vero immediate? pmdüím Patriarcha cum omnibus greci: Ar
cbiepi/òopir de Calabria , ó- Frater V. de Morbeccſz de ordine
Praz-‘rum Pradícatorum, ó* Frater ‘Four/”er de Caſtatztinopalì de
Ordine Fratmm Miani-w” Pwnitefltiarii Domizzi Paper, qui li”
gflam grammi ”ot-era”: , canta-wmv: ſh/emniter , ó- alta voce prx~
diciflm Sym/701m” l '
‘
z. Gli Arciveſcovi, ei Veſcovi greci tanto quei, che dal
ſecolo vm. ſin’ all‘ xx. camminarono dietro al rito greco , quan
to gli altri , che dopo i Normanni lo ritenuero fino al x'v. e XVl.
non ebbero ardite di declamare contro all’ uſo dagli azzimi , co
me fecero molti Greci Orientali in queſti medeſimi tempi . Le
Chieſe greche delle Provincie di Napoli, e della Sicilia van
tano la felicità di eſſere ſtate ſerbate illeſe da tal’errore ; nè
mai ſoffrirono la novità portata nel ſecolo XI. da Michele Ce
rulario . Hanno elleno riguardata la definizione di queſt’ arti
colo, come ſuperiore al giudizio de’ particolari , e ſoggetto all’in—
terpretazionedel Capo viſibile della Chieſa . Benché gli, odj ,
e i livori de’ vGreci Contro alla Chieſa Romana ſorgeſſero nello
ſciſma di Fozio: nondimeno tra le calunnie dei molti errori
da loro oppoſtile , delle quali parlano lncmaro di Rems 2 , e
principalmente Niccolò l. nelle lettere a’_Franceſi, non leg~
geſi meſſa in conteſa la validità degli azzimi . (Lucſt’ errore fu
s 2
par
[i] ApudHarduin. Concil. to.6. pa.
pag. 689.
[a] Hincmarus Ep.si.ad Odonem.
.
-
32.4.
DELRITOGRECO
parto del malvagio Michele Cerulario uom di perduta coſcienî
Za, e reo di atroci delitti , il quale , ſe non poteva garreggiare
con Fozio nella dottrina, e nell’ erudizione, non era certa
mente inferiore a lui nelle reita , e nel mal talento . lnnalza—
to alla dignità Patriarcale l’anno 1043. fu il primo ad offen
der la Chieſa con queſìo nuovo veleno, che ſ1 fiudiò di ſpar
gere da per tutto. Preſe ſul primo la maſchera di dolcezza,
di pietà , e di religione: ma come il ſuo umore non era por—
tato alla pace , ma turbulento , inquieto , e vago di novità,
dopo il duro ſilenzio di dieci anni, proruppe nelle più orri
de befiemmie contro alla Chieſa Romana. Preteſc che ſi can
cellaſſe dalle Sacre Tavole il nome del Sommo Pontefice, che
fino allora era fiato recitato tra i Sac`ri Miſterj nella Chieſa di
Cofiantinopoli, eziandio dopo lo ſciſma Foziano; e ritenevaſi
tuttavia nei loro diptici dalle Chieſe Patriarcali di Antiochia ,
di Aleſſandria , e di Geruſalemme, i cui Patriatchi ne faceva~
no onorevole memoria nelle loro Liturgíe t , come, colla
ſcorta di graviſſimi Autori , dimoſtra Monſignor Niccolò An~
tonelli chiaro e. illuſtre per le opere eſpoſte alla pubblica luce ,
e al preſente Segretario della Congregazione de Propaganda Fi
de, nell’ erudito e dotto ſuo trattato , de Commemoratione R0—
”mm' Pontifici: i” pub/ici: ſizpplicatiorzibm , ó* Saeroſaflfío Milli::
Sacrificio apud Gracor . Tra i molti capi di accuſe , il novello
ereſiarca oppoſe alla Chieſa Romana , che valen-doſi del pane
azzimo nella Conſecrazione dell’Altare , rinnovaſſe nella nuova
legge l’ eſercizio di un antico rito giudiaco . Poſe tutto il` ſuo
fludio nel propagare, e tener vivo in ogni luogo lo ſciſma;
ſcrivendo due lettere, una col proprio nome a Pietro Patriar
ca d’ Antiochia , e ſ’ altra ſotto il nome di Leone Arciveſco
vo d’ Acride, a Giovanni Veſcovo di Trani nella Puglia . Era
ſuo ſcopo diſſeminare nella Chieſa queſto peſtilenziale ſuſſurro ;
fludiandoſi con una tal lettera corrompere nei cuori dei Catto
l'ici la ſincerità della fede , e mettere incontroverfia co’ vani
raggio-namenti, la validità della conſecrazione degli azzimi. E .
poichè alcuni avevan già per opera di lui bevuto nell’ Oriente
il toſſico della mortifera novità , non mancò-di avventare i ſuoi
avvelenati firali per trafiggere ancora gli animi dei Greci d’ ita
lia . Non ebbe altra mira che queſta , nello ſcrivere l’accen
nata
[i] Vid. Epiſt. Petri Antiocheni ad
Cerularium ap. Baron. ad an.to;4.
8t a p. Cotelerinm Montini,` Eccleſ.
Gizc. to.z.&ap.Allat. de Conſenſo .
ſſh-3. capua. pagflxzz.
IN ITALIA 113.1. CAPLX.
32.;
nata lettera a’d un Veſcovo dei più ragguardevoli della Provin
cia della Puglia . Con tale: ſpirito , e per tal fine egli’la pub
blicò ſotto altrui nóme con ſoprafina malizia; ben ravviſando
ſi, che il proprio ,‘ il qual era_ odioſo in queſte parti Occiden
tali 'p’e'r’ gli ecceffi‘commcffi in Coſtantinopoli , non ſarebbe ſta
to valevole a trarre le Chieſe Greche della Sicilia, della Pu
glia, e della Calabria 'alle ſue freneſie. ln fatti, lungi iloro
Veſcovi, benchè ſoggetti al Patriarca di Coſtantinopoli, dal
ſeguire il ſno eſempio, deteſtarono l' autor dell'ereſia, il fo
mentatore della diſcordia, e il perturbatore, della pace; e lo
tennero alieno dalla loro comunione . S. Leone 1X. vero eroe,
ed invitto campione,~ idoneo non ſolamente a ſoſtenere gli aſl
ſalti, ma aroveſciare le macchine del- Perfido Cerulario, pre
ſe la difeſa dell’ oltraggiata Chieſa Romana . ln una lettera da
lui ſcritta, e compoſta di xm. Capitoli chiaramente abbattè le
acerbe_, e le mordaci accuſe, e lo convinſe. Avendo* di poi
ſpediti l" anno 1054. ſuoi Legati a Coſtantinopoli Umberto Car
dinale e Cancelliere, e Pietro Arciveſcovo di Melfi per im
pl-orare ſoccorſo dal greco Auguſto contro ai Normanni , egli~
no nella gran Chieſa di S. Sofia privarono con ſolenne rito il
Patriarca della Cattolica comunione . ln oltre., il Cardinale Um
berto in una’ pubblica diſputa riſpoſe a tutte le obbjezioni fattegli da’ Greci ſopra l’ invalidità degli azzimi , ſconcertò i lo
r‘o diſegni , e diede alla luce 'una ſcrittura degna della ſua eru—-.
dizione, del ſno ſpirito , e della ſua dottrina 1 .
.
Ciocchè ſtaſi de’ Greci ignoranti, e di baſſa sfera, iquali
inaſpriti dalla declinazione dèll’ lmperiopiù , che da queſte di—
ſpute Teologiche, chiamavano per diſpreggio Azimìti i Lari.
ni ;› ſiccome all‘oppoſto il volgo latino. appellava fermentacei i
Greci 1 ; certa coſa è , che i più dotti della Nazione non fu—
rono' circonvenuti dal Patriarca Michele; ma *più toſto con
vinti dalle ragioni del Cardinal Umberto. Pietro Antiocheno
nella riſpoſta, che rendè al Cerulario z non laſcia di premu
nire colle impoſture l‘ animo dei lettori contro alla-Chieſa Ro
mana. Dichiara nondimeno` di non aver briga con eſſa intor—
no all’azzimo , che reputa materiav attae validanonmeno del
fermentato , al ſacrifizio- della Meſſa: Qua”, ſono ſue paro
le , ipſe mea”: hancſenteutíam ita enuncia .. .Si additíoflem i” fa…
53102110*
[l] Diſſertat. de azymo z ap. Baron.
in appendice anna]. tom!.
Latinitat. Verb. Azymîtz , & Fer-ó'
mentacei .
o] Ducange in Gloſſa:. med-8t inñm. [3] Ap-BaromConlz St Allatznbi ſu g.
3.2@
DE'L --R.'I..TÌ o .G Mac o, -
Symbolo'- edlrèxerint- ,~ nihil PFM-?ten eb; lilly:: ;poſgerm ñ :ñz ;Mama-nt
quid indifferent cm” alii;- Klingon?) guaglione”, _dei-a‘z‘ymùf!
"4- ”Vr-‘MO la fine dCÌ‘RCOÌO x1- furon flimpiegacczin.coſtanti-3'*
nopoli
le‘ violenze.
contro
.aiL-arini,
,obbligati
dai Greci
a._uſare.
il fermentato
in luogo
dell’
azzimo nel
Sacriflzio
de’ll’Aſſltare
Urbano ll., per .opporſi .allaibaldanzazdi `‘coſ’coro ,- ſpedlv [tan.
no xiò89. allilmperadore Aleſſiozſuo’i Legati Nicola Abbate X. di_
Grottaferrata ‘, .e Ruggieri Diacono , a-fin di-porrc freno çoll’auñ.
toritri Augnfla all‘ ardite di quei, ,che avevano, eccitaxa, sì fu.
rioſa tempeſta‘wle. interne diliènzionixfnrono_›tantoſto ſedare;
poichè erano 'fiate commeſſe da pochi Grecoli di torbido cer
vello 9 amanti ddl@ HOVÌLÈ., cportati dal loro ſedizioſoì ſpiri~
to a turbare la Pace della Chieſa?- ll Papa reſtò informato della
cieca deferenza al dogma Cattolico della maggiorparte di quei
_ Greci. Bramavan però eglinoil' uniformità di quefio rito in
ambedue le Chieſe Greca, e Latina , per togliere così il mo..
tivo delle ſiniſtre apprcnſionî‘, 'che ,ſovente naſcevano nel vol
go incapace di penetrare materie sì ſublimi. Per la ‘qual co—
ſa, l’lmperador Alellìo con corteſe invito ſollecnÒ-il Papa}
portarſi in Coſtantinopoli, a fin di conferire inſieme e Greci.,
e Latini ſopra quell‘argumento in un pubblico congreſſo; e:
in ſeguito deliberare , qual de’ due riti fi doveſſc ſtabilmente ri~.
tenere dalle due Nazioni. Mi giova traſcrivere il teſtimonio
del Malaterra 1 , il quale diſtintamente narra qucſto fatto : Idem
Apoſtolícm , ante [muco: die: Alex-im” Imperatore”; Conjhmtinopo—
litanflm per Nicoletta” Abbatem Cryptóeſermm , @- Raga-;iam Dia..
comun COHWEÌZÌL’HS, paterffla intra-patio” common/‘erat, quod Chri—
flianì: Larix-ir, qui i” jim Provincia morabantxr, azymo imma
lare intera’ìxerat; prwcipiem i” jacrìſicii: more Greecorum, fer-`
mentato mi , quodmoſtra’ Religio omnia” ”0” habet . Imperator
*verò increpatìoflem ejm humi/iter faſci/?hm , invita: eum per coſ—
dem Legato: , canalis, aflrcis litterìsjnſcriptir; at *vc-”iam cum,
emdìti: Catholic-v': win': latin”, Cor/flautiflopolitauo Concilio con-`
'gra-gato, dyputatio fiere: inter Grwcar, CF)- Lariflos, ”t cammzmi
definizione i” Eccleſia Dei illud ſi'iflderetllr, quod Grfflcí fermen~
tato , Latini recò azymo jmmolabam‘; ”neque Eccleſia mmm ”10
rem tenere: : dice-m, ſe liberi!” Cattolica: dzyèflffiofli aſſentìre ; ó*
quod authentici: ſente-”His , [Im/emily”: Greecir é- Latiuir aſſe”
tìri definiremr, ſi-ve azymo , ſi-ve fermentato imma/andar” eſſe; , ſe
deinceprobjërware vel/e . Liſponevaíi *il Papa al cammino ve?
o
L1] Malaterra.lib.4. capdg. ap,.Muratori,Rçr,Jt_a.}jc. to.5. pag-”4,
I‘N ÎITALÎPAY`LIB.I.~CAP.X.
317
ſó'CJy.,fliiiîolatoviëancóraîdal Conte Ruggieri.; ma una‘ ſedi
zione improviſamente’ nata in Roma l’ obbligo a deporre il con—ñ‘
c'eputo penficre, 'ed a‘trattenerſi in Città. ’-uÎu-ñ n:
,E
-- Non-ſolamente riouardarono la diverſità' della materia ,
Come una’ſèmplice diſtinzione di rito , i Greci del ſecolo x1.
ina anche quei, che fiorirono nei tempi più a nói vicini . Tali
ſono un certoìlTeoſilarto ?nel epiſtola a Niccolò Diacono 1 :
Giòvanni Veſéovo di Citro' ſcrivendo aCoſtantino Arciv-eſco`
vo di Durazz‘o; e Demetrio Comateno in una riſpoſta a Co~
ſtantino Cabaſila z . Un illuſtre‘monutnento ſuperiore .a'tutti.
gli altri ci‘fpreſenta il Dachcrio nel ſuo ſpicilegio , il quale a
maraviglia Ìconferma quantoèſtato detto 3 . Fu ſpedito a Co
ſtànt‘ilnopolil'da
Lota’rioalla
ll'. Reggia‘,
-Anſelmotenne
Veſcovo
Havelborgenſe
per
fuo'ſſLegato .ñ Giunto
alcuni
congreſſi ſopra
gli articoli di'do’gma con—Nechir‘a Arciveſcovo di Nicomedia,.
i‘quali' dipoi pubblicò in Roma ſ0tto -gli auſpicj di Eugenio lll.
eletto Papa l’ anno 1‘i45. Ove fi trattò della validità dell’ azzi
mo , non fu prolilla la difauta, ma toſto ſi ſciulſe: perchè il
gre‘coArciveſcovoſeonven e ſenza contraſto nel ſentimento de’
Laffiìì‘; .di‘ç’è‘n'do'l Si ’fbzìáè effìm‘ no; ”ul/arena: fermarti-:mm bau!
bere' p0' e715;
azyniflm pre/Ia *ó* ,ben-atm”v eſſet ," ó- ego Miſſam
confidi' 5‘ Ò'DomíüiíJ-icfiſùiflm Altan': afferra ”el/em', profe-Ciò
netvrnq‘ìzon ſitiñ‘e’rem . ."1 . ó- Gmcir ſi forte adeſſezzt, ad com-.
mii'yziézíízdrm fiabe-rem. ’Dai ſentimenti degli antichi ſi ſono al~
lontanatj’ i* recenti Foziani , i quali ſoſtengono con tanto imñ
pegno-l’errore degli az'zimi , chelo- anno ſtabilito. uu articolo di
diſſeiizione—z non inferiore agli-altri della Proceſſione dello 5131*;
rito Sá‘n'tof'e del Purgatorio.
' '
:'3‘
c 73;.,
' 5.'j Ma ſe tutte le Chieſe della Puglia', della Calabria ,'e
dëlla Sicilia , che nel ſecolo vm. avevano "abbracciato il rito
greco, condennarono egualmente l’errore di Michele Cerula—
rio contro agli azzimi;` non tutte però‘uel medeſimo tempo
fi conformarono all’ uſo di eſiì con abbandonare il `fermentato .
Per formare una chiara idea del cangiamento, ch’elleno ſpe
rimentarono. mi torna in acconcio ripetere brevemente ciò ,
che in varj‘Capitoli ho detto di ſopra. Fu portato il rito gre
co nell’ ltalia dopo l'anno 730. ; particolarmente dalla* tur.
ba dei Monaci Baſiliani, i quali per metterſi al co'verto dai
fulmini di Lione
lſauro , approdaronocon altri
ſecolari:
nei
i ."~Ì:__
“e
r
a,
. fa
lidi
ñ`<l</
[i] Jur.0ri’ent. "5.7.
[i] Ibi d’.pag.glg*
[31' In ſpicilegio Dachetiano tO-XIU’
L.
37.8
DEL-RlTO‘GRE'CO'
lidi d' Italia . Diſteſe maggiormente le ſue‘prop‘agini nella Pu
glia nel ſecolo x. , e xx. , e penetrò' gli ultimi confini. della Ca
labria . lmpreſero allora a dilatare le greche cercmonie nelle
Provincie di Napoli, e di Sicilia , i Patriarchi di Coſtantino
poli , e gl’ lmperadori, iquali , dopo lo ſciſma Poziano, diveq
nuti nemici del nome latino , ſi ſtudiarono animare i loroſud
diti anche dei più remoti Paeſi, contro a’ Sommi Pontefici;
impiegando la loro opera ed autorità a diminuire il pregio del
rito latino, c a dilatare il greco giacchè eranx privi di altri
mezzi, onde poter oſcurare la gloria di quelli. Dopo aver
conſumati quaſi trecent’ anni a ſpargerlo nelle Chieſe della Pu—
glia , della Calabria , e della Sicilia , videro in breviſſimo tem—
po ſparſi al vento i loro ſudori , deluſe le loro ſperanze , e
ridotte a nulla le loro ſollecitudini . Reſtando ſenza coltura
ipopoli , parte per l’ignoranza dei Sacerdoti, parte per le fre
quenti incurſioni de’ Saracini; ed impiegati altresì i Normaiiñ_
ni a ravvìvare , e a riaccendere i raggi del rito latino nelle
Chieſe delle Provincie, che avevano tolte al dominio greco,
cangiarono queſte a poco , a poco l’ antico aſpetto . A ſtabi
lire l’epoca, in cui ciaſcheduna di eſſe ſi è reſtituita al me
deſimo, e a-”teſſer di loro un verace racconto , .ſtrichiedcrebfl
bono quei ſicuri monumenti, Bolle , e Diplomi, de’ quali ne
ſiam privi, e non ſono a noi pervenuti: o perche ’ono ſtati
ſoggetti agli oltraggi del tempo: o conſumati dagl’ incendj de
gli Archivj : o perchè ſi ſono ſmarriti nell’ eſtrema confuſio—
ne, e diſordine delle coſe: o perchè finalmenteflda’ Veſcovi
ſono ſtati traſcurati quaſi inutili, ed ozioſe carte, e 'con cor
doglio e rammarico dei Letterati, laſciate miſeramente`peria
re . Fa duopo pertanto incamminarci per altro ſentiere : e al
tronde, che da‘ Greci originali monumenti , raccorre le no~
tizie , che neceſſarie ſono ad illuſtrare il cangiamento del rito
di quelle Chieſe . L’ ordine , che mi ſon propoſto richiede , che
in queſto primo libro ragioni ſol de’ Greci Orientali, e dell’av—
verſa fortuna, ch’ eſperimento il rito da loro portatovi . Conñ
durrò la ſerie , per quanto mi ſarà poſſibile, fino al ſecolo xv.
e xvx. in cui gli avanzi degli antichi Greci furono diſlipati
e disfattti, e il loro rito reſtò quaſi da per tutto oppreſlo ed
eſtinto . ll riſorgimento di eſſo , di cui ſiam debitori agli Al
banefi , il ſuo progreſſo , e lo ſtato, in cui al preſente ſ1 mira
in molte partid’ltalia , ſarà più ampio ſoggetto del terzo Li
bro di queſt’ Opera .
è
o l.
IN lTALIA ”3.1. CAPQX.
è.
.32’
I.
Delle Chieſe -Greche nella Città di Napoli;
SOHMARIO.
z
A Città di Napoli da Gre
ca di*viene Latina . La.:
lingua Greca ‘và in declina
zione ſotto i Goti . E* riſt‘a-ñ
bili-ta nell’ Imperia di Giu—
ſiiniano . Poco dopo cede alla
Latina . Nondimeno è in
onore nel/ecolo lx. e x.
.2 Riggetta l’ ereſia Ariana.
Mafflmo ſuo Veſcovo è caccia
to in eſtlio,a cagione della c0-—
flanza nella fede Nicena .
,Surrogato in luogo di luiZo-o
_ſimoArianmèpunito da Iddio,
e ſpontaneamente rinunzia
alla dignità Epiſcopale .
-3 Difende Gregorio Il. dalle in
ſidie di Eſilarato Duca Ico~
noclaſta , e lo taglia in pezzi
`[enza pietà . L’ Italia am
mira .il zelo de’ Napoletani
.verſo la Sede Apo/Iolicaoo.
Da que/Io tempo cominciano
eglino a creare iDuc/n' di
proprio arbitrio , e ſenza di—
pendenza dai Greci Auguſti,
de’ quali tutta-via riconoſca!
no ilſupremo dominio .
4. Continua la ſuggezione al
JVIetropolitano Romano , an—
che ſotto il dominio degl’]m~
peradori greci . E’ coflante-.o
mente governata dai Ve coni
latini con/cera” da’ Sommi
.Pofleficl' .- ,Si ,riggetta 1 flop-5
pofla opinione d’ alcuni Au;
tori , i quali nella ſerie de'
Veſcovi Napoletani ‘v’ inje
riſcono nel ſecolo x. ungreco
Prelato .
5 E’ fiocttatrice del rito greco,
I
il quale fa luminoſa compar
ſa nelle Chieſe Collegiate ,
che fino al numero di ſei ſi
conta-vano nel ſecolo XIII
I loro Sacerdoti dan-:no ope
ra al rito greco . La Diaco
nia di S. Gennaro era com
poſta del Clero greco e latino.
6 Eſſere finta frequentata da.)
Sacerdoti greci fino dal ſeco—
lo 1x , ſi dimoſtra colla chia—
ra teſtimonianza ’di Pietro
Sottodiacono .
7 Ammette nelle funzioni lati~
ne il canto dei Salmi e degl’
Inni greci . ‘Tra le fauſte ac~
clamazioni , e tra le laudi
compoſte nei due [diomi, fu
rono accolte dalle dueNazio-ñ
ni,le ſacre Ceneri di S. Ata
naſìo Veſcovo Napoletano
l’anno 877 : e di S. Severi—
no , e di S. Soſio l’ anno 893.
8 I Parrochi delle ſei grecheCol~
legiate nel ſeco/o xm. erano
ammeſſì nella Cattedrale a.»
leggere in lingua Greca nel
Sabbato Santo,ſei lezioni del
,le dodici , che la Chieſtz La
Tt
,
tina
DEL RITO GRECO‘
33°
tina premette alla benedizio
ne del Cerea Paſquale . Nel
giorno della Riſarrezione
cioeſcowo Latino ſtahilmente
eſhrcitafſe in Napoli qualche
del Signore aſſìſte-vano al
,Sacri/?zio dell’ Altare , e
li , ed aveſſe figo-verno delle
nel medeſimo Greco idioma.)
cantavano il Simbolo della
Fede . Cambiamento d’ an
Nazione . .Si chiamano all’
Greco le ſanzioni Epiſcopa
Chieſe e del Popolo della ſna
eſame i diverſi moti-oi , che
gli hanno indotti a qaeſto
ſentimento , e
rigettano.
.Si riduce alſíncero e legitti~
tal rito , introdotto dall’Ar
ci-veſì'o-vo Orſino l’anno 1 3 3 7.
,Si difende I’ autorità dell (LJ
ma {gnificatoſil teſto di Pie
Cronaca di &Mar-ia de Prin
tro Sottodiacono nella Vita_
.cipio in quella parte , in cui
“ di S. Atanaſio , in cui ſem
deſcri-oe le dette ſanzioni .
9 Alcuni Scrittori/ono d’amziſo,
bra accennare dae Seggi Epi..
t
ſcopa” .
che ſotto I’ autorità dell’Ar-ó
1
RA le Città d’ Italia non fu inferiore alle altre quella
di Napoli nel fare plauſo al genio della greca Nazione,
e nel dare grato accoglimento alle greche civili coflumanze ,
.e alla Greca favella. Ricevette eſſa le leggi, la forma del Ma
.giſtrato e del civil governo dagli Ateniefi , i quali , tra tuttele
.Nazioni del Mondo , fi dimoſtravano nella ſapienza ſuperi i
alle~ altre . Per eſſere ſtata Citta greca , vi ha tutt' il fonda
mento di credere , che ſia ſtata governata ne’ ſuoi principj col-ñ
la medeſima forma di Repubblica , onde gli Atenieſi governa
vano la loro . Fece pompa de’ ſuoi Archonti, e de’ Demarchi:
Magiſtrati in tutto conformi a quei d’ Atene; ed aveva diſtri—
buitiiſuoi Cittadini in Fratrl'e , cioè, in Curie l . Nell’ età di
Strabone, il quale fiori ſotto di Auguſto , e di Tiberio, ſerbava
tuttavia alcune veſtigie dell’ antico greco cofiumc = ; avvegnac
chè, ſebbene futi’e federata co’ Romani; toltone con tutto ciò
il tributo , che loro pagava col ſomminiſtrar navi in tempo di
guerra 3 , era riputata nell’ altre coſe affatto libera , godeva del—
la propria forma di Repubblica, e viveva con alcune leggi, ch’era
no adattate al talento de’ ſu‘oi Cittadini . Della generoſa e nobi
le indole greca andarono altresì alteri e faſ’coſì per lungo tempo
i Tarentini , i Locreſt , i Reggini, ed altri Popoli delle Pro
vm—
(1) Capaca. hiſt. Neapolit. l. z.c.8.
De Ora-ei: Neapolitang Kcipnhlim Mañ,
zìjlratihat z
(z) Sttabo Geograph. l. s.
. (3) Summonre hifi-Neapdibflhcág
IN ITALIA LlB.l.CAP.X.
33,
‘vincie Napoletane, i quali ſi facevano gloria il ſeguire l’ uſo de’
Greci nelle leggi, ne’ coſtumi, ne’ riti, nella forma delle veſti`
menta , e nel popolare idioma .
Nella fmç del ſecolo primo cangiò aſpetto la Città .di Napoli,
ed a’ Romani più ſtrettamente s’ unl.. Sotto all’ lmperador Tito ,
o vcome ad altri piace , ſotto a Veſpaſìano 1 paſsò allo ſtato di
Colonia; non perchè fuſſe obbligata a ricevere nuovi abitatori;
ma :ritenendo gli antichi, fu ammeſſa alle ragioni del Lazio , della ‘
Cittadinanza , e di altre ragguardevoli prerogative . A differenza
delle altre Colonie , ritenne le leggi patrie e municipali , e fu
eſente dalla totale dipendenza dalle ſole Romane; ſicchè ottenne
dalla Repubblica di Roma l’onore delle Colonie e de’ Municipj,
ſalve le proprie leggi, e gli antichi coſtumi del ſuo governo.
.A queſto ſentimento ſi debbono ridurre le iſcrizioni inciſe ne’
marmi, e gli altri vetuſti monumenti, i quali di Municipio,
ò di Colonia il nome attribuiſcono alla Città di Napoli z . Dacñ
chè fu ridotta in tal guiſa- a forma di Colonia Romana , rapi
l’ ammirazione diA uguſto , di Tiberio , di Claudio , di Nerone,
e degli altri Ceſari; , i quali allettati dall’amenità del ſito , tratti
dalla frequenza degli ſpettacoli, e invitati dalle delizioſe con
trade alla Capitale vicine , ſi diedero afrequentarla . La Nobíltà
Romanamon tanto per luſmgare il genio degl’ lmperadori , quan
to per godere dell’aria ſalubre , e de’ lieti diporti, poſe tutto il
ſuo ſtuſtio nell’edificare magnifiche Ville . Quindi divenne Nañ
poli tratto tratto più ſoggetta ai Romani . Cominciò a laſciare
i nomi de’ ſuoi antichi Magiſtrati , cioè , degli Archonti e dei
Demarchi . Divezzoſlì dai ’greci iſtituti, e fi diede a ſeguire in
tutto le orme di Roma , con valerſi de’ nomi di Senato, di Po
polo , di Repubblica , de’ Magiſtrati minori, e di altri Uffiziali
di eſſa , non altrimenti da quello , che uſavano le reſtanti Colonie
Romane _. Ritenne ſolamente l’ antico aſpetto di Repubblica, e la
› libertà di potere dal _ſuo Corpo creare iMagiſtratí , e di ſerbarc
le proprie leggi . Da ciò ne venne eziandio , che fi rendeſſe
famigliare la lingua Latina , e poneſſe in dimenticanza la Greca .
Stazio Papirio Napoletano in latino ſcriſſe iſuoi Poemi ſotto
Domiziano . Le lapidi e le iſcrizioni diſotterrate non ha gran
:tempo in quelle contrade , e inciſe nel ſecondo e terza ſecolo,
concepute ſono co’ termini latini 4 . Serpeggiava nondimeno
Tt 2
(r) Caracc- de Sacr.Eccl.Neap-M0q
l’ uſo
(g) Patcrcul. lib-z.Svetoh.l.z.c`.98.
num. cap. 6. ſec’t. r. Giannone” . 5.4. Dio 1.56. Laſena ihid.
(a) Laſena de antíq.gymn.Neap.c.3,
(4) Laſena ibid.
"
'
332-
DEL RITOGRECO
'l' uſo del Greco‘ linguaggio nel Ginnaſio e nelle aſſemblee‘ de’
Giovinetti , i quali s’ eſercitarono nel dare alle orecchie latine
le opere de’ Greci . Di eſſi ſcrive Filoſtrato l , il quale a ſen
timento di Svida fiori nel ſecolo terzo , dicefldi fladíis gmail'—
ſant . Le private iſcrizioni , a diſtinzione delle pubbliche , in
lingua Greca erano ſcritte . Ma nel quarto , e molto più
nel quinto ſecolo, in cui i Goti, occupata-l' Italia, ſrrendero
no anche Signori della Città di Napoli, lo fiudio della lingua
Greca andiede in declinazione , e rimaſe’ nel ſeſto interamente
eſtinto . ll chiaro Summonte dimoſtra eſſere ſtata Napoli una
libera Repubblica dal-ia ſua origine fino agli ultimi tempi d’Au—
guſto . lndi intorno all’ uſo della lingua Latina così ſoggiu—
gne I . ,, Baſterà però dar contezza , che il raggionare che
,, vi fi facea, era di lingua tra Greca e Latina, il quale ren—
,, deva una grazioſa ed emendata miſtura ; di modo che il gran
,, Pompeo laſciò il ſuo antico parlar latino Romano , e‘ parla
,, va Napoletano, ficcome teſtiflca Cicerone nell’ Epiſt. qd At
,, tti-cum ”el 7. libro: e Piloſtr‘ato mentre propone la cauſa della
,, dichiarazione della Pittura nella ſua opera intitolata Icone: ,
,, ovvero de Imagim'bm
.,,
,,
,,
,,
,,
,,
ove narra , ch’ egli ritrovavafi in
Napoli Città d’ Italia , la. chiama Gmci generi: atque *Erba-ñ
”i ; ande C5* orationi: ſtadía Grxcanìci ſm” . ln modo-'che ,
egli afferma., che i Napoletani allora raggionavano in lingua
Greca; qual` modo di raggionare durò inſino all’ inondazio
ne de’ Barbari in queſti Paeſi intorno al _41-2 , coi quali fu
fatta anche barbara la lingua,, . N011 _iſcorſe però lungo tern
po , che la nobiltà della lingùa Greca rialzòlrl'capo, e commó'
ciò di nuovo a trionfare ó Avendo- Giuſtimano tolta a’ GOtl
I’ italia l’anno 552 , opportuna-mente avvenne , che ll frequent
te commercio cogli Orientali., (i quah navxgando verſo Napoh
prendevano porto in Brindiſi‘ , o in Pozzuolo s ; e 11 nnme~
ro copioſo dei Greci, che allenati dalla negoZraz-ione e dali traf~ fico vi venivano; e l’ iſteſſo greco Magiſtrato , che preſedeva al
governo della Città , reſtituiſſero loro al primiero uſo il Gre~
co dialetto , e riſvegliaſſero le’ abbatture greche coſtumanze-.
Continuarono queſte .nei ſucceffivi tempiad oſſervarſì ,_ ſin quando
cominciò quella ad eſſere regolata da’ proprj Duchi nel ſecolo
vm 4 . Nel nno-vo cambiamento del governo, la lingua Greca
nep
(r) Philoſtrat. de [magia.
(a) Summonre ibid. (3) Sabbí-
‘tini in Kalend.Ncap.ad diemv :3. .Apr
(4) Mazoch- de Cathedr. Neapoiit;
pa.” a. cap.:E
.LE
.~.-'-'.-.
p
neppure reſtò ’interamente aſſorbita dalla Latina , nè del tutto
Oppreſſa ed eſtinta. Ebbe favorevole acceſſo, ed incontrò- grato
accoglimento prcſſo ai Duchi del ſecolo 1x , e x , alcuni de'
.quali fecero pompa della Greca letteratura . lmpiegò allo ſtu~
dio di eſſa quanto aveva di ſpirito Sergio Duca nell’ ordine x X1 r,
padre di S. Atanaſio il Seniore , il quale viveva l’ anno 835.
Si rende celebre ed inſigne nelle greche diſcipline , ed ebbe
pochi pari dopo di ſe . Aveva acquiſtatata una tale facilità nell’
intelligenza dei greci Autori , che gli leggeva ſpeditamente in
latino ; e con rara felicità ſcorreva in latino i teſti greci .
Se l’ aveſte udito parlare il Greco , avreſte creduto che non ſa
peva il Latino; e quando parlava la Romana favella , non gli
ſcappava mai una voce proveniente dal Greco, che poteſſe of
fendere la nettezza, e la purità del Latino 1 . Conſecrò le ſue
vigilie allo ſtudio del medeſimo idioma Gregorio figliuolo di
Sergio , di cui ſcrive con lode Pietro Sottodiacono , dicendo
al noſtro propoſito : Vir per omm’a fire-mm: ur genitor : ó* i”
Gram Latinaque lingua perìtíſſimm . Adoperò finalmente tutta
la diligenza nell’ acquiſto delle ſcienze greche Giovanni Du
ca XXVll , e ne fece uno sfogio inuſitato; ſottoſcrivendo agli
ſtrumenti con parole latine formate di caratteri greci 3 .
2. Benché frequente fuſſe l’ acceſſo dei Greci nella Città di
Napoli dopo l’anno 552 , e reciproco il commercio d’una Na—
zione coll’ altra; nondimeno non fu mai quella dominante ap—
peſtata dal contagio dell’ erefie nate nell’ Oriente; nè vide in
alcun tempo trionfare impunemente ne* ſuoi Cittadini le m0
ſtruoſe opinioni , che ſi erano radicate in alcune di quelle Re—
gioni , o che uomini temerarj tentavano tuttogiorno introdur
vi . ll fervore di ſpirito e di pietà , la dignità della Criſtiana
Religione, il teſoro della ſcienza eccleſiaſtica , e la forma del
governo Epiſcopale hanno quaſi ſempre fatta luminoſa corn
parſa, e fi ſono vedute riſplendere con molto luſtro nella Cit
tà di Napoli . Ha queſta in ogni età riſpettati con cieca vene
razione i dogmi della fede , ha avuto in ſomm’ onore il Sacer— t
dozio , ed è ſtata coſtantemente ſoggetta alla ſuprema autorità.
del Sommo Pontefice . Tenaciffimi i Napoletani nella difeſa
della Dottrina della Chieſa Romana , hanno avuta in orrore
tra le altre, l:’ Ariana ereſia . L’Imperador Coſtanzo , il quale
l’ aveva preſa ſotto la ſua protezione, non vedendo altro mez
(t) Capace. hiſt.Neapolit. cap. r:.
pag» l47(z) Pet:. Subdiac. in vita S. Atha-
naſîi ap. Capac. ibid. pag. 148.
(g) Capa:. ibid. pag-_161,_
zo
,
334
DEL RITO GRECO
zo da metterla in rìputazione nell’Italia , ſe non d’ indurre i
ſuoi Veſcovi,parte colle promeſſe e parte _nelle minacce ad abrac—
ciarla, affine di ſpargere colla loro autorità il veleno in tutte
le Chieſe di queſta vafia e nobil Regione; preſe principalmen..
te di mira i Napoletani, dal cui Veſcovi] Trono luſingavafi di
poter _cacciare la fede , e collocarvi l’ empietà . Si provoſe per
ſoggetto di gran trionfo il ſedurre , e ’l guadagnare al uo par—
tito l’inſigne Metropoli d’ uno floridiſſimo Regno . Credette di
compiere felicemente l’impreſa,e di mettere tutti gl’ italiani
ſotto il giogo , ſe aveſſe potuto eſpugnare la coſtanza di colo
ro , de’ quali era più ſperimentata la Religione . Per ſoggettar~
gli al _ſuo volere e coſtringergli a comunicare cogli Ariani,
attaccò con tutta la ſua potenza Maſſimo loro Veſcovo , il quale
in corpo debole ed infermo racchiudeva un’ anima generoſa
ed invittat. L0 invitò al ,Concilio di Milano adunato l’anno
355, compoſto della maggior parte di Veſcovi Italiani , dei quali
ſe ne fa aſcendere il numero fino a 300. Richiefio il ſanto Ve—
ſcovo cogli altri Colleghi di ſottoſcrivere all’Editto imperiale,
che conteneva 1’ empie maſſime dell’ creſia Ariana , armato di
viva vfede fu ugualmente intrepìdo ai dardi del furore , che in
fleſlìbile alle luſinghe della fallace clemenza dell’ lmperadore .
Q`uindi ebbe il merito d’eſſere da lui cacciato dalla ſua Chieſa,
e rilegato in un penoſo eſilio . Gli diede per ſucceſſore un cer
to Zoſimo, rinomato in quel ſecolo per avere rigettata da le
`la fede Nicena , di cui era prima fiato un illuſtre ed egregio
difenſore, inteſaMaſlimo nell’ cſilio l’ illegittima ordinazione di
Zoſimo , gli ſcriſſe una lettera , predicendogli , che ei non avreb
be goduto dell’ uſurpata autorità; nè avrebbe tardata la ,divina
giuſtizia a prendere del ſuo fallo una ſonora vendetta . ln ,fatti più
volte gli accadde , che , voccupato ‘nelle íolenni funzioni del ſuo
miniflerio nella Chieſa , di repente in modo ſtrano ed orrendo ,
ſe gli allungaſſe e gli uſciſſe fuori della bocca la lingua , ſenza
aver modo _di ritirarla . `Uſcendo pieno di confuſione dalla-Chie—
ſa , tornava la lingua al ſuoluogo . Gli accadde queſto moſtruoſò
incommodo alla viſta del popolo più volte - Onde finalmente
riconoſciuta la mano d’ lddio, e fatta rifleſſione alla predizion
di S. Maſſimo , ſpontaneamente rinunziò alla dignità Epiſcopale;
e ſi ritirò a piangere ,i ſuoi peccati, ed a _placare con una co—
fiante ed umil penitenza , la divina giuſtizmt,
3. Dietro alle orme del ſuo Paſtore camminò nei ſucceſſivi
, (i) Hifi. Ati-m.
ſ”m2
i
tempi la greggia Napoletana , la quale non paventò l’ ira del,
furibondo Lione lſaurico , nè per timor delle ſpade tradi mai la
verita . Niente meno del ſuo antico Veſcovo Maſſimo ,, ſi ſegnalò
nella difeſa della cauſa d’ lddio . Ricusò , come altrove. è ſtato
detto , d’ eſeguire l’ empio Editto promulgato in italia contro
alle SS.lmmagini . Eſilarato Duca di Napoli riſolvette- valerſì
dei Napoletani e dei Popoli vicini, per introdurre in Italia. l’em
pietà; non ſapendo, ch‘ erano eglino apparecchiati a tutto ſof~
frire piuttoſto , che ad eſſere meſſi nel numero degl’lconocla—
ſti . Dopo aver fatta violenza a quei della Campagna- , ed aver—
gli ſollecitati a rinunziare al culto de’ Santi' , e a ſpargere al
vento, le loro Reliquie , pieno di mal talento tentò di vantaggio
una coſa nefanda , e più audace di quello ſi conveniva ad un
Criſtiano . Subornò- una fazione di ſcellerati , e un conventicolo
di ladroni affin di trucidare Papa Gregorio. ll. Ma i Napole—
tani pronti ad ogni diſagio- per la ſalvezza di lui, s’ armarono
d’ un petto si forte , onde non cedeſiero alle riſoluzioni ,e alle
macchine del malvagiov e forſennato Tiranno- . Divotiſſlmi ch’
eglino erano de’ Sommi Pontefici. , ed irritati per gli affronti,
che queſti avevano da lui ricevuti , ne concepirono si grave
orrore , che, chiuſi gli occhi ad ogni altra conſiderazione fuori
che alla vendetta , s‘ unirono coi Romani. corſero tutti in folla,
preſero le arme , s’ animarono. ſcambievolmente alla difeſa del
Papa , e fecero provare al Duca gli effetti. del loro giuſtiſſimoſde
gno. Acceſt di odio e di furore , e avendo -in eſecrazione i rei
miniſtri, aſſalirono ad un tratto Eſilarato , ed inſieme con Adria
no ſuo figliuolo , lo fecero in mille pezzi . Senza provarla ſpada
dell’empio Duca, trionfarono della perfidia di lui; riportando
un frutto tanto più copioſo di lode , quanto maggiore era fla~
to il diſegno della ſua. orribile violenza r . Di quanto accadde
in queſto glorioſo combattimento , ne fu ſparſa una— ſedele re
lazione in tutta l’italia , la. quele ſervì di ſollievo allo ſpirito
de’ Popoli cruciati per lo rumore e per la fama della perfidia
di quell’ Imperadore, intimiditi dalle minacce del furioſo tiran~~
no, e allettati dalla ſperanza de’ ſuoi favori . Conobbe allora l’ lta—
lia per eſperienza , la pietà de’ Napoletani; e da ciò che vide,
potè a ragione argumentare quel che appena poteva riſolverſi a
credere . Tale ſu l’ odio, (h’ eglino per tal cagione concepirono.
contro ai Duchi , i quali vi ſ1 ſpedivano da Coſtantinopoli, che
con ſommo coraggio ſ1 ſottrafiero dalla loro ſubordinazione. Da
‘1113*,
(l) Sup. pag-_140, 6t 14:9
33;
DEL'RITOGRECO
queſto tempo probabilmente ſi crede., che _cominciaſſero i Na-`
poletani a creare dl propria autorità l Duchi . Nondimeno , per
non avere nemica la greca Nazione,mantenevano con un tratto
di ſopraſina politica una ſemplice e nuda immagine dell’ antica
ſoggezione algreco Imperio , e riconoſcevano il ſupremo do
minio ’del greco Monarca . Civita: Neapolitana , oſſerva il Mu..
ratori, ii: temporibar al) Italico Regno exclnſa, a ſai: regehatar
Dacihas, qui ó‘- Conſaler , ó- Magiſtri milita”; apellahantar. Ii,
tamen ſapremo”: greci Imperatoris ditionern ſaperſe agnofi'ehant l .'
ln queſto ſentimento debbono intenderſi gli Autori, i quali ſenza
diſtinzione di tempo ſcrivono , eſſere ſtati mandatii Duchi da
Coſtantinopoli al governo della Città di Napoli a . Vennero egli
no è vero al reggimento di lei da Coſtantinopoli , e furono de—
ſtinati dai greci Auguſti fino a’ tempi di Lione Iſauro . Indi a
queſta parte variata la politla, ſono ſtati eletti dal Popolo ſino
all’anno ”39 3 .
4. L’ apparente dipendenza della Città dal greco Imperia-,ì
niente pregiudicò all’ antica ſuggezione della Chieſa Cattedrale
al Romano Pontefice , cui rende in ogni tempo gli onori di
Metropolitane . Tentarono ben due volte i Patriarchi di Coſtan
tinopoli di ſtaccare i ſuoi Veſcovi dalla ubbidienza di lui; ma
le loro artificioſe maniere ebbero un’ eſito miſero ed infelice .
Ho narrato altrove** , che ſebbene fuſſe riuſcito all’ arrogante e
furioſo Patriarca Auafiaſio , d’ indurre co’ fallaci luſinghe Sergio
Veſcovo di Napoli a ricevere lo ſpecioſo titolo di .Arciveſcovo
da lui .eſibitogli ; nondimeno appena ne fu queſti ripreſo da Gre~
gorio III , che avvedutoſi dell’ errore, rinunziò con ſomma ge
nerofità a quell’ apparenza d’onore . Più ſtrepitoſo fu il contra
ſto ſeguito in queſto medeſimo ſecolo vm , in cui i Napoletani
s’ armarono di coraggio per refiſtere alla potenza Imperiale ri—
ſoluta d’ introdurre in quella lor ſede un Veſcovo greco . Aven~
do compiuti i ſuoi giorni Calvo Veſcovo di Napoli, il Pontefice
Paolo I. poſe in ſuo luogo l’anno 763. un certo Paolo Diaco
no della Chieſa Napoletana , ſpettabile e per ſenno , e per inte
grita de’ coſtumi . L’ lmperador Coſtantino , Quinto di queſto
nome , detto il Copronimo e Lione ſuo figliuolo aſſociato
nell’ Imperio , di mal grado ſoffrendo una tal elezione , mi—
ſero in opera tutte le loro macchine , acciocchè Paolo fuſſe ri—
'
(t) Muratori Script. Ital- tom.z.
pat. z. pag. 171..-
l (a) Paul-Dias. libn. Conſtantin.
getta
Porphyrogen. de adminiſtrat. e. 27.‘
Camill. Peregrin. diſſertat. 7.
(z) V.ſupra pag-:91. ,(4)Pag.158.
IN ITALIA Luz. l. CAP. x.
'337
gettato da quella Cattedra ; perſuafi , che il Veſcovo eletto dal
Papa avrebbe ‘fraſtornati i loro pernicioſi diſegni indirizzati a
trarre il Popolo Napoletano alla profanazione delle .Sacre lm—
magini , poc’ anzi ſtabilita l’ anno 753. in un Concilio di Co—
ſtantinopoli .compoſto di 338 Padri. Bramavano ſollevare un
Veſcovo greco .ſoggetto a’proprj voleri, .come n’erano alcuni
nella Calabria e nei Bruzj ; ma preſi da un giuſtotimore , che
il popolo nudrito nella fede Apoſtolica , e inſeparabile dalla .co~
munione della Chieſa Romana , ridotto .in anguſtie per la via
lenza che ſe gli uſaſſe,.fnſſe `per iſcuotere il giogo del loro do
minio , e ;s’ uniſſe ai Longobardi , ſi rattennero dal concepnto
impegno . I Napoletani non volendo apertamente dichiararſi
contro .alle intenzioni dell’ Imperadore , impedironoper alcuni
meſi la venuta di Paolo a Roma per ricevere la conſecrazione:
Volendo far .comprendere ai Greci con tale apparenza , non do
VCrſi imputarea loro diſubbidienza , una tal elezione. Scorſì
nove meſi , dinaſcoſo lo mandarono al Papa , il quale ben toſto
lo conſecrò . Ritornatoa Napoli, fingendo i Cittadini aderenza
coi Greci, non vollero collocarlo ſul Trono; ma lo trattenne
ro quali due anni nella Chieſa di S.Gennaro poco lontana dalla
Città l . Non mancava. intanto sì il Clero , come il Popolo d’ub
bidire a Paolo ,,ñ.e di riconoſcerlo come ſuo Paſtore: e queſti all’
oppoſto non traſcurava di diſporre degli affari eccleſiaſtici ,ñdi
regolare l’ elezioni de’ miniſtri , e di ſottomettere i contumaci
al vigore dell’ eccleſiaſtica diſciplina. Dopo due anni finalmen
te fu ſcopertala ſcena,e rimaſero ſconcertati i diſegni de’ Greci.
Rimoſtrandoá Napoletani all’ lmperadore di non potere più
`lungo tempo ſoffrire la vedovanza della Chieſa , che notabil
mente languiva ſenzailſuo Paſtore , andarono a prendere Paolo
con gran-pompa ,l’ introduſſero nel Veſcovado , .e lo poſero
con dimoſtrazioni di giubilo nel ~poſſeſſo della ſua Sede .
…Ancorchè tutte queſte coſe ci manifeſtino la-coutinua-ſug~-~
gezione ,dei VeſcoviNapoletani al Metropolitano Romano , non
oſtanti le contrarie mire de’ Greci: ed ancorchè Giovanni Dia~
cono nelle vite , che ſcriſſe di quei *Veſcovi non ci preſenti ve
run monumento, che valevole ſia a moſtrare la loro aderenza
ai Patriarchi di Coſtantinopoli; tuttavia l’ Ughelli 1 , dopo il
ChioFCHTC… a s’èimmag-inatm che felicemente ſortiíſe a’ Greci
nel ſecolo x. quella frode , che ben due volte aveano tentata
nel ſecolo vm. Scriſſe dunque queſt’ Autore , che il greco Ni*
V v
(I) .lo. Diac. de Bpîſc. Neapolit,
ccta
(a) Ughell. de Archiep. Neapolit
338
DEL RſTO GRECO
ceta fuſſe ſtato ſpedito dal Patriarca Polyeuéto a preſedere alla'
Chieſa di Napoli. col titolo- di Arciveſcovo , indi in poi ritenuto
fino a’ noſtri giorni dai Succeſſori ; ed eſſer egli ſtato da’ Napoletani ammeſſo- al loro- governo , ed avere a lui ubbidito come a
proprio Paſtore‘. Ma quanto vana ſia queſt’ opinione dell’ Ughelli,
il quale per fama d’ erudizione ha conſeguita giuſta ſtima dal
conſenſo degli uomini dotti, chiaramente lo Comprendcrà chi.
voglia- volgere lo ſguardo non meno allo ſtato infelice, in cui,—
l’ltalia giaceva dopo la metà del- ſecolox , che alla confuſione
e alle calamità , che aveva fatte piombare ſu quegli, Stati la mal—-v
Vagita de’ greci Imperadori .ñ Chi metterà mente a riflettere ſe*
riamente a tanti, e sì gravi diſordini, non durerà` gran fatica a per
ſùaderſi, che ſpaventati eſlì dal pericolo, a cui ſi’ſarebbono eſpoſti-ñ
altrimenti operando , non abbiano neppure penſato ad eſeguire:
nel ſecolo x.~ i Ioro- antichi, diſegni; ma ſienſì avvedntamente~
aſtenuti di portare verun cambiamento allo ſtato delle coſe , e‘
di collocare ſul Trono' di Napoli alcun Veſcovo-greco - Ne da
rò qui appreſſo un ſaggio, con rammentar brevemente le gare , le
quali in queſto tempo tenevano in geloſia i due. Imperadori
d" Oriente e d’ Occidente..
Commeſſo- a ſdegno Ottone I. contro a Niceforo Foca', per
chè' avea aſpramente trattato Luitprando Veſcovo di Cremona
:ſuo Legato in Coſtantinopoli, uni le ſue forze a quelle de’ Longobardi- Pandulfo Capo di Ferro e GiulfoPríncipe di Salerno, ed 0c--`
cupò iconfinixde‘l-la Puglia e della Calabria , depredaudogli fina
all? ultima rovina r . Ciaſcuno può imma‘ginarſì* in quali ſmaniez—
diede Niceforo, e quanto ne reſtò irritato .- Percoſſo da. sl ſtrana
ed inaſpettata' notizia , non tardò a diſporre un. fioritiffimm
eſercito per farlo paſſare nell’Italia, opporlo alle arme vittorio—
ſe- de’ ſuoi nemici, e~ riparare alla perdita' dei. pochi Stati, che
gli eran rimaſi . Siccome voleva eſſere aſſoluto Padrone non me*
no del governo-politico-dell’ Imperia, che della Religione e del
le coſe eccleſiaſtiche , portoſli col ſagace penſiere ad un- artifi
zioſo ſtratagemma‘, che giudìcò il più. atto , e il più ſpedito ate*
ner fermi e coſtanti nella ſua divozìone gli oppreſſi, ed i vacil~
lanti popoli' della Puglia e della Calabria* .- Per opera del Patriar—
ca Polyeuflo , fece pubblicare l’anno 968; un’ Ed-itto, con‘ cu'iv
vietava l’ uſo degli azzimi alle Chieſe di quelle' Provincie, e"
folle-2
(l) Ejuſdem [Viccpbarx', qui 'Lega- gam’t , ac tributari: ab i111‘: fxrgíf’
to: rialaocrat ſuo: , prrſidiam alt”: ,
Natal.ab Alex.hiſt.Ecc!eſ-ſaec.1x. & x.
Grlt” i” Calabria Ò- Apulia pro/DL. Synopſ.c.7.art.8.de tribusOthonibus.
tN ITALIA 1.13.!. CAP. x.
3—39
ſollevatra a’più alti onori la Sede d’ Otranto, ſtata finora Me
tropoli di ſolo nome; attribuendole Veſcovi Suffraganei , ſopra
dc’ quali eſercitat- poteſſe la ſua giuriſdizione . Lufingavaſi il gre
co Monarca , che queſti argomenti di ſtima verſo .una sì co
ſpicua Chieſa , fuſſcro valevoli a ſtrigncre alla ſua .ubbidienzai Pu
glieſi e i Calabreſi , per le cui Città ſcorrevano trionfanti -le ar
me de’ Principi collegati contro alla ſua Corona. Si dava a crede
re altresì , che alienando gli animi de’ Popoli dal rito latino col
la eſecrazione degli azzimi intimata loro dal Patriarca , aveſſero
in abbominazione il Popolo Romano, da cui Ottone il giovine
era ſtato acclamato lmperadore , e nella Chieſa del Vaticano unto
da Giovanni Xlll. Giudicava finalmente Niceforo , che si preciſe
ed autentiche dimoſtrazioni del ſuo animo nel proccurare la glo
ria, v-e nel ſoſtenere gl’ intereſſi dei Puglieſi e dei Calabreſi, po
teſſero eſſere loro d’ acuto ſtimolo a reprimere il furore, e ad opz
porſì all’ arme d’ un Principe ſtraniero qual’ era Ottone , vtutt’ in
teſo a’ proprj acquiſti, ed animato alla comune rovina , e alle
ſtragi e rapine de’ loro Stati . Erano rivolte tutte le cure del
greco Auguſto a commovere ., come ſi vede , contro al nome La
tino , quei Popoli, tra i quali fece promulgare l’ audace Editto,
aflenettdoſi d’indirizzarlo ai Napoletani e a quei della Campa
gna; poichè i primi come ſeguaci del rito greco , erano più
diſpoſti a ricevere le leggi dal Patriarca di Coſtantinopoli; e i
ſecondi, quanto più alieni dalle coſtumanze Orientali , altrettan
to `eranſi paleſati 'più attaccati al rito della Chieſa Romana . Eſ—
ſendo queſti `pertanto, cioe‘iNapoletani , più vpronti aſacríficar
ſe ſteſſi , ad abbracciare qualunque ardua impreſa, e ña ſoſtenere
ogni moleſta contradizione in `oſſequio degli azzimi; non è fiñ
mile al vero, anzi -s’ oppone al buon giudizio la ſuppoſta deli
berazione del Patriarca di Coſtantinopoli di voler loro dare un
Arciveſcovo greco: particolarmente l’anno 962. in cui gode—
vano perfetta amiſtà e pace co’ Principi d’ italia, e co‘Greci. Non‘
è da crederſi che il greco lmperadore fuſſe sì cieco , che voleſſe
concitare una orribile ſedizione , e una pericoloſa guerra all’ im—
' perio co’ nuovi attentati di violenze al popolo Napoletano, il
quale avea ben due volte ricuſato di ſoggettarſi al Veſcovo gre
co, com’ è ſtato detto di ſopra. Creſce vie più l’argomento
contra l’ Ughelli , ſe fi confidera l’impegno altre volte da’ Papi
paleſato nel tener lontana dalla Cattedra di Napoli, l’alleanza
col Trono di Coſtantinopoli . Arſe di ſdegno Gregorio lll. con~
tro a Sergio Veſcovo di quella Città , perchè reudnto alle lufinñ.
..V r z
Ehi
340
DEL RITO GRECO
ghe dell’ Iconoclaſta Anaſtaſio, avea accettato il’titolo di Arci-è
veſcovo da lui eſibitogli, e l’ obbligò a rinun’ziare a quella va
nità . Con maggior coraggioſi ſarebbe oppoſto Giovanni Xlll.`
all’ audace attentato , con cui pretendeva il greco Niceta 0c
cupare la Chieſa di Napoli col medeſimo titolo di‘ Arciveſco~
Vo; eſſendo egli aſſiſtite-dalla potenza de’ Duchi di-Benevento ,
dei. Principì- di Capua, e dell’ lmperador Ottone: onde agevo
lie coſa _ſarebbe a lui ſtata il far rientrare alla cognizione de’ pro
prj doveri l’Elettore e l’ Eletto . Finalmente è- da conſiderarſi,
che ſe Luitprando Autore contemporaneo fece, tra le altre coſe,
conſapevole Ottone l’ anno 968. de’ nuovi onori poc’ anzi attri
buiti dal Patriarca PolyeuEto all’ Arciveſcovo d’ Otranto, cui
aveva ſoggettati alcuni Veſcovadi; molto meno ſarebbc sfuggita
alla diligenza. di lui, la notizia che dovea rendergli della ſtre
pitoſa riſoluzione preſa nella Reggia di Coſtantinopoli, di folle-—
vare un Greco al Veſcovil Trono di Napoli . Qpeít’ attentato ſa~
rebbe ſtato tanto più ſonoro, quanto più illuſtre e più coſpicua
era la Chieſa di Napoli` ſopra quella d’ Otrantoñ. Chiara dunque
coſa è- , non eſſer mai ſtata la Veſcovil Sede di quella Città, ſtrap
pata dalla giuriſdizione del Papa, nè occupata da verun Veſco
vo greco , nè alla- medeſima eſſere derivato l’ onore e ’l titoloñ
d’ Arciveſcovo dall’ autorità de’ greci Patriarchi l’ anno 962-,
come laſciò ſcritto i’ Ughelli‘. Fu fregiata di tal prerogativa
da Giovanni XIII'. o l’ anno 966. come volle il Pagi: o l’ att-ñ*
no 968. come piacque‘ al Baronio: o finalmente 1’ anno. 1005
come ſi da a credere i1 chiariffimoMazochi I .-
,
5-. Se gli artifizj de’ greci Patriarchi non furono valevoli ad;
interrompere il filo della continuata giuriſdizione Mctropoliticaa
del Sommo Pontefice ſopra la Cattedral Chieſa di Napoli, nè a:
divertire gli animi~ de’ Napoletani da-lla ſtretta dipendenZa dalla;
Chieſa Romana, e dal rito` latino; non è però che quella Me-~
tropoli non ſia ſtata decorata d’ alcune Chieſe particolari aſſiſti—
te da’ greci Sacerdoti, ed _illuſtrate- dal rito greco. Abbondava*
Napoli di Greci e di Latini, di greche Parrocchie , e' d’un co
pioſo numero di Sacerdoti di rito greco, come oſſerva il Car
dinal Baronio , e ſon queſt’ eſſe le ſue parol‘e : 17a enim quod»
duplex popular cantine-reti” i” ea: ”zampe Latin”: ó* Greca: , qui
jèorſimſìzor quiſque , ſub capite tamen una., peragerent jìzcra: rita: .
ll fre
(i) Mazochi de Cathedr. Neapol’.` Chronic. Leon. Oſtienſ. ap. Muratori’
plagmxxvm. Baron. ad an. 872. mu:. rei:. ttal. to. 4. pag. 304
. Abbatem de Nuce in ”Otis ad C.3:
ll frequente commerciox le continove negoziazioni tra gli orien~
tali e gli occidentali- : l’ 1m perio “eſercitato dai Sovrani di Coſtan
tinopoli nelle² Provincie Napoletane fino 'al ſecolo xx : la fama,
che per tutt-’<îi’mohdo>riſonava dell’ alleanza de’ Napoletani co'
`Greci : el’ affluenza di queſti , che da tutte le parti dell’ Oriente
veniVano alla- più illuſtre Città del vafio Reame, ci devono to~
gliere— ogni ombra di meraviglia , ſe leggiamo , ſei eſſere Rate
le greche Parrocchie nella Città di Napoli nel_ ſecolo xm. Tali
erano le Chieſe di S. Georgia ad Forum , di S.Gennaro ad Dia
coniam , de’SS‘.Gio: ePaolo, di S.Andrea ad Nídum , di S.Ma
ria Rotonda, e di S. Maria in Coſmedin , i cui Parrochi {i pre
ſentavano alla Cattedral Chieſa in alcuni giorni dell’ anno, e co’
preſcritti uffizj riconoſcendola come madre , le prefiavano ubbi-ó
d-ienza , ſecondo il teſtimonio del Chioccarelli l Wa de re Gras
corflm turba ab Oriente Neapolim tum ”ogotìorum cauſa , cum quo
qfle ut Civita”: deliciir fmerentur , confluebat . Ideoque ſex Nea—
po/i Parochiales Eccleſia: , Grxcorum Sacerdote: obtinebant , qui
gmao mare ſacra peragerent : qm’que fiati: diebus Neapolitazmm
Eccleſiam ”ti cap!” Ò— Matrem agnoſcere tenebanmr . Era”: autem
Groeci Sacerdote: bi: Prxſelìîi Eccleſii: , S. Georgji ad Forum , S. ?ad
fluarü ad Diaconiam , SS. 701mm': ó* Pauli , S. Andrea‘: ad Nidum,
&Mari-e ad Ramada”, ó- S. Maria: i” Coſma-di” .
’1'— - Che queſti Sacerdoti deſſero opera al rito greco , è comu
ne ſenti-mento degli Scrittori Napoletani 1 , la cui autorità dee
riputarfi ’di molto peſo , e preferirfi al teſtimonio degli Storici
ſtranieri . Argumento aſſai chiaro ne ſomminiſtra un monumen
-to- dell’anno -1 305. recato dall’ Eugenio s , il quale contiene una
concordia eun `contratto di permuta d’ alcuni Beni de i due
ÎClerí greco -e latino della Diaconia di S. Gennaro , una delle
;ſette Parrocchie , da una parte , ed un monaflerio di Monache dall’
altra, del ſeguente tenore . Cmzíia congregatio Sacerdotum Gru-’ci
ò* Latini Eccleſia S. ffanuariiì ad Diacanìam i” regione Fureellenjî
commuta! quando”: apathe-cam cum Domina Eli/bhe” Campi”
-Paparaua Abbatiſſa Monàſterii Salvatori: D. N. ‘Îfejù Cbriſti, (’9
05, . Pantaleoni: é* Sebaſliani., atque S. GregoriiJl/lajorir Anci/1a
ram Dei . Quelle prime parole :Congregatio Secerdotum Gmci ó*
Latini ci rappreſentano un aſſemblea di Sacerdoti parte Greci
e parte Latini, iqualiIÎervendo ad una medeſima Chieſa, dili
gente~
(1) Chioccarell. de Epiſc. Neapo-i Chioccarel’l. ibid. pag-97. Mazoch. d'e
_lh- ad annum 878‘ Cathedr. Neap. pag. uz. ~
(I) Engen. Napoli Sacra pag. 14._
(3) Engen.ibid. pag-3”.
.
34a
D'ELR'ITO GnEiçoz
gentcmente iſttuìvano il popolo alla ſor cura commeſſofl ammſü'
nifiravano i Sagramenti ai loro riſpettivi Parrocchiani . Tal è
l’odierna diſciplina di alcune Chieſe degli Albaneſi nella Cala
bria e nella Sicilia, nelle quali abbiamo .›delñlaL_),iaçpnia di S.Gen,
naro una baſtante idea . Nella Collegiatadella medefima Colo
nia compoſta di-.Greçi edi Latini , due .riti ſpno talvolta eſerci
tati . Ciaſchun Parroco .celebrala liturgia eidivini uffizj-uel pro
prio rito , aſſiſte alla ſua greggia , e la paſce colla divina parola ',
ll ruolo de’ Chierici indue parti diviſo, ſerve al proprio Parroco
o greco 0 letínos onde l’a ſteſſa Chieſa materiale è riguardata for—
malmente come greca , e come latina. Non vi ha coſa , che poſſa
ritrarci dal credere,che tale ſia ſtatala Chieſa di S.Gennaro ad Dia
coniam di Napoli nel ſecolo xm. come ci manifeſtano le parole
recitate: Congo-:gotica Sacerdotam Gran-i ó- Latìai; le quali, ſecondo
il loro naturale e genuino ſenſo . eſprimono ch’ eſſa Diaconia era
una Collegiata aſſiſtita da Sacerdoti di rito greco e di rito lati
'no , deſtinati a regolare il ,popolo di .due Nazioni a quella Par
rocchia ſoggetto ,. Nè la conſiderazione d’eſſer eſſa ſtata ammi~
niſtrata da Gio-vani Diacono illuſtre Autore della Cronaca della
Chieſa diNapoli, il quale non fu di rito greco , ma ſol di rito
latino , è valevole a farci recedere dall’ eſpoſto ſentimento: sl
perchè era eglimembro e direttore del Cleto latino della men.
-tovata Chieſa; al ancora , perchè avendo fiorito l’ anno 900, ci
dà luogo a mirare la Chieſa di S-Gennaro in un diverſo aſpetto
l' anno 1305 , di cui ciofferiſce la data il citato ſtrumento; non ri
conoſcendoſi verona ripugnanza , per cui la detta Collegiata ſiaſi
annoverata tra le Chieſe latine di Napoli nel ſecolo 1x, indi poi
fia ſtata regolata ,anche da `Sacerdoti greci nel ſecolo xm. Depia
tano sì ſtrani cambiamenti oggidi gli Albaneſi . Le loro Chieſe
greche fabbricate da’ Maggiori nel tempo ’dcllc Penoſt anguſhc_ o
in cui fuggiti dalle .contrade dell’ Albania , .ſ1 ricovrarono in
queſti vpaeſi , ſono paint-.:.33 noſtri. giorni agl’ Italiani , che ne
hanno al preferirei] poſſeſſo, e ſon divenute latine. 2
6. ll rito greco .che fioriva nel ſecolo xm. nella Città di Na
poli › non vi nacque ad un tratto in queſta ſtagione , ma mol.
to prima v’ avea gettatç profonde radici . Se Latina era nel
ſuolo rx. la. Chieſa di S. Gennaro ad Diaconiam , non man
cavano .altre , in cui il rito greco vi riſplendeffe nel tempo
ſteſſo con tutta la ſua ampiezza, e in tutto il ſuo vigore. Di
ciò può veſſerne una prova il ſacrilego attentato di Sergio Duca di
quella Città , deſcritto da Pietro Suddiacono della Chieſa Napole
tana
tana T; il quale fu coetaneo di S.Atanaſio, Primo di queſto. no~~
me, e Veſcovo di Napoli, defunto l’anno 872 , di cui egli;nar~
ra le geſtez . Sergio commoſſo a ſdegno contro al Veſcovo
Atanafio ſuo zio, non ebbe roſſore di trattarlo indegnamente,
di ſtrappargli daddoſſo con iſcandalo univerſale , i. ſacri indu~
menti 0nd’ era veſtito , e di fargli ſperimentare i diſagi di una,
dura e penoſa prigionia . Spaventata la Città. da sl orribili ſtrapazzi e contumelie recate alla dignità* Veſcovile da un feroce
lione; e temendo , che queſti non ſacrificalſe al ſuo furore il
ſanto ſuo Paſtore , il più bell’ ornamento di quaſi tutto l’Occi—
dente , ſollevollì con precipitoſo tumulto . Grande fu il con
corſoela folla de’ Napoletani al PalaZZO del malvagio Sergio:
e ſtrepitoſe le voci, che fi udirono attorno alle mura di eſſo,
per domandare la reſtituzione del rapito Paſtore . Nè le minac
ce de’ miniſtri, nè il timor de’ ſoldati, ne` gl’ incommodi. delle
vigilie poterono raffredare il zelo di quella gente, nè vincere
la coſtanza , con cui , obbl’iato ogni altro penſiere , era uni
camente ſollecita a trarre dagli artigli della furibonda. e inſana
beſtia, il _ſuo amatiſſimo Padre . Qua peraëía ,a commofa e12‘ toto‘
Civitas, atque aerem miſerrimir ”erbe-mbar cat-ib”: . . . . .ñ. Inter`
Imc grafica latinaque par: Sacerdotalír, ó* Monacbica turba . . . . a
redde ”obit , inquilini-ì , Paſtorem ”aſtmm 3- . Ci rappreſenta lo
Storico nelle traſcritte parole eſſerſi ſollevata contro al Duca
non ſolamente la plebe , ma l’ aſſemblea ancora de’ Sacerdoti,
e l’ ordine Monaſtico . Ove flparla' de Monaci, è contento ado-Ì
perare quella ſemplic’ eſpre ione 1 Mon-:chica turba’ ;- per- farci
intendere , che i Monaci del Monaſterio di S. Salvatore ſtabi
[ito dal medeſimo SñAtanaſioz erano latini:. ma ove raggiona
de’ miniſtri ſacri e dell’ ordine Sacerdotale,uſa queſt" altre parole :
gra-ca lariflaque par: Sacerdotali: ; per farci comprendere non}
ſolamente, che un adunanza di Sacerdoti di rito greco era aſcrit-tñ
ta al mi’niſterio dell’ altare, ma che il loro‘ numero era sl’ co
pioſo, che meritavano eſsere ſpecialmente nominati e lodatì in
queſta nobile impreſa . Non eſsendo ſuperiore al ſecolo 1x"
queſto monumento recatov per dimoſtrare l’uſo del rito greco
nella Città di Napoli , ſi puo credere eſser eſso venuto da C o—
ſtantinopoli dopo lo ſcifina Foziano, traſportatovi da’ Sacerdoti
"Seco`
r (i) Muratori in preſat. adIo.Diac.. naíîí L cap. 31 num. 1.0- ap. Muratori,
rer. ltalic. toa. par. z. pag. 289.
` (a) Idem rer. Italic. t0.z.p. 2..
(3) Petrus Subdiac.in vita &Acha-
ihid. to. z. par. 2.. pag. 1052. & apud
Bollandian. ad diem :5.Julii to. 4.
pag. 78.
\
› , .
3,744
DEI; RITOGR«ECO›
Secolari,` che in gran copia approdavano in queſto portò'. Rotta~
`allora quella buona armonia e corriſpondenza , che paſsava tra
le due Nazioni, cominciarono iGreci ad avere, il più delle volte,
in abbominazione le ceremonie e ’l nome latino . l Cattolici ſtefiì
Orientali venendo in Italia , non ſi conformavano agevolmen—
te , e con indifferenza, come ne’ ſecoli paſsati , al rito Roma
no ; ma divertendo da queſto il loro animo , preferivano le
ſtraniere coſtumanze , ed amavano meglio darſi agli eſercizj di
pietà ſecondo i proprj iſtituti . @indi e` , che vediamo dopo
la funeſta ſeparazione dilatato , e con petto ſorte ſoſtenuto il
rito greco nelleiProvincie di Napoli, e di Sicilia , e ſtabilite
trai Secolari in varj luoghi, diverſe Parrocchie; ſei delle quali
nella ſola Città diNapoli facevano porn 1a delle ceremonie Orien—
tali nel ſecolo xm. ln quali Chieſe d’ e sa Città riſonaſsero le diñ
vine laudi nel detto rito nel ſecolo 1x; e dove teneſsero le loro
e-ccleſiaſtiche aſsemblee i Sacerdoti mentovati da Pietro Sotto-z
diacono , non è facile il diviſarlo .
7. Non ſ1 contennero ſolamente nelle ſei deſcritte Parrocchie
gli armoniofi greci concenti , e la ſoave armonia de’ cantici ſpi
rituali nel rito Orientale . Penetrarono anche le Chiéſelarine
della Citta di Napoli, nelle cui più coſpicue celebrità e ſolenni
Proceſſioni, unendofi i Greci a’ Latini , ferivan l’ aria col canto
de’Salmi , ed eran di ſommo piacere_ e agli Uomini della Ter—
ra , e ai Santi del Cielo . Ne aſſicura il lodato Pietro Sottodia
cono nella vita di S. Atanaſio l dicendo: I” qua (Neapolimna
Eccleſia) Laici final cum Clerici: affidate grace latine-que comun'
Prece pjàlllmt Deo , debitflmquc perſon-unt jugíter officiam . Gli atti
de’ Santi ci rappreſentano beneſpeſso il numeroſo. Popolo greco
e latino , il quale affrettavaſi ad onorare la memoria della trasla~
zione delle loro Ceneri,col canto nel proprio linguaggio dei ſa
cri lnni . Tra queſte fauſte acclamazioni , fu con venerazrone ac—
colto in Napoli l’ anno 877. il ſacro depoſito di Atanaſio ſuo
Veſcovo , recato da Monte Caſſino , dove avea ricevuta onore
Vole ſepoltura . Conflflebam‘ ”terque ſex”: ó* ma: dieci-ja, ó*
qualiter poterti”: , pſaflmodize cant”: warìuſque [ingenti-1m., grace
ó- latine ſua-w' modulatione reſoflabant . Così ſcrive il piu volte
citato Sottodiacono z . ll medeſimo rito fu oſservato nella pom
poſa traslazione a Napoli del Corpo di S. Severino , il quale
mentre nel Norico ſpargeva la luce del `Vangelo coll’_ ardente
e celeſte fiamma della ſua carità , paſsò 3-11"v immortalità dei::
vr
(i) Ibid. num. 7,
(z) lbìd
tNITALtA‘ LIB.I. CAP. x…
34,_
vita l’ anno 482. per raccorre la palma e ’l premio de’ ſuoi
Apoſtolici ſudori . Poco dopo furono traſportate le ceneri di
lui da’ ſuoi Diſcepoli al Caſtello Lucullano l , verſo la fine del
ſecolo _v. ſotto il Pontificato di S.Ge1aſìo, come diffuſamente
narra il Monaco Egipìo ſcrittore del ſecolo v1 .* indi a Napoli
l’anno 893 , come ſcrive il Canonico MaZQchi Î . Egli ha
eſaminata queſt’ epoca con maggiore avvedutezza , ed .eſatta criñ
tica del Chioccarelli , dell’ Ughclli , e delPagi , i quali conſe
gnano queſta celebrità all’ anno 920. Nell’ accurata deſcrizione,
che ne fa in un opuſculo Gio: Diacono s , ſi leggono le ſeguenti
parole : Poſte-ra autem die Pantifex ó* Clerm( Akapolitazzm )
Dax , Cè‘- Optimate: , paffimquc popular am'werſx conditionis ó* atta
:i: matutino tempore properanter,je i” occurſum cm” Dominic-c Cru~
ci: *venti/lit, odoriferiſqfle inceflſir, i” premiſſì oppidi ( Lucal/am')
campo ſauEZir cxu‘viir oboiarunt . . . . . é* alternantibm chart': La~
tim': ó* Greci: , ad monafferium ſcript-’fari Abbatir deducflut: Le nu
meroſe ordinanze e le copioſe truppe di Greci e di Latini , co
noſcendo il valore di quel prezioſo teſoro , ricevettero le ſacre
ſpoglie con quella venerazione , ch’ era loro dovuta . Celebran—
do tranquillamente le lodi dell’ illuſtre Apoſtolo , le traſportato
no dal Lucullano in Napoli; e le collocarono nel monaſterio,
cui fu dato il nome del medeſimo Santo , cioè, di S. Severi
no ; impiegando una gran parte delle notturne vigilie nella ſoa—
ve armonia de’ Salmi in lingua greca e latina 4 . Nel medeſi
mo anno 893. vennero a Napoli le ſacre Ceneri di S. Soſio traſ—
portate dall’ antica Citta del Miſeno , detta oggidì il Promonto
rio di Miſeno , devaſtata da’ Saracini nel ſecolo 1x. Accompagna
te dal Popolo fedele per tutto il tratto delle contrade con lie—,
te voci di Salmi , furono ricevute con ſommo giubilo da’ Mo
naci del monaſterio di S. Severino, tra i ſonori canti compoſti di
Xx
(l) Il Caſtello Lucullano è creduto
da alcuni,ilCaſtello detto dell’ Ovo
Sabbatini in aret- Kakml. Mapoh’t. ad
diem tg.~ ?anuarii to. r. Da altri è ſi
due
tatorí erano paſſati a ſtabilirſi in Na
poli), e indi aprirſi la ſtrada ad op
primete la Metropoli; il Duca , e’l
Magiſtrato Napoletano riſolvetteto
tuato tra Napoli e Pozzuolo, dove Lu
cullo godeva una amenitſima Villa, nel
ridurlo in cenere , e pone in ſalvo le
Reliquie de’ Santi , che ivi erano ſtate
luogo oggidi denominato Baleneoli .
vene rate fino a queſto tempo .
Mazorb‘i dr Cathedr. Neapolir. in diſ
(z) Mazoch. in Kalendar. Neapolit.
ſrrtat. (lt Caflri Lucullam' originibur a
pag. 199. ad a”. Mentre i Saracini
ſcorrevano furibondi per le Provincie
den. ad vut. _Ianuarii , iu vita S. s
Napoletane nel ſecolo tx , e ſtavano
per gittarſt nel Lucullano , (i cui abi
verinì Norici .
(4) Engen. de Eco!. $.Sevetíni . `
ad diem ts. Maji .
(g) Extat ap. Bolland. to. x. in *d—
345
DEL RITO GR‘ECO
due dialetti greco elatino . Così ſcrive Gio:-Diacono , che tro
voſſi preſente a queſto trionfo : Time ”ihilomiflm Forum:: Ab
ba: mancia ”oſtro cacciati-,cam omnibus Aſonachir, quo: invitava-rar,
devem’t, d* gratíarum affione i” Deflm celebrata, per totem ”a
fîem, unanimetgrcecam lariflamq'ue pſàlmoaììamſoflorit mcibm concre
parmzt l . ll Chioccarelli facendo attenzione , e aggirando nella
mente queſta ſcambievole corriſpondenza traiGrecieiLatini,
ammira lo ſpirito d’ unità e di pace , che animava le due Nazio-a
ni , c regolava le loro funzioni ſenza quelle gare ed impegni,
che atti ſono ſolamente ad eccitare tumulti, ed a rompere il
nodo della carità Criſtiana. Queſta reciproca alleanza ci paleſa
altresì l’alta ſtima , da cui penetrati i Latini, riguardavano il rito
de’ Greci; e lo ſpirito di docilità , che regnando in ambedue le
Nazioni, ne formava una ſola , e le diſponeva a ſtringere tra
loro l’ affezione con un vincolo ſempre più forte ; e ad ac~
creſcere con edificazione del popolo, il proprio decoro . Han
no in queſta parte ſuperata la virtù de’ loro maggiori, i GrcCi
della Cattolica di Meſſina, i quali nella Cattedrale di quell’ il~
luſtre Città celebrano in alcuni giorni feſtivi dell’ anno , gli uffi
zj in greco , come dirò altrove; non meno per manifeſtare il
loro riſpetto alla medeſima, che per promulgare a tutt' il mon~
do, eſſere la loro Collegiata purgata dal contagio di quegli er
rori , che regnano nell’ Oriente; ed eſſere eglino pronti a curar
le ferite recate al rito greco dalla malvagità di coloro, che lo
hanno miſeramente renduto ſconcio e deforme.
8. La ſcambievole unione de’ Greci e de’ Latini , e ‘l reci
proco canto de’ Salmi nelle due loro lingue , di cui ſi valeva—
no nelle deſcritte ſolenni celebrità. ,. non era il più bel pregio,
onde il rito greco andaſſe faſtoſo , e per cui era tenuto in molta
ſtima e venerazione nella Città di Napoli . Molto più plauſibile
era l’ accoglimento , che le greche ceremonie avevano nelle fun—
zioni del Sabbato Santo , e della Domeniea di Riſurrezione , che
(i celebravano nella Cattedrale . Le greche lezioni erano ivi udi
te e con ſommo piacere , e con grande applauſo , e con accla
mazioni e lodi del popolo , che aliiſteva alle ſolenni adunanze .`
Nel conſèſſo de’ Miniſtri latini , chelformavano il coro della.
Chieſa Cattedrale nel Sabbato Santo , godevan l’onore d’ eſſere
ammeſſi i ſei Parrochi greci delle ſei deſcritte Chieſe . i quali
erano incaricati di dover leggere ſei greche profezie delle dodi—
ci, che ſuole la Chieſa latina premettere alla benedizione. del
C61
(i) Edidit Sarius ad diem ag. Septemb
ñCereo Paſquale; così preſcrive la Cronaca di S. Maria de Prin
cipio , il cui Autore fioriva intorno alla metà del ſecolo x1”.
I” die Saflfla (cioe` nel giorno delSabbato Santo) ſex Primicerii
ſex gra-cara”: Ecclejíamm coflſtruflamm i” ipſe Cim‘tate , ó* dotata
rum per imperatore”; jam diffflm ( Conſtafltiflmn M.) tenentur 71e~
m're ad ditta”: Neapoli‘taflam Eccleſíam, ó* cantare, ſe” legere ſex
leffione: gra-:ca: . . . . Diít'x ”amqfle Eccleſia, ſex ſunt , Im wide
îlicet; Eccleſia S. Georgia' ad Forum: Eccleſia S. ff'rmuaríi ad Dia—
coniam: .SS. ‘fauna-v‘: ó- Pauli: &Audi-eee ad Nidflm: S. Mari‘
'Rota-:dec: .S. Maria: ad Co/Ìnedifl 1 . ln oltre , nel giorno della
Paſquale Solennità intervenivano nel coro imedefimiParrochi,
affiflevano alla funzione che celebravafi dal Cimeliarca , e- nel
-greco idioma cantavano i] Simbolo della fede : Et i” die Re
j'urrcè‘iioni: Dominica: , continua a ſcrivere l’ Autore della citata
Cronaca, tenentflr :litio Cimiliarcba: aſſijiere ad mutanda”; i” illa
( Neapolitana Eccleſia ) Credo ,in ”num Deum , i” idiomate gmco .
Non era fino a queſti tempi , che una lodevole conſuetudine
quella , per cui i Parrochi greci dovevano preſtare omaggio alla.
Cattedrale e colla loro preſenza , e col canto in lingua greca
delle ſei lezioni, e del Simbolo della fede . L’ Arciveſcovo Gio
vanni _Orſino avendo l’ anno 1337. ridotto in iſcritto , e data
'nuova forma al Pontificale e Ceremoniale della ſua Cattedrale ,
‘Cönvertl in legge l’ antica coſtumanza , onde foſſero obbligati
i Sacerdoti greci di preſentarſi ne’ preſcritti giorni alla Chieſa;
in argumento e della loro ſuggezione all’ Arciveſcovo, e dell’
autorità , che queſti ſopra il Clero greco interamente eſercita—
vaÎ . I” die-’Pajcbatí: ,‘ ſono parole traſcritte dalle Coſtituzioni
.Orſiniane , diE't'a Ewangelio , Dominus Arcbieplſtopm incipit Credo,
greco ſermofle , ſi placet ; ó- ſupradífím Arcbiprerbyter S. Geor
-gii ad Mercatum cum ſhciir ſui: , ó‘ Arcbíprerbyter 5. Maria R0-—
-mmlx decente”: i” grxco ſermone i” conſpeëíu Domini Arc/jiepiſbo
*Pi: é‘ alii crv/tore: de cbaro repetzmt alternati”: i” latino, ca”—
--tafldo etiam i” alta voce: . ln due coſe , diverſi ſono tra loro
‘~l’ antico coſtume rappreſentatoci dalla Cronaca di S. Maria de
Principio . e la nuova riforma indotta dall’ Arciveſcovo Orſino .
"“Ravviſiamo nel primo , eſſere ſtato uffizio de' ſei Parro~
-chi greci d’ intervenire alla funzione , che nel giorno della Ri
Xx 2
(x) Mazoch.deEccl.Cathed|-.Neap.
.Pag. ua.
(a) Ap. Chioccarell. de Epſſc. Neapolit. pag-95. & ap. Abbatem de Nucc
ſur
ad Chronic. Leon. Oſtienſ. lib. r.
cap.`gz. Extat inter Script. ltalíñ
tom. 4. pazzo-1c.
34s
DEL RITO’GRECO
ſurrezione del Signore celebravafi dal Cimeliarca; ed inoltre ,
aver eglino interamente cantato il Simbolo della fede nel gre
co idioma: ma le cofiituzioniOrfiniane a due loli Parrochi di
S. Giorgio ad Mercatum , e di S. Maria Rotonda. reflringono
il detto onorifico miniſterio d’ aſſiſtere alla celebrità Paſquale:
e in riguardo al canto. del Simbolo preſcrivono, che , ìntonato
dall’ Arciveſcovo celebrante , ſe ne continui il canto dai pre
detti due Parrochi e loro miniſtri in greco , e dal Cleto della
, Cattedrale in latino, con reciproca e ſcambievole corriſponden
Za d’ ambidue gl’ idiomi . Segui la variazione di queſto rito nello
ſpazio intermedio di ottant’ anni; quanti ne ſcorſero tra il tem..
po , in cui fu lcritta la Cronaca . e divulgate le cofiituzioni Or
ſmìane ; cioè , tra la metà del ſecolo xm. c l’ anno 1337.
Due Parrochie poſſedevano i Greci in queſt’ anno 1337. di
S. Giorgio ad Mercatum , e dl S. Maria Rotonda, indicate nel..
le mentovate Coſtituzioni . Che nel principio di queſto medeſi
m0 fecolo xrv , e preciſamente l’ anno 1305. I’ altra denomi
nata di S.Gennar0 ad Diaconiam fuſſe ancora compofla di Sa..
cerdoti di rito greco, ce lo manifeſta chiaramente lo ſtrnmen
to ſopra recato con quelle parole: CunEZa Congregatio Sacerdo
tum , greci Ò— /atim' Ò-c. Se oltre a quefle tre Parrocchie , con
tinuaſſero ancora l’anno 1337. nell’ uſo del rito greco le altre
tre di S. Andrea ad Nidum, di S. Maria in Coímedin-, e de'
SS. Gio: e Paolo , non è coſa facile il raccoglierlo dai monu
menti , che ſuperiori agli oltraggi del tempo ſono a noi per
venuti .
*
Contra l’Autore della Cronaca di S. Maria de: Principio;
colla cui ſcorta abbiamo ſtabilito l’ uſo del ritoñ greco nelle ſei
greche Parrocchie , non che il minifierio de’ Sacerdoti greci
nelle ſolennità latine della Cattedrale diNapoli, inveiſcono a1
cunì Scrittori, alzando arditamente la voce, e calcando forte~
mente la penna . Dicono , eſſerſi egli dilettato di favoloſi tac..
conti : donde prendono argomento a negare , con uno ſtrano ra..
ziocìnio. la verità di tutto ciò , che l’ opera contiene . Pongono
principalmente in veduta , che fieno ſtate ſtabilite ne’ ſecoli p0
íìeriori , le lei greche Parrocchie , la cui fondazione egli attri
buiſce al Gran Coſtantino nel ſecolo IV. per quelle parole di ſo
pra recitare: I” die Saflffa (5-0. ſex Primícerii ſex greca-am”; Fc-e
:le/iam”: conſtruffarum i” ipſa Civita”, ó- dotamrmn per Impera—
tore”; jam difíum Corr/Tantiflum Magnum . tenenmr *ve-”ire (jvc.
.Chi voleſſe di propoſito applicarſi a moſtrare lÎ inſuffifienza di
quc~
IN ITALIA LIE-“I. CAP-X.f
'34.9
queſto vano , e fallace diſcorſo , non durerebbe gran fatica a 10r~
tir felicemente nel ſuo impegno . Concioſlìachè , ſe vogliamo
ſeriamente` riflettere all'idea di tutta l’opera, e ſeguire la trac
cia delle ſue narrazioni , non ſari coſa ardua e malagevole ,
ma facile e ſpedita il ſeparare il vero dal falſo. Volendo l’Au
tore della Cronaca mandare la notizia a’ Poſteri dello ſtato anti—
co e reCente della Chieſa maggiore di Napoli , in due parti la
ſua opera divide . Si diffonde nella prima a narrare l’origine
di eſſa, la predicazion di S. Pietro, la converſione di S.Candi
_da , e la conſecrazione di S. Aſpreno in primo Veſcovo della
Città . Paſſando a’ tempi dell’Imperador Coſtantino, celebra le
lodi di lui.; e volendo conſecrare la ſua memoria , e rendere
illuſtre il ſno nomepreſſo ai Napoletani, dimoſtra , eſſer egli
ſtato aſſai ſollecito nell’ eſaltazione del Criſtianeſimo , benefi
co verſo la Chieſa , e zclante della gloria d’lddio . ll più ſor—
prendente argumento del ſuo gran merito , eſſere lo ſtabilimen~
to di- molte magnifiche Chieſe, e le copioſe richezze, onde lc
cumulò ſenza miſura . Siccome il lodato Autore nel formare
.il carattere di queſto Principe , e nel delinear la pittura della
.ſua religioſa. munificenza , non ha ecceduti i limiti del vero;
,così nell’ enumerare inparticolare i favori diſpenſati ai Napole
tani', ha alterato, lo ſtato delle coſe . Portando ad un eminente
grado i-ſu‘oi elogj, lo ha celebrato per fondatore di molte Chie
-ſe, delle quali ha fatto montare alcune all’ età di lunga ſupe.
jriore al proprio ſorgimcnto . Tra le altre, conſegna al ſecolo xv.
la fondazione delle ſei greche Parrocchie , le quali furon certa
mente lungo tempo dopo erette edotatc . Traſcriſſe ciecamente
nella ſua ſtoria ciò , che aveva forſe letto nei Codici ſcritti a
penna, apocrifi e di dubia fede , ſparſi nel volgo e promulgati
ne’ tempi rozzi , e men floridi della letteratura, e della giuſta cri
tica . Ma quella credenza , che non meritano tali favoloſi rac—
conti tratti da’ fonti impuri , e molto lontani dall’ eta dello Scrit
tore , a torto ſi nega alla deſcrizione dc’ riti ,delle ceremonie ,
e dell’ eccleſiaſtiche Celebrità , le quali eſſendo in uſo al ſuo
tempo , ſono da lui eſpoſte come notorie a tutti , e delle
quali era egli teſtimonia oculare e ſpettatore . Tal’ e` il rito del
le greche lezioni nelle funzioni latine . Facendoſi a cuore di
rappreſentare la venerazione ed oſſequio de’ greci Sacerdoti verſo
la Chieſa Cattedrale , e ’l riſpetto di cui erano debitori all’ Ar-~
civeſcovo ,` deſcrive il coſtume, ch’era in vigore al ſuo tempo,
per cui i ſei Parrochi delle greche Parrocchie ſi preſentavanol
ne
3,o
DEL RITO‘GRECO
nel Sabbato Santo , e nella Domenica di Riſurrezione alla detta
Cattedrale, per recitare ſei profezie, e ’l Simbolo della fede in
lingua Greca. Terzcfltur *venire ad diüam Neapolitgrzam Ecole/iam,
ó-cantare,ſc” Icgcre ſex lefíiouer gra-’car . Et i” die Reſurre‘cíz'o
m'r Dominica: tenentflr diffo Cimiliarchx aſſìſtcre ad cantona’um i”
illa , Credo i” ”num Deflm , i” idiomate Grxco . Traſcrive queſte
parole nella ſua Cronaca ſcritta in lingua ltaliana e compiuta
l’ anno 1382 , Giovanni Villani il Napoletano , dopo le quali
ſoggìugne : la qual coſa oggi è intermcffa . Quindi, _per teſti
monio di due gravi Scrittori coetanei del pari e ſpettatori,
dobbiamo reſtare perſuaſi, che la maeſtà del canto greco nelle
due indicate ſolennità latine, florida lì manteneva nel ſecolo x…,
e rimaſe ſepolta ed eſtinta verſo la fine del xxv.
9. Non contenti alcuni Scrittori d’ avere ſtabilite nella Città
di Napoli ſei greche Collegiate, nelle quali era in 10mm’ ono—
re ìl rito greco, hanno preteſo di vantaggio, che un qualche
Nazionale ſollevato alla dignità Epiſcopale , abbia eſercitate', ſotî
to l’ autorità del Veſcovo latino , le funzioni del proprio"mini
ſterio , ed abbia tenute le redini del governo e delle Chieſe ,ì e del
Popolo . Cosl il Baronio , il Cupero , il Papebrochio , l’ Ughellì,
il Caracciolo , e ‘l Chioccarelli 1 . A così perſuaderſi ſi ſono
molli da diverſe ragioni . ll Papebrochio oſſervando 'guaſta c
malacconcia la cronologia dei Veſcovi diNapoli , ed il loro nu
mero , ſecondo alcuni legittimi catalogi , eccedente :-s' è- luſin~
gato di poterla unicamente riordinare , con inſerire nella ſerie dei
Veſcovi greci, quei , che non poſſono avere luogo nel'ruolo
de’ latini . Soſtiene‘,eſſcre accurata ed-eſatta la Cronaca díGio-ñ
vanni Diacono, in cui, dopo Efo-bo ultimo Veſcovo del ſeco
lo m , ſiegue Fortunato , il primo del ſecolo tv. Conchiude , che
Marciano , Co/m; e Calc-podio , i quali ſogliono volgarmente re
giſtrarſi tra Efebo e Fortunato; e come Veſcovi Napoletani ci
vengono poſti ſotto gli occhi dagli Atti d’ alcuni Concilj , e da
altri Catalogi , non appartengano all’ ordinaria ſucceſſione dei
Veſcovi di quella Citta , cui diede principio S. Aſpreno ; non
eſſendov’ intervallo, in cui dopo Efebo, poſſano eſſi ſucceſſiva
mente annoverarfi : ma debbano onninamente collocarſi nella
claſſe de’ Veſcovi greci. Queſto ſiſtema del Papebrochio ſareb—
be certamente molto atto a ricomporre l’ intricata cronologia
de’
(l) Baron. ad ann. 872. Cnper. ad
to.6. de Archíep. Neapol. Caracciol.
Vitam S. Athan. Papebroch. ad diem
”Junii in Aëta S-Portunati z Ughell-
de Eccl. Neap. Monum. Chioccarell.
de Epiſc. Neapolit. pag”. ad art.87:
de’ predetti Veſcovi , ſe al rito greco fuſſe ſtato aperto il cam
po nella Città _di Napoli nel ſeColo m , ó xv. Ma poichè lun~
go tempo dopo vide eſſa la pompa delle ceremonie Orientali;
ne`iGreci v’ avevano ancora meſso il *piede .in quei primi tem—
pi , ſono di neſsun peſo le immaginazioni_ , e? le donghietture del
chiariflìmo Autore . Per diverſo ſentiere s’è incamminato .l’ il
luſtre Mazochi 1 , il quale, rigettato‘ il greciſmo del Papebro
chio, colla ſcorta di validi documenti giudica , che i tre'no~
mi di Marciano, Coſma , e Calepodio i'ndicar` poſſano un medeñ-v
ſimo Veſcovo ; conforme all’ uſo frequente del ſecolo 1V , inë
cui una ſteſſa perſona ſotto varj nomi‘ ’era compreſa , ed ora
ſotto di uno, ora ſotto dell’altro ſottoſcriveva ai pubblici atti. Ag
giugne , non eſſere. da maravigliarſi ,ſe Giovanni Diacono abbia
ommeſſo d' indicarci i loro tre-*diſtinti nomi; eſſendoſene for-.
ſeaſtenuto , o perchè ignoracva le loro geſte, o perchè la Di
vina Providenza , di cui -faduopo adorare gl’ incomprenſibili‘
giudizj e le arcane diſpoſizioni, gli abbia moſtrati alla Chieſa
Napoletana , come un lampo; , e gli abbia tolti dal mondo
quando appena il Popolo aveva cominciato a guſtare la dolcez-ñ
za del loro governo: onde ha creduto , che i loro nomi non
doVeſſero deſcriverfi nel catalogo de’ Veſcovi di Napoli.
i
Gli altri Autori ſopra lodati ſono ſtati ſpinti a ſtabilire due
SediEpiſcopali latina l’ una, e greca l’altra , dal teſtimonia mal
inteſo‘di Pietro Sottodiacono . Nella vita , ch’ egli ſcrive di
S. Atanaſio Veſcovo , dopo avere-celebrata la magnificenza della
Città e de’ ſuoi ſuperbi edifizj, la benignità del clima, la fer~
tilità de’ campi, e gli altri eſteriorinobili pregi, de’ quali fu
adornata e per Mare e per Terra `da Beliſario e da Narſete , paſ~
ſa a deſcrivere lo ſtato interiore di lei; cioè , la vaghezza del
le Chieſe , il numero copioſo de’ Monaſterj , il buon ordine
del culto divino , e la regolata diſciplina del Clero . @indi
innoltrandoſi ad eſporre la preſidenza del Veſcovo , così ſoggiu—
gne: Nam intrófjflmſhimr Pneſulum geſta; .Sc-der, ad iti/tar duo—
mm teflamentorum: quamquam una ſi!, quer cam gubernat , ó* ſe*
git reliqflam ,i ”t capiti;- reguntur arms diaverfiz . Tutti conven
gono nel ſentimento, non doverſi giudicare per quelle parole:
Birra: Pmſulum geſtat Sede: , che la. Città. di Napoli ſia ſtata
ſog
(1) De Cathedr. Neap. pag. 107.
Amman”; zum/1*!, qu.: cam _gaber
(2) Il Baronio dal Codice, di cui
nat, É» ”gif reliqflam: legge: Qui
ſi valſe , traſcríve , Interdzm , in luogo
m”: gaber-rm” (9- rcgunt ad ann. 87a.
di Introrſum. In vece delle parole:
num. tz.
'
'352.'
D`EL`RITOGRECO
ſoggetta a due Veſcovi, uno de’ quali fuſſe indipendente dall’al
tro: ma che abbia il Greco ubbidito al Latino , di cui eſerci
tava le veci diVicario in riguardo al Popolo greco , e che ſia
ſtato di queſti il direttore , il Paſtore, e la guida .
Ma una tal opinione , la quale a fimiglianzà dei due Cleri
ci preſenta due Veſcovi greco e latino , è ſtata con argumenti
sì vigoroſi combattuta da’ moderni Scrittori! , che non reſta
omai luogo a dubitare , che la Chieſa Napoletana ſia ſtata dal
:ſolo Veſcovo latino ſtabilmente amminiſtrata, anche ne’ ſecoli
balli , e men da noi rimoti . A dir vero , Giovanni Diacono,
che teſſe il catalogo de’ Veſcovi Napoletani da S.Aſpreno con
ſCCPBÎO da S-Pîetr0› fino a S. Atanaſlo il Seniores cioè , fin
all’ anno 872 , e Pietro Sottodiacono , che ne continuò la ſto~
ria ſin all’ anno 903. non fanno veruna menzione de’ due Ve
ſcovi latino e greco , ma del ſolo latino. il qua e ad ambedue
le Nazioni preſiedeva . Avrebbono notabilmente mancato alle
leggi della ſtoria , ſe il Veſcovo greco avendo la direzione de’
Greci, come de‘ Latini l’aveva il proprio loro `Prelato, aveſſe
ro traſcurato di riferire i nomi, le geſte , l’uſhcio , e le azio
ni del primo; come le hanno minutamente narrare del ſecon~
do. l Calendarj, ed altri antichi monumenti della Chieſa Na*
poletana , le lapidi ſepulcrali , e gli archivj de’ Monaſterj! , ì
quali ci preſentano beneſpeſſo le memorie de’ Veſcovi latini',
neppure una ci offeriſcono de’ Veſcovi greci . Gli atti ue‘ Concilj
privi ſono di ſottoſcrizioni di queſti, benchè abbondino de’ no
mi di quelli . Finalmentev .è coſa aſſai difficile a crederſi , cheì
. Sommi Ponteflci, i quali frequentemente ſCſlVCVà-HO aVeſcovi
latini , non abbiano alcuna lettera indirizzata ai greci ; e che
neſſun di queſti ſiaſi mai fatto vedere nelle più celebri funzio
ni, che ſi tenevano o nelle ſei greche Parrocchie, o nella Cat
tedrale , dove in alcune più ragguardevoli ſolennità deli’ anno,
faceva il Clero greco luminoſa comparſa .
Aantunque chiare fieno le ragioni, eſodi
coi quali fi rigetta la duplicità delle Cattedre
nella Città di Napoli ; potrebbono nondimeno
lettori dalle parole: Bim” Prc/alam geſtat Sede: ,
e
gli argumenti ,
greca e latina
reſtar ſedotti ì
adoperate dall’
Autore della vita di S.Atanaſio, colle quali ſembra abbia egli
voluto darci ad intendere le due Sedi Veſcovili delle due Na—
zioni. Eruditi Scrittori de’ noſtri tempi, con apparati d'erudi—
zione
(i) Sabbatini in vet. Kalend. Neapolitz ad diem ag. Apr‘. diſſertat. z.
Mazoch. 'rn id.Kalend. pag.95. Troylí
Storia Univerſo tO- 4- Par_- l- Pag-4°‘
zione ſi ſono ſtudiati d’eſpOt-re quel teſto .‘ Vi ha primieramen~
te chi crede 1 , che le due Cattedre ſ1 deggiano riferire ai due
ordini del Cleto greco e latino , de’ quali ciaſcheduno forma
va due diverſe -Collegiate . Altri, -ſprezzata queſt’ eſpoſizio
ne , che altera il legittimo ſenſo delle indicate parole, ſ1 ſono
immaginati rappreſentaſ'ſi il v_Veſcovo`e il -Cimeli'arca della Cat~
tedrale . Ma lo ſcopo dell’Autore chiaramente rigetta una ta—
le dichiarazione g avvegnacchè col giro del ſuo diſcorſo pre
rendendo farci comprendere , che tutti i più nobili, e ,i più vaghi
ornamenti ñdella Città deggiono cedere ad -una più ſublime pre—
rogativa, che «riſiede nel ritener eſſa due-Seggi Epiſcopali , por
ta il noſtro penſiere ad-una dignità più “eminente del -Cirre
liarca , `la quale corra del »par-ì col -Veſcovado , e `ſia. d’un
ordine ſuperiore -a »quello . Altri battono un diverſo ſentiere;
e ſotto le parole -: Bifla: Pmſul-am geſtal’ Sede: , dicono eſſere
compreſe le dette Cattedre di'Miſeno e di Napoli i-n una uni
te . Era Miſeno nobile ed illuſtre~Citt`à -non molto diſtante da
Napoli , adornata di Trono Epiſcopale
Adocchiata da’ Sa
racini sforniti d’ umanità e di fede , fu ataccata con tale im
peto , che non potendo i-Cittadíni difenderſi dai violentiinfirlti—z
nè fraſtornare i crudeli diſegni de’ poſſenti nemici , che in di*
verſe, partite s' erano_ preſentati ad ‘-inquietarli , cedettero al loro'
furore. Molti furono ſacrificati alle ſpade , altri paſſarono *ſat
to la mano del vincitore ; e la Città mandata in rovina , fu
uguagliata al ſuolo‘ l’anno 860. Affinché la Cattedra non reſtaſÌ
ſe aſſorbita tra le ſue ceneri, fu unita alla Chieſa di Napoli da
S. Atanafio il Senior-e, che n’ era il Veſcovo 1.. Ma poichè una
tal unione non fu (per uſare i termini de’ Giureconſulti )
neque principali: , ma ſubjefîioa : ſiccome la Veſcovi] Sede di
Miſeno perdè l’antico ſuo titoio , il ſuo pregio , e la ſua digni~
tà; è facile il comprendere non eſſere colà ſimile al vero , an—
zi del tutt’ oppoſta al buon giudizio , che eſſendo eſtinta e ſop—
preſſa, venga tuttavia additata nelle recitare parole: Bina: Pm.
ſulum geſtar Sede:. Altri Scrittori finalmente , tra i cui ſentimenti
entra ancora il chiariſſimo Monſignor Simonio Aſſemannì 3 , con
più
ſodo fondamento
giudicano,’~che
abbia
indirizzata
la mira a ſollevare
vad altePietro
lodi laSottodiacono
Città di Napoli;
non tanto a cagione delle ſue magnificenze , quanto dell’ alto
Y y
(1) Mazoch. de Ecc’l.Cathedr.'Neapqlit. par. a. cap. z. pag. nt.
(z) Jo: Diac- ín chronic. ap. Murat.
patro
Ret. Italic. to. a.. par. z. pag. 1046. 8c
to. l. par. z. pag. z
[7.
(3) Aſſem.de Rebus Magro-mc.;
3,4
DEL RITO GRECO
patrocinio , ch’ eſſa gode de’ due ſantiſſimi Veſcovi Gennaro ; ed
Agrippino eſpreffi ne’ due Teſtamenti’: benchè un ſolo ſia quello ,
cioè, Gesù Criſto , il quale principalmente la rende glorioſa ve feli
ce . Queſto eſſere il ſincero ſentimento di lui, lo manifeſtano più
chiaramente le ſuſſeguenti parole, colle quali eſpone, che la det
ta Dominante è ſicuramente fondata ſopra due ſtabili e poſſenti ba
ſi , ed illufirata da due candelabri sfavillanti di luce: che abbia aſ
ſicurato il divino ſoccorſo , e che tragga tuttogiorno ſopra il ſuo
popolo le celeſti benedizioní, mediante la loro valevole interpo
ſizione . Conchiude in fine il diſcorſo con un proſpero e fortuna~
to preſagio alla medeſima , dicendo : che una Città aſiifiita , di
feſa, e favorita da si poſſenti protettori, ſia per eſſere ne’ſecoli
futuri florida . invitta, ed avventurata 1 e per cui'` felici gli anni
e i di volgerì il Cielo coſtantemente i ſuoi Pianeti . Rimoſſa con
queſt’ eſpoſizione del teſto di Pietro Sottodiacono , la principal ra
gione ,- da cui è aſſiſtita l'opinione di coloro , che ſtabiliſcono la
Sede del Veſcovo. greco in Napoli ,* potremo conchiudere , che il
ritoñ greco ,, il quale fioriva- nelle ſei-deſeritte Collegiata, era ir<
rigato e fecondato. da’ſoli Parrochi; e. che le. une , e gli altri
ubbidivano al Veſcovo della Città. come a comun Paſtore , il
quale- riformava le dette Chieſe dagli abuſi ,, quando era d’ uopo,
?boàiva le vizioſe- conſuetudini, ed eſ’cirpava gli avanzi det di~
or In] o
9.11.
IN .ITALIA LlB.l. CAP. x.
l
è*
3,,
I I.
Delle Chieſe Greche nelle ñÎCìttà , e Dioceſi di Policaſtro ,
‘ di Brindiſi, di Taranto , ‘di Bari , Trani, ed Altamura .
Souuanro.
Ella Terra di Rioello
della Dioceſi di Polica
‘che di Brindiſi , le quali
ſtro ſorgono due Callegiate.
6 Mancano ſotto dei Normanni.
Greca l’ una di S. Maria
7 ‘Un *oe/ſigla dell’ antico Gre~
_ſorgono nel ſecolo x.
del Poggio, e Latina .l’al
tra di S. Niccolò… Contro
*verſie nate negli ultimi tem
ciſmo , rimaſe nel ;canto del
Vangelo e .dell’ Fpi/Zola in
pi intorno alla maggioranza
lingua Greca nella Meſſa..
Latina ,della Domenica del
d’ onore traloro, edeciſo
l’ anno 1746. dalla.S. .Con
combattuto da ’un Arciveſco
gregazione del Concilio .
rwo l’ :1117101659.
2 Manca
il rito Greco .l’ an
le ,Palme , ſè inutilmente
:8 Negli ultimitempi vengono
no l 572. Il Clero di S. Ma~
ria .del .Poggio vè `abilitato
’alcuni Schiavoni e Greci
nella [Città di Brindiſi , e
da 5. Pio V. a paffare al
rito Latino. Cambia ſemi*
.loro funzioni .nella .Chic a
celebrano nel rito greco le
mento , e vorrebbe ,ritene—
re ilgrcco . E’ obbligato
da Monſignor Spinelli apar
re in effetto l’ ottenuta.»
diſpenſa . Altra Collegiata
greca ſotto il titolo di &Bar
bara nel ſecolo xrv. è unita
alla.jChieſu.latina (li S. Nic
colò l’ anno 1378.
di S. Pietro , ad ammo-”due
comune . Sono .ammqffì a—
gli onori , .e alla dignità
di Magi/?rato , e all’ eſerñ
cizio delle ‘pubbliche fun`
zioni i.
-9 Altre .Chieſe greche nella_
Dioceſì di Brindiſi .
-ro La .Cattedrale
di Bari or..
3 Nella Citta‘ di …Brindiſi fio
tenne vil titolo Arci-veſcovi
riſce il rito' greco…
4. La ſua Chieſa Cattedrale.,
le dai Patriarchi di ‘Co/iau*
tinopoli ’; non già nel ſè—
e quella di Taranto non.»
‘ :’colo 'VI , come alcuni Au—
furon mai ſoggette a’ Ve~
tori hanno ſcritto , ma nel
ſco-vi greci ; ancor quando
ſecolo .1x.
le loro .Città .ubbidivano al 1'! Gli ’Arcioefi'ooi profeſſaroá'
greco imperio.
- i ' -' :nel nondimeno il rito lati—
' 5, ,Si enumcrano leCbicjëgre---N ”
i ;.5
”0, e rice-vette” dai-,Sommi
Y y z
_ Pon
355
'DELRITO
Ponte/ici la conſecrazioue .
12 Il rito greco ſparſo i” alcuni
luoghi della Dioceſi dai Mo”aci Baſilíam’ , era tutta-via
i” ‘vigore ”el ſecolo xx.
ñ 13 La Cattedra! Chieſa di Tra~
ni è procedura di Veſcovi
latini, anche ſotto il gover
710 de’ Greci . E’ folle-vata
agli onori di Aſctropoli dai
Sommi Pontefici iuuaflzi all’
auuo 1-071..
14 Ad Altamura ſono invitati
da Federica 11. l Greci, i
GRECO
quali *oi flabiliſcauo alcuue
Chieſe del loro rito.
15 Particolarmente una ſhtto il
titolo di 5.. Niccolò di Mi.
ra , i cui Sacerdoti ſono
*.1 onorati co” alcune decoroje
prerogative .
16 Controverſie' ”are fia i 5a
cerdoti greci, e l’ A-rciprete
della Chieſa latina di Al
tamura . Prooedimeuto da
to dal Cardinal .Sirleeo . Il
rito greco fi ejliugue l’ au
uo 1602..
Ponrcasrno
l D Acchè’ il rito greco s’ apri la .ſtrada nelle Provincie Na
poletane , peneteò , e fu per lungo- tempo riſpettato nel
la Terra di Rivello della Dioceſi di Policaflro . Si videro ivi ſor-—
gere due Collegiatc , ſotto il titolo di Sali/[aria del Poggio 1-’ una;
numeroſa di Clero greco; l’ altra ſotto il titolo di &Nicea/ò com...
pofia di Sacerdoti latini .- Non ha gran tempo , che queſta-Ter
ra è,\ìata onorata dal Regnante Monarca delle due: Sicilie con‘
titolo diCittà , e ſollevata ad alcuni pregi, e prerogative ,che
le altre del Regno ſogliono godere . Ne’ ſecoli ſuperiori i Par—
rochi greci, e i latini tenendo pacificamente , e ſenza contradi
zione, la cura delle anime tra loro diviſa, ROI) vcdevaſi maggior
emulazione , che quella della virtù, e della pietà Criſtiana .. Fa
cevano riſplendere il proprio coraggio in quello , che dovevano
tantoa lddio ed alla Religione , quanto all’ eſatta oſſervanza de’
riti e de’ proprj doveri. Ma ne’ tempi men da noi remoti ſi ſono
allontanati dall’ antica ſcambievole carità ed armonia, ancorchè
tutti egualmente militino ſotto il rito latino - La maggioranza
di Matricità , e la prerogativa d' onori , che una Collegiata ha
preteſa ſopra l’ altra, ha ſovente caggionatizdiſordinì ſcandalofi,
ed eccitate conteſe gravi , e men degne dell’ ordine Saccrdotale .
Preteſe il Clero della Chieſa di S. Maria allontanarſi dall’ antico
cofiume nell' eſercizio delle ſacroſante Funzioni z e credette non
dovere in avvenire ſoggettarſi agnello di 5. Niccolò , nè aſſociarſi
ſeco nelle proceſſioni ; ma poterle iſtituire da ſe fleſſo , come
un Corpo del tutto ſeparato, e indipendente da lui. Giudicò. di
'
I.
aver
,IN ITALIA LIB'.I.CAP.X.
357
aver ben giuſti , e forti motivi di onorare la propria Chieſa col
decoroſo titolo diMatrice , e diCollegiata lnſigne . Veſte , ed
altre controverſie di ſimil fatta ridotte al numero dí'xxv. articoli,
ſono ſtate portate al giudizio della ſacra Congregazione del Con-—
cilio l’anno 1 746. Dataſi eſſa a conſiderar le ragioni,da ambedue le
parti prodotte nelle voluminoſe ſcritture, proferl la deciſione faññ
vorevole alla Chieſa di S. Niccolò l . ll ſuo tenore ci ſomminiſtra
motivo di credere , che la Chieſa di .S. Maria dacchè da greca di
venne latina , fu riguardata come un membro dipendente dalla
Colleggiata di S. Niccolò. Se poi nel tempo , in cui eſſa era con
ſecrata al rito greco , ſiaſi con diverſo metodo governata , ed abbia
date dimoſtrazioni di ſoggezione verſo di queſta, com’è più ſimile
al vero ; o pure abbia regolate le ſue funzioni con dipendenza dal
ſolo Veſcovo , non ci è noto; ne‘ ſi può raccogliere dai monu
menti prodotti nella propoſizione della cauſa .
2. Manifeſta però coſa è , nè può rivocarſi in dubio , che il ri
to greco abbia goduta buona ſorte nella Terra di Rivello fino al
ſecolo xvt , come ne aſſicurano gli atti della Viſita della Dioceſi ,
fatta da Monſignor Ferdinando Spinelli, i quali ſono ſtati eſibiti
alla Secretaria della Congregazione del Concilio nella propoſizio—
ne della mentovata cauſa . Da effi ſi raccoglie primieramente,
che la Chieſa di Policaſtro Commendata al Cardinal d’ Aragona
1’ anno 1493 . fu da eſſo governata ſino al I 504. Secondariamentc ,
che il ſuo Vicario Generale nel proferire ſentenza in una cauſa di
giuriſdizione, confermo l’antica diviſione del Clero greco, e la
tino, la diſtinzione delle due Collegiate , e l’ autorità , che ſopra
quelle godevano i loro reſpettivi Arcipreti . Non può adunque
dubitarſi , che nel ſëcolo xv , e forſe fin dal xrv erano ſtate ſc
parate le due Chieſe Parrochiali , e che nel tempo intermedio tra
1’ anno 1493 , e 1 504 ſioriſſe tuttavia in Rivello il rito orientale .
Certiffimo è altresì , che nel l 537 , la Chieſa di S. Maria del Pag
gio ſtava ſotto la direzione de’ Sacerdoti greci; leggendoſi al fo
glio 39. di detta Viſita come ſiegue: D.Dominicm Ferrari!” S.Ma~
rice [le Podio gra—c”: oſtendit Bnl/arſm’ Subdiacoflat”: Ordini: i” car-—
ra pecorina , ſubſcripm: per Rewreudíffimum Pin-um ?anime m Jaar;
nam Epiſcopflm Policaſtre”. , ſub datum Policaſtri die 24. Februa—
rii1537. Non ſarà fuori di propoſito I’ oſſervare nelle traſcritte
parole , avere i Suddiaconi , i Diaconi , e i Sacerdoti greci della
Dioceſi di Policaſtro ricevuta l’impoſizione delle mani dal pr0~
prio
ñ (i) Policaſtren. Prceminentiarum
St lutium Parochialium die ap-lanuar.,
St 18. Maii unit-;46. In Theſaurw Re
folutionum‘ s. C. Concilii Tom. Xi V.
318
DEL RITO
GRECO
;rio Veſcovo di rito latino . ll che ci viene più chiaramente eſ
p reſi'o in una ſupplica preſentata alla Congregazione del S.Oflizio
dalla Collegiata predetta di S. Maria del Poggio , in cui eſpongo
no i ſuoiSacerdoti : ejſerejiati ordinati nel paſſato da’ Veſcovi lati
m' , non anemia avuta commodìtà di trovar Veſcovi greci t . Riman
ora da vedere , ſe in proceſſo di tem po, dopo l’ anno t 537. ſi trovi
nv onumcnto de’ riti orientali nella detta Chieſa di S. Maria . So~
pra di che,è degno d’eſſere conſiderato il tenore d’ un Teſtamen
to ſcritto l’anno :567 , in cui preſcrive il teſtatore , che ſi deb—
bano onorare i ſuoi Funerali da quattro Sacerdoti greci della me
deſima: Warrior Presbyteri greci Sanfſze Maria dc Podio . Dopo
l’ anno t 572. non ritroviamo veſtigie del Clero greco nella Terra
di Rivello . Credeſi , che queſt’ epoca ſia ſtata fatale alla decaden
za del rito , che fu proccurata dai medeſimi Sacerdoti . Non p0
tendo queſti diſſimulare crli oltraggi , che venivano loro fatti dai
Latini; nè ſoffrire gl’ inſulti, cui erano tutto giorno eſpoſti; nè
le diviſioni, in cui eran tenuti; nèle ingiuſtizie, onde nella de—
ciſion delle Cauſe eran’ oppreſſi, riſolvettero rinunziare all‘ anti
co rito greco , e ne ottenncro da S. Pio V. la diſpenſa . Ma ſe
tutti i voti del Cleto greco s’ unirono per un impeto di ſdegno
al cambiamento del rito, e riportarono dal Sommo Pontefice la
bramata facoltà di paſſare al latino ,lungi non andò , che , calma——
to l’ impetuoſo moto degli animi tumultuanti , e rientrati in una
cognizione più ſeria delle coſe , preteſero di dar luogo ad altro
trattato , e continuare l’ eſercizio del culto divino ſecondo gl’ iſti
tuti de’ loro Maggiori . Inutile fu il loro pentimento . Monſignor
Spinelli, che n’ era Veſcovo, profittando d’ una sì propizia occa~
ſione per toglier di mezzo la varietà del rito nella ſua Dio
ceſi , ond’era ſovente inquietato; per ſecondare altresì il genio
de’Saccrdoti latini; e forſe avvedutoſi che la Chieſa greca di
S. Maria aveva preſo un aſpetto deforme a cagione dell’ ignoran~
za del Clero, interpoſe la ſua autorità; obbligando iSacerdoti
greci di eſſa a dover mandare in effetto l’ ottenuta diſpenſa , e pre
,ſcriſſe loro di doverfi prevedere del Meſſale , e del Breviario Ro
mano , e renderfi iſtrutti del rito di cclebrar la Meſſa, e di recita..
re l’ Uffizio Divino in latino , cui ſi doveſſero tutti indiſtintamen
te confermare nello ſpazio d’ un anno: Fui: Gratis ixjmíi’um
( così ſi legge negli Atti della detta Viſita) ut infra ann-ſlm confor
forme: ſe ſaddam circa .Miſſale , Breviario”: , é- alía , juxta for
mam ſupplicationis porreffx, ó* expeditx per fel. record. Pii V, ſe
Uil”.
(x) Extat in BibliothNatíc-intct CodimCai-dínalís Sitleti n32101-pagdyyo
candy”: Latino: . Aveva il rito greco gittate profonde radici in
Rivello , ed era altamente impreſſo nello ſpirito di quel Popolo ,
il quale ebbe coraggio di ſoſtenerlo dall’ ottavo , o nono ſecolo ,
in cui vi fu accolto , come ſi può credere , fino al Pontificato
di Pio V. Che il più copioſo numero di eſſo foſſe greco , ne fa ar—
gumento un’ altra Parrocchia] Chieſa ſotto il titolo di S. Barbara,
compoſta di Sacerdoti greci, in cui correvano i laici a ricevere
ì Sacramenti nel rito orientale . Fu queſta unita all’altra di S.Nic
colò il 28. Agoſto dell’ anno 1378. a Nicolao Epiſcopo , propter ca—
rentiam omnium Sacerdote-”AN omne: mama’ ſu”: . Con tali eſpreſ—
ſioni è concepute lo ſtrumento d’unione; il cui tenore prodot
to nella forma legale nella Secretaria del Concilio , fu dipoi im
preſſo nel Sommario delle Scritture diſtribuite nella propoſizio- —
ne della ſuddetta cauſa ivi diſcuſſa .
BRINDIS! , n TARANTO;
g. Tra le molte , ed inſigni prerogative , che rendono pregia
bile la coſpicua Città. diBrindiſì, non è inferiore quella, che le
deriva dall’ eſercizio de’ riti greci, i quali furono lungo tempo
l’ oggetto della comune ammirazione in alcune ſue Chieſe , e ri
cevettero luſtro maggiore dalla pietà de’ Cittadini .
, 4. Mi_ giova primieramente avvertire , che nè la Sede di Brin
di , nè quella di Taranto furono mai occupate da’ Veſcovi greci,
nè le loro Chieſe Cattedrali di Clero greco compoſte . V’ ha tutto
il fo'ndamento di credere , che i Veſcovi dell’ una , e dell’ altra
Sede abbiano ricevuta la loro ordinazione dal Sommo Pontefice ,
ancor quando le loro Città ubbidivano al greco Imperio innanzi
la venuta de’ Normanni l . La teſtimonianza di Nilo Doxopatrio,
il quale ſcrive : Brandi-ſiam , ó* ‘Ibra-”mm a C.P. Sacerdote: obtiq
nebaflt , è di ſoſpetta fede . Le altre evidenti menzogne , che quel
Monaco di ſpiriti alterie ſuperbi , e maligno detrattore dell’ au-~
torità Pontificia , vomita in depreſſione della Sede Apoſtolica ,
ſanno conoſcere il ſuo mal talento, ovunque pretende ſollevare ad
flalti onori il Trono di Bizzanzio . Ci paleſa la falſità del ſno detto ,'
la diſpofizione di Lione il Filoſofo , in cui nè Brindiſi, nè Taranñ
to ſono deſcritte tra le Metropoli o Arciveſcovadi , che avevano
dipendenza da Coſtantinopoli; come all’ oppoſto vi ſi leggono
notate Otranto, S. Severtna , e Reggio. ~
5. Ancorchè dunque la Cattedrale diBrindiſi abbia ſem-pre at
teſo al rito latino; vedremo nondimeno in alcune ſue Chieſe inſeñ
riori
(l) Vide Ughell. to. u. pag. 29. & 12,.
360
DEL
RÌTO
GRECO
riori , l’uſo de’ riti orientali lungo tempo frequentato . Ne fanno
Conghiettura alcune di eſſe , ſul modello de’ Temp] d’oriente edi..
ficate . Tal’è la Chieſa dis. Baſtlio ſituata nel Promontorio delle
antiche Colonne . L’ altra di S. Andrea Apoſtolo nell’ Iſola gran
de , dove i Monaci di S. Bafilio celebravano _nel rito greco i divinì
llſſ-'Zj - T316 pure , la
dinominata Oſama , e con vocabolo'
corrotto Sannà , edificata ſopra luogo eminente a ſomiglianza
d un monte in quadro , alla quale vi ſi ſale per gradini d’ uguale
numero , diſpoſti ne’ ſuoi quattro lati . Una Colonna di marmo
innalzata nel mezzo di eſſa ſoſtiene una gran Croce . A lato , un
leggio parimente di marmo ci rappreſenta l’ antico Ambone . Nei
luoghi ſotterranei ſi ſono venerate lungo tempo alcune divote Im
magini veſtite con diviſe all’uſo Orientale , e dipinte ſulle mura
con quella greca ſemplicità , che iſpirar ſuole tenerezza , e divo
zione: indizj non oſcuri, e probabili conghietture d’ eſſere ſtato
queſto Tempio eretto da’ Greci, e conſecrato all’ uſo del loro riñ
to . Tale pure fu la Chieſa di S. Giacomo Maggiore nella Porta Reaz
le , la quale ha ritenuta la greca architettura , ſin quando riſ’cabi.~
litarda’Religiofi Minimi l' anno 1747, è ſtata finalmente ridotta
a forma delle altre Chieſe latine .
'
S’introduſsero i riti greci nelle Chieſe di Brindiſi da poichè la
Città , ſcoſso il giogo de’ Saracini , paſsò nel ſecolo x. ſotto il do
minio de’greci lmperadori . Nel principio dell’ottava ſecold, 'do-ì
p0 avere quei Barbari diſertate le contigue campagne , e riempiu-’
ta la Provincia di funeſte demolizioni , gonfj delle precedenti'vit~
torie vennero a ſcaricare il loro furore ſopra la Capitale di eſsa .
lCittadini fecero loro ſul primo fronte e reſiſtenza_1 e ſi ſegnala—
rono col proprio coraggio; ma tale fu dipoi l’ impeto de’ poſsentî
nemici, e tale il furore , con cui diedero addoſso ai Brindiſmi
e gl’ inveſtirono , che queſti ſi videro ben toſto ridotti all’ eſtre—
mo delle miſerie , e tutto era dalla lor parte diſierato . I Saracini’
portarono la deſolazione fino agli Altari , roveſciarono le Chieſe ,
convertirono in uſi profani i ſacri vaſi , e inondarouo il Santuario
del ſangue d’ innocenti miniſtri . lVeſcovi vedendo i Temp] ab
bandonati alla violenza del fuoco , ſi ritirarono col Clero , ( ch’
era ſopravanzato alla ſpada de’ Barbari) alla Città d’ Oria . Nep-v
ure quivi fu ſicura la lor dimora . ’anno 977 , avendo i furi
gondi latroni fatt’ impeto alla medeſima , ed avendola data miſe-ñ'
ramente alle fiamme , i Veſcovi non trovando veruno ſcampo
dalle ſpade de’ vincitori, furono condotti in iſchiavitù carichi di'
catene alla Sicilia , circa l’ anno 979. lntorno a queſti tempi adun~
~
que
I
IN ITALIA 1.1.3.1. CAP. x.,
3,5,
'que i greci lmperadori vedendoſìiiberi dalle ſcorrerie dc’ Barbari;~
nè potendo ſoffrire, che -giaceſse ſepolta ſotto le rovme la magnifl
'ca Città diBrindiſi , applicarono la loro ſovranità , e profuſero
generoſamente i -loro teſori a riſtorarla dalle -paſsate ſciagure;
onde -riſonaſse in avvenire della ſua-gloria , la .fama . Deeſt me
ritamente queſto vanto a Lupo Protoſpata Catapano , ilquale del.
la celebrità del ſuo nome ha riempiutc le carte . .Queſti ſoſtenuto
dall’ autorità di Baſilio ll, la reſtitui ,alprimiero ſplendore circa
i’ anno 980. Per eternare la rimembranzadîun tale riſtabiiimento,
fu innalzata una Colonna nel ſito , dove una volta era-edificata la
Chieſa di S. Baſilio , cui -fu ſcolpitauna Iſcrizione , per farſapere ai
ſecoli avvenire, che la Città .di Brindiſi ha ricuperato .l’antico
ſuo nobile aſpetto per opera del lodato Protoſpata ,Eſsa _è _delic
nor ſeguente .
Illuſtrír piu: aflíbm, atque refnlgem
Proto/Para Lupus , "Uro—em bano ſimxit ab im ,`
Qua”: Imperatore: , Pontificeſque benigni . . . . .
6. Non eſprimono queſti verſi , .come ſì vede , un ſenſo perfet
to; mancando la ſer—ie dei ſuſſeguent-.i , iquali ſono ſtati ſotto
30ſtl , come tant’ altri monumenti , agli o‘ltraggi del tempo.
anifeſtano nondimeno abbaſtanza la grand’ impreſa del Pro
toſpata; -il quale , da fondamenti riſtabilitói gliEdificj della Cit
rà, e riunite le ſue lacere membra , la portò ad .un eminen
t-e grado di fimtuoſa magnificenza . ‘Roberto Guiſcardo ritolſe
Brindiſi a’ Greci. l .ſuoi Succeſàori Conti, ’e Re di Sicilia am
pſiarono le mura, e di molti privilegj la -cumularonm Urba
no ll. le diede l’onore ddl' Arciveſcovado i’ anno 1088. Pa
ſquale'Il. nel 3110- l’ unì alla Chieſa d’ Oria, -e le diede Oſtu
ni per Suffraganea . Diviſe dipoi queſte Chieſe , ñe paſsando Oria
ad eſsere Suffraganea al Metropolitano di Taranto, Brindiſi ri
tenne quella d’Oſtuni :1 .
Imperando i Normanni, cominciarono andare in declina
zione `›i riti -greci nella Città di Brindiſi . Nella Chieſa d-í
.S. Giacomo Maggiore quì ſopra mentovata , il culto ,divino nel ri—
to Orientale ebbe il ſuo proſeguimento fino all’ anno 1173 ; in
cui' finalmente conCedutaî a’ Sacerdoti latini dall"‘Arciveſcovo
Lupo , o Lupone , ricevette il rito Romano. Tuttociò ſi racco
glie da uno ſtrumento, che ſi ſerba nell’Archivio della Cat-te
drale , ſègnatoal num-147. Conſecrata al rito latino , è ſtata non~
' Z‘rz` L
,
dimez
(l) Troyli Storia di Napoli 138. to. r, cap. 8, `n. 5.‘
'
35,,
DELRITO GRECO
dimeno riguardata ne’ tempi noſtri , come un prezioſo moun
mento dell’antico Greciſmo . -Alcune greche famiglie Candiottc
ſottratteſi dal furore Ottomanno,e ritrovata la loro ſicurezza nel
la Città diBrindiſi, dal cui illuſtre , e riſpettabile Magiſtrato fu
rono corteſemente accolte , ottennero che i proprj figliuoli foſſi
ſero fatti partecipi della celeſte generazione in queſta Chieſa , me
diante il Batteſimo nel rito greco loro conferito l’anno 1650, e
1652. da Emanuele Meliſſurgo Sacerdote greco .
7. Ma ciò, che aumenta la gloria della Città di Brindiſi, in
cui la lingua Greca vigoroſa tuttavia ſi mantiene , c fioriſce tra
quei Letterati , ellaèl’ eroica coſtanza, con cui tra le funzioni
latine ritiene oggi giorno un lampo dell’ antico rito greco . Nel
la Domenica delle Palme il Clero Secolare , e Regolare con ſolen
ne , e ben ordinata Proceſſione accompagnata da un gran numero
diPopolo , s’ incammina dalla Chieſa Cattedrale all’altra chia
mata Oſarlua ſopra deſcritta . Ivi giunta , ſ1 diſpone a udire la Ic
zione del _V angelo, e dell’Epiſtola nel Greco idioma , che con
iſtraordinaria ſolennità ſi cantano da due Miniſtri latini. Non ſi
può eſprimere l’ allegrezza ,o che vedeſt ſparſa nei divoti concor
renti, nei cui animi ſt riſveglia la memoria dell’ antico Greciſ
mo - D' un pregio sl ragguardevolc , e d’ uno sl illuſtre , e raro
ornamento ſi ofiinò a privarne la Città , il ſuo proprio Paſtore ed
Arciveſcovo Monſignor Dioniſio Odriſcol. O foſſe egli nel nu~
mero di quei , che per graviſſimo errore giudicano meritare ſc
vera cenſura quei riti, che alla Chieſa Latina non ſono conformi;
o perchè irritato foſſe da Uomini faſtidioſi, e nauſeami le fifa-o
niere cofiumanze: certa coſa e , che l’ anno 1659. congiurò
d’ abolire queſta leggeriſſima ombra del rito Orientale , e ſi poſe
flranamente a combatterla . Ma il vivo, e coſtante zelo de' Ca—
nonici , iquali s’ eran meſſi in animo di ſoſtenere una tradizione
ſtabilita per molti ſecoli , e fortificata colla prattica d’ una ſerie
mai interrotta di anni , diè prova d’ invítto coraggio , e fi ſegnalò
nella difeſa di lei. ln vano tentò 1’ Arciveſcovo d’ abbattere la
loro coſtanza . Nulla commoffi nè agli ſpaventi, nè ai terror] ,
implorarono l’ autorità .della S. Sede , e miſero in opera quelle
ragioni, ch’ erano più atte a convincer coloro,i quali diſpregian~
do i riti Orientali, non facevano conto, che di quegl’ iſtituti,
ne’ quali erano nati, e nudrití . Accolſe il Papa le loro ſuppliche,
chiamò ad eſame i loro motivi, e con deciſivo decreto riduſſe in
ſilenzio l’ Arciveſcovo ; inducendolo al vole-re dei Canonìci, e
di tutt’ il Popolo, il quale gloriandoſt d’ un tal rito, con eſtre
ñ
.
mo
"ñ-.11.
mo cordoglio -udiva le contrarieipremure del proprio Paſto
re
l
I
i
A
8. La venerazione, che dimoſtrarono i Cittadini‘ di Brindiſi
verſo i riti greci, e l’impegno , con cui proccuravano mante~
nere , almeno dell’ antico coſtume un miſero e ſemplice aſpetto ,
ſi ſparſe nelle remote , e diſtanti Regioni d’ Oriente. ll perchè ſi
vide toſto concorrere da ogni parte .un gran ,numero e di Schia—
voni o fieno Albaneſi , e d’ altri Greci, alla loro Città . Rinaſcen~
do nei Brindiſini la ſperanza di vedere ben preſto riſorgere tra lo—
ro l’ antico Greciſmo , l’ induſſe a deſtinar al ſoggiorno delle nno
ve Colonie uno ſpazioſo recinto , che fu poi denominato S. Pierro
degli .Schio-vom' , poco diſtante dal quartiere , .volgarmente detto
.S. Pietro de’ Greci . Avevano data a queſto ſito una tale _appella
zione quei pochi avanzi de' Greci antichi, i quali vi ſi eran riti~
rati dopo che il loro rito reſtò nella Città eſtinto . Che vil nume
ro degli Schiavoni , e de’ Greci recenti foſſe copioſo; e che le
loro perſone , o per le ricchezze, o per la proſapia, o pel meri..
to dell’ arte militare foſſero di virtù adorne , e perciò fieno ſta
te riguardare con diſtinzione d’ onore , chiaro ſi rende dai favori
ſingolari, che ricevettero dalla Città . Volendo .queſta dare a’
medeſimi patenti, ed autentiche prove della giuſta ſtima ,che .ave.
va conceputa della loro fedeltà e valore , gli .aggregò ..alla
Cittadinanza , e gli onorò della dignità ’del Magiſtrato'. _Elega
gendo ogni anno dal .Corpo de’ ſuoi Cittadini , dieci Centurioni 1
che deſtinava al pubblico governo; due altri ne _aggiugneva , pren*
dendogli dalle due nazioni Greca, .e Schiavona. ll numero de',
dodici Centurioni non ha ſofferta ne’ .tem-pi ſuſſeguenti veruna di*
minuzione , reſtando nel ſuo .antico vigore; ancorchè le due ſtra~.
niere Colonie mancate ſieno , ed eſtinte .- Celebravano le loro ſa
cre adunanze in .una Chieſa `ad ammendue comune. ſotto il titolo
di S. Pietro , regolata da;proprj Sacerdoti .di rito greco . L’ an
tica ſtruttura .di .eſſa , ed. tri monumenti de’ Greci Orientali, ſa-v
rebbono ſtati conſumati dall’ingiuria de’ tempi; nè veruna me
moria ſarebbe a noi rimaſa , ſe la provida .cura di quell’ illuſtre
Magiſtrato non foſſe opportunamente accorſa l’anno 1747. a ri—
parare di sì vetuſte memorie la `totale rovina.. GliSchiavoni han
no di ſe laſciata fama nei tre ſepolcri ſcavati nella parte auſtrale'.
fuori dell’antica Chieſa di S. Paolo , poco diſtante da quella di
S. Pietro , ne’ quali fecero ſcolpire la ſeguente lſcrizione :
Hic ſu”: ”ia ſepfllcbra cicci/iz ad ſr-peliendum cor-[lora Albaneflſiam .
(i) Andrea dell} Monica, Storiz di Brindiſi
'ZZ z iib. g. cap, u.`
9.
l
354
`13151: RITO GRECO
ñ 9. Oltre alla Città di Brindiſi, vi è fama., che in alcune Terre
di ſua dipendenza ſia ſtato. frequentato il rito greco . La Chieſa
latina della Terra di Meſagne , .perchè ritiene il titolo di 5. Ma
ria della greca, ſomminiſtra un indizio non oſcuro per giudicare ,
eſſere ſtata in altri tempi ~uffiziata da’ Greci, ., Tra gli Eruditi del—-`
le antiche memorie dellaDioceſt corre opinione , che qualche
Colonia greca abbia ancora. popolato ne’ tempi antichi il, Caſale
di Turturarzo .
'
Bartrr
to.- Il P. Beatillo , per accreſcere il pregio* alla Veſcovil'Sede
della Città di Bari, di cui ſcrive la ſtoria , ripete da ſecoli molto
remoti-il titolo d’ Arciveſcovo , di cui è inveſtito il ſuo Prelato ;
facendone autori iVeſcovi di’Bizzanzio . Ne aſcrive il principio
all’ anno 53-0, in cui ſ1 èimmaginato , ch? Epifanio Patriarca di
Coſtantinopoli ſollevaſſe la Chieſa di-Bari agli onori diArcive
ſcovado I ñ Ma venendo all’ eſame di: queſto ſentimento, il qua-—
le ha biſogno: di più accurata diſcuſſione disquclla, ch’ è ſtata a»
cuore dell’ Ughelli,- cui è piaciuto di ſeguire ciecamente un tal'
errore , conviene oſſerva:: più coſe .à La prima è , che L’ annov 530.
tenendoiGoti l’ litaiia ſotto il` loro potere , dominavano nelle‘
Provincie del Reame di’NapoliL , donde non ne furono intera*
mente diſcacciati- da’ Greci' , che l’ anno 553. La ſeconda è , che‘
il Sommo Pontefice eſercitava di quel tempo- i* diritti. diMetro—
politano sì in quelle , come nelle- aſtre Chieſe delle Provincie.
della Sicilia, e ne continuò- la poteſtà ſino all’ anno, quaſi 730.
Indiin poi-ſi cominciarono ivi- a ſentire'la'- prima volta i nomi di.
~Arciveſcovi, e di Metropolitani, portativi dal furore di- Lione:
lſàurico , e dall’ ambizione de’ Patriarchi di Coſtantinopoli', con-—
giurati ad abbattere 1-’ ampliſſima giuriſdizione , che la Chieſa R0—
mana‘, fino a queſti tempi aveva pacificamente goduta- .- (lucflc.
due rifleſſioni ſervonodi fondamento per confntare , e baſtanui ſ0—
noad abbattere la ſtrana opinione del" P. Beatillo .› Se I’ anno 530.
la 'ſignoria ſopra le Provincie Napoletane non era eſercitata dai
Greci ; e ſe in eſſe ignoto era allora il titolo di Arciveſcovo , ri
ſerbato unicamente al-Papa‘; non oſcuramente fi raccoglie , che
non ſia debitore l’ Arciveſcovov di Bari di queſto ſno* ſpecìoſo t-í~
`tolo ad Epifania grecoìPatriarcha di Coſtantinopoli nel ſecolo v1,
Che neppure di eſſo andaſſe' fregiato nel-I’ ottavo , ne fanno
chiaro argumento gli atti del Concilio-Niceno fecondo :td-BMW
~
_(1) Apud Ughelſz tom. _8. pag. 83 t.
l’ an.
‘
m lTALIA LlB1.I. CAP. X;
365
l' anno 787 , nei quali Ieggefi un certo Lione ſottoſcritto col ti
tolo di Veſcovo di Bari 1 . M3- quell’ autorità , che non poterono
arrogarſi i Patriarchi di Coſtantinopoli ſopra queſta Chieſa nel
ſecolo ottavo, l’ uſurparono ne’ tempi ſucceſſivi, i quali furo~
no ſommamente calamitoſi alla poteſtà Metropolitica de’ Som
z
mi Pontefici; e ſingolarmente quando Bari paſsò ſotto il domi~
nio de’ Greci . Qyeſt’ amena , e delizioſa Città , le ſue ricchez—
ze», e floridezza erano ſtate lungo tempo l' oggetto dell’ ingor
digia, prima de’ Longobardi, e poi de’Saracini , dai quali avea
ricevute le leggi , e riſpettati per alcun tempo i comandi . Diſſi
parel’ anno 870. le nuvole della tirannia de’Barbari , ſi videro
riſplendere i raggi d’ un altro dominio, e d’ una oneſta libertà .
Obbliati gli antichi danni, la Citta riconobbe la potenza de’Gre—
ci 1 . l nuoviDominanti avendo riguardo alla ſua magnificenza ,
ed all’ opportuna , e commoda fituazione , la ſtabilirono Sede
del greco Magiſtrato. Di qui ſpedivano gli ordini agli Uffiziali
minori della Puglia, e della Calabria, e pubblicavano le leggi
ai Popoli ſoggetti all’ Imperial Corona . Una tal maggioranza
d’ onore ſopra le altre Città , che ubbidivano al greco lmperio,
fu cagione , che anche il ſuo Veſcovo colmato foſſe di privilegi
e di prerogative nel ſecolo 1x, e gli faceſſe alzare il capo ſo
pra gli altri Veſcovi della Puglia, col titolo di Arci-veſcovo; al.
meno di ſolo nome , e ſenza ſuffraganei . Si crede, che ſia ſtata
dappoi dichiarata Metropoli coll’ autorità. ſopra alcuni Veſcovi,
da Gregorio Vll. l’ anno 1078. alle ſuppliche diRobertoGuiſcar
do . ln farti poco dopo , cioè l’anno 1089. Urbano ll. conſecrò
Elia Arciveſcovo di Bari, per ſecondare le premure del Duca
Ruggieri, e di Boemondos_ .
n. Se vero foſſe , che ſottrarre dagli oltraggi del tempo, ſi
ſerbino tuttavia nell’ archivio del Duomo di Bari , alcune greche
Bolle originali ſpedite da’ Patriarchi di Coſtantinopoli agli Arci
veſcovi di quella Città , per cui confermano la loro elezione ,
come ſcrivono il Beatillo , ed il Chioccarelli 4: e ſe aveſſimo tra
le mani documenti valevoli a dimoſtrare , che queſti abbiano con
tinuato a ricever le Bolle per tutto quel tempo , che Bari renduta
Metropoli, fu colla Puglia al grecolmperio ſoggetta, come a1
tri. ha credutoi; dovremmo certamente confeſſare, che gl‘iAr
cive
(i) Apud Harduin.ton`1.4. pag-179.
(4) Beatill. Storia di Bari lib. r.
( a) Su'p’. Paga ;8. n. 2.7.
( -Î Baron. ad annum to”. Pagine
il] ”Ibi-no ‘lg Do X1:
ChioccarelLde
Epiſc-Ncap. ad :in-7305
.
(s) Giannone lib. 6. pag. 4133.
ì‘a“
.
355
DEL RITO GRECO
`civeſcovi di Bari creati ſotto il dominio de’ Greci, ſieuo ſtati di
rito greco . Ma non eſſendo alcuno obbligato di porgere le orec
chie alla ignuda autorità di quei , che ſcrivono ſenza documenti,
e ſenza tavole : quindi è, che ſin quando non avremo il vantag
gio di vedere , e di eſaminare il tenore de’ diplomi, che fin’ ora.
non ſono ſtati prodotti alla luce , ma che ſi dicono ſtare ſepolti
negli archivj ; ſiccome dobbiamo decidere queſta controverſia
per via di conghietture; ſembra doverſi conchiudere, non ave
re gli Arciveſcovi di Bari avuta veruna dipendenza dai Patriar—
chi di Coſtantinopoli,ma avere ricevuta l’ordinazione dal Sommo
Pontefice nel rito latino . Allorche` i Greci , ripreſſa l’audacia
e la baldanza de’ Saracini , e inſeguitili con ſcelte truppe, riduſ
ſero Bari alla propria ubbidienza l’anno 870 , ſagacemente vi*
dero , che ſenza diſcapito de’ proprj intereſſi non avrebbono po~
tuto ſottoporre al Patriarcha di Coſtantinopoli l’ Arciveſcovo
della Città . Secondo le provide leggi di ſaggio governo, non vol
lero inaſprire gli animi de’ ſudditi avvezzi agi’ iſtituti della Chie
ſa Romana. per lo ſpazio di otto ſecoli, con trargli- aſ tamente
al rito greco . Affine di non dar loro motivo d’ abba onarſi a’
Longobardi giurati nemici del nome greco , ſi tennero in ſilen
zio , e fi guardarono d’ uſare menoma violenza; ben perſuaſì ,
che ſarebbe ridondata a proprio irreparabile danno, ed avreb
be recato- agli affari politici un terribile ſtravolgimento , qua
lunque novità aveſſero macchinata in una poſſente Città , Capi
tale d’ una intera Provincia . ll ſolo Niceforo , ed il ſolo Polyeu
?to i più diſpoſti, tra tutti gl’. `irripet'nttiori , e Patriarchi , a violare
le umane , e divine coſe , 'furono i più sfacciati a declamare con
tro al rito Romano , e i più ardenti a perſeguitare i Latini. Gui
dati da cieca paſſione e da imprudente conſiglio , e unicamente
ſolleciti d’ eſercitare nelle Chieſe della Puglia , e della Calabria
una ſpecie di tirannia , e portarvi il faſto del rito greco , ordi
narono l’ anno 968 , che doveſſe ivi prevalere ne’ ſacri Miſterj
l’uſo del fermentato . Gravi furono gli ſconvolgimenti , ei tu—
multi cagionati ne’ Popoli per cagione d’ un Editto sì ſedizioſo e
folle , unicamente indirizzato a mettere in deriſione il rito lati
no , a roveſciare l’ ordine ſtabilito nelle Chieſe d’italia , e ad anñ_
nientare le Apoſtoliche tradizioni Romane .› Alcuni Veſcovi del
la Calabria ſi laſciarono ſedurre dalle loro minacce, e luſinghe;
e, o pcr timore e debolezza , o per ſorpreſa ed ignoranza , pic
garono il collo al nuovo giogo . Fece fronte all’ em pietà , e glo
rioſſi di portare ſcolpito in fronte il carattere d' eſimio difenſoírel
e
INITALIA LIB.I. CAP.x. '
357
del rito latino , Giovanni Arciveſcovo diBari . Con coraggioſo
petto ſi oppoſe agli ordini inſani, rendè inutili nella Puglia gli
artifizj dei loro autori, e rattenne molti de’ ſuoi Colleghi , i qua
li èrano ſmarriti pel timore , a non cedere alle violenze , e a
non arrenderſi agli ſtrani voleri dei Dominanti Orientali l . Una
si forte reſiſtenza non poteva naſcere , ſe non da un animo ,
quant’ avverſo ai Patriarchi ſciſmatici di Coſtantinopoli, altret—
tant’ oſſequioſo verſo l’ autorità de’Sommi Pontefici , e impe
gnato del pari nell’ oſſervanza del rito latino .
.
12. Qieſt’ audacia generoſa dell’ Arciveſcova di Bari fu un’efñ
fetto di zelo verſo la ſantità degli azzimi; non già un oltraggio
ſo diſpregio , come altri potrebbe credere , del rito greco . ln
queſto medeſimo ſecolo x. erano già ſtabiliti in queſt’ illuſtre Dio—
ceſi, e godevano de’ favori de’ Veſcovi, iMonacíBaſiliani, icui
Monaſterj furono ſoggettati alla giuriſdizione degli Arciveſcovi
da Papa Giovanni XX. l’anno 1028 z, e da Urbano ll. l’ anno
1089 s . Non rimane luogo a dubitare , che queſti Monaci ſi re
golaſſero nella diſciplina monaſtica , e nell’ uſo delle ſacre fun
zioni, ſecondo le conſuetudini Orientali . Erano uniti alla Cattoli
ca comunione , e purgati dal veleno dell’ empietà , di cui erano
perſo più affaſcinati quei , che in queſti ſecoli abitavano nelle ſofl
litudini delle greche Regioni .
TRANI.
' o
› Ig'. Fra i Veſcovi della Puglia , iqualicalcando le orme dell’
Arciveſcovo di Bari, ſoſtennero la maeſtà del rito Romano contro
al diſcredito , in cui proccurarono di metterlo i Greci co’ loro
biaſimi , merita eſſere con lode nominato il Veſcovo di Trani; il
quale, non oſtante l’ editto poc’ anzi mentovato , continuò a ri
cevere dal Sommo Pontefice l’ impoſizione delle mani, e a cele~
brare *negli azzimi i divini Miſterj . Il fondamento di ciò credere,
ce lo ſomminiſtra il diploma di Calocyri Catapano d’ Italia-i; dal
quale ſi raccoglie , che l’anno 983 , in cui egli ſoggettò al greco
imperio 1a Città di Trani, preſiedeva alla Vaſco-vi! ſua Sede Ro
doflamo ordinato da Papa Benedetto VlI ; nè fu mai indi rimoſſo
dai Greci . Avendo queſto Prelato nel tempo dell’ aſſedio facilita
ta la reſa della Città , e colla ſua opera , e col ſuo ſtudio impie
gato preſſo gli aſſediati; ottenne dal Vincitore d’ eſſere trattato
con
(a) Ughell. de Archiep. Baren.
(l) SUP* pag. ‘970 n* ‘o
(3) Bull-Rom. rec. edit. to.z.p.64.
pag. ”6-
Aſl-‘manu
*~
l‘ala to.
353
DEL RITO GRECO
con piacevolezza ,` e di continuare nella direzione della ſua Chie
ſa . Onde non era innalzato il Prelato di Trani alla dignità di Ar—
civeſcovo in queſt’ anno 983 , in cui la Città cadde in poter de’
Greci . Varie indi furono le vicende di queſta Sede ora unita, ed ora.
ſeparata da quella di Bari . Non è agevole impreſa il fiſſar l’ epo
ca , in cui fu ſollevata ai più ſublimi onori di Arciveſcovado . Con.
vengono gli Scrittori , eſſere ſtata decorata della prerogativa dì
Metropoli innanzi il 1071 1; giacchè in queſt’anno il ſuo Pre-p
lato con titolo di Arciveſcovo preſtò l’ aſſiſtenza con altri nove
Arci-veſcovi , alla conſecrazioue della Chieſa di Monte Caſino,fat
ta con ſolenne , e rara pompa da Aleſſandro ll ² ALTAMURA.
14. Fu Altamura ne’ ſuoi principj un picciolo, rozzo, ed in
culto Caſtello . Ebbe il nome , e gli onori di Città da lnnoccn
zo Vlll 3 , il quale innalzò altresì il ſuo Arciprete alla dignità.
quaſi Veſcovile, e di molte inſigni prerogative , e privilegj col
mollo.. Edificato da Federico Il. l’ anno 12 32 , fu deſtinato ad
eſſere ricovero de’ Greci , i quali eran ramminghi , e diſperſi
nelle vicine contrade della Provincia di Lecce ‘; invitandogli a’
più ameni gioghi , ed ubertoſe campagne . Appena giuntivi ,
s’applicarono con tutto lo ſtudio al culto divino , e ad erigge-ó
re Tempj . Come avevano acquiſtata fama da per tutto di perſo
ne divote , e religioſe , ſi diſpoſero a laſciare anche in queſto luo
go illuſtri monumenti del loro zelo , e della loro pietà . Tre Chie
ſ'e in breve tempo edificarono a loro ſpeſe, e di ſufficienti entra
te dotarono . Una in onore di S. Niccolò di Mira , del cuiA um
re è oſcuro il nome . Altra ſotto la denominazione di S. Maria'
Maggiore, eretta da Giudice Amianda . La terza ſotto il titolo
di .S. Gio-varmi Botti/Ia , ſtabilita da Niccolò Cutrofano uomo
dovizioſo , e tenuto in molta riputazione da’ ſuoi Nazionali;
il quale è altresì celebrato come Fondatore del Caſtello , che
porta il medeſimo cognome di Cutrofaflo nella Provincia di
Lecce.
~
15. Di queſte tre Chieſe, la prima ſotto il titolo di S. Nic
colò di Mira , ritiene oggidì le veſtigie dell’ antico greciſmo . Ci
preſenta nell’ architrave le ſeguenti parole deſcritte con carat
teri majuſcoli ’Mo‘ "iN-‘W **v-'m 53m *iv-*7* "'39‘- . A morte ‘eterna li
bera ”or Domine . Avea dipendenza dalla Matrice latina di Re
'
(i) Troyli Storia delRegno di Napoli tom. 4. par: I. pag. 372 , e 380.‘
gio
(z) Leo-Oſtien. …3.3. cap. :8.
(3) Chioccarellmq. giuriſdizZ toa."
gio Padronato . Eſſere ſtate oltinate le controverſie tra iGreci ,
e i Latini di queſte due Chieſe , molti argumenti, *e conghiettu
re ce lo perſuadono 5 e particolarmente lo ſtrumento di con~
cordia dell‘ anno 1442 ,per cui i Greci ſoggettarono la loro Chie
ſa di S. Niccolò alla Real Cappella , e ſe fieſiì alla giuriſdizione
dell’ Arciprete ſottopoſero . Ebbero l’onore d’ eſſere dichiarati
Regj Cappellani , e meritarono d’ eſſere fregiati di molte pre
minenze , e privilegj dal Re Ladislao , dalla Regina Giovanna ,
e dal Re Ferdinando , i quali regnarono nel ſecolo xrv , e xv.
Era in queíti tempi recettizla ſolamente e Parrocchiale la lor
Chieſa . Non ci fi preſentano avanti l’ anno 1489. ſtrumenti ,
ne’ quali leggaſi attribuito a quella il titolo e l’ onore di Colle
giata lnſigne, nè i ſuoi Sacerdoti ornati delle diviſe Collegiali a
16. Aveano i Latini conceputa sì alta idea,non ſolamente delle
greche ceremonie , le quali ſi pratticavano nella Chieſa_ di S. Nic
colò , ma ancora della diſciplina orientale ſoſtenuta con maeſtà,
ed eſattezza da i ſuoi miniſtri ; che ſovente gli eleggevano per
moderatori delle proprie coſcienze , e da effi ricevevano i Sa
cramenti; poiche‘ ritrovavano conforto nella loro aſſidua direzio
ne,e tracvanu profitto ſotto la loro ſavia e zelante condotta. Avi
na Salarzano Arcíprete di Altamura geloſo dell’autorità , che i
greci Sacerdoti eſercitavano con libertà , e ſenza diſtinzion di
rito ſopra tuttiiPaeſani, fu il primo a moleſtargli , e a far giu—
gnere all'ultimo ecceſſo il tuo impegno . Cominciò a mettere
in deliberazione, e poi a vietare loro; particolarmente s’ erano
congiunti in matrimonio, l’ amminiſtrazione de’ Sacramenti a
ſuoi ſudditi latini. Un tal decreto privava dell' autorità d’aſcol
tare le Confeflioni, quaſi tutti i Sacerdoti greci, tra iquali po
chi eran coloro, i quali faceſſero profeſſione del celibato . A
queſto tuono ſi ſveglio la Nazione, l’afflizione fu eſtrema, e lo
ſcandalo univerſale. Giudicando tal legge aliena dalla ragione,
e offenſiva del proprio rito , apri il teatro ad un aſpra ed oſti
nata lite , e ne moſtrò il gravame . Le ſue ragioni furono ſo~
{tenute e difeſe nel giudizio di manutenzione da Ceſare Lam
bertini Veſcovo dell’ lſola , e da Tullio Patrizio da Veliterno,
con due dotte allegazioni preſentate all’Arciprete . Trattarono
l’ argumento i due difenſori con quella copia d’ .erudizione ed
abbondanza di peſanti motivi, che 'richiedeva una sì importan
te materia; e con quella chiarezza, che ſerviva a mettere nel
vivo ſuo lume , e a rendere dolce ed amabile l' uſo ſcambievole
del rito greco, e latino tra le due Nazioni d’ Altamura . Tut
Aaa
to
37°
DEL RITO GRECO
to il Corpo della Communità fece pubbliche rimoſtranze a fa;
vor de’ Greci; ſoſtenendo la libertà , che da tempo immemo
rabile godevano i Latini, di poter ricevere indiſtintamente i
Sacramenti da loro; e facendo vigoroſa reſiſtenza alle novità ,
che l’ Arciprete meditava introdurre . Nulla ſtava più fiſſo nell’
animo delle due Nazioni, che tolerare con fortezza tutto quel
lo, che poteva loro accadere di avverſo , e di renderſi propi
zio co’ proprj oſſequj, e colle ragioni, il poſſente contradittore .
Immobile queſti nella ſua riſoluzione e pertinace ne’ ſuoi pri
mieri ſentimenti,confermò il precedente decreto . Offieſi iGre
ci della durezza di lui, e ſoſtenuti dalla benevolenza de’Lati
ni, dopo avere uſata una lunghiſſima ſofferenza, conſultarono
il Cardinal Sirleto Prefetto della Congregazione de' Riti Orien
tali, ſovente impiegato da’ Sommi Pontefici ariordinare le co
ſe de’Greci nell’ ltalia.a cagione della ſua eminentc dottrina in
ogni genere di letteratura; e particolarmente nella perizia dei
riti. ſtranieri. ll poſſeſſo , in cui da lungo tempo s’ erano iGre
ci mantenuti, di porgere ai Latini iSacramenti nella loro Colle
giata, e la conſiderazione' cLîeſſere ſimile coſtumanza ricevuta,
e frequentata nelle altre Terre greche della Provincia di Lecce,
facevano riguardar queſt’ affare , come degno dell’ attenzione
della Chieſa Romana , e giuſtificavano abbaſtanza le doglianze dei
ricorrenti. ll Cardinal Sirleto lungi. dal voler fomentare ,le di-"
viſioni, e’ commoſſo dalle ragioni di queſti , diede ſicure teſti
monianze della ſtima , con cui riguardava i riti orientali , del
cui retto diſcernimento era riccamente proveduto . Scriſſe all’Ar
ciprete co’ ſentimenti vantaggioſi alla greca Nazione t* e riguar~
do alla cauſa , che pendeva, gl’ intimò di dover deporre il pen*
fiere di ſturbare i Sacerdoti greci dal poſſeſſo, in cut ſi trovava- ’
no ; e d’ aſtenerſi d’ aprire il campo a veruna novità contraria
all’ antica oſſervanza . Ecco le parole , colle quali il dotto Por—
porato s’ eſprime : E’ [lato eſpoſto alla noſtra Congregazione , ó
parimeflte dal Veſèozvo di Molfetta ſiamo ſtati informati : qua/mente
nella Citta' di Altamura , della quale -voi ſiete Arciprete , ‘21’ ha una
Chieſa di S. Nicola Collegiata de’ Preti Greci woſtri ſudditi ; ci»
che ”uo-vamente o detti Preti Greci per 720i ſia ſtato fatta proibi
ziofle d’ alcuni ſuoi riti antichìſſìmi di vivere, ſecondo i quali ſ0
210 *villì fino ad oggi : e finalmente i” nome di V. 5. , e di detto Cle
-ro greco è comparſo qua' da Noi Notar Franceſco Traccia/i di detta
Città ; óñ- narratoci il tutto, anzi ragaagliatoci , che la maggior
parte del' Popolo di detta Città ſempre hanno preſa tutti isaoriffló
mi
mi Sagramenti in detta Chieſa, co” farci iſtanza di qualche pro-vi—
fione conforme al giuſto , acciò ó* V. S. non [Ioſſa effer ripreſa della
Cara , quale ha da tenere di detti Preti , e loro Riti di *oi-vere ; ò
effi non abbiano occaſione, onde dolerſi per cauſa di tal privazione ,
nè coteſto Popolo da ſcandalizzarſì per tal novità . Et perchè per
ordine di Noſtro Signore preſſo ſi publicherà una riforma uni-ver
ſale circa i modi di vivere , e riti di detti Preti ; però, per non uſa
re qualche novità , quale poteſſe apportare ſcandalo a quei Popoli ;
ſarà bene , che particolarmente ci diate novi/b di quello , che *vi pa
rerà, che detti Preti abbiano biſogno di riforma ; e trattanto po—
treteſòpraſedere d’ inno-vare coſa alcuna ſino a ”140‘110 ordine di ,S.San
tità . .Stante maffìme, che ci è ſtata moſirata fede della Commam’tö
di detta Città , che il loro antichiffimo modo di *vi-vere è oneſto , ſen—
za ſcandalo , e che ſono perſone di buona oita . Qyeſta lettera unita
alle precedenti unsili ſuppliche de’ Sacerdoti greci,è regiſtrata tra
i volumi ſcritti a penna del Cardinal Sirleto , che ſono paſſati al
la Biblioteca Vaticana l . ll tenore di eſſa ci manifeſta, che ſia ſta
ta ſcritta innanzi l’ iſtruzione di Clemente Vlll. dell’ anno 1595 ;
e che la greca Nazione non avea mai data occaſione ad alcuno di
calunniare nè i ſuoi coſtumi, ne la ſua fede; ma che avea 0r—
dinata la vita ſecondo i principj , e le regole della Criſtiana Fi
loſofia , e date tali prove della propria Religione , che meritò
nella ſua perſecuzione il comune comparimento . Contro alle
orride e furioſe tempeſte, e alle aperte e crudeliffime guerre ,
che impreſero a fare al rito negli ultimi tempi i pochi neñ
~mici della greca Nazione , ſervì in qualche modo di ſcudo l’ au..
torità e ’l credito de’ loro Sacerdoti, e il loro ſapere; col mez—
20 de’ quali reprimevano gli amari frutti dell' invidia, e face—
vano ſvanire le pernicioſe zizzanie, che vi ſeminava la malvagi..
tà di pochi Cittadini. Ma rante cure, e ſollecitudini impiega~
te a mantenere il rito greco in Altamura , furono ben preſto
rendure inutili dalla dapocagine de’ medeſimi Nazionali. L’eſtre
ma ignoranza delle lettere , e del rito orientale , alla quale i
Preti greci erano miſeramente ridotti nel principio del ſecolo xvn,
moſſe Clemente Vlll. a ſupprimerlo. Non trovavaſi alcun di loro,
il quale foſſe idoneo a continuare con dignità edecoro, l’eſer
cizio delle greche ceremonie; nè ad applicarſi con frutto della
greggia, alla cura dell’ eccleſiaſtico miniſterio . Per la qual coſa
l’ anno 1602. a’ Greci della Chieſa diS. Niccolò ſuſtitul altret—
tanti Sacerdoti latini ; cioè, tre gradi di Dignità colle inſegne
A aa z
(t) Cod, Vatic- 6432. pag- 159 , e 17:.
Ca~
37a
DEL RITO GRECO
Canonicali, che ſono proprie d’lnfigne Collegiata; ſiccome al—
tresì nove Cappellani di rito latino . Paſsò allora interamente a’
Sacerdoti latini la cura, e ’l governo delle Anime, le funzioni
del Sacerdozio , e l’amminiſtrazione de’ Sacramenti; nè fu am—
meſſo ne’ ſuſſeguenti tempi alcun di loro negli ordini, e ne’gradi
dell’ eccleſiaſtica Gerarchia nel rito greco. Sono eterni mona
.menti della pietà, e religione degli eſtinti Greci le Chieſe, che
da eſſÎ innalzate e dotate ne’ ſecoli paſſati, ſervono al preſen
.te di trofei dell’ abbattuto rito , e di ſacro teatro alle ceremo
monie latine, Ciocche` viene ancora confermato dalle antiche
greche lnſcrizioni, che non oltragiate dal tempo edace , ſono
ivi interamente rimaſe . Fiori in Altamura il rito orientale lungo
tempo: e forſe al pari di qualunque altra Colonia del Reame di Na
poli ; eſſendoſi mantenuto in vigore per anni37o. La ſcambievo
le comunicazione,che avevano iGrecLed iLatini nell’ uſo di eſſo,
per cuìgli uni ricevevano i Sacramenti ſenza riſerva, e diſtinzione
nelle Chieſe degli altri; ſiccome teneva lontane le gare , la par
zialita, e le conteſe, che ſogliono ſorgere ſovente negli animi
delle due differenti Nazioni regolate con diverſa diſciplina; cosl
molto contribuiva alla tranquillità ed alla pace del Popolo , alla
ſtabile conſervazione del rito, e al buon ordine delle coſe .
g. in’.
9.111.
Delle ‘Chieſe Greche nelle Città , e Dioceſi d' Otranto,
di Gallipoli, di Nardò , ed Aleſſano .
SOMMAnro.
ñx '
AChieſa d’ Otranto ri—
tornata al rito latino nel
ſecoloxmë pro'oeclnta di nno
ahhatterlo , e mandarlo fin'
d’ allora in ro-oina .
6 I Monaci greci ſifiahiliſcono
*oi Veſcovi ſaff'raganei da’
nella Terra di Coriliano .
Sommi Ponte/ici .
Vi portano dall’ Oriente il
culto di S. Giorgio M. , di
'l Dal ſco-olo x: . a ,queſta parte
non ha acuta dipendenza dal—
la SedePatriarca/e di Coſtan—
tinopoli . .Si ſcopre l’ errore
di Monſignor d’AſZe , il quale
ha credato,ej]`ere ſtata gover
nata nel ſecolo xrv. dagli Ar
civeſcovi Bizzantini . Tic.
Chieſe greche nella Città
cl’ Otranto ſoſtengono per
qualche tempo le ceremoniu
.S. Venera , e di S. Irene . In—
trodncono il rito della bene—
dizione de’ Bnoi , di cni ji
narra l’ origine .
7 Vita anſiera de' medeſmi . Sa
no cacciati per geloſia di Sta
to da Ottone I. l’ anno 969.
S’ ani/bono a’ Monaci di
S. Niccolò d’ Otranto .
8 La famiglia de Monti ſalle-oa
orientali eſilíate dalla Catte..
in Coriliano, eſoſtiene intre—
drale .
`3 ln altre Chieſe della Dioceſi
fiori-va il rito greco nel ſecoñ
lo xvi. In nn Sinodo Dioceſa
no adunato innanzi l’ anna
pidarnente il rito greco ‘vacil
[ante. Gio: Battiſta de Monti
preſcrive il riſt‘ahìlinzento de’
MonaciBaſilianidaſciando lo
\
1 585.fnrono preſenti dagen
to Sacerdoti di rito greco .
Celeſtino Il[.indirizza all’Ar
ei'oeſco-vo d’ Otranto di .rito
latino l’ anno l 1 95‘ , una let
tera decretale appartenente
alla diſciplina de’ Greci .
'3 Il rito greco /ì mantenne nella
Terra di S. Pietro in Galati~
na fino all’ anno 1507. Di
qnali mezzi/ì *valſe Raimon
do del Bolſa l’anno 1 ;Ss-per
ro dovizioſo rendite . In luo
go di effi ſono ammeſſi i PP.
CaPl/CCÌllÌ l’anno 1587. per
diſpenza concednta da Siſio V.
9 La Parrocchia] Chieſa di Ca
riliano è amminiſtrata da'
Greci fino al 1600. L’ultimo
loro Sacerdote manca l’ anno
1683.
xo Il rito greco fioriſce in Galli
poli . Vie/coni alcnna *vol
ta
Greci, ed altra *volta
Latini reggono la ſaa Catte
din/G*
3 74-
›
DEL RITO GRECO
drale . Il detto ritoſnaniſce
l’ anno 1 513.
.x t La Chieſa di Nardò , ſeſiafla
:a governata da’Veſco-vi Gre
ci , quando la Provincia d'O—
tranto ubbidi-va al greco Im
perio , è coſa incerta . Certo
è , che le rendite del ſuo Ve
ſco-vado furono convertito
l’ anno 761. al ſoſtentamento
de’jl’lonaci greci , i quali per
ſeguitati nell’Oriente da Co
ſtantino Capronirno , ſi rico
werarono nella Città .
;z ,Suppreſſo il [/eſco-vado , reſio‘
ſtabile il Capitolo latino , il
quale celebrana i :li-vini ?If
fizj nel rito della Chieſa Ro
mana . La Città di Nardò di—
viene famoſa Accademia del
legreche diſcipline .
13 A’ Monacigreci ſono ſurroga
ti l’ anno 1090. i Benedetti~
ni , iquali conſervano pro
widamente il rito `greco nella
Chieſa Cattedrale di Nardò .
Due Arcipreti greco , e lati
no amminiſlrano in eſſa i Ja—
gramenti alle due Nazioni .
,Siſter-vano diforrnule diverſe
nella ſottoſcrizione de’ loro
nomi . S’ annunzia la divina
parola in greco , e in latino .
‘Uſo ſcambievole de’ due riti
nel canto dell’ Epi/lola, e del
Vangelo . Benedizione delle.
acque nel giorno dell’ Epifa—
nia nel rito greco .
14. Clemente VI!. Papa Sciſmati
c0 riſtabiliſce la Veſco'vilCat
tedra di Nardò . Eſtinto lo
ſciſma , l’ elezione de’ Veſco
*ui reſta ſoſpeſa . Gli abuſiin~
tradotti in quel tempo , ſono
diſſìpati dal Viſitatore Apoſl0<
lico ſpedito da Bonifacio IX.
Indarno queſti x’ affatica d’ e
ſtinguere il rito della lezione
dell’ Epiſtola , e del Vangelo
greco nella Me i: latina , e
della Benedizione delle acque
nel giorno dell’ Epifania .
15 Cambiaſi [oſtato della Chieſa ~
di Nardò nelſecolo xv. E’ re— ‘
integrataſtabilmente del ſeg—
gio Veſcovile da Gio-nanni
XXHl. aſpirazione contro
de’ riti greci nel ſacolo XV!.
condannata dalla S. ;Seo-’e .
16 Del rito greco affare/ato nelle
Colonie della Dioceſi` di Nar
dò ; particolarmente nella.;
Terra di Galatona . Alcuni
Religioſi‘Mendicanti cercano
in darno la rovina del mede
”no .
17 Nella Dioceſi` d’ Aleſſano è
accolto il rito greco . Ver*
ſo la fine del/ocolo xv:. tut
ta-oia ‘vi fioriſce .
OTRANTO.
r
HE la Chieſa d’ Otranto ſia ſtata ſollevata all’emi’nentc
grado di Arciveſcovado da Lione il Filoſofo: che in oltre
abbia avuto il pregio d’eſſere dichiarata Metropoli con giuriſdizio
ne ſopra alcuni Veſcovi Suffraganei da Polyeuéto Patriarca di Co—
ſtan
IN, ITALlA mm. CAP. x.
37,.
ltantinopolize finalmente proveduta di Veſcovi greci; ne’ ſuperiori
Capitoli l è fiato detto abbaſtanza . Nel ſecolo xr.riacquiítò il rito
latino inſieme con molt’altre Chieſe delle Provincie Napoletane, e
fece ritorno all’ antica ubbidienza de’ Papi, donde mai ſi dipartl
d’ allora a queſta parte . Ebbe il merito d’ eſſere fregiata di gran
di onori da’ Sommi Pontefici , i quali aggiunſero al Trono di lei
le nuove Chieſe di Lecce, d’ Aleſſano, di Caſtro, Gallipoli, ed
Ugento; acciocchè le foſsero ſoggette come aMetropoli. lſuf
fraganei datile da PolyenEto furono ſottratti da S. Lione rx; for
ſe a ` motivo della diſtanza dalla Città d’ Otranto; e furono attri~
buiti all’ Arciveſcovo dell’ Acerenza . Per tanto all’autorità de’
Papi, e non a quella de’ Greci deefi attribuire l’onore , ch’el~
la di preſente gode , d’ eſser conſiderata Metropoli della Provin—
cia, come oſserva il Lucenti , il quale ſcrive: E: ex In': liqflet,
quando timlmArcbiepi/bopi adveneriç Hydrafltìflo Epiſcopo , ad il
lud uſque temporí: ( cioè fino all’ anno 968 , governando Polyeu—
E`to la Sede di Bizzanzio) immediati jflris Romani Antiflitis, ritaf
que latini : ac proinde citata: non honoris , ſed pori!” dedecorìr,
utpote lanocínalir, pei-turbativa: jan': alieni, a Schiſmaticír, é
bxrejíum labe ſwdatir , i” adium, ó! jÌÌretum Romani Pontificia , ó*
latini ritm- , conceſſur'. .Sit igìmr bono: Hydmfltiflx Cathedm Me
tropoliticm ille , qui ex largítate S. Romana: Sedi: eidem poſtea
obwnít .
2
Che la medeſima coſpicua Chieſa d’ Otranto dopo il ſeco
lo xr. mai ſi dipartiſse dalla ſuggezione del Romano Pontefice,
egli è un ſentimento poco grato a Monſignor Franceſco Maria
d’ Aſte:: il quale ha creduto , che l’anno 1378, quando la Se
de Apoſtolica era fieramente travagliata dallo Sciſma di Clemen
te Vll , un certo Giacomo Patriarca di Coſtantinopoli aveſse di
nuovo allontanata dall’ ubbidienza del Sommo Pontefice , e ſog~
gettata al Trono di Coſtantinopoli l’ Arciveſcovil Sede d’ Otranto;
e che queſta abbia continuato in un tale lacrimevole , e deplora
bile ſtato fino al Pontificato di Bonifacio lX. Per mettere in chiaro
l’ abbaglio , da cui ſi e‘ laſciato affaſcinare quefi’ Autore , è neceſ
ſario mirare alla dignità Patriarcale del mentovato Giacomo; la
quale non eſsendo ſtata da lui- atteſa, nè eſaminata , non è me
raviglia , ſe lo ha indotto all’errore. Era Giacomo di Nazione
Italiano, , e non Greco ; ed avea avuti i natali nel Caſtello d’ Itri
del Contado di Fondi , dónde traſse la denominazione , e fu detto
Giacomo d’ ltri . Dotato di ſpirito, e di accortezza, era dal ſuo
talen
(1) Pag-199. (z) Eranciſcus Maria dſAſte-De memorab.Eccl.Hydi-unt c.3›.
Q
375-,
DEL"RÌTO GRECO
talento portato a grand’ impreſe , e ſapeva prendere le giuflé
miſure per acquiſtar gloria , ed onori . lnnocenzo V , per valerſì
del ſuo miniſterio nell’ eſercizio dellaSuproma Pafioral ſolleci—
tudine, lo promoſſe al Veſcovado d’ Iſchia; indi Urbano V. a
quella diMartorano; e finalmente Gregorio X1, per onorare il
ſuo merito, lo trasferì l’ anno 1376. al governo della Chieſa
d’ Otranto . Per mofirarſi grato di vantaggio ai ſervizj , ch’
egli col ſuo zelo, e deſtrezza aveva preſtati alla S. Sede, gli
concedctte il titolo di Patriarca di Coſtantinopoli. L’ anno 1378.
per morte del detto Pontefice nacquero nell’ elezione delSucñ
ceſſore quelle confufioni, e quei diſordini, che furono cagione
del famoſo ſciſma , che inondò il Mondo Criſtiano, e affljſſe fi..
no al Concilio di Coſtanza , la Chieſa d’ Iddio . Eletto Papa Barñ'
tolomeo Arciveſcovo di Bari col nome di Urbano Vl. nato an
ch’ egli in ltri , ſecondo il teflimonio d’ alcuni Scrittori l , Giaco-ñ
mo ſuo concittadino fu uno di quei, che ſi ſegnalò nella ſua ubbi
dienza. Declamò contro le follie di coloro, che ricnſavano di
riconoſcerlo per legittimo Pontefice, `ed eſortò il Popolo a per—
ſeverare nella divozione di lui . Ma i Cardinali , che gli aveano
dati i ſuffragj , mal contenti di Urbano , da cui erano ſtati trat
tati con aſprezza, ſ1 congregarono prima inAnagni , indi in Fon
di per deporlo dall’ Apoſtolico Trono . Prevedendo che un gran
peſo, e una ſomma autorità averebbe aggiunta al loro partito
l'aderenza di Giacomo , lo flimolarono ad unirſi alla comune aſ
ſemblea . Affettando un grand’ amore della concordia delle
Chieſe , e della tranquillità. del Mondo , l’ eſortarono per lettere
a ritirarſi da Urbano per decoro della Religione ;ì ed vaſciorſi da
quella ſ'ciſmatica fazione per utilità dell’ Apoſtolica sede .‘Y Molso
Giacomo da tante premuroſe ifianze; e forſe anche ſedotto dalle
luſinghe di ſpianarſì con un tal.mezzoì la flrada a’ più ſublimi
onori, ſi ſeparò dalla famigliarità ed amicizia del legittimo Papa,
abbandonò il ſuo Paeſano, e con affetto perverſo aderl alla con
traria adunanza , regolata nè dalla verità , nè dalla giufiizia , nè
dal ſincero amor della ace.; ‘ma dal capriccio, dalla menzo
gna , e dalla vana e legglera ambizione . Lacerata dunque da per
tutto la fama d’ Urbano , fu così ben condotto e maneggi-ato l` iu
trigo , che riuſcl ai Ribelli di porre in luogo di lui , Roberto Car-ñ
dinal Gebbennenſe , il quale preſe il nome di Clemente Vll. Gia
como , in premio di ſua fellonia , riportò dal nuovo eletto la di
gnità Cardinalizia , per cui divenne ñ uno de’ più audaci fautoriſ di
e o3
Lx) Gio: Villani [ib-12. eap.74,Theodoric.Niem. libm de Schiſm. cap-y,
IN lTALIA LlſſB-I. CAP.X.
3777
eſſo; non cedendo nell’ impegno , e nell’ardore a verun altro
de ſuoi ſeguaci. Si ſtudiò co' proprii artiſizj , e co’ perverſi diſe
gni,d’allontanare la Chieſa d’Otranto, cuipreſiedeva, dall’ubbi—
dienza d’ Urbano , e di ſottoporla all’autorità di Clemente . Dopo
avere abbaſtanza ſtabilito il lho credito ecolla ‘c'onfidenza , e colle
illuflri azioni, con cui ſ1 ſegnalò a favor dell’Antipapa , ſu da luiv
ſpedito col carattere di Legato alla Regina Giovanna, la vquale diſ
guſtatafi di Urbano V1. per motivi di Stato , riconoſceva Clemenñ
te Vll. per legittimo Pontefice. lnveſtito Giacomo di sì ampia
autorità , non traſcurò tutti i mezzi d’animare le Chieſe del Re-ì
gno , e d’infiammarle aſottometterfi al ſuo infigne Benefatt-ore ._
Ebbe quella legazione quell infelice ſucceſſo , che íogliono avere
la ſimulazione, `l’ipocrisia, .e gli ambizioſi diſegni di -quei , che;
Coſpirando a turbare la tranquillità della Chieſa, fanno guerra
alia verità . Caduto Giacomo l’anno t 381. in pocere del Cardinale
di Sangro Legato di Urbano Yi. preſſo Carlo di Durazzo ſucceſ~
ſore della Regina Giovanna, ſenti aggravarſi ſopra di sè la mano
della divina giufiizia , e .pagò il fio del ſuo ſedizioſo talento .
Obbligato a ſoffrire gl’incommodi d’una dura prigionia , ed icon—
tìnui rimproveri della ſua rea coſcienza , ſu ſpogliato delle diviſe
Cardinalizie ; equeſte pubblicamente furono conſegnate alle fiam
me nella Chieſa di S.Chiara di Napoli l , come ſpoglie infauſte d'un
malvagio traditore , d’ un ribelle al vero Pontefice , e d’un am—
bizioſo Prelato . Queſta ſerie d’avvenimenti chiaramente manifeſta , non poterſi Giacomo d’ltri mettere nel catalogo de'Patriar-`
chi greci reſidenti con giuriſdizione nella Sede di C. P. ; ma bensì
nel numero' de’ Patriarchi latini di puro nome di quella Città, e
con tilolo in partibus; tra i quali 'l‘0 annovera il dottiffimo , el'in~
flancabile P. Lequien ; ſiccome altresì il Ciacconio, il Chioccarelli,
e il Lucenti I . Vera coſa nondimeno è , -aver egli proccurato con
inutili artifizj , di ſottrarre dall’ ubbidienza del Sommo Pontefice
Urbano Vl, la ſua Chieſa d’Otranto, il Clero, e ’l Popolo ; non però
a fin di ſottoporlo alla. Sede di Bizzanzio , ma all’ autorità
dell’Antipapa Clemente‘. Non ebbero dunque i Patriarchi greci
di C. P. veruna corriſpondenza nel ſecolo XIV. , come Monſi—
gnor d’Afle s’è immaginato,'colla Chieſa d’Otranto; e molt’o
meno poterono ſoggettarla allaloro direzione: ma dopo ch’ eſſa
fece ritorno al rito latino nel ſecolo in. , lo ha coſtantemente ri
.MΑD
Niki.
(Î) Bavnald.'ab an. 1378. ad lgSÎ.
(a) Lequíen. Oríçns Chriſtian. t.;._
Tlt-Pfltlíal’.
Îítns pag-ÌZG-ñ
Bbb
tenu
num. Xx!. Ciaccon. in vit. Anticat
dinal. in Glam-VI[- , Chioccarell. de
EpíſCUNea-Pdrpagnhîo ~
'
1
37s
DELRITOGRECO
tenuto , ed ha continuato nell’ubbidienza del Papa , come di ſuo
legittimo Metropolitane .
Se i raggi del rito latino dileguarono dalla Cattedrale d’Otran
to le grece coſtumanze; non ſi perſuada perciò veruno , averle del
pari fatte ſubito ſparire, come un baleno, dalla Città nel medeſimo
ſecolo xr. Fu ivifrequentato. il rito greco nel progreſſo del tempo
in altre tre chieſe inferiori,le quali erano aſſiſtite ed uffiziate da’ Sa
cerdoti della Nazione , come teſtifica l’ Ughelli . Finalmente gli
avanzi di pochi Greciammolliti dalla dolcezza del clima d’italia ,
ed allettati dalla piacevolezza del rito latino, depoſero il penſiere
di più lungamente cruciarſi fra le aſprezze del greco .
' 3.
Queſto debole motivo non raffreddò il zelo dei Greci ſparſi
per la dioceſi, i quali inſenſibili ai rigori dei diginni , ebbero un
attaccamento più forte ai coſtumi deìloro Maggiori, e gli ſoſten~
nero per una ſerie più lunga di anni, fino al ſecolo xvr. Di che una
chiara prova ci lbmminiſtrano, primieramente gli atti della viſita
di Monſigc Pietro Antonio di Capua , che—ci preſentano la data
dell’anno 1536. Vi ſ1 leggono i nomi delle greche Colonie, ele
i providenze , che furon date per correggere gli abuſi , emendare
idiſordini , far rifiorire la ſantità delle ceremonie , e riſtabilire
la greca diſciplina nell’amminiſtrazione de’Sagramenti . Inoltre,
il copioſo numero de’Greci annidatiſi nella Dioceſi. d’Otranto , .ci
viene molto più eſpreſſo dalla quantità dei Sacerdoti nazionali, che
intervennero- in un Sinodo . Avendo Monſignor Pietro Corderos,
il quale della Chieſa d’Otranto ebbe la direzione dall’anno r 579.
fino al t 585. , adunato un Concilio Dioceſano , invitò i Sacerdoti
greci, per onorare il loro merito, e per ricevere i lumi oppor
tuni a. formare, ed a promulgarei decreti neceſſari al buon ordi~
ne della loro Chieſe . Eſſerſì trovati preſenti in queſto `Sinodo du—
gento di Cffi , lo teſtifica Antonio Arcudi Arcrprete. nella. Terra
di Soleto, il quale viveva in quei tempí_, nella PrCfaZlonc al
Breviario greco, ch’ egli compilò , e dedicò a Clemente-V111.
Non oſtantc ſi copioſa- moltitudine di Grecr , ebbe il loro rito an
che nelle Chieſe della Diocefi quell’eſito infelice , che avea ſorti— _
to ne’ ſecoli antecedenti nella Città Metropoli. Si eſtinſe a poco
a poco, e ſoffrii colpi mortali in tutte le Colonie, delle quali
alcune ritengono oggidi la ſola Greca favella . ll memorabile
ſacco dato ad Otranto da’Turchi l’anno 1480. , di cui narrano le
infaufie venture Antonio de Ferrariìs, detto il Galateo,Maríno Sa—
nuto, e Angelo diCoſtanzo I ci ha ſottratti i più preziofi , edui
.
piu
(i) Marin.$anutue apud Mur. Script.ltal.t.n. png-Angel,&Coſtumi-Ln;
più ſicuri monumenti, che averebbono potuta illuſtrare la ſtoria.
del rito greco , il quale tutta quaſi la Provincia d’Otranto avea fe
licemente inondata.
4.. Vna si numeroſa moltitudine de’Greci , de’quali abbonda~
va la Dioceſi , e la Provincia d’Otranto fu cagione , che_ i Sommi
Pontefici ſommamente ſolleciti del Criſtiano regolamento de me~
deſimi , riguardaſſero l’ Arciveſcovo con diſtinzione d’ onore .
Era eſſo il canale, per cuicommunicavano le loro diſpoſizioni
adattate al buon ordine , e alla diſciplina delle Chieſe greche delle
Provincie Napoletane , e indirizzate ad arreſtare il torrente degli
abuſi . ln prova di ciò, baſterà accennare un ſolo reſcritto di Cele—
ſtino ill. Avendo un Veſcovo latino ſoſpeſo dall’eſercizio degli
Ordini Sacri un ſuo ſuddito , il quale avea ricevuto da un Veſco
V0 greco della Calabria il Sacerdozio fuora dei quattro tempi
dell’anno, e contra l’ordinario coſtume della Chieſa Latina, fu por
tata la cauſa al giudizio , e alla definizione di quel Pontefice . ll
Sacerdote ordinato volendo giuſtificare la ſua legittima ordina
zione, ſi premunl coll‘antica conſuetudine , nel cui poſſeſſo ſi
trovavano i Veſcovi greci , di conferire gli ordini Sacri in qua
lunque giorno feſtivo dell’anno , e di non eſſere ſoggetti alla leg
ge delle quattro ſtagioni, comei Latini . ll Papa non volendo enññ
trare alla diſcuſſione dell’articolo ; ſe la conſuetudine foſſe legit
tima, come gli veniva rappreſentato; o pure doveſſe riputarſi
un parto dell’abuſo de’ Greci della Calabria ; commiſe l’eſame di
queſtapendenza a Tancredo deAnibaldis Arciveſcovo d’Otranto .
Gl’indirizzò l’anno 1 195. una lettera . incaricandolo di dovere
primieramente conſiderare, ſe una tal conſuetudine foſſe abba.
ſtanza giuſtificata . Volle in oltre, che ſi applicaſſe ad indagare , ſe
i Latini della Calabria foſſero aſſiſtiti da qualche antica coſtumanza,`
onde foſſe loro permeſſo` di ricevere gli ordini ſacri da’Veſcovi
greci , e queſti ſcambievolmente dai latini . Finalmente , rimet
tendo all’arbìtrio dell’Arciveſcovo l’eſame diqueſta cauſa, fece
un divieto ſtrettiſſimo contro alla correſpetiva ordinazione tra i
Greci, e i Latini; preſcrivendo,~ che ogni uno debba ricevere
l’ impoſizion delle mani dal Veſcovo del proprio rito 1 . .Sono
membra della Dioceſi d’Otranto le due Terre di S. Pietro in Ga—
latina , e di Coriliano; le quali avendo 'lungo tempo camminato
dietro al rito greco , ci ſomminiſtrano l’opportuno diſcorſo , che
ſono per teſſere qui appreſſo .
'
B bb 2
S. Pra
(l) Cap. Cum ſecundum de tempor.Ordinat. Integrum exhibet Pirhacus
ſub ?Ode tito
`
380
5.
DEL RlTO GRECO;
S. Piano m GALATINA . Eſſendo ignotal’origine del rito
greco in queſta Terra , v’ha tutto il fondamento di credere, eſſerſi
introdotto ne’tempi antichiffimi; cioè, 0 nel ſec. 1x. , in cui la
Sede d’Otranto fu da Lione il Filoſofo ren’duta Metropoli di ſolo
nome , ed onore ; o nel ſec. x. , in cui, per autorità de’Veſcovi
Bizzantini , acquifiò la prima volta la giuriſdizione ſopra alcuni
Veſcovi ſuffraganei . Militò queſta Terra con fedeltà ſotto le inſe—
gne del ritogreco ſino_all’anno 1507. Raimondo del Ballo fu co
lui, che fi moſſe per ſolo capriccio , a fargli aſpriſſima guerra .
Non potè veruno. benche di zelo , ed’eloquenza fornito, diſſipare
la caligine , ond’era offuſcata la ſua mente contro al medeſimo;
nè a fargli comprendere il riſpetto , con cui era ſtato riguardato
.per tanti ſecoli nell'ltalia . lrritato ſenza ragione , -ſi miſe ir. ani
mo d’abbatterlo, e di ſradicarlo dal Paeſe . Per venire a capo
de‘ſuoìdiſcgni, non usò nè mezzi nè artifizj precipitoſi , o tu
multuanti, ma cheti ,ñ e pacifici; e perciò quanto meu cono
i iuti, tanto più nocivi al pubblico bene . Ereſſe una Chiaſa in
OÎÌOI'G di S..Caterina Vergine , e Martire l’anno 1 385. , e la diede
in cura, e cuſtodia de’ Minori Oſſervanti , i quali furono ubbi
dienti. e pronti a riceverne ſollecitamente l’amminifirazione .
Soffrirono i Paeſani con invitta coſtanza una tal novità . Benchc
comprendeſſero , che quef’c’impreſa a nulla meno mirava , che a
diſtruggere tratto tratto le orientali coſtumanze, non ceſſarono
di continuare , come dapprima , gli eſercizj di pietà nell’ antico
rito nelle proprie loro Chieſe . Frattanto parte del Popolo,
il quale ſ1 diede a frequentare la Chieſa. latina di recente aper
ta, conminciò a diſporfi a ricevere da quei. Religiofi i Sagra
menti, e ad abbandonare le greche Parrocchie . Queſto primo
paſſo avendo data al Veſcovo opportuna occaſione di defiinare un
Parroco-latino per la direzione dì- quei pochi, che avevano aliñ
bandonato il rito greco , ne incarico il ſuperiore del Convento,
cui ſoggettò i novÈlli Latini, come ſuoi Parrochiani . Tanto baflò
per roveſciare a poco a poco le greche Parrocchie edificate co’ſu
deri, e mantenute con ſommo ſtndio , e diligenza da’ Greci. l‘1
rito orientale , come più rigoroſo del latino nei digiuni . ed alii
nenze , fu ſul principio volentieri tralaſciato-da pochiGreci . che
per lungo tempo l’aveano fedelmente oſiervato . Gli altri allet
tati dall’eſempio de’ primi, ch’erano fiati ipiù coraggioſi a- vio
larlo , diflìmulara la loro traſgreſſione , ſotto il manto d’apparenñ
te divozione, fi laſciarono traſportare dalla ìlíiCCVOlC novità , e fu
rono pronti ad abracciare quello della Chic a Romana . S’aumentò
il nn
f
il numero de’Latini nello ſpazio di cento vent’anni; in guiſa , che
nel 1507. neppure leggeriſſima ombra dell’ antico grecilmo ſi
ravviſava nella Terra di S.Pietro in Galatina . ll Padre Lama nella
Cronologia de’Minori Offervanti ci afficura , che Raimondo del
Ballo nell’ergere la mentovata Chieſa , dirizzn unicamente i ſuoi
penſieri e le ſue mire a ferire co’ colpi mortali il rito greco .
L ’infezione di Raimondo , ſono parole di lui , a fabbricare detta‘
Chieſa ,fa ſolo per introdurre il rito latino ; vivendo allora tutti col
rito greco . Onde per autorità del Ponteficeſeca la Chieſa eſente dalla
giarìſhízione Veſcovile , e ſoggetta immediatameote alla Sede Apo
ſtolica . Qin' i Padriſaddetti mihi/Havana a qaez‘ pochi Latim’ , che
_lla-vano miſchiato' co’Greci , i Sagrameoti: eſereitaoaao il canto Gre
goriana, ſalmeggìaazaao il rito della Chieſa Romana; facendo il
ſuperiore di dd. Padri l’afflzìo di Parroco . Le vite de’Letterati d’il—
luſtre nome , i quali eſſcndoſi diſtinti nella greca erudizione han~
no recato molto ſplendore a queſta Terra, ſono ſtate con dili
genza deſcritte dal P. Aleſſandro Tomaſo Arcudi dell’ ordine
de’ Predicatori nella Galatina letterata . Teſſe l’elogio a quaranta
quattro ragguardevoli ſoggetti , i quali colle loro dotte opere
hanno fatto grand’onore alla Patria . ll Tafuri nelle note al Gala—
teo non ha traſcurata diligenza , per reſtituire ad altre Città , e
Terre dellaJapygia , alcuni di coloro , che Arcudi attribuiti avea
a Galatina .
6.
Comm-mo . Alcuni de’ greci Calogeri , che in folla ve
nivano dall’ oriente alle Provincie Napoletane , fiflarono avventu
roſamente la loro Sede in queſta Terra , e vi ſtabilirono un ampio,
e magnifico monaſterio, del quale oggidl ſi ſcorgono tuttavia le
antiche memorie nelle numeroſe dirute celle . ll loro afilo , cui
avevano dato il greco nome di Sinodìa , cioè , di Congrega
zione , era dedicato in onore di S. Georgio Martire venerato
collo ſpecioſo titolo di Gra” Martire , come uno de’più celebri,
e de’più famoſi Santi della Chieſa Orientale , e il cui ſoccorſo lo
levano gl’lmperadori invocare ne’ marziali cimenti. Come che
molte coſe hanno degenerato in iſtraniffime deformità ed abuſi ,
e certe fantasie di ſtupendi e miracoloſi avvenimenti hanno per
vertita e confuſala verità; non è meraviglia, che la ſingolare
venerazione , che gli Orientali profeſſavano a queſto Santo , ſiafi
cambiata in ridicole ſuperſtizioni . ln queſto ſentimento fi deb—
bono leggere le favole deſcritte dagli ſtravaganti viaggiatori,
ed alcuni divoti romanzi compoſti da oziofi favolatori intorno ai
Pro‘
382.
DEL RITO GRECO
pro dìgj di lui l . l Monaci greci di Coriliano molto contribuirono
col loro credito, a divulgare il ſuo culto nelle Provincie d’Otran
to , e della Calabria . Le chieſe e gli altari conſecrati in ſuo ono—
re, e le Colonie,che tuttavia ſi pregiano di portare ſcolpito in fonte
il nome del S. Martire , ci manifeſtano baſtantemente la premura
ſempre mai avuta dagli antichi Greci , e dai moderni Albaneſi di
preſtargli religioſa venerazione . Sopra tutti i prodigj , chei Mo
naci erano ſolleciti di ſpargere nel volgo, inculcavano e ſpeſſo
ripetevano quello, che ci viene deſcritto nelle geſte del S. Mar
tire ² ; il quale mentre ſoffriva gl’incommodi della dura prigio—
nìa ſotto l’ Imperadore Diocleziano , richiamò in vita un bue
poc’anzi morto con graviſſimo danno d’un certo Glycerio bifolco;
rimaſo perciò impotente a ſolcare la terra , ed a procacciarſi il
neceſiàrio ſoſtentamento della Vita . ~La fama d’un avvenimento s!
portentoſo, divulgato nella Provincia d’Otranto non ſenza le ſtu
diate premure de' Monaci, cagionò negli animi delle perſone ru—
ſtiche, maggiore oſſequio verſo del Santo , e le impegnò ad invo
care ſovente il patrocinio di lui alla cuſtodia de’buoi ; e ad impla—
rare dal Cielo per ſua intercefſione , la benedizione ſopra de’ me
deſlmi , che preſentavano in un gran numero ai Calageri con al
cune oblazioni ogni anno , il 23. d’Aprile , in cui celebrafi il glo
rioſo trionfo del Santo Martire . Il lungo tratto di tempo non ha
eſtinta, nè oſcurata la memoria di queſto pio coſtume ; il quale
paſſato con ſomma facilità a’Poſteri , di preſente religioſamente ſi
ritiene da alcune Colonie Albaneſi di rito greco , e da altre una
volta greche, ora latine; conforme ne ſono ſtato aſſicurato .
Alle pieinſinuazioni de’ medeſimi Monaci , ſono altresì de
bitori i Corilianefi del culto , che profeſſano alle due ſante Ver
gini Venera , ed Irene, traſportatovi dall'oriente . Le grazie , che
lddio ha diſpenſare ai Paeſani a cagione della valevole interpoſi
zione di eſſe’ , hanno renduto celebre tra quei Popoli il loro no-_
me, ed hanno contribuito ad ampliarne la venerazione .
7. `Poſseclevano i Monaci vaſte tenute ,_ ed abbondavauo di co—
pioſe rendite ſomminiſtrate loro dalla pietà de’ Fedeli . lnſegna~
vano le greche diſcipline a chi ſi dava alla lor cura , e ſi poneva
ſotto la loro direzione . Menavano una vita auſtera , ed attende
vano
(r) V. Melchior.Can. de loc. Theo.
Godin. lib. g. c.1 r. Du Cange in C. P.
legit. lib.n.cap.6. 5. In Her-odori. Baron. ad martyrolog. 8( Bollandinian.
Chriſt. l. 4. c. 6. 5.3;. & ad Alexiad.
paga”. & 384..
ad diem 33-April.Natal.Alex. hiſt. eccleſ. ſac.rg.cap.+. art. 5- Gretſer- ad
(z) Ap. Surium to. z. ad diem zg.
Apr. pag.804. St 8”.;
lNITALIA 1.113.!. CAP.x.
333
vano alla mortificazione co’ ffequenti digiuni; oſservando e le
molte afiinenze preſcritte dalla Chieſa Greca, ed un tal’ ordine
e regolarità ne’ loro portamenti , che faceva ſomma impreflione
atutti gli ſpettatori . ln un numero conſiderabile di Religioſi vi
regnava un ſilenzio si profondo, che avrebbeſi detto, non eſser—
vene pur uno nel Monafierio . Le ore dell’ Uffizio divino , le ifiru—
zioni, ele pubbliche ſcuole erano sì ben regolate , che in poco
tempo i Monaci divennero l’ oggetto dell’ ammirazione della Pro
vincia d’ Otranto , e la loro riputazione ſ1 ſparſe per ogni luogo .
Ma ſe queſta conciliava loro la benevolenza e la divozione de’ Po
poli pacifici, una ſorte molto diverſa ſperimentarono col füribon—
do Ottone I. Divenuto egli nemico de‘Greci Augufli per gli moti
vi altrove eſpofii l ; e inondando l’anno 969- con poderoſo eſerci
to le Città , e i Paeſi ritenuti da loro , piegò nella Provincia
d’Otranto . Venendo in ſoſpetto de’ Monaci di Coriliano , che
impiegaſsero il, loro credito contro di lui , ſollecitaſsero i Po
poli a reſiſtere alle ſue armi, e che ſ1 fludiaſsero di macchinar
qualche artifizio per deludere le ſue intenzioni ; e forſe geloſo del
la corriſpondenza, che poteſsero tenere cogl’lmperadori Orien
tali, gli bandi dall’antica loro ſede . Cacciari dal Territorio fin
ora abitato , fi videro ridotti ad una dura neceſſita di prendere la
fuga , e di andare raminghi e vaganti . Per metterfi in ſicuro
contro alla violenta perſecuzione, ſ1 ritirarono in altri Paeſi ,
come in altrettanti porti ſicuri , e tranquilli; e ſi tennero per
qualche tempo con diligenza uaſcoſì , finchè foſse paſsata quella
fiera tempeſta . Dopo dieci _anni , o circa fattovi ritorno, abita
rono in povero , ed abjetto tugurio , in cui breve fu la loro di
mora . Temendo di non potervi ſtar in ripoſo , nè godere la pa—
ce come prima; e ridotti, dopo lo sbandimento, a picciolo nume-`
ro , preſero la riſoluzione di fare alleanza co’ Calogeri greci del
Monaſterio di S. Niccolò , due leghe diſtante da Otranto. Era
paſsata fra gli uni, e gli altri fin da tempi ſuperiori, una intima
corriſpondenza fondata nell’ unione de’ ſentimenti, nell‘ amore
delle lettere , e nella profeffione d’inſegnarle ad altri. Per tan
to, i Calogeri raminghi daCoriliano furono accolti nel mentovate
Cenobio di S. Niccolò , dove impiegavano la lor opera nell’ am~
maefirare la gioventù. Erano ſoſtentati colle rendite, che tut
tavia ritenevano nella Terra di Coriliano , laſciate loro dalla
generoſità di quel Popolo; a condizione di dover ſomminiſtra
re domicilio , e vitto ad un certo numero di Paeſani , che ſi ifoſ
ero
(I) Pag. 4;. 6‘: ſeqqz
...ñ-' _ffi
384.
~DEL RITO GRECO
ſero poſti ſotto la loro direzione . (Luindi è , che in progreſſo
di tempo, ridotta in Commenda l’ Abbadia di S. Niccolò , di—
venne ſua Grancia, quel corpo di beni, che iMonaci poſſedeva
no in Coriliano .
8. La preſenza di queſti Monaci orientali eraſtata un grand’ap—
poggio del rito greco nella detta Terra ; non eſſendo mancata tra
eſſi nè la ſucceſſione al Sacerdozio , nè la perizia delle lettere
greche, che ſono le due baſi principali, ſulle quali quello ſicu—
ramente ripoſa . La loro partenza indeboli certamente, ma non
eſtinſe del tutto le greche ceremonie , le quali rimaſero ſcolpite
negli animi de’ Paeſani fino alla metà del ſecolo xv. Allora queſte
ſ1 videro eſpoſte a molte , ed a gravi tempeſte : ma ne fu opportu..
namente riparato il naufragio dagli ſpiriti magnanimi degli Abi~
tatori , e dai Baroni del Paeſe . Carl’ Antonio de Monti, il cui
animo grande era ſempre rivolto al pubblico bene , dichiarato Si
gnor di Coriliano l’anno 1466. da Ferdinando l. Re di Napoli ,
riſtabilì col ſuo potere , le greche Scienze , ed impiegò la ſua au
torita al mantenimento del rito . Si diede tanti e tali movimen~
-ti, che queſta ſola quanto importante , altrettanto difficiliſſima
impreſa ſembrava d’eſſere l’unico ſcopo delle ſue ſollecitudiñ
ni , di aſſorbire il ſuo ſpirito , e di tenere unicamente eſercitata
ed occupata la ſua mente, e ’l ſuo onorevole credito . Vi contri
bui ſopra tutti la cura , che ne preſe la nobile Dama Maria Bucali ,
la quale vantando la proſapia illuſtre dei valoroſi Campioni Prin
cipi della Macedonia , ſerbava nelle vene il brillante ſangue Spar
tano . Elia iſpirò aGiovanni Battiſta de Monti Cavaliere d’ eſpe
rimentata prudenza , e ſuo conſorte, il deſiderio di richiamare
i Monaci greci, il cui ſoggiorno giudicava eſſere l’ unico , e ſ1~
curo mezzo a mantenere ſtabilmente in Coriliano i greci Inſti—
tuti, e a farvi riſiorire , ſenza il timore di vederſi mai abbattuto,
lo ſtudio delle lettere greche . Dava luogo alla ſua mente que
ſta Signora a vaſti ed importanti diſegni , ne’ quali ſembra di de
lineare ſe ſteſſa , e di preſentarci una immagine del ſuo ſpirito .
Al ſagace intendimento di lei erano un oggetto di compaſſione
e di lagrime, e lo ſcadimento delle greche diſcipline mancate
in queſta Terra , dacchè i Bafiliani‘n’erano ſtati allontanati ; e gli
abuſi , che ſ1 deploravano nella Chieſa greca , che unica vi era ri—
maſa . Giovanni Battiſta ſecondò le ſavie inſinuazioni della provi
da donna; ma l’ aſſiduo ſervizio , ch’ ei pre-ſtava al Re Ferdinan
doll, e le cariche , che con ſomma ſua gloria eſercitava nella
Corte , non avendogli permeſſo di condurre ad effetto in vita} il
4
uo
INITALIA LIB.I.CAP.X.
33,
Tuo nobile e religioſo diſegno , ingiunſe nel teſtamento a France
ſco ſuo figliuolo,di dovere riſtabilire a ſpeſe dell’eredità il Monañ
ſterio , aprirlo ai Baſiliani , e aſſegnar loro un commodo , e de
coroſo ſoſtentamento ſopra i ricchi Feudi, che in abbondanza la-.
ſciava . Una tal diſpoſizione trafiſſe l' animo di Franceſco erede ,
il quale da una parte facevaſi ſcrupolo di violare la volonta del
Teſtatore , e di ,mancare all’ impegno contratto nell’ adizione
dell’ eredità : era dall’altra fortemente cruciato dal dolore di
doverſi privare d’ una conſiderabile ſomma di danajo , e di dover
ſacrificare coſpicui ſtabili all’adempimento della mente del ſuo
genitore . Combattuto da due contrarj affetti di pietà , e di ava—
rizia, ne differi, ſotto ſpecioſi preteſti, l’eſecuzione in tutto il tem
po di ſua vita ; nè volle mai determinarſi a prendere alcun parti
to . Più coraggioſo di lui fu Giovanni ſuo ſigliuolo, il quale con
acume d' ingegno macchinò una pernicioſa novità; accoppian
do colla Religione il proprio .intereſſe , e prendendo nel tempo
ſteſſo di mira la totale ſovverſioneñdel rito greco . Deliberò ſor
tire da tant’ impacci , con riportare una ſemplice diſpenſa Apoſto
lica , onde glifoſſepermeſſo di mutare il Monaſterio in Convento;
e iu luogo detBxaſìliani biſognoſi di rendite per loro mantenimen
to , ſurrogar ,Cappuccini incapaci di poſſedere ſtabili, ed obbligati
ad una penoſa Mendicità'. Per facilitare l’adempimento del ſuo
penfiere, nOn-,laſciò ditdeclamare egli ſteſſo per via di lettere in
Roma‘,.e di far eſercitare lo ſtile per mezzo de’, ſuoi Avvocati
contro_ a’ Monaci Greci, di conciliar loro l’ odio comune , di
ſcreditare il rito , di far concepir da lontano una ualche ombra
di ſciſma, e d’-~.alienare l’animo di Siſto V. dall’ a etto verſo de’
Baſiliani
la diſpenſaſoddisfatti
, l’ ottennei ſuoi
, la poſe
in effetto
l’an~
no
1587 ſi., eRichieſe
vide pienamente
deſiderj
;non tanto
col terrore della ſua potenza, quanto coll’ uſo d’ un privilegio ,
Cui neſſuno fu in iſtato d’ opporſi ,. ln eſecuzione di eſſo riſtabili la
fabbrica del Convento . Nella ſua fronte fece ſcolpire un eterno
monumento; il quale leggeſi con pena, dagli uomini di ſenno ,
che ne penetrano la rincipal cagione ; con indifferenza . da quei,
che ſono incapaci
ſottilmente conſiderarne il tenore ; con
rammarico degli ſtudioſi delle greche ſcienze , e ceremonie ; e
finalmente con cieca ſommiſlione, da tutti i Paeſani,che venerano
la poteſtà del Sommo Pontefice. Ecco le parole : Hnnc locan!
Joanne: Baptiſta de Montihn: Carianenſir Marchio , qnnm ſpente ſoa;
tam .maxime ,zi/[aria Bacoli nxore ſna rogante , Sacerdotihnr gra-*ci:
teſtamento reliqnerat; ?cannes ante”; de ”lontihns ejnr nepor , Fran
_
Ccc
ciſco'
f
.535
DEL RlTO GREdo
ciſci fili”: Curianenſìr Marchio , Tira/;aqua de Tufo axor , ad Cappm-I'
cina: , .Sìſto V. P. M. concede-”te , tranſtulere , di-vaque Antonio Pa—
ta-vino Numim’ ambobur familiarífflmo DD. Amm Domini l 587.
9.'Una tal novità , la quale laſciò in una eſtrema coſternazio
ne il Popolo, ed in luttoeconfuſione gli amatori delle lettere
greche , fu il foriere’della rovina del rito , obbligo i Greci di C0
riliano a ſoffrirla con invitta pazienza , e gli diſſarmò dello ſpiri
to , e del coraggio , con cui aveano riparate fin al preſente le
altre inaſpettate e violenti percoſſe contro al medeſimo , che_
andava nondimeno tutto giorno in declinazione , e precipita
ſamente cadeva . Nella fine del ſecolo xvr. era sì languente , che
fiava per eſalare l’ ultimo ſpirito . l miſeri avanzi de’ Greci era
no amneſſi alla partecipazione de’ divini Miſterj in unalor Chieſa
Parrocchiale, la quale ſtava per crollare a momenti. ll Padre
Silos all’ anno 1 585 r fa lodevole menzione della dottrina degli ul
timigreciSacerdoti . L’ anno 1600. fini i ſuoi giorni Ser-gio dc
Paulis ultimo Parroco greco , cui fu dato in ſucceſſore Damaſce~
no Comiprimo Parroco di rito latino . Alcuni Chierici aggrega—
ti agli uffizj eccleſiaſtici , ed ordinati negli Ordini‘Maggiori dal
Veſcovo greco di Roma, ripararono l’ imminente ſovverſione
del rito, eſoſtennero gli eſercizj delle ſacre funzioni fino all’ an
no 1683.. Colla morte diAntonio lndrini, il quale compì il- nu-'ñ
mero de’ Sacerdoti greci , reſtò ſepolto il rito greco -in una perpeé
tua obblivione . Bandito così da Coriliano , non reſtarono dal pa
ri conculcate le lettere greche . Molti ſi applicarono con ſomma
ſollecitudine allo fiudio di eſſe , ne fecero delle lor cure uno de'
principali oggetti , hanno date chiare prove del loro ſapere , e ſo...
no ſtati della comune Patria il decoro , e l’ ornamento . De’ ſuoi.
uomini illuflri teſſe lungo catalogo il de Angelis nelle vite de’ Let
terati Salentini , e i] Taſſelli , i quali a ragione l’onorano collo
ſpecioſo titolo di Emdítifflma Terra .
CALL-[POLI
10. La Città di Gallipoli Rata già greca ne’ tempi della domi
nante ſuperfiizioſa e‘mpietà , e da Pomponio Mela chiamata ‘Drbr
Graja, ſu ne’ſecoliCriſtiani compoſta di Popolo di due Nazioni
greca , elatina . ll Padre Lama z riferiſce , che riſplendettero in
queſta Chieſa Cattedrale, si per l’ eccellenza della virtù , sl per la di
gnità della Sede, molti uomini illuſtri greci, e latini , i quali ſi
eleggevano a vicenda or d’ una Nazione, or dell’altra . Non al
tri~
(i) Silos hiſt.de’Chieric.RegoI.lib.xf. (2) P.Lama Chron.de’Min.Oſſcrv
IN ITALIA LIB.I. CA P.x.
3-37
trimenti ſcrive il Padre Leandro Alberti 1 ; e lo conferma altresì
Gio: Battiſta Nicoloſio 3 colle ſeguenti parole; Gallipoli: . . . . Lin.
.gna grnca erat : rita: eccleſiaſtica;gra-:ca: . Epiſcopur , non multi: ah
hinc ſuculir , alternatirn ,gr-een: , latinuſqne ; float é* Regio ipſe
Greecir piena . Dall’ ordine monaſtica di .S. Baſilio , che fioriv‘a
nella Citta di Nardò , fu ſollevato a queſta Sede , un certo Paolo ,
e conſecrato Veſcovo l’ anno 1081. Un altro Veſcovo greco per
nome Pietro reſſe queſta Dioceſi l’ anno x 34.8. Vi 'ha tutto il fonda—
mento di credere, che fino alla fine del ſecolo xrv. ſcambievole
foſſe l’ elezione de’ Veſcovi , ora greci, ed ora latini . Dal 13 96.
ſino al 14.58 , detratti ſoli tre anni , ſileggono annoverati nel ca~
talogo de’ Veſcovi diGallipoli , vicendevolmente Religioſi de’Mi
nori Offervanti , e de’ Predicatori . Si allontana .dal vero il .Padre
Leandro ,~ il quale nell’ opera della deſcrizione d’ italia , che dedicò
ad Errico ll. Re di Francial’ anno r 550. ſcrive, che .a ſuo tempo
nella Chieſa di Gallipoli fi celebravano in rito greco i divini uffizj ;
avvegnache è coſa manifeſta,eſſerſì quello eſtinto ſin dall'anno ?1513 .
Giovami .traſcrivere le parole di Franceſco Camardario Gallipoli
tano , tratte dalla ſtoria de’ ſucceffi di quel tempo 3 . De più io :ò
tuëla la Chieſa Matre de Gallipoli piena di Pre/'ti , Diaconi , e Sud:
diaconi Greci , ó* Cherici tuffi Greci , ó- cosìſer-w'ano .detho Ve L'o
'Dato li Greci , Ò-ſierniano con tanta ſolemnitati aſſai più , che oggi:
non fanno li Latini, perche omne d) ſe dìcìn Veſpero , ó- cantava
Mafiutino .. ’Et era il numero de’ quaranta Preiti de Meffa incirca ,
ó- li reſtanti Sacri, é* Cherici da raiuti altri incirca ; che in tuffi .
erano da jexanta . Li Canonici andavano -veſtiti tufli de panni fini
co’ loro Capacii , (’9- erano la miglior parte panni Turchini ſuttili di
grana , ó* negri, Ò- en tuffi erano duodeci , ó* da trenta altri erano
.Preiti , ó- tuEZi Porta-”ano una grande magnificentia . Et eran” cm;
e” faEZi liflerati , corno di preſentia di trafíare hirtuoſi , (’9- amore..
-voli . Tira-vano tuffi de accordio con grandiſſimo amore , ó- henewo~
lentìa tuffi aſſieme , ó* erano come fraternitate . Timfla era l‘ amici_
tia fra del/oro , ó- anda-oano con quille loro helle harhe,come Patriar_
chi , ó* Profeti. Li Preiti predifii Greci ſer-vireno cornmunemente
la predifia Chieſa Matre Gallipoletana en ſino allo anno mille cinque
ciento , e trediece . Lo ultimo offízio Greco ſolenne deli Morffi fo fat
to , é* cantato alla morte de mia Matre , quale fo alle diece de (ſit-n,~
naro de díffo anno; ö* oraſono rimaſi li Greci ſolo diecie , eſſendo li
5,_(1) P.Leand.Albert. deſcríz. d’Itaſia pag.zg4.
(iz) Nicoloſius in Hei-rule Siculo
Ccc z
altri
par. 3. pag. roo.
(g) Extat apud
Ughell. de Ep.Gallip. in addit, Co
leti.
333
DEL RITO GRECO‘?
altri morti, Ò— jbcceffi 'li Latini . All’ eſtinzìon del rito ‘avea al
quanto prima preparata la ſtrada il totale' abbandonamento dello
ſtudio delle lettere greche . Era queſto mancato fin 'dall’anno 1 510,
' in ‘cui ſcrivendo il trattato de ſit” ?apygix Antonio de Ferraris ,
detto il Galateo , intorno alla decadenza della greca erudizíone
s’ eſprime così. Agna/co , ímo olfacio gracanícor quo/Ham rita”;
quam-vir bxc ‘Drbr , confine-ſcema , ó* i” occaſam verga-”te Grxcig ,
at carter-e [ta/iz 'Url/e: , Grace-am lingua”; , qua , me [mero utebatur,
omiſerit: more: tamen ”0” panic”: omiſit 1 . Fini ìſuoi giorni l’ illu.
fire Autore l’ anno 1517.
NARDÒ.
u. Neſſun-a Città delle Provincie diNapoli c di Sicilia, ſtata
una volta ſede felice del rito greco , a cui furono a cuore le fun
zioni orientali, può garreggiare con quella diNardò nelledimo
ſtrazioni di ſtima verſo de’ Greci; e nella ſollecitudine di mantene—
re il decoro del greco eccleſiaſtico miniſterio . Eſsa avendo rinun—
ziato per alcuni ſecoli alla ſublimità della Cattedra Veſcovile , s’ e`
contentata dell* umiltà de' Monaci greci d'ec’cellenti virtù adorni,
per attendere ſotto di loro allo ſtudio della Sapienza , e delle ſtra:.
niere diſcipline . Ha coraggioſamente reſiſtito alle violenze di c0
ioro , ( ancorchè ſopra di lei eſercitaſſero l’ imperio e l’ autorità,)
‘i quali tentarono più volte rapirle il pregio de’ riti orientali. De’
medeſimi ſono anche al preſente i Neritini pii veneratori , rimi
‘randogli con ſomma religione , e come eccellente retaggio de’ lo
`
ìro Maggiori
Che la .coſpicua ed illuſtre Chieſa di Nardò
vanti l’ origine
de’ ſuoi Veſcovi molto antica , chiaro ſi rende non ſolo da’ legitti.
mi monumenti , che nell’archivio ſi ſerbano ²; ma dalla lunga
ed accurata relazione eſpoſta dal Cardinal Ridolfo Veſcovo d’ Al`
bano Legato della S. Sede , e deſtinato da Clemente lV. Viſitatore
Apoſtolico delle Chieſe delle Provincie Napoletane l’anno I 267 z.
I riti di effa dal principio del ſuo naſcimento,eſſere ſtati coerenti a
quei della Chieſa Romana , è coſa molto ſimile al vero . Se abbia
i medeſimi coſtantemente ritenuti, quando la Provincia d’ Otran
to , in cui è ſituata la Città diNardò , paſsò ſotto il dominio de’
greci Imperadori; e ſe i ſuoi Veſcovi fieno ſtati di rito greco, non
èfacileil diviſarlo . Benché alcuni abbiano portata opinione, che
la medeſima , cangiato allora aſpetto , da latina diveniſſe greca:
-—
r
(r) Pag. 42.
_
(z) Taſſell. Antiquit. Lenc. cap. a.
non
(3) Ap. Ughell. de Epiſc.Nerit. re
een. edit! to. i. pag. 1037.
nondimeno Giovanni degli Epifanj, il quale d’ordine di Giovan,
ni XXlll . accuratamente deſcriſſe l’antico ſtato di queſta Chieſa r .,
afferma di non avere trovati legittimi monumenti, che pongano
in chiaro queſto fatto; e che aſſicurino , o avere eſſa abbracciate le
ceremonie orientali , o piuttoſto ritenute quelle della Chieſa Ro
mana . Comunque fiaſi,o greci foſſero o latini i Veſcovi nel tempo,
in cui la Provincia era in poter del greco Imperio; certa coſaèv,
chela loro ſucceſſione fu interrotta , allorquandoiMonaci greci
banditi da Coſtantinopoli ſi ricovrarono in queſta Citta nel .ſeco
-lo vm. Coſtantino Copronimo ſull’ eſempio di Lione ſuo Padre’,
moſſe l’anno 741. aſpra, ecrudele perſecuzione contro agli ado~
ratori delle ſacre Immagini . Preſe principalmente di mira il Mo~
nacato; perſuaſo, che le perſone del ſecolo avrebbono agevolmenñ
te ceduto alle ſue voglie , ſe iMonaci rigidi oſſervatori de’ dogmi
Cattolici, ſi foſſero piegati alla ſetta novella . Ma come queſti ſi
mantennero coſtanti nel culto de’ Santi, ebbero i primi, tra tutti
gli altri, la ſorte d’ eſſere cacciati in penoſi eſilj , e di andare per
molti luoghi vaganti ed errati. Avendo i poderoſi campioni del
la Cattolica Religione trovato il ricovero , e l’ aſilo in alcune Cit-p
tà d' Italia , furono anche accolti in quella di Nardò con ſignifica
zioni di molta liberalità , ed amore . Paolo I , il quale di quel tem—
po reggeva la Chieſa Univerſale , ſteſe la ſua beneficenza verſo de'_
medeſimi . Privo d’ altri mezzi , onde provedergliſollecitamente
di congrua abitazione , e di rendite ſufficienti al mantenimento del.
-loro copioſo numero , ordinò l’ anno 761 . al Cleto , e al Popolo ,
che , ſuppreſſa l’elezione de’ Veſcovi dì quella Sede, gli annui pro
venti della Menſa Veſcovile foffero deſtinati al ſoſtentamento de’
`Monaci , e l’Epiſcopio cangiato foſſe in Monaſterio . Fu tantoſto
poſta in effetto, co’ comuni applauſi del Popolo , la benefica volonñ
tà del Papa , cui i Monaci proccurarono corriſpondere collo ſplen—
dore delle virtù , cogli eſercizj di pietà , e cogli amabili , ed aper
ñti loro coſtumi .
Le rigidiſſime aſtinenze facevan rivivere, e ammirare da'
~ Popoli il primitivo ſpirito della Chieſa Greca . La loro vita povera,
e mortificata , e l’ opinione divulgata in tutta la Provincia , e fuo
ri ancora, del loro zelo per la Cattolica Religione , prevennero i
Popoli a lor favore , ed occuparono gli animi di tutti . Gli ſteſſi
Monarchi Normanni non poterono , tra le cure guerriere , e nel
‘principio de’ [pro marziali cimenti , diſſimulare la ſtima , che ave—
vano` conceputa di .loro . Rapiti dallÎammirazione
di sl religioſa,
”ſi
cfimh
(X) Ap. Ughell. ibid. pag. 1038.
*
390
DEL RITO GRECO
e ſtretta oſſervanza , e dal credito , che univerſalmente godevano ,`
cſercitarono con eſſo loro generoſa munificenza , e gli colmarono
di dovizioſe rendite , non che di molti onori , e privílcgj .
1 z. Suppreſſo il Veſcovado , non ſoffri vcrun’alterazione il
Capitolo de’Canonici e delle Dignità; continuando nel primiero
antico ſtato , e nell’ adempimento delle funzioni ſacerdotali nel
rito latino . La cura delle anime, e ’l governo della Dioceſi era inñ
teramente commeſſo alla direzione e vigilanza de’Veſcovi di Brin
diſi. @reſti eleggevan l'Arciprete greco,che amminiſtraſſe i ſacra
menti a’ proprj nazionali, de’quali un copioſo numero aveva ſta
bile ſede nella Città . ll ſuperiore del monaſterio non godeva l’emi—
nente titolo di Abbate; ma era contento dell’inferiore denomi—
nazione di Priore . l Monaci profeſſavano le ſcienze di Filoſofia,
e di Teologia,e laſciarono delle lettere grecheiinſigni monumenti.
Tra le altre coſe , ponevano in uſo una forma‘elegantiſlìma nello
ſcrivere il greco , o ſ1 riguardaſſe la vaghezza de’caratteri , o la
proprietà delle abbreviature , o l’eſatta correzione della ſintaſsi .
Ad eſsi ſono debitori i Cittadini di Nardò , e della greca lettera
tura , e dell’Accademia delle greche diſcipline ; la quale ſempre
più creſciuta in alta ſtima , e in una ſomma riputazione , ha tratto
aſe il concorſo della gioventù avida delle ſcienze ; vuote reſtando
le vicine , e le rimote Città 1 .
13. @teſti Monaci commendati per la fede , e riſpettabili per
la gravità de’coſtumi , non furono eſpoſti alla perſecuzione , e
agli affronti , come quei diCoriliano ; nè fu mai prodotta cos’al
cuna , che foſſe ſvantagioſa alla loro condotta , e al loro buon no
me . Cumulati di ſegnalati favori dalla generoſità del Popolo di
Nardò , combatterono vigoroſamente contro a’ diſagi del tempo,
e ſoſtenncro il rito , ele lettere greche per trecento , e più anni .
Finalmente gl’ltaliani infaſtiditi d’aſcriverſſ alla ſacra milizia Baſi
liana , annojati della difficoltà d’imparare la lingua Greca , e mal
ſoffrendo il peſo de’monaſtici iſtituti, ſ1 riduſlero a sì poco nume
ro , che l’anno 1090. Urbano ll. nella Cattedrale Chieſa di Nardò,
a’Monaci greci di S. Baſilio ſuſtituì i latini di S. Benedetto; e Pa
ſqualell. ſuo ſucceſſore ereſſe il monaſterio in Abbazia . l Supe~
riori , che nel paſſato eſſendo greci l’avevano governato col ti—
tolo
(l) I” m yymnafiumqnofldam fuit pre/ſore: , Orientalibm ad legenda”:
grant-ru” diſtip/irzarum tale, ut un” options. Tcmporilms Patrit mei, ab
Zlſejìzpiigrzrcí lat/dare gra-oa: littera: omnibus bajm À’egm' Praz-inciſi ad ar:
oolzmt , Mritina: :ll/‘.— dr'ctmt . Sant
ripin/ſím” iflgcnii culmm , Mrittu”,
Mim ha: littcmperpulcbm , (9* calligot-c; ('9- hi: , quibus ;mms-tant” Im
ooo/ſuchen” . Galat. de ſitujapygiz .
IN ITALIA LIB. I. CAP.X.
391
tolo di Priori, divenuti latini furono onorari dell’altro d’Abbati,
ed incaricati della cura ſpirituale della Dioceſi . La nuova auto
rità , di cui eſsi furono inveſtiti , cccitò contro di loro una furioſa
tempeſta,e gli eſpoſe allo ſdegno dei Veſcovi vicini di Gallipoli , e
di Brindiſi, iquali ſi dichiararono offeſi della diminuzione della
propria giuriſdizione . Ai due irritati Prelati,n0n mancarono d’u..
iiirſi molt’ altri coſtituiti nelle dignità eccleſiaſtiche, i quali fo—
mentavan la diſcordia . Ma coſtoro non furono , che una nuvola
di cornacchi , e di corvi , atti ſolamente ad iſchiamazzare, e
graçchiare , e a ſollevar della polvere , come un turbine impe- ,
tuoſo di venti fra di loro contrarj: non che ad inveſtire , ed a pun
gere chiunque s’opponeva alle loro intenzioni . La grave conteſa
portata algiudizio dell'Apoſtolica Sede , fu deciſa con un decreto,
che riduſſe in ſilenzio i Veſcovi ma-l contenti, e fece cantare il
trionfo ai Benedittini . Sotto del loro governo non reſtò ſuppreſſo
il Collegio de’Canonici , ma ſi mantenne , come dapprima fermo,
e coſtante nel ſervigio della Cattedrale . Diminuito il fervore della.
eccleſiaſtica diſciplina ne’ medeſimi, ed introdotti varj diſordini
nel regolamento della loro vita , e nella celebrazione dei divini
uffizj; furono preſi i neceſſarj provedimenti dal Cardinal Ridolfo,
mediante l'autorità di Viſitatore Apoſtolico . Ordinò , tra le altre
coſe , che doveſſero recitare le ore Canoniche congiuntamente
coi Benedittini, jnxta ritnm Eccleſia &Benediffi; occupando gli
uni, e gli altri ſeparatamente le due parti del Coro .
Avrebbe ogni uno agevolmente creduto, chela ſurrogazioñ
ne dei Benedittini a’ Monaci greci aveſſe fatto ſvanire il rito orien~
tale . Ma poiche eraſi queſto molto dilatato,aveva il ſeguito di nu.
meroſo popolo e nella Città,e nella Dioceſi,ed a traverſo della con~
trariaſorte era ſoſtenuto dai Sacerdoti nazionali dotati di ragguar—
devoli prerogative; non fu coſa facile il vederlo sì toſto bandito ed
eſtinto.Gli ſteſſi Benedittini providero alla ſicurezza del rito greco,
e10 difeſero dagli atroci ſtrapazzi,e dai rabbioſi inſulti di gente ma
ligna piena di mal talento . Nella Cattedrale mantennero artifi
cioſamente le greche coſtumanze,per ſecondare il genio della Na—
zione aliena dalle piacevoli novità , ed ataccata-alle vecchie cere
monie . Due Arcipreti vi deſtiiiarono d’ammendue iriti , iquali
amminiſtraſſero i ſacroſanti miſter] a’ loro Nazionali, che nel nu
mero di quindici mila e ſettecento tra Latini e Greci. compon