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PERCORSI TRA STORIA E CULTURA, NEL TERRITORIO CHE CIRCONDA L’AGRITURISMO MACCHIACUPA
Greci
Andare a Greci equivale a percorrere un viaggio
a ritroso nel tempo, tornando a vedere scene di
vita contadina, che, ormai, difficile ritrovare in
altre parti d’Italia.
E’ questo un mondo ancora scandito dai tempi
della natura, che l’uomo non ancora in grado di
dominare e piegare alla propria volontà. Ancora oggi, gli anziani preferiscono spostarsi
a dorso del mulo e l’attivit economica forse pi
diffusa la pastorizia. Greci - Katundy un paese albanofono. Deve il
suo nome ai Greci di Belisario che la fondarono (come molte altre colonie greche nell’Italia
meridionale) ai tempi di Giustiniano, intorno al
535 d.C.. Nel XV secolo il paese fu colonizzato dagli Albanesi guidati da Giorgio Skanderbeg, venuto per
aiutare Ferdinando I di Aragona in lotta contro
gli Angioini, richiamati in Italia dalla congiura
dei Baroni intenzionati a spodestarlo.
Il re concesse agli albanesi di ripopolare Greci,
anche perch questi potessero fare buona guardia contro eventuali insurrezioni da parte degli
abitanti di Faeto, Troia e Lucera, filoangioini. Il paese fu sottoposto ad un rigido sistema
feudale dal quale si affrancato solo nel secolo scorso. Il rito greco-ortodosso stato abolito
dall’Arcivescovo di Benevento Orsini, il futuro
Papa Benedetto XIII.
La chiesa di San Bartolomeo si trova al culmine del paese dove un tempo sorgeva l’acropoli.
L’imponente facciata caratterizzata da una doppia scala balaustrale ed un maestoso, seppure
semplice, portale in pietra locale.
All’interno la chiesa presenta un impianto a
croce latina a navata unica con abside circolare
e cappelle laterali (due su ogni lato). Una volta
a botte in muratura copre la navata, staccandosi
sopra una lunga trabeazione ed eleganti lesene
con capitelli corinzi. Sul largo antistante un tempo si ergeva la vecchia chiesa, di rito greco, distrutta nel XVII sec..
Oltre che nelle poche abitazioni superstiti possi-
bile rinvenire tracce della cultura greco-albanese nel canto della “Kalimera” e nel rito nuziale.
La Kalimera un antico canto epico in lingua
albanese, recitato nella chiesa parrocchiale, ogni
anno, il giorno del Venerd Santo e celebra la
Passione di Cristo, dall’Ultima Cena alla morte
in croce sul Golgota.
Il malinconico motivo si trova a met fra il pianto
e la nenia. Il rito nuziale di origine greca tutt’oggi un elemento caratterizzante delle cerimonie
matrimoniali grecesi. La consuetudine vuole che, quando il corteo
nuziale, dopo la celebrazione in chiesa, si reca a
casa del novello sposo, sull’uscio della porta si fa
trovare la madre, che dona agli sposi del pane. Solo dopo aver legato con un pregiato nastro di
seta le loro teste, i due sposi possono mangiare
il pane offerto. Successivamente il padre dello sposo, fa bere
loro del vino in un unico bicchiere, immediatamente rotto per impedire che nessun altro vi
possa bere: tutto ci per indicare l’indissolubilit
del vincolo matrimoniale.
Note:
Il passato di Greci oggi testimoniato dalle “Halive”,
poche superstiti tipiche abitazioni albanesi costruite con
pietre a secco unite fra loro con manate di creta e malta,
con un tetto costituito da travi in legno, tavole e tegole. Un unico vano con un semplice divisorio accoglie le persone e gli animali.
Queste costruzioni erano ammassate a scala su di un
pendio e l’ingresso dell’abitazione superiore si elevava
quasi al livello del tetto dell’abitazione inferiore. La festa patronale il giorno 25 Agosto. I festeggiamenti
consistono nella rappresentazione di un dramma sacro
di cinque atti scritto in lingua italiana, che narra della
vita di S.Bartolomeo, chiamato dagli abitanti Santo
Scorcione.
La rappresentazione dell’intero dramma dura pi di
un’ora, durante la quale i sacerdoti, le confraternite e i
fedeli restano sotto il cocente sole di agosto in silenzio ed
immobili in segno di rispetto e di profonda devozione.
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