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Piaget (con Schimdt)

PIAGET
La logica del bimbo è diversa da quella dell’adulto (non solo quantitativamente ma anche
qualitativamente): ciò che il bimbo ancora non comprende è la permanenza dell’oggetto, cioè il
capire che quanche quando un oggetto sparisce dal suo campo percettivo (né lo vede né lo tocca),
continua comunque ad esistere. Questo avviene verso i 18 mesi.
Secondo Piaget l’apprendimento non si basa su cose innate ma sulle attività, azioni e movimenti del
bambino: un bimbo alla sua nascita, per agire, ha a disposizione dei riflessi (es. riflesso della
suzione, della prensione) che poi si svilupperanno e diventeranno azioni sempre più complesse.
Piaget è conosciuto come uno psicologo che ha studiato lo sviluppo dell’intelligenza del bambino:
in realtà fece molto di più in quanto il suo obiettivo fu proprio quello di capire come si fosse
sviluppata la conoscenza umana durante l’evoluzione.
BIOGRAFIA
Nato a Neuchâtel e morto a Ginevra.
Era una specie di bimbo prodigio: ha scritto i suoi primi articoli a 9 anni. I suoi primi interessi erano
in campo biologico e zoologico. A 14 anni pubblica un articolo sui molluschi.
Continuò con studi in biologia, zoologia e filosofia e a 22 anni fece il dottorato in scienze
Durante questi anni Piaget inizia a svolgere un programma di lavoro che poi seguirà nella sua lunga
carriera: egli voleva capire l’origine e lo sviluppo della conoscenza.
Dal punto di vista biologico, il compito principale degli esseri viventi è la sopravvivenza. Questa
sopravvivenza è garantita se noi interagiamo con l’ambiente, se ci adattiamo a cosa ci offre
l’ambiente (pensa alla teoria dell’evoluzione di Darwin: chi non si adatta muore). Piaget dice che
anche la conoscenza funziona nella stessa maniera: questa si evolve perché deve adattarsi ad un
ambiente che cambia e diventa sempre più complesso. Vede un parallelismo tra un adattamento
biologico e quello cognitivo.
Secondo Piaget, siccome non posso studiare l’uomo primitivo, posso studiare lo sviluppo
dell’intelligenza nel bimbo, considerando l’esistenza di un parallelismo tra lo sviluppo
dell’intelligenza del bimbo e lo sviluppo della conoscenza umana in generale.
Dopo aver finito il suo dottorato, decide di andare a Parigi per lavorare con Binet e Simon, due
studiosi che elaborarono un test per valutare l’intelligenza nei bimbi, e che invitarono Piaget per
standardizzarlo (somministro il test a tantissimi bimbi [nelle stesse condizione] così da trovare per
ogni età il valore normativo medio).
Egli non si accontentò però di rilevare le prestazioni fornite in occasione dei test, ma cominicò a
domandare ai bambini i motivi delle risposte corrette o scorrette: da qui intuisce che il
ragionamento del bambino è diverso da quello dell’adulto
Sviluppa un metodo (che poi userà nelle sue ricerche) chiamato metodo clinico o critico:
- Clinico in quanto ha delle somiglianze con il colloquio terapeutico (il terapeuta fa domande
su ciò che il paziente ha detto; aspetta ciò che il paziente dice, non lo precede) → se voglio
capire come il bambino pensa, devo seguire il suo ragionamento → Le domande poste al
bambino si basano su ciò che dice;
- Critico in quanto lo scopo non è quello di individuare il pensiero del singolo, ma eseguendo
più colloqui, posso capire cosa c’è in comune tra i colloqui di più bambini.
Esempio di colloquio:
Piaget chiede al bimbo da dove proviene il vento.
Il primo bambino (4-5 anni) dice che deriva da fuori. Piaget dice “come si crea fuori?”. Il bimbo
dice “sulle macchine” “E se non ci sono macchine? C’è ancora vento?” “No, non c’è più” “No,
invece c’è” “Si signore”.
Diciamo che il bimbo si è contraddetto (dicendo prima no e poi si) ma non se ne rende conto.
Un altro bimbo (di 8 anni) attribuisce delle intenzionalità a cose che sappiamo essere inanimate (es.
nuvole che decidono di camminare e di incontrarsi) → fenomeno dell’animismo: i bimbi
attribuiscono intenzionalità a cose inanimate.
Un altro bimbo (di 13 anni) inizialmente si rifiuta di rispondere (perché un po’ insicuro ecc.) fino a
quando dice che è l’umidità di alcuni strati a formare il vento.
Torniamo alla vita di Piaget:
Verso il 1925 Piaget decide di studiare in maniera sistematica lo sviluppo dell’intelligenza
concentrandorsi sullo stadio senso-motorio (che occupa i primi 2 anni di vita del bimbo), detto così
in quanto (secondo Piaget) nei primi due anni di vita, per lo sviluppo dell’intelligenza è importante
tutto ciò che è sensoriale e motorio.
Piaget sperimenta le sue ipotesi sui tre suoi figli: fa su di essi delle osservazioni (giorno dopo
giorno).
Dopo questi studi sullo stadio senso-motorio continua con studi su operazioni concrete e formali
(fino agli anni 60).
Nel 1955 fonda il centro internazionale di epistemologia genetica (studio dello sviluppo della
conoscenza come fenomeno d'adattamento del genere umano alla realtà) in cui collabora con altri
studiosi e scienziati di più discipline così da poter mettere in collegamento lo sviluppo di una
qualsiasi materia con lo sviluppo dell’intelligenza nel bambino.
Nel 1980 muore a Ginevra.
TEORIA DI PIAGET
Da lungo tempo, la scienza e anche la psicologia non davano molta importanza alle azioni del
bambino. In psicologia si parlava di due fattori che facessero si che il bimbo si sviluppasse:
l’eredità (insieme di fattori più o meno fisiologici come la maturazione fisiologica, le disposizioni e
i comportamenti innati) e l’ambiente (tutte le azioni che l'ambiente fisico e sociale esercitano per
formare e modificare il comportamento del bambino).
In questi due fattori possiamo inserire due scuole: il comportamentismo per quanto riguarda
l’ambiente e la gestalt per quanto riguarda l’eredità (questa sostiene infatti l’esistenza di regole
percettive innate che ci permettono di percepire la realtà in modo diverso da come lo è realmente).
Piaget concorda con questi due fattori, ma ne trova un terzo: l’attività del bambino; il bimbo deve
essere considerato attivo poiché interagisce con l’ambiente, e facendo ciò, costruisce le sue
conoscenze e le sue strutture mentali mediante due processi fondamentali che sono quelli di
assimilazione e accomodamento.
- Assimilazione, che consiste nell’integrare un nuovo oggetto/situazione nell’insieme di
oggetti/situazioni ai quali un comportamento o schema esistente è già stato applicato.
Per schema intendiamo non solo uno schema d’azione ma anche uno schema mentale.
- Accomodamento, che consiste nell’accomodare uno schema alle proprietà specifiche di un
oggetto.
Quando questi due meccanismi sussistono in una maniera equilibrata c’è l’adattamento.
I processi di assimilazione e di accomodamento permettono dei meccanismi d’astrazione
(meccanismi che permettono di estrapolare proprietà di oggetti), e ciò mi permette di creare delle
categorie in cui inserire gli oggetti (es. categoria di oggetti che posso lanciare) e di creare dei
concetti astratti.
Prendere e succhiare sono schemi d’azione (insieme di movimenti che mi permettono di compiere
un’azione sull’ambiente), inizialmente deboli (sono dei riflessi) ma che poi diventano sempre più
complessi con la crescita.
Ciò che arricchisce ulteriormente è la comprensione di poter coordinare questi schemi d’azioni: un
oggetto può essere preso, e poi può essere portato alla bocca per essere succhiato. Ciò dà più info
sull’oggetto e la possibilità di conoscere cose pratiche del mondo.
Come si sviluppa la conoscenza secondo Piaget?
Piaget parla di stadi dello sviluppo (senso-motorio, operazioni complete e operazioni formali).
Per Piaget, per poter parlare di stadio non c’è una semplice accumulazione o modificazione
quantitativa di conoscenza, ma c’è un salto qualitativo da uno stadio all’altro.
- C’è una successione costante dei comportamenti indipendentemente dall’età cronologica (il
bimbo non inizia con lo stadio delle operazioni formali per poi arrivare a quello sensomotorio).
- Ogni stadio è definito da una struttura d’insieme (struttura mentale) che caratterizza tutti i
comportamenti tipici di questo stadio.
- Queste strutture (mentali) si integrano, ognuna è preparata da quella precedente e si integra
in quella nuova (se da adulti dobbiamo risolvere un problema, inizialmente proviamo ad
usare il sistema sensomotorio. Se il problema è più complesso allora useremo un
ragionamento logico → tendenzialmente usiamo sistemi semplici per risolvere un problema,
poi magari successivamente si ricorre al ragionamento logico).
Gli stadi per Piaget sono:
Stadio dell’intelligenza senso-motoria (circa 0-2 anni).
Stadio delle operazioni concrete (diviso in due sottostadi: il sottostadio preoperatorio che va dai 2
ai 7 anni, e il sottostadio operatorio che va dai 7 agli 11 anni).
A partire dai 2 anni subentra la funzione simbolica: il bimbo impara che il tavolo è il simbolo per
quest’oggetto (il tavolo) → posso iniziare a pensare gli oggetti ed evocarne l’immagine.
Stadio delle operazioni formali (a partire dagli 11 anni).
Secondo Piaget, dopo gli 11 anni, non succede nient’altro: anche nell’età adulta siamo nello stadio
delle operazioni formali.
STADIO SENSO-MOTORIO
Per costruire la permanenza dell’oggetto ci voglio più fasi, che Piaget distingue in 6. Le osserva
principalmente nei suoi figli:
- Sottostadio 1: non c’è nessuna permanenza dell’oggetto (il bimbo esercita i suoi riflessi
come la suzione, la prensione ecc.);
- Sottostadio 2: il bimbo comincia a riconoscere alcuni oggetti quando li incontra per caso →
in questo caso Piaget parla di prima abitudine.
Quando il bimbo piange, la mamma lo culla, lo tranquillizza, e poi lo fa bere dal seno (se
non lo tranquillizzasse non riuscirebbe a bere dal capezzolo);
- Sottostadio 3: il bimbo inizia ad avere un’idea della permanenza dell’oggetto (sa che non
solo può prendere l’oggetto, ma lo può anche portare alla bocca per succhiarlo).
In questo stadio il bimbo inizia a cercare degli oggetti che sono scomparsi dal suo campo
percettivo;
- Sottostadio 4: in questo stadio il bimbo non è ancora convinto che se non vede un oggetto
questo continui ad esistere. Fa degli errori strani: cerca l’oggetto sempre nel posto sbagliato;
- Sottostadio 5: il bimbo cerca dove l’oggetto è scomparso l’ultima volta;
- Sottostadio 6: il bimbo immagina gli spostamenti degli oggetti. Un oggetto, anche invisibile,
continua ad esistere e posso immaginarne i movimenti. Il bambino ha acquisito la
permanenza dell’oggetto.
La struttura mentale finale dello stadio senso-motorio è detta gruppo degli spostamenti:
Il bimbo capisce che se da A va a B, allora da B può ritornare in A (reversibilità)
Il bimbo capisce che ci possono essere più vie per raggiungere uno stesso posto (transitività)
Il bimbo capisce che se gli oggetti non vengono spostati, rimangono lì dove sono (elemento neutro)
STADIO DELLE OPERAZIONI CONCRETE
Sottostadio preoperatorio: apparizione del linguaggio, del gioco simbolico, dell’immagine mentale,
cioè dei meccanismi che permettono la rappresentazione del pensiero che però è ancora preoperatorio: rappresentazioni statiche, che non posso manipolare con il pensiero → Il bimbo inizia
ad immaginare le cose.
Sottostadio operatorio: apparizione di operazioni concrete: azioni pensate, interiorizzate,
rappresentate e reversibili.
La seriazione è un’operazione che il bimbo inizia a padroneggiare durante questo stadio: il bimbo
deve seriare una sequenza di bastoncini con lunghezze diverse dal più piccolo al più grande.
1° livello della seriazione → Tra i 4 e i 5 anni: non riescono a seriare questi bastoncini: bensì fanno
coppiette o triplette di bastoncini allineati solo nella parte alta e non nella parte bassa.
2° livello della seriazione → Tra i 6-7 anni i bimbi riescono a mettere in sequenza i bastoncini ma
non riescono a mettere gli intercalari. Non riescono in quanto c’è un problema di logica: un
bastoncino può essere o più grande di A o più piccolo di B, non può avere due proprietà
contemporaneamente (più grande di A e più piccolo di B contemporaneamente).
3° livello della seriazione → Tra i 7-8 anni il bimbo capisce che è possibile che un bastoncino possa
essere più grande di uno e più piccolo di un altro (A<bastoncino<B)
In questo ultimo livello (dai 7-8 anni), il bimbo può anche fare delle inferenze come la reversibilità
(D>C e D<E) e la transitività (se A<B e B<C allora A<C)
Per questo i bimbi vanno a scuola a partire dai 6-7 anni: perché la loro struttura mentale non è
ancora pronta!
Nel caso della classificazione, i bimbi ricevono più blocchetti di legno di grandezza e colori diversi.
Lo sperimentatore chiede al bimbo di mettere insieme quelli che vanno insieme:
- A meno di 5 anni i bimbi formano delle immagini, delle collezioni figurative (es. prendono un
quadrato e un triangolo e formano una casetta) oppure usano dei criteri per ordinare le cose (fanno
degli allineamenti in cui il criterio cambia continuamente).
- A partire dai 5-7 anni i bimbi mettono insieme tutti i triangoli rossi e tutti i triangoli blu. Per capire
se però ha davvero la struttura logica completa, gli si fanno delle domande, es. ci sono più triangoli
o più triangoli rossi? Se la struttura non è ancora completamente formata, il bimbo risponderà
“triangoli rossi”. Solo quando la struttura è completamente formata il bimbo dirà “triangoli” perché
ha chiaro il concetto di inclusione di classe.
- A partire dai 8-10 anni il bimbo può fare delle operazioni sul concreto → più il materiale è
conosciuto dal bimbo, più questo arriverà a conclusioni corrette (es. del mazzo di fiori).
Conservazione della materia
Sottostadio preoperatorio → Il bimbo non si rende ancora conto del fatto che la materia rimane la
stessa nonostante questa cambi forma; come nella classificazione, è guidato da criteri non ben chiari
e logici.
Sottostadio preparatorio → Dovremo aspettare che arrivi ai 6-7 anni affinché possa capire che i due
oggetti contengono la stessa quantità di materia anche quando hanno forme diverse.
Conservazione dei liquidi
Fino ai 5 anni il bambino non riesce ancora a capire che la quantità di liquido nei bicchieri rimane la
stessa anche se poi quello contenuto in uno di essi è trasferito in un bicchiere con forma diversa.
Quando il bimbo raggiunge i 10 anni si rende conto che la quantità di liquido rimane la stessa anche
se questo viene versato in un bicchiere di forma diversa.
Per Piaget, alla fine di questo stadio, il bambino possiede la struttura dei raggruppamenti:
- La prima caratteristica è quella che Piaget chiama composizione: se un’operazione viene
effettuata su due numeri, il risultato è sempre un altro numero, cioè un altro elemento di
questa struttura (es. 2+4 non fa mela ma fa un altro numero, cioè 6);
- La seconda caratteristica è la reversibilità: se faccio 2+3=5 allora posso anche fare 5-3=2
- La terza caratteristica è l’associatività: posso fare operazioni in ordine differente ma il
risultato rimarrà lo stesso.
- La quarta caratteristica è l’elemento neutro, che cambia da operazione a operazione (nel
caso dell’addizione è lo 0, nel caso della moltiplicazione è l’1).
La reversibilità è il poter fare e disfare (andare da A a B significa che posso tornare da B a A.
Oppure, se un oggetto non viene spostato, rimane allo stesso posto).
Il bambino, ad ogni stadio, ricrea cognitivamente a livello più complesso ciò che aveva appreso
nello stadio precedentemente.
STADIO DELLE OPERAZIONI FORMALI
Nello stadio delle operazioni concrete il bimbo inizia a maneggiare le cose nella mente anche se è
ancora molto ancorato al concreto (es. la forma dell’oggetto) e quindi la percezione lo inganna.
Nello stadio delle operazioni formali il ragazzo/preadolescente inizia a maneggiare i simboli.
Le caratteristiche di questo stadio sono che:
- Il pensiero si svincola dall’esperienza percettiva e sensoriale (posso pensare anche senza avere un
supporto concreto. Invece, prima, un bimbo per contare e per fare calcoli aveva bisogno di oggetti
poiché non riusciva a farlo a mente);
- Si sviluppa la capacità di ragionare in forma astratta (infatti ad esempio, l’algebra inizia a venir
insegnata intorno agli 11 anni e non prima perché prima il bambino non riuscirebbe a maneggiare i
simboli).
- Si sviluppa il pensiero ipotetico-deduttivo, che permette al ragazzo di creare ipotesi che poi può
mettere alla prova così da poter generare delle teorie come ad esempio il problema del pendolo.
Nella risoluzione del problema, il ragazzo:
1. identifica le variabili coinvolte (peso dell’oggetto, lunghezza del filo ecc.)
2. trova una combinazione esaustiva delle variabili, così da poter trovare ipotesi
3. deduce logicamente delle conseguenze associate a ciascuna ipotesi
4. sperimenta attivamente le previsioni associate a ciascuna ipotesi
5. il ragazzo giunge alla conclusione
SCOPO DI PIAGET
Secondo Piaget, studiando lo sviluppo dell’intelligenza del bambino si può vedere come la
conoscenza si è evoluta nel corso dell’umanità.
Secondo Piaget ci sono caratteristiche in comune tra il pensiero del bambino e quello dell’uomo
preistorico (che appunto si creava delle idee perché non riusciva a spiegarsi il motivo per il quale
alcune cose succedessero o esistessero):
Animismo: oggetti inanimati sono dotati di intenzionalità (es. le nuvole camminano e si incontrano;
la luna viene perché vuole incontrarsi con le stelle)
Artificialismo: le cose sono state create dall’uomo (“perché c’è il lago?” il bimbo risponde “è stato
l’uomo, che ha scavato e ci ha messo l’acqua dentro)
Finalismo: le cose esistono per soddisfare i bisogni dell’uomo
Analogia tra sviluppo della scienza e sviluppo cognitivo del bambino
Un esempio è quello della geometria.
All’inizio, gli scienziati si concentravano a spiegare come fosse fatta una figura (triangolo=ha tre
lati, tre angoli, può essere isoscele, equilatero ecc.) e fu Euclide che introdusse questa scienza (nel
300 d.C. circa)
Più tardi, Cartesio, nel 1600 d.C. iniziò ad interessarsi alle relazioni che ci sono tra le figure e a
capire come possiamo determinare la posizione di un dato oggetto nello spazio. Infatti introdusse le
coordinate cartesiane, che ci permettono di dire qual è la posizione di un dato oggetto.
Molto più recentemente, siamo passati allo spazio vettoriale: con dei vettori possiamo non solo
descrivere dove sia un oggetto, ma anche quale sia la sua direzione nello spazio.
Se ci si fa caso, è in questa sequenza che viene insegnata la geometria così che questa possa essere
compresa. C’è quindi un’analogia tra lo sviluppo della geometria e lo sviluppo cognitivo del
bambino nell’apprendere nozioni geometriche.
Dallo studio dello sviluppo di Piaget si è scoperto che:
- il bambino costruisce le sue conoscenza quando è in interazione con il mondo (i processi biologici
che permettono di acquisire conoscenze interagendo con il mondo sono l’assimilazione e
l’accomodamento);
- il pensiero fa salti qualitativi (per questo Piaget parla di stadi) e dice che la successione di questi
stadi è sempre uguale ed è universale;
Piaget commenta l’utilità di queste scoperte dicendo che sono utili dal punto di vista della
psicologia e da quello pedagogico (non posso chiedere ad un bimbo una cosa se la sua struttura
mentale non è pronta per farla), ma anche per capire come si è sviluppata nel corso del tempo la
scienza.
Per Piaget la conoscenza dunque non dipende dalla percezione né è qualcosa di innato: essa è una
costruzione perpetua attraverso degli scambi tra l’organismo e l’ambiente dal punto di vista
biologico e tra il pensiero e l’oggetto dal punto di vista cognitivo.
Definizioni di alcuni concetti per Piaget:
- Psicologia → studio del comportamento umano, inclusi i processi mentali.
- Epistemologia → studio della scienza, la teoria del sapere e della conoscenza.
- Genetica → sviluppo ontogenetico e filogenetico.
- Epistemologia genetica → studio dello sviluppo della conoscenza umana.
- Psicologia genetica → studio del comportamento umano.
- Intelligenza → capacità di potersi adattare all’ambiente.