Asoka e il pluralismo religioso Asoka fu uno dei più importanti sovrani dell’India antica appartenente alla dinastia Maurya. Salì al trono di Pataliputra tra il 270-265 a.C. e governò per circa trent’anni un territorio che si estendeva per quasi tutto il subcontinente indiano, comprendente anche l’odierno Afghanistan. Dopo essersi dedicato all’espansione del suo regno, l’imperatore Asoka si rese conto della violenza e delle stragi compiute dai suoi soldati durante la conquista del Kalinga, e dal quel momento in poi si fece upasaka (membro laico della comunità buddhista). Il suo obbiettivo principale diventò la propaganda del dhamma e la diffusione del buddhismo dentro e fuori dell’India. Il dhamma da lui seguito non coincideva perfettamente con quello buddhista; egli propendeva verso una tolleranza religiosa che comprendeva tutte le comunità religiose, che cercò di far coesistere pacificamente. Il suo fu un dhamma “condiviso”, caratterizzato da pochi precetti elementari e dal concetto base della non violenza nei confronti di tutti gli esseri. Inoltre il dhamma di Asoka ha carattere laico: niente di religioso o di liturgico è presente in esso. I concetti elementari che il sovrano invitava ad osservare erano l’obbedienza ai genitori, anziani, maestri e nobili; il trattamento premuroso di asceti, parenti, amici, servi, poveri, e altre virtù di elevata valenza sociale; da evitare sono l’ira, la crudeltà, l’invidia e l’alterigia. La vecchia politica bellicosa e dedita ai piaceri del sovrano Asoka mutò quindi in una politica di tolleranza, e il suo regno si basò sul pluralismo religioso, sulla rinuncia totale a guerre e conquiste e sul limitare le uccisioni di animali (anche per scopi alimentari). Fece costruire infatti fontane, case-asilo e luoghi per la cura delle malattie, sia per gli uomini che per gli animali: il suo intento era quello di dimostrare di avere le capacità per <<procurare il bene di tutti gli esseri>> (editto VI). Tutte queste informazioni sulla vita e il governo si Asoka ci sono pervenute attraverso epigrafi e iscrizioni rupestri (editti) che lo stesso Asoka chiama dhammalipi: “scrittura del dhamma”. Sulle rocce egli “diceva”: <<Non sono mai pago di quello che mi sforzo di fare per il bene di tutto il mondo. Quello che io mi sforzo di fare è assolvere il debito che ho verso le creature: agire perché esse siano felici in questo mondo e possano nell'altro attingere i cieli. Tutti gli uomini sono miei figli; e come per tutti i miei figli desidero che ognuno di loro abbondi di benessere e felicità, così io lo desidero per tutti gli uomini>>. Il XII editto è consacrato alla tolleranza: <<Il re Piyadassi caro agli dèi onora tutte le confessioni, quelle di coloro che se ne sono andati e quelle di coloro che stanno a casa, con doni e onori di vario tipo.[…]>>. L’editto invita anche a rispettare tutti gli appartenenti ad altre sette, a non biasimare le altre confessioni per esaltare la propria. Nei numerosi editti, strategicamente collocati in ogni parte dell'impero, si narra di come Asoka divulgò i principi del dhamma e inviò ambasciatori in tutti i Paesi conosciuti per diffonderne i precetti. Nel XIII editto vengono menzionati sovrani di terre lontanissime: il re dei Greci, gli Yona, Antioco II Theos di Siria, Tualamay, Tolomeo II Filadelfo d'Egitto, Antekina, Antigono II Gonata di Macedonia, Maka, Magas di Cirene e Alikasudala, Alessandro II d'Epiro. A testimonianza della grande vastità del regno di questo grande imperatore indiano, nel 1957 fu ritrovato in Afghanistan un editto in greco e aramaico, dove il termine dhamma è tradotto con il corrispondente greco eusebéia, usato per indicare un sentimento di riverenza verso gli dèi. Per sottolineare l’importanza che ha avuto questo uomo nell’India del III sec. a.C. propongo una citazione: "Dal Volga al Giappone il suo nome è onorato ancora oggi. La Cina, il Tibet e l'India, che pur ha abbandonato la sua dottrina, conservano la tradizione della sua grandezza. Sono più numerosi gli uomini che oggi hanno cara la sua memoria di quelli che mai hanno sentito parlare di Costantino e Carlo Magno. " H.G. Wells Bigliografia Bori Pier Cesare, Marchignoli Saverio, Per un percorso etico tra culture, ediz. Carrocci, ristampa marzo 2013; Sitografia Enciclopedia Italiana (1929) di Angelo Pizzagalli http://www.treccani.it/enciclopedia/asoka_(Enciclopedia-Italiana)/ “Storia di Asoka, il tiranno che illuminò le sue tenebre” di Pietro Citati (13 febbraio 2003) http://www.repubblica.it/online/spettacoli_e_cultura/libricinque/citati/citati.html?refresh_ce “ASHOKA IL GRANDE”, Fonte: Storia dell'India, Hermann Kulke e Dietmar Rothermund (1991) http://www.guidaindia.com/index.php?option=com_content&view=article&id=232:ashoka-ilgrande&catid=71:cenni-di-storia&Itemid=61