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Appunti Letteratura 30.04

RIVISTA CALVINO: la prima è un'esperienza sfortunata, ma sarà un passaggio importante.
Settimana scorsa: tappe fondamentali della traiettoria di Calvino; dal punto di vista dei problemi culturalistorici che Calvino si trova a dover affrontare negli anni Cinquanta e Sessanta.
CON CELATI - Nel Sessantotto, Calvino e Celati s'incontrano a Urbino a un convegno di Semiotica. Calvino
sta affrontando una metamorfosi del suo profilo di scrittore e intellettuale, Celati ha concluso
l'apprendistato culturale dell'Avanguardia bolognese e sta acquistando una più profonda autonomia
intellettuale. La rivista - progettata tra '68 e '72 - parte dall'idea che la letteratura in questa rivoluzione di
saperi stia perdendo progressivamente forza conoscitiva, forza propositiva, forza critica e incidenza
sull'immaginario collettivo a vantaggio di altri linguaggi più strettamente connessi con l'impegno politico.
*Nel 68, anno non a caso: un momento particolare, che lui guarda con grande interesse pur non essendo
un rivoluzionario. Perché? Per l'aspetto comunitario che vede nel movimento del 68 FRANCESE (abitava a
Parigi), ossia nel tentativo di risolvere i problemi dell'individuo nella collettività, d'intessere un dialogo tra
individuo e collettività con i loro problemi.
LA PARTECIPAZIONE POLITICA DI CALVINO
Calvino ha quasi sempre tradotto il proprio bisogno di partecipazione intellettuale ai cambiamenti sociali
attraverso l'attività pubblicistica - giornalistica. Possiamo evidenziare grossi blocchi cronologici legati a una
testata che definiscono questo tipo d'impegno di Calvino:
-
Negli anni 40 e 50, il giornale è L'UNITA': era redattore del quotidiano, impegnato assiduamente;
Alla fine degli anni 50 - dopo la crisi ungherese - continua a collaborare con alcune riviste di sinistra
ma non istituzionali: Rinascita e I Contemporanei.
Tra 59 e 67 collabora con Vittorini per Il Menabò, fondata da entrambi.
Gli anni 70 sono caratterizzati dalle collaborazioni che indicano i mutamenti a cui s'interessa
Calvino: il CorSera fino al 79, poi all'85 è firma di Repubblica fondata pochi anni prima dal suo
amico d'infanzia Scalfari.
Anche nei momenti in cui Calvino sembra eclissarsi dalla scena pubblica, anche perché trasferitosi a Parigi,
non viene mai meno il suo bisogno e il suo impegno da scrittore anche nella progettazione e nella
teorizzazione di un'idea di letteratura in sintonia con il mutamento dei tempi.
IL PENSIERO DI BARENGHI
Mario Barenghi, studioso di Calvino: sostiene che AlìBabà sia l'anello mancante nella catena dell'impegno
calviniano, riempie il vuoto apparente e collega la fine dell'esperienza del Menabò con la ripresa
giornalistica di metà Settanta.
Esperienze diverse e storie diverse creano un'idea di letteratura diversa da quella esclusivamente centrata
sull'analisi psicologica, sullo scavo nel personaggio e che si ponga degli obiettivi più ambiziosi ai loro occhi. -> Il suo romanzo è un metaromanzo: non racconta una semplice storia, ma scava dentro i personaggi.
Da questo tipo di romanzo Celati si svincola quasi subito, convinto che la sua ricerca non sia
irrigimentabile in nessuna corrente, movimento, scuola. --> Voleva una letteratura più aperta,
democratica. In Inghilterra, nel '66 Celati realizza la sua prima traduzione, traducendo la favola della botte
di Swift. Questa traduzione è preceduta da un'introduzione di Celati, in cui teorizza l'esistenza di una linea
genealogica dei poeti italiani che esprime una condizione esistenziale che porta con sé i segni della
debolezza del racconto. Nessuno può vantarsi così dei raggiungimenti e delle virtù.
LA RICERCA DI CELATI
Qui si possono rintracciare le linee guida della ricerca di Celati: è una letteratura AMORALE - non ha
insegnamenti da somministrare, non ha una morale da difendere;
L'autore non è il detentore del linguaggio, non è l'unica figura legittimata della messa in circolazione della
lingua e dei suoi significati; la letteratura è uno spazio in cui devono prendere la parola i marginali, i
devianti, i matti - tutte quelle figure che non sono riconducibili all'ordine costituito del linguaggio e del
pensiero. In questo si sente molto fortemente il clima culturale e politico del tempo.
LE NOVITA’ SULLA SCENA EUROPEA ED EXTRAEUROPEA
Nonostante la giovane età, Celati si aggiorna e tramite lui lo fa anche Calvino, su tutte o quasi tutte le
novità culturali europea ed extra: francese (Strauss), semiologia (Barthes), linguistica (Jakobson), Anatomia
della critica, modernismo eccentrico, restituendoci l'immagine di uno scrittore votato all'eclettismo,
lanciato verso l'esplorazione di territori limitrofi a quello letterario ma non esclusivamente a quello
letterario (linguistica-antropologiCa)
Antropologia è l'orizzonte culturale che sollecita di più il gruppo di AlìBabà: si stava studiando l'arte del
racconto pre letterario, come forma primaria dell'esistenza e della condizione umana. Su questa idea di
letteratura/narrazione si concentrerà l'attenzione di questo gruppo: Celati, sempre mentre si trova a
Londra, fa un'indigestione di testi d'antropologia. Racconta come verso sera, tutti i giorni, andava in una
biblioteca con una sala interamente dedicata agli studi antropologici.
Il tentativo è di prescindere al romanzo minimalista per ricollegarsi alla tradizione pre moderna: l'arte
non era solo un rispecchiamento della realtà, una conferma di valori e di ideologie, ma era uno
strumento di aggregazione di una comunità. Uno strumento, soprattutto nella narrazione orale, di
inclusione dei singoli nell'organismo più vasto della comunità e uno strumento di trasmissione
dell'esperienza.
Le questioni che stavano a cuore a Celati e Calvino: riguardano la liberazione dalle condizioni che limitavano
il discorso letterario e l'idea che l'immaginario umano funzioni secondo gli schemi culturali che si spostano
nello spazio, che si contamino e influenzino. All'interno di questi si possono rintracciare delle costanti che
rappresentano la radice prima della capacità di narrare (teoria di derivazione antropologica).
CYBERNETICA E FANTASMI
Nel 1967, l'anno prima dell'incontro con Celati, Calvino aveva tenuto una conferenza anche a Torino. Da
quella pubblicò nel 1968 con il titolo di "Cybernetica e Fantasmi" e sottotitolo "Appunti sulla narrativa
come processo combinatorio": è un racconto che non è gesto estetico, ma gesto sociale (e anche estetico).
La narrazione nasce come processo combinatorio, appunto: è la combinazione di un numero limitato di
figure, le quali possono compiere un numero limitato e finito di azioni. Dalla combinazione di queste figure,
può nascere un numero infinito di storie. In quest'idea riconosciamo l'esperienza che Calvino aveva fatto
nelle controversie italiane e riconosciamo anche le forti suggestioni che influenzavano Calvino e Celati
provenienti dall'antropologia strutturale. Gli schemi narrativi sono infiniti ma costituiti da elementi finiti.
In Cybernetica, Calvino: l'autore è il prodotto del testo, non il produttore. L'autore è un prodotto del
testo, che costruisce nella mente del lettore l'immagine dell'autore. E non viceversa. Metteva in
discussione e decretava l'esistenza di un'idea di letteratura come un prodotto editoriale che era stata il
cardine della civiltà europea dall natività fino a quel momento. Per Calvino, cmq, questo "non distruggerà
la capacità della letteratura di far sprigionare - dalla combinazione di segni convenzionali - dei significati
non convenzionali. Se intendiamo la narrativa come proc. combinatorio, sappiamo che da un numero
illimitato di segni possono arrivare illimitate combinazioni. La letteratura però ha sempre fondato il suo
valore sulla capacità di far sprigionare dei significati inaspettati, nuovi (Stilnovo, commedia, romanzo
ottocento) arrivati da come intende le parole il lettore.
Lo scrittore è una macchina scrivente, tale se scrive bene. Il genio è trovare la strada empiricamente a
naso, tagliando per "scorciatoie".
RESTITUIRE IL SENSO FISICO DELLA PAROLA
Anche a Celati stavano a cuore gli stessi problemi, anche se - in generale - si tendeva a concentrare sul
superamento di un'idea di letteratura compresa nelle categorie tradizionali. Celati nei Settanta persegue
quest'obiettivo attraverso la sperimentazione sull'oralità e sulla riproduzione scritta della lingua parlata e
dell'imprevedibilità, eccentricità diosincratica della lingua parlata. Anche l'intonazione della voce narrante, i
suoi cambiamenti di registro linguistico, le qualità mimiche della lingua parlata --> per lui l'oralità ha un
corpo, e riprodurla sulla pagina significa trovare il modo - attraverso la parola scritta - di restituire questo
senso di fisicità. I primi libri di Celati hanno tutti al centro dei narratori protagonisti che si raccontano in
prima persona, sono tutti degli emarginati e si raccontano la vita fatta di stenti che stanno vivendo -> lo
fanno con una lingua antiletteraria, che è costruita con gli strumenti letterari per costruire un'impressione
di antiletterarietà.
Nel 68 pubblica un articolo: la parola detta ad alta voce è come una maschera, non autentica. Tre anni
dopo , nel 1971, traduce un testo di uno scrittore che diventerà uno dei suoi modelli di riferimento (Celine)
"Colloqui con il prof Y". Nota introduttiva sua: la scrittura come maschera. In quest'ultimo individua nella
prosa una caratteristica unica rispetto alla maggior parte della letteratura contemporanea, la individua nel
suo atteggiamento recitativo, in una specie di scrittura come gesto, come atto performativo.
GUIDO NERI E GINZBURG
Guido Neri viene coinvolto nel progetto da Calvino, che aveva avuto modo -all'Einaudi- di apprezzare il suio
lavoro da francesista. Lui è un pioniere: negli anni 60 è una fonte quasi inesauribile di proposte, molte delle
quali si concretizzeranno, di tutto il meglio della cultura francese all'Einaudi. Tutto il meglio passa
attraverso le mani di Guido Neri, Barthes-Beckett-Blanchaux. E poi gli scrittori veri del nuovo romanzo.
Ginzburg, anche lui all'Einaudi, che viene coinvolto da Celati - ma era noto anche a Calvino -. A differenza
dagli altri tre è uno storico di formazione, ma è molto sensibile alle questioni letterari. Dice che negli anni
50, quando studiava, era un grande lettore di romanzi, non voleva fare lo storico: pensava di occuparsi di
testi letterari. Non accadrà: nel 66 pubblica il suo primo libro, I Beneandanti, studio archivistico sull'origine
della stregoneria nel Friuli a cavallo tra 500 e 600. Opera storica molto originale, che introduce nel
linguaggio della storiografia una fortissima componente narrativa. Ginzburg parte da un caso, un inquisito
di stregoneria per costruire un quadro appunto storico-antropologico. Libro importante per Calvino e
Celati: tocca le questioni che stavano a cuore a lui. I miti, la tradizione folkloristica, la sua sostanziale radice
immutabile, in luoghi geografici diversi tra loro. Partecipa inoltre attivamente alla discussione più
importante: sull'archeologia e le tracce del passato.
Il tema scelto per il primo numero della rivista è LA LETTURA, intesa in senso ampio. La proposta di Calvino
rispecchia perfettamente le sue riflessioni su quel periodo. Calvino compila poi un protocollo - in senso
ironico - del progetto: indice dei materiali che potrebbero entrare nella rivista. Un documento
programmatico che traduce elementi e materiali, con gli esiti delle discussioni con Celati dedicati alla
lettura
ARCHEOLOGIA PER FOUCAULT
C'è organicità nella storia, guidata da una coscienza universale. Concepisce il procedere della storia come
una linea continua progressiva e continua, all'interno della quale tutto si tiene e all'interno della quale tutto
è orientato verso un obiettivo. Il procedere di una storia umana non è continuo, ma caratterizzato da una
serie imprevedibile di discontinuità e di momenti di frattura. La nascita dell'epoca moderna è un fortissimo
momento di discontinuità: qui succede che i saperi - la concezione d'individuo, di polis, dei rapporti tra
individuo e collettività - vengono riformulati. Tutto ciò che non rientra nella coerenza, nella tenuta di questi
nuovi discorsi, viene espulso. Espulso vuol dire segregato, con la nascita delle istituzioni (carceri, manicomi).
Calvino e Celati importano questo concetto nell'ambito letterario, rimodellando e usandolo per renderlo
funzionale agli scopi letterari