IL CALVINISMO
LA RIFORMA IN SVIZZERA
La diffusione del luteranesimo fu piuttosto limitata. Una maggiore
forza espansiva dimostrò la Riforma in Svizzera, che:
 Sviluppò un’antropologia meno pessimistica e più favorevole
all’impegno del cristiano nel mondo.
 Non subordinò la Chiesa ai principi, ma fece del potere politico il
“braccio armato” della Riforma.
Protagonisti: Zwingli (†1531) e Calvino.
LA DOTTRINA CALVINISTA
Come Lutero, Calvino sminuisce il valore delle “opere”: l’uomo è
predestinato da Dio alla salvezza o alla dannazione.
Il credente può riconoscere di essere tra i redenti attraverso:
 la propria coscienza.
 L’irreprensibilità morale.
 Il “successo” della propria attività (anche professionale) nel mondo.
L’ “ATTIVISMO” CALVINISTA
Per Lutero l’uomo, anche redento, non può compiere nulla di buono. Il
giusto resta peccatore.
Per Calvino, invece, Dio premia gli eletti benedicendone l’attività: le
“opere” non sono causa ma effetto della salvezza.
L’uomo ha il compito di impegnarsi nel lavoro e di “riuscire” in quello
che fa per rendere gloria a Dio.
LA CHIESA CALVINISTA
La riforma della chiesa di Ginevra incontrò resistenze. Solo nel 1541 fu
approvata dalle autorità cittadine.
Calvino costruì una nuova organizzazione basata su pastori
(predicatori), dottori (teologi), diaconi (opere di carità) e anziani
(sorveglianza).
L’organo direttivo e giudiziario era il Concistoro (anziani e pastori).
LA “TEOCRAZIA”
Anche per Calvino l’autorità politica è voluta da Dio; essa però deve
conformarsi alle leggi divine.
Il governo di Ginevra fu sottomesso all’autorità della Chiesa e del
Concistoro
che vegliava sulla fede e sui costumi degli abitanti, imponendo un rigido
moralismo e limitando la libertà di coscienza.
DIFFUSIONE DEL CALVINISMO
L’ “attivismo” dei calvinisti spiega la loro diffusione (più ampia rispetto
a quella dei luterani) al di fuori di Ginevra.
Chiese calviniste si formarono in Francia (“Ugonotti”), in Scozia, in
Inghilterra (“Puritani”), nei Paesi Bassi e nell’Est.
Non hanno l’appoggio dei sovrani, contro i quali, tuttavia, per motivi di
fede, Calvino ammetteva la disobbedienza.