XXI Seminario Nazionale di Gnomonica VALDOBBIADENE (TV), 24-25-26 MARZO 2017 LA MERIDIANA DI PALAZZO MADAMA A TORINO FRANCESCO CAVIGLIA ESTRATTO Si riportano notizie e immagini raccolte sulla grande meridiana che per circa un secolo, a partire dai primi anni trenta dell’Ottocento, è stata visibile sulla facciata sud di Palazzo Madama, in piazza Castello a Torino. Si citano anche altri orologi presenti in passato sulla stessa piazza. Diversi dettagli costruttivi e storici su questa interessante meridiana restano ancora da chiarire. 1. Introduzione Per circa un secolo, a partire dai primi anni trenta dell’Ottocento, sulla facciata sud di palazzo Madama a Torino è stato visibile un grande orologio solare, via via sempre più sbiadito. Ciononostante, questa meridiana è poco conosciuta dai torinesi e su di essa si hanno ben poche notizie. Alcuni gnomonisti se ne sono occupati, ma senza approfondire l’argomento: nel bel testo di Aldo Trichero, Lando Moglia e Giancarlo Pavanello [1] a questa meridiana è dedicata una paginetta, mentre Silvio Bianchi l’ha caricata nel database di Sundial Atlas [2] e ha inserito nel web [3] numerose immagini della piazza Castello dove compare anche l’orologio. È dunque interessante una ricerca per approfondire la conoscenza di questo orologio solare. Figura 1 - Le facciate sud ed est del palazzo Madama, in piazza Castello a Torino, come si presentano oggi. 2. Il Palazzo Madama di Torino 3. Gli orologi di piazza Castello Nella piazza Castello di Torino sono stati nel tempo presenti diversi strumenti per indicare l’ora ai torinesi. Il palazzo noto a Torino come Palazzo Madama (Figura 1) e nel passato spesso indicato come “il Castello”, sorge nella centrale piazza Castello ed è il palazzo torinese più antico e più ricco di storia [4] [5]. Il castello è stato costruito nel Trecento dai principi di Acaia, inglobandovi una porta della città romana i cui resti sono ancora oggi presenti nell’edificio. Nel seguito il castello è stato utilizzato dalla famiglia dei duchi di Savoia e nel Seicento ha assunto la funzione di palazzo, diventando anche la residenza di due duchesse vedove e arrivando così ad assumere l’attuale denominazione. A inizio Settecento l’architetto Filippo Juvarra ha realizzato la monumentale facciata Ovest, in stile tardo barocco, che ancor oggi contrasta singolarmente con l’aspetto medievale del resto dell’edificio Su uno dei rosoni della chiesa di S Lorenzo, a fianco del palazzo Ducale (poi Reale) l’architetto Guarino Guarini, progettista della chiesa, ha tracciato verso il 1680 un orologio solare. Le vicissitudini di questo orologio, scomparso nel tempo e poi fatto rinascere da Mario Tebenghi nel 1989, sono descritte in [6]. Sulla torre sud-ovest di palazzo Madama, nel Seicento vi era un orologio meccanico: lo vediamo rappresentato in diverse stampe dell’epoca, in particolare in quella parzialmente riprodotta nella Figura 2, tratta da [4]. Sotto l’occupazione francese del periodo napoleonico il palazzo ha rischiato l’abbattimento e alla restaurazione ha iniziato a ospitare uffici pubblici, in particolare quello di polizia. Nel 1822 sulla torre nord-ovest è stato installato l’Osservatorio Astronomico di Torino, che vi è rimasto sino al 1919. Gli uffici pubblici hanno lasciano nel 1832 il posto a collezioni d’arte, in particolare alla pinacoteca (quella che oggi è la Galleria Sabauda, posta in un’ala del vicino palazzo Reale). Nel 1848, con lo Statuto Albertino, il palazzo ha iniziato a ospitare il Senato del Regno; e poi, con il passaggio della capitale a Firenze, la Corte di Cassazione, che vi è restata sino al 1923. Oggi il palazzo Madama è sede di un assai interessante museo sulla storia e sull’arte sabaude. 60 Figura 2 - “Funerale di Carlo Emanuele II a Torino”, stampa di Giorgio Tasniére del 1676. (Parte di destra e particolare della torre con l’orologio). XXI Seminario Nazionale di Gnomonica VALDOBBIADENE (TV), 24-25-26 MARZO 2017 LA MERIDIANA DI PALAZZO MADAMA A TORINO FRANCESCO CAVIGLIA Il quadrante di questo orologio ci può sembrare sorprendentemente piccolo e inadatto a essere osservato dalla piazza, ma dobbiamo pensare che l’ora era a quei tempi annunciata soprattutto dal suono della campana collegata all’orologio. Orologio e campana sono stati in funzione sino al 1874. Durante l’occupazione napoleonica un grande orologio solare è stato realizzato all’angolo tra l’ala est del palazzo Reale e l’edificio che oggi ospita la Biblioteca Reale e l’Armeria Sabauda (in passato conosciuto come l’edificio “delle Segreterie”). L’orologio era collocato nel luogo dove precedentemente si staccava dal palazzo Reale il padiglione (o “galleria”) che lo collegava al palazzo Madama, abbattuto nel 1801. Si trattava ovviamente di un orologio a ore francesi; esso compare in diverse stampe dell’epoca, particolarmente dettagliata è quella riprodotta nella Figura 3, tratta da [7]. Figura 4 - L’Osservatorio Astronomico sul tetto di palazzo Madama. In alto è visibile il pallone che era fatto cadere a mezzogiorno in punto. Diverse immagini del Palazzo Madama del Settecento e del primo Ottocento, pur assai dettagliate, ci mostrano la facciata senza la meridiana; la più recente (Figura 5), tratta da [9] e presentata anche in [4], è datata 1831 e testimonia l’assenza della meridiana quando sull’edificio era già presente l’osservatorio astronomico, visibile nella stampa. Figura 3 - “La piazza reale a Torino”, acquatinta di Marco Nicolosino e Stanislao Stucchi, 1827; (sezione di destra della stampa e particolare della meridiana sull’edificio delle Segreterie). Di questo orologio solare conosciamo anche il costruttore; in [8] è citato un passo di un manoscritto (datato 1831) dello gnomonista Paolo Bernardo Robetto, delle valli di Lanzo; questi, parlando del proprio padre, Francesco Robetto, dice: “…da sé solo inventò designò ed eseguì l’orologgio solare esistente nella muralia detta delle Segreterie nella Piazza Castello di Torino.” Anche l’osservatorio astronomico posto sul tetto di palazzo Madama è servito per indicare l’ora precisa ai torinesi: un pallone di colore rosso era fatto cadere lungo un’asta a mezzogiorno in punto (Figura 4). 4. La meridiana sulla facciata sud Sino ai primi decenni dell’Ottocento non si hanno notizie sulla presenza di una meridiana sulla facciata sud di palazzo madama (per la precisione la parete declina di circa 32 gradi verso l’ovest) pur se sino a gran parte del Seicento questa facciata dominava una delle porte della città, la porta Fibellona, e un qualche orologio solare vi poteva pure essere. Figura 5 - Vista di palazzo Madama sotto la neve; incisione di Agostino Lauro. Nel 1831 la meridiana non è ancora presente La prima notizia di questa meridiana si ha in un articolo di argomento astronomico del 1836 [10] pubblicato da Giuseppe F. Baruffi, naturalista e divulgatore scientifico torinese. Questi la cita come una meridiana a tempo medio con tre quadranti, esprimendo anche il disagio dei torinesi a confrontarsi con questo genere di tempo: “…che ne ho udite delle curiose davvero su quelle tre meridiane di piazza Castello…”. Quanto sopra colloca nel periodo 1831-36 la nascita della meridiana. Per il momento non si hanno notizie intorno a come sia stata presa la decisione di realizzare questa meridiana né su chi l’abbia progettata e costruita. Presumibilmente la decisione di tracciarla è nata in seguito alla decisone di distruggere la citata meridiana sul palazzo delle Segreterie, nel contesto dei lavori di sistemazione della zona nord-ovest di piazza Castello, 61 XXI Seminario Nazionale di Gnomonica VALDOBBIADENE (TV), 24-25-26 MARZO 2017 LA MERIDIANA DI PALAZZO MADAMA A TORINO FRANCESCO CAVIGLIA conclusi agli inizi degli anni ’40 con la costruzione della cancellata di Pelagio Palagi, che ancor oggi chiude la piazzetta antistante il palazzo Reale, e della loggia dalla quale il re Carlo Alberto proclamerà lo statuto nel 1848, che va a piazzarsi più o meno dove c’era la meridiana. Nella costruzione della nuova meridiana si decise di evidenziare il mezzogiorno medio; l’uso del tempo medio andava allora affermandosi come il più adatto per l’uso con gli orologi meccanici da tasca, sempre più diffusi e precisi. In un almanacco del 1844 pubblicato a Torino [11] un certo ingegner G.B.G. spiega cosa sia il tempo medio, i suoi vantaggi e come esso possa essere indicato dalle meridiane grazie all’aiuto di una curva “…che s’avvicina alla figura di un 8…”; e in una nota dice: “In questa città una si trova in piazza Castello attigua a quella fatta per indicare il punto di mezzodì vero”. A parte queste note in pubblicazioni che possiamo definire “scientifiche”, le descrizioni di Torino dell’epoca sembrano ignorare del tutto questa grande meridiana, che pur doveva essere spettacolare, probabilmente perché poco capita e apprezzata. I torinesi dovevano però ben conoscere la sua esistenza, tanto da utilizzarla come un riferimento toponomastico: in un annuncio immobiliare pubblicato a più riprese dalla Gazzetta Piemontese del 1845 [12] si fornisce come indirizzo: “….sotto i portici della Fiera, n. 11, piano 3°, in faccia alla Meridiana” (con il nome di “portici della fiera” erano allora conosciuti i portici del lato sud di piazza Castello). Del 1845 circa sono le prime immagini del palazzo che mostrano la meridiana, e la mostrano subito con tre quadranti: quello centrale per le linee orarie e quelli laterali con meridiane vere e proprie; infatti su quello di sinistra si individua chiaramente una curva con andamento a 8 (lemniscata) per il tempo medio. Figura 7 - Fotografia di palazzo Madama datata 1845 in [13]. (In alto, particolare della meridiana). Gli autori dei due testi citati, nel commentare le immagini citano la presenza della grande meridiana, in [4] senza aggiungere altri particolari e in [13] datando la meridiana al 1592 (ma questa datazione deve essere frutto di un equivoco, non potendosi certo riferire alla meridiana mostrata). Un noto acquerello di Carlo Bossoli di metà Ottocento (Figura 8) e diverse stampe più o meno dello stesso periodo, forse ad esso ispirate, mostrano chiaramente la meridiana. La rappresentazione del quadrante centrale è tuttavia sorprendentemente approssimativa; e i quadranti laterali sembrano puramente decorativi: evidentemente gli autori avevano poca famigliarità con la gnomonica. La prima immagine è quella riprodotta in Figura 6, tratta da [4]. La seconda è quella di Figura 7, tratta da [13]. Figura 8 - “Piazza Castello a Torino”, di Carlo Bossoli. (Zona che mostra il castello e particolare della meridiana). In una sola di queste stampe, mostrata in Figura 9 (*) [14], il quadrante centrale appare colorato in azzurro. Figura 6 - “Castello dell’antica porta Fibellona…”, incisione di Francesco Citterio su disegno di Francesco Gonin, del 1846. (In alto, particolare della meridiana). 62 Diverse altre immagini del palazzo nelle quali compare la meridiana si hanno negli anni successivi, anche se con il passare degli anni essa tende a essere coperta dagli alberi che crescono intorno al palazzo. XXI Seminario Nazionale di Gnomonica VALDOBBIADENE (TV), 24-25-26 MARZO 2017 LA MERIDIANA DI PALAZZO MADAMA A TORINO FRANCESCO CAVIGLIA una disposizione diversa da quella che si osserva su numerosi orologi a tempo medio, dove ciascun quadrante laterale porta una linea per il mezzogiorno vero e una mezza lemniscata (inverno-primavera su un quadrante e estate-autunno sull’altro). La Figura 11 [16] ci fa vedere al meridiana sullo sfondo di una fotografia scattata, probabilmente negli anni intorno al 1880, a uno dei tram a cavalli di Torino. Torino è stata la prima città d’Italia ad avere una rete di tram a cavalli, a partire dal 1872; la rete raggiunse una notevole estensione e fu progressivamente rimpiazzata dalla rete dei tram elettrici solo verso l’inizio del ‘900. Le vetture erano trainate da due cavalli; il traino a quattro, come quello che vediamo nella figura, era eccezionale e qui probabilmente dovuto alla presenza di neve. Figura 9 - Veduta di piazza Castello, di Giuseppe Giudici, del 1860. (Zona che mostra il castello e particolare della meridiana). La fotografia che ci fornisce le maggiori informazioni sulla meridiana, nonostante la presenza degli alberi, è quella mostrata nella Figura 10 (*) [15]. Figura 11 - Tram a cavalli in piazza Castello; sullo sfondo si vede la meridiana- Nel 1884 si organizza a Torino l’Esposizione Generale Italiana: anche in preparazione di questo evento viene avviata nel 1883 une serie di restauri sulle facciate di palazzo Madama; a tali lavori partecipa anche l’architetto Alfredo D’Andrade; la meridiana sembra non sia stata interessata da queste operazioni. Figura 10 - In basso: fotografia di palazzo Madama, presumibilmente degli anni intorno al 1870. In alto: particolare della meridiana estratto dalla fotografia in basso, correggendo la deformazione prospettica dei quadranti sul muro. All’esposizione del 1884 lo gnomonista Giovanni ZaffiGardella di Ravenna, già noto per gli orologi realizzati nella sua città [17] presenta una meridiana con indicazione del tempo medio, che riceve una Menzione Onorevole dalla giuria. Lo stesso Zaffi-Gardella propone al direttore della pinacoteca di Palazzo Madama e al Sindaco di Torino [18] il rifacimento dell’orologio solare di palazzo Madama, da lui definito “…ora mai inservibile perché contrario ai dettami della scienza.” (Più che altro, oltre che scolorito, era obsoleto perché basato sul tempo medio locale in luogo di quello di Roma, in vigore ormai dal 1866 e che anticipa di circa 19 minuti quello locale di Torino). L’immagine nella parte superiore della Figura 10 ci dice con sicurezza che il quadrante di sinistra (per chi guarda) conteneva una lemniscata completa per il mezzogiorno medio locale, mentre quello di destra portava una semplice linea meridiana per il mezzogiorno vero locale: Nello stesso periodo, un verbale della commissione per il restauro del palazzo stabilisce che l’orologio solare di palazzo Madama è privo di valore artistico o archeologico e pertanto lo dichiara cancellabile. Ulteriori ricerche su questo punto potranno chiarire se e come i due fatti siano collegati. Comunque la meridiana non viene rifatta da 63 XXI Seminario Nazionale di Gnomonica VALDOBBIADENE (TV), 24-25-26 MARZO 2017 LA MERIDIANA DI PALAZZO MADAMA A TORINO FRANCESCO CAVIGLIA Zaffi-Gardella, e nemmeno è cancellata perché continua ad apparire, sempre identica e scolorita, su diverse fotografie degli anni successivi, una delle quali è riprodotta nella Figura 12 (*) [19]; la presenza davanti alla parete del monumento a Galileo Ferraris indica che la fotografia è posteriore al 1903 (probabilmente non di molto). Nel 1893 il mezzogiorno medio che questa meridiana indica si è allontanato ancora più da quello civile, poiché è entrato in uso il tempo medio dell’Europa Centrale (o tempo dell’Etna, come lo si chiamava allora) che anticipa di circa 29 minuti quello locale di Torino. Figura 12 - Fotografia di palazzo Madama dei primi anni del Novecento e particolare della meridiana. Le più recenti fotografie note in cui compare questa meridiana sono quelle scattate nel 1924 dal noto fotografo Mario Gabinio al monumento dedicato a Galileo Ferraris, una delle quali è mostrata in Figura 13 [20]. In occasione della grande esposizione torinese del 1928, organizzata per celebrare i 400 anni dalla nascita del duca Emanuele Filiberto e i dieci anni dalla vittoria del 1918, sono stati avviati nel 1927 nuovi restauri su palazzo Madama; questi lavori hanno riguardato soprattutto gli interni del piano nobile, ma erano destinati a interessare negli anni successivi anche le facciate, per restituire a queste un aspetto medievale [5]. È probabilmente nel corso di questa risistemazione delle facciate che la meridiana è stata cancellata, dopo circa 100 anni di vita. 5. L’aspetto della meridiana A conclusione di questa ricerca preliminare si può cercare di immaginare quale aspetto avesse questa grande meridiana: gli elementi disponibili portano a ipotizzare la configurazione presentata nella Figura 14. In questa ricostruzione, il quadrante centrale, quello che porta le linee orarie, è organizzato su due ellissi (ma quella centrale potrebbe anche essere stata in realtà una circonferenza). Nella zona centrale, supposta colorata in azzurro, si è ipotizzata la presenza di stelle che indicano il mezzogiorno in diverse città del Mondo, secondo uno 64 schema in uso verso la metà dell’Ottocento [21]; nella fotografia di Figura 7 sembra in effetti di intravedere questo genere di marcatori. Il quadrante di sinistra porta la lemniscata per la lettura del tempo medio; si è supposto che l’individuazione del bordo da considerare avvenisse solo in base ai segni zodiacali, ma potrebbero essere state presenti altre indicazioni (mesi o stagioni). Il quadrante di destra porta la linea meridiana per il tempo vero locale. Gli gnomoni forati per i quadranti laterali, disegnati con una certa arbitrarietà dorati, hanno la forma di una stella come si vede chiaramente dalle relative ombre nelle fotografie delle Figure 12 e 13. Figura 13 - Monumento a Galileo Ferraris, dal 1903 al 1928 posto nella zona al di sotto della meridiana. Sui quadranti laterali si osservano bene le ombre degli gnomoni forati a forma di stella, ancora al loro posto dopo quasi cento anni. 6. Osservazioni conclusive Le prime ricerche, qui riassunte, hanno permesso di ottenere numerose informazioni sulla grande meridiana del palazzo Madama, ma molti aspetti restano ancora da chiarire: come e quando esattamente fu presa la decisione di costruirla, chi ne fu il realizzatore, qual era il suo reale aspetto, a quali restauri è stata sottoposta nel tempo (se ve ne furono) e quando esattamente fu cancellata. Sarebbe molto interessante reperire anche un’immagine che abbia come soggetto la meridiana stessa e non il palazzo o la piazza come quelle sino a ora reperite, dove meridiana appare solo come un particolare dell’insieme. Rigraziamenti L’autore desidera ringraziare tutte le persone che lo hanno aiutato in questa ricerca, e in particolare la D.ssa Tiziana Caserta dei Servizi museali di Palazzo Madama per le informazioni fornite e per l’aiuto nel reperire la documentazione. Nota (*) Le immagini delle Figure 9, 10 e 12 sono pubblicate su gentile concessione dell’Archivio Storico della Città di Torino; ne è vietata la riproduzione o duplicazione. XXI Seminario Nazionale di Gnomonica VALDOBBIADENE (TV), 24-25-26 MARZO 2017 LA MERIDIANA DI PALAZZO MADAMA A TORINO FRANCESCO CAVIGLIA Figura 14 - Ricostruzione ipotetica dell’aspetto della meridiana sulla facciata sud (declinazione 32 gradi verso ovest) di palazzo Madama a Torino. Le ore VIII mattutina e VII pomeridiana, pur compatibili con la declinazione del muro, non sono mostrate, perché messe in ombra da elementi del palazzo. Le dimensioni dell’insieme sono di circa 7,5 x 3 metri. Bibliografia [1]. Aldo Trinchero, Lando Moglia, Giancarlo Pavanello, “L’ombra e il tempo”, edizioni Vanel, Torino 1988. [2]. Sundial Altas: www.sundialatlas.eu scheda IT006125. [3]. Pagina web: silvanobi.xoom.it/virgiliowizard/home (sezione: Meridiane a Torino) [4]. Luigi Mallè, “Palazzo Madama in Torino” vol. 1, “Storia bimillenaria di un edificio”, Tipografia Torinese editrice, Torino 1970. [5]. Augusto Telluccini, “Il palazzo Madama di Torino”, pubblicato a cura del Municipo di Torino, Stabilimento grafico Avezzano, Torino 1928. [6]. Sandro Doglio, Mario Tebenghi “La meridiana di Torino”, Daumerie editrice, Montiglio d’Asti, 1989. [7]. Gianni C. Sciolla (a cura di), “Le collezioni d’arte della Biblioteca Reale di Torino”, pubblicato da Istituto Bancario S. Paolo di Torino, Torino 1985. [8]. Mario Anesi, “Al tempo segno il passo, all’uom la vita. Meridiane nelle valli di Lanzo: note storiche e schede”, edito dalla Società storica delle valli di Lanzo, Lanzo Torinese, 2003. [9]. “Dieci giorni a Torino, descrizione antica e moderna della città”, Pietro Marietti libraio di via Po, 1831. [10]. Giuseppe Francesco Baruffi, “Lettera di G. F. Baruffi agli uranofili torinesi, 2 maggio 1836”, in: “Poligrafo, giornale di scienze lettere ed arti…” , Tipografia poligrafica Antonelli, Verona, 1836, pagg. 3-29. Pubblicato anche in: Giuseppe Francesco Baruffi, “Pellegrinazioni autunnali ed opuscoli”, vol. secondo, tip. Cassone e Marzorati, Torino 1841, pagg. 897-918. [11]. “Notizie sulla misura del tempo, dell’ingegnere. G.B.G.”, nell’Almanacco “Il Palmaverde, per l’anno bisestile 1844”, Stabilimento tipografico Fontana, Torino, 1844, pagg. 11-19. [12]. “Gazzetta Piemontese”, numero 263 di lunedì 17 novembre 1845, ultima pagina, e numero 284 di venerdì 12 dicembre 1845, ultima pagina. [13]. Autori vari (con testi di Dina Rebaudengo), “Torino 100 anni”, Grafiche Alfa editrice, Torino 1977. [14]. Archivio Storico della città di Torino, Collezione Simeom, D275. [15]. Archivio Storico della città di Torino, Collezione Simeom, D2726. [16]. Dalle pagine Web del GTT (Gruppo Torinese Trasporti), sezione “Galleria fotografica cento anni di trasporto pubblico”. [17]. Mario Arnaldi, “Giovanni Zaffi Gardella e le sue meridiane”, bollettino Trovacasa Ravenna n. 85 ottobre 2013 ([email protected]). [18]. Archivio Storico della città di Torino, Repertorio corrispondenza ufficio Lavori Pubblici 1849-1887, anno 1884, cartella 145, fascicolo 1, lettere del 12 e giugno e 17 giugno 1884. [19]. Archivio Storico della città di Torino, Fondo Dall’Armi, R0310202. [20]. Fototeca Fondazione Torino Musei (Torino) B12/4. [21]. Francesco Caviglia, “Meridiane universali”, Atti del XVI Seminario Nazionale Italiano di Gnomonica, San Felice al Circeo (Latina) 9-11 ottobre 2009. 65