…i perché della Granfondo Alto Appennino Edita Pucinskaite Gf Alto Appennino Avis per Emergency, così è stata chiamata la manifestazione che il Gruppo ciclistico Avis Bike Pistoia ha deciso di mettere in piedi, di pari passo con la propria nascita nel 2010. Da quell’anno, che già da tempo sapevo sarebbe stato per me la mia ultima parentesi agonistica, è iniziata una nuova sfida una nuova avventura! Continuare a pedalare semplicemente per svago e per sentirmi bene, senza tabelle d’allenamento da rispettare, senza l’assillo del risultato, senza pressioni, senza l’adrenalina del numero sulla schiena. Una nuova filosofia, un nuovo approccio alla bicicletta che subito è combaciato alla perfezione con la filosofia della società pistoiese, che promuoveva “pedalate di sostanza” attraverso attività che veicolavano messaggi solidaristici. Mi è piaciuta da subito l’idea di dare un senso profondo a quel povero ciclismo sempre più travolto nel fango, così, da subito, sono diventata socio di questo sodalizio, sposando tutto quello che pulsava nel “loro” dna, dalle donazioni di sangue alle uscite domenicali, all’organizzazione di manifestazioni benefiche alla partecipazione di circuiti cicloturistici e poi riunioni, gare e cene sociali, gite, divertimento e tanto altro. Perché scegliere strade tortuose se si può prendere l’autostrada? Perché organizzare una manifestazione cicloturistica non agonistica in una regione fatta principalmente di cicloamatori agguerriti in cerca di gare vere e proprie? Perché impegnarsi tutto l’anno rischiando di rimettere di tasca propria, visti i sette miseri euro d’iscrizione per ogni partecipante che gli organizzatori chiedono (di cui quattro sono poi devoluti a Emergency!). Perché tirare fuori l’anima per proporre cinque itinerari, organizzare numerosi ristori, offrire ricchi pasta party, premiare le società, premiare la società con maggior numero di donne al via con un trofeo che è una vera è propria opera d’arte (di valore), invece di offrire il minimo indispensabile come fanno molte altre cicloturistiche? Tutto questo come mai? Pochi lo sanno, ma solo per testare e frecciare/sfrecciare un percorso ci vuole un’infinità di tempo, e il tempo è come il sangue, sono tra le poche cose che non si acquistano… Sembrerà strano ma queste domande all’interno del team non sono mai saltate fuori, probabilmente perché questo gruppo si rispecchia, e si racconta, nell’evento che propone in totale altruismo, davvero una merce rara nella società odierna! Per questo e non soltanto, la decisione di abbinare il mio nome a quello della granfondo a partire dalla prossima edizione m’inorgoglisce incredibilmente. Punteremo a crescere, nonostante le difficoltà economiche che frenano, continueremo a promuovere il territorio offrendo un cicloturismo sano, fatto di paesaggi panoramici e di fatica della salite non cronometrate da chip, perché questo tipo di ciclismo, non esasperato, apprezzatissimo all’estero (vedi Giro delle Fiandre) è in crescita anche da noi (l’Eroica per esempio) piace e diverte. Lo proporremo sia agli uomini, principali praticanti di questo sport e perché no, alle donne che, come ci racconta l’esperienza, dovrebbero semplicemente essere un po’ più incoraggiate e incentivate, dai propri compagni, dalle società amatoriali, dagli organizzatori delle manifestazioni per appassionarsi e divertirsi come e forse più dei maschi. Il nostro evento vuole metterle al loro agio, ecco perché la scelta di proporre diversi percorsi, dal corto con meno salita a quello più lungo farcito di montagna vera. Vogliamo essere tra quelli che cercano di abbattere in generale i pregiudizi legati alla bici come strumento di passione esclusivamente al maschile e invitare anche le donne a conquistare le salite sui pedali, magari andando al proprio passo, senza fretta e senza stress. Donne qualsiasi, non campionesse, vogliamo offrire loro la possibilità di fermarsi in cima a una vetta e asciugarsi il sudore, provando una sensazione di fierezza per la strada già fatta ed emozionarsi. Non è vero che bisogna essere forti o diverse per pedalare, basta cambiare la mentalità, uscire dalla palestra e sostituire la bici da spinning con quella da strada, innamorarsi della bici, della natura, della salita. Molto spesso i cicloamatori mi raccontano che sarebbero molto felici di condividere la passione per la bici con la propria compagna di vita e per questo sarebbero disposti di rallentare il passo e anche spingerla se necessario. La testimonianza che in queste tre edizioni più mi ha gratificato è legata proprio a due donne amiche, non più ventenni, vicino alla pensione, che dopo aver accompagnato i propri mariti alla nostra granfondo hanno deciso di “volere la bicicletta” per ritornare con loro l’anno dopo alla manifestazione, ma stavolta nel ruolo di protagoniste. Detto fatto, tra lavoro, figli, casa e cucina sono riuscite a dedicare un’uscita settimanale alla bicicletta, cosa che permesso loro di perdere qualche chilo, preparare la gamba e portare al termine il percorso corto. Ditemi anche voi se vale o no la pena di fare tutto ciò che facciamo. Arrivederci a presto a Pistoia, Edita Pucinskaite