La sfortunata concatenazione di eventi accaduta al Pronto soccorso dell'Angelo mercoledì 24 luglio ci avverte, una volta di più, che il valore aggiunto e irrinunciabile della sanità moderna è la risposta che medici ed infermieri sanno dare in termini di presa in carico "totale" del paziente. L’ottimo livello della sanità veneziana in termini clinici e diagnostici deve essere integrato da un’attenzione particolare alla persona che chiede i nostri servizi. E’ un cambio di passo importante e difficile che presuppone un radicale mutamento di mentalità. E’ questa la sfida che ho intrapreso fin dal primo giorno del mio insediamento alla guida dell’Ulss 12. Di fronte al personale sanitario non c’è mai solamente “un caso” clinico, una “cartella” da riempire o una procedura da seguire. C’è una persona malata, ferita, che si sente male. O che è comunque in difficoltà perché un parente o un amico sono in condizioni critiche. E’ una persona fragile, indifesa, che si affida a noi. L’errore dell’operatore sanitario che ha portato il paziente in barella, in questo caso il signor A.B., nell’area sbagliata ha innescato una spirale di disavventure. E’ comprensibile la svista nel posizionamento del paziente da parte dell’operatore sanitario, ma assolutamente non è giustificabile che il paziente sia stato “dimenticato” per cinque ore senza che nessuno del personale si sia interrogato sul perché della sua presenza prolungata. Sarebbe bastata una semplice richiesta di informazioni per rimediare velocemente allo sbaglio iniziale. E’ questa mancanza che ci deve far riflettere. Sappiamo di offrire prestazioni sanitarie di buon, se non ottimo livello. Non possiamo cadere nella disattenzione e trascinarci nella routine, proprio perché noi non lavoriamo su materiale inerte ma trattiamo con le persone. E deve diventare perciò naturale accoglierle con cordialità e farsi carico dei loro problemi con competenza e sollecitudine umana. I cambi di mentalità esigono impegno e fatica, da parte di chi deve introdurli e di chi deve renderli operativi. Per renderli più semplici abbiamo rivoluzionato la situazione logistica del Pronto soccorso di Mestre e di Venezia, consapevoli che un’adeguata sistemazione strutturale aiuta lo svolgimento corretto delle operazioni. Il Pronto soccorso dell’Angelo sfiora gli 80 mila accessi l’anno, in media affluiscono 220 persone al giorno, con punte di 250. Abbiamo creato una zona triage, dove viene assegnato il codice di gravità, con area d’attesa separata e ricevimento delle persone in una postazione chiusa, trasparente, dove si può esporre il proprio problema all’infermiere triagista seduti e in totale riservatezza. Una hostess e un operatore sanitario sono a disposizione del pubblico con il compito di facilitare la loro permanenza fornendo informazioni, agendo da collegamento tra i parenti e gli ambulatori, aiutando a pagare il ticket, o semplicemente dialogando per rendere meno pesante l’attesa e l’incertezza che la contraddistingue. Per fine settembre sarà ultimato anche l’ampliamento della sala d’attesa vera e propria, che garantirà una sosta più confortevole in locali più spaziosi. Analoga operazione di restyling è in atto al Pronto soccorso di Venezia. Da domenica 28 luglio si è presentato al pubblico con la sala d’attesa rinnovata. Abbiamo bruciato i tempi e lavorato anche di domenica per garantire ai nostri utenti un ambiente confortevole. E’ questo il primo passo verso un Pronto soccorso veneziano radicalmente ristrutturato. Giuseppe Dal Ben direttore generale dell’Ulss 12 LA RICOSTRUZIONE DELL’ACCADUTO Il sig. A.B., a seguito di incidente stradale, viene portato in PS ortopedico dell’ospedale dell’Angelo mercoledì 24 luglio e preso in carico alle ore 13,29. Viene visitato alle ore 14,26. Gli viene prescritta una radiografia del rachide dorso lombare, che viene eseguita subito ed, in attesa del referto, il paziente viene erroneamente portato, anziché nell’area di attesa del Ps ortopedico, nell’area verde del Pronto soccorso generale. Alle ore 15.44 il paziente viene richiamato dal medico del PS ortopedico per la seconda valutazione, dopoché le lastre erano state refertate, e l’eventuale dimissione. Ma il paziente, che è nell’area verde, non può sentire la chiamata e dunque non si presenta. La stessa cosa succede alle 17.09 e alle 17,25, ora in cui – non vedendolo - il paziente viene dimesso dal PS ortopedico con la dicitura: “Si allontana prima della dimissione”. In realtà il sig. A.B. trascorre su una sedia a rotelle in area verde circa 5 ore nella vana attesa di essere chiamato. E’ solo alle 19.45 che il dottor Mutti, entrando in servizio e prendendo in consegna i pazienti dell’area verde, si accorge che ce n’è uno in più. Il signor A.B. viene così “scoperto” e portato al triage per la seconda registrazione. Purtroppo, proprio quando il paziente è stato accettato per la seconda volta, l’infermiere triagista per errore barra la casella sbagliata: invece di cliccare sulla scritta “in attesa”, clicca sull’altra “giunto cadavere”. Nel frattempo il percorso sanitario del paziente continua. Il dr. Mutti alle 20.08 vede il paziente e prescrive una valutazione ortopedica. La visita avviene alle 21.16, la dottoressa Dragana inoltre prescrive una Tac del rachide. Pochi minuti prima delle 24, non essendo state riscontrate fratture il paziente è pronto per la dimissione, Ma il dr. Mutti, con il paziente in ambulatorio, si accorge dell’errore compiuto al triage e non riesce a concludere la pratica. Chiede telefonicamente all’help desk informatico lo sblocco del programma, per poter compilare correttamente il verbale del Pronto soccorso. Alle ore 00:02 il verbale è chiuso ed il paziente è dimesso. I NUMERI DEL 24 LUGLIO IN PRONTO SOCCORSO 233 accessi: 88 dalle 8 alle 14 83 dalle 14 alle 20 62 dalle 20 alle 8 Tra le 14 e le 20 i casi gravi (codici rossi e gialli) sono stati 24, con due decessi codici verdi 22 codici bianchi 17