TRATTAMENTO DI TERMOABLAZIONE LASER localizzati in diverse sedi del fegato per cui è possibile trattare noduli localizzati in qualsiasi posizione all’interno del fegato purché visibili ecograficamente. Proprio la versatilità della metodica mi spinge a continuare l’approfondimento su questa tecnica e ad impiegarla su un numero di pazienti sempre maggiore. Dottor Giovanni Di Costanzo, primario del Reparto di Fisiopatologia Epatica, Ospedale Cardarelli, Napoli Termoablazione Laser dei tumori maligni del fegato Di seguito si riporta una parte dell’intervista al Dottor Giovanni Di Costanzo, medico operatore nel settore, sulla tecnica termoablativa laser. Come è cambiato l’approccio terapeutico con l’avvento delle tecniche mini-invasive? Nell’ultimo ventennio si è andato diffondendo l’impiego delle tecniche mini-invasive che hanno guadagnato popolarità provando di essere una soluzione efficace alternativa alla terapia chirurgica che non è sempre applicabile in tuti i casi. Le tecniche mini invasive hanno garantito a pazienti che in precedenza non potevano beneficiare di un trattamento radicale di essere trattati e hanno il vantaggio oltre alla bassa invasività il fatto di essere combinate insieme per ottenere un risultato maggiore. Tra l’altro queste tecniche consentono di mantenere un buon controllo sulla malattia neoplastica; possono essere usate come terapie di ponte nei pazienti in lista di attesa per trapianto epatico in cui l’impiego di una terapia più aggressiva come la terapia chirurgica non è consigliabile. Inoltre le terapie hanno un minor stress operatorio e un ridotto effetto sulla funzione epatica. Come si è avvicinato alla termoablazione laser? Mi sono avvicinato alla termoablazione laser grazie agli ottimi risultati ottenuti dal Dottor Pacella che mi ha inizialmente addestrato all’esecuzione della metodica. La prima cosa che mi ha attirato è l’impego di aghi sottili che consentono il trattamento di pazienti con alterazione dello stato emocoagulativo. Successivamente mi ha affascinato la versatilità della metodica che consente il trattamento non solo di pazienti in diverse situazioni cliniche ma di noduli Quali sono i criteri di selezione dei pazienti e dei noduli da trattare? La termoablazione laser consente di ottenere con buona probabilità di successo, circa il 100 %, la necrosi completa in noduli con diametro fino a 30mm; per cui per quanto riguarda la dimensione dei noduli sono questi quelli da preferire. Possono essere trattate anche lesioni di dimensioni maggiori con l’inserimento di più aghi e con l’esecuzione della tecnica del pull-back, cioè ritraendo gli aghi e ripetendo la procedura più volte. Per quanto riguarda il numero delle lesioni noi preferiamo selezionare pazienti con lesioni fino a 3 di numero; però l’impiego di multipli aghi consente di trattare in una sola sessione pazienti anche con un numero di noduli maggiore. I pazienti devono avere una funzione epatica sufficientemente conservata cioè un grado child pugh non superiore a 7; non devono avere gravi comorbidità che possono ridurre le aspettative di vita e soprattutto il tumore deve essere confinato all’interno del fegato e non avere né infiltrazione biliare né vascolare. Quali sono gli aspetti che un operatore deve tener conto per eseguire correttamente la metodica e quali difficoltà incontra? Per eseguire correttamente la metodica è fondamentale una buona pianificazione dell’intervento: uno studio TAC e risonanza prima dell’esecuzione del trattamento è fondamentale per la buona riuscita della termoablazione. La principale difficoltà è il posizionamento di più aghi (fino a 4) nello stesso paziente, per semplificare questo e per rendere la tecnica più riproducibile è disponibile una guida aghi che consente l’introduzione di due aghi in posizione parallela e con distanza prefissata tra le punte. Questo consente di essere più precisi nel posizionamento e di mantenere una posizione geometrica più corretta tra gli aghi. Quale è il tempo medio di avviamento per raggiungere autonomia a periodicità nell’offerta terapeutica? Per un operatore esperto non ci sono particolari difficoltà nella esecuzione della termoablazione laser. Secondo la mia esperienza circa 20 interventi sono sufficienti per raggiungere una buona autonomia TRATTAMENTO DI TERMOABLAZIONE LASER estremamente intenso da richiedere l’ospedalizzazione. Gli altri effetti collaterali possono essere l’emoperitoneo che è una delle complicanze più temibili e per fortuna rara: nella nostra esperienza si sono osservati solo due casi che si sono risolti con la solo terapia conservativa. Poi l’ascessualizzazione della lesione trattata che è un altro evento temibile ancora più raro: abbiamo osservato un caso su 360 pazienti ed infine il seeding delle cellule neoplastiche cioè la diffusone delle cellule neoplastiche al di fuori della lesione: nella nostra esperienza osservata in un solo caso e risolta brillantemente con l’escissione della lesione. Quale è la frequenza delle recidive? Guida Aghi Quale è il parametro che esprime l’efficacia del trattamento? Nel nostro protocollo per controllare l’effetto della termoablazione laser eseguiamo o facciamo eseguire al paziente una TAC o una risonanza magnetica a distanza di 4 settimane dal trattamento. Questa indagine per controllare eventuali recidive della malattia vengono ripetute ogni sei mesi. Un altro marcatore importante di ottenimento del risultato è il dosaggio di alfafetoproteina serica che nei pazienti con valori elevati pretrattamento può essere estremamente utile: una sua normalizzazione stabile nel tempo è indice di un buon effetto in questi pazienti. Stiamo inoltre effettuando una ricerca per l’individuazione di altri marcatori sierici che possono essere di aiuto per controllare l’effetto della termoablazione laser. Quanti sono i casi trattati nel suo centro? Quali i risultati ? Nel nostro centro trattiamo pazienti con epatocarcinoma e fino a oggi abbiamo eseguito 360 trattamenti. La % di successo della metodica è molto soddisfacente. Abbiamo ottenuto una necrosi completa in oltre il 90% dei casi trattati ;finora abbiamo un follow-up massimo che raggiunge i 4 anni. Quali sono gli effetti collaterali? Gli effetti collaterali più frequenti sono rappresentati dalla febbre e dal dolore locale; questi sono ovviamente rapportati anche alle dimensione della lesione trattata: più grande è la lesione più frequente è l’effetto collaterale; la febbre è autolimitante e può essere trattata con uso del paracetamolo. Noi, di protocollo, preferiamo associare al paziente una copertura antibiotica. Per quanto riguarda il dolore è facilmente dominabile e di solito è sensibile all’impiego del paracetamolo. Raramente il dolore è Le recidive vanno distinte in locali e a distanza; per quelle locali cioè in prossimità del nodulo trattato, nella nostra esperienza, sono circa il 10% a 12 mesi dal primo trattamento; le recidive distanti solo il 15% per anno; in entrambi i casi è possibile ripetere la termoablazione laser con discrete probabilità di successo Esistono altri campi di applicazione della tecnica e quali sono gli sviluppi futuri? Stiamo valutando in uno studio di fase 2 la combinazione con l’uso del Sorafenib per valutare se l’uso di questo come neoadiuvante consenta l’aumento della necrosi ottenuta con la termoablazione laser. La tecnica è estremamente versatile e può essere applicata a diversi tessuti e ad esempio è stata applicata con grande successo nel campo tiroideo, sul polmone nel trattamento delle metastasi polmonari e nel trattamento della ipertrofia benigna.Un campo di estremo interesse che si sta sviluppando in questi ultimi mesi è quello dell’impiego nelle patologie neoplastiche del pancreas, nel cancro localmente avanzato del pancreas in cui sta producendo i primi dati di fattibilità il Dottor Di Matteo del Campus Biomedico di Roma. Nella pagina successiva si riporta un caso studio trattato dal Dottor Giovanni Di Costanzo TRATTAMENTO DI TERMOABLAZIONE LASER Caso studio su tumore primario del fegato (HCC) Questo è un caso che evidenzia la versatilità della ablazione laser: un paziente con una lesione neoplastica primaria, localizzata nella parte posteriore del fegato, parzialmente esofitica, e posizionato tra un ramo principale della vena porta e la vena cava, viene sottoposto ad ablazione laser. La lesione è particolarmente difficile da trattare per gli elementi vascolari che la circondano. Immagine ecografica del tumore prima del trattamento di ablazione laser Durante il trattamento sono stati posizionati 4 fibre ottiche: due posizionate passando sul versante superiore della vena porta e due aghi sul versante inferiore. Il controllo post-trattamento tramite Risonanza Magnetica ad 1 mese dimostra la completa ablazione della lesione. Immagine RM post- trattamento che evidenzia la necrosi completa