Medicina Veterinaria
Malattie Infettive Del Gatto
INDICE
Malattia da graffio del gatto
1
Rinotracheite virale del gatto
5
Feline calicivirus
8
Panleucopenia felina
10
Anemia infettiva felina
12
Retrovirus felini
15
• Immunodeficienza felina
• Leucemia virale felina
Toxoplasmosi
17
23
34
MALATTIA DA GRAFFIO DEL GATTO
(CAT SCRATCH DISEASE, CSD)
La malattia da graffio del gatto (sinonimo = Cat Scratch Disease, CSD) è una zoonosi
emergente e ubiquitaria. La malattia è nota nell’uomo dal 1931.
Eziologia
L’agente eziologico nel corso degli anni era stato sospettato essere dapprima un virus, poi
una Clamidia, poi un batterio, ma solo dopo gli anni ’90 Bartonella henselae è stata
definitivamente identificata quale agente eziologico della malattia.
Più recentemente un’altra Bartonella, Bartonella clarridgeiae, è stata pure segnalata quale
responsabile di casi di CSD nell’uomo.
Bartonella henselae è un piccolo bastoncino, pleomorfo, Gram-negativo, aerobio, con
scarse affinità tintoriali.
Caratteristiche di crescita particolari.
Dal punto di vista tassonomico è incluso nel genere Bartonella, all’interno del sottogruppo
alfa 2 della classe Proteobacteria e presenta forti affinità con i generi Rhizobium e
Brucella.
Con Brucella condivide al 95% il genoma.
Si conoscono due tipi di Bartonella henselae, tipo I e tipo II, identificabili con tecniche
molecolari.
Gatto: Serbatoio naturale dell'infezione.
Nel gatto l’infezione decorre abitualmente in forma pressoché asintomatica
batteriemie prolungate (di parecchi mesi o anni) e ricorrenti anche in presenza di una
risposta immunitaria rilevabile.
Un ruolo centrale della diffusione dell’infezione tra i gatti è svolto dalla pulce
(Ctenocephalides felis), anche se, recentemente, è stato dimostrato che zecche quali Ixodes
pacificus ed Ixodes ricinus possono albergare il microrganismo e quindi essere
potenzialmente in grado di trasmetterlo all’ospite, uomo compreso, attraverso il pasto di
sangue
La trasmissione dell’infezione dal gatto all’uomo avviene solitamente attraverso il graffio
o il morso ed è legata alla presenza del batterio sugli artigli e/o nel cavo orale.
Bartonella henselae può contaminare gli artigli del gatto mediante il loro contatto con feci
di pulci infette presenti sulla cute (nelle quali il batterio si mantiene vitale fino a 9 giorni).
Bartonella henselae, inoltre, può contaminare direttamente la cavità orale, sia attraverso
sanguinamenti conseguenti a patologie gengivali e/o dentali, sia indirettamente mediante il
leccamento della cute contaminata o degli artigli.
L’infezione interessa soprattutto il gatto e l’uomo, anche se Bartonelle sono state isolate
da cani, conigli, roditori e ruminanti.
In particolare nel cane, sia B.henselae che B. clarridgeiae determinano lo sviluppo di
forme cliniche e quadri anatomo-patologici del tutto simili a quelli osservati nell’uomo
(peliosi epatica, endocarditi, ecc.) mostrandosi pertanto più ospite finale e accidentale
piuttosto che di mantenimento per il batterio.
1 Il gatto, come più sopra accennato, non manifesta sintomi specifici di malattia, anche se
alcuni Autori hanno potuto rilevare episodi di linfoadenite associata a un transitorio rialzo
febbrile.
Dalla letteratura emerge che il rischio di infezione per ii gatti di strada è circa doppio
rispetto a quelli di proprietà.
Studi condotti in vari paesi hanno indicato che la prevalenza di gatti infetti da B. henselae
può risultare talora molto elevata;
tra i gatti di strada si possono raggiungere, nell’ambito delle singole colonie, prevalenze
anche maggiori del 50% di soggetti batteriemici
In Italia, una ricerca condotta su circa 800 gatti di strada (Fabbi et. al., 2004,
J.Clin.Microbiol.), ha rivelato in differenti aree del Nord Italia un 18% globale di soggetti
batteriemici (emocoltura = gold standard), con punte di prevalenza fino al 48% di animali
batteriemici nella singola colonia.
Il 38% dei gatti testati possedeva invece anticorpi verso B. henselae.
Gli animali positivi contemporaneamente all’emocoltura e alla sierologia erano il 12,2%.
Valori di prevalenza nettamente inferiori sono stati osservati dagli stessi Autori in gatti
padronali.
L’incidenza della malattia nella popolazione umana è poco nota, ad eccezione dei circa
22.000 casi segnalati ogni anno negli USA, 2000 dei quali richiedono l’ospedalizzazione.
I dati di prevalenza della malattia nell’uomo in Italia sono molto frammentari e spesso
legati a segnalazioni di carattere personale (contatti con medici, ospedali, poliambulatori,
ecc) o alla segnalazione della zoonosi da parte di strutture ospedaliere (quelle che
eseguono la diagnosi) al servizio veterinario competente.
Trasmissione
La trasmissione dell’infezione dal gatto all’uomo avviene solitamente attraverso il graffio
o il morso ed è legata alla presenza del batterio sugli artigli e/o nel cavo orale.
2 La malattia nell’uomo
La forma clinica più frequente di CSD, che sembra privilegiare i soggetti giovani
(bambini- ragazzi), è caratterizzata da una linfoadenopatia superficiale localizzata in sede
ascellare o nella regione che drena una lesione cutanea provocata dal graffio del gatto.
Il periodo di incubazione è di 3-21 giorni con una media di 12 giorni.
Nei 2/3 dei casi è documentabile una lesione primaria da inoculo rappresentata da una
macula, papula o vescicola di 3-5 mm di diametro, dolente, che può evolvere in una
pustola o escara con tendenza alla guarigione spontanea in pochi giorni o settimane.
Nel 6% dei casi la lesione primaria è congiuntivale.
Dopo 2-4 settimane si assiste alla comparsa di linfoadenopatia loco-regionale, dolente,
mobile.
Le stazioni più coinvolte sono in ordine di frequenza ascellari, laterocervicali,
sottomandibolari, inguinali, femorali, preauricolari, sopraclavicolari ed epitrocleari.
Nel 40% dei casi circa si assiste all’interessamento di più stazioni contemporaneamente.
3 La linfoadenopatia regredisce spontaneamente entro 2-6 mesi. Nel 15-20 % dei casi i
linfonodi vanno incontro a suppurazione e fistolizzazione cutanea.
Tale quadro si accompagna talvolta a febbricola, rash fugace, eritemato-papuloso o
eritemato-nodoso, astenia, anoressia, malessere, cefalea, faringodinia, artralgie.
Gli esami di laboratorio evidenziano leucocitosi neutrofila e talvolta eosinofilia, aumento
della
VES
e
delle
globuline
sieriche.
Non sono tuttavia infrequenti (circa il 5-14% di tutte le CSD) forme sistemiche complicate
a carattere granulomatoso, soprattutto a carico dei parenchimi (fegato, milza, linfonodi del
mediastino, ecc), che possono assumere particolare gravità nei pazienti
immunocompromessi (pazienti HIV-positivi, pazienti sottoposti a trapianto di organo
solido o a terapie anti-neoplastiche, ecc.).
Bartonella henselae può essere altresì responsabile di altre forme cliniche nell’uomo, quali
angiomatosi bacillare, peliosi epatica, batteriemie, endocarditi, neuroretiniti, sindromi
oculo-glandolari di Parinaud e meningiti asettiche, che pure possono assumere carattere di
estrema gravità in particolari condizioni di deficit immunitario.
Paziente Immunocompetente:
nelle forme asintomatiche e lievi di CSD non è indispensabile ricorrere alla terapia
antibiotica (che non è peraltro in grado di modificare l’andamento della malattia).
Paziente Immunodepresso:
è ncessario il trattamento antibiotico. Possono inoltre essere impiegati antiinfiammatori,
mentre sono da evitare gli steroidi che possono favorire la fistolizzazione.
Terapia:
associazione rifampicina e doxiciclina
eritromicina
Diagnosi
Diagnosi nell’uomo:
sospetto clinico, test sierologico (immunofluorescenza indiretta).
La messa in evidenza del microrganismo nei pazienti con CSD con metodi tradizionali
(coltura) è spesso problematica per la presenza di pochi microrganismi o addirittura per la
loro assenza nei linfonodi al momento
del prelievo del campione (biopsia, pus).
Possibili trattamenti antibiotici empirici che possono favorire la negatività delle indagini
colturali.
Emocultura solo nel paziente immunodepresso
Diagnosi nel gatto:
Test sierologico abbinato all'emocoltura.
l'emocoltura rappresenta il gold-standard strettamente correlato alle alte cariche batteriche
repertate nel sangue degli animali infetti (> di 1000 e fino a 30.000 ufc/ml di sangue),
La metodica in PCR è sempre più frequentemente indicata quale metodica di riferimento
per confermare la diagnosi diretta di CSD da biopsie tissutali (solitamente linfonodi), in
quanto in grado di rilevare frammenti del DNA batterico di microrganismi non vitali e/o
presenti in quantità molto piccole, oltre a essere utilizzata per tipizzare i diversi tipi di
Bartonella.
4 RINOTRACHEITE VIRALE DEL GATTO
FELID HERPESVIRUS (FeHV-1)
La Rinotracheite felina è una malattia virale che colpisce le vie respiratorie del gatto.
La Rinotracheite felina è una malattia infettiva causata da un Herpesvirus che resiste
molto a lungo nell’ambiente. L’infezione colpisce le prime vie respiratorie del gatto e la
trasmissione avviene per contatto con secrezioni di individui portatori del virus, attivo o
silente. Se colpisce un gatto adulto la Rinotracheite felina può risolversi nel giro di 10
giorni circa; nei gattini può avere esito letale.
Definizione
Malattia infettiva, acuta, contagiosa, caratterizzata dalla comparsa di sintomatologia grave
a carico delle prime vie respiratorie (scolo nasale, congiuntivite, tosse, sbuffi).
Può degenerare in forme generalizzate cui conseguono polmoniti, aborto, ulcerazioni della
mucosa buccale e della cute
È una patologia diffusa su scala mondiale ritenuta la più importante causa di patologia
respiratoria nel gatto.
Eziologia
Felid Herpesvirus 1 (FeHV-1) appartiene alla sottofamiglia delle Alphaerpesvirinae.
Presenta numerose analogie con il virus varicella-zooster dell’uomo.
È labile nell’ambiente esterno e viene rapidamente inattivato a 56°C. È sensibile al fenolo
ed al betapropriolattone.
La malattia naturale è nota esclusivamente nel gatto domestico.
FeHV-1 replica in vitro solo su cellule derivate dal gatto sotto forma di colture primarie
(testicolo, polmone, rene), cloni (timo, lingua), o linee continue (neurofibrosarcome, rene).
Epidemiologia
FeHV-1 è largamente diffuso nelle zone temperate e determina endemie persistenti nelle
colonie di gatti.
La malattia non risulta stagionale.
Colpisce soggetti di ogni età, razza e sesso. Focolai di malattia si osservano
periodicamente nelle collettività in coincidenza con il movimento degli animali e anche
per la riattivazione di infezioni allo stato latente. L’ampiezza del focolaio e la gravità della
sintomatologia nei singoli animali dipendono dall’immunità di popolazione ed
individuale.
Un particolare meccanismo di conservazione del virus in natura è costituito dalla
possibilità che la femmina infetta, anche in assenza di sintomi, trasmetta l’infezione ai
neonati che non presentano segni di malattia in quanto protetti dall’immunità materna.
Essi tuttavia vanno comunque incontro ad uno stato d’infezione che evolve nella latenza.
Lo stesso può verificarsi anche nel caso di soggetti sottoposti a profilassi immunizzante.
5 Patogenesi
La penetrazione del virus si verifica per via inalatoria oppure attraverso le mucose del
cavo orale o congiuntivale
La replicazione del virus si realizza soprattutto a livello delle mucose nasofaringea e
tonsillare e coinvolge solitamente anche la congiuntiva, i linfonodi della testa e la
porzione craniale della trachea.
La viremia si osserva solo raramente. La mancata segnalazione di reisolamento del virus
da feti abortiti fa supporre che l’aborto sia conseguente alla sintomatologia generale e non
ad una diretta invasione del feto.
All’infezione primaria segue la latenza i cui siti possibili sono rappresentati dalla mucosa
dei turbinati o dell’orofaringe, nonché dal bulbo olfattorio. Ciò esclude la possibilità di
localizzazione al ganglio trigemino anche se questa non risulta sperimentalmente provata.
Sintomatologia
Il periodo di incubazione varia da 2 a 6 giorni. La malattia si manifesta con: depressione
del sensorio, sbuffi, febbre e scolo oculonasale di aspetto limpido. L’appetito è
conservato.
Successivamente la secrezione nasale diviene mucopurulenta e possono presentarsi
congiuntivite, scialorrea, dispnea e tosse.
A carico dell’occhio si osserva più spesso congiuntivite, ma può manifestarsi cheratite a
carattere ulcerativo.
Nei casi più gravi è presente opacità corneale.
I sintomi respiratori possono essere seguiti da una fase di generalizzazione la cui maggiore
conseguenza riguarda l’aborto e le manifestazioni neurologiche.
Se non avvengono complicanze o fatti di cronicizzazione i sintomi si esauriscono in 2 - 3
settimane.
La mortalità risulta elevata nei cuccioli o nei soggetti sottoposti a fattori stressanti.
Diagnosi
Diagnosi clinica:
• Indagine anamnestica
• Insorgenza autoctona della malattia
• Alterazioni alle prime vie respiratorie.
Diagnosi sperimentale:
• Isolamento del virus da muco nasale della fase iniziale
• Identificazione Sierologia ?
• Leucocitosi neutrofila con comparsa di elementi immaturi nel sangue periferico
6 Lesioni
Congestione ed essudazione sierosa della mucosa delle prime vie respiratorie, a cui segue
necrosi ed essudazione purulenta.
Presenza di essudato fibrinoso contenente tracce di sangue a livello tracheale.
Aumento di volume delle tonsille che possono presentare emorragie e lesioni necrotiche
puntiformi.
Epatizzazione polmonare a livello dei lobi apicali e cardiaco.
Elementi diagnostici
La presenza di sintomi a carico delle prime vie respiratorie autorizza il sospetto di
rinotracheite virale. La conferma diagnostica deriva dall’esecuzione di esami di
laboratorio. Deve comunque essere fatta una diagnosi differenziale con Calicivirus,
Reovirus e Chlamydia. L’esame di laboratorio maggiormente impiegato è costituito
dall’isolamento del virus a partire dal muco nasale prelevato nelle prime fasi di malattia.
Profilassi Sanitaria
I soggetti guariti, in quanto portatori latenti, devono essere considerati possibili escretori
di virus.
Individuazione delle situazioni di rischio (pensioni per animali, cliniche veterinarie, ecc.)
Negli allevamenti di gatti, precoce separazione dei cuccioli dagli adulti per impedire
l’infezione dei primi ad opera dei portatori latenti.
Riduzione degli eventi stressanti.
Profilassi Immunizzante
Vaccini con virus attenuato.
Vaccini con virus inattivato.
L’immunità conferita dai vaccini risulta di breve durata, per cui gli interventi vaccinali
devono essere sufficientemente ravvicinati tra loro.
Interferenza dell’immunità passiva colostrale con la vaccinazione
La vaccinazione non è sempre in grado di prevenire le infezioni asintomatiche e la
conseguente fase di latenza per cui si può avere escrezione di virus a piena virulenza
anche da parte di soggetti vaccinati.
La vaccinazione di individui con infezione latente può determinarne la riattivazione
Terapia
Mantenere puliti gli occhi e cercare di aprire gli occhi “incollati”. Sol. detergenti (Irysan,
Acqua borica, Sol. per uso umano)
Pomate oftalmiche antibiotiche: es. Ophtalmyvet (Bacitracina+Neomicina+Polimixina B),
oppure pomate con Cloranfenicolo (Colbiocin), ecc.
Antibiotici:
Amoxicillina:(es. Amoxicat, Clamoxyl) 22mg/kg ogni 12 ore
Amoxicillina+clavulanico: (es. Synulox) 12,5mg/kg ogni 12 ore
Enrofloxacin: (es. Baytril) 5 mg/kg ogni 24 ore
Cefalosporine: (es. Cefa cure, Rilexine, Cefacat ) 10-30 mg/kg ogni 12 ore
NO CORTISONE: aumento possibilità di ulcere corneali !!!
7 FELINE CALICIVIRUS (FCV)
RNA singolo filamento, Privo di envelope
Presenza di depressioni a forma di calice sulla superficie del virione
Inattivato rapidamente dalla candeggina (1:32 in acqua) con l'aggiunta di un detergente
Si conoscono diversi ceppi che differiscono molto poco tra loro (considerato sierotipo
unico)
Colpisce gatti tra 1 e 12 mesi di età
L'infezione è favorita dalla presenza di alta densità di popolazione
L'infezione avviene per contatto tra animali sani e gatti infetti o portatori
Escrezione via orofaringea, occasionalmente attraverso le feci
Alla guarigione clinica segue uno stato di portatore che può durare a lungo (anche anni),
che termina con la guarigione eziologica. Il virus persiste nelle tonsille e da lì viene
eliminato in modo pressochè continuo senza sintomatologia
Patogenesi
Infezione mediante inalazione o ingestione di aerosol infetti
Il virus invade la congiuntiva, la mucosa orale, l'epitelio linguale e in fine il tratto
respiratorio
Le ulcere orali sono la caratteristica delle infezioni da FCV, iniziano come vescicole, che
poi si rompono con necrosi dell'epitelio sovrastante. Cicatrizzazione in 2 -3 settimane
Ceppi virulenti possono causare polmonite
Sintomatologia
Ampia gamma di segni clinici a causa del diverso tropismo e della diversa virulenza
La maggior parte determina:
• Piressia
• Ulcerazione orale
• Segni respiratori
• Congiuntivite
Talvolta l'ulcerazione orale è l'unico sintomo presente. La sede tipica dell'ulcera è la
lingua anche se può presentarsi anche in altri siti della bocca
Le ulcere buccali sono accompagnate da ipersalivazione che però non arriva alla scialorrea
La rinite e la congiuntivite sono più lievi rispetto a quella da FeHV-1
Alcuni ceppi causano zoppia e piressia.
La zoppia è di natura erratica e non è associata a sintomi respiratori
La zoppia compare talvolta anche dopo una vaccinazione
8 Diagnosi
Diagnosi di sospetto:
Prevalenza sintomoatologia Ulcerativa
Scarsi sintomi respiratori
Eventuale zoppia
La diagnosi di certezza è solo “di laboratorio”
Terapia
Terapia di Supporto (inclusa Fluidoterapia) e buona assistenza sanitaria.
I gatti Anoressici devono essere invogliati a mangiare con alimenti appetibili e facili da
ingerire.
L'uso di mucolitici (eg, bromhexine) o la nebulizzazione di soluzioni saline può essere
d'aiuto
Antibiotici ad ampio spettro per prevenire infezioni batteriche secondarie
Vaccinazione
Virus vivo attenuato della Calicivirosi Felina (ceppo F9)
Due iniezioni a 6-9 e 12 settimane di età seguite da richiamo annuale
Nelle situazioni di rischio si raccomanda una dose supplementare a 16 settimane.
La vaccinazione attenua i sintomi della malattia ma non impedisce l'infezione degli
animali e lo stabilirsi dello stato di portatore
9 PANLEUCOPENIA FELINA
Descritta sin dagli anni ’30, la Panleucopenia Felina è una malattia infettiva del gatto,
sostenuta da Parvovirus. Presenta alta contagiosità ed elevata letalità nei giovani ed è
caratterizzata da un’intensa leucopenia (riduzione del numero di globuli bianche
circolanti), accompagnata da forti enteriti.
Eziologia
I Parvovirus, così chiamati per le loro piccolissime dimensioni, presentano una stretta
omologia con i virus responsabili dell’enterite del visone e della parvovirosi del cane: la
loro omologia genetica raggiunge il 98%.
Tuttavia, il progenitore dei diversi stipiti viene riconosciuto nel virus del gatto, dal quale,
in seguito a modificazioni genetiche, si sono avuti più ceppi, ognuno adattato ad una
specie diversa: prima al visone e dopo anche al cane.
I parvovirus sono virus molto resistenti, tanto da resistere per 1 ora a 60°C e fino a 6 mesi
nelle feci a temperatura ambiente.
Il loro spettro “in vivo” è rappresentato principalmente dal gatto e dai felidi selvatici
(leopardo, tigre, pantera e leone); sperimentalmente, però, può infettare anche il visone ed
il furetto neonato.
“In vitro”, invece, questo virus cresce bene su cellule di origine felina, di visone, di furetto
e di rene di gatto, dando un effetto citopatico con formazione di corpi inclusi.
Patogenesi
L’infezione si contrae per via oro-nasale. La replicazione del virus avviene nel sangue
(fase di viremia), nell’oro-faringe, nelle cellule staminali del midollo osseo, nei villi
intestinali (con successiva propagazione nella mucosa dell’intestino tenue, soprattutto in
digiuno ed ileo) e, essendo soprattutto virus linfotropi, anche in altri organi linfoidi.
Inoltre, l’infezione si può riscontrare anche a livello del fegato, del pancreas e del rene, in
cui permane anche dopo la guarigione.
Durante la fase di viremia, in caso di gravidanza, si può avere anche il passaggio al feto
con replicazione nelle cellule del Purkinje del cervelletto e della retina. Ciò può avere
differenti conseguenze: riassorbimento embrionale, mummificazione fetale, aborto, natimortalità, mortalità neonatale, nascita di gattini già infetti o con difetti congeniti, cui
seguirà la morte.
Epidemiologia
La fonte più importante di contagio è rappresentata dalle feci di animali infetti in forma
acuta, poiché il virus è molto resistente al calore, e dalle urine di animali infettati anche
tempo addietro, in quanto l’escrezione del virus con le urine continua per lungo tempo. Si
può avere l’escrezione del virus anche da parte di gatti che non presentano sintomi
(soggetti con forme asintomatiche, soggetti convalescenti o gattini infettatisi in utero).
Un’ulteriore possibilità di contagio sarebbe forse rappresentata dalla trasmissione
dell’infezione tramite vettori passivi, cioè attraverso pulci a loro volta infettatesi da gatti
viremici.
10 Aspetti anatomo-clinici (box)
•Forma Gastro-Enterica: acuta nei giovani, può essere subclinica o paucisintomatica negli
adulti, perché l’età dell’animale infetto è inversamente proporzionale alla gravità della
malattia. I primi sintomi compaiono dopo 4-6 gg e sono rappresentati da febbre, anoressia,
vomito, diarrea emorragica, dolori addominali, sfaldamento dell’epitelio intestinale,
disidratazione, squilibri elettrolitici e marcata leucopenia, conseguenza dell’attività litica
avvenuta nei linfonodi e nel midollo osseo. E’ importante sottolineare che più la
leucopenia è marcata e minori sono le possibilità di salvare l’animale. Le lesioni più
frequenti sono le seguenti: splenomegalia (ingrossamento patologico della milza),
congestione di digiuno ed ileo, liquefazione del midollo osseo, iperplasia, edema ed
emorragie dei linfonodi (soprattutto addominali).
• Forma Nervosa: si può avere a seguito dell’infezione contratta dal gattino o in
gravidanza o entro i primi 8 giorni dalla nascita. In questa fase, infatti, il virus va a
replicarsi nello strato germinativo del cervelletto, provocando ipoplasia della corticale del
cervelletto. Ciò provocherà atassia cerebellare, tremori e deambulazione barcollante, tutti
sintomi che diverranno evidenti solo con la crescita del soggetto.
Diagnosi di laboratorio (box)
• Leucopenia: fino a 100 leucociti per millimetro cubo di sangue. Se grave, la prognosi
sarà infausta.
• Isolamento del Virus: su colture cellulari o mediante tecniche biomolecolari su tessuti
infetti (per esempio, tramite l’Immunofluorescenza Diretta).
•
Sierologia:
tramite
tecniche
di
Sieroneutralizzazione
ed
Inibizione
dell’Emoagglutinazione, con cui si può valutare, nel sangue del soggetto in esame, la
presenza di anticorpi diretti contro il virus. Per la notevole diffusione del virus e la
frequenza della vaccinazione, è consigliato un doppio prelievo di sangue, in modo da poter
avere un risultato attendibile e non un falso positivo.
Profilassi vaccinale
Comunemente si usano sia vaccini attenuati, che inattivati. I primi sviluppano una risposta
anticorpale rapida e sono utili nel caso di soggetti a rischio, ma non nel caso di femmine
gravide o di gattini sotto le 3 settimane di età; i secondi, invece, essendo più sicuri, sono i
più utilizzati, anche per evitare possibili incrementi di biotipi virali.
La formula vaccinale, in genere, è la seguente: 2 interventi a distanza di 3 settimane a
partire dalle 10 settimane di età, con richiami annuali almeno nei primi anni di vita del
gattino. Si può intervenire spesso con le vaccinazioni proprio perché il vaccino è inattivato
e dà una buona immunizzazione di base; in seguito, diminuirà il rischio con l’aumentare
dell’età.
11 ANEMIA INFETTIVA FELINA
Anemia infettiva felina (FIA) è il termine usato per descrivere una patologia dovuta ad un
batterio
chiamato Mycoplasma haemofelis (ex Haemobartonella felis) che vive sulla superficie dei
globuli rossi causando un danno strutturale che comporta la loro distruzione. Quando è
presente questo parassita lo stesso sistema immunitario del gatto può determinare la lisi
dei globuli rossi, distruggendo le cellule su cui il parassita si fissa, nel tentativo di
eliminarlo.
I segni clinici sono riconducibili ad un quadro di anemia. I gatti infettati con la FIA
possono rimanere portatori del parassita a vita.
Eziologia
Si tratta di un batterio gram negativo privo di capsula, parassita degli eritrociti.
Il suo genoma contiene un assortimento limitato di geni codificanti per le proteine
necessarie alle funzioni cellulari di base . Questo lo rende interamente dipende dal suo
ospite per la fornitura di aminoacidi , colesterolo , vitamine e acidi grassi. Le condizioni
complesse e specifiche del batterio richiede hanno reso impossibile la cultura in
laboratorio
Nuovi nomi e nuove specie di Haemobartonella
Recentemente si è scoperto che esistono due tipi di haemobartonella che possono infettare
il gatto. I nuovi nomi dati alle due specie sono Mycoplasma haemofelis e Candidatus
Mycoplasma haemominutum. E’ importante conoscere le differenze tra le due specie
perché hanno effetti differenti sul gatto in quanto Mycoplasma haemofelis spesso
determina anemia, mentre Candidatus Mycoplasma haemominutum può non dare segni
clinici.
Epidemiologia
Mycoplasma haemofelis è relativamente poco comune nei gatti del Regno Unito (UK)
(secondo recenti studi è infettato l’1,4% dei gatti), mentre l’infezione da Candidatus
Mycoplasma haemominutum colpisce circa il 17% dei gatti. I soggetti più colpiti sono
gatti non di razza, maschi, di età avanzata, e una delle vie d’infezione più probabile è
quella per contatto diretto nei combattimenti tra gatti. Anche l’infestazione da pulci può
essere un veicolo d’infezione. Mycoplasma haemofelis può causare anemia nei gatti sani,
Candidatus Mycoplasma haemominutum è invece un patogeno opportunista, che può
determinare la malattia nei gatti stressati o affetti da altre patologie; si è visto infatti che i
soggetti affetti da FeLV o FIV possono sviluppare anemia dovuta a Candidatus
Mycoplasma haemominutum.
Trasmissione della malattia
Non è ancora del tutto noto come avvenga la trasmissione della malattia da gatto a gatto. I
gattini possono contrarre la malattia dalla madre, quindi per trasmissione verticale. I
combattimenti e l’infestazione da pulci hanno un ruolo nella trasmissione dell’infezione.
Liquidi organici come la saliva e l’urina non sembrano essere particolarmente importanti
nel passaggio della malattia; si è visto infatti che solo una piccola parte di gatti non infetti
12 che hanno vissuto per lungo tempo a stretto contatto con gatti infetti hanno contratto la
FIA. Invece, il contatto con sangue infetto, tramite ingestione, per esempio a causa di
morsicatura, o tramite trasfusione, determina la trasmissione della malattia.
Patogenesi
La cellula targhet del batterio è l’eritrocita.
Il tempo che intercorre fra l’inoculazione e la parassitemia è solitamente di 6-17 giorni. I
microorganismi si fissano alla superficie della membrana eritrocitaria ed inducono un
danno strutturale, che abbrevia la vita dei globuli rossi.
L’esposizione e l’alterazione degli antigeni associati alla membrana eritrocitaria
determinano la produzione di autoanticorpi che rivestono gli eritrociti e possono dare
inizio a un’emolisi.
Globuli rossi parassitati spesso perdono la loro forma biconcava . Questo diminuisce la
superficie , aumenta la fragilità osmotica, e la captazione e distruzione da parte della milza
. L'infezione da M. haemofelis e la sua presenza sulle membrane dei globuli rossi è spesso
associata alla positività dei test Coombs (test di laboratorio utilizzato per rilevare la
presenza di anticorpi fissati alla superficie dei globuli rossi, in questo caso si parla di test
di coombs diretto, oppure liberi nel siero, test di coombs indiretto, cioè molecole che
possono reagire con particelle poste sulla superficie dei globuli rossi) dovuta alla
produzione di IgG che legano i globuli rossi favorendone la distruzione .
I globuli rossi parassitati vanno incontro a eritrofagocitosi extravascolare da parte dei
macrofagi nella milza.
Se non curata , ben un terzo dei gatti con infezione acuta M. haemofelis moriranno di una
grave anemia . Nei gatti che reagiscono con un’adeguata risposta immunitaria il tempo di
recupero dei normali valori dell’ematocrito è di un mese circa. Durante questo tempo di
recupero , M. haemofelis è ancora rilevabile nel sangue circolante , ma in numero ridotto.
I gatti che recuperano da infezioni acute possono rimanere infettati per tutta la vita. M.
haemofelis è stato osservati anche nei vacuoli di fagocitosi dei macrofagi splenici e
polmonari , suggerendo che queste cellule possono servire come serbatoi
Segni e sintomi
L’anemia infettiva felina, soprattutto quella sostenuta da Mycoplasma haemofelis, causa
anemia che si può accompagnare a febbre nei primi stadi della malattia. I segni clinici
includono stanchezza, depressione, riduzione del’appetito, e pallore delle mucose , talvolta
associati a perdita di peso o manifestazioni respiratorie. Tali segni clinici sono comuni a
molte altre patologie che causano anemia e non specifici della FIA. Altri segni clinici
possono essere aumento di volume della milza e dei linfonodi.
Le prime fasi di infezione sono asintomatiche. Alcuni gatti riescono a rimanere in questa
fase per molto tempo, anche per tutta la vita. Sono per questo detti portatori sani.
La maggior parte dei gatti però non rimane asintomatica e, presto o tardi, svilupperà la
malattia. A volte è necessario un fattore stressante, come una malattia o un intervento
chirurgico. L'emobartonellosi inizia con una fase acuta caratterizzata da una grave anemia
che può anche portare a morte il gatto.
Se l'animale non muore durante la fase acuta inizia la fase di guarigione nella quale i
globuli rossi non vengono più alterati e Mycoplasma haemofelis si localizza nella milza,
senza tuttavia venire eliminato del tutto. Fattori stressanti possono quindi causare un calo
delle difese immunitarie del micio e una conseguente ricomparsa della fase acuta della
malattia.
13 Diagnosi
La diagnosi di FIA è abbastanza problematica; si basa sull’identificazione del parassita
sulla superficie dei globuli rossi su strisci di campioni di sangue, opportunamente colorati.
Tuttavia, nonostante il gatto sia infetto, non sempre il parassita è visibile perché la sua
comparsa nel sangue è ciclica, non costante. Inoltre molti artefatti presenti nello striscio di
sangue possono essere confusi con questi organismi. Attualmente per la diagnosi di FIA è
possibile utilizzare la PCR (polimerase chain reaction), una tecnica molto sensibile che
permette l’identificazione anche di piccole quantità di DNA appartenenti a particolari
organismi come l’haemoplasma felino. La PCR è anche in grado di differenziare le due
specie di haemoplasma felino che esistono, determinando se un gatto è infettato da una
specie, dall’altra o da entrambe.
L’anemia infettiva è di solito di tipo rigenerativo. Ciò significa che l’organismo del gatto è
in grado di produrre nuovi globuli rossi, che sono visibili nel sangue circolante. Alcuni
gatti non diventano comunque anemici in quanto portatori sani della malattia, oppure
perché infetti con Candidatus M haemominutum, che non sempre determina la comparsa
di segni clinici. Poiché la FIA ( soprattutto da Candidatus M haemominutum) può essere
un’infezione opportunistica, i gatti che ne sono affetti dovrebbero essere sottoposti ad
ulteriori analisi per mettere in evidenza patologie concomitanti, incluse la FIV e la FeLV,
che possono esacerbare la stessa FIA.
Terapia
Per trattare la FIA si utilizzano farmaci antibiotici. Il farmaco di elezione è la doxiciclina,
somministrata alla dose di 10 mg/Kg PO ogni 24 ore per tre-quattro settimane. Un altro
farmaco che si può utilizzare è l’enrofloxacina alla dose di 10 mg/kg PO ogni 24 ore per
periodi fino a 28 giorni.
In associazione agli antibiotici si possono somministrare corticosteroidi, al fine di
sopprimere la distruzione immunomediata dei globuli rossi alla dose di 1-4 mg/Kg/die per
1-2 settimane somministrato per tre-quattro settimane.
Per verificare l’efficacia del trattamento può essere utilizzata la tecnica della PCR.
Nei gatti in cui l’anemia è molto grave si può rendere necessaria una trasfusione. Allo
stesso modo è importante fornire un trattamento di supporto, una corretta alimentazione e
una reidratazione adeguata nel caso di animali disidratati.
Portatori
E’ stato dimostrato che, anche se gli antibiotici sono efficaci nel trattamento dell’anemia,
non eliminano comunque la causa d’infezione, di conseguenza i gatti rimangono portatori
sani per molto tempo. Questi pazienti appaiono sani, senza alcuna sintomatologia clinica,
ma in caso di stress sono possibili delle ricadute.
Prevenzione
Dal momento che i metodi di trasmissione non sono del tutto chiari, è difficile stilare delle
linee di prevenzione. E’ comunque opportuno prevenire le infestazioni da pulci, limitare le
aggressioni tra gatti e non utilizzare gatti infetti come donatori di sangue per trasfusioni.
14 RETROVIRUS FELINI
La famiglia delle Retroviridae comprende numerosi virus ampiamente diffusi nel mondo
animale.
Il prefisso retro (inverso) deriva dalla presenza di un enzima, la transcriptasi inversa
(DNA-polimerasi RNA-dipendente), che costituisce il carattere essenziale dei retrovirus
Particelle virali sferiche di 80-120 nm di diametro con:
envelope
peplomeri: proiezioni esterne di natura proteica, codificate dal gene env che rappresenta il
sito di adsorbimento al recettore cellulare, costituiscono gli antigeni tipo-specifici che
vengono riconosciuti dagli anticorpi neutralizzanti.
Capside: strato di natura proteica, di forma variabile ed in posizione diversa, che
racchiude un complesso nucleoproteico di simmetria elicoidale. Le proteine che formano
il capside costituiscono gli antigeni gruppo-specifici e sono codificati dal gene gag.
Il genoma costituito da 2 molecole identiche di RNA, unite in corrispondenza degli
estremi '5 (cap) da un legame idrogeno, le due subunità formano un dimero speculare con
le estremità '3 (tail) libere.
L’RNA non è direttamente infettante, e non è stato ancora chiarito se entrambe le copie
del genoma siano funzionali.
Ciascuna molecola di RNA contiene almeno 4 geni essenziali per la replicazione:
• gag (gene dell’antigene gruppo-specifico), responsabile
della sintesi delle proteine interne del virione;
• pol (polimerasi), codifica per la transcriptasi inversa;
• env (envelope), codifica per le glicoproteine dell’envelope.
L’ordine di questi geni è '5 gag, pool, env '3
15 Molti retrovirus contengonno un genee aggiuntivo
o, non essenziale perr la replicaazione,
minato v-onnc (oncogenne virale), responsabille dell’attituudine a proovocare, do
opo un
denom
breve periodo di incubazionee, leucemie acute e tum
mori solidi.
v-onc codifica per
p proteinee ad attività enzimatich
he di tipo prroteino-chinnasica o cap
paci di
svolgeere altre fuunzioni, chee sarebberoo in grado di provocaare la sdiffferenziazion
ne e la
moltipplicazione della
d
cellulaa infetta
Repllicazionee dei retrovirus
L’ inngresso dell virus neella cellulaa avviene dopo interrazione deelle glicoprroteine
dell’ennvelope conn il recettoree cellulare.
Le moodalità di peenetrazione sono diverse a second
do dei generri: nei lentivvirus l’envelope si
fonde con la mem
mbrana celllulare, in alltri generi si
s ha endocitosi e fusioone dell’en
nvelope
con laa membranaa cellulare.
Dopo l’adsorbimento e la peenetrazione,, il genoma viene liberaato nel citopplasma e fu
unge da
b
, mediante l’intervento
o della
stamppo per la sintesi di unna molecolaa di DNA bicatenario,
trascriiptasi inverssa.
Il DNA
A viene trassportato nell nucleo, doove si integrra nel DNA della cellulla ospite.
Alcunni retroviruss possiedonoo un integraasi, che tagllia contempporaneamentte il DNA virale
v
e
quelloo cellulare, operando
o
l’inserzione.
La moolecola circcolare vienne aperta a livello di un sito alttamente speecifico, poiiché le
estrem
mità del virrus integratoo sono sem
mpre le stessse; al conttrario, il sitto di integrrazione
cellulaare è casualle.
Una volta
v
che il
i virus si è integratoo nel geno
oma cellulaare, definitoo provirus, viene
replicaato, ereditatto ed espressso come quualsiasi segm
mento crom
mosomico deella cellula ospite.
o
Dopo un certo periodo di laatenza, variiabile a seccondo dei virus,
v
inizia l’espressio
one dei
geni virali,
v
con laa trascrizionne dell’interra sequenzaa del proviruus. Quindi, per azione di una
trascriiptasi cellullare, il provvirus funge da stampo
o per la siintesi di divverse categorie di
RNA. Le molecoole di RNA
A con dimennsioni uguaali a quelle del proviruus costituiraanno il
genom
ma della proogenie
Quanddo si sono accumulate
a
proteine sttrutturali in numero suufficiente, allcune moleccole di
RNA e le proteinne interne deel virione si muovono verso
v
la mem
mbrana celllulare.
16 I diversi componenti virus specifici vengono assemblati nel virione, che fuoriesce dalla
cellula per gemmazione ( budding ) dalla membrana cellulare modificata per l’inserimento
delle glicoproteine specifiche del virus.
Immunodeficienza felina
(FIV)
Definizione
Infezione persistente del gatto a carattere cronico-recidivante
Si manifesta con : febbre, neutropenia, linfoadenopatia e, dopo un lungo periodo silente,
con la comparsa di sintomi clinici tipici della sindrome da immunodeficienza acquisita
fAIDS
L’ importanza della malattia è legata sia al ruolo che essa riveste per la salute dei gatti sia
al fatto che la FIV costituisce un potenziale modello per lo studio dell’ HIV
Diffusione
Il FIV è un virus ubiquitario.
Negli USA la sieroprevalenza del FIV va dal 4% al 24% senza differenze regionali
Nei Paesi con una grande popolazione di gatti randagi (Italia e Giappone) la
sieroprevalenza si avvicina al 20 – 30%
In Italia il 23% dei gatti randagi è FIV positivo
L’infezione da FIV sembra essere attualmente influenzata dalle condizioni di vita degli
animali.
I soggetti più a rischio sono, infatti, i gatti randagi e quelli che vivono nei gattili.
La sieroprevalenza è da due a tre volte più alta nei gatti maschi che nelle femmine.
Sembra, inoltre, che l’infezione prevalga nei maschi interi rispetto ai castrati e che la
sua incidenza sia massima tra i 5 e gli 8 anni di età.
Eziologia
La Sindrome dell’ Immunodeficienza Felina è una malattia virale il cui agente causale è
rappresentato da un Retrovirus appartenente al genere LENTIVIRUS denominato FIV (
Feline Immunodeficiency Virus ) isolato per la prima volta nel 1986 da Pedersen ( USA ).
17 FIV è filogeneticamente correlato ai letivirus dei ruminanti, al virus dell’anemia infettiva
equina, all’HIV ed al SIV.
Se ne conoscono 5 sottotipi (A – E), in base alle differenze dei geni env e gag.
• Sottotipo A: Europa e California.
• Sottotipo B: Giappone e USA (California esclusa)
• Sottotipo C: Canada.
• Sottotipo D: Regioni meridionali del Giappone.
• Sottotipo E: Brasile
Virione di circa 100-125 nm
Nella sua struttura morfologica è possibile riconoscere :
• ENVELOPE
• CORE
• Ac. NUCLEICO
• ENZIMI
Envelope
Struttura più esterna del virus. Costituito da un doppio strato lipidico, da una proteina
interna ( p18 ), una glicoproteina transmembrana (gp41) e una di superficie (gp120) che
costituiscono i PEPLOMERI responsabili dell’ adsorbimento del virus sui recettori
cellulari
Core e Acido Nucleico
18 Presenta forma conica ed è costituito da tre proteine distinte in base al loro peso
molecolare in: p24 p25 p10
Il genoma virale è costituito da due identiche catene di RNA unite in corrispondenza delle
estremità 5’ da un legame H e nelle quali è possibile identificare la tipica sequenza
5’LTR-gag-pol-env-LTR3’ comune a tutti i retrovirus.
gag codifica per le proteine del CORE virale
pol codifica per la trascriptasi inversa
env codifica per le proteine dell’ ENVELOPE virale
Enzimi
Il corredo enzimatico di FIV è rappresentato da:
• Trascriptasi inversa
• ( DNA polimerasi-RNA dipendente )
• Integrasi
• Fosfatasi
• Proteasi
Tutte ben “impacchettate” nel core virale.
Replicazione
•
•
•
•
•
•
•
•
Adsorbimento
Penetrazione
Liberazione del genoma virale in sede citoplasmatica
Sintesi di DNA virale da RNA
Migrazione di quest’ ultimo nel nucleo cellulare
Integrazione nel DNA dell’ospite
Sintesi di nuovo RNA virale che dopo migrazione nel citoplasma si compatta nel
nuovo virione
Lisi cellulare e liberazione
Spettro d’ospite
In vivo: Felini domestici, in cui FIV infetta macrofagi, cellule endoteliali, cellule B e
linfociti T CD4+ e CD8+.
In vitro: Linee cellulari continue come CrFK
Trasmissione della Malattia
La trasmissione per via orizzontale:
Æ Morsi e graffi (il virus è presente nelle ghiandole salivari durante le fasi acute
dell’infezione)
Æ Via iatrogena
La trasmissione per via venerea e quella per via verticale sembrano possibili, infatti
sperimentalmente è stata osservata trasmissione della malattia dalla madre ai cuccioli sia
in utero sia, dopo la nascita, mediante il latte
I soggetti sieropositivi possono rimanere apparentemente sani per per mesi ed anni
costituendo un costante serbatoio
di eliminazione del virus.
19 Patogenesi
Dopo la penetrazione di FIV nell’ organismo i massimi livelli di replicazione virale si
osservano nei tessuti linfoidi nelle ghiandole salivari e nel timo, dove si assiste ad
deplezione del pool di cellule-T.
Successivamente il virus diffonde alle cellule mononucleate (linfociti, monociti e
macrofagi) del sangue, per mezzo delle quali arriva al polmone, all’intestino e al rene.
Integrazione di FIV come provirus nelle cellule bersaglio (linfociti T CD4+ e
CD8+,macrofagi)
replicazione → lisi cellulare con riduzione progressiva dei linfociti T caratterizzata dalla
presenza di due fasi:
• una brusca che compare dopo 8 settimane,
• una più graduale con abbassamento sotto la media dopo circa 2 anni.
La diminuzione lenta e progressiva si associa
all’ inversione del rapporto
CD4+/CD8+ a favore di questi ultimi.
Irrimediabile alterazione del meccanismo di attivazione e regolazione del sistema
immunitario che conduce allo stato di immunodeficienza!
Durante la fase acuta dell’infezione si riscontrano alti livelli di FIV nei linfociti T CD4+
circolanti.
Con il progredire dell’infezione e la messa in atto, da parte dell’ospite, di una risposta
immune, i livelli della viremia si riducono.
Generalmente durante questo periodo i gatti sono asintomatici.
Il FIV infetta un ampio range di cellule in vivo ma non usa le molecole CD4 feline come
recettore.
Il blocco anticorpale delle molecole CD9 inibisce il rilascio del virus dalle cellule
infettate ma non la penetrazione virale (CD9 non è la molecola recettoriale di FIV)
Il recettore cellulare di FIV non è, per adesso, noto.
Possibili candidati:
• Recettore chemochina
• Ingresso immunoglobulina mediato nelle cellule che sostengono il recettore Fc
dell’immunoglobulina (macrofagi e cellule B)
Infezione intracellulare attraverso la fusione di cellule infettate e non infettate
Le alterazioni immunologiche precoci che si verificano durante un infezione da FIV
comprendono:
• Diminuzione del numero e delle percentuali relative di linfociti CD4+ a causa di
diminuita produzione secondaria,
• Lisi FIV indotta delle cellule linfocitarie,
• Distruzione dei CD4+ da parte del sistema immunitario,
• Apoptosi cellulare FIV indotta
In presenza di infezione da FIV possono osservarsi:
• Alterazione delle funzioni linfocitarie da ridotta espressione delle molecole del
surface cellulare (CD4+ e MHC II)
• Alterazione della produzione di citochine
• Ipergammaglobulinemia da aumento di IgG (riflette una iperstimolazione
policlonale delle cellule B Æ IgG non specifiche per FIV)
20 IN SINTESI
Risposta Immune
Dopo infezione da FIV si producono anticorpi contro molte proteine virali. Questi
anticorpi possono essere individuati con prove in vitro a partire da 2 – 4 settimane PI, ma
non si conosce il loro ruolo in vivo.
Reperti Clinici
L’ infezione evolve in 5 stadi clinici :
ACUTO
ASINTOMATICO
LINFOADENOPATIA PERSISTENTE GEN. (LPG)
COMPLESSO AIDS-CORRELATO (ARC)
fAIDS
Stadio acuto
E’ caratterizzato da:
FEBBRE
NEUTROPENIA
LINFOADENOPATIA
Nei soggetti gravemente colpiti è possibile l’insorgenza di DIARREA e STATO DI
MALESSERE.
La maggior parte dei soggetti colpiti supera questa fase pur restando portatori ed
eliminatori del virus.
Stadio asintomatico
E’ un periodo di
durata
variabile, clinicamente silente, durante il quale è
possibile isolare il virus.
In questo stadio si verificano le maggiori alterazioni immunologiche rappresentate da calo
dei linf.TCD4+ circolanti, calo del rapporto CD4+/CD8+, calo dell’immunità cellulomediata ed umorale.
21 Stadio LPG
Di solito precede il 4° stadio di mesi o anni.
Se non sono in atto infezioni secondarie ed opportunistiche, i sintomi che lo
caratterizzano sono aspecifici e rappresentati
da
febbre ricorrente, leucopenia ,
linfoadenopatia, anemia, depressione, anoressia, perdita di peso
ed occasionali
modificazioni comportamentali.
Corrisponde allo stadio nel quale i gatti vengono portati a visita.
Stadio ARC
In questo stadio i gatti colpiti da FIV presentano quadri clinici isolati o concomitanti
ascrivibili a copatogeni.
Le infezioni secondarie sarebbero, generalmente,di natura batterica con localizzazioni
variabili e sempre accompagnate da calo di peso.
Le più comuni sono: Gengiviti e Stomatiti croniche,Bronchiti, Riniti e Congiuntiviti,
Enteriti croniche, Infezioni cutanee, Otiti, Cistiti, Disturbi nervosi.
Stadio fAIDS
I soggetti che sopravvivono presentano il quadro clinico dell’ AIDS con calo di peso,
anemia, leucopenia e infezioni multiple.
Convulsioni, comportamento psicotico, contrazioni di labbra e lingua, movimenti di
circolo sono le manifestazioni più eclatanti alle quali si associano nistagmo,
tremori,paralisi flaccida degli arti.
Altre correlazioni ci sono con Toxoplasma (uveite), FeLV e FeSV ( neoplasie ).
Lesioni anatomo-patologiche
Linfoadenopatia dei l.faringei,l.mediastinici e meseraici, placche di Peyer con iperplasia e
displasia follicolare.
Iperplasia o displasia del midollo osseo.
Demielinizzazione del tratto dorsale del midollo spinale e alterazione della funzionalità.
Tumori: linfosarcomi, carcinomi squamosi e neoplasie mieloidi del midollo osseo
Diagnosi
Individuale ( difficoltosa )
Collettiva ( solo sospetto )
Di laboratorio:
• ISOLAMENTO dal midollo osseo, linfociti e macrofagi
• ELISA per la ricerca della trascr.inversa o di Ag virali.
• Ab MONOCLONALI
• PCR per evidenziare il DNA del provirus
• RICERCA DI Ab SPECIFICI nel siero
I gatti nella fase acuta dell’infezione possono risultare negativi e devono essere ritestati
dopo circa 6-8 settimane.
Possono essere ritrovati anticorpi materni nei cuccioli:
Ritestare i gattini a 6 mesi di età in modo da evidenziare la sieroconversione in assenza di
anticorpi materni
22 Terapia
Terapia di supporto reidratante e nutritiva + Antibiotici ad ampio spettro sono utili nelle
fasi precoci dell’ infezione per contrastare le irruzioni secondarie ma il suo effetto va
scemando con la progressiva caduta della reattività immunitaria.
Corticosteroidi per controllare le complicazioni autoimmuni.
Lattoferrina bovina ad uso topico: utile a contrastare le stomatiti Antibiotico-resistenti e
a stimolare l’attività fagocitica dei neutrofili.
Sono in sperimentazione i farmaci di blocco della trascriptasi inversa.
La remissione dei sintomi ed i benefici apportati sono, comunque, solo transitori e la
prognosi rimane infausta. In alcuni casi è consigliabile l’eutanasia.
Sperimentalmente il trattamento con analoghi del nucleoside come l’azidotimidina (AZT)
e la fosfonilmetossietiladenina (PMEA) ritarda l’insorgenza di una viremia individuabile e
di alcuni cambiamenti immunologici.
In gatti naturalmente infetti, trattati con AZT e PMEA sono stati osservati riduzione della
stomatite e aumentati rapporti CD4+/CD8+.
Come per l’HIV anche nelle infezioni da FIV, l’AZT migliora le condizioni generali del
paziente, sopprime la replicazione virale ma l’infezione persiste.
Prevenzione
Isolamento: la mancata esposizione (es: gatti che vivono in casa) è la migliore
prevenzione
Sterilizzazione e castrazione: in questo modo si riduce l’interazione con altri gatti (lotte e
accoppiamenti) e quindi il contatto con il virus
L’immunodeficienza feline è fatale, ma può essere prevenuta al 100%!
La latenza è prolungata, e l’eutanasia dei gatti senza sintomatologia clinica non è
necessaria
É Obbligatorio isolare i gatti sieropositivi.
Leucemia virale felina
(FeLV)
Malattia infettiva ad eziologia virale responsabile di patologie neoplastiche e non
neoplastiche
ƒ genere Retrovirus
ƒ virus della leucemia felina (FeLV)
Descritto per la prima volta nel 1964 (Jarrett) in seguito all’osservazione di particelle
virali che gemmavano dalla membrana di linfoblasti maligni di un gatto con linfoma
ƒ virus NON CITOPATICO
ƒ oggi è la principale causa di morte nei gatti, diffusione cosmopolita
Eziologia
Gruppo Retrovirus tipo C dei mammiferi
23 envelope fornito di due proteine: p15 (Ag minore) e gp70 (Ag maggiore, varia con il
sottogruppo). Ag esterni, determinano la formazione di Ac sierici virus- neutralizzanti
specifici
capside: 4 proteine, p10, p12, p15 e p27 ⇒ Ag interni
ƒ
ƒ
p27 → Ag di gruppo, comune a tutti gli stipiti di FeLV → nel plasma di gatti infetti e
nel citoplasma delle cellule infette
p70 → Ag dell’envelope → immunità attiva → responsabile dell’adsorbimento viruscellula e reazioni tipo-specifiche → stimola formazione di Ac neutralizzanti v.
extracell.
In realtà le infezioni del gatto sono sostenute da due virus:
- Virus della leucemia felina (FeLV)
- Virus del sarcoma felino (FeSV)
possono coesistere nello stesso animale
FeSV è un mutante defettivo di FeLV, deriva da processi di ricombinazione in cui un gene
della cellula ospite viene incorporato nel provirus FeLV
la progenie FeSV contiene il v-onc, ma non è in grado di replicare in assenza di FeLV che
funge da helper
Il meccanismo tramite cui FeLV causa malignità può avvenire mediante l’inserimento nel
genoma vicino ad un oncogene cellulare, più comunemente il myc , che determina
l’attivazione e l’iperespressione di quel gene
Il citoplasma cellule infette → Ag di superficie cellulare FOCMA (Feline Oncovirus Cell
Membran Associated)
→ presente sulla membrana delle cellule “maligne”
→ assente su tutte le altre cellule, anche infettate
ƒ alti titoli Ac verso FOCMA → resistenza a leucemia e linfoma
ƒ in presenza del complemento FOCMA permette la lisi delle cellule tumorali
il virus modifica la struttura antigenica della membrana → produzione Ac contro Ag
strutturali virali e contro Ag FOCMA sulle cellule trasformate
3 sottogruppi, A, B, C differisco per gli antigeni della glicoproteina gp70:
Ž sierotipo A → più frequente, responsabile del contagio in natura
Ž sierotipo B → associato all’infezione sostenuta dal sierotipo A
Ž sierotipo C → raro, deriva da mutazioni di ceppi del sierotipo A
Immunita’
Risposta immunitaria:
ƒ meccanismi umorali
24 ƒ
ƒ
cellulo-mediati
sistema complemento
Risposta umorale
→ risposta antivirale mediata da Ac neutralizzanti , contro gli antigeni dell’envelope
→ risposta antitumorale, mediata da Ac anti-FOCMA, contro le cellule neoplastiche
modificate dal virus NON SONO AC NEUTRALIZZANTI MA INIBISCONO LA
REPLICAZIONE DELLE CELL. MALIGNE E QUINDI LA PROGRESSIONE DELLA
MALATTIA
Caratteri del virus
FeLV viene inattivato rapidamente nell’ambiente e dai comuni disinfettanti → 48-72h t.a.
la saliva rimane infettante per 3-4h t.a.
PER LA TRASMISSIONE È NECESSARIO IL CONTATTO DIRETTO
Trasmissione
via orizzontale: soggetti viremici → soggetti sani (stretto contatto)
via verticale: madri infette → cuccioli
FeLV viene eliminato in quantità elevate:
‘ saliva (1x 106/ml)
‘ urina
‘ secrezioni
‘ insetti ematofagi ?
Orizzontale:
ƒ via oronasale, ferite da morso
ƒ diffusione del virus:
- ambiente promiscuo (condivisione acqua/cibo, lettiere comuni, pulizie
reciproche → grooming)
- vagabondaggio, lotte tra maschi
Verticale:
ƒ femmine infette → trasmissione per via transplacentare o colostro
ƒ problemi riproduttivi → riassorbimento fetale, aborto, morte in epoca neonatale
ƒ fino al 20% dei gattini infettati per via verticale sopravvive alla fase neonatale →
adulti infetti in modo permanente
Patogenesi
ingresso via oronasale o percutanea con replicazione nei tessuti linfoidi. Le cellule
infettate (linf. B, macrofagi) diffondono il virus fino agli organi bersaglio: timo, milza,
linfonodi, cripte intestinali
- febbre, malessere generale, diarrea, leucopenia
- linfoadenopatia molto imponente → confusa con linfoma
25 (non infetti): il 28% dei gatti esposti al virus non contrae l’infezione a causa di una
resistenza intrinseca o di insufficiente esposizione
(infezione persistente): il 30% dei gatti esposti sviluppa un’infezione progressiva con
viremia persistente e comparsa della malattia
(infezione transitoria): il 42% dei gatti esposti sviluppa un’infezione transitoria,
controllata dal sist.imm.
con il passare del tempo è più difficile la riattivazione di infezioni latenti
i portatori asintomatici (eliminatori cronici) presentano alti titoli idi Ac anti-FOCMA
26 gattini → infezione di tipo “estensivo”
- replicazione nei tessuti emopoietici e linfatici con grave immunodepressione,
scadimento condizioni generali con morte rapida, disordini mieloproliferativi e
mielosoppressivi
Segni clinici
immunodeficienza FeLV indotta → grave atrofia linfoide e soppressione del sistema
immunitario (linf.T) con aumento sensibilità a tutti gli altri tipi di infezioni, croniche o
ricorrenti:
- virali → Coronavirus, herpesvirus
- fungine → cryptococcus, aspergillus
- batteriche/protozoarie → haemobartonella felis, toxoplasma, cryptosporidium
L’immunodepressione si manifesta clinicamente con maggiore frequenza a carico di:
ƒ cavo orale: gengiviti, periodontiti, stomatiti
ƒ app.respiratorio: riniti, sinusiti, polmoniti, piotorace
ƒ app.digerente: enteriti da Salmonella, diarrea
ƒ cute: piodermiti, ascessi, fistole
ƒ app. genitale: natimortalità, aborto, infertilità, cuccioli scarsamente vitali da
madri infette
Disordini immunomediati associati alla FeLV:
ƒ glomerulonefrite da ic
ƒ poliartrite cronica progressiva
ƒ anemia emolitica autoimmune
ƒ trombocitopenia
ƒ disordini ulcerativi mucocutanei
i primi segni compaiono nell’arco di alcuni mesi o anni dall’infezione con effetti
oncogeni, citopatici, immunosoppressivi
forme associate alla malattia:
ƒ AFFEZIONI NON NEOPLASTICHE
ƒ AFFEZIONI NEOPLASTICHE
27 AFFEZIONI NON NEOPLASTICHE
ƒ anemia FeLV correlata: può essere l’unica manifestazione primaria di FeLV
ƒ frequente l’aplasia eritrocitaria: grave forma non rigenerativa, deplezione, arresto
maturazione dei precursori eritroidi → aumento livelli sierici di eritropoietina
l’anemia non è dovuta a carenza di eritropoietina ma consegue a:
- malattie croniche
- infiltrazione del midollo osseo in seguito a linfoma, leucemia o micosi sistemiche
- mielosi eritremica
segni clinici:
sopore, soffio anemico, splenomegalia, emorragie retiniche, pica
disordini dei neutrofili FeLV correlati:
→ leucociti neutrofili e precursori mieloidi infetti
→ neutropenia transitoria, persistente, ciclica
→“sindrome simil- panleucopenica” → simula una infezione felina da Parvovirus, con
grave leucopenia ed enterite
AFFEZIONI NEOPLASTICHE
i gatti colpiti da FeLV presentano un rischio 62 volte maggiore di sviluppare un linfoma
rispetto a gatti non infetti
il virus non contiene oncogeni, l’evoluzione in senso maligno non è conseguenza diretta
dell’infezione
Linfoma:
→ replicazione virale, gemmazione e reinserimento nel genoma delle nuove cellule con
mutazione di pezzi virali del DNA virale e dell’ospite, queste variazioni alterano i
meccanismi di controllo del ciclo cellulare con comparsa di cloni a rapida moltiplicazione
Lla patologia neoplastica da FeLV coinvolge sia il settore midollare sia quello linfatico
tutte le linee cellulari ematopoietiche sono suscettibili di trasformazione da parte di FeLV
I processi mieloproliferativi rappresentano circa il 5-10% delle forme leucosiche del gatto
e si estrinsecano in:
ƒ anemia non rigenerativa
ƒ febbre
ƒ sindromi emorragiche
ƒ subittero
l’infezione può anche esordire con alterazioni ematologiche: leucemia vera o primitiva
linfoblastica
→ massiccio aumento cellule linfoidi circolanti
→ ed elevata rappresentanza di elementi immaturi
Segni clinici legati a leucemia acuta:
- anemia (letargia)
- granulocitopenia (sepsi)
- trombocitopenia (emorragia)
Nei gatti affetti da FeLV frequente è il riscontro di leucosi linfatiche classificate in:
• forme monocentriche
• forme multicentriche
28 Forme monocentriche
linfoma alimentare
più frequente in soggetti di età > 8 a.
- aumento di volume linfonodi mesenterici
- infiltrazioni diffuse parete intestinale, diarrea e dimagrimento
- masse nodulari → ostruzione
- epatomegalia diffusa o masse tumorali parenchima → ittero, dimagrimento, vomito
splenomegalia diffusa
linfoma mediastinico
più frequente in gatti giovani
> 2-3 a.
- massa mediastino craniale → linfoma del timo o dei linfonodi mediastinici
- versamento pleurico, dispnea
- compressione trachea (dispnea, tosse)
- compressione esofago (disfagia,rigurgito)
- coinvolgimento del simpatico (Sindrome di Horner)
Forme multicentriche
meno frequenti, gatti di media età, 5-6 a. caratterizzate da interessamento generalizzato
linfonodi esplorabili e non (2-3 cm Ø). I segni clinici sono molteplici:
•
•
•
adenopatia
sintomatologia aspecifica di malessere → anoressia e dimagrimento
segni di organi secondariamente compromessi: reni → insufficienza, uremia,
occhio → masse retrobulbari, anisocoriasi, emorragie, sistema nervoso →
convulsioni, atassia, cecità, alterazioni comportamentali, paresi, paralisi, cute →
noduli cutanei multipli adesi, non dolenti
Diagnosi
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
29 esame clinico
esame anatomopatologico
esami di laboratorio (ematochimici, ematocitologici)
diagnostica per immagini
puntati midollari o linfonodali
esami istologici, biopsia di organi infiltrati
Diagnosi di laboratorio
Virologica:
ƒ isolamento dal sangue → viremia in atto
ƒ evidenziazione virus o Ag virali in cellule, liquidi, materiale patologico
Sierologica:
ƒ dimostrazione Ac specifici → Ac neutralizzanti, anti gp70 o per gli Ag espressi
dalle cellule in fase di cancerizzazione (FOCMA)
Test e.l.i.s.a.: P27 è un test rapido che prova la presenza del v. nel sangue, saliva, materiale
patologico (“prova del corredo”)
Il reagente a contatto con il sangue in esame viene trasferito nell’apparecchio
Interpretazione dei risultati: test E.L.I.S.A. negativo: •
•
•
gatti mai esposti al virus
virus in incubazione
gatti infettati che hanno sviluppato la malattia ma non hanno il virus in circolo al
momento della prova
i test E.L.I.S.A. positivi → conferma con IFI
30 P.C.R.
rileva il DNA provirale
• sequenza virale integrata nel genoma dell’ospite
• non indica necessariamente che il gatto sia infetto o che stia disseminando il virus
• il provirus si trova sia in soggetti con infezioni transitorie e latenti, sia in gatti sani che
vivono con FeLV positivi
utile quando gli altri esami danno risultati discordanti
Terapia
Mancano studi clinici che comparino i nuovi trattamenti con quelli standard o con il
placebo
ƒ immunomodulatori : ripristino funzionalità immunitaria compromessa
e
permettono la diminuizione della carica virale, guarigione sindromi cliniche
associate
ƒ agenti antivirali → inibizione infezione e replicazione del virus
AZT/zidovudina : antivirale più utilizzato nelle infezioni da retrovirus è un nucleoside
che inibisce la RT, in corso di terapia con AZT monitorare l’HCT (l’anemia è una
condizione collaterale frequente). Posologia: 5mg\kg BID
interferone omega felino: 1 MU/kg di peso corporeo. Si devono effettuare tre distinti
trattamenti da 5 giorni, al giorno 0, al giorno 14 eal giorno 60
fattori di crescita ematologici: in caso di gravi citopenie si può ricorrere
all’eritropoietina → in soggetti colpiti da anemia FeLV correlata la mancata risposta
all’eritropoietina si può verificare in caso di:
- carenza di ferro
- infezioni concomitanti
- infezioni cellule stromali del midollo osseo, sviluppo Ac anti-eritropoietina (ricorrere
alla TRASFUSIONE)
prodotti citotossici: forme tumorali conclamate e con carattere di maggiore specificità
(Vincristina, Ciclofosfamide, L-asparaginasi, singolarmente o associati)
possibilità di effetti secondari:
- intolleranza
- vomito
- febbre
- predisposizione a infezioni intercorrenti
Antibiotici: infezioni batteriche secondarie all’immunodepressione
Cortisonici: riduzione linfociti circolanti (prednisolone → distruzione linfociti anormali
aumentati in corso di leucemia, probabile azione verso le cell. tumorali nel linfosarcoma
FeLV associato)
31 Management
ricoveri per gatti, comunità → facile la diffusione rapida:
- test rapidi
- isolamento positivi
- ripetizione test (ritestare i dubbi dopo 12 settimane)
- test + quarantena sogg. di nuova introduzione
gatto padronale positivo → ripetizione test, informare i proprietari delle possibili
conseguenze
Vaccinazione
I retrovirus si integrano nel genoma ospite → malattia anche dopo anni dall’infezione,
anche in sogg. che sembrano guariti → riluttanza per l’uso di vaccini vivi ricerche volte
alla creazione di un vaccino a virus spento o con subunità virali
Virus inattivato o subunità
- FeLV-A
- FeLV-A, FeLV-B, FeLV-C
- FOCMA
ƒ nella pratica clinica è necessario soltanto il FeLV-A
ƒ la maggior parte dei vaccini ha efficacia comparabile
1985: primo vaccino anti FeLV autorizzato
la reale efficacia è oggetto di controversie, esiste un’associazione epidemiologica tra la
vaccinazione e lo sviluppo di sarcomi nella sede di inoculo. Il meccanismo di
trasformazione maligna non è noto, è possibile che siano coinvolti gli adjuvanti utilizzati
nei vaccini
La possibile comparsa di tumori e di altri problemi associati alla vaccinazione annuale ha
portato l’AAFP a suggerire alcune raccomandazioni:
- adeguare il protocollo vaccinale al singolo paziente
- vaccinare solo gatti soggetti a un potenziale rischio di contatto con il virus
-inoculare nell’arto posteriore sinistro → possibilità di ricorrere all’amputazione in caso di
sarcoma e di identificare la correlazione tra il tumore e il prodotto utilizzato
oggi: vaccino costituito con vettore virale non replicativo
ƒ EURIFEL è prodotto da un ceppo di Canarypox attenuato ricombinante che
esprime gli immunogeni gag e env del FeLV, i principali Ag coinvolti nella
protezione
ƒ gli Ag gag sono implicati nella risposta immunitaria di tipo cellulare che controlla
la replicazione virale e l’eliminazione del virus dal gatto
ƒ gli Ag env sono prevalentemente implicati nella risposta immunitaria di tipo
anticorpale che neutralizza il FeLV circolante
La presentazione ‘naturale’ degli Ag stimola una duplice e forte risposta immunitaria:
anticorpale e cellulare
il vettore virale Canarypox entra nella cellula del gatto → attiva la sintesi delle proteine
immunogene env e gag
gli Ag env e gag sono presentati sulla superficie della cellula come nell’infezione naturale,
e stimolano i linfociti T-citotossici e i linfociti B:
32 immunità cellulo mediata:
• stimolazione dei linfociti T-citotossici
• distruzione delle cellule infette con il provirus FeLV
immunità umorale:
o stimolazione dei linfociti B
o produzione di Ac che neutralizzano il virus FeLV circolante
Eradicazione
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
33 isolamento soggetti infetti
disinfezioni con candeggina o sali quaternari d’ammonio
divieto di utilizzo di siringhe inadeguatamente sterilizzate, endotracheotubi e
circuiti anestesiologici contaminati da saliva
controllo donatori di sangue
TOXOPLASMOSI
Patologia
Toxoplasmosi: si tratta di una malattia parassitaria che però si fa rientrare nelle malattie
infettive perché rientra nelle diagnosi differenziali per l’aborto negli ovini. La
toxoplasmosi si pone infatti al secondo posto come causa di aborto negli ovini. Il
Toxoplasma Gondii appartiene alla classe coccidia, alla famiglia eimeria, è quindi un
protozoo di forma a banana, di fatti il termine toxon significa arco. Il gatto funge da ospite
intermedio e definitivo (è quindi un ospite completo in cui tutte le forme del parassita sono
infettanti), il protozoo compie il suo ciclo vitale attraverso una fase asessuata ed una fase
sessuata. Circa 200 specie di mammiferi (uomo compreso) e 62 specie di uccelli di tutte le
aree zoo-geografiche del mondo possono fungere da ospiti intermedi, nei quali si compie
solo la fase asessuata.
Ciclo biologico
Elementi infettanti
1.Sporozoiti contenuti nelle oocisti sporulate
2.Bradizoiti contenuti nelle cisti tissutali
3.Tachizoiti
La trasmissione può essere:
Trasmissione orizzontale per ingestione di oocisti sporulate dall’ambiente
Trasmissione orizzontale per ingestione di cisti in carne cruda o poco cotta o in visceri
Tramissione orizzontale di tachizoiti (sangue, latte) (+/-)
Trasmissione verticale di tachizoiti via placenta (++ uomo e ovino) o colostro
Ospite intermedio:
L’infezione è dovuta all’ingestione di oocisti sporulate contenute in alimenti od acqua
contaminate da feci di animali infetti o attraverso l’ingestione di altri ospiti intermedi
infetti. Giunte a livello intestinale dell’ospite intermedio le oocisti per azione della
chimotripsina e dei sali biliari liberano gli sporozoiti che rapidamente penetrano nella
parete intestinale e diffondono per via ematogena. Questo stadio invasivo e proliferativo,
prende il nome di tachizoite. I tachizoiti si trovano nei vacuoli di varie cellule tra cui i
fibroblasti, gli epatociti ed i macrofagi. I tachizoiti si moltiplicano all’interno dei vacuoli
cellulari, e dopo la formazione di 8-16 tachizoiti la cellula ospite si rompe e nuove cellule
vengono infettate. L’ospite intermedio in genere sopravvive a questa fase acuta della
toxoplasmosi producendo anticorpi che limitano l’invasività dei tachizoiti. Abbiamo in
conclusione dello stato acuto la formazione di cisti contenenti migliaia di organismi
parassitari che si moltiplicano per endoduogenia, che prendono il nome di bradizoiti.
Questi si rinvengono principalmente nel muscolo e nel cervello, e rappresentano la forma
latente della toxoplasmosi.
Ospite definitivo:
L’ospite definitivo è il gatto, e la patologia si manifesta a seguito dell’ingestione di ospiti
intermedi infetti, i roditori sono i più comuni e nei tessuti sono presenti i tachizoiti e i
bradizoiti. È possibile anche la trasmissione tramite oocisti , ma il loro potere infettante
nel gatto è inferiore rispetto a quello dei tachizoiti. Una volta ingeriti i bradizoiti questi
cominciano il loro sviluppo schizogonico e gametogonico che porterà alla formazione di
macrogameti e microgameti. Dall’accoppiamento di questi origineranno le oocisti non
34 sporulate che possono sopravvivere per più di un anno nell’ambiente in condizioni di
caldo-umido. Il toxoplasma va considerato un microrganismo al limite tra germe, che
cresce bene su di un terreno morto, e virus, che invece cresce bene su substrati vivi.
Di fatti il toxoplasma cresce sia su embrioni di pollo, che in topi a seguito di
somministrazione endoperitoneale. La crescita del toxoplasma è favorita da un Fattore
Favorente la Penetrazione (FFP) che altri non è che una ialuronidasi che consente appunto
la penetrazione del parassita nei tessuti. Oltre al FFP abbiamo anche il toxofactor cioè un
antigene solubile che da convulsioni nel topo. Sul toxoplasma si fanno ricerche continue
per trovare quanti più fattori possibile per poter allestire così buoni vaccini.
Epidemiologia
Il parassita è definito come ubiquitario vista la lunga lista di ospiti intermedi. Le
popolazioni che hanno le percentuali più alte di persone infette sono quelle che hanno
abitudini alimentari particolarmente favorevoli per il propagarsi del toxoplasma, come ad
esempio i fiorentini che sono abituali consumatori di carne non ben cotta. Gli animali
maggiormente infetti da toxoplasma sono in ordine: bovini, ovini e suini. Però i bovini si
liberano abbastanza velocemente di questo parassita, quindi la lista si riduce ad ovini e
suini. Per la sicura distruzione del parassita nella carne bisogna raggiungere la temperatura
di 70° C a cuore. Perciò è chiaro che il contagio è legato al carnivorismo, al consumo di
carni poco cotte, al consumo di verdura infetta e non cotta nè disinfettata. Compito del
veterinario sarà, tra gli altri, quello di controllare un eventuale aumento del titolo
anticorpale in un gatto che potrebbe essere indice di una infezione recente. L’altro esame
che il veterinario deve effettuare è la ricerca di oocisti nelle feci.
Nel Cane si distinguono due forme:
Forma Generalizzata: colpisce cani tra i 7 – 12 mesi con tonsillite, febbre, diarrea, vomito,
aborto, epato-splenomegalia.
Forma Nervosa: colpisce cani tra i 3 – 4 mesi con lesioni nervose, attacchi epilettici,
atassia, tremori, paralisi degli arti, mialgia, opistotono, e quindi diagnosi differenziale con
il cimurro. Spesso la toxoplasmosi si presenta a seguito proprio di cimurro nel cane
(mentre nell’uomo a seguito di AIDS).
Nel cane va ricordata la Neospora Caninum che è simile alla toxoplasmosi per il gatto,
non è una zoonosi e da luogo ad una sintomatologia nervosa e cardiaca. Questo protozoo è
problematico per il bovino, ma non per l’uomo.
Per il gatto il periodo di patenza è di 7-20 giorni
Le oocisti non sono infettanti appena emesse (sporulazione esogena)
Il gatto elimina le oocisti in genere una sola volta al momento della infezione primaria. Il
numero di oocisti eliminato da ciascun gatto infetto è molto variabile (da 3 a 810 milioni o
nessuna) . Dopo la patenza in genere il gatto non elimina più le oocisti Al di fuori del
periodo di escrezione il gatto non rappresenta un rischio neppure per l’ambiente
35 Nel Gatto distinguiamo:
Forma Acuta: polipnea e dispnea, anoressia e febbre, letargia e depressione, anemia,
vomito e diarrea.
Forma Cronica: anomalie morfologiche ed oculari.
Negli Ovini abbiamo: aborto che oltre a determinare una semplice espulsione fetale può
presentare una ritenzione fetale con mummificazione e poi in un secondo momento
espulsione. Se il feto dovesse superare l’infezione intrauterina instauratasi nella madre,
avremo comunque un agnello disvitale alla nascita o comunque che nasce morto.
L’aborto va differenziato da quello determinato da Clamidia e Brucella. La placenta si
presenta edematosa ed ha perso di consistenza.
Nei Suini abbiamo: mortalità prenatale che va differenziata da una Parvovirosi.
Nei Bovini abbiamo: tosse, dispena, tremori ed eccitabilità che ci implicano una diagnosi
differenziale con BSE e Listeria. Il latte e le feci sono infette in quanto eliminano
tachizoiti che verranno comunque distrutti dal pH dello stomaco.
Nell’Uomo distinguiamo:
Forma Asintomatica: è la forma più diffusa in cui molti di noi hanno già sviluppato Ac
contro il parassita.
Forma Sintomatica:
• Congenita: una percentuale variabile dal 5% al 15% di questi soggetti muore alla
nascita, gli altri presentano lesioni oculari gravi, idrocefalo, altri si presentano
normali alla nascita, ma poi in età avanzata presentano danni oculari. Tutto ciò è in
funzione del periodo in cui la donna gravida s’infetta, più precocemente si verifica
maggiore sarà il danno, in funzione della virulenza del ceppo coinvolto e della
resistenza della madre. I tachizoiti (pseudo-cisti) non attecchiscono la donna non
gravida, mentre in quella gravida determinano lesioni necrotiche a carico della
placenta in dipendenza della virulenza del ceppo.
• Acquisita: con localizzazione gangliare che può essere: Localizzata: con aumento
del linfonodo laterocervicale del collo (nocciolo di pesca); Generalizzata: è
mortale, con lesioni nervose, muscolari e cardiache (si riscontra nei soggetti affetti
da AIDS).
Caratteristiche cliniche
Il 10-20% circa dei gatti inoculati sperimentalmente manifesta una diarrea autolimitante
del piccolo intestino per 1 o 2 settimane dall'assunzione primaria per bocca di cisti tissutali
del T. gondii; si presume che ciò avvenga in seguito alla replicazione enteroepiteliale
dell'organismo. Il rinvenimento delle oocisti di T. gondii nelle feci è però riportato
raramente negli studi eseguiti su gatti con infezione naturale e diarrea. Occasionalmente la
toxoplasmosi può produrre enteropatia infiammatoria. Può scatenarsi una toxoplasmosi
fatale non enterica in seguito a una replicazione intracellulare fulminante dei tachizoiti
dopo l'infezione primaria; normalmente sono interessati i tessuti epatici, polmonari, del
CNS e del pancreas.
I gattini infettati per via transplacentare o con il latte manifestano i segni più gravi di
toxoplasnfosi extraenterica e in genere decedono per patologie epatiche o polmonari. I
rilievi clinici comuni nei soggetti con toxoplasmosi disseminata comprendono depressione
del sensorio, anoressia e febbre seguita da ipotermia, versamento peritoneale, ittero e di36 spnea. Quando un ospite con toxoplasmosi cronica acquisisce immunosoppressione, i
bradizoiti nelle cisti tissutali possono moltiplicarsi rapidamente e di nuovo disseminarsi
come tachizoiti; è questo un evento comune nelle persone con la sindrome da
immunodeficienza acquisita (AIDS). La toxoplasmosi disseminata è stata documentata in
gatti con infezione contemporanea da virus della leucemia, dell'immunodeficienza, virus
della peritonite infettiva e anche in seguito al trapianto renale.
In alcuni la toxoplasmosi assume caratteristiche subletali croniche. L'infezione da T.
gondii deve essere inserita nella lista delle diagnosi differenziali nei gatti con uveite anteriore o posteriore, febbre, iperestesia muscolare, perdita di peso, anoressia, convulsioni,
atassia, ittero, diarrea o pancreatite (Fig. 104-2). Se si utilizzano i dati epidemiologici che
risultano dalla ricerca delle IgG verso T. gondii e dalla PCR su umore acqueo, la
toxoplasmosi sembra rappresentare una comune causa infettiva di uveite felina. I gattini
infettati per via transplacentare o con il latte sviluppano comunemente patologie oculari.
La produzione di immunocomplessi, la deposizione tissutale e le reazioni ritardate di
ipersensibilità possono essere responsabili di forme cliniche di toxoplasmosi croniche
subletali. Poiché nessuno dei farmaci anti-Toxoplasma riesce a rimuovere completamente
il parassita dall'ospite, è comune la recidiva della patologia.
Diagnosi
Le manifestazioni cliniche della toxoplasmosi sono perlopiù aspecifiche, pertanto si rende
difficile la diagnosi clinica. In alcuni gatti si rilevano anemia non rigenerativa, leucocitosi
neutrofilica, linfo-citosi, monocitosi, neutropenia, eosinofilia, proteinuria, bili-rubinuria e
anche incremento della protidemia, della biliru-binemia e delle attività di creatinochinasi,
alanina aminotransferasi, fosfatasi alcaline e lipasi. Radiograficamente la toxoplasmosi
polmonare causa spesso un quadro da interstiziale diffuso ad alveolare, oppure versamento
pleurico. La concentrazione delle proteine nel liquor e la conta cellulare sono spesso più
elevate del normale. I leucociti predominanti nel liquor sono le piccole cellule
mononucleate, ma frequentemente si rilevano anche neutrofili.
La diagnosi definitiva in vita di toxoplasmosi felina si pronuncia quando si individua il
coccidi, fatto che però si verifica di rado soprattutto nei casi di patologia subletale.
Raramente si identificano bradizoiti o tachizoiti nei tessuti, nei versamenti, nel liquido dei
lavaggi broncoalveolari, nell'umore acqueo o nel fluido cefalorachidiano. Il reperto di
oocisti di 10 x 12 p.m nelle feci di gatti con diarrea suggerisce la toxoplasmosi, ma non è
definitivo, dato che le infezioni feline da Besnoitia e Hammondia producono oocisti similari.
La diagnostica sierologica si basa principalmente sulla ricerca di anticorpi specifici i test
più utilizzati sono:
1.YE Test: è la prova più antica ma anche la più specifica, si basa sulla perdita
dell’affinità tintoriale da parte del parassita quando viene a contatto con anticorpi
contro se stesso. Questa prova non è più utilizzata perché non più consentita dalla
legge in quanto si utilizzavano Ag vivi (tachizoiti) iniettati in topi da laboratorio.
2. FCd: poco usata ed impiega Ag citoplasmatici per svelare la presenza di IgG ed
IgM. Valore soglia 8-32 UI/ml.
3. Immunofluorescenza diretta: sfrutta l’utilizzo del microscopio a fluorescenza, ed
essendo una prova soggettiva richiede la presenza di due laboratoristi per valutare
il valore soglia di 10-40 UI/ml.
4. Agglutinazione diretta.
5. Elisa: serve a svelare le IgG e le IgM.
37 6. Test di Remington: consiste in un’analisi del sangue del feto prelevato tramite
ecoguida e serve a titolare le IgM, questo perchè potremmo avere una madre
infetta, ma un feto non infetto.
7. Ricerca degli Ag metabolici: cioè prodotti di scarto e residui del parassita.
8. PCR.
Tuttavia nel siero di gatti normali si possono rilevare anticorpi specifici per il T. gondii
(immunoglobuline IgM, IgG, IgA), antigeni e complessi immunitari. Tra i diversi esami
sierici si correlano meglio con la toxoplasmosi clinica le IgM, dal momento che questa
classe anticprpale raramente si osserva nel siero di gatti sani.
Il metodo più accurato per diagnosticare una toxoplasmosi oculare o neurologica si basa
sulla combinazione del rilevamento di anticorpi specifici verso il T. gondii nell'umore
acqueo o nel liquor e del riscontro di acido desossiribonucleico (DNA) del coccidio
mediante la PCR (Diagnostic Laboratory, College of Veterinary Medicine and Biomedicai
Science, Colorado State Unioversity, Fort Collins, CO, 80523). Le IgA e le IgG specifiche
per il T. gondii e il DNA del parassita si possono rilevare nell'umore acqueo e nel liquor di
gatti normali, ma anche di quelli con malattia clinicamente manifesta; tuttavia le IgM
specifiche per la T. gondii sono state identificate solo nell'umore acqueo e nel liquor di
questi ultimi e potrebbero perciò essere il migliore indicatore della malattia clinicamente
manifesta. Il DNA del T. gondii si può rilevare anche nel sangue di gatti sani e pertanto i
risultati positivi della PCR non sono correlati con la malattia clinicamente manifesta.
Profilassi
Pulire giornaliermente la lettiera del gatto per evitare la sporulazione delle oocisti;
Alimentare il gatto con carni ben cotte; Lavare le mani dopo aver maneggiato carne
cruda; Lavare accuratamente ortaggi, frutta e verdura;
Terapia
clindamicina idrocloruro alla posologia di 10-12 mg/kg pò ogni 12 ore per 4 settimane,
oppure un'associazione tri-metoprim-sulfonamide (15 mg/kg pò ogni 12 ore) per 4
settimane.
I sintomi non riferibili al CNS o all'occhio di solito si risolvono entro i primi 2 o 3 giorni
di assunzione di clindamicina o trimetoprim-sulfonamide; la toxoplasmosi oculare o
neurologica risponde invece più lentamente alla terapia. Se dopo 3 giorni di trattamento la
febbre o l'iperestesia muscolare non si abbattono si devono prendere in considerazione
altre cause.
Altro farmaco utilizzabile è la Spiramicina alla dose di 50mg/kg die (perché passa la
barriera placentare).
Immunizzazione
Non esiste vaccino valido, ciò nonostante sono impiegati:
• Ceppi avirulenti utilizzati in Nuova Zelanda;
• Tachizoiti irradiati ed inattivati;
• Ag purificati P30 (è un antigene di membrana molto precoce);
• Ag eterologo contro Hammondia Hammondi che essendo simile al toxoplasma
conferisce immunità anche contro quest’ultimo;
• Subunità di un fattore penetrante;
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