Medicina Veterinaria Malattie Infettive Del Gatto INDICE Malattia da graffio del gatto 1 Rinotracheite virale del gatto 5 Feline calicivirus 8 Panleucopenia felina 10 Anemia infettiva felina 12 Retrovirus felini 15 • Immunodeficienza felina • Leucemia virale felina Toxoplasmosi 17 23 34 MALATTIA DA GRAFFIO DEL GATTO (CAT SCRATCH DISEASE, CSD) La malattia da graffio del gatto (sinonimo = Cat Scratch Disease, CSD) è una zoonosi emergente e ubiquitaria. La malattia è nota nell’uomo dal 1931. Eziologia L’agente eziologico nel corso degli anni era stato sospettato essere dapprima un virus, poi una Clamidia, poi un batterio, ma solo dopo gli anni ’90 Bartonella henselae è stata definitivamente identificata quale agente eziologico della malattia. Più recentemente un’altra Bartonella, Bartonella clarridgeiae, è stata pure segnalata quale responsabile di casi di CSD nell’uomo. Bartonella henselae è un piccolo bastoncino, pleomorfo, Gram-negativo, aerobio, con scarse affinità tintoriali. Caratteristiche di crescita particolari. Dal punto di vista tassonomico è incluso nel genere Bartonella, all’interno del sottogruppo alfa 2 della classe Proteobacteria e presenta forti affinità con i generi Rhizobium e Brucella. Con Brucella condivide al 95% il genoma. Si conoscono due tipi di Bartonella henselae, tipo I e tipo II, identificabili con tecniche molecolari. Gatto: Serbatoio naturale dell'infezione. Nel gatto l’infezione decorre abitualmente in forma pressoché asintomatica batteriemie prolungate (di parecchi mesi o anni) e ricorrenti anche in presenza di una risposta immunitaria rilevabile. Un ruolo centrale della diffusione dell’infezione tra i gatti è svolto dalla pulce (Ctenocephalides felis), anche se, recentemente, è stato dimostrato che zecche quali Ixodes pacificus ed Ixodes ricinus possono albergare il microrganismo e quindi essere potenzialmente in grado di trasmetterlo all’ospite, uomo compreso, attraverso il pasto di sangue La trasmissione dell’infezione dal gatto all’uomo avviene solitamente attraverso il graffio o il morso ed è legata alla presenza del batterio sugli artigli e/o nel cavo orale. Bartonella henselae può contaminare gli artigli del gatto mediante il loro contatto con feci di pulci infette presenti sulla cute (nelle quali il batterio si mantiene vitale fino a 9 giorni). Bartonella henselae, inoltre, può contaminare direttamente la cavità orale, sia attraverso sanguinamenti conseguenti a patologie gengivali e/o dentali, sia indirettamente mediante il leccamento della cute contaminata o degli artigli. L’infezione interessa soprattutto il gatto e l’uomo, anche se Bartonelle sono state isolate da cani, conigli, roditori e ruminanti. In particolare nel cane, sia B.henselae che B. clarridgeiae determinano lo sviluppo di forme cliniche e quadri anatomo-patologici del tutto simili a quelli osservati nell’uomo (peliosi epatica, endocarditi, ecc.) mostrandosi pertanto più ospite finale e accidentale piuttosto che di mantenimento per il batterio. 1 Il gatto, come più sopra accennato, non manifesta sintomi specifici di malattia, anche se alcuni Autori hanno potuto rilevare episodi di linfoadenite associata a un transitorio rialzo febbrile. Dalla letteratura emerge che il rischio di infezione per ii gatti di strada è circa doppio rispetto a quelli di proprietà. Studi condotti in vari paesi hanno indicato che la prevalenza di gatti infetti da B. henselae può risultare talora molto elevata; tra i gatti di strada si possono raggiungere, nell’ambito delle singole colonie, prevalenze anche maggiori del 50% di soggetti batteriemici In Italia, una ricerca condotta su circa 800 gatti di strada (Fabbi et. al., 2004, J.Clin.Microbiol.), ha rivelato in differenti aree del Nord Italia un 18% globale di soggetti batteriemici (emocoltura = gold standard), con punte di prevalenza fino al 48% di animali batteriemici nella singola colonia. Il 38% dei gatti testati possedeva invece anticorpi verso B. henselae. Gli animali positivi contemporaneamente all’emocoltura e alla sierologia erano il 12,2%. Valori di prevalenza nettamente inferiori sono stati osservati dagli stessi Autori in gatti padronali. L’incidenza della malattia nella popolazione umana è poco nota, ad eccezione dei circa 22.000 casi segnalati ogni anno negli USA, 2000 dei quali richiedono l’ospedalizzazione. I dati di prevalenza della malattia nell’uomo in Italia sono molto frammentari e spesso legati a segnalazioni di carattere personale (contatti con medici, ospedali, poliambulatori, ecc) o alla segnalazione della zoonosi da parte di strutture ospedaliere (quelle che eseguono la diagnosi) al servizio veterinario competente. Trasmissione La trasmissione dell’infezione dal gatto all’uomo avviene solitamente attraverso il graffio o il morso ed è legata alla presenza del batterio sugli artigli e/o nel cavo orale. 2 La malattia nell’uomo La forma clinica più frequente di CSD, che sembra privilegiare i soggetti giovani (bambini- ragazzi), è caratterizzata da una linfoadenopatia superficiale localizzata in sede ascellare o nella regione che drena una lesione cutanea provocata dal graffio del gatto. Il periodo di incubazione è di 3-21 giorni con una media di 12 giorni. Nei 2/3 dei casi è documentabile una lesione primaria da inoculo rappresentata da una macula, papula o vescicola di 3-5 mm di diametro, dolente, che può evolvere in una pustola o escara con tendenza alla guarigione spontanea in pochi giorni o settimane. Nel 6% dei casi la lesione primaria è congiuntivale. Dopo 2-4 settimane si assiste alla comparsa di linfoadenopatia loco-regionale, dolente, mobile. Le stazioni più coinvolte sono in ordine di frequenza ascellari, laterocervicali, sottomandibolari, inguinali, femorali, preauricolari, sopraclavicolari ed epitrocleari. Nel 40% dei casi circa si assiste all’interessamento di più stazioni contemporaneamente. 3 La linfoadenopatia regredisce spontaneamente entro 2-6 mesi. Nel 15-20 % dei casi i linfonodi vanno incontro a suppurazione e fistolizzazione cutanea. Tale quadro si accompagna talvolta a febbricola, rash fugace, eritemato-papuloso o eritemato-nodoso, astenia, anoressia, malessere, cefalea, faringodinia, artralgie. Gli esami di laboratorio evidenziano leucocitosi neutrofila e talvolta eosinofilia, aumento della VES e delle globuline sieriche. Non sono tuttavia infrequenti (circa il 5-14% di tutte le CSD) forme sistemiche complicate a carattere granulomatoso, soprattutto a carico dei parenchimi (fegato, milza, linfonodi del mediastino, ecc), che possono assumere particolare gravità nei pazienti immunocompromessi (pazienti HIV-positivi, pazienti sottoposti a trapianto di organo solido o a terapie anti-neoplastiche, ecc.). Bartonella henselae può essere altresì responsabile di altre forme cliniche nell’uomo, quali angiomatosi bacillare, peliosi epatica, batteriemie, endocarditi, neuroretiniti, sindromi oculo-glandolari di Parinaud e meningiti asettiche, che pure possono assumere carattere di estrema gravità in particolari condizioni di deficit immunitario. Paziente Immunocompetente: nelle forme asintomatiche e lievi di CSD non è indispensabile ricorrere alla terapia antibiotica (che non è peraltro in grado di modificare l’andamento della malattia). Paziente Immunodepresso: è ncessario il trattamento antibiotico. Possono inoltre essere impiegati antiinfiammatori, mentre sono da evitare gli steroidi che possono favorire la fistolizzazione. Terapia: associazione rifampicina e doxiciclina eritromicina Diagnosi Diagnosi nell’uomo: sospetto clinico, test sierologico (immunofluorescenza indiretta). La messa in evidenza del microrganismo nei pazienti con CSD con metodi tradizionali (coltura) è spesso problematica per la presenza di pochi microrganismi o addirittura per la loro assenza nei linfonodi al momento del prelievo del campione (biopsia, pus). Possibili trattamenti antibiotici empirici che possono favorire la negatività delle indagini colturali. Emocultura solo nel paziente immunodepresso Diagnosi nel gatto: Test sierologico abbinato all'emocoltura. l'emocoltura rappresenta il gold-standard strettamente correlato alle alte cariche batteriche repertate nel sangue degli animali infetti (> di 1000 e fino a 30.000 ufc/ml di sangue), La metodica in PCR è sempre più frequentemente indicata quale metodica di riferimento per confermare la diagnosi diretta di CSD da biopsie tissutali (solitamente linfonodi), in quanto in grado di rilevare frammenti del DNA batterico di microrganismi non vitali e/o presenti in quantità molto piccole, oltre a essere utilizzata per tipizzare i diversi tipi di Bartonella. 4 RINOTRACHEITE VIRALE DEL GATTO FELID HERPESVIRUS (FeHV-1) La Rinotracheite felina è una malattia virale che colpisce le vie respiratorie del gatto. La Rinotracheite felina è una malattia infettiva causata da un Herpesvirus che resiste molto a lungo nell’ambiente. L’infezione colpisce le prime vie respiratorie del gatto e la trasmissione avviene per contatto con secrezioni di individui portatori del virus, attivo o silente. Se colpisce un gatto adulto la Rinotracheite felina può risolversi nel giro di 10 giorni circa; nei gattini può avere esito letale. Definizione Malattia infettiva, acuta, contagiosa, caratterizzata dalla comparsa di sintomatologia grave a carico delle prime vie respiratorie (scolo nasale, congiuntivite, tosse, sbuffi). Può degenerare in forme generalizzate cui conseguono polmoniti, aborto, ulcerazioni della mucosa buccale e della cute È una patologia diffusa su scala mondiale ritenuta la più importante causa di patologia respiratoria nel gatto. Eziologia Felid Herpesvirus 1 (FeHV-1) appartiene alla sottofamiglia delle Alphaerpesvirinae. Presenta numerose analogie con il virus varicella-zooster dell’uomo. È labile nell’ambiente esterno e viene rapidamente inattivato a 56°C. È sensibile al fenolo ed al betapropriolattone. La malattia naturale è nota esclusivamente nel gatto domestico. FeHV-1 replica in vitro solo su cellule derivate dal gatto sotto forma di colture primarie (testicolo, polmone, rene), cloni (timo, lingua), o linee continue (neurofibrosarcome, rene). Epidemiologia FeHV-1 è largamente diffuso nelle zone temperate e determina endemie persistenti nelle colonie di gatti. La malattia non risulta stagionale. Colpisce soggetti di ogni età, razza e sesso. Focolai di malattia si osservano periodicamente nelle collettività in coincidenza con il movimento degli animali e anche per la riattivazione di infezioni allo stato latente. L’ampiezza del focolaio e la gravità della sintomatologia nei singoli animali dipendono dall’immunità di popolazione ed individuale. Un particolare meccanismo di conservazione del virus in natura è costituito dalla possibilità che la femmina infetta, anche in assenza di sintomi, trasmetta l’infezione ai neonati che non presentano segni di malattia in quanto protetti dall’immunità materna. Essi tuttavia vanno comunque incontro ad uno stato d’infezione che evolve nella latenza. Lo stesso può verificarsi anche nel caso di soggetti sottoposti a profilassi immunizzante. 5 Patogenesi La penetrazione del virus si verifica per via inalatoria oppure attraverso le mucose del cavo orale o congiuntivale La replicazione del virus si realizza soprattutto a livello delle mucose nasofaringea e tonsillare e coinvolge solitamente anche la congiuntiva, i linfonodi della testa e la porzione craniale della trachea. La viremia si osserva solo raramente. La mancata segnalazione di reisolamento del virus da feti abortiti fa supporre che l’aborto sia conseguente alla sintomatologia generale e non ad una diretta invasione del feto. All’infezione primaria segue la latenza i cui siti possibili sono rappresentati dalla mucosa dei turbinati o dell’orofaringe, nonché dal bulbo olfattorio. Ciò esclude la possibilità di localizzazione al ganglio trigemino anche se questa non risulta sperimentalmente provata. Sintomatologia Il periodo di incubazione varia da 2 a 6 giorni. La malattia si manifesta con: depressione del sensorio, sbuffi, febbre e scolo oculonasale di aspetto limpido. L’appetito è conservato. Successivamente la secrezione nasale diviene mucopurulenta e possono presentarsi congiuntivite, scialorrea, dispnea e tosse. A carico dell’occhio si osserva più spesso congiuntivite, ma può manifestarsi cheratite a carattere ulcerativo. Nei casi più gravi è presente opacità corneale. I sintomi respiratori possono essere seguiti da una fase di generalizzazione la cui maggiore conseguenza riguarda l’aborto e le manifestazioni neurologiche. Se non avvengono complicanze o fatti di cronicizzazione i sintomi si esauriscono in 2 - 3 settimane. La mortalità risulta elevata nei cuccioli o nei soggetti sottoposti a fattori stressanti. Diagnosi Diagnosi clinica: • Indagine anamnestica • Insorgenza autoctona della malattia • Alterazioni alle prime vie respiratorie. Diagnosi sperimentale: • Isolamento del virus da muco nasale della fase iniziale • Identificazione Sierologia ? • Leucocitosi neutrofila con comparsa di elementi immaturi nel sangue periferico 6 Lesioni Congestione ed essudazione sierosa della mucosa delle prime vie respiratorie, a cui segue necrosi ed essudazione purulenta. Presenza di essudato fibrinoso contenente tracce di sangue a livello tracheale. Aumento di volume delle tonsille che possono presentare emorragie e lesioni necrotiche puntiformi. Epatizzazione polmonare a livello dei lobi apicali e cardiaco. Elementi diagnostici La presenza di sintomi a carico delle prime vie respiratorie autorizza il sospetto di rinotracheite virale. La conferma diagnostica deriva dall’esecuzione di esami di laboratorio. Deve comunque essere fatta una diagnosi differenziale con Calicivirus, Reovirus e Chlamydia. L’esame di laboratorio maggiormente impiegato è costituito dall’isolamento del virus a partire dal muco nasale prelevato nelle prime fasi di malattia. Profilassi Sanitaria I soggetti guariti, in quanto portatori latenti, devono essere considerati possibili escretori di virus. Individuazione delle situazioni di rischio (pensioni per animali, cliniche veterinarie, ecc.) Negli allevamenti di gatti, precoce separazione dei cuccioli dagli adulti per impedire l’infezione dei primi ad opera dei portatori latenti. Riduzione degli eventi stressanti. Profilassi Immunizzante Vaccini con virus attenuato. Vaccini con virus inattivato. L’immunità conferita dai vaccini risulta di breve durata, per cui gli interventi vaccinali devono essere sufficientemente ravvicinati tra loro. Interferenza dell’immunità passiva colostrale con la vaccinazione La vaccinazione non è sempre in grado di prevenire le infezioni asintomatiche e la conseguente fase di latenza per cui si può avere escrezione di virus a piena virulenza anche da parte di soggetti vaccinati. La vaccinazione di individui con infezione latente può determinarne la riattivazione Terapia Mantenere puliti gli occhi e cercare di aprire gli occhi “incollati”. Sol. detergenti (Irysan, Acqua borica, Sol. per uso umano) Pomate oftalmiche antibiotiche: es. Ophtalmyvet (Bacitracina+Neomicina+Polimixina B), oppure pomate con Cloranfenicolo (Colbiocin), ecc. Antibiotici: Amoxicillina:(es. Amoxicat, Clamoxyl) 22mg/kg ogni 12 ore Amoxicillina+clavulanico: (es. Synulox) 12,5mg/kg ogni 12 ore Enrofloxacin: (es. Baytril) 5 mg/kg ogni 24 ore Cefalosporine: (es. Cefa cure, Rilexine, Cefacat ) 10-30 mg/kg ogni 12 ore NO CORTISONE: aumento possibilità di ulcere corneali !!! 7 FELINE CALICIVIRUS (FCV) RNA singolo filamento, Privo di envelope Presenza di depressioni a forma di calice sulla superficie del virione Inattivato rapidamente dalla candeggina (1:32 in acqua) con l'aggiunta di un detergente Si conoscono diversi ceppi che differiscono molto poco tra loro (considerato sierotipo unico) Colpisce gatti tra 1 e 12 mesi di età L'infezione è favorita dalla presenza di alta densità di popolazione L'infezione avviene per contatto tra animali sani e gatti infetti o portatori Escrezione via orofaringea, occasionalmente attraverso le feci Alla guarigione clinica segue uno stato di portatore che può durare a lungo (anche anni), che termina con la guarigione eziologica. Il virus persiste nelle tonsille e da lì viene eliminato in modo pressochè continuo senza sintomatologia Patogenesi Infezione mediante inalazione o ingestione di aerosol infetti Il virus invade la congiuntiva, la mucosa orale, l'epitelio linguale e in fine il tratto respiratorio Le ulcere orali sono la caratteristica delle infezioni da FCV, iniziano come vescicole, che poi si rompono con necrosi dell'epitelio sovrastante. Cicatrizzazione in 2 -3 settimane Ceppi virulenti possono causare polmonite Sintomatologia Ampia gamma di segni clinici a causa del diverso tropismo e della diversa virulenza La maggior parte determina: • Piressia • Ulcerazione orale • Segni respiratori • Congiuntivite Talvolta l'ulcerazione orale è l'unico sintomo presente. La sede tipica dell'ulcera è la lingua anche se può presentarsi anche in altri siti della bocca Le ulcere buccali sono accompagnate da ipersalivazione che però non arriva alla scialorrea La rinite e la congiuntivite sono più lievi rispetto a quella da FeHV-1 Alcuni ceppi causano zoppia e piressia. La zoppia è di natura erratica e non è associata a sintomi respiratori La zoppia compare talvolta anche dopo una vaccinazione 8 Diagnosi Diagnosi di sospetto: Prevalenza sintomoatologia Ulcerativa Scarsi sintomi respiratori Eventuale zoppia La diagnosi di certezza è solo “di laboratorio” Terapia Terapia di Supporto (inclusa Fluidoterapia) e buona assistenza sanitaria. I gatti Anoressici devono essere invogliati a mangiare con alimenti appetibili e facili da ingerire. L'uso di mucolitici (eg, bromhexine) o la nebulizzazione di soluzioni saline può essere d'aiuto Antibiotici ad ampio spettro per prevenire infezioni batteriche secondarie Vaccinazione Virus vivo attenuato della Calicivirosi Felina (ceppo F9) Due iniezioni a 6-9 e 12 settimane di età seguite da richiamo annuale Nelle situazioni di rischio si raccomanda una dose supplementare a 16 settimane. La vaccinazione attenua i sintomi della malattia ma non impedisce l'infezione degli animali e lo stabilirsi dello stato di portatore 9 PANLEUCOPENIA FELINA Descritta sin dagli anni ’30, la Panleucopenia Felina è una malattia infettiva del gatto, sostenuta da Parvovirus. Presenta alta contagiosità ed elevata letalità nei giovani ed è caratterizzata da un’intensa leucopenia (riduzione del numero di globuli bianche circolanti), accompagnata da forti enteriti. Eziologia I Parvovirus, così chiamati per le loro piccolissime dimensioni, presentano una stretta omologia con i virus responsabili dell’enterite del visone e della parvovirosi del cane: la loro omologia genetica raggiunge il 98%. Tuttavia, il progenitore dei diversi stipiti viene riconosciuto nel virus del gatto, dal quale, in seguito a modificazioni genetiche, si sono avuti più ceppi, ognuno adattato ad una specie diversa: prima al visone e dopo anche al cane. I parvovirus sono virus molto resistenti, tanto da resistere per 1 ora a 60°C e fino a 6 mesi nelle feci a temperatura ambiente. Il loro spettro “in vivo” è rappresentato principalmente dal gatto e dai felidi selvatici (leopardo, tigre, pantera e leone); sperimentalmente, però, può infettare anche il visone ed il furetto neonato. “In vitro”, invece, questo virus cresce bene su cellule di origine felina, di visone, di furetto e di rene di gatto, dando un effetto citopatico con formazione di corpi inclusi. Patogenesi L’infezione si contrae per via oro-nasale. La replicazione del virus avviene nel sangue (fase di viremia), nell’oro-faringe, nelle cellule staminali del midollo osseo, nei villi intestinali (con successiva propagazione nella mucosa dell’intestino tenue, soprattutto in digiuno ed ileo) e, essendo soprattutto virus linfotropi, anche in altri organi linfoidi. Inoltre, l’infezione si può riscontrare anche a livello del fegato, del pancreas e del rene, in cui permane anche dopo la guarigione. Durante la fase di viremia, in caso di gravidanza, si può avere anche il passaggio al feto con replicazione nelle cellule del Purkinje del cervelletto e della retina. Ciò può avere differenti conseguenze: riassorbimento embrionale, mummificazione fetale, aborto, natimortalità, mortalità neonatale, nascita di gattini già infetti o con difetti congeniti, cui seguirà la morte. Epidemiologia La fonte più importante di contagio è rappresentata dalle feci di animali infetti in forma acuta, poiché il virus è molto resistente al calore, e dalle urine di animali infettati anche tempo addietro, in quanto l’escrezione del virus con le urine continua per lungo tempo. Si può avere l’escrezione del virus anche da parte di gatti che non presentano sintomi (soggetti con forme asintomatiche, soggetti convalescenti o gattini infettatisi in utero). Un’ulteriore possibilità di contagio sarebbe forse rappresentata dalla trasmissione dell’infezione tramite vettori passivi, cioè attraverso pulci a loro volta infettatesi da gatti viremici. 10 Aspetti anatomo-clinici (box) •Forma Gastro-Enterica: acuta nei giovani, può essere subclinica o paucisintomatica negli adulti, perché l’età dell’animale infetto è inversamente proporzionale alla gravità della malattia. I primi sintomi compaiono dopo 4-6 gg e sono rappresentati da febbre, anoressia, vomito, diarrea emorragica, dolori addominali, sfaldamento dell’epitelio intestinale, disidratazione, squilibri elettrolitici e marcata leucopenia, conseguenza dell’attività litica avvenuta nei linfonodi e nel midollo osseo. E’ importante sottolineare che più la leucopenia è marcata e minori sono le possibilità di salvare l’animale. Le lesioni più frequenti sono le seguenti: splenomegalia (ingrossamento patologico della milza), congestione di digiuno ed ileo, liquefazione del midollo osseo, iperplasia, edema ed emorragie dei linfonodi (soprattutto addominali). • Forma Nervosa: si può avere a seguito dell’infezione contratta dal gattino o in gravidanza o entro i primi 8 giorni dalla nascita. In questa fase, infatti, il virus va a replicarsi nello strato germinativo del cervelletto, provocando ipoplasia della corticale del cervelletto. Ciò provocherà atassia cerebellare, tremori e deambulazione barcollante, tutti sintomi che diverranno evidenti solo con la crescita del soggetto. Diagnosi di laboratorio (box) • Leucopenia: fino a 100 leucociti per millimetro cubo di sangue. Se grave, la prognosi sarà infausta. • Isolamento del Virus: su colture cellulari o mediante tecniche biomolecolari su tessuti infetti (per esempio, tramite l’Immunofluorescenza Diretta). • Sierologia: tramite tecniche di Sieroneutralizzazione ed Inibizione dell’Emoagglutinazione, con cui si può valutare, nel sangue del soggetto in esame, la presenza di anticorpi diretti contro il virus. Per la notevole diffusione del virus e la frequenza della vaccinazione, è consigliato un doppio prelievo di sangue, in modo da poter avere un risultato attendibile e non un falso positivo. Profilassi vaccinale Comunemente si usano sia vaccini attenuati, che inattivati. I primi sviluppano una risposta anticorpale rapida e sono utili nel caso di soggetti a rischio, ma non nel caso di femmine gravide o di gattini sotto le 3 settimane di età; i secondi, invece, essendo più sicuri, sono i più utilizzati, anche per evitare possibili incrementi di biotipi virali. La formula vaccinale, in genere, è la seguente: 2 interventi a distanza di 3 settimane a partire dalle 10 settimane di età, con richiami annuali almeno nei primi anni di vita del gattino. Si può intervenire spesso con le vaccinazioni proprio perché il vaccino è inattivato e dà una buona immunizzazione di base; in seguito, diminuirà il rischio con l’aumentare dell’età. 11 ANEMIA INFETTIVA FELINA Anemia infettiva felina (FIA) è il termine usato per descrivere una patologia dovuta ad un batterio chiamato Mycoplasma haemofelis (ex Haemobartonella felis) che vive sulla superficie dei globuli rossi causando un danno strutturale che comporta la loro distruzione. Quando è presente questo parassita lo stesso sistema immunitario del gatto può determinare la lisi dei globuli rossi, distruggendo le cellule su cui il parassita si fissa, nel tentativo di eliminarlo. I segni clinici sono riconducibili ad un quadro di anemia. I gatti infettati con la FIA possono rimanere portatori del parassita a vita. Eziologia Si tratta di un batterio gram negativo privo di capsula, parassita degli eritrociti. Il suo genoma contiene un assortimento limitato di geni codificanti per le proteine necessarie alle funzioni cellulari di base . Questo lo rende interamente dipende dal suo ospite per la fornitura di aminoacidi , colesterolo , vitamine e acidi grassi. Le condizioni complesse e specifiche del batterio richiede hanno reso impossibile la cultura in laboratorio Nuovi nomi e nuove specie di Haemobartonella Recentemente si è scoperto che esistono due tipi di haemobartonella che possono infettare il gatto. I nuovi nomi dati alle due specie sono Mycoplasma haemofelis e Candidatus Mycoplasma haemominutum. E’ importante conoscere le differenze tra le due specie perché hanno effetti differenti sul gatto in quanto Mycoplasma haemofelis spesso determina anemia, mentre Candidatus Mycoplasma haemominutum può non dare segni clinici. Epidemiologia Mycoplasma haemofelis è relativamente poco comune nei gatti del Regno Unito (UK) (secondo recenti studi è infettato l’1,4% dei gatti), mentre l’infezione da Candidatus Mycoplasma haemominutum colpisce circa il 17% dei gatti. I soggetti più colpiti sono gatti non di razza, maschi, di età avanzata, e una delle vie d’infezione più probabile è quella per contatto diretto nei combattimenti tra gatti. Anche l’infestazione da pulci può essere un veicolo d’infezione. Mycoplasma haemofelis può causare anemia nei gatti sani, Candidatus Mycoplasma haemominutum è invece un patogeno opportunista, che può determinare la malattia nei gatti stressati o affetti da altre patologie; si è visto infatti che i soggetti affetti da FeLV o FIV possono sviluppare anemia dovuta a Candidatus Mycoplasma haemominutum. Trasmissione della malattia Non è ancora del tutto noto come avvenga la trasmissione della malattia da gatto a gatto. I gattini possono contrarre la malattia dalla madre, quindi per trasmissione verticale. I combattimenti e l’infestazione da pulci hanno un ruolo nella trasmissione dell’infezione. Liquidi organici come la saliva e l’urina non sembrano essere particolarmente importanti nel passaggio della malattia; si è visto infatti che solo una piccola parte di gatti non infetti 12 che hanno vissuto per lungo tempo a stretto contatto con gatti infetti hanno contratto la FIA. Invece, il contatto con sangue infetto, tramite ingestione, per esempio a causa di morsicatura, o tramite trasfusione, determina la trasmissione della malattia. Patogenesi La cellula targhet del batterio è l’eritrocita. Il tempo che intercorre fra l’inoculazione e la parassitemia è solitamente di 6-17 giorni. I microorganismi si fissano alla superficie della membrana eritrocitaria ed inducono un danno strutturale, che abbrevia la vita dei globuli rossi. L’esposizione e l’alterazione degli antigeni associati alla membrana eritrocitaria determinano la produzione di autoanticorpi che rivestono gli eritrociti e possono dare inizio a un’emolisi. Globuli rossi parassitati spesso perdono la loro forma biconcava . Questo diminuisce la superficie , aumenta la fragilità osmotica, e la captazione e distruzione da parte della milza . L'infezione da M. haemofelis e la sua presenza sulle membrane dei globuli rossi è spesso associata alla positività dei test Coombs (test di laboratorio utilizzato per rilevare la presenza di anticorpi fissati alla superficie dei globuli rossi, in questo caso si parla di test di coombs diretto, oppure liberi nel siero, test di coombs indiretto, cioè molecole che possono reagire con particelle poste sulla superficie dei globuli rossi) dovuta alla produzione di IgG che legano i globuli rossi favorendone la distruzione . I globuli rossi parassitati vanno incontro a eritrofagocitosi extravascolare da parte dei macrofagi nella milza. Se non curata , ben un terzo dei gatti con infezione acuta M. haemofelis moriranno di una grave anemia . Nei gatti che reagiscono con un’adeguata risposta immunitaria il tempo di recupero dei normali valori dell’ematocrito è di un mese circa. Durante questo tempo di recupero , M. haemofelis è ancora rilevabile nel sangue circolante , ma in numero ridotto. I gatti che recuperano da infezioni acute possono rimanere infettati per tutta la vita. M. haemofelis è stato osservati anche nei vacuoli di fagocitosi dei macrofagi splenici e polmonari , suggerendo che queste cellule possono servire come serbatoi Segni e sintomi L’anemia infettiva felina, soprattutto quella sostenuta da Mycoplasma haemofelis, causa anemia che si può accompagnare a febbre nei primi stadi della malattia. I segni clinici includono stanchezza, depressione, riduzione del’appetito, e pallore delle mucose , talvolta associati a perdita di peso o manifestazioni respiratorie. Tali segni clinici sono comuni a molte altre patologie che causano anemia e non specifici della FIA. Altri segni clinici possono essere aumento di volume della milza e dei linfonodi. Le prime fasi di infezione sono asintomatiche. Alcuni gatti riescono a rimanere in questa fase per molto tempo, anche per tutta la vita. Sono per questo detti portatori sani. La maggior parte dei gatti però non rimane asintomatica e, presto o tardi, svilupperà la malattia. A volte è necessario un fattore stressante, come una malattia o un intervento chirurgico. L'emobartonellosi inizia con una fase acuta caratterizzata da una grave anemia che può anche portare a morte il gatto. Se l'animale non muore durante la fase acuta inizia la fase di guarigione nella quale i globuli rossi non vengono più alterati e Mycoplasma haemofelis si localizza nella milza, senza tuttavia venire eliminato del tutto. Fattori stressanti possono quindi causare un calo delle difese immunitarie del micio e una conseguente ricomparsa della fase acuta della malattia. 13 Diagnosi La diagnosi di FIA è abbastanza problematica; si basa sull’identificazione del parassita sulla superficie dei globuli rossi su strisci di campioni di sangue, opportunamente colorati. Tuttavia, nonostante il gatto sia infetto, non sempre il parassita è visibile perché la sua comparsa nel sangue è ciclica, non costante. Inoltre molti artefatti presenti nello striscio di sangue possono essere confusi con questi organismi. Attualmente per la diagnosi di FIA è possibile utilizzare la PCR (polimerase chain reaction), una tecnica molto sensibile che permette l’identificazione anche di piccole quantità di DNA appartenenti a particolari organismi come l’haemoplasma felino. La PCR è anche in grado di differenziare le due specie di haemoplasma felino che esistono, determinando se un gatto è infettato da una specie, dall’altra o da entrambe. L’anemia infettiva è di solito di tipo rigenerativo. Ciò significa che l’organismo del gatto è in grado di produrre nuovi globuli rossi, che sono visibili nel sangue circolante. Alcuni gatti non diventano comunque anemici in quanto portatori sani della malattia, oppure perché infetti con Candidatus M haemominutum, che non sempre determina la comparsa di segni clinici. Poiché la FIA ( soprattutto da Candidatus M haemominutum) può essere un’infezione opportunistica, i gatti che ne sono affetti dovrebbero essere sottoposti ad ulteriori analisi per mettere in evidenza patologie concomitanti, incluse la FIV e la FeLV, che possono esacerbare la stessa FIA. Terapia Per trattare la FIA si utilizzano farmaci antibiotici. Il farmaco di elezione è la doxiciclina, somministrata alla dose di 10 mg/Kg PO ogni 24 ore per tre-quattro settimane. Un altro farmaco che si può utilizzare è l’enrofloxacina alla dose di 10 mg/kg PO ogni 24 ore per periodi fino a 28 giorni. In associazione agli antibiotici si possono somministrare corticosteroidi, al fine di sopprimere la distruzione immunomediata dei globuli rossi alla dose di 1-4 mg/Kg/die per 1-2 settimane somministrato per tre-quattro settimane. Per verificare l’efficacia del trattamento può essere utilizzata la tecnica della PCR. Nei gatti in cui l’anemia è molto grave si può rendere necessaria una trasfusione. Allo stesso modo è importante fornire un trattamento di supporto, una corretta alimentazione e una reidratazione adeguata nel caso di animali disidratati. Portatori E’ stato dimostrato che, anche se gli antibiotici sono efficaci nel trattamento dell’anemia, non eliminano comunque la causa d’infezione, di conseguenza i gatti rimangono portatori sani per molto tempo. Questi pazienti appaiono sani, senza alcuna sintomatologia clinica, ma in caso di stress sono possibili delle ricadute. Prevenzione Dal momento che i metodi di trasmissione non sono del tutto chiari, è difficile stilare delle linee di prevenzione. E’ comunque opportuno prevenire le infestazioni da pulci, limitare le aggressioni tra gatti e non utilizzare gatti infetti come donatori di sangue per trasfusioni. 14 RETROVIRUS FELINI La famiglia delle Retroviridae comprende numerosi virus ampiamente diffusi nel mondo animale. Il prefisso retro (inverso) deriva dalla presenza di un enzima, la transcriptasi inversa (DNA-polimerasi RNA-dipendente), che costituisce il carattere essenziale dei retrovirus Particelle virali sferiche di 80-120 nm di diametro con: envelope peplomeri: proiezioni esterne di natura proteica, codificate dal gene env che rappresenta il sito di adsorbimento al recettore cellulare, costituiscono gli antigeni tipo-specifici che vengono riconosciuti dagli anticorpi neutralizzanti. Capside: strato di natura proteica, di forma variabile ed in posizione diversa, che racchiude un complesso nucleoproteico di simmetria elicoidale. Le proteine che formano il capside costituiscono gli antigeni gruppo-specifici e sono codificati dal gene gag. Il genoma costituito da 2 molecole identiche di RNA, unite in corrispondenza degli estremi '5 (cap) da un legame idrogeno, le due subunità formano un dimero speculare con le estremità '3 (tail) libere. L’RNA non è direttamente infettante, e non è stato ancora chiarito se entrambe le copie del genoma siano funzionali. Ciascuna molecola di RNA contiene almeno 4 geni essenziali per la replicazione: • gag (gene dell’antigene gruppo-specifico), responsabile della sintesi delle proteine interne del virione; • pol (polimerasi), codifica per la transcriptasi inversa; • env (envelope), codifica per le glicoproteine dell’envelope. L’ordine di questi geni è '5 gag, pool, env '3 15 Molti retrovirus contengonno un genee aggiuntivo o, non essenziale perr la replicaazione, minato v-onnc (oncogenne virale), responsabille dell’attituudine a proovocare, do opo un denom breve periodo di incubazionee, leucemie acute e tum mori solidi. v-onc codifica per p proteinee ad attività enzimatich he di tipo prroteino-chinnasica o cap paci di svolgeere altre fuunzioni, chee sarebberoo in grado di provocaare la sdiffferenziazion ne e la moltipplicazione della d cellulaa infetta Repllicazionee dei retrovirus L’ inngresso dell virus neella cellulaa avviene dopo interrazione deelle glicoprroteine dell’ennvelope conn il recettoree cellulare. Le moodalità di peenetrazione sono diverse a second do dei generri: nei lentivvirus l’envelope si fonde con la mem mbrana celllulare, in alltri generi si s ha endocitosi e fusioone dell’en nvelope con laa membranaa cellulare. Dopo l’adsorbimento e la peenetrazione,, il genoma viene liberaato nel citopplasma e fu unge da b , mediante l’intervento o della stamppo per la sintesi di unna molecolaa di DNA bicatenario, trascriiptasi inverssa. Il DNA A viene trassportato nell nucleo, doove si integrra nel DNA della cellulla ospite. Alcunni retroviruss possiedonoo un integraasi, che tagllia contempporaneamentte il DNA virale v e quelloo cellulare, operando o l’inserzione. La moolecola circcolare vienne aperta a livello di un sito alttamente speecifico, poiiché le estrem mità del virrus integratoo sono sem mpre le stessse; al conttrario, il sitto di integrrazione cellulaare è casualle. Una volta v che il i virus si è integratoo nel geno oma cellulaare, definitoo provirus, viene replicaato, ereditatto ed espressso come quualsiasi segm mento crom mosomico deella cellula ospite. o Dopo un certo periodo di laatenza, variiabile a seccondo dei virus, v inizia l’espressio one dei geni virali, v con laa trascrizionne dell’interra sequenzaa del proviruus. Quindi, per azione di una trascriiptasi cellullare, il provvirus funge da stampo o per la siintesi di divverse categorie di RNA. Le molecoole di RNA A con dimennsioni uguaali a quelle del proviruus costituiraanno il genom ma della proogenie Quanddo si sono accumulate a proteine sttrutturali in numero suufficiente, allcune moleccole di RNA e le proteinne interne deel virione si muovono verso v la mem mbrana celllulare. 16 I diversi componenti virus specifici vengono assemblati nel virione, che fuoriesce dalla cellula per gemmazione ( budding ) dalla membrana cellulare modificata per l’inserimento delle glicoproteine specifiche del virus. Immunodeficienza felina (FIV) Definizione Infezione persistente del gatto a carattere cronico-recidivante Si manifesta con : febbre, neutropenia, linfoadenopatia e, dopo un lungo periodo silente, con la comparsa di sintomi clinici tipici della sindrome da immunodeficienza acquisita fAIDS L’ importanza della malattia è legata sia al ruolo che essa riveste per la salute dei gatti sia al fatto che la FIV costituisce un potenziale modello per lo studio dell’ HIV Diffusione Il FIV è un virus ubiquitario. Negli USA la sieroprevalenza del FIV va dal 4% al 24% senza differenze regionali Nei Paesi con una grande popolazione di gatti randagi (Italia e Giappone) la sieroprevalenza si avvicina al 20 – 30% In Italia il 23% dei gatti randagi è FIV positivo L’infezione da FIV sembra essere attualmente influenzata dalle condizioni di vita degli animali. I soggetti più a rischio sono, infatti, i gatti randagi e quelli che vivono nei gattili. La sieroprevalenza è da due a tre volte più alta nei gatti maschi che nelle femmine. Sembra, inoltre, che l’infezione prevalga nei maschi interi rispetto ai castrati e che la sua incidenza sia massima tra i 5 e gli 8 anni di età. Eziologia La Sindrome dell’ Immunodeficienza Felina è una malattia virale il cui agente causale è rappresentato da un Retrovirus appartenente al genere LENTIVIRUS denominato FIV ( Feline Immunodeficiency Virus ) isolato per la prima volta nel 1986 da Pedersen ( USA ). 17 FIV è filogeneticamente correlato ai letivirus dei ruminanti, al virus dell’anemia infettiva equina, all’HIV ed al SIV. Se ne conoscono 5 sottotipi (A – E), in base alle differenze dei geni env e gag. • Sottotipo A: Europa e California. • Sottotipo B: Giappone e USA (California esclusa) • Sottotipo C: Canada. • Sottotipo D: Regioni meridionali del Giappone. • Sottotipo E: Brasile Virione di circa 100-125 nm Nella sua struttura morfologica è possibile riconoscere : • ENVELOPE • CORE • Ac. NUCLEICO • ENZIMI Envelope Struttura più esterna del virus. Costituito da un doppio strato lipidico, da una proteina interna ( p18 ), una glicoproteina transmembrana (gp41) e una di superficie (gp120) che costituiscono i PEPLOMERI responsabili dell’ adsorbimento del virus sui recettori cellulari Core e Acido Nucleico 18 Presenta forma conica ed è costituito da tre proteine distinte in base al loro peso molecolare in: p24 p25 p10 Il genoma virale è costituito da due identiche catene di RNA unite in corrispondenza delle estremità 5’ da un legame H e nelle quali è possibile identificare la tipica sequenza 5’LTR-gag-pol-env-LTR3’ comune a tutti i retrovirus. gag codifica per le proteine del CORE virale pol codifica per la trascriptasi inversa env codifica per le proteine dell’ ENVELOPE virale Enzimi Il corredo enzimatico di FIV è rappresentato da: • Trascriptasi inversa • ( DNA polimerasi-RNA dipendente ) • Integrasi • Fosfatasi • Proteasi Tutte ben “impacchettate” nel core virale. Replicazione • • • • • • • • Adsorbimento Penetrazione Liberazione del genoma virale in sede citoplasmatica Sintesi di DNA virale da RNA Migrazione di quest’ ultimo nel nucleo cellulare Integrazione nel DNA dell’ospite Sintesi di nuovo RNA virale che dopo migrazione nel citoplasma si compatta nel nuovo virione Lisi cellulare e liberazione Spettro d’ospite In vivo: Felini domestici, in cui FIV infetta macrofagi, cellule endoteliali, cellule B e linfociti T CD4+ e CD8+. In vitro: Linee cellulari continue come CrFK Trasmissione della Malattia La trasmissione per via orizzontale: Æ Morsi e graffi (il virus è presente nelle ghiandole salivari durante le fasi acute dell’infezione) Æ Via iatrogena La trasmissione per via venerea e quella per via verticale sembrano possibili, infatti sperimentalmente è stata osservata trasmissione della malattia dalla madre ai cuccioli sia in utero sia, dopo la nascita, mediante il latte I soggetti sieropositivi possono rimanere apparentemente sani per per mesi ed anni costituendo un costante serbatoio di eliminazione del virus. 19 Patogenesi Dopo la penetrazione di FIV nell’ organismo i massimi livelli di replicazione virale si osservano nei tessuti linfoidi nelle ghiandole salivari e nel timo, dove si assiste ad deplezione del pool di cellule-T. Successivamente il virus diffonde alle cellule mononucleate (linfociti, monociti e macrofagi) del sangue, per mezzo delle quali arriva al polmone, all’intestino e al rene. Integrazione di FIV come provirus nelle cellule bersaglio (linfociti T CD4+ e CD8+,macrofagi) replicazione → lisi cellulare con riduzione progressiva dei linfociti T caratterizzata dalla presenza di due fasi: • una brusca che compare dopo 8 settimane, • una più graduale con abbassamento sotto la media dopo circa 2 anni. La diminuzione lenta e progressiva si associa all’ inversione del rapporto CD4+/CD8+ a favore di questi ultimi. Irrimediabile alterazione del meccanismo di attivazione e regolazione del sistema immunitario che conduce allo stato di immunodeficienza! Durante la fase acuta dell’infezione si riscontrano alti livelli di FIV nei linfociti T CD4+ circolanti. Con il progredire dell’infezione e la messa in atto, da parte dell’ospite, di una risposta immune, i livelli della viremia si riducono. Generalmente durante questo periodo i gatti sono asintomatici. Il FIV infetta un ampio range di cellule in vivo ma non usa le molecole CD4 feline come recettore. Il blocco anticorpale delle molecole CD9 inibisce il rilascio del virus dalle cellule infettate ma non la penetrazione virale (CD9 non è la molecola recettoriale di FIV) Il recettore cellulare di FIV non è, per adesso, noto. Possibili candidati: • Recettore chemochina • Ingresso immunoglobulina mediato nelle cellule che sostengono il recettore Fc dell’immunoglobulina (macrofagi e cellule B) Infezione intracellulare attraverso la fusione di cellule infettate e non infettate Le alterazioni immunologiche precoci che si verificano durante un infezione da FIV comprendono: • Diminuzione del numero e delle percentuali relative di linfociti CD4+ a causa di diminuita produzione secondaria, • Lisi FIV indotta delle cellule linfocitarie, • Distruzione dei CD4+ da parte del sistema immunitario, • Apoptosi cellulare FIV indotta In presenza di infezione da FIV possono osservarsi: • Alterazione delle funzioni linfocitarie da ridotta espressione delle molecole del surface cellulare (CD4+ e MHC II) • Alterazione della produzione di citochine • Ipergammaglobulinemia da aumento di IgG (riflette una iperstimolazione policlonale delle cellule B Æ IgG non specifiche per FIV) 20 IN SINTESI Risposta Immune Dopo infezione da FIV si producono anticorpi contro molte proteine virali. Questi anticorpi possono essere individuati con prove in vitro a partire da 2 – 4 settimane PI, ma non si conosce il loro ruolo in vivo. Reperti Clinici L’ infezione evolve in 5 stadi clinici : ACUTO ASINTOMATICO LINFOADENOPATIA PERSISTENTE GEN. (LPG) COMPLESSO AIDS-CORRELATO (ARC) fAIDS Stadio acuto E’ caratterizzato da: FEBBRE NEUTROPENIA LINFOADENOPATIA Nei soggetti gravemente colpiti è possibile l’insorgenza di DIARREA e STATO DI MALESSERE. La maggior parte dei soggetti colpiti supera questa fase pur restando portatori ed eliminatori del virus. Stadio asintomatico E’ un periodo di durata variabile, clinicamente silente, durante il quale è possibile isolare il virus. In questo stadio si verificano le maggiori alterazioni immunologiche rappresentate da calo dei linf.TCD4+ circolanti, calo del rapporto CD4+/CD8+, calo dell’immunità cellulomediata ed umorale. 21 Stadio LPG Di solito precede il 4° stadio di mesi o anni. Se non sono in atto infezioni secondarie ed opportunistiche, i sintomi che lo caratterizzano sono aspecifici e rappresentati da febbre ricorrente, leucopenia , linfoadenopatia, anemia, depressione, anoressia, perdita di peso ed occasionali modificazioni comportamentali. Corrisponde allo stadio nel quale i gatti vengono portati a visita. Stadio ARC In questo stadio i gatti colpiti da FIV presentano quadri clinici isolati o concomitanti ascrivibili a copatogeni. Le infezioni secondarie sarebbero, generalmente,di natura batterica con localizzazioni variabili e sempre accompagnate da calo di peso. Le più comuni sono: Gengiviti e Stomatiti croniche,Bronchiti, Riniti e Congiuntiviti, Enteriti croniche, Infezioni cutanee, Otiti, Cistiti, Disturbi nervosi. Stadio fAIDS I soggetti che sopravvivono presentano il quadro clinico dell’ AIDS con calo di peso, anemia, leucopenia e infezioni multiple. Convulsioni, comportamento psicotico, contrazioni di labbra e lingua, movimenti di circolo sono le manifestazioni più eclatanti alle quali si associano nistagmo, tremori,paralisi flaccida degli arti. Altre correlazioni ci sono con Toxoplasma (uveite), FeLV e FeSV ( neoplasie ). Lesioni anatomo-patologiche Linfoadenopatia dei l.faringei,l.mediastinici e meseraici, placche di Peyer con iperplasia e displasia follicolare. Iperplasia o displasia del midollo osseo. Demielinizzazione del tratto dorsale del midollo spinale e alterazione della funzionalità. Tumori: linfosarcomi, carcinomi squamosi e neoplasie mieloidi del midollo osseo Diagnosi Individuale ( difficoltosa ) Collettiva ( solo sospetto ) Di laboratorio: • ISOLAMENTO dal midollo osseo, linfociti e macrofagi • ELISA per la ricerca della trascr.inversa o di Ag virali. • Ab MONOCLONALI • PCR per evidenziare il DNA del provirus • RICERCA DI Ab SPECIFICI nel siero I gatti nella fase acuta dell’infezione possono risultare negativi e devono essere ritestati dopo circa 6-8 settimane. Possono essere ritrovati anticorpi materni nei cuccioli: Ritestare i gattini a 6 mesi di età in modo da evidenziare la sieroconversione in assenza di anticorpi materni 22 Terapia Terapia di supporto reidratante e nutritiva + Antibiotici ad ampio spettro sono utili nelle fasi precoci dell’ infezione per contrastare le irruzioni secondarie ma il suo effetto va scemando con la progressiva caduta della reattività immunitaria. Corticosteroidi per controllare le complicazioni autoimmuni. Lattoferrina bovina ad uso topico: utile a contrastare le stomatiti Antibiotico-resistenti e a stimolare l’attività fagocitica dei neutrofili. Sono in sperimentazione i farmaci di blocco della trascriptasi inversa. La remissione dei sintomi ed i benefici apportati sono, comunque, solo transitori e la prognosi rimane infausta. In alcuni casi è consigliabile l’eutanasia. Sperimentalmente il trattamento con analoghi del nucleoside come l’azidotimidina (AZT) e la fosfonilmetossietiladenina (PMEA) ritarda l’insorgenza di una viremia individuabile e di alcuni cambiamenti immunologici. In gatti naturalmente infetti, trattati con AZT e PMEA sono stati osservati riduzione della stomatite e aumentati rapporti CD4+/CD8+. Come per l’HIV anche nelle infezioni da FIV, l’AZT migliora le condizioni generali del paziente, sopprime la replicazione virale ma l’infezione persiste. Prevenzione Isolamento: la mancata esposizione (es: gatti che vivono in casa) è la migliore prevenzione Sterilizzazione e castrazione: in questo modo si riduce l’interazione con altri gatti (lotte e accoppiamenti) e quindi il contatto con il virus L’immunodeficienza feline è fatale, ma può essere prevenuta al 100%! La latenza è prolungata, e l’eutanasia dei gatti senza sintomatologia clinica non è necessaria É Obbligatorio isolare i gatti sieropositivi. Leucemia virale felina (FeLV) Malattia infettiva ad eziologia virale responsabile di patologie neoplastiche e non neoplastiche genere Retrovirus virus della leucemia felina (FeLV) Descritto per la prima volta nel 1964 (Jarrett) in seguito all’osservazione di particelle virali che gemmavano dalla membrana di linfoblasti maligni di un gatto con linfoma virus NON CITOPATICO oggi è la principale causa di morte nei gatti, diffusione cosmopolita Eziologia Gruppo Retrovirus tipo C dei mammiferi 23 envelope fornito di due proteine: p15 (Ag minore) e gp70 (Ag maggiore, varia con il sottogruppo). Ag esterni, determinano la formazione di Ac sierici virus- neutralizzanti specifici capside: 4 proteine, p10, p12, p15 e p27 ⇒ Ag interni p27 → Ag di gruppo, comune a tutti gli stipiti di FeLV → nel plasma di gatti infetti e nel citoplasma delle cellule infette p70 → Ag dell’envelope → immunità attiva → responsabile dell’adsorbimento viruscellula e reazioni tipo-specifiche → stimola formazione di Ac neutralizzanti v. extracell. In realtà le infezioni del gatto sono sostenute da due virus: - Virus della leucemia felina (FeLV) - Virus del sarcoma felino (FeSV) possono coesistere nello stesso animale FeSV è un mutante defettivo di FeLV, deriva da processi di ricombinazione in cui un gene della cellula ospite viene incorporato nel provirus FeLV la progenie FeSV contiene il v-onc, ma non è in grado di replicare in assenza di FeLV che funge da helper Il meccanismo tramite cui FeLV causa malignità può avvenire mediante l’inserimento nel genoma vicino ad un oncogene cellulare, più comunemente il myc , che determina l’attivazione e l’iperespressione di quel gene Il citoplasma cellule infette → Ag di superficie cellulare FOCMA (Feline Oncovirus Cell Membran Associated) → presente sulla membrana delle cellule “maligne” → assente su tutte le altre cellule, anche infettate alti titoli Ac verso FOCMA → resistenza a leucemia e linfoma in presenza del complemento FOCMA permette la lisi delle cellule tumorali il virus modifica la struttura antigenica della membrana → produzione Ac contro Ag strutturali virali e contro Ag FOCMA sulle cellule trasformate 3 sottogruppi, A, B, C differisco per gli antigeni della glicoproteina gp70: sierotipo A → più frequente, responsabile del contagio in natura sierotipo B → associato all’infezione sostenuta dal sierotipo A sierotipo C → raro, deriva da mutazioni di ceppi del sierotipo A Immunita’ Risposta immunitaria: meccanismi umorali 24 cellulo-mediati sistema complemento Risposta umorale → risposta antivirale mediata da Ac neutralizzanti , contro gli antigeni dell’envelope → risposta antitumorale, mediata da Ac anti-FOCMA, contro le cellule neoplastiche modificate dal virus NON SONO AC NEUTRALIZZANTI MA INIBISCONO LA REPLICAZIONE DELLE CELL. MALIGNE E QUINDI LA PROGRESSIONE DELLA MALATTIA Caratteri del virus FeLV viene inattivato rapidamente nell’ambiente e dai comuni disinfettanti → 48-72h t.a. la saliva rimane infettante per 3-4h t.a. PER LA TRASMISSIONE È NECESSARIO IL CONTATTO DIRETTO Trasmissione via orizzontale: soggetti viremici → soggetti sani (stretto contatto) via verticale: madri infette → cuccioli FeLV viene eliminato in quantità elevate: saliva (1x 106/ml) urina secrezioni insetti ematofagi ? Orizzontale: via oronasale, ferite da morso diffusione del virus: - ambiente promiscuo (condivisione acqua/cibo, lettiere comuni, pulizie reciproche → grooming) - vagabondaggio, lotte tra maschi Verticale: femmine infette → trasmissione per via transplacentare o colostro problemi riproduttivi → riassorbimento fetale, aborto, morte in epoca neonatale fino al 20% dei gattini infettati per via verticale sopravvive alla fase neonatale → adulti infetti in modo permanente Patogenesi ingresso via oronasale o percutanea con replicazione nei tessuti linfoidi. Le cellule infettate (linf. B, macrofagi) diffondono il virus fino agli organi bersaglio: timo, milza, linfonodi, cripte intestinali - febbre, malessere generale, diarrea, leucopenia - linfoadenopatia molto imponente → confusa con linfoma 25 (non infetti): il 28% dei gatti esposti al virus non contrae l’infezione a causa di una resistenza intrinseca o di insufficiente esposizione (infezione persistente): il 30% dei gatti esposti sviluppa un’infezione progressiva con viremia persistente e comparsa della malattia (infezione transitoria): il 42% dei gatti esposti sviluppa un’infezione transitoria, controllata dal sist.imm. con il passare del tempo è più difficile la riattivazione di infezioni latenti i portatori asintomatici (eliminatori cronici) presentano alti titoli idi Ac anti-FOCMA 26 gattini → infezione di tipo “estensivo” - replicazione nei tessuti emopoietici e linfatici con grave immunodepressione, scadimento condizioni generali con morte rapida, disordini mieloproliferativi e mielosoppressivi Segni clinici immunodeficienza FeLV indotta → grave atrofia linfoide e soppressione del sistema immunitario (linf.T) con aumento sensibilità a tutti gli altri tipi di infezioni, croniche o ricorrenti: - virali → Coronavirus, herpesvirus - fungine → cryptococcus, aspergillus - batteriche/protozoarie → haemobartonella felis, toxoplasma, cryptosporidium L’immunodepressione si manifesta clinicamente con maggiore frequenza a carico di: cavo orale: gengiviti, periodontiti, stomatiti app.respiratorio: riniti, sinusiti, polmoniti, piotorace app.digerente: enteriti da Salmonella, diarrea cute: piodermiti, ascessi, fistole app. genitale: natimortalità, aborto, infertilità, cuccioli scarsamente vitali da madri infette Disordini immunomediati associati alla FeLV: glomerulonefrite da ic poliartrite cronica progressiva anemia emolitica autoimmune trombocitopenia disordini ulcerativi mucocutanei i primi segni compaiono nell’arco di alcuni mesi o anni dall’infezione con effetti oncogeni, citopatici, immunosoppressivi forme associate alla malattia: AFFEZIONI NON NEOPLASTICHE AFFEZIONI NEOPLASTICHE 27 AFFEZIONI NON NEOPLASTICHE anemia FeLV correlata: può essere l’unica manifestazione primaria di FeLV frequente l’aplasia eritrocitaria: grave forma non rigenerativa, deplezione, arresto maturazione dei precursori eritroidi → aumento livelli sierici di eritropoietina l’anemia non è dovuta a carenza di eritropoietina ma consegue a: - malattie croniche - infiltrazione del midollo osseo in seguito a linfoma, leucemia o micosi sistemiche - mielosi eritremica segni clinici: sopore, soffio anemico, splenomegalia, emorragie retiniche, pica disordini dei neutrofili FeLV correlati: → leucociti neutrofili e precursori mieloidi infetti → neutropenia transitoria, persistente, ciclica →“sindrome simil- panleucopenica” → simula una infezione felina da Parvovirus, con grave leucopenia ed enterite AFFEZIONI NEOPLASTICHE i gatti colpiti da FeLV presentano un rischio 62 volte maggiore di sviluppare un linfoma rispetto a gatti non infetti il virus non contiene oncogeni, l’evoluzione in senso maligno non è conseguenza diretta dell’infezione Linfoma: → replicazione virale, gemmazione e reinserimento nel genoma delle nuove cellule con mutazione di pezzi virali del DNA virale e dell’ospite, queste variazioni alterano i meccanismi di controllo del ciclo cellulare con comparsa di cloni a rapida moltiplicazione Lla patologia neoplastica da FeLV coinvolge sia il settore midollare sia quello linfatico tutte le linee cellulari ematopoietiche sono suscettibili di trasformazione da parte di FeLV I processi mieloproliferativi rappresentano circa il 5-10% delle forme leucosiche del gatto e si estrinsecano in: anemia non rigenerativa febbre sindromi emorragiche subittero l’infezione può anche esordire con alterazioni ematologiche: leucemia vera o primitiva linfoblastica → massiccio aumento cellule linfoidi circolanti → ed elevata rappresentanza di elementi immaturi Segni clinici legati a leucemia acuta: - anemia (letargia) - granulocitopenia (sepsi) - trombocitopenia (emorragia) Nei gatti affetti da FeLV frequente è il riscontro di leucosi linfatiche classificate in: • forme monocentriche • forme multicentriche 28 Forme monocentriche linfoma alimentare più frequente in soggetti di età > 8 a. - aumento di volume linfonodi mesenterici - infiltrazioni diffuse parete intestinale, diarrea e dimagrimento - masse nodulari → ostruzione - epatomegalia diffusa o masse tumorali parenchima → ittero, dimagrimento, vomito splenomegalia diffusa linfoma mediastinico più frequente in gatti giovani > 2-3 a. - massa mediastino craniale → linfoma del timo o dei linfonodi mediastinici - versamento pleurico, dispnea - compressione trachea (dispnea, tosse) - compressione esofago (disfagia,rigurgito) - coinvolgimento del simpatico (Sindrome di Horner) Forme multicentriche meno frequenti, gatti di media età, 5-6 a. caratterizzate da interessamento generalizzato linfonodi esplorabili e non (2-3 cm Ø). I segni clinici sono molteplici: • • • adenopatia sintomatologia aspecifica di malessere → anoressia e dimagrimento segni di organi secondariamente compromessi: reni → insufficienza, uremia, occhio → masse retrobulbari, anisocoriasi, emorragie, sistema nervoso → convulsioni, atassia, cecità, alterazioni comportamentali, paresi, paralisi, cute → noduli cutanei multipli adesi, non dolenti Diagnosi 29 esame clinico esame anatomopatologico esami di laboratorio (ematochimici, ematocitologici) diagnostica per immagini puntati midollari o linfonodali esami istologici, biopsia di organi infiltrati Diagnosi di laboratorio Virologica: isolamento dal sangue → viremia in atto evidenziazione virus o Ag virali in cellule, liquidi, materiale patologico Sierologica: dimostrazione Ac specifici → Ac neutralizzanti, anti gp70 o per gli Ag espressi dalle cellule in fase di cancerizzazione (FOCMA) Test e.l.i.s.a.: P27 è un test rapido che prova la presenza del v. nel sangue, saliva, materiale patologico (“prova del corredo”) Il reagente a contatto con il sangue in esame viene trasferito nell’apparecchio Interpretazione dei risultati: test E.L.I.S.A. negativo: • • • gatti mai esposti al virus virus in incubazione gatti infettati che hanno sviluppato la malattia ma non hanno il virus in circolo al momento della prova i test E.L.I.S.A. positivi → conferma con IFI 30 P.C.R. rileva il DNA provirale • sequenza virale integrata nel genoma dell’ospite • non indica necessariamente che il gatto sia infetto o che stia disseminando il virus • il provirus si trova sia in soggetti con infezioni transitorie e latenti, sia in gatti sani che vivono con FeLV positivi utile quando gli altri esami danno risultati discordanti Terapia Mancano studi clinici che comparino i nuovi trattamenti con quelli standard o con il placebo immunomodulatori : ripristino funzionalità immunitaria compromessa e permettono la diminuizione della carica virale, guarigione sindromi cliniche associate agenti antivirali → inibizione infezione e replicazione del virus AZT/zidovudina : antivirale più utilizzato nelle infezioni da retrovirus è un nucleoside che inibisce la RT, in corso di terapia con AZT monitorare l’HCT (l’anemia è una condizione collaterale frequente). Posologia: 5mg\kg BID interferone omega felino: 1 MU/kg di peso corporeo. Si devono effettuare tre distinti trattamenti da 5 giorni, al giorno 0, al giorno 14 eal giorno 60 fattori di crescita ematologici: in caso di gravi citopenie si può ricorrere all’eritropoietina → in soggetti colpiti da anemia FeLV correlata la mancata risposta all’eritropoietina si può verificare in caso di: - carenza di ferro - infezioni concomitanti - infezioni cellule stromali del midollo osseo, sviluppo Ac anti-eritropoietina (ricorrere alla TRASFUSIONE) prodotti citotossici: forme tumorali conclamate e con carattere di maggiore specificità (Vincristina, Ciclofosfamide, L-asparaginasi, singolarmente o associati) possibilità di effetti secondari: - intolleranza - vomito - febbre - predisposizione a infezioni intercorrenti Antibiotici: infezioni batteriche secondarie all’immunodepressione Cortisonici: riduzione linfociti circolanti (prednisolone → distruzione linfociti anormali aumentati in corso di leucemia, probabile azione verso le cell. tumorali nel linfosarcoma FeLV associato) 31 Management ricoveri per gatti, comunità → facile la diffusione rapida: - test rapidi - isolamento positivi - ripetizione test (ritestare i dubbi dopo 12 settimane) - test + quarantena sogg. di nuova introduzione gatto padronale positivo → ripetizione test, informare i proprietari delle possibili conseguenze Vaccinazione I retrovirus si integrano nel genoma ospite → malattia anche dopo anni dall’infezione, anche in sogg. che sembrano guariti → riluttanza per l’uso di vaccini vivi ricerche volte alla creazione di un vaccino a virus spento o con subunità virali Virus inattivato o subunità - FeLV-A - FeLV-A, FeLV-B, FeLV-C - FOCMA nella pratica clinica è necessario soltanto il FeLV-A la maggior parte dei vaccini ha efficacia comparabile 1985: primo vaccino anti FeLV autorizzato la reale efficacia è oggetto di controversie, esiste un’associazione epidemiologica tra la vaccinazione e lo sviluppo di sarcomi nella sede di inoculo. Il meccanismo di trasformazione maligna non è noto, è possibile che siano coinvolti gli adjuvanti utilizzati nei vaccini La possibile comparsa di tumori e di altri problemi associati alla vaccinazione annuale ha portato l’AAFP a suggerire alcune raccomandazioni: - adeguare il protocollo vaccinale al singolo paziente - vaccinare solo gatti soggetti a un potenziale rischio di contatto con il virus -inoculare nell’arto posteriore sinistro → possibilità di ricorrere all’amputazione in caso di sarcoma e di identificare la correlazione tra il tumore e il prodotto utilizzato oggi: vaccino costituito con vettore virale non replicativo EURIFEL è prodotto da un ceppo di Canarypox attenuato ricombinante che esprime gli immunogeni gag e env del FeLV, i principali Ag coinvolti nella protezione gli Ag gag sono implicati nella risposta immunitaria di tipo cellulare che controlla la replicazione virale e l’eliminazione del virus dal gatto gli Ag env sono prevalentemente implicati nella risposta immunitaria di tipo anticorpale che neutralizza il FeLV circolante La presentazione ‘naturale’ degli Ag stimola una duplice e forte risposta immunitaria: anticorpale e cellulare il vettore virale Canarypox entra nella cellula del gatto → attiva la sintesi delle proteine immunogene env e gag gli Ag env e gag sono presentati sulla superficie della cellula come nell’infezione naturale, e stimolano i linfociti T-citotossici e i linfociti B: 32 immunità cellulo mediata: • stimolazione dei linfociti T-citotossici • distruzione delle cellule infette con il provirus FeLV immunità umorale: o stimolazione dei linfociti B o produzione di Ac che neutralizzano il virus FeLV circolante Eradicazione 33 isolamento soggetti infetti disinfezioni con candeggina o sali quaternari d’ammonio divieto di utilizzo di siringhe inadeguatamente sterilizzate, endotracheotubi e circuiti anestesiologici contaminati da saliva controllo donatori di sangue TOXOPLASMOSI Patologia Toxoplasmosi: si tratta di una malattia parassitaria che però si fa rientrare nelle malattie infettive perché rientra nelle diagnosi differenziali per l’aborto negli ovini. La toxoplasmosi si pone infatti al secondo posto come causa di aborto negli ovini. Il Toxoplasma Gondii appartiene alla classe coccidia, alla famiglia eimeria, è quindi un protozoo di forma a banana, di fatti il termine toxon significa arco. Il gatto funge da ospite intermedio e definitivo (è quindi un ospite completo in cui tutte le forme del parassita sono infettanti), il protozoo compie il suo ciclo vitale attraverso una fase asessuata ed una fase sessuata. Circa 200 specie di mammiferi (uomo compreso) e 62 specie di uccelli di tutte le aree zoo-geografiche del mondo possono fungere da ospiti intermedi, nei quali si compie solo la fase asessuata. Ciclo biologico Elementi infettanti 1.Sporozoiti contenuti nelle oocisti sporulate 2.Bradizoiti contenuti nelle cisti tissutali 3.Tachizoiti La trasmissione può essere: Trasmissione orizzontale per ingestione di oocisti sporulate dall’ambiente Trasmissione orizzontale per ingestione di cisti in carne cruda o poco cotta o in visceri Tramissione orizzontale di tachizoiti (sangue, latte) (+/-) Trasmissione verticale di tachizoiti via placenta (++ uomo e ovino) o colostro Ospite intermedio: L’infezione è dovuta all’ingestione di oocisti sporulate contenute in alimenti od acqua contaminate da feci di animali infetti o attraverso l’ingestione di altri ospiti intermedi infetti. Giunte a livello intestinale dell’ospite intermedio le oocisti per azione della chimotripsina e dei sali biliari liberano gli sporozoiti che rapidamente penetrano nella parete intestinale e diffondono per via ematogena. Questo stadio invasivo e proliferativo, prende il nome di tachizoite. I tachizoiti si trovano nei vacuoli di varie cellule tra cui i fibroblasti, gli epatociti ed i macrofagi. I tachizoiti si moltiplicano all’interno dei vacuoli cellulari, e dopo la formazione di 8-16 tachizoiti la cellula ospite si rompe e nuove cellule vengono infettate. L’ospite intermedio in genere sopravvive a questa fase acuta della toxoplasmosi producendo anticorpi che limitano l’invasività dei tachizoiti. Abbiamo in conclusione dello stato acuto la formazione di cisti contenenti migliaia di organismi parassitari che si moltiplicano per endoduogenia, che prendono il nome di bradizoiti. Questi si rinvengono principalmente nel muscolo e nel cervello, e rappresentano la forma latente della toxoplasmosi. Ospite definitivo: L’ospite definitivo è il gatto, e la patologia si manifesta a seguito dell’ingestione di ospiti intermedi infetti, i roditori sono i più comuni e nei tessuti sono presenti i tachizoiti e i bradizoiti. È possibile anche la trasmissione tramite oocisti , ma il loro potere infettante nel gatto è inferiore rispetto a quello dei tachizoiti. Una volta ingeriti i bradizoiti questi cominciano il loro sviluppo schizogonico e gametogonico che porterà alla formazione di macrogameti e microgameti. Dall’accoppiamento di questi origineranno le oocisti non 34 sporulate che possono sopravvivere per più di un anno nell’ambiente in condizioni di caldo-umido. Il toxoplasma va considerato un microrganismo al limite tra germe, che cresce bene su di un terreno morto, e virus, che invece cresce bene su substrati vivi. Di fatti il toxoplasma cresce sia su embrioni di pollo, che in topi a seguito di somministrazione endoperitoneale. La crescita del toxoplasma è favorita da un Fattore Favorente la Penetrazione (FFP) che altri non è che una ialuronidasi che consente appunto la penetrazione del parassita nei tessuti. Oltre al FFP abbiamo anche il toxofactor cioè un antigene solubile che da convulsioni nel topo. Sul toxoplasma si fanno ricerche continue per trovare quanti più fattori possibile per poter allestire così buoni vaccini. Epidemiologia Il parassita è definito come ubiquitario vista la lunga lista di ospiti intermedi. Le popolazioni che hanno le percentuali più alte di persone infette sono quelle che hanno abitudini alimentari particolarmente favorevoli per il propagarsi del toxoplasma, come ad esempio i fiorentini che sono abituali consumatori di carne non ben cotta. Gli animali maggiormente infetti da toxoplasma sono in ordine: bovini, ovini e suini. Però i bovini si liberano abbastanza velocemente di questo parassita, quindi la lista si riduce ad ovini e suini. Per la sicura distruzione del parassita nella carne bisogna raggiungere la temperatura di 70° C a cuore. Perciò è chiaro che il contagio è legato al carnivorismo, al consumo di carni poco cotte, al consumo di verdura infetta e non cotta nè disinfettata. Compito del veterinario sarà, tra gli altri, quello di controllare un eventuale aumento del titolo anticorpale in un gatto che potrebbe essere indice di una infezione recente. L’altro esame che il veterinario deve effettuare è la ricerca di oocisti nelle feci. Nel Cane si distinguono due forme: Forma Generalizzata: colpisce cani tra i 7 – 12 mesi con tonsillite, febbre, diarrea, vomito, aborto, epato-splenomegalia. Forma Nervosa: colpisce cani tra i 3 – 4 mesi con lesioni nervose, attacchi epilettici, atassia, tremori, paralisi degli arti, mialgia, opistotono, e quindi diagnosi differenziale con il cimurro. Spesso la toxoplasmosi si presenta a seguito proprio di cimurro nel cane (mentre nell’uomo a seguito di AIDS). Nel cane va ricordata la Neospora Caninum che è simile alla toxoplasmosi per il gatto, non è una zoonosi e da luogo ad una sintomatologia nervosa e cardiaca. Questo protozoo è problematico per il bovino, ma non per l’uomo. Per il gatto il periodo di patenza è di 7-20 giorni Le oocisti non sono infettanti appena emesse (sporulazione esogena) Il gatto elimina le oocisti in genere una sola volta al momento della infezione primaria. Il numero di oocisti eliminato da ciascun gatto infetto è molto variabile (da 3 a 810 milioni o nessuna) . Dopo la patenza in genere il gatto non elimina più le oocisti Al di fuori del periodo di escrezione il gatto non rappresenta un rischio neppure per l’ambiente 35 Nel Gatto distinguiamo: Forma Acuta: polipnea e dispnea, anoressia e febbre, letargia e depressione, anemia, vomito e diarrea. Forma Cronica: anomalie morfologiche ed oculari. Negli Ovini abbiamo: aborto che oltre a determinare una semplice espulsione fetale può presentare una ritenzione fetale con mummificazione e poi in un secondo momento espulsione. Se il feto dovesse superare l’infezione intrauterina instauratasi nella madre, avremo comunque un agnello disvitale alla nascita o comunque che nasce morto. L’aborto va differenziato da quello determinato da Clamidia e Brucella. La placenta si presenta edematosa ed ha perso di consistenza. Nei Suini abbiamo: mortalità prenatale che va differenziata da una Parvovirosi. Nei Bovini abbiamo: tosse, dispena, tremori ed eccitabilità che ci implicano una diagnosi differenziale con BSE e Listeria. Il latte e le feci sono infette in quanto eliminano tachizoiti che verranno comunque distrutti dal pH dello stomaco. Nell’Uomo distinguiamo: Forma Asintomatica: è la forma più diffusa in cui molti di noi hanno già sviluppato Ac contro il parassita. Forma Sintomatica: • Congenita: una percentuale variabile dal 5% al 15% di questi soggetti muore alla nascita, gli altri presentano lesioni oculari gravi, idrocefalo, altri si presentano normali alla nascita, ma poi in età avanzata presentano danni oculari. Tutto ciò è in funzione del periodo in cui la donna gravida s’infetta, più precocemente si verifica maggiore sarà il danno, in funzione della virulenza del ceppo coinvolto e della resistenza della madre. I tachizoiti (pseudo-cisti) non attecchiscono la donna non gravida, mentre in quella gravida determinano lesioni necrotiche a carico della placenta in dipendenza della virulenza del ceppo. • Acquisita: con localizzazione gangliare che può essere: Localizzata: con aumento del linfonodo laterocervicale del collo (nocciolo di pesca); Generalizzata: è mortale, con lesioni nervose, muscolari e cardiache (si riscontra nei soggetti affetti da AIDS). Caratteristiche cliniche Il 10-20% circa dei gatti inoculati sperimentalmente manifesta una diarrea autolimitante del piccolo intestino per 1 o 2 settimane dall'assunzione primaria per bocca di cisti tissutali del T. gondii; si presume che ciò avvenga in seguito alla replicazione enteroepiteliale dell'organismo. Il rinvenimento delle oocisti di T. gondii nelle feci è però riportato raramente negli studi eseguiti su gatti con infezione naturale e diarrea. Occasionalmente la toxoplasmosi può produrre enteropatia infiammatoria. Può scatenarsi una toxoplasmosi fatale non enterica in seguito a una replicazione intracellulare fulminante dei tachizoiti dopo l'infezione primaria; normalmente sono interessati i tessuti epatici, polmonari, del CNS e del pancreas. I gattini infettati per via transplacentare o con il latte manifestano i segni più gravi di toxoplasnfosi extraenterica e in genere decedono per patologie epatiche o polmonari. I rilievi clinici comuni nei soggetti con toxoplasmosi disseminata comprendono depressione del sensorio, anoressia e febbre seguita da ipotermia, versamento peritoneale, ittero e di36 spnea. Quando un ospite con toxoplasmosi cronica acquisisce immunosoppressione, i bradizoiti nelle cisti tissutali possono moltiplicarsi rapidamente e di nuovo disseminarsi come tachizoiti; è questo un evento comune nelle persone con la sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS). La toxoplasmosi disseminata è stata documentata in gatti con infezione contemporanea da virus della leucemia, dell'immunodeficienza, virus della peritonite infettiva e anche in seguito al trapianto renale. In alcuni la toxoplasmosi assume caratteristiche subletali croniche. L'infezione da T. gondii deve essere inserita nella lista delle diagnosi differenziali nei gatti con uveite anteriore o posteriore, febbre, iperestesia muscolare, perdita di peso, anoressia, convulsioni, atassia, ittero, diarrea o pancreatite (Fig. 104-2). Se si utilizzano i dati epidemiologici che risultano dalla ricerca delle IgG verso T. gondii e dalla PCR su umore acqueo, la toxoplasmosi sembra rappresentare una comune causa infettiva di uveite felina. I gattini infettati per via transplacentare o con il latte sviluppano comunemente patologie oculari. La produzione di immunocomplessi, la deposizione tissutale e le reazioni ritardate di ipersensibilità possono essere responsabili di forme cliniche di toxoplasmosi croniche subletali. Poiché nessuno dei farmaci anti-Toxoplasma riesce a rimuovere completamente il parassita dall'ospite, è comune la recidiva della patologia. Diagnosi Le manifestazioni cliniche della toxoplasmosi sono perlopiù aspecifiche, pertanto si rende difficile la diagnosi clinica. In alcuni gatti si rilevano anemia non rigenerativa, leucocitosi neutrofilica, linfo-citosi, monocitosi, neutropenia, eosinofilia, proteinuria, bili-rubinuria e anche incremento della protidemia, della biliru-binemia e delle attività di creatinochinasi, alanina aminotransferasi, fosfatasi alcaline e lipasi. Radiograficamente la toxoplasmosi polmonare causa spesso un quadro da interstiziale diffuso ad alveolare, oppure versamento pleurico. La concentrazione delle proteine nel liquor e la conta cellulare sono spesso più elevate del normale. I leucociti predominanti nel liquor sono le piccole cellule mononucleate, ma frequentemente si rilevano anche neutrofili. La diagnosi definitiva in vita di toxoplasmosi felina si pronuncia quando si individua il coccidi, fatto che però si verifica di rado soprattutto nei casi di patologia subletale. Raramente si identificano bradizoiti o tachizoiti nei tessuti, nei versamenti, nel liquido dei lavaggi broncoalveolari, nell'umore acqueo o nel fluido cefalorachidiano. Il reperto di oocisti di 10 x 12 p.m nelle feci di gatti con diarrea suggerisce la toxoplasmosi, ma non è definitivo, dato che le infezioni feline da Besnoitia e Hammondia producono oocisti similari. La diagnostica sierologica si basa principalmente sulla ricerca di anticorpi specifici i test più utilizzati sono: 1.YE Test: è la prova più antica ma anche la più specifica, si basa sulla perdita dell’affinità tintoriale da parte del parassita quando viene a contatto con anticorpi contro se stesso. Questa prova non è più utilizzata perché non più consentita dalla legge in quanto si utilizzavano Ag vivi (tachizoiti) iniettati in topi da laboratorio. 2. FCd: poco usata ed impiega Ag citoplasmatici per svelare la presenza di IgG ed IgM. Valore soglia 8-32 UI/ml. 3. Immunofluorescenza diretta: sfrutta l’utilizzo del microscopio a fluorescenza, ed essendo una prova soggettiva richiede la presenza di due laboratoristi per valutare il valore soglia di 10-40 UI/ml. 4. Agglutinazione diretta. 5. Elisa: serve a svelare le IgG e le IgM. 37 6. Test di Remington: consiste in un’analisi del sangue del feto prelevato tramite ecoguida e serve a titolare le IgM, questo perchè potremmo avere una madre infetta, ma un feto non infetto. 7. Ricerca degli Ag metabolici: cioè prodotti di scarto e residui del parassita. 8. PCR. Tuttavia nel siero di gatti normali si possono rilevare anticorpi specifici per il T. gondii (immunoglobuline IgM, IgG, IgA), antigeni e complessi immunitari. Tra i diversi esami sierici si correlano meglio con la toxoplasmosi clinica le IgM, dal momento che questa classe anticprpale raramente si osserva nel siero di gatti sani. Il metodo più accurato per diagnosticare una toxoplasmosi oculare o neurologica si basa sulla combinazione del rilevamento di anticorpi specifici verso il T. gondii nell'umore acqueo o nel liquor e del riscontro di acido desossiribonucleico (DNA) del coccidio mediante la PCR (Diagnostic Laboratory, College of Veterinary Medicine and Biomedicai Science, Colorado State Unioversity, Fort Collins, CO, 80523). Le IgA e le IgG specifiche per il T. gondii e il DNA del parassita si possono rilevare nell'umore acqueo e nel liquor di gatti normali, ma anche di quelli con malattia clinicamente manifesta; tuttavia le IgM specifiche per la T. gondii sono state identificate solo nell'umore acqueo e nel liquor di questi ultimi e potrebbero perciò essere il migliore indicatore della malattia clinicamente manifesta. Il DNA del T. gondii si può rilevare anche nel sangue di gatti sani e pertanto i risultati positivi della PCR non sono correlati con la malattia clinicamente manifesta. Profilassi Pulire giornaliermente la lettiera del gatto per evitare la sporulazione delle oocisti; Alimentare il gatto con carni ben cotte; Lavare le mani dopo aver maneggiato carne cruda; Lavare accuratamente ortaggi, frutta e verdura; Terapia clindamicina idrocloruro alla posologia di 10-12 mg/kg pò ogni 12 ore per 4 settimane, oppure un'associazione tri-metoprim-sulfonamide (15 mg/kg pò ogni 12 ore) per 4 settimane. I sintomi non riferibili al CNS o all'occhio di solito si risolvono entro i primi 2 o 3 giorni di assunzione di clindamicina o trimetoprim-sulfonamide; la toxoplasmosi oculare o neurologica risponde invece più lentamente alla terapia. Se dopo 3 giorni di trattamento la febbre o l'iperestesia muscolare non si abbattono si devono prendere in considerazione altre cause. Altro farmaco utilizzabile è la Spiramicina alla dose di 50mg/kg die (perché passa la barriera placentare). Immunizzazione Non esiste vaccino valido, ciò nonostante sono impiegati: • Ceppi avirulenti utilizzati in Nuova Zelanda; • Tachizoiti irradiati ed inattivati; • Ag purificati P30 (è un antigene di membrana molto precoce); • Ag eterologo contro Hammondia Hammondi che essendo simile al toxoplasma conferisce immunità anche contro quest’ultimo; • Subunità di un fattore penetrante; 38