Italia e Spagna - Università delle Tre Età UNITRE Sede autonoma di

“Panorami di musica strumentale
europea nella prima metà del ‘900”
Primo incontro: Italia e Spagna
I
Il periodo storico che abbiamo scelto per una
rassegna della musica strumentale in Europa è
anche il periodo delle più vaste e micidiali guerre
mai combattute dall’umanità, e di terribili
rivolgimenti sociali che sfociarono in regimi
totalitari in Russia (rivoluzione d’ottobre del
1917) in Italia (Marcia su Roma e instaurazione
del regime fascista nel 1922) in Germania con la
presa del potere di Adolf Hitler e l’instaurazione
del Nazionalsocialismo (30 gennaio 1933) e in
Spagna, dove la guerra civile spagnola (1936 –
1939) portò al potere Francisco Franco.
II
Le guerre combattute dall’Italia nel periodo
storico che prendiamo in considerazione,
iniziarono, per le nostre mire espansionistiche,
nel 1911 con la dichiarazione di guerra alla
Turchia che ci permise di occupare alcuni centri
della Cirenaica e della Tripolitania.
Nel 1912, a guerra conclusa, il trattato di Losanna
riconobbe all’Italia l’area libica occupata.
Poi ci fu Prima guerra mondiale che per noi
cominciò esattamente un secolo fa, nel 1915,
guerra che abbiamo intrapreso, come tutti
sappiamo, a fianco della Francia e dell’Inghilterra
contro l’Impero Austroungarico e la Germania.
Per la verità il nostro schieramento avrebbe
potuto essere anche rovesciato, infatti eravamo
1
legati agli imperi dell’Europa centrale da una
“Triplice Alleanza”.
In poche parole la situazione può essere così
riassunta:
III
Il trattato della “Triplice alleanza” fu firmato nel
1882 tra Germania , Austria e Italia, e l’alleanza
prevedeva l’intervento militare in caso in caso di
attacco della Russia o della Francia alla
Germania e all’Austria.
Il trattato fu rinnovato nel 1891, nel 1902, e poi
ancora nel 1912.
Ma nel 1914 l’Austria entrò in guerra contro la
Serbia senza nemmeno darne comunicazione
all’Italia e questo unitamente al dettato che
vincolava il patto ad una guerra di difesa e non ad
una di attacco permise a noi italiani di
dichiararci, in un promo momento, neutrali.
In seguito l’Italia, dopo aver ricevuto da
Inghilterra e Francia solide garanzie territoriali, il
15 maggio 1915 denunciò la Triplice e nove
giorni dopo entrava in guerra a fianco della nuova
“triplice intesa”.
Siamo quindi entrati in guerra con Francia e
Inghilterra il 24 maggio del 1915 per la prima
delle nostre guerre mondiali.
IV
Cominciamo quindi a parlare
di loro e
sceglieremo per l’Italia (cosa che poi faremo
anche per tutte le nazioni che incontreremo nel
nostro viaggio) un “Padre Nobile” e cioè un
musicista simbolo che concluse sì la sua vita nei
primi anni del novecento ma che operò con
2
grande successo soprattutto nel secolo precedente
e consegnò per così dire il testimone alle nuove
generazioni
V
Come Padre nobile per l’Italia avrei scelto
Ferruccio Busoni. (1866 – 1924)
Precoce virtuoso di pianoforte fu uno dei più
grandi pianisti di tutti i tempi.
Iniziò la sua carriera in Austria dove, già a sedici
anni otteneva clamorosi successi come
concertista.
Ventenne, nel 1886, studiò composizione a Lipsia
e tre anni dopo ottenne la sua prima cattedra di
pianoforte al Conservatorio di Helsingfors.
Insegnò anche a Mosca e poi, per tre anni, anche
negli Stati Uniti, a Boston.
Al ritorno dall’America si stabilì a Berlino dove
rimase fino all’inizio della prima guerra
mondiale, durante la quale visse a Zurigo per poi
fare ritorno in Germania nel 1920.
La sua importanza storica e artistica emerge
soprattutto nelle composizioni e negli scritti.
Citiamo traendo dall’enciclopedia della Musica:
“ … Vissuto nel periodo cruciale della crisi del
sistema tonale e restando fuori da ogni corrente,
si impegnò nella ricerca di un ‘nuovo
classicismo’
inteso
come
recupero
antiaccademico della polifonia bachiana posta a
fondamento di un linguaggio aperto alle
innovazioni stilistiche del tempo. In questo modo
Busoni esercitò a livello teorico grande influenza
sul primo ‘900 musicale …”
3
Fino alla morte, risedette a Berlino, in ViktoriaLuise-Platz 11, dove una targa commemorativa lo
ricorda come Musiker, Denker, Lehrer
(musicista, pensatore, insegnante). Morì per una
malattia renale nel 1924. La sua tomba si trova
nel Cimitero di Friedenau a Berlino.
Il Concerto per pianoforte e orchestra Op.
XXXIX del 1904, con coro maschile finale è
probabilmente il suo lavoro orchestrale più
conosciuto, anche se eseguito raramente, sia per
l'arditezza scritturale della parte pianistica, e per
la sua lunghezza (si articola infatti in cinque
movimenti: Prologo e introito, Pezzo giocoso,
Pezzo serioso, All’italiana, Cantico (con il coro
maschile di cui si è fatto cenno). Noi ascolteremo
ora il secondo movimento, “Pezzo giocoso”.
VI
Ildebrando Pizzetti (1880 – 1968) Allievo del
conservatorio di Parma ne divenne insegnante di
composizione nel 1907, poi direttore dell’Istituto
di Firenze dal 1917 al 1923. In seguito diresse i
Conservatori di Milano (1923) e di Roma (dal
1936).
Il suo percorso come compositore è caratterizzato
da uno spoglio e severo diatonismo gregoriano in
polemica con il gusto verista ma anche con gli
aspetti più vivi e avanzati del ‘900 europeo.
Ha scritto molte opere liriche di buon successo, la
più famosa delle quali “L’assassinio nella
cattedrale” - libretto tratto dall’omonimo lavoro
di Thomas Elliot - ebbe la prima alla Scala nel
1958. Quest’opera è stata ripresa abbastanza
recentemente e con grande interesse della critica.
Noi possiamo ascoltare il terzo movimento
(scherzo) tratto dal secondo dei due quartetti per
4
archi, quello del 1932-33. (Il precedente era del
1906).
Di Ildebrando Pizzetti ascoltiamo la “Sinfonia del
fuoco” unico brano concluso per “Cabiria” il
film di Giovanni Pastrone del 1914. Pizzetti
avrebbe dovuto fare tutta la colonna sonora, ma
riuscì a concludere solo questo brano a causa
della sua lentissima precisione compositiva.
VII
Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale e
l’avvento del fascismo (1922) seguì la guerra per
la conquista dell’Etiopia iniziata con l’invasione,
senza dichiarazione di guerra nel 1935, e mentre
stavamo ancora bombardando i villaggi di quella
regione con i gas asfissianti (Iprite) per cercare di
annientare l’ostinata resistenza degli etiopi,
inviavamo truppe, forze aeree e navali a sostegno
dei nazionalisti nella Guerra Civile Spagnola.
Fu per dir così, la prova generale per la Seconda
Guerra Mondiale che cominciammo a fianco
della Germania il 10 giugno 1940 e che terminò
nel ’45 con il disastro che tutti sappiamo: l’Italia
divisa in due, la guerra partigiana contro la
Repubblica di Salò la quale, sostenuta dalle
truppe tedesche che occupavano inizialmente
tutto il nord fino al confine con la Campania,
vedeva restringere progressivamente il suo
territorio mano a mano che le forze alleate,
sbarcate in Sicilia, risalivano la penisola.
VIII
E durante tutte queste tragedie, durante i ritagli,
gli scampoli di precaria pace, i musicisti italiani
5
cercavano nonostante tutto un modo di esprimersi
che potesse essere adeguato a tanto disordine a
tanto dissesto del vivere civile.
IX
Ottorino Respighi (1879 – 1936) Allievo di
Giuseppe Martucci a Bologna e di Nicolaj
Rimskij-Korsakov a Pietroburgo e di Max Bruch
in Germania, dal 1913 insegnò composizione al
conservatorio di Santa Cecilia in Roma che
diresse anche dal ’24 al ’26. Come altri della sua
generazione partecipò al clima determinato da chi
si sforzava di ritrovare una tradizione strumentale
italiana e, più o meno timidamente, guardava alle
vicende musicali europee.
Dopo il 1926, lasciata la direzione del
Conservatorio, si dedicò completamente alla
composizione e al concertismo in tourneé nelle
due Americhe (fino al ’32) quando, tornato in
patria, fu nominato “Accademico d’Italia”.
I suoi lavori ancora oggi più eseguiti, sono i tre
poemi sinfonici “Fontane di Roma”; “Pini di
Roma” e “Feste romane” che sono pagine
strumentali di fastoso colorismo.
Noi ascolteremo però qualcosa dalla suite
“Impressioni brasiliane”: composta nel 1928 per
l’Orchestra Filarmonica di Rio de Janeiro che si
avvale di suggestivi effetti “carioca”. In
particolare il terzo movimento, “Canzone e
danza” che si svolge su un ritmo di “Samba”.
X
Gian Francesco Malipiero (1882 – 1973) Figlio
e nipote di musicisti, studiò nei Conservatori di
6
Venezia, di Vienna e di Bologna, poi, come
Respighi, seguì i corsi di Max Bruch a Berlino.
La poetica di Malipiero si definì negli anni
immediatamente precedenti la prima Guerra
Mondiale nella duplice direzione di un recupero
della tradizione musicale italiana rinascimentale e
barocca e di un agganciamento alle esperienze
delle avanguardie storiche mitteleuropee, tutti
elementi elaborati in funzione antiromantica.
Risale al 1913 il soggiorno parigino che tra l’altro
gli permise di conoscere Maurice Ravel e
Gabriele D’Annunzio; durante quel soggiorno
ebbe modo di assistere alla prima esecuzione
della “Sacre du printemps” di Strawinskij.
Sempre nel 1913 ottenne un’improvvisa e un po’
inaspettata affermazione come compositore con
la vittoria al “Concorso Nazionale di Musica” in
cui vennero premiati ben quattro suoi lavori.
Poi visse a Venezia e ad Asolo, in provincia di
Treviso, un luogo del cuore a cui tornerà
periodicamente.
Dopo la ritirata di Caporetto, nel 1917, si trasferì
per cinque anni a Roma.
Peregrinò con incarichi direttivi presso vari
istituti musicali finché nel 1939 assunse la
direzione del Liceo Musicale veneziano, una
carica che conservò fino al 1952.
Nel 1949 venne nominato membro del “National
Institute of Arts and Letters” di New York.
Fu un grande appassionato della musica di
Antonio Vivaldi delle cui opere fece a più riprese
importanti revisioni critiche.
Dopo aver lasciato il liceo di Venezia si stabilì
definitivamente
ad
Asolo
dedicandosi
completamente alla composizione, attività che
cesserà definitivamente solo nel 1971.
7
La morte sopraggiunse il 1º agosto del 1973 in un
ospedale di Treviso.
Tra i suoi lavori abbiamo scelto di ascoltare il
terzo movimento del concerto per pianoforte e
orchestra n° 2 composto nel 1937.
XI
Dobbiamo però ancora accennare alla
destituzione di Mussolini il 25 luglio del 1943 ad
opera del Gran Consiglio, Il giorno stesso per
ordine del Re, (Vittorio Emanuele III) il Duce
viene arrestato e dopo vari spostamenti per
depistare i tedeschi (isola di Ponza e poi isola
della Maddalena) venne trasportato a Campo
Imperatore sul Gran Sasso d’Italia dove però il 12
settembre venne liberato per ordine di Hitler da
un commando di paracadutisti al comando del
capitano delle SS Otto Skorzeny.
Il Re sostituisce Mussolini con il Generale
Badoglio e il 3 settembre viene firmato un
armistizio con gli alleati che, sbarcati in Sicilia, il
10 luglio del 1943, stavano risalendo la penisola.
Per ben cinque giorni, l’armistizio non fu
comunicato nemmeno alle truppe creando
un’enorme confusione e venne annunciato solo
l’8 settembre tramite un discorso di Badoglio alla
radio.
Fuga in Puglia del Re con parte della famiglia,
con i suoi principali collaboratori, e con Badoglio
per andare a porsi sotto la protezione degli ex
nemici e lì viene costituito un governo sotto
supervisione alleata, che dichiarerà guerra alla
Germania il 13 ottobre.
8
XII
Intanto Mussolini, liberato dal Gran Sasso, venne
tradotto in Germania, dove il 14 settembre
(sempre 1943) incontra Hitler che lo invita a
formare una repubblica protetta dai tedeschi, e il
18 settembre, da Monaco, Mussolini ne da
l’annuncio con un discorso radiofonico.
L’Italia è spaccata in due: la Repubblica di Salò e
che inizialmente occupava tutto il nord e il centro
fino al confine con la Campania man mano, per
la risalita delle truppe alleate vedeva restringere i
propri confini.
Ma negli stessi suoi confini infuriava la guerra
partigiana che attaccava con azioni di guerriglia
le milizie di Salò e i tedeschi provocando cruente
reazioni e stragi.
Pochi episodi: tra il 27 il 30 settembre le
“Quattro giornate di Napoli” liberano la città
prima dell’arrivo degli americani.
Nell’Appennino Tosco-Emiliano le truppe
tedesche e le brigate fasciste (esecutrici materiali)
compiono per rappresaglia gli eccidi di
Capezzano Pianoro e di San’Anna di Stazzema.
Poi ci fu la Strage di Marzabotto (e citiamo solo
le più eclatanti) ma, nonostante tutto questo la
guerra partigiana diventava sempre più attiva e
cresceva numericamente.
XIII
Anche al nord gli episodi di combattimento dei
partigiani e le reazioni delle truppe tedesche e dei
repubblichini sono numerosissimi: i partigiani
fondarono persino effimere repubbliche, la più
completa delle quali fu quella dell’Ossola che
durò solo dal 10 settembre al 23 ottobre del 1944.
9
Ma alla fine, il progressivo disfacimento delle
Brigate fasciste e la ritirata continua dell’esercito
tedesco di fronte all’avanzare delle truppe alleate
determinarono il crollo della Repubblica di Salò.
Il 25 Aprile del 1945 con l’arresto del Duce che
cercava di fuggire sull’autocarro di una colonna
tedesca che risaliva la sponda orientale del Lago
di Como e la sua fucilazione, si concludeva
finalmente questo terribile capitolo della storia
italiana.
XIV
E adesso ci troviamo di fronte a uno dei più
importanti musicisti italiani del ‘900.
Alfredo Casella (1883 – 1947) Figlio di
musicisti: il padre, violoncellista, fu concertista,
primo violoncello
dell’orchestra “Concerti
popolari” e poi titolare della cattedra al liceo
musicale “G.Verdi” di Torino.
Pianista di grande talento la madre, e concertista
anch’essa, cosicché il piccolo Alfredo fu avviato
molto precocemente allo studio della musica,
anche se per un periodo della sua giovinezza, fu
più attratto da studi scientifici per la consuetudine
con Galileo Ferraris, amico di famiglia, studi dai
quali fu poi distratto da Giuseppe Martucci che,
certo del talento del giovane pianista, si adoperò
affinché intraprendesse la carriera di musicista.
Morto il padre, la madre che a Parigi aveva
conoscenze e appoggi, si trasferì col figlio in
quella città dove il ragazzo ebbe modo di
frequentare come auditore i corsi di
composizione di Gabriel Faurè, anche se Casella
– come anche altri musicisti del resto - si
considererà sempre un autore autodidatta.
10
Cominciò però a frequentare gli ambienti
musicali parigini e si adoperò anche per
promuovere concerti per la musica dei
connazionali Ildebrando Pizzetti e Gian
Francesco Malipiero.
Sviluppò nel frattempo una grande attività
concertistica che lo impegnava in continue
tourneé negli intervalli tra le quali si dedicava
alla composizione.
Nel 1916, allo scoppio della Prima Guerra
Mondiale, accettò la cattedra di pianoforte al
Liceo Musicale Santa Cecilia di Roma che però
dovette abbandonare dopo poco tempo a causa
delle continue assenze per le tourneé che gli
venivano offerte praticamente da tutto il mondo.
Comunque elesse Roma a città in cui porre la
propria residenza che conservò fino alla morte.
Continuò qui una frenetica attività per la
promozione della musica del proprio tempo
fondando associazioni e riviste specializzate; e
nel frattempo, scriveva opere, concerti, balletti e
tanta altra musica.
Nel 1942, avvertì i primi sintomi della grave
malattia che lo porterà alla morte nel 1947; ma in
questi cinque anni, nonostante le sofferenze, non
rallentò le sue attività di concertista e di
compositore anche se al male si aggiunse la
preoccupazione per la moglie, ebrea in una città
occupata dai tedeschi.
Nel suo lavoro di compositore si possono
individuare due periodi: nel primo si riflette
l’irrequietezza, soprattutto armonica degli
ambienti musicali della Parigi pre-bellica (Ravel
e Stravinskij in particolare) e nel secondo, quello
11
romano dell’immediato dopoguerra - la prima – a
favore di un linguaggio lineare “luminoso” grazie
anche a un avvicinamento al mondo della lirica
italiana.
Ascoltiamo allora qualche cosa: Serenata per
piccola orchestra op. 46 bis (1930)
XV
Goffredo Petrassi (1904 – 2003) ha
praticamente attraversato tutto il XX secolo e, a
pensarci, ha addirittura fatto in tempo a vedere la
lira cambiata in euro: 99 anni! Vabbè.
Sulla sua vita c’è poco da dire, trascorsa com’è
componendo e insegnando soprattutto a Roma,
città dalla quale praticamente non s’è mai
allontanato se non per brevi periodi,
Infatti, dal 1939 insegnò composizione
al
Conservatorio di Santa Cecilia in Roma poi, solo
per tre anni - dal 1937 al 1940 - fu
sovraintendente alla Fenice di Venezia e poi di
nuovo a casa come direttore artistico
dell’Accademia Filarmonica Romana - dal ‘47 al
’50 – ed infine, dal 1958 titolare del corso di
perfezionamento per compositori ancora presso
l’Accademia di Santa Cecilia.
I suoi esordi compositivi si collocano sotto il
segno del neoclassicismo di Alfredo Casella, di
Paul Hindemit e di Igor Strawinskij.
Poi dopo il 1936, lavori corali come il “Salmo
IX” e il “Magnificat” del 1940, rivelarono
compiutamente il gusto per lo splendore fonico,
per le sonorità massicce, per i gesti eloquenti e
solenni, tanto che per lui si è parlato di
“musicista del barocco romano e dalla
controriforma”.
12
La sua composizione più famosa è il “Coro dei
morti” su testi di Giacomo Leopardi composto
nel 1941.
Noi ascoltiamo però un paio di brani per solo
pianoforte tratti dalle “Invenzioni” del 1944:
sono brani caratterizzati da un rigoroso
virtuosismo che, a mio modesto vedere, possono
senz’altro far parte della classica tradizione dei
Klavierstüke.
XVI
Adesso giriamo pagina e occupiamoci dell’altra
area geografica prevista per oggi.
A differenza delle altre nazioni, la Spagna non
parteciperà alle due guerre mondiali, ma pagherà
ugualmente un pesantissimo tributo all’ira della
prima metà del XX secolo.
Alfonso XIII di Borbone che regnò dal 1886 al
1931, riuscì a tenere la nazione fuori dal primo
conflitto mondiale ma non riuscì a preservarla
dalle conseguenze economiche e sociali che si
scatenarono a guerra conclusa.
Sarebbe troppo lungo e complicato seguire qui le
varie vicende che portarono alla “Guerra Civile
Spagnola” e del resto non è la materia principale
di questo incontro anche se ci può servire come
cornice in cui inserire il nostro quadro.
A seguito della schiacciante vittoria elettorale dei
repubblicani e dei socialisti del 1931, il Re fu
costretto a lasciare la Spagna poichè venne
fondata la Seconda Repubblica (La prima, nel
1873, ebbe brevissima durata e fu travolta da un
colpo di stato militare).
A seguito di questi e di altri avvenimenti di
grande tensione sociale (promulgazione di
riforme quali la separazione Stato-Chiesa;
13
riconosciuta autonomia della Catalogna e dei
Paesi Baschi; abbozzo di riforma agraria etc.), nel
1936 scoppiò una guerra che, per estrema
semplificazione, opponeva la suddetta seconda
repubblica alle forze conservatrici al comando
delle quali si impose Francisco Franco che, dopo
tre anni di aspri combattimenti, nel 1939 ebbe la
meglio e impose alla Spagna un regime fascista
che durerà fino al 1975, anno della sua morte.
Fu lo stesso Francisco Franco che designò come
proprio erede, il nipote di Alfonso XIII, l’attuale
Re Juan Carlos di Borbone che traghetterà la
Spagna ad una stabile democrazia.
XVII
Ma la cosa che più ci importa è che la Guerra
Civile Spagnola fu una specie di prova generale
della Seconda Guerra Mondiale. Infatti a fianco
delle due fazioni si schierarono nazioni e regimi
appartenenti a tutte le forze che scenderanno in
campo nel 39-40
Ai repubblicani giovò il sostegno della Russia
espresso in armi, mezzi corazzati e tecnici,
mentre la Francia e il Regno Unito, ufficialmente
neutrali, incoraggiarono i loro cittadini a unirsi
volontari alle “Brigate Internazionali” che
arrivarono a contare 40.000 combattenti
provenienti un po’ da tutto il mondo, Stati Uniti e
Canada compresi.
Con i franchisti si schierarono, oltre a piccoli
contingenti irlandesi e rumeni, soprattutto l’Italia
fascista e la Germania di Hitler che fornirono
aiuti di uomini e mezzi, e utilizzarono questo
conflitto per sperimentare nuove armi, da carri
armati agli aerei, dal bombardamento navale
14
dell’incrociatore italiano “Eugenio di Savoia”
contro Barcellona alla distruzione di Guernica da
parte dell’aviazione tedesca (a perenne ricordo
della quale Pablo Picasso dipingerà una delle sue
grandi tele più famose).
Ma credo possa bastare: le Due guerre mondiali
in corso ai confini e questa situazione in patria,
faranno da sfondo all’opera dei musicisti spagnoli
di cui parleremo.
XVIII
Cominciamo con l’elezione del “Padre Nobile”:
Isaac Albéniz (1860 – 1909)
Figlio di musicisti, frequentò giovanissimo i
conservatori di Parigi e di Madrid.
Temperamento avventuroso, a tredici anni fuggì
di casa , si imbarcò clandestinamente e raggiunse
Portorico. Visse di stenti suonando in
improvvisati concerti e l’anno dopo, nel 1974
tornò in Europa, studiò per breve tempo al
conservatorio di Lipsia e poi tornò in Spagna.
A 18 anni si recò a Budapest per incontrare Franz
Listz che seguì poi a Waimar e a Roma.
Dopo di che ci furono anni di intensa attività
concertistica sia in Europa che in America ed
infine, nel 1893 l’abbandono dell’attività
concertistica per dedicarsi alla composizione.
Ai tempi di Parigi fu amico di Fauré, Debussy,
Dukas etc. ma la sua irrequietezza lo spinse a
trasferire continuamente la propria residenza da
Barcellona a Londea, a Bruxelles, a Nizza e a
Firenze.
Nel 1909, ammalatosi seriamente, volle cercare
riposo in un paesino dei Pirenei, ma vi morì dopo
un solo mese di soggiorno.
15
Ascolteremo, tratto dai quattro quaderni di
“Iberia” composti tra il 1905 e il 1909 (ciascuno
dei quali contiene 3 composizioni per pianoforte)
il bozzetto “El puerto”, ma lo ascolteremo
trascritto per orchestra da un suo connazionale, il
violinista direttore d’orchestra e compositore
Enrique Fernandez Arbós (1863 – 1939)
XIX
Una cosa che noterete ascoltando le musiche dei
compositori spagnoli di questo periodo messi
come sono in rapporto con gli italiani, è che
mentre la musica di questi ultimi risulta di
carattere “internazionale”, direi “paneuropeo”,
quella dei primi è sempre fortemente agganciata
alla tradizione folkloristica e popolare della
Spagna.
XX
Ma passiamo al nostro secondo autore che in
comune col precedente ha, a parte l’amore per la
musica della sua terra, soltanto l’età della morte,
49 anni, morte che per Enrique Granados (1867
– 1916) fu particolarmente tragica.
Studiò pianoforte a Barcellona, a sedici anni
vinse un concorso pianistico e in seguito, studiò
composizione, fino al 1887 anno in cui si recò a
Parigi dove rimase due anni perfezionandosi in
pianoforte. Tornò a Barcellona e nel ‘90
cominciò la carriera concertistica.
Il suo lavoro di compositore prese le mosse dagli
stilemi tipici del secondo romanticismo ma ben
presto, e con una misura più personale, attinse
largamente a schemi ritmici, melodici e armonici
del patrimonio popolare del suo paese
16
imponendosi come uno dei più rappresentativi
musicisti spagnoli del ‘900.
Vedete che sulla diapositiva come data e luogo
della sua morte è scritto “1916, Canale della
Manica”. La storia è questa.
XXI
Nel 1911 terminò la composizione di “Gojescas”
una suite per pianoforte ispirata a quadri di Goja
che ebbe molto successo.
Nel frattempo, l’Opera di Parigi gli commissionò
un lavoro teatrale e Granados pensò di espandere
le “Gojescas” strumentandole e trasformandole
in un’opera in un atto su libretto di Fernando
Pariquet Zuaznabar.
Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale fece
cancellare la prima dell’opera prevista a Parigi, di
modo che la prima avvenne invece al
Metropolitan di New York il 28 gennaio del 1916
con grande successo (il compositore venne
chiamato alla ribalta per ben 10 volte).
Il successo fu tale che il presidente americano
Thomas Woodrow Wilson invitò il compositore a
tenere un recital pianistico alla Casa Bianca.
Granados accettò e cancellò così la prenotazione
sulla nave che, insieme alla moglie Amparo,
doveva riportarlo in patria. Fu così costretto a
prendere una nave che lo portò in Inghilterra e
poi un’altra, il “Sussex”, da Folkstone a Dieppe,
in Francia. Durante la traversata della Manica
però, il “Sussex” venne colpito da un siluro
lanciato da un sommergibile tedesco e affondò.
Granados morì affogato nell’inutile tentativo di
salvare la moglie: era il 24 marzo 1916.
17
XXII
Dall’opera “Gojescas” (e non dalla suite per
pianoforte) ascoltiamo l’intermezzo.
XXIII
Terzo autore: Manuel De Falla (1876 – 1946).
Compì i suoi studi musicali al Conservatorio di
Madrid e si affermò come compositore 1905 con
il balletto “La Vida breve” che gli valse il premio
dell’Accademia delle belle arti.
Nel 1907 si stabilì a Parigi
Venne in contatto con Isaac Albeniz, Joaquin
Turina, Paul Dukas, Clode Debussy e Maurice
Ravel.
Nel 1915 tornò in Spagna e visse prima a Madrid
e poi, dal 1919 a Granada, dove strinse amicizia
con Federico Garcia Lorca e approfondì la
conoscenza del “cante jondo” e dell’antica
musica spagnola.
Nel 1939, alla fine della guerra civile, lasciò la
Spagna per Buenos Aires. Morirà in Argentina a
causa di una malattia alle vie respiratorie di cui
soffriva già negli ultimi anni spagnoli.
Le sue opere più importanti dopo “La vida
breve” furono “Noces en los jardines de
España” per pianoforte e orchestra; il balletto
“L’amor brujo” che segnò il superamento delle
ascendenze impressioniste, e l’altro celebre
balletto “El sombrero de tres picos” il cui
soggetto è tratto dall’omonimo romanzo di Pedro
Antonio de Alarcón.
Noi ascolteremo, tratto da “El amor brujo” la
famosissima “Danza del fin de dia” (al calare
della notte nel campo gitano)
18
XXIV
Joaquín Turina (1882 – 1949) Dopo aver
studiato pianoforte, armonia e composizione a
Siviglia, si trasferì ne 1905 a Parigi dove studiò
con Vincent D’Indy e dove strinse amicizia con
De Falla e Albéniz. Tornato in patria nel 1914 gli
fu affidata l’orchestra del Teatro Eslava di
Madrid.
Gli furono aggiudicati numerosi premi, come ad
esempio nel 1921 per la “Sinfonia Sevillana” e
nel 1926 il Premio Nazionale per il “Trio con
pianoforte”.
Nel 1931 fu nominato professore di
composizione al conservatorio di Madrid e nel
1941 Commissario generale della musica presso
il Ministero dell’Educazione Nazionale.
Con De Falla e Albéniz, Turina è considerato tra
gli esponenti più significativi della nuova scuola
spagnola, legata dal punto di vista melodico alla
musica popolare andalusa, pur richiamandosi
all’impressionismo.
Compose lavori teatrali, poemi sinfonici, musica
da camera e molti brani per solo pianoforte.
Appunto da questa produzione per pianoforte,
tratta dai quaderni delle “Danzas Gitanas”,
composte tra il 1930 e il 1934 ascoltiamo un
breve brano intitolato “Sacro Monte” (Il Sacro
Monte è il quartiere dei gitani a Granada).
XXV
Joaquín Rodrigo, marchese dei giardini di
Aranjuez (1904 – 1999).
Questo titolo nobiliare venne attribuito a Rodrigo
nel 1991 dal Re Juan Carlos: cito volentieri
questa patente perché si addice al personaggio e
fa riferimento al brano che ascolteremo tratto
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dalla sua composizione più famosa: il “Concerto
di Aranjuez” per chitarra e orchestra, concerto
ispirato dai giardini dell’omonimo Palazzo Reale
del secolo XVI, residenza estiva di Filippo II (e
poi, nel secolo XVIII di Fernando VI).
Ma diciamo qualcosa di Joaquin Rodrigo che,
cieco dall’infanzia, pare in conseguenza di una
difterite, dal 1927 al 1929 fu a Parigi dove si
perfezionò con Paul Dukas e strinse amicizia con
Manuel De Falla. Dopo vari viaggi di studio in
Germania in Austria e in Svizzera nel 1939 tornò
in Spagna si stabilì definitivamente a Madrid.
Insignito di numerosi riconoscimenti, dal 1948 fu
professore di storia della musica all’Università di
Madrid.
Joaquin Rodrigo e la moglie, in conseguenza
dell’essere egli a tutti gli effetti Marchese dei
giardini di Aranjuez, alla loro morte sono stati
entrambi seppelliti in quel luogo.
Del concerto per chitarra e orchestra (che è del
1940) ascolteremo il secondo movimento che si
avvale di un delizioso dialogo tra la chitarra e il
corno inglese.
Con questo abbiamo concluso il nostro primo
incontro: abbiamo cercato di rendere conto degli
autori più significativi e della musica composta
tra il 1900 e il 1950 dai compositori italiani e
spagnoli. Ci auguriamo di non avervi annoiato e,
se vorrete, il prossimo incontro, nel quale ci
sposteremo in Austria e in Germania. sarà
mercoledì 13 gennaio 2016
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