XIII CONVEGNO NAZIONALE DETERMINAZIONE SPERIMENTALE DELL’ALTEZZA DELL’OCCHIO DEL CONDUCENTE ED IMPLICAZIONI SULLA SICUREZZA DELLA CIRCOLAZIONE Francesco Saverio Capaldo Dipartimento di Ingegneria dei Trasporti - Università Federico II di Napoli Via Claudio n. 21, 80127 Napoli Tel: +39 81 7683374 - Fax: +39 81 2390366 E-mail: [email protected] XIII CONVEGNO NAZIONALE S.I.I.V. – PADOVA – 30/31 OTTOBRE 2003 DETERMINAZIONE SPERIMENTALE DELL’ALTEZZA DELL’OCCHIO DEL CONDUCENTE ED IMPLICAZIONI SULLA SICUREZZA DELLA CIRCOLAZIONE FRANCESCO SAVERIO CAPALDO - Dipartimento di Ingegneria dei Trasporti - Università Federico II di Napoli SOMMARIO Le attuali Norme sulla progettazione stradale [1] fanno riferimento anche ad informazioni, grandezze e metodologie reperibili in riferimenti bibliografici acclarati: l’altezza da terra dell’occhio del conducente è una di queste grandezze. Il valore utilizzato resiste da circa trent’anni nonostante le variazioni avute, nel tempo, dalle caratteristiche tecniche del parco circolante nazionale e dalla popolazione dei guidatori. L’indagine svolta ha considerato varie fonti ed un campione delle vetture circolanti in Campania. L’analisi dei dati ha mostrato quali variazioni esistano rispetto al valore di riferimento. I risultati ottenuti hanno permesso di valutare le implicazioni sulla sicurezza della circolazione dovute alla variazione di questo parametro. ABSTRACT Actual roads design Rules also use information, greatness and methodologies to be found in bibliographical known references: the height from earth of drivers eyes is an of these greatness. Used value endures from around thirty years despite the variations, in time, from technical characteristics of circulating cars and from drivers population. The research has considered various fonts and a sample of cars in Campania. Data analysis has shown what variations exist from value of reference. Obtained results have allowed to value the implications on roads safety for variation of this parameter. 1. INTRODUZIONE Si può dire che l’attuale progettazione stradale tenda ad applicare in modo sistematico ed idoneo tre principi generali: evitare l’utilizzazione impropria della sede stradale, evitare grandi variazioni delle condizioni di circolazione (velocità, tracciato, volumi di traffico etc.) ed evitare situazioni (di tracciato, di visibilità o di segnalazione) che possano condurre a comportamenti di guida indecisi. Questi principi possono trovarsi negli standars di progettazione di quasi tutti i Paesi: ma non tutti hanno gli stessi standards per una stessa tipologia di strada. Inoltre gli standards più recenti difficilmente possono essere applicati alle strade già esistenti ed in esercizio (classificazione e/o riqualificazione funzionale). D’altro canto gli standards si basano, in parte, su dati tecnici, antropometrici e comportamentali che sono variabili nello spazio (tra nazione e nazione) e nel tempo. In mancanza di sperimentazioni locali adeguate si è spesso fatto riferimento all’Higway Capacity Manual [2] e all’AASTHO Green Book [3]. I due ottimi testi sono redatti su ricerche relative alla realtà statunitense: indagini localizzate sono necessarie per conoscere con quale approssimazione è possibile adottare quei parametri rilevati in XIII CONVEGNO NAZIONALE S.I.I.V. – PADOVA – 30/31 OTTOBRE 2003 1 situazioni ambientali diverse. In particolare l’altezza da terra dell’occhio del conducente è considerata già dalle norme del 1973 [4] pari ad 1.10 m (approssimazione ed arrotondamento in eccesso di quasi il 3% della misura di 3.5 ft). Altri paesi hanno adottato misure diverse che differiscono tra loro fino al 20%. Negli anni sono cambiate le vetture, al composizione del parco veicolare circolante, l’altezza media dei conducenti ed i comportamenti di guida. La misura dell’altezza dell’occhio del conducente è senz’altro funzione dei parametri indicati ma non solo: il guidatore tende a sistemarsi nel veicolo in modo da assicurarsi il maggior comfort possibile. Non tutti i conducenti di pari altezza assumono la stessa posizione e questa varia anche tra guidatori di sesso differente [5]. Infine le regolazioni sempre più accurate e personalizzate dei sedili di guida (posizionamento longitudinale, posizionamento verticale ed inclinazione dello schienale) può variare la misura del parametro anche per uno stesso tipo di guidatore. L’altezza dell’occhio del conducente è uno dei parametri per la determinazione dei raggi dei cerchi osculatori nei raccordi vericali convessi. In modo marginale la misura deve essere considerata nella definizione della minima distanza trasversale di un ostacolo alla visibilità in curva. 2. I RACCORDI VERTICALI CONVESSI Nell’andamento altrimetrico dell’asse stradale è necessario inserire, tra livellette successive, dei raccordi curvilinei per garantire regolarità di marcia, sicurezza e comfort. L’attuale Normativa [1] considera raccordi di tipo parabolico (ad asse verticale e raggio minimo osculatore nel punto di vertice) che risultano più indicati dei precedenti raccordi circolari [6] per assicurare l’uniformità del moto di veicoli che li percorrono a velocità costante (accelerazione verticale e variazione della pendenza per unità di lunghezza costanti). La sicurezza della circolazione sui raccordi è legata alla possibilità del guidatore di avere garantita una visibilità sufficiente per effettuare una manovra di arresto (per carreggiate ad unico senso di marcia) od una manovra di sorpasso (per carreggiate a due corsie e doppio senso di marcia). Per i raccordi convessi il raggio del minimo cerchio osculatore, nel punto di vertice della parabola, è legato alle distanze di arresto (Da) o di sorpasso (Ds) secondo diverse relazioni (per la trattazione si rimanda a [7, 8 e 9]) a secondo che la lunghezza (L) del raccordo sia maggiore o minore della distanza i sicurezza (Da o Ds). Nel primo caso (L≥D, Figura 1) la lunghezza del raccordo (L) vale: L= dove: ∆i h1 h2 ( ∆i • D2 2 • h1 + h2 + 2 h1 h2 ) (1) = valore della differenza di pendenza percentuale delle due livellette concorrenti; = altezza da terra dell’occhio del conducente; = altezza dell’ostacolo fisso per carreggiate monodirezionali e D=Da; altezza dell’occhio del conducente che viaggia in senso opposto per strade a car- XIII CONVEGNO NAZIONALE S.I.I.V. – PADOVA – 30/31 OTTOBRE 2003 2 reggiata unica bidirezionali e D=Ds; il raggio minimo nel punto di vertice vale: R= ( D2 2 • h1 + h2 + 2 h1 h2 ) (2) Nel secondo caso (L<D, Figura 2) la lunghezza del raccordo (L) vale: h + h2 + 2 h1 h2 L = 2•D − 1 ∆i (3) il minimo raggio vale: R= h + h2 + 2 h1 h2 2 • D− 1 ∆ i ∆i (4) Figura 1 - Raccordi verticali convessi (L>D) Figura 2 - Raccordi verticali convessi (L<D) Nel caso in cui la distanza di sicurezza è minore dello sviluppo del raccordo il raggio è indipendente dalla differenza di pendenza tra le livellette concorrenti ma dipende, a parità di D, unicamente dai valori di h1 ed h2, interni all’arco di parabola. Nel caso in cui XIII CONVEGNO NAZIONALE S.I.I.V. – PADOVA – 30/31 OTTOBRE 2003 3 la distanza di sicurezza è maggiore della lunghezza del raccordo, invece, il raggio (sempre a parità di D) dipende anche dalla differenza di pendenza tra le livellette (∆i). I valori di h1 ed h2 fissati dalle norme sono h1=1.10 m (come già indicato) ed h2=0.10 in caso di arresto oppure h2=1.10 in caso di sorpasso consentito su carreggiate a due corsie e doppio senso di marcia. 3. LA VISIBILITÀ IN CURVA L’atto di guida in condizioni di sicurezza deve consentire l’avvistamento di oggetti che si trovano sulla traiettoria del veicolo od altri veicoli provenienti in verso opposto in tempo per effettuare le manovre necessarie non soltanto sui dossi ma lungo l’intero tracciato stradale: a questo controllo sono deputati i diagrammi di visuale libera considerati dalla normativa. All’interno di una curva possono essere presenti degli ostacoli che riducono la visibilità necessaria alla sicurezza del moto. È necessario controllare che tali ostacoli siano posti ad una distanza (∆, Figura 3) dall’asse della corsia interna pari a: D ∆ = ρ 1 − cos 2 ρ (5) dove: D = distanza di sicurezza (Da o Ds); = raggio in asse della corsia interna. Tale distanza dev’essere garantita ad un’altezza pari a quella dell’occhio del guidatore. In caso di ostacoli dovuti a siepi, muri, barriere di sicurezza o altro a paramento prevalentemente verticale ∆ dev’essere garantita per intero dal paramento all’asse della corsia interna. Se il paramento dell’ostacolo a margine non è verticale, come nel caso delle trincee, si può «risparmiare» circa un metro rispetto all’intera distanza tenendo conto dell’inclinazione sull’orizzontale dell’ostacolo: il risparmio è funzione dell’inclinazione del paramento e dell’altezza dell’occhio del conducente secondo la relazione (Figura 4): ρ ∆1 = h1 tgβ (6) dove: β = angolo fomato dal paramento con l’orizzontale. Considerata, ad esempio, una sezione stradale di tipo C2 (extraurbana secondaria) con larghezza della corsia di 3.50 m, della banchina laterale di 1.25 m e della cunetta laterale di 1.50 m, la distanza dell’asse della corsia interna dall’ostacolo posto sul margine interno è di 4.50 m in caso di paramento verticale, e di 5.60 m con una scarpa di 1/1 (45°, tipica per le trincee) con un «guadagno» di circa il 25%. Tale differenza si riduce a poco più del 20% per una sezione di tipo C1 con cunetta laterale di 1.80 m. XIII CONVEGNO NAZIONALE S.I.I.V. – PADOVA – 30/31 OTTOBRE 2003 4 Figura 3 - Visibilità dell'asse in curva Figura 4 - Visibilità in trincea 4. LE INDAGINI SVOLTE Il tentativo di definire l’altezza dell’occhio del conducente attraverso indagini sulla popolazione (altezze, misure antropometriche, tipologie) non ha portato a risultati concreti. L’altezza media della popolazione italiana maschile è aumentata e, stando ai dati relativi alle liste di leva fino al 1998, di circa il 7.3% dal 1900, ha raggiunto il valore di 174.45 cm. Non si dispone di dati altrettanto significativi sulla popolazione femminile (che comunque ha raggiunto un’altezza media di 162 cm) o su riferimenti dimensionali tra varie parti del corpo umano. I manichini antropomorfi utilizzati per molte osservazioni, del resto, non sono unici ma sono prodotti in tre diverse taglie: piccola, media e grande rappresentative, rispettivamente,del 5%, del 50% e del 95% della popolazione. Anche la già accennata possibilità di regolazione dei sedili di guida complica ulteriormente la ricerca di una soluzione basata su riferimenti antropometrici. Si è anche tentato di ricorrere alle schede di omologazione delle vetture fornite dalle XIII CONVEGNO NAZIONALE S.I.I.V. – PADOVA – 30/31 OTTOBRE 2003 5 case costruttrici, in sede di collaudo, agli uffici della Motorizzazione Civile ma i disegni riportati su di esse non hanno fornito elementi utili. Per definire probabili valori dell’altezza dell’occhio del conducente, infine, si sono seguite due procedure: la prima, partendo dalla misurazione del parametro sui disegni schematici delle vetture provate da una storica rivista del settore in un arco temporale di due anni, ha consentito di ottenere una distribuzione di valori per un campione rappresentativo (per cilindrate) del parco veicolare; la seconda ha permesso di ottenere una distribuzione di valori relativa ad un campione del parco circolante nella regione Campania attraverso l’esame di riprese televisive e fotografie dei veicoli in marcia. 4.1 Le indagini sugli schemi delle vetture Dall’acquisizione degli schemi delle vetture provate dalla rivista Quattorruote [10] in un arco di tempo che va dal gennaio 2000 al gennaio 2002 è stato possibile estrarre i dati relativi a 56 diversi modelli di autovetture rappresentativi, per diverse cilindrate: i dati ripresi dall'elaborazione dei grafici sono stati: ● h1 altezza dell’occhio del conducente rispetto al terreno; ● hV altezza del corpo della vettura; ● Rh Rapporto tra l’altezza dell’occhio e l’altezza della vettura h1/hV. L’altezza d’occho misurata è quella relativa alla postura del manichino antropomorfo presente nelle illustrazioni (Figura 5) e l'altezza è quella riportata nelle illustrazioni, corrispondente a quanto dichiarato in sede di omologazione del veicolo. Figura 5 - Misura altezza dell'occhio su schema vettura (Volvo S60: h1=123.9, Rh=0.866, fonte: Quattroruote 04.2003) Le immagini, acquisite con uno scanner manuale, sono state trattate aumentando il contrasto ed evidenziando i bordi con le filtrature digitali disponibili in un qualsiasi buon programma di ritocco fotografico. Sull'immagine risultante è stata effettuata la miXIII CONVEGNO NAZIONALE S.I.I.V. – PADOVA – 30/31 OTTOBRE 2003 6 sura di h1, rapportandola all'altezza nota del corpo della vettura. Per esigenze tipografiche non sempre gli schemi delle vetture riportati hanno la stessa scala per altezze e lunghezze. Prevedendo di utilizzare le schede realizzate per altre misurazioni, è stato corretto l'errore (∆, in Figura 5). Il rapporto tra le due altezze (Rh) è stato utilizzato per ottenere dei valori sufficientemente probabili dell’altezza dell’occhio del conducente nota l’altezza della vettura. 4.2 Le indagini su strada Un'indagine sperimentale su strada è stata condotta sia con riprese televisive sia con fotografie di vetture circolanti. Tra le due tecniche la seconda, con riprese laterali delle vetture dal lato conducente ha fornito risultati decisamente più attendibili. Questo è dovuto soprattutto alla diversa risoluzione spaziale propria dei due sistemi di acquisizione (telecamera e macchina fotografica digitale) per ogni fotogramma. Per ottenere un filmato di buona qualità è sufficiente che una telecamera abbia una risoluzione verticale almeno equivalente al quella dello standard televisivo utilizzato (50 righe per il sistema PAL) ed una orizzontale che mantenga il rapporto di immagine di 4/3 (L/H). I sistemi commerciali non professionali lavorano con sensori che hanno una risoluzione di 480.000 punti (800 x 600). Le apparecchiature fotografiche digitali hanno risoluzioni notevolmente superiori: camere con sensori da 2.000.000 punti si possono considerare «economiche», quelle con 4.000.000 di punti (4M pixel) possono essere inserite, ad oggi, in uno standard medio-alto. In quest'ultimo caso la risoluzione spaziale rispetto all'immagine ottenuta da una telecamera è oltre otto volte superiore. Per questo lavoro si sono utilizzate riprese con una risoluzione di circa 2.300 x 1.700 punti realizzate con una Nikon Coolpix 4500. Le riprese video e le fotografie sono state effettuate complessivamente su un campione casuale di circa 300 veicoli. Per l'analisi sono state utilizzate le sole riprese fotografiche relative a circa un centinaio di vetture che, per quanto accennato, hanno garantito una maggiore accuratezza. Nota l'altezza dichiarata per il veicolo, è stata utilizzata una tecnica di trattamento dell'immagine e di misurazione simile a quella adoperata per gli schemi delle vetture acqisiti (Figura 6) ed i dati ricavati sono analoghi a quelli dell’indagine indicata al par. 4.1. 5. L’ANALISI DEI DATI Dalle indagini effettuate sono state ricavate le distribuzioni dei valori sperimentali. Esse sono apparse approssimativamente di tipo normale come può osservarsi nelle Figure 7 e 8 che mostrano le frequenze cumulate messe a confronto con una curva normale di uguale media e deviazione standard. I valori delle misurazioni dell'altezza dell'occhio del conducente dagli schemi della rivista, raggruppati per classi di cilindrata, sono stati pesati in funzione delle percentuali, per la stessa classe di cilindrata, del circolante nazionale al dicembre 2001 [11] riportato nella Tabella 1. Classe % 0÷800 7.4 800÷1200 33.5 1201÷1600 1601÷2000 2001÷2500 oltre 2500 32.6 21.7 3.7 1.2 Tabella 1 - Consistenza del parco veicolare autovetture per classi di cilindrata 2001 XIII CONVEGNO NAZIONALE S.I.I.V. – PADOVA – 30/31 OTTOBRE 2003 7 Figura 6 - Misura altezza dell'occhio da fotografia (FIAT Stilo: h1=123.3, Rh=0.833) Frequenze cumulate 1.00 0.90 Frequenze cumulate 0.80 0.70 0.60 Valori Sper. 0.50 Normale 0.40 0.30 0.20 0.10 0.00 100 105 110 115 120 125 130 135 140 145 150 Classi di altezza Figura 7 - Frequenze cumulate dei dati rilevati dagli schemi della rivista XIII CONVEGNO NAZIONALE S.I.I.V. – PADOVA – 30/31 OTTOBRE 2003 8 Frequenze cumulate 1.00 0.90 Frequenze cumulate 0.80 0.70 0.60 Valori Sper. 0.50 Normale 0.40 0.30 0.20 0.10 150 145 140 135 130 125 120 115 110 105 100 0.00 Classi di altezza Figura 8 - Frequenze cumulate dei dati rilevati dalle immagini del circolante Le vetture osservate sono state raggruppate per classi di cilindrata e, nonostante la limitata numerosità del campione, l'andamento dei valori è risultato «simile» a quello delle classi di cilindrata indicate nella Tabella 1 per il parco circolante nazionale come mostrato nella Figura 9. Distribuzione veicoli per classi di cilindrata 40 35 Valori percentuali 30 25 Circolante 2001 20 Circ. rilevato 15 10 5 0 0÷800 801÷1200 1201÷1600 1601÷2000 2001÷2500 >2500 Classi di cilindrata cc. Figura 9 - Confronto tra le classi di cilindrata del circolante al 2001 e quella del campione rilevato dalle immagini XIII CONVEGNO NAZIONALE S.I.I.V. – PADOVA – 30/31 OTTOBRE 2003 9 Nel campione rilevato si può notare una netta maggiore presenza relativa di autovetture di piccola cilindrata (52%) ed una minore presenza di quelle con cilindrata media (da 800 a 1600 cc.). Le vetture di cilindrata superiore sono presenti in percentuale maggiore rispetto al parco circolante italiano. Nella Tabella 2 sono riportati i valori caratteristici delle distribuzioni dell'altezza dell'occhio del conducente osservate. Media Dev.Std. 10° percentile 15° percentile Schemi rivista 123.40 6.73 118.00 118.00 Circolante osservato 120.52 4.94 115.00 116.00 Tabella 2 - Valori caratteristi delle distribuzioni dell'altezza dell'occhio del conducente osservate Il valore di controllo Rh (rapporto tra l'altezza dell'occhio del conducente e l'altezza della vettura, in entrambi i casi ha fornito dei valori praticamente coincidenti di media e deviazione standard sia per i dati acqusiti dagli schemi della rivista (0.839 di media e 0.022 di deviazione standard) sia per quelli acquisiti dalle immagini dei veicoli circolanti (0.838 di media e 0.019 di deviazione standard). 6. I RISULTATI ED I CONFRONTI L'analisi dei dati ha mostrato come l'altezza media dell'occhio del conducente, limitatamente al lavoro svolto, sia maggiore del valore indicato dalle Norme e tra 1.20 e 1.23 m da terra. Volendo assicurare almeno all'85% dei guidatori adeguate distanze di visibilità di sicurezza è lecito scegliere il 15° percentile delle distribuzioni delle altezze. Questo valore è compreso tra 1.18 e 1.16 m. Altri Stati hanno adottato diverse delle altezze dell'occhio del conducente (Tabella 3) e le indagini localizzate svolte nel tempo hanno mostrato tendenze anche contrastanti del valore di riferimento. Lo stesso adeguamento ai valori riscontrati [12] è stato diverso da Paese a Paese. Gli Stati Uniti hanno deciso di adeguare la normativa per un solo centimetro di variazione del parametro; l'Australia lo ha fatto per un ordine di grandezza in più (10 cm) ma abbassando il valore di riferimento. Paese Austria, Francia, Germania, Svizzera Canadà, Inghilterra, Australia 2002 Stati Uniti prima del 2001 Stati Uniti 2001 Italia, Olanda, Svezia Australia 1962÷2002 Giappone Valore (m) 1.00 1.05 1.07 1.08 1.10 1.15 1.20 Tabella 3 - Valori di riferimento della normativa per l'altezza dell'occhio del conducente in vari Paesi XIII CONVEGNO NAZIONALE S.I.I.V. – PADOVA – 30/31 OTTOBRE 2003 10 I percentili scelti dalle distribuzioni delle altezze differiscono dal valore della Normativa italiana rispettivamente del 7.3% e del 5.5%. Utilizzando le espressioni riportate nel paragrafo 2 si possono ricavare le variazioni percentuali della lunghezza dei raccordi verticali convessi e/o dei raggi minimi dei cerchi osculatori dovuti ai diversi valori dell'altezza dell'occhio del conducente. Per un'altezza dell'ostacolo fisso (h2) di 0.10 m ed un'altezza dell'occhio (h1) di 1.18 m e 1.16 m i raggi minimi sono, rispettivamente, il 95% e il 96% di quelli calcolati con il valore di norma. Le lunghezze dei raccordi (L) sono proporzionali. Al contrario, lasciando i raggi minimi dovuti all'altezza di norma il guidatore può contare su una distanza di visibilità di sicurezza maggiore tra il 2.5% ed il 2.0%. Le verifiche condotte con h1=h2=1.18 m e 1.16 m portano riduzioni dei valori del raggio leggermente inferiori: rispettivamente del 93% e del 95%. Per l'aumento della visibilità in curva si può semplicemente osservare che il termine ∆1 è direttamente proporzionale ad h1. 7. LE CONCLUSIONI E LO SVILUPPO DELLA RICERCA Il lavoro svolto ha consentito di indagare, in modo preliminare ma congruente, sull'altezza da terra dell'occhio del guidatore il cui valore di riferimento è rimasto immutato negli anni nonostante le variazioni intervenute nella tecnologia delle vetture, nella popolazione e nei comportamenti di guida. Tra i risultati parziali va considerato il valore del rapporto tra l'altezza dell'occhio e l'altezza delle vetture. Sembrerebbe che i guidatori, prescindendo entro certi limiti dalla propria statura, tendono a sistemarsi sul sedile di guida in modo piuttosto simile (altezza della testa rispetto al tetto della vettura), utilizzando le regolazioni a loro disposizione. Essi, in definitiva, cercano di mantenere, durante la guida, gli occhi a circa 1/3 della proiezione verticale del parabrezza anteriore dal tetto della vettura. La conseguenza di questo risultato è che, in prima approssimazione, è possibile ottenere un plausibile valore dell'altezza dell'occhio del conducente conoscendo l'altezza della vettura. Un controllo sulle altezze delle vetture in listino al dicembre 2001 ha restituito un'altezza media dell'occhio del conducente con un valore coincidente con quello misurato nella prima colonna della Tabella 2 (1.23 m). L'analisi dei dati ha fornito dei percentili delle distribuzioni delle altezze dell'occhio che sono sensibilmente maggiori rispetto al valore indicato nella normativa attuale, ma tali differenze si attenuano nel confronto tra raggi minimi dei cerchi osculatori dei raccordi parabolici convessi, che dai nuovi valori derivano, e tendono ancora di più a diminuire nel confronto con le distanze di visibilità. I risultati ottenuti, in definitiva, fanno propendere per accettare, almeno per il momento ed in mancanza di ulteriori approfondimenti, l'attuale valore della normativa senza particolari riserve, considerati i modesti risparmi economici che si potrebbero ottenere, in sede costruttiva, da un suo adeguamento alla realtà di circolazione ed il relativo (reale ma poco significante in termini percentuali) incremento della sicurezza di guida dovuto ad una distanza di visibilità disponibile maggiore di quella strettamente necessaria. La rilevata tendenza alla crescita del parametro, infine, consiglia comunque una campagna di indagine più estesa (anche sul territorio) di quella presentata in questo lavoro. XIII CONVEGNO NAZIONALE S.I.I.V. – PADOVA – 30/31 OTTOBRE 2003 11 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI [1] Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Ispettorato generale per la circolazione e la sicurezza stradale, Norme funzionali e geometriche per la costruzione delle strade, Decreto Ministeriale 5 novembre 2001, S.O. n. 5, G.U.R.I. n. 3 del 4.01.02. [2] Highway Capacity Manual, TRB Special Report 209, Transportation Research Board, Washington, D.C., 2000. [3] A Policy on Geometric Design of Highways and Street, AASHTO, Washington, D.C., 2001. [4] Norme sulle caratteristiche geometriche delle strade, CNR, Bollettino Ufficiale n. 31, Roma, 1973. [5] Parkin S., Mackay G.M., Cooper A., «How Drivers Sit in Cars», Accid. Anal. and Prev., Vol. 27, No 6, pp. 777-783, Pergamon, 1995. 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