Catechesi n. 426
1. 1. INTRODUZIONE
Continua il tema della vera e superiore giustizia. Questa pericope presenta insegnamenti
eterogenei (non legati come i precedenti); comunque uniti dal filo del discorso: la vera giustizia
è in una vita orientata a Dio il quale deve essere al centro dell’esistenza del discepolo.
1. 2. TESTO
Matteo 6,19-34.
19] Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri
scassinano e rubano;
20] accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove
ladri non scassinano e non rubano.
21] Perché là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore.
22] La lucerna del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo
sarà nella luce;
23] ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che
è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!
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24] Nessuno può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e
disprezzerà l'altro: non potete servire a Dio e a mammona.
25] Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e
neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo
e il corpo più del vestito?
26] Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai;
eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?
27] E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?
28] E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non
lavorano e non filano.
29] Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di
loro.
30] Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno,
non farà assai più per voi, gente di poca fede?
31] Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che
cosa indosseremo?
32] Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne
avete bisogno.
33] Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in
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aggiunta.
34] Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini.
A ciascun giorno basta la sua pena.
1. 3. TESTO E CONTESTO
vv.19-21. L’istinto di possesso è connaturale all’uomo il quale impegna tutte le sue energie per
procurare, conservare e accrescere i suoi beni.
Gesù non parla di beni, ma di ‘tesori’. Con tale parola si indendono vaste estensioni di terreni,
case e palazzi, gioielli preziosi, ecc. molte cose, eppure tutte passibili di precarietà. Basta un
nulla per cancellare l’oggetto prezioso: le tamre danneggiano l’abito di seta; il tarlo rovina il
mobile antico; i ladri rubano i preziosi.
Gesù indica di spendere energie per avere tesori in cielo, presso Dio. Lò i valori sono al sicuro e
la voracità degli uomini o l’astuzia dei ladri non vi apportano danni.
Di che tesori si tratta?
La dedizione del cuore a Dio e tuto ciò che il discepolo compie per servirlo.
Le opere buone, la giustizia, l’amore fino all’estremo dato anche ai nemici, l’elemosiam, la
preghiera, il digiuno.
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Perché là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore. Gesù conosce l’ansia del profondo del
cuore umano per ricercare ricchezze e valori. Ma se il cuore si ferma ia tesori terreni, in essi ‘si
perde’, corre il rischio di venire distrutto.
vv.22-23. Gesù parte dall’esperienza: l’occhio sano immerge tutto il corpo nella luce; l’occhio
malato (o cieco) lo immerge nell’oscurità.
Ma le espressioni hanno anche un altro significato: sano è l’occhio buono (del cuore); alato è
l’occhio malvagio.
Nell’occhio si rispecchia tutto l’uomo: è la lucerna del corpo, lo specchio sincero dell’anima.
Quando questa lucerna è limpida, lo è anche il corpo e la persona. Ma se l’occhio è malato,
corrotto, se guarda con astuzia o cupidigia, tutto il corpo e la persona è nelle tenebre.
Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!: il cuore deve essere
orientato a Dio per vivere dei tesori del cielo; allora l’uomo è sano. Se si perde nei beni terreni
diviene spiritualmente cieco e tutto l’uomo è nelle tenebre.
Ma Dio è luce, illumina l’uomo e l’uomo-discepolo deve riverbrare tale luce. Il Battesimo ci ha
chiamati dalle tenebre alla luce.
v.24. Il discepolo è posto di fronte ad una scelta fondamentale che orienta tutta la sua vita. O
Dio o ‘mammona’. O i tesori in cielo-luce o i tesori in terra-tenebra.
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Con tutto se stessi si riesce a servire bene un solo ‘padrone’. A noi la scelta.
v. 25. Chi vive immerso in Dio, non si preoccupa dei beni terreni.
La sezione vv.25-34 tratta delle preoccupazioni terrene di fronte all’infinito e provvido amore di
Dio Padre.
Due sono le preoccupazioni: del vitto per il sostentamento della vita, del vestito per proteggere il
corpo.
Gesù non condanna le preoccupazioni per questi bisogni da soddisfare; egli si scaglia contro la
preoccupazione febbrile e ansiosa per queste cose. Ne cadono vittime sia il ricco che il povero.
Ma la vita non vale più del cibo e il copro più del vestito? Vita e corpo non si esauriscono nella
ricezione di questi beni.
vv.26-27. Il vitto, prima preoccupazione. Per chi ama Dio, il sostentamento naturale e
provvidente degli uccelli è una meraviglia della sollecitudine paterna di Dio. Gli uccelli non si
danno pena, ma sono nutriti dal “Padre vostro”. Se ciò avviene per creature così semplici,
quanto più avverrà per noi, amati in modo unico da Dio Padre? Dio sa ciò di cui abbiamo
bisogno prima che le chiediamo. Cercare vitto non deve essere spasmodica tensione a
prolungare la vita: non ci sarà mai possibile nemmeno essere ‘proprietari’ di un’ora in più.
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vv. 28-30. Il vestito, seconda preoccupazione. I gigli del campo, fiori spontanei, hanno un
‘vestito’ di fronte a cui gli abiti sfarzosi di Salomone impallidiscono. L’erba, che è solo di un
momento, perché secca facilmente e viene bruciata, è ‘vestita’ da Dio. quanto più saremo
‘vestiti’ noi, amati in modo unico dal Padre! Non credere questo è preoccuparci dell’abito è
dimostrare poca fede.
vv.31-33. E’ riassunto quanto detto fino ad ora. La gente di poca fede si chiede solo: cosa
mangeremo? Cosa vestiremo? Chi vive d’angoscia si comporta come i pagani che, sapendo
nulla di Dio e della sua provvidenza, devono confidare unicamente nelle proprie forze. Ma chi
conosce Dio sa che è Padre.
Occorre dunque che il discepolo cerchi innanzitutto Dio e la sua giustizia, cioè si ‘fondi’ su di
Lui. Da cui tutto il resto proviene.
v.34. Una massima di saggezza finale, come ‘codicillo’ a tutta l’esposizione precedente. Ogni
giorno ha il suo affanno e le sue inquietudini. Perché dunque vivere l’oggi in modo angosciato
pensando a ciò che sarà il domani?
Vivere male l’oggi pensando al male di domani ci chiude fuori da ogni speranza.
L’oggi va invece vissuto in modo profetico: è da vivere fino in fondo la tensione verso il domani:
oggi costruisco il domani.
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1. 4. RIFLESSIONE
Gesù non ci spinge ad una vita irresponsabile in attesa della ‘manna dal cielo’. È nostro
impegno il lavoro e l’attività umana per acquisire i beni necessari a vivere. Ma porre occhio e
cuore, mente e anima oltre che il corpo per soddisfare i nostri bisogni e desideri, come fossero
‘il’ fine della nostra vita, questo giusto non è.
La vera giustizia è fondarsi nel Signore, essere illuminati e guiadati da Lui. I beni della terra non
saranno ‘signori’ della nostra vita, ma beni puri e semplici, utilità per i fabbisogni.
Altrimenti ci asserviamo loro e ne diveniamo schiavi. Mammona spesso impera incontrastato e
quante ‘liturgie’ in suo favore!
Solo nel Signore è la vera libertà e la vera povertà: ricchi di Lui e del suo amore provvidente,
nulla delle cose della terra attanaglia il cuore, nulla spadroneggia su di noi, nulla vuole il nostro
occhio-sguardo e il nostro cuore.
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