“Non vedere ci separa dalle cose, non udire dalle persone” Immanuel Kant Indice Introduzione 1.1. Anatomia e fisiologia dell'orecchio esterno 2 Sistemi di accoppiamento delle protesi 2.1. Auricolare o Chiocciola 2.2. L'impronta 2.3. Tipi di chiocciole 2.4. Materiali per chiocciole 2.5. La ventilazione 2.6. Filtri Meccanici 2.7. Curvetta sonora e Tubetto di raccordo 2.8. Condizioni allergiche 2.9. Auricolari costruiti con nuove tecnologie 2.10 Conclusioni 3. Bibliografia Introduzione Possiamo definire l’accoppiamento acustico come tutta quella serie di sistemi atti a trasferire l’energia elettroacustica emessa da una protesi uditiva nel meato acustico esterno verso l’orecchio interno. Gli elementi comunemente usati per garantire il trasferimento di energia sono la curvetta sonora, il tubetto di raccordo e la chiocciola acustica. Per una buona protesizzazione è fondamentale scegliere il modello di chiocciola più adatto con il miglior accoppiamento possibile. Questa scelta dipende da molti fattori tra cui le caratteristiche anatomiche del condotto uditivo, il tipo di perdita e le esigenze soggettive del paziente. Questo lavoro vuole essere di aiuto a tutti i miei colleghi Audioprotesisti che si approciano alla scelta e all'applicazione del più idoneo accoppiamento acustico, seguendo quelli che ad oggi rappresentano le tecniche più utlizzate, attraverso un analisi meramente qualitativa sui materiali dei laboratori di sviluppo di chiocciole e sulle metodiche di fabbricazione più recenti, grazie alla tecnologia 3D e laser. Gli Audioprotesisti sanno che il successo della protesizzazione dipende fortemente dalla regolazione e interazione di tre variabili, quali il guadagno, l'uscita massima e la risposta in frequenza. 1. Anatomia e fisiologia dell'orecchio esterno L'orecchio esterno è composto dal padiglione auricolare o pinna, e dal condotto uditivo esterno. La struttura cartilaginea della pinna con il suo complesso di rilievi e solchi è in relazione a funzioni di localizzazione delle sorgenti sonore sul piano frontale-verticale. Nei suoni complessi, sono soprattutto le frequenze superiori a 4Khz che, attraverso la pinna, contribuiscono alla direzionalità sul piano verticale, consentendo una discreta localizzazione anche nei casi di anacusia monolaterale. Il condotto uditivo esterno è a fondo cieco e termina con la membrana timpanica le cui dimensioni e la forma sono molto variabili ; spesso ha un decorso sigmoidale. Anche la sezione è irregolare, da circolare ad ellisoide: mediamente la sezione è di 0,7 - 0,9 mm, e la sua lunghezza 2,5 – 3,1 cm. Il condotto è costituito da cartilagine nei due terzi laterali e da osso nel terzo mediale. La cute di rivestimento è sottile e presenta annessi cutanei e ghiandole ceruminose nella parte cartilaginea del condotto. L'orecchio esterno offre una valida protezione dell'orecchio medio ed interno assicurando un equilibrio stabile di pressione e temperatura. Esso è deputato alla ricezione, trasmissione ed amplificazione delle onde sonore (energia meccanica vibratoria) generate dalla vibrazione di corpi elastici e trasmesse da un mezzo elastico ed alla localizzazione della sorgente sonora. Il condotto uditivo a forma di tubo ha importanti caratteristiche acustiche di risonanza, determinate dalla sua lunghezza. La Fig.1 mostra l'effetto della risonanza del condotto, che di fatto amplifica di 13 dB l'intensità dei suoni presentati al padiglione, soprattutto sulle alte frequenze con un picco attorno a 2,5 – 3,5 kHz. FIG. 1 Le dimensioni del canale uditivo indicano che esso ha una frequenza di risonanza a 3000 Hz (lunghezza d’onda 12 cm, 4 volte la lunghezza del canale) in corrispondenza della quale si ha un picco nella risposta in frequenza dell’orecchio. Un picco secondario si ha a 9000 Hz. Cambiando l'angolo di incidenza dei suoni dalla direzione frontale all'indietro (da 0° a 180° di azimut) cambia leggermente il picco della frequenza di risonanza ed il guadagno di 13 dB resta invariato. La ricezione di suoni a frequenza inferiore a 1000 Hz è comunque piuttosto deficitaria, in quanto la loro lunghezza d'onda è maggiore delle dimensioni del padiglione. La sua complessa architettura è responsabile del rinforzo attivo del suono: tale amplificazione si realizza per la covibrazione e la risonanza della cartilagine (corpo elastico) e per la microriverberazione e la risonanza dell'aria (mezzo elastico) concamerata tra i rilievi. L'effetto totale è quello di aumentare per risonanza di 15-20 dB la pressione sonora di una banda di frequenza che va da 2500 a 6000 Hz, con un picco di risonanza a 5500 Hz (picco di risonanza della conca) 2. Sistemi di accoppiamento 2.1. Auricolare o Chiocciola La chiocciola, o auricolare, è parte integrante di una protesi uditiva durante un applicazione per via aerea, permettendo l'accoppiamento con l'orecchio del paziente e intervenendo attivamente nella funzione elettroacustica, dal momento che può modificare in parte il segnale in uscita, se ne variano le dimensioni, la forma e il posizionamento nel CUE. Tra gli scopi annoveriamo quello duplice, di assicurare “l'aggancio” dell'apparecchio acustico all'orecchio e garantire un corretto trasferimento del suono dal ricevitore dell'apparecchio acustico al timpano. E' altresì fondamentale che sia esteticamente accettabile per paziente e allo stesso modo pure confortevole per l'uso per un lungo periodo di tempo. La sua costruzione su misura è in grado di ridurre al minimo il fastidio dovuto alla presenza di un corpo estraneo inserito nel CUE così come l'innesco dell'effetto Larsen. Le chiocciole possono avere importanti effetti acustici sull'uscita delle protesi come l'effetto di “occlusione”. Esso, oltre a manifestarsi con una soggettiva sensazione fastidiosa di blocco auricolare, dà anche origine ad una distorsione percettiva. L'occlusione del CUE in alcuni utilizzatori di AA può creare una fastidiosa senzazione di “orecchio chiuso”; la percezione della propria voce appare strana come troppo forte, oppure cupa come se si stesse parlando in una botte, o come se avesse un eco. Il primo fenomeno è definito “occlusione fisica”, il secondo “autofonia”. Il modo più semplice per creare un effetto di occlusione è di tapparsi un orecchio con un dito, parlare, ed osservare come si modifica la percezione della propria voce, dove timbro e loudness cambiano notevolmente e la sensazione assomiglia ad un rimbombo. Tale fenomeno è legato ad una diffusione sonora per via ossea di componenti in bassa frequenza, che rimanendo “intrappolate” nel volume d'aria residuo, tendono ad aumentare il loro potere di mascheramento sulle componenti in alta frequenza. La masticazione del cibo risulta molto rumorosa e sgradevole. Questi fastidiosi effetti, spesso, provocano il rifiuto dell'utilizzo dell' A.A. Le cause dell'effetto di occlusione sono da ricercare nelle vibrazioni prodotte dalle corde vocali e dalla masticazione: le vibrazioni prodotte si trasmettono tramite le ossa craniche alla parete cartilaginea del condotto uditivo, la quale si comporta come una membrana sonora. Di regola, tale energia, nel caso di un condotto libero o completamente aperto viene dispersa senza produrre fastidio. Quando l'orecchio è occluso dalla presenza di un inserto auricolare, (sia esso una chiocciola o un apparecchio endoauricolare), tali vibrazioni creano un livello di pressione sonora molto elevato. Si pensi che tale livello, per le frequenze al di sotto dei 500 Hz, può essere maggiore di 30 dB rispetto a quanto avviene in un orecchio aperto. L'effetto occlusione può essere ridotto o eliminato tramite la creazione di un foro di ventilazione nella chiocciola o nel guscio: maggiore è il diametro della ventilazione più l'effetto occlusione si attenua. 2.2. L'impronta Un’impronta precisa dell’orecchio è il prerequisito per un auricolare dall’adattamento perfetto. Più alta è la qualità e l’idoneità del materiale e degli strumenti utilizzati, più la presa dell’impronta sarà facile, confortevole e riuscita, sia per il paziente che per l’audioprotesista. La presa d'impronta è l'atto esclusivo del Tecnico Audioprotesista e richiede che venga svolto con la massima attenzione al fine di ottenere la corretta costruzione degli auricolari per gli apparecchi acustici retroauricolari e dei gusci per gli endoauricolari. Per cominciare è necessario utilizzare i seguenti strumenti: Otoscopio Speculum monouso Otostop Pinze per posizionamento otostop Penna luminosa o microlamp Pistola per impronta Cartucce con pasta per impronte Puntale o cannula per l'estrusione della pasta in cartuccia Forbici con punta arrotondata Durante le fasi preliminari è importante informare il paziente di cosa si sta per fare, montare lo speculo monouso sull'otoscopio e riportare sulla penna luminosa un segno di riferimento a 20 mm dalla punta, corrispondente alla seconda ansa in cui dovrà fermarsi l'otostop. Verificare con un'accurata osservazione otoscopica che non vi siano abrasioni alla cute, esostosi, perforazioni timpaniche. Nel caso in cui vi siano delle condizioni di ostacolo alla corretta presa d'impronta come ostruzione da cerume, corpi estranei oppure otiti è necessario consigliare una visita specialistica otorinolaringoiatrica e rinviare la presa d'impronta fino a quando l'orecchio sia libero da eventuali tappi e patologie al meato acustico. Nel caso durante l'otoscopia vi è una netta presenza di peli nel CUE è fondamentale rimuoverli mendiante la forbicina con punta arrotondata. Superate queste condizioni è possibile prendere l'impronta, inserendo nel condotto del paziente con le pinzette a punta tonda l'otostop a protezione del timpano. L'esecuzione di un otoscopia tra un soggetto in età pediatrica ed un soggetto adulto è differenziato a causa dell'anatomia del CUE. Nell'adulto per visionare canale e membrana timpanica basta tendere la pinna auricolare verso l'alto, viceversa per il bambino, si deve estendere il lobo verso il basso. Il posizionamento dell'otostop deve avvenire oltre la seconda ansa del condotto mentre il filo dell'otostop che fuoriesce dal condotto va posto sopra la pinna auricolare. In questa fase utilizzare il microlamp per posizionare l'otostop il più in profondità possibile, prestando attenzione a non superare il segno di riferimento di 20 mm. La preparazione della pistola per la presa d'impronta è caratterizzata dal sistema con cartuccia automiscelante che offre un metodo applicativo sicuro, igienico e ordinato, poiché la miscelazione manuale non è più necessaria. Con questo sistema si rispettano più facilmente i requisiti di igiene del luogo di lavoro, che sono diventati obbligatori in molte nazioni. Il materiale da impronta è il polivinilsilossano idrofilo un silicone per addizzione disponibile in commercio in versioni morbide e meno morbide. Dopo aver installato sulla pistola la cannula per l'erogazione della pasta, proteggere gli abiti del cliente con fazzoletti di carta appoggiati sulla spalla del cliente. Prendere nota della morfologia del condotto uditivo al fine di un corretto comportamento da tenere durante l'estrazione dell'impronta dopo che la pasta sia catalizzata. Riempito il condotto, si procede con il riempimento della conca, dell'elice e la copertura del trago, a questo punto far aprire e chiudere la bocca per tre/quattro volte appena terminato di siringare il materiale nell'orecchio al fine di modificare la forma dell'impronta. Attendere il tempo necessario alla catalizzazione della superficie in vista dell'impronta, quando il materiale è ancora morbido ed è stato appena iniettato nel condotto, in quanto qualsiasi manovra, per quanto delicata sia può modificare, anche pesantemente, le dimensioni del condotto. Terminata la catalizzazione, con estrema cura e con lievi movimenti ondulatori ed adeguata estensione della pinna, si estrae l'impronta dall'orecchio e si verifica mediante l'otoscopio che non sia, per qualche ragione, rimasto del materiale nell'orecchio (se così fosse accompagnare il paziente presso un otorino per l'opportuno intervento medico). Un aspetto fondamentale da considerare, è quello relativo all'atto masticatorio del parlato e dello sbadigliare, che possono indurre ad una distensione del CUE e quindi ad una diversa distribuzione del suo volume, con inevitalbile tenuta del feedback acustico, questo perché il canale è un ambiente dinamico. Masticare, sorridere, parlare, sbadigliare sono azioni che inducono ad un espansione e compressione della parte cartilaginea del CUE. Aprire la bocca porta ad una espansione, mentre mordere ad una compressione della cartilagine. A tal proposito vi sono diverse tecniche di impronta in cui il paziente, esegue delle azioni volte a raggiungere un buon risultato applicativo. L'impronta a bocca chiusa prevede che il paziente rimanga in silenzio e si possa rilassare durante la catalizzazione della pasta. Quando si esegue un impronta con bocca aperta, si raccomanda al paziente di mantenere la bocca aperta prima che la pasta venga inniettata e a non chiuderla fino a quando il materiale non si sia indurito. Nell'impronta con masticazione, il paziente è incoraggiato a sorridere e a masticare, non appena il materiale viene iniettato. Tutte queste tecniche vengono utilizzate per prendere un impronta quanto più vicine allo stile di vita del paziente, per evitare fastidiosi feedback e rendere quanto più naturali i movimenti del CUE in presenza della chiocciola. Prendere l'impronta ai bambini può risultare spesso difficile perché hanno paura, in questi casi è possibile far prendere l'impronta dalla mamma, simulando un gioco come fosse l'argilla. L'impronta corretta da spedire in laboratorio deve essere completa in ogni sua parte e ben fatta. Bisogna osservare con particolare attenzione la completezza del condotto, dell'elice, della copertura del trago. Se qualsiasi di queste parti non sia completa, si rileva una nuova impronta. Impronta corretta: Nella prima immagine da notare l'elice/antielice completo, nella seconda la presenza della conca completa e infine nella terza il canale uditivo completo. 2.3. Tipi di chiocciole La chiocciola rappresenta un anello di essenziale importanza nella catena elettroacustica e, anche se a volte sottovalutata, è uno dei componenti che più influiscono sull'esito della protesizzazione. I tipi di chiocciole si diversificano in base alla maggiore o minore presenza di porzioni riprodotte del padiglione auricolare e della conca. I tipi di chiocciola possono essere classificati in: Normale o convenzionale Riproducono il condotto e la conca completa e sono costituite da un auricolare pieno al quale è strettamente collegato, solidale, il ricevitore tramite un anello a pressione posto alla base della chiocciola; sono utilizzate esclusivamente nelle protesi a scatola. Peduncolo Riproducono soltanto la parte esterna del CUE, dal meato alla seconda ansa; sono in materiale flessibile e sono utilizzate per apparecchi retroauricolari di bassa e media potenza. Peduncolo staffa Presentano un prolungamento che riproduce anche la parte inferiore della conca, al fine di favorire l'inserzione e l'estrazione dal CUE nonchè un buon sistema di ancoraggio; costruite in materiali flessibili, rigidi o misti sono anch'esse impiegate nelle protesi di bassa e media potenza. Peduncolo staffa elice Sono utilizzate in presenza di anse del CUE poco accentuate, per garantire funzionalità e stabilità della chiocciola anche durante la masticazione e la fonazione; si accoppiano a protesi di media potenza Conca piena (conchiglia o Coki) Riproducono il CUE e tutta la conca; realizzati in materiali rigidi o flessibili, sono collegati a protesi retroauricolari di elevata potenza. Scheletrato Sono costituite dal solo tubetto di conduzione dei suoni, la cui stabilità è garantita da un telaio rigido che aderisce all'intero perimetro della conca auricolare; presenta in questo modo la massima ventilazione possibile, così da preservare inalterata la risonanza naturale del condotto, ma può essere accoppiata solo ad apaarecchi protesici di bassa potenza. 2.4. Materiali per chiocciole La scelta del materiale più adatto è fondamentale per la buona riuscita della chiocciola, per questo è utile conoscere i diversi tipi di materiali, da scegliere in funzione di diversi fattori, tra cui la potenza dell'apparecchio acustico, la conformazione dell'orecchio e le esigenze specifiche del cliente. Per facilitare la scelta , i materiali sono suddivisi in due categorie: resine i siliconici. La resina è indicata per perdite da lievi a gravi, è un materiale tradizionale, polimerizzato a caldo. Qui di seguito alcune sue tipologie: Acrilico morbido Resina morbida polimerizzata a caldo. Si ammorbidisce con la temperatura corporea ed è facilmente modificabile, per perdita medio/lieve. Acrilico rigido Resina rigida polimerizzata a caldo. Esteticamente piacevole, di facile manutenzione e pulizia, resiste all’usura e non ingiallisce, per perdita medio/lieve. Acrilico misto Abbinamento di acrilico rigido (nella staffa o conca) e acrilico morbido (condotto), unisce la buona tenuta ed il comfort del materiale morbido con l’estetica piacevole del rigido, per perdita medio/grave. Resina rigida fotopolimerizzante Esteticamente piacevole, di facile manutenzione e pulizia, non ingiallisce. Impiegata per la costruzione di chiocciole ric e open per perdita medio/lieve. Il silicone è indicato per perdite da medie a profonde, è molto morbido e flessibile. Qui di seguito alcune sue tipologie: Biopor light Il silicone più morbido della gamma. Consigliato solo in presenza di condotti ampi. Polimerizzato a freddo, per perdita grave/profonda Biopor S25 Silicone morbidissimo, offre ottima tenuta ed un buon grado di comfort. Consigliato in presenza di condotti ampi. Polimerizzato a freddo, per perdita grave/profonda Microflex Silicone molto morbido, offre ottima tenuta ed un buon grado di comfort. La polimerizzazione a caldo garantisce maggiore durata rispetto ai siliconi polimerizzati a freddo, per perdita grave/profonda. Biopor S40 Silicone morbido, particolarmente adatto in presenza di condotti sottili e nelle protesizzazioni pedriatiche. Polimerizzato a freddo, per perdita grave/profonda. Micropor Silicone morbido, offre buona tenuta ed un buon grado di comfort. La polimerizzazione a caldo garantisce maggiore durata rispetto ai siliconi polimerizzati a freddo, per perdita grave/profonda. Biopor S70 Silicone poco elastico, offre buona tenuta ed un buon grado di comfort. Polimerizzato a freddo, per perdita grave/profonda. 3. Modificazioni acustiche delle chiocciole La ventilazione La ventilazione è un foro passante realizzato all'interno della chiocciola, in grado di mettere in comunicazione la cavità adiacente al timpano con l'ambiente esterno permettendo, in funzione del suo diametro, di ridurre l'amplificazione delle frequenze gravi fino ai 500 Hz. E' usata per ridurre l'effetto di occlusione ma soprattutto per prevenire il formarsi di condensazione e umido che potrebbero compromettere le prestazioni dell'apparecchio acustico. La ventilazione può essere di tipo diagonale, parallela e e di tipo esterna. Nella ventilazione di tipo diagonale il foro di uscita del venting si insinua nel canale di conduzione dei suoni a circa metà della sua lunghezza; viene introdotto, oltre ad un taglio delle basse frequenze anche un taglio delle alte, non è quindi molto utilizzato. Essa modifica solo le frequenze gravi in misura più o meno elevata in base al diametro del foro stesso. Nella ventilazione parallela, che rappresenta la soluzione più utilizzata, abbiamo un taglio delle basse frequenze senza però alterare la risposta alle alte frequenze. La ventilazione esterna viene utlizzata per i pazienti che possiedono piccoli condotti uditivi, dove ospitare due fori all'inerno del canale auricolare non è fattibile. Lo svantaggio di questo tipo di sfiato è che la parte esterna può essere ostruita da cerume e umidità. All'aumentare del diametro del foro è riscontrabile una progressiva diminuizione delle frequenze basse ma con rischio (specie se è alto il guadagno) di effetto Larsen. Per mantenere i benefici di sfiato e, allo stesso tempo, per evitare efficacemente il feedback, i laboratori che si occupano di costruire le chiocciole hanno sviluppato tre sistemi di ventilazione che consentono modifiche di sfiato reversibili. Ogni sistema consiste di cinque tappi in plastica avente un foro e un eventuale tappo per azzerare lo sfiato. La dimensione del diametro del foro per ventilazione parallela standard è compresa tra gli 0,8 mm – 4,0 mm. Nel selezionare un sistema di ventilazione, la scelta del diametro dovrebbe essere basata su due fattori fondamentali : la perdita uditiva del paziente e le dimensioni dell'orecchio. Perdite uditive moderate, severe e profonde rappresentano un più alto livello di feedback, a tal proposito è consigliato un sistema di ventilazione con piccolo diametro (0,5 mm – 1,9 mm). Una ventilazione pari ad un 1 mm di diametro, annulla le differenze tra le applicazioni con auricolare medio e auricolare lungo; rimane invece pressochè inalterato il vantaggio sulla limitazione dei gravi che si ottiene con l'auricolare corto (-6 dB a 250 Hz -13,5 dB a 500 Hz); anche con questa ventilazione l'uscita massima rimane pressochè invariata. La ventilazione da 2 mm di diametro porta ad una riduzione del guadagno per le basse frequenze. La ventilazione con foro da 3 mm di diametro permette una riduzione ancor più elevata dell'amplificazione delle basse frequenze. Effetto dei diversi diametri di ventilazione sull'amplificazione di un AA. A) 2mm , B) nessuna ventilazione, C) 3 mm. Le curve indicano che, per le frequenze al di sotto dei 500 Hz, l'amplificazione ottenuta con una ventilazione di 3 mm C) è inferiore a quella della ventilazione di 2 mm, oppure quella ottenuta senza alcuna ventilazione. Da “Il suono e l'Udito” ed Widex. Con l'introduzione delle nuove tecnologie è diventato sempre più complesso il calcolo empirico della ventilazione e alcune aziende hanno studiato algoritmi complicatissimi che tengono conto della perdita uditiva del paziente. 3.1. Filtri Meccanici Mediante l'utilizzo di filtri meccanici si possono ottenere significative modifiche delle curve di risposta che sono influenzate dalla posizione in cui tali filtri vengono posizionati: all'inizio o al termine della curvetta, oppure dentro il tubetto della chiocciola. Il loro compito è quello di livellare la curva di risposta e di attenuare il picco di risonanza a 1000 Hz. La risonanza naturale del condotto uditivo porta a delle risposte in frequenza all'uscita della chiocciola con dei picchi tra 1000 e i 4000 Hz che creano dei fastidiosi suoni, i quali riducono notevolemte la qualità del suono. Tale capacità di attenuazione varia in base al valore di impedenza del filtro (misurata in Ohm); maggiore è il valore dell'impedenza, maggiore sarà l'attenuazione del filtro. Tutte le modifiche indotte soggettivamente dall'utilizzo di filtri meccanici, al pari di quelle legate alle variazioni delle caratteristiche di curvette, tubicini e ventilazioni sono evidenziabili nell'analisi elettroacustica in situ. L'uso dei filtri meccanici, quindi serve necessariamente per : Riduzione del picco di risposta in frequenza di risonanza dell'apparecchio acustico. Riduzione della potenza massima erogabile. Riduzione del feedback acustico Protezione dall'umidità che potrebbe creare danni. 3.2. Curvetta sonora e tubetto di raccordo La curvetta sonora, costruita in materiale plastico, viene applicata all' AA ed infilata nel tubetto mantenendo l'apparecchio BTE nella sua sede posta tra padiglione auricolare e zona mastoidea; l'introduzione della chiocciola nel CUE permette un'ulteriore stabilizzazione. Nei bambini la dimensione e la forma della curvetta va scelta con cura e massima attenzione per evitare torsioni del tubetto e mal posizionamento dell'A.A, a volte causati dalla morfologia e dimensione del padiglione che è più piccolo rispetto a quello dell'adulto, e sostenuto da cartilagine poco resistente. La sua sezione trasversale e la lunghezza di questo canale sono molto importanti per le prestazioni acustiche della chiocciola: un diametro di 23 mm è generalmente adeguato per la maggior parte degli utenti. Modificando la forma interna della curvetta, cioè aumentando o diminuendo il suo diamentro dell'A.A al punto di fissaggio del tubetto possiamo enfatizzare le frequenze acute o quelle gravi: questo effetto acustico è denominato “effetto corno” o “tromba” Tale accorgimento può essere sfruttato anche nella realizazione della chiocciola nel momento in cui serve un maggior guadagno sulle frequenze acute e a tal proposito il canale d'uscita del suono della chiocciola può essere modellato a forma di tromba. Chiocciola con terminale a tromba L'effetto prodotto è dovuto ad un allargamento progressivo del tubo di giunzione tra il ricevitore e la chiocciola nei sistemi BTE, determinando un guadagno di 10 dB circa nelle frequenze che vanno da 2000 – 6000 Hz, determinando un miglioramento significativo dell'intellegibilità del parlato del paziente. Per stabilire il corretto diamentro della forma a tromba, il diametro massimo non dovrebbe mai superare il doppio del diametro dell'uscita del suono, rilevato nella sua parte più stretta. Il tubetto di raccordo è fabbricato in plastica morbida ed elastica (PVC), spesso precurvato, è interposto tra la curvetta e la chiocciola, per convogliare il suono nel CUE. Le sue caratteristiche sono : Spessore della parete Diametro interno Lunghezza La scelta dello spessore dipende dalla potenza dell'AA applicato, il tubetto con parete sottile è utilizzato con AA di leve potenza, mentre quello con maggiore spessore per AA ad alto guadagno. Meno è spesso e maggiormente si verificano deformazioni, torsioni od angolature che possono compromettere il buon funzionamento dell'AA. Altra considerazione da fare è che questo componente è soggetto alla continua esposizione alla luce, al contatto con l'acidità e il grasso della cute, quindi nel giro di pochi mesi va incontro ad ingiallimento e irrigidimento con compromissione di tutta la catena acustica. Per tale motivo và sostituito dall'audioprotesista frequentemente, almeno ogni 6 mesi o quando irrigidisce eccessivamente. Di norma viene incollato direttamente all'interno della chiocciola indipendentemente dal materiale con cui sia costruita con un adesivo costituito da una miscela di acetone, 1-metil-2-pirrolidone e polvere di vinile. Il diametro interno spesso non è modificabile poiché dipende dalla possbilità di fissaggio della curvetta che puà variare da apparecchio ad apparecchio. In ogni caso lo standard è 1,9 mm. Infine la lunghezza del tubetto ed in particolare la profondità di inserzione nel condotto, consentono di ottenere significative variazioni della curva di risposta. Aumentando la profondità si aumenta l'amplificazione dei toni gravi diminuendo quella degli acuti ma si innesca più facilmente l'effetto Larsen. E' opportuno programmare inserzioni non superiori a 8 mm quando si vogliono enfatizzare le frequenze acute. 3.3. Condizioni allergiche Il condotto uditivo ha una pelle molto delicata, anche un capello può causare prurito nell'orecchio, quindi non c'è da stupirsi se prurito e irritazione sono frequenti tra gli utilizzatori di AA . Madsen, Larsen e Flink (1991) hanno mostrato che circa il 39% della popolazione dei protesizzati presenta il prurito come un effetto collaterale. In molti casi, i pazienti si abituano a questa sensazione che poi passserà, ma ci sono casi che possono essere causa di altri fattori e hanno bisogno della nostra attenzione. Questi potrebbero includere questioni relative all'accopiamento in sé oppure a reazioni allergiche ai materiali utilizzati. I materiali morbidi o duri utilizzati per la fabbricazione delle chiocciole acustiche sono biocompatibili e generalmente non sono causa di irritazione o sensibilizzazione della pelle dell'orecchio. In alcuni pazienti è possibile però riscontrare una alta sensibilizzazione a sostanze presenti nelle resine acriliche, sviluppando indolenzimento del tessuto interessato. Per alcuni pazienti l'uso di materiale ipoallergenico è quindi raccomandabile. Per determinare quale materiale anallergico si dimostrerà più efficace per un dato paziente, è possibile effettuare patch test della pelle in cui piccoli campioni di materiale siano appartenenti ai tipi di chiocciola esistenti in commercio. Normalmente la reazione avversa può variare dal prurito della pelle secca o con una leggera infiammazione fino ad un edema doloroso della conca o del padiglione auricolare. Il campione che non comporta una reazione avversa deve essere utilizzato per la fabbricazione della chiocciola. Normalmente i pazienti con allergie ai materiali contenuti nella chiocciola di solito hanno una storia di allergie ad altri agenti chimici, se il paziente che appare “allergico” solo per un orecchio in una condizione di protesizzazione binaurale, l'irritazione molto probabilmente ha un altro motivo. L'esempio classico che possiamo riportare, è quello in cui in un orecchio la chiocciola Audioprotesista si adatta dovrà comodamente riprendere e nell'altro l'impronta, in il questo tecnico caso l'infiammazione è sicuramente dovuta ad un problema di “vestibilità” della chiocciola, sviluppato a causa di una difficoltà nell'inserimento, da una scarsa tenuta o anche da una rugosità superficiale, un aumento dell'umidità nel canale uditivo o la mancanza di igiene. Nel caso in cui l'accoppiamento è aperto, vedi sistema open-fitting, la reazione allergica è molto meno probabile. Tuttavia, alcuni pazienti possono eesere allergici al detergente utilizzato per pulire la cupola come la clorexidina. Normalmente una delle cause legate al prurito nei sistemi aperti open fitting è l'inadeguatezza della cupola che non rimane fissa in una posizione stabile del CUE. 3.4. Auricolari costruiti con nuove tecnologie Le moderne tecnologie digitali stanno ampiamente superando quelle analogiche nella frontiera delle tecniche di protesizzazione acustica. Il lavoro manuale creato dai laboratori sta via via diminuendo sia per l'utilizzo di materiali come cupoline che determinano un accoppiamento diretto e meno invadente, ma anche grazie alla presenza di sistemi di rilevamento dell'impronta a laser supportate da appositi scanner. La scansione dell'impronta viene eseguita usando un sistema ottico estremamente accurato. Lo scanner crea rapidamente in pochi minuti precise copie digitali 3D dell'impronta dell'orecchio del paziente. Il laser garantisce assoluta precisione e fedeltà all'impronta utilizzata nella scansione, con diminuzione del feedback, qualità maggiore in termini di durata, ventilazione migliore poiché sono meglio sfruttati gli prendere l'impronta auricolare senza dover ricorrere all'utilizzo della pistola tradizionale. Lo scanner permetterà agli audioprotesisti di catturare con esattezza la forma del canale uditivo ma soprattutto grazie ad un sistema dinamico si avrà la possibilità di valutare con precisione l'estensione e la compressione del meato acustico dovuta ai movimenti mandibolari. 3.5. Conclusioni I diversi tipi di chiocciola riproducono la precisa conformazione dell'orecchio esterno del paziente cui sono destinati, essendo ricavati dalla riproduzione di una impronta anatomica. La chiocciola è un elemento particolarmente delicato perchè è l'unico componente dell'apparecchio acustico a diretto contatto con la cute delicata e sottile del condotto uditivo esterno. Per tale motivo, il materiale con cui è costruita non deve creare allergie nè favorire la proliferazione microbica ma nel contempo deve assicurare la tenuta dell'apparecchio. Tali materiali sono quindi biocompatibili come acrilici rigidi, flessibili o misti, vinilici e siliconati flessibili. Da un punto di vista del risultato applicativo non sono state evidenziate differenze nell'utilizzo dei diversi materiali, se non soltanto per il materiale rigido quando associato ad una perdita trasmissiva: in questo caso una chiocciola d'opportuna lunghezza può migliorare la trasmissione del suono verso l'orecchio interno trasferendone parte anche per vibrazione. Le chiocciole possono avere importanti effetti acustici sull'uscita delle protesi come l'effetto di “occlusione”. Esso, oltre a manifestarsi con una soggettiva sensazione fastidiosa di blocco auricolare, dà anche origine ad una distorsione percettiva. Per ovviare a questo problema vengono utilizzate chiocciole “ventilate”, cioè attraversate da un canale per mettere in comunicazione l'aria esterna con l'aria del volume residuo. Con l'avvento di tecnologie digitali, in grado di adoperare filtri e caratterizzate da ampia risposta frequenziale, il problema di intervenire sull'accoppiamento acustico AA-orecchio (modifica tubicino o curvetta di raccordo ed eventuali ventilazioni) non si pone minimanete in quanto il segnale è adeguatamente manipolato dal circuito delle protesi. Per tal ragione le tecniche di intevento all'accoppiamento come le ventilazioni sono quasi sempre utilizzate solo con protesi non dell'ultima generazione, in quanto defcitarie dal punto di vista della risposta frequenziale. Nell'immagine in basso possiamo notare le aree di controllo relative all'utilizzo di chiocciole acustiche. Ventilazione, filtri meccanici ed effetto corno sono le tre variabili fondamentali su cui per decenni si è lavorato al fine di ottenere il corretto accoppiamento acustico. Questi controlli sono indipendenti gli uni dagli altri e possono essere utilizzati insieme e separatamente, pertanto non bisogna dimenticarli al fine di fare un controllo fisico a monte per migliorare significativamente il controllo elettronico a valle da parte dei filtri digitali. Bibliografia Microsonic, Custom Earmold manual, 2003 Maurizio Clerici, L'Audioprotesista, 2006 L'Audioprotesista, rivista tecnico scientifica 2010 Munarato, catalogo generale 2011 Andrea Natalizia, tesi di laurea corso di dottorato: Nuove tecnologie Biomediche in Otorinolaringoiatria. 2006 Silvano Prosser, Alessandro Martini, Argomenti di Audiologia Omega Edizioni,2013 Maurizio Maurizi, Audiovestibologia Clinica, 1987 Umberto Ambrosetti, Audiologia protesica, 2014 Silvia Bonilla Berrios, Molde Auditivo 2009 Viviana Orellana P. y Pamela Torres U. Tecnólogos Médicos ORL. Audia Centro de Audiología Audífonos Características, selección y adaptación, 2003. Brian Taylor, Gustav Miller, Fitting and dispensing hearing aids, 2011 Textbook of Hearing Aid Amplification - Robert E. Sandlin – 2000 Modern Hearing Aids_ Pre-Fitting Testing and Selection Considerations - H. Gustav Mueller, Ruth Bentler, Todd A. Ricketts - 2014