Occhio all`orecchio: pulito sì, ma senza esagerare

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L’ECO DI BERGAMO
DOMENICA 13 MAGGIO 2007
SALUTE
«San Pietro», al lavoro la nuova risonanza
La struttura dell’Isola ha sensibilmente potenziato il servizio radiologico
A Milano
ritorna
il salasso
I medici tornano al «salasso», pratica diffusa fino alla fine dell’800 quando, in mancanza d’altro, si riteneva potesse curare o prevenire una serie infinita di malattie. Ma dopo oltre un secolo d’abbandono, una ricerca dell’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano dimostra che potrebbe rivelarsi un’arma vincente contro il diabete, o meglio contro l’insulino resistenza che ne è
alla base. La ricerca è pubblicata sull’American Journal of Gastroenterology.
Una risonanza magnetica da un tesla di
nuova generazione ha sostituito la precedente attrezzatura al Servizio di Radiologia e diagnostica per immagini del policlinico «San Pietro», una delle strutture del
gruppo ospedaliero «San Donato». La nuova risonanza magnetica consente di ottenere un netto miglioramento nella qualità delle prestazioni diagnostiche del corpo intero e del cervello, consentendo di allargare il campo delle patologie anche all’età pediatrica, alle alterazioni di natura vascolare, all’apparato muscolo-scheletrico.
Oltre all’investimento tecnologico, necessario ad ampliare l’offerta di prestazioni radiologiche, il servizio presenta un nuovo
assetto organizzativo diretto da Claudio
Bonfioli, responsabile del Servizio di Radiologia e diagnostica per immagini, insieme ad un’èquipe specializzata di radiologi con esperienze maturate in importanti
strutture sanitarie della regione.
Il policlinico, sempre più attento ad offrire un servizio che risponda alle reali esigenze del territorio, ha ritenuto opportuno
potenziare l’attività radiologica esistente
con un aggiornamento tecnologico che ha
consentito di completare sia il quadro diagnostico che quello terapeutico.
L’idea di creare un «un servizio flessibile»
che si avvale di un pool di professionisti
radiologi nasce per rispondere ad un aumento di domanda sanitaria di prestazioni radiologiche con l’obiettivo di fornire
una diagnostica specialistica completa. Un
passo in avanti nella diagnostica – afferma
Alberto Zerbi, primario del Servizio di Radiologia e diagnostica di bioimmagini
dell’Istituto ortopedico Galeazzi
di Milano e coordinatore dei
radiologi che si occupano
delle prestazioni radiologiche muscolo/scheletriche –, dove competenze
e tecnologie sono gli
elementi essenziali per
aiutare anche il miglior
«occhio clinico», il meglio allenato.
L’acquisizione di una
nuova risonanza magnetica, con caratteristiche di
software che la rendono più
performante, secondo Giuseppe Scotti, professore ordinario di
Neuroradiologia all’Università Vita-Salute
di Milano e coordinatore della Neuroadiologia, significa maggiore accuratezza e miglior precisione diagnostica per molte patologie in particolare neurologiche, dall’epilessia alla sclerosi multipla, dalle cefalee
ai disturbi vascolari dalle lombalgie ai pro-
blemi di memoria e decadimento mentale.
L’elemento di novità sul piano organizzativo consiste nell’introduzione di competenze attraverso la formula di «società di
professionisti» (diffuse in America e nel
mondo anglosassone) i quali fanno dell’accuratezza diagnostica, della specializzazione integrata, della teleconsultazione e teleradiologia e del
continuo aggiornamento il
punto di riferimento di
una gestione efficace ed
efficiente di un servizio
di radiologia.
Tale approccio, che
consente di segnalare i
casi particolari per un
approfondimento e di
affidarli al professionista in base alla competenza specifica, è sicuramente un valore aggiunto per il
territorio ed un elemento caratterizzante per il policlinico «San
Pietro». La combinazione di questi due elementi innovativi, relativi alle tecnologie
e alla competenza professionale, consentirà di rispondere più tempestivamente alle esigenze sanitarie della popolazione e
del territorio anche con una riduzione delle liste di attesa.
Occhio all’orecchio: pulito sì, ma senza esagerare
Da più di vent’anni visito quotidianamente molte persone che lamentano disturbi alla
gola, al naso o alle orecchie. A fianco di patologie importanti e di una certa gravità, frequentemente l’utenza si rivolge infatti allo specialista per problemi clinicamente più semplici, ma comunque molto fastidiosi e dolorosi. Sono malattie sicuramente banali, fondamentalmente prive di complicazioni o di pericoli, ma che rivestono una particolare importanza per la loro frequenza in ogni ambito
d’età. Mi riferisco alle dermatiti del condotto uditivo e alle otiti esterne, patologie tanto
semplici quanto lunghe e fastidiose, e a volte ripetitive, perché non riconosciute o non
curate. È però necessario fare una premessa
anatomica e fisiologica dell’orecchio, che si
divide in esterno, medio ed interno.
Quello che ci interessa riguarda esclusivamente l’orecchio esterno, che è formato dal padiglione auricolare (che noi tutti possiamo osservare ai lati del viso) e dal condotto uditivo
esterno (cue), quel canale stretto che inizia
al centro del padiglione e si approfondisce all’interno per circa 3 centimetri e termina con
la membrana timpanica (mt), sottile disco trasparente ed elastico che vibra sotto l’impulso
delle onde sonore.
Il cue è tappezzato da cute che si fa via via più
sottile e delicata tanto più si spinge verso la
mt e, verso l’esterno, è ricoperta da sottili peli, che fungono da barriera difensiva per sostanze estranee. Subito all’interno di questa
regione alcune cellule ghiandolari sottocutanee producono una sostanza giallo-bruna,
untuosa, densa: il cerume. Anch’esso, disponendosi a cercine tutt’intorno alla parete del
cue, ha l’esclusiva funzione di proteggere la
porzione più interna e la mt da agenti irritanti provenienti dall’esterno, come polveri, acqua, peli di barba, frammenti di capelli e tutto ciò che anche meno usualmente può avvicinarsi all’orecchio.
Ecco pertanto cos’è lo «sporco» che sicuramente alla vista non piace e che quindi è necessario pulire, come la mamma ci ha insegnato fin da bambini, perché «non si può andare in giro con le orecchie sporche!». Ben venga pertanto quella semplice pulizia che ci evita inevitabili brutte figure cogli altri: l’eccesso
di cerume, che appare all’esterno del cue, diventa superfluo e brutto alla vista ed è concesso rimuoverlo. Ma qui sta il problema!
Il lavarsi quotidiano, nel nostro mondo civilizzato e tecnologicamente sempre più avanzato, è diventato un momento non solo di necessità ma anche di piacere, di relax, un modo di togliersi la stanchezza e le tensioni con
una piacevole doccia calda, ricca di inebrianti profumi di saponi per la pelle e i capelli. Pulire il nostro corpo e la nostra pelle è fonte di
benessere per noi stessi, e nel rapporto con gli
altri. Ma per questo motivo, per alcuni, la pulizia del proprio corpo diventa un’esigenza
quasi ossessiva, con la tendenza all’eccesso,
che può portare ad alterazioni della normale
fisiologia della nostra pelle.
Le orecchie fanno parte sempre più spesso
di quelle parti del corpo che desideriamo siano perfettamente pulite e le manovre che sono adottate sono diventate sempre più scrupolose ed approfondite; quella sostanza sgradevolmente untuosa viene rimossa in modo
accurato e profondo con l’uso spesso inappropriato di strumenti sottili che possono «entrare» nel cue, là dove un dito non riesce: fino
a che si rimuove sostanza giallastra vuol dire
che le orecchie sono ancora… sporche!
Ho incontrato molti pazienti che mi hanno
confessato di sentire la necessità di pulirsi le
orecchie anche più volte al giorno, e le conseguenze nel tempo non hanno certo tardato a
comparire!
I disturbi iniziano con una sensazione di «fastidio» e prurito interno, a volte insistente e
BREVI
Per evitare fastidiose dermatiti, meglio lavarlo superficialmente solo con acqua saponata
Per l’ipertrofia del cuore
cure più efficaci con la Mir-133
Una molecola «naturale», prodotta cioè dallo
stesso Dna dell’individuo, apre nuove, «rivoluzionarie» prospettive di cura contro l’ipertrofia del cuore che porta, nel tempo, a gravi conseguenze come lo scompenso cardiaco, che solo in Italia colpisce oltre mezzo milione di persone e contro il quale l’unica strada efficace è, al momento, il trapianto di cuore. La molecola in questione si chiama Mir133 (un tipo particolare di micro-Rna) ed apre la strada, per la prima volta, ad una terapia molecolare, e
non farmacologica, per curare le patologie cardiache. La scoperta, pubblicata sulla rivista Nature Medicine, è opera di un team di ricercatori italiani guidati da Cesare Peschle, dell’Istituto superiore di Sanità (Iss), e da Gianluigi Condorelli dell’Irccs Multimedica di Milano, in collaborazione con ricercatori della University of California di San Diego.
«Questo studio - ha affermato il presidente dell’Iss,
Enrico Garaci - è a dir poco rivoluzionario, dal momento che apre prospettive terapeutiche innovative per alcuni tra i più gravi e diffusi disturbi del cuore quali l’ipertrofia che, a lungo andare, porta all’insufficienza cardiaca».
Il futuro delle scienze mediche
A Milano i massimi esperti
| Un ex voto romano per la malattia delle orecchie recentemente messo in mostra al Museo Archeologico di Napoli |
intollerabile, proseguono con la sensazione di il successivo, eventuale coinvolgimento del«orecchio umido o bagnato», per arrivare al la mt si è in presenza di un’otite esterna.
dolore, che a volte può essere talmente acu- Sicuramente esistono degli individui più preto da portare il paziente fino al Pronto Soccor- disposti a questa evoluzione clinica ed altri
so a qualunque ora del giorno e della notte.
che invece, per loro fortuna, si possono perLa sensazione di prurito porta alla necessità mettere anche un eccesso di pulizia interna
di «grattarsi», incrementando quindi la toilet- delle orecchie senza andare incontro a consete all’interno del cue, per trovare un illuso- guenze fastidiose. Inoltre ci sono variazioni
rio e quanto mai transitorio sollievo, visto che anche nella quantità di produzione di cerume:
invece si instaura un circolo
alcuni soggetti ne producono
vizioso per il quale tanto più
solo minime quantità, divensi abusa di pulizia interna,
tando inconsapevolmente più
tanto più si avvertono i disturesposti a dermatiti croniche;
bi, via via più importanti.
quei soggetti che invece ne
La cute sottile del condotto
producono in eccesso possouditivo, liberata dalla proteno andare incontro alla formazione ceruminosa, sottoposta
zione di un tappo di cerume.
ad attrito insistente da parte
In proposito mi preme sottodegli strumenti a volte anche
lineare che questa evenienpiù inusuali e robusti (forciza non è assolutamente frene per capelli, stuzzicadenquente e, soprattutto, cercare
ti, fiammiferi, chiodi…!), perdi pulire a fondo l’orecchio
de il suo superficiale strato
per evitare la formazione di
corneo e diventa vulnerabile,
un tappo non solo non risoldiffusamente arrossata (derve il problema, ma, anzi, renmatite); a volte è interessata
de ancor più facile l’accumuA
n
t
o
n
i
o
F
o
r
e
s
t
i
|
| lo profondo di quel cerume
da piccole abrasioni che, a
contatto con acqua, specie
che involontariamente viene
quando insaponata, rischiano di infettarsi, dan- spinto più all’interno e diventa sempre più difdo inizio ad un rapido peggioramento del qua- ficile da rimuovere.
dro e dei sintomi (dermatite infetta): la cute si L’acqua che rimane nelle orecchie dopo un bagonfia, restringendo il condotto, produce una gno o una doccia è elemento predisponente alsecrezione densa, a volte maleodorante, che le dermatiti: la cute tende a macerare e la sucristagna e chiude il cue, con importante ri- cessiva pulizia interna provoca con più faciduzione dell’udito, il tutto accompagnato da lità irritazione e micro-abrasioni. Devo segnadolore decisamente intenso che si avverte nel- lare che l’acqua di piscina e quella del mare
l’orecchio e si irradia tutt’intorno ad esso. Con ricco di plancton (mare tropicale) sono di gran
lunga quelle maggiormente responsabili di infiammazioni al condotto, a volte anche in assenza di alterazioni cutanee, per la loro aumentata potenzialità irritante quando rimane a lungo ristagnante.
Inoltre i mezzi sottili introdotti nel cue possono occasionalmente, in seguito ad un uso maldestro, provocare lesioni alla membrana timpanica, che devono essere prontamente riconosciute e trattate.
Cosa fare per prevenire tutto ciò?
Le orecchie vanno lavate superficialmente con
acqua, meglio se non insaponata, evitando l’introduzione interna a getto; un dito delle nostre
mani è un mezzo sicuramente sufficiente per
rimuovere, intanto che ci laviamo, l’esuberanza esterna di cerume ed essere assolutamente esteticamente a posto; l’uso dei bastoncini
ricoperti da cotone è ottimale, ma solo se si rimane assolutamente superficiali ed esterni. Le
orecchie vanno asciugate sempre, soprattutto
dopo un bagno o una doccia, quando si bagnano in profondità: in questi casi va molto bene asciugare l’interno del condotto con l’aria
calda (asciugacapelli).
In conclusione, ritengo che buona parte delle dermatiti dei condotti uditivi e delle otiti
esterne, che quotidianamente vedo in ambulatorio e affliggono insistentemente parecchie
persone, possano essere facilmente evitate se
si ritorna ad abitudini di toilette più semplici,
rispettando l’anatomia e la fisiologia delle nostre orecchie.
Antonio Foresti
Aiuto responsabile
Unità operativa Otorinolaringoiatria
policlinico San Pietro - Ponte San Pietro
Dai problemi legati all’invecchiamento, alle nuove frontiere nel campo delle malattie infettive. Ma
anche gli ultimi ritrovati della tecnologia biomedica,
e le terapie «pilotate» dalle immagini della TAC e della PET. Sono questi gli argomenti su cui gli specialisti di tutto il mondo si confronteranno durante la
conferenza sul «Futuro delle scienze mediche», presieduta dal celebre oncologo ex ministro della Sanità Umberto Veronesi e da Luc Montagnier, presidente della Fondazione mondiale per la ricerca sull’Aids e scopritore del virus HIV.
La conferenza, prevista dal 7 al 9 giugno prossimi,
sarà ospitata all’interno di MilanoCheckUp, la rassegna rivolta alle imprese, agli operatori professionali e alla comunità medico- scientifica che si svolgerà a FieraMilano (il polo fieristico di Rho).
Tra i coordinatori delle sessioni in cui si articola questo incontro, ci sono alcuni dei nomi più prestigiosi
del panorama scientifico italiano: da Pier Giuseppe Pelicci, direttore del dipartimento di oncologia
sperimentale dell’Istituto europeo di oncologia (Ieo);
a Carlo La Vecchia, capo del laboratorio di epidemiologia all’Istituto di ricerche farmacologiche Mario
Negri; a Carlo Vergani, primario di geriatria al Policlinico di Milano.
Un piccolissimo motore
«allunga» il femore operato
C’è un piccolissimo motore tra il femore e il ginocchio di un ragazzo di 12 anni che, a causa di un
particolare tumore delle ossa, rischiava di vederne compromessa la crescita. E l’impianto di questa protesi, realizzata su misura in sole tre settimane, è un intervento chirurgico che finora non era mai
stato effettuato in Italia. L’operazione è stata eseguita lo scorso 24 aprile dall’equipe di Sergio Mapelli,
dell’Istituto Ortopedico «Gaetano Pini» di Milano. In
particolare, l’intervento ha rimosso il ginocchio e una
porzione di femore al ragazzo, per sostituirli con una
protesi che «si allunga con un meccanismo elettromagnetico, interno alla protesi stessa – spiega Nunzio Buccino, direttore sanitario della struttura milanese – azionato attraverso impulsi trasmessi da un
sensore applicato sottocute. Ogni impulso determina allungamenti di 0,03 millimetri così da regolare
con grande precisione e progressione la crescita
dell’osso». Un meccanismo radicalmente diverso da
quello adottato nelle protesi utilizzate finora in Italia.
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