fantini_elementi_doc_02-03_Evaporazione del Mediterraneo

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A
APPROFONDIMENTO
L’evaporazione del Mediterraneo
I
l Mar Mediterraneo è situato in una regione
che nel complesso è a clima temperato semiarido. In regioni come la Spagna meridionale, la
Sardegna, la Sicilia, la Grecia e tutto il Nordafrica,
dal Marocco fino all’Egitto, piove assai poco. Ne
consegue che il Mediterraneo è un mare a bilancio idrologico negativo. Ciò vuol dire che il rifornimento di acqua al mare ad opera di pioggia e
fiumi non compensa quanto il mare perde per evaporazione. In teoria, se il mare perde più acqua di
quanta ne riceve, dovrebbe diminuire di volume,
abbassarsi di livello e alla fine prosciugarsi del
tutto. Nel caso del Mediterraneo ciò non avviene
perché, per il principio dei vasi comunicanti, l’acqua persa per evaporazione viene compensata da
quella in ingresso dall’Oceano Atlantico attraverso lo Stretto di Gibilterra.
Si è calcolato che dall’Atlantico entrano nel Mediterraneo più di 2 000 km3 di acqua all’anno. Se
si potesse chiudere lo Stretto di Gibilterra con una
diga, il livello del Mar Mediterraneo si abbasserebbe di 1 metro all’anno e l’intero bacino si essiccherebbe in poche migliaia di anni. Questo è proprio
ciò che avvenne circa 6,5 milioni di anni fa, quando lo Stretto di Gibilterra si chiuse, molto proba-
bilmente a seguito dell’avvicinamento dell’Africa
all’Europa. I vari bacini del Mediterraneo restarono
isolati, finendo poi per essiccarsi.
La progressiva evaporazione di acqua marina
portò alla precipitazione dei sali disciolti. Si formarono così depositi di minerali, quali salgemma,
il comune sale da cucina, silvite, gesso e carbonati.
Questi depositi salini, detti evaporiti marine, sono
ancora oggi presenti sul fondo dei maggiori bacini del Mediterraneo (figura 1), anche con ingenti
spessori: 1 300 m nel Bacino balearico-provenzale,
2 500 m nel Bacino di Antalya, a sud della Turchia.
Poi, improvvisamente, 4,8 milioni di anni fa, la
«porta» di Gibilterra si aprì di nuovo e l’acqua atlantica irruppe nei desertici bacini mediterranei, i
quali in brevissimo tempo vennero riempiti di acqua marina. I depositi evaporitici che si erano formati furono coinvolti nel processo di corrugamento
che avrebbe condotto alla formazione della catena
degli Appennini. Imponenti banchi di gesso e di
altri depositi evaporitici furono ripiegati e sollevati. Oggi infatti troviamo le evaporiti esposte nelle
montagne della Sicilia, della Calabria, fino alla Romagna e al Monferrato. Questi depositi evaporitici
sono prevalentemente formati di gesso (figura 2).
FIGURA 1 Quando evaporò l’acqua del bacino mediterraneo, si formarono sedimenti
evaporitici costituiti di gesso. Un ulteriore
aumento della concentrazione salina portò
alla cristallizzazione di salgemma.
Bacino
balearico-provenzale
Bacino
ionico
La «vena del gesso» nell’Appennino romagnolo è costituita da sali depositati in seguito all’evaporazione dell’acqua
del Mediterraneo circa 6,5 milioni di anni fa.
Bacino
di Antalya
FIGURA 2
Fantini, Monesi, Piazzini - Elementi
Gesso
Salgemma
di Scienze della Terra • Italo Bovolenta editore - 2013
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