Il presente lavoro costituisce una versione modificata dell’articolo “Interazione di fotoni con polarizzatori e cristalli birifrangenti per l'introduzione del concetto di stato quantico”, La Fisica nella Scuola , XXXIV, 1 supplemento La meccanica quantistica nella scuola: Interazione di fotoni con polaroid e cristalli birifrangenti per l’introduzione del concetto di stato quantico. A.Stefanel, Unità di Ricerca in Didattica della Fisica dell’Università di Udine, Liceo Scientifico Statale G. Marinelli Udine 1. Introduzione L’esigenza di introdurre nei curricoli della scuola secondaria superiore elementi di fisica moderna e in particolare di fisica quantistica è chiara a tutti coloro che, a vari livelli, sono coinvolti nel processo di innovazione dell’insegnamento della fisica nella scuola. Le sperimentazioni PNI e Brocca da oltre un decennio prevedono ampi moduli di fisica moderna nella scuola secondaria superiore [1], gli esami di maturità sperimentali hanno proposto negli ultimi anni scritti sulla fisica dei fotoni [2]. Gli autori dei testi per le scuole hanno dedicando capitoli sempre più ricchi alla fisica dei quanti [3] Restano comunque ampiamente dibattuti e aperti i problemi di quali contenuti disciplinari proporre, quali impostazioni adottare, quale formazione dare ai docenti. Diversi gruppi di ricerca didattica, in Italia e all’estero, hanno rivisitato criticamente vecchi approcci e individuato nuove strade per l’introduzione dei fondamenti della fisica quantistica [4], per lo studio di ambiti in cui la fisica quantistica trova ampia applicazione come per esempio quelli della conduzione elettrica nei solidi [5]-[6] e delle particelle elementari [7]. Differenziate, anche se non sempre documentate, sono anche le proposte sulla formazione insegnanti [8]. Non mancano infine esempi di sperimentazioni condotte sul campo, che forniscono indicazioni di fattibilità di percorsi didattici [9]-[10]. La sperimentazione qui presentata costituisce una prima attuazione in classe della proposta didattica delineata da Grassi, Ghirardi, Michelini [11], che suggerisce un approccio diretto alle idee della meccanica quantistica secondo l’impostazione formulata da Dirac [12], seguita da altri autori quali Feynman [13] e Sakurai [14] e ripresa in alcuni lavori di ricerca didattica [15]. Nasce come proposta operativa del lavoro di ricerca sull’insegnamento della fisica quantistica svolto da vari anni dall’Unità di Ricerca in Didattica della Fisica dell’Università di Udine [10]-[11]-[16]. Costituisce esito dell’accordo di collaborazione tra l’Università di Udine e il Liceo Scientifico Marinelli di Udine, e del progetto “Fisica quantistica” ivi attuato. La sperimentazione ha avuto come scopi: individuare le difficoltà dei ragazzi, raccogliere le loro idee e le modalità con cui hanno affrontato la proposta didattica, la messa a punto di esperimenti, materiali e strumenti didattici. Vengono qui presentati il contesto in cui si è svolta la sperimentazione, il percorso seguito e gli strumenti didattici adottati, presentate e discusse le idee dei ragazzi emerse nel lavoro in classe e nelle verifiche, valutati gli esiti della sperimentazione. 2. Il contesto della sperimentazione La sperimentazione è stata condotta presso il Liceo Scientifico Statale G. Marinelli di Udine in una quinta sperimentale (Sperimentazione autonoma ad Indirizzo Matematico Scientifico sul modello della sperimentazione Brocca), composta da 21 alunni 10 maschi e 11 femmine. La classe ha seguito un corso quinquennale di fisica ed ha partecipato nel terzo anno al progetto nazionale di sperimentazione sull’uso delle nuove tecnologie nella didattica denominato Esp B di FISISS (Ricerca coordinata nazionalmente su fondi MURST-CNR). Il livello della classe in fisica può definirsi in generale medio. Due studenti si sono dimostrati particolarmente dotati, mentre tre hanno sistematicamente presentato difficoltà di apprendimento nell’area fisico-matematica. La sperimentazione è stata condotta nel periodo maggio-giugno 1999 al termine di un programma di elettromagnetismo classico in cui sono state ridotte le parti applicative. Complessivamente sono state impiegate 7 ore di laboratorio e attività in aula più 1 ora per il test finale. Gli esperimenti sono stati svolti dalla cattedra, coinvolgendo gli studenti nella loro realizzazione con l’unico apparato disponibile. Uno degli studenti più dotati ha approfondito la tematica, sviluppando soprattutto la parte sperimentale, e presentando all’esame il lavoro svolto in forma ipertestuale. L’attività in classe è stata condotta con schede su cui i ragazzi hanno riportato gli esiti degli esperimenti, le conclusioni via via raggiunte, le ipotesi interpretative esplorate come sono emerse dalla discussione collettiva in classe. Le schede sono state lasciate ai ragazzi come documentazione di riferimento su cui preparare l’esame di stato. 1 Il presente lavoro costituisce una versione modificata dell’articolo “Interazione di fotoni con polarizzatori e cristalli birifrangenti per l'introduzione del concetto di stato quantico”, La Fisica nella Scuola , XXXIV, 1 supplemento Nel corso della sperimentazione sono stato assegnati alcuni esercizi di approfondimento sulla fenomenologia dell’interazione luce polarizzatori. In sede d’esame uno dei quesiti della terza prova prevedeva la trattazione di un argomento inerente a questa sperimentazione. 3. Il percorso didattico. In questo paragrafo viene presentato come è stato costruito il concetto di stato quantico a partire da un approccio totalmente fenomenologico all’interazione di luce con polarizzatori e cristalli birifrangenti. Gli esperimenti con filtri polarizzatori hanno permesso di concludere che la polarizzazione lineare di fotoni secondo una data direzione è una proprietà incompatibile con la polarizzazione in qualsiasi altra direzione. Gli esperimenti con cristalli birifrangenti hanno consentito di puntualizzare il significato di questa conclusione, fornendo una base fenomenologica più ampia e consentendo di discutere i concetti di indeterminismo quantistico, i principi di complementarietà e di indeterminazione, la non località dei fenomeni quantistici, per avviare alla comprensione del principio di sovrapposizione. 3.1.1.Fase sperimentale. La prima fase del lavoro è consistita nell’analizzare qualitativamente la polarizzazione della luce ponendo uno o più filtri polarizzatori su una lavagna luminosa. La costanza dell’intensità della luce trasmessa da un solo polaroid è stata riconosciuta facendo ruotare il polaroid intorno ad un asse verticale. Con la sovrapposizione di due filtri è stata riconosciuta la dipendenza dell’intensità della luce trasmessa dall’orientazione relativa dei due filtri, da un massimo per una certa orientazione a un minimo quando uno dei due filtri è stato ruotato di 90°. Queste semplici osservazioni hanno portato a riconoscere che: la luce emessa da sorgenti ordinarie non è polarizzata; la luce trasmessa da un filtro polarizzatore presenta una proprietà, che viene chiamata polarizzazione e che viene evidenziata quando essa passa attraverso un secondo filtro; il primo filtro quindi polarizza la luce, il secondo funge da analizzatore della polarizzazione della luce trasmessa dal primo filtro; la polarizzazione è una proprietà trasversale rispetto alla direzione di propagazione della luce; per analizzare quantitativamente il fenomeno è necessario misurare l’intensità della luce trasmessa al variare dell’angolo formato tra due direzioni ortogonali alla direzione di propagazione della luce. La fase esplorativa con i filtri polarizzatori si è conclusa osservando che l’ordine di successione di più filtri è fondamentale per definire l’intensità della luce trasmessa: se due filtri successivi hanno direzioni permesse ortogonali si ha un minimo di trasmissione indipendentemente dall’orientazione del terzo filtro; quando invece tra due filtri con direzioni permessa ortogonali si interpone un filtro con direzione permessa obliqua, la luce trasmessa ha intensità intermedia. Per la determinazione quantitativa dell’intensità luminosa trasmessa da filtri polarizzatori si è utilizzato il sistema della ditta Pasco con sensore di luce in linea con il computer. In figura 1 è raffigurato l’apparato sperimentale utilizzato. In figura 2 è riportato l’esito della misurazione effettuata in classe per la determinazione della legge di Malus. Lo studio fenomenologico dell’interazione di fotoni con filtri polarizzatori è stato completato con misure Figura 1. Apparato sperimentale utilizzato per la di intensità della luce trasmessa attraverso tre filtri. determinazione della legge di Malus. A sinistra il In particolare è stata misurata la trasmittività dei proiettore, con l’alimentatore stabilizzato 5V-6A; al centro i due filtri polarizzatori; a destra il sensore di filtri facendo incidere un fascio di luce non luce. polarizzata su tre filtri con direzioni di trasmissione paralleli. Il rapporto tra l’intensità I 3 della luce trasmessa dal terzo filtro e l’intensità I 2 della luce trasmessa dal secondo filtro fornisce il coefficiente di trasmissione T del filtro( ). La luce irradiata dal proiettore usato era parzialmente polarizzata. La misura dell’intensità della luce trasmessa dal primo filtro al variare dell’orientazione di quest’ultimo presentava una variazione di circa 5%, da un minimo ad un massimo di intensità. Per questo motivo il coefficiente di trasmissione è stato valutato col metodo descritto nel testo. 2 Il presente lavoro costituisce una versione modificata dell’articolo “Interazione di fotoni con polarizzatori e cristalli birifrangenti per l'introduzione del concetto di stato quantico”, La Fisica nella Scuola , XXXIV, 1 supplemento Figura 2. Intensità della luce trasmessa da due filtri in funzione: dell’angolo formato dalle direzioni permesse dei due polaroid (a sinistra); del coseno quadro di tale angolo (a destra). Il risultato del fit è legato al non perfetto allineamento delle direzioni di trasmissione dei polaroid a =0°. Poiché i filtri erano uguali è stata anche riscontrata la relazione: I2 1 T I0 , 2 come si evince dal grafico in figura 3. 3.1.2. Interpretazione. L’interpretazione dei risultati sperimentali in termini di interazione tra singoli fotoni con i filtri polarizzatori consiste nella preliminare riformulazione della legge di Malus come legge probabilistica. La probabilità di trasmissione Pt di un fotone di un fascio di luce polarizzata che incide su un filtro polarizzatore è data da: Pt It T Ii cos 2 , con I i e I t intensità della luce rispettivamente incidente e trasmessa, T coefficiente di trasmissione del filtro e angolo formato dalle direzioni permesse dei due filtri ( 0 quando la trasmissione è massima). Per focalizzare l’attenzione sulla sola polarizzazione, si è analizzato il caso ideale in cui T 1 . Un fotone attraversa un filtro con direzione permessa verticale (orizzontale). La probabilità che venga trasmesso da un secondo filtro con direzione permessa verticale (orizzontale) è unitaria. L’esito certo di questo esperimento porta ad attribuire una proprietà V (H) al fotone trasmesso dal primo filtro: proprietà di polarizzazione verticale (orizzontale) che viene mantenuta anche dopo l’attraversamento del secondo filtro. Essa, come proposto in [11] è stata indicata iconograficamente con il simbolo (ovvero *). In generale un fotone verrà sicuramente trasmesso da un filtro con orientazione , rispetto per esempio alla direzione verticale, se esso in precedenza aveva attraversato un filtro con direzione permessa inclinata di un angolo . Si potrà quindi in generale associare una proprietà al Figura 3. Apparato per la misura della trasmittività dei polaroid ed esito sperimentale, quando sul sensore incide la luce (in sequenza): emessa della sorgente, trasmessa da 1 polaroi, trasmessa da due polaroid paralleli, trasmessa da tre polaroid paralleli. 3 Il presente lavoro costituisce una versione modificata dell’articolo “Interazione di fotoni con polarizzatori e cristalli birifrangenti per l'introduzione del concetto di stato quantico”, La Fisica nella Scuola , XXXIV, 1 supplemento fotone anche in questo caso, che potrà essere indicata con . Nel caso particolare in cui 45 , indicheremo con il simbolo la proprietà corrispondente del fotone. Per riconoscere che le proprietà e * sono mutuamente esclusive è sufficiente osservare che un fotone con proprietà (cioè polarizzato verticalmente) verrà sicuramente assorbito da un filtro con direzione permessa orizzontale. Analogamente un fotone con proprietà * (cioè polarizzato orizzontalmente) sarà sicuramente assorbito da un filtro con direzione permessa verticale. Per riconoscere che la proprietà è incompatibile con le proprietà * e (e in generale con ogni proprietà ) è necessario considerare un quadro più ampio. Un fotone con proprietà che incide su un filtro con direzione permessa orizzontale (o verticale) ha probabilità 1/2 di venire trasmesso ed avrà, in questo caso, polarizzazione orizzontale (verticale), ovvero avrà proprietà * ( ). Abbastanza naturalmente ci si può chiedere se un fascio di fotoni con polarizzazione a 45°, cioè con proprietà , sia formato per metà da fotoni con polarizzazione verticale, cioè con proprietà , e per metà da fotoni con polarizzazione orizzontale, cioè con proprietà *. Questa ipotesi, che per comodità d’ora in poi chiameremo ipotesi-A, è compatibile con l’esperimento considerato. Essa è compatibile anche con l’esito sperimentale del completo assorbimento di un fascio polarizzato a 45° che incide su due filtri con direzioni permesse ortogonali (per esempio una orizzontale e una verticale). L’ipotesi A non è invece compatibile con l’esito sperimentale che si osserva quando tra i due filtri si interpone un terzo filtro con direzione permessa ruotata di 45° rispetto alle altre due. Secondo l’ipotesi-A ci si dovrebbe aspettare che nessun fotone venga trasmesso, mentre l’evidenza sperimentale mostra che viene trasmesso 1/8 dei fotoni incidenti. Un’ulteriore prova contro l’ipotesi-A si ottiene considerando l’esperimento con due filtri paralleli tra i quali viene interposto un filtro a 45°. 3.2. Esperimenti con cristalli birifrangenti. 3.2.1.Fase sperimentale. Gli esperimenti con cristalli di calcite richiedono una maggiore preparazione e una maggiore cura nell’esecuzione. Sono stati utilizzati cristalli di calcite commerciali utilizzando come sorgente un puntatore laser alimentato con un alimentatore stabilizzato a 4.5 V. Data la piccola separazione dei fasci e la notevole diffusione che si ha con i cristalli utilizzati, l’interpretazione degli esiti quantitativi è meno immediata di quanto si ha con gli esperimenti con i polaroid. Questi esperimenti tuttavia sono molto importanti, anche se ci si limita ad aspetti semiquantitativi, per comprendere a pieno il concetto di stato quantistico, svincolando l’interpretazione dalla specifica modalità con cui avviene l’interazione tra fotoni e filtri polarizzatori. Per la visualizzazione all’intera classe di questi esperimenti è stata utilizzata una videocamera montata su supporto snodabile collegata ad un monitor TV. Il primo esperimento è consistito nel misure l’intensità relativa e la polarizzazione del fascio ordinario e del fascio straordinario. I due fasci risultano sempre polarizzati a 90° l’uno rispetto all’altro. Per comodità chiameremo direzione verticale quella di polarizzazione del fascio ordinario e orizzontale quella del fascio straordinario. Le intensità relative dei due fasci dipendono dalla direzione di polarizzazione del fascio incidente secondo la legge di Malus. Se il fascio incidente è polarizzato a 45° rispetto alla direzione verticale, le intensità dei fasci ordinario e straordinario in linea di principio sono uguali. Differenze possono riscontrarsi a causa della diversa diffusione dei due fasci. Nel secondo esperimento sono stati utilizzati due cristalli di calcite in successione con assi ottici antiparalleli (cioè disposti inversamente l’uno rispetto all’altro) per ottenere un unico fascio trasmesso dato dalla sovrapposizione dei due fasci. La polarizzazione del fascio che emerge dal sistema dei due cristalli è inoltre uguale a quella della luce incidente. ( ) Se nello spazio tra i due cristalli si interpone uno schermo in modo da impedire la trasmissione del raggio straordinario (o del raggio ordinario), la luce emergente dal secondo cristallo ha polarizzazione verticale (orizzontale), cioè quella del fascio ordinario (straordinario). Se inoltre sul primo dei due cristalli incide un fascio di luce la cui direzione di polarizzazione è verticale, viene trasmesso oltre il secondo cristallo solo il fascio ordinario. La luce che emerge dal sistema dei due cristalli ha polarizzazione verticale. Se invece la luce incidente è polarizzata secondo la direzione orizzontale si propaga nel sistema solo il raggio straordinario e il raggio emergente ha polarizzazione orizzontale. Se i cristalli non sono uguali la sovrapposizione dei due fasci è parziale e in questo caso la polarizzazione del fascio emergente può non essere ben definita. In ogni caso una differenza di 0.5 cm nel lato dei cristalli consente la quasi totale sovrapposizione dei due fasci. 4 Il presente lavoro costituisce una versione modificata dell’articolo “Interazione di fotoni con polarizzatori e cristalli birifrangenti per l'introduzione del concetto di stato quantico”, La Fisica nella Scuola , XXXIV, 1 supplemento 3.2.2. Interpretazione. Gli esperimenti condotti sono stati interpretati presupponendo che i cristalli siano ideali, ossia che il loro coefficiente di trasmissione sia unitario. Quando un fotone polarizzato a 45° incide sul sistema dei due cristalli è impossibile assegnare un raggio che ne individui la traiettoria. Infatti esso non può seguire la traiettoria del solo raggio ordinario oppure solo di quello straordinario, altrimenti emergerebbe con polarizzazione verticale o orizzontale rispettivamente. Esso non può d’altro canto seguire altre traiettorie, perché se vengono interrotti entrambi i fasci nessun fotone viene trasmesso. D’altro canto non si può dire che li segua entrambi, in quanto se si cerca di stabilire qual è la traiettoria di un fotone si rivela un fotone o nessun fotone lungo uno dei due cammini si rileva una polarizzazione verticale o orizzontale del fascio trasmesso. In definitiva non è possibile attribuire una traiettoria al fotone. Questo esperimento evidenzia il concetto di indeterminismo quantistico. La natura non locale dei processi quantistici emerge nel momento in cui si considera che l’alterazione di uno dei due fasci comporta una influenza anche sull’altro. Questo può essere letto anche in termini di complementarietà: nel momento in cui si riesce a stabilire che un fotone viene trasmesso secondo uno dei due raggi si distrugge lo stato iniziale e il fotone trasmesso ha polarizzazione verticale o orizzontale. L’esperimento condotto consente una verifica decisiva dell’inconsistenza dell’ipotesi-A. Se il fascio a 45° fosse composto per metà da fotoni con proprietà e per metà da fotoni con proprietà * ci si dovrebbe aspettare che solo metà dei fotoni vengano trasmessi da un filtro polarizzato a 45° e inoltre non ci si dovrebbe aspettare alcuna influenza dalla presenza di uno schermo che assorba uno dei due fasci (il fascio emergente dovrebbe comunque essere polarizzato a 45°). La polarizzazione a 45° del fascio emergente dal sistema dei due cristalli si osserva solo quando possono propagarsi entrambi i fasci. Gli esperimenti discussi possono essere interpretati introducendo il concetto di stato di polarizzazione del fotone. Lo stato a 45° deve essere interpretato come sovrapposizione degli stati di polarizzazione verticale e orizzontale (o in generale come sovrapposizione di due stati qualsiasi incompatibili) e la determinazione del percorso seguito dal fotone fa rivelare il fotone stesso in uno dei due stati componenti. Il sistema dei due cristalli opera in modo da non alterare lo stato del fotone incidente. Un filtro polarizzatore invece opera selezionando comunque uno stato del fotone. Un fotone trasmesso da un filtro polarizzatore si trova in uno stato che non ha alcuna correlazione con lo stato del fotone prima di incidere sul filtro. 4. Le idee dei ragazzi Il percorso presentato nel paragrafo precedente è stata proposto ai ragazzi come sfida interpretativa delle ipotesi che loro stessi erano stimolati a costruire e come contesto di verifica e vaglio di dette ipotesi. Nel corso della sperimentazione i ragazzi hanno progressivamente elaborato, esplicitato e discusso diverse ipotesi. La rappresentazione iconografica è stata di grande aiuto in questo processo, fornendo uno strumento di lavoro che tutti hanno impiegato per costruire personali percorsi esplorativi e per vagliare le ipotesi di volta in volta individuate nella discussione in classe. Le idee espresse dalla maggior parte della classe, discusse e indagate con maggior dettaglio, sono descritte nel seguito. In relazione all’analisi dell’interazione fotoni-filtri polarizzatori, l’ipotesi-A è stata avanzata spontaneamente dagli studenti. Questa ipotesi è stata scartata molto presto quasi da tutti sulla base delle evidenze sperimentali. Alcuni hanno aggiunto che essa doveva essere scartata a causa dell’arbitrarietà delle direzioni di polarizzazione “verticale” e “orizzontale” rispetto alle quali riferire la direzione a 45°. Anche se l’ipotesi A, nella sua forma più esplicita, è stata scartata subito, è comunque restata l’idea di poter considerare un fascio polarizzato a 45° come composto da due fasci con proprietà almeno in parte distinte. Questo corrisponde a ritenere di poter stabilire a priori la sorte di un fotone polarizzato a 45° che incide su un filtro con direzione permessa per esempio verticale. Gli studenti hanno osservato che un fotone polarizzato a 45° ha proprietà , perché viene trasmesso da un polaroid a 45°. Se metà dei fotoni di un fascio polarizzato a 45° passa anche per il polaroid V, significa che quella metà di fotoni doveva avere in origine anche la proprietà . Un fascio di luce polarizzato a 45° sarà allora composto per metà da fotoni con proprietà e e per metà da fotoni con proprietà e *. Questa ipotesi nel seguito verrà indicata come ipotesi-B. Essa è stata sottoposta a verifica mostrando come una successione di un filtro verticale e un filtro a 45° dovrebbe trasmettere un fascio di intensità pari a metà di quella del fascio incidente, in contrasto con l’esperimento in cui si rileva solo ¼ dell’intensità del fascio incidente. Questa ipotesi si è dimostrata piuttosto radicata e non da tutti è stata superata. È riemersa in molti in varie forme sia nel test finale sia nelle risposte date al quesito proposto nella terza prova dell’esame di stato. 5 Il presente lavoro costituisce una versione modificata dell’articolo “Interazione di fotoni con polarizzatori e cristalli birifrangenti per l'introduzione del concetto di stato quantico”, La Fisica nella Scuola , XXXIV, 1 supplemento L’ipotesi-B ha subito una modificazione associata all’attribuzione, da parte degli studenti, di un ruolo attivo del polaroid anche quando viene attraversato da un fotone. Nel percorso seguito, l’interazione fotone-filtro è stata presentata come interazione passiva: il fotone viene assorbito o viene trasmesso. Gli studenti hanno proposto la possibilità che il fotone, nell’attraversare il filtro, sia influenzato da questo e quindi possa acquisire una proprietà che prima non aveva. Gli studenti hanno espresso le seguenti due ipotesi. Ipotesi-C: nell’attraversare il polaroid il fotone mantiene la proprietà che aveva inizialmente, ma ne acquista un’altra legata alla direzione permessa del filtro. Ipotesi-D: il fotone trasmesso dal filtro acquista una nuova proprietà e perde la proprietà che aveva precedentemente. La ipotesi- C non è di fatto discutibile utilizzando solo gli esperimenti con i polarizzatori. L’analisi con cristalli birifrangenti evidenzia invece che la scomposizione e ricombinazione dei due fasci avviene senza che intervenga alcun polarizzatore e quindi consente di trattare la sovrapposizione svincolandosi dalle specifiche modalità con cui avviene l’iterazione fotone-polaroid. L’ipotesi D è stata accompagnata dal riconoscimento del fatto che lo stato del fotone viene alterato dal passaggio attraverso il filtro. Questa è l’ipotesi che avvia alla comprensione del concetto di stato quantico e al ruolo di selettore di stato giocato dal polaroid. 5. Elementi di valutazione. Al termine della sperimentazione è stato somministrato un test. strutturato in sei punti, presentati sinteticamente nella tabella in appendice. Il test ha avuto natura esplorativa rispetto agli apprendimenti, soprattutto per quanto riguarda la fenomenologia dell’interazione tra fotoni e polarizzatori, la padronanza di interpretarla in termini di probabilità di trasmissione del singolo fotone. In questo modo è stato possibile discernere tra limiti dovuti alla scarsa padronanza della fenomenologia, da quelli concettuali, presenti anche quando i ragazzi dimostrano di conoscere gli aspetti fenomenologici indagati. Si volevano individuare eventuali difficoltà legate al passaggio dall’esperimento reale a quello ideale, necessario per la fase di concettualizzazione. Si puntava inoltre ad individuare con quali modalità gli studenti gestivano i concetti di indeterminismo, incompatibilità in fisica quantistica e in che modo riuscivano ad applicare i concetti appresi a un semplice caso diverso da quello della polarizzazione. Sotto il profilo metodologico il test sondava le modalità con cui veniva usata la rappresentazione iconografica, anche in relazione alla distinzione tra i piano osservativo, descrittivo e interpretativo. Gli esiti dell’analisi del test sono sintetizzati nella tabella. Qui discutiamo solo alcuni degli elementi disciplinari e metodologici che costituiscono gli obiettivi della sperimentazione e analizziamo più in dettaglio le risposte agli ultimi due punti del test, che forniscono utili informazioni sulle idee dei ragazzi e sul grado di padronanza della tematica. Meno del 20% ha dimostrato di non riuscire ad inquadrare la fenomenologia indagata coerentemente con la legge di Malus ed ha dimostrato difficoltà nel rispondere anche alle altre domande del test. Sembra ragionevole ritenere che per essi le difficoltà nella concettualizzazione siano state determinate dalla limitata padronanza dei fenomeni indagati. I restanti ragazzi hanno inquadrato le situazioni sperimentali proposte in accordo con la legge di Malus e con le conseguenze che da essa ne discendono. Circa il 60 % è stato in grado di tradurre la regolarità statistica riscontrata sperimentalmente in termini di probabilità di trasmissione del singolo fotone. L’80% ha distinto in tutti i casi gli esperimenti ideali da quelli reali. Tutti gli studenti hanno riconosciuto la mutua esclusività delle polarizzazioni ortogonali, mentre poco meno dell’80% è riuscito ad analizzare il concetto di incompatibilità nel caso di polarizzazioni che differiscono di 45°, utilizzare l’ipotesi A (62%) o l’ipotesi B (il restante 38%). Le risposte date al punto 6 sono differenziate e raggruppabili in diverse tipologie. Il 33% ha eluso la risposta o si è limitato a poche considerazioni di difficile interpretazione, senza un’ulteriore indagine, come “per il fotone possiamo fare uno studio probabilistico, ma non c’è modo di stabilire la situazione reale”, oppure “per la moneta ho l’alternativa T o C, per la luce devo tener conto delle proprietà che la luce polarizzata può assumere”. A questo gruppo appartengono i ragazzi che non hanno saputo inquadrare gli aspetti sperimentali. Il 67% ha focalizzato l’attenzione su uno o più aspetti delle situazioni confrontate, pur senza considerarli i forma completa. Metà degli studenti di questo gruppo ha sottolineato che, mentre nel caso del lancio della moneta, almeno in linea di principio, c’è la possibilità di descrivere quantitativamente il suo moto e quindi di predire l’esito finale di ogni lancio, nel caso del fotone polarizzato è impossibile, anche in linea di principio, descrivere il moto e quindi fare previsioni deterministiche. L’altra metà ha posto l’attenzione sull’interazione del fotone con il polaroid e sul cambiamento dello stato del fotone con frasi del tipo “nel caso del fotone si 6 Il presente lavoro costituisce una versione modificata dell’articolo “Interazione di fotoni con polarizzatori e cristalli birifrangenti per l'introduzione del concetto di stato quantico”, La Fisica nella Scuola , XXXIV, 1 supplemento tratta di indeterminismo perché cambia il suo stato” o “nel caso del fotone si ha una modifica irrevocabile nel sistema”. Alcuni di questi studenti hanno fatto emergere nelle risposte l’esigenza di giungere ad una formalizzazione, come del resto già era accaduto durante il lavoro in laboratorio. In relazione al punto sette si può sintetizzare le risposte con quanto segue. L’applicazione del modello interpretativo usato per lo studio della polarizzazione al caso della trasmissione di luce attraverso un mezzo rifrangente è stato possibile per il 70% dei ragazzi. Il restante 30%, o non ha risposto o ha dato la stessa risposta data alla prima domanda. E’ stata rilevata una forte correlazione tra le modalità di risposta agli ultimi due punti. In particolare i ragazzi che hanno eluso o hanno dimostrato difficoltà nell’affrontare uno dei due punti hanno dimostrato difficoltà anche nel trattare l’altro punto. Per quel che riguarda le modalità con cui è stata utilizzata la rappresentazione iconografica si può sintetizzare quanto segue. La maggior parte non ha usato tale rappresentazione per descrivere i fenomeni analizzati. Poco meno del 33% ha descritto invece singoli fenomeni servendosi della rappresentazione grafica. Per lo più questo ha portato ad un inquadramento fenomenologico non del tutto coerente con i fatti. Tutti gli studenti eccetto uno, che ha preferito riferire le risposte in forma scritta, hanno utilizzato la rappresentazione iconografica proposta per esplorare le ipotesi interpretative, pur con diversa consapevolezza. Gli studenti hanno guadagnato dall’uso della rappresentazione iconografica come strumento di indagine delle proprie idee ed efficace mezzo espressivo per esplicitare le proprie concezioni, sia nei casi in cui esse avessero una forma sufficientemente strutturata, sia nel caso in cui esse non avessero ancora una organizzazione chiara. Ulteriori elementi di riscontro del lavoro svolto, anche parziali, sono stati ricavati dalle risposte date dagli studenti ad uno dei quesiti di fisica della terza prova dell’esame di stato. Il quesito richiedeva di analizzare alcuni aspetti della fenomenologia dell’interazione di fotoni con cristalli birifrangenti e di esplorare in questo caso l’ipotesi A. Tutti gli studenti hanno affrontato il quesito ed hanno saputo fornire elementi significativi in relazione sia agli aspetti fenomenologici, sia a quelli interpretativi. Oltre il 50% ha inquadrato correttamente tutti gli aspetti fenomenologici richiesti, mentre gli altri studenti hanno dimostrato una conoscenza circoscritta ad alcuni aspetti soltanto. Oltre il 50% ha saputo utilizzare il modello iconografico per discutere consapevolmente il confronto tra l’esito sperimentale e quello che si avrebbe nel caso valesse l’ipotesi A. I restanti ragazzi hanno fornito solo elementi parziali senza esaurire la trattazione. È interessante osservare che l’analisi dell’ipotesi A è stata condotta in modo significativo anche da alcuni studenti che non hanno inquadrato in modo aderente ai fatti la situazione sperimentale. È qui il caso, solo per fornire elementi di confronto, di dare anche alcune indicazioni relative al secondo quesito che riguardava l’analisi di un classico problema di induzione elettromagnetica. Il 40% non l’ha affrontato o si è limitato a fornire poche indicazioni più che altro di carattere fenomenologico. 6. Risultati e conclusioni In sintesi si possono trarre i seguenti risultati. Il possesso sufficientemente sicuro della fenomenologia condiziona in modo decisivo la fase di concettualizzazione. In particolare grande rilevanza ha lo studio con i polaroid. L’uso della rappresentazione iconografica favorisce la formazione dei concetti, l’esplorazione di idee, anche se deve essere ben distinta dalle modalità descrittive dei fenomeni. In generale comunque aiuta a far esplicitare le concezioni dei ragazzi e si è dimostrata un utile strumento per gli studenti per indagare ed esplorare le proprie idee. La fenomenologia indagata è alla portata dei ragazzi e può essere sperimentata in classe con strumentazioni commerciali. L’interpretazione dei dati sperimentali in termini di probabilità di trasmissione del singolo fotone non è problematica e così pure non sembra dare problemi il passaggio dall’esperimento reale a quello ideale qualora venga sviluppata un’ampia esplorazione fenomenologica e la fase di concettualizzazione sia svolta contestualmente all’esecuzione degli esperimenti. I ragazzi hanno dimostrato nella maggior parte dei casi di essere in grado di comprendere i concetti quali la mutua esclusività, l’incompatibilità, l’indeterminismo in riferimento al concetto di stato quantico. Sono emerse indicazioni positive sia nel poter estendere l’approccio, sia nel passare al piano formale successivo, per quanto sia anche emersa l’esigenza di un approfondimento di un raffronto tra fisica classica e fisica quantistica attraverso una revisione critica anche in chiave storica dei nuovi concetti quantistici. 7 Il presente lavoro costituisce una versione modificata dell’articolo “Interazione di fotoni con polarizzatori e cristalli birifrangenti per l'introduzione del concetto di stato quantico”, La Fisica nella Scuola , XXXIV, 1 supplemento In conclusione questa prima sperimentazione sul percorso didattico tracciato da Grassi, Ghirardi, Michelini, pur con i sui limiti intrinseci di sperimentazione condotta in un’unica classe di pochi alunni, su un percorso piuttosto circoscritto, per un tempo limitato, fornisce indicazioni positive in termini di fattibilità della proposta, di efficacia degli strumenti e di possibilità di approfondire la trattazione sul piano formale. Note e bibliografia [1] Aa. Vv. “La verifica del Piano Nazionale per l’Informatica nelle scuole secondarie superiori”, Studi e Documenti degli Annali della pubblica istruzione, vol.55, 1991. [2] Esame di maturità scientifica sperimentale, sessione ordinaria 1997. [3] Si vedano per esempio alcune nuove proposte, come i testi P.Violino, Robutti, “La fisica e i suoi Modelli, 3”, Zanichelli, Bologna, 1995, A Baracca, M Fischetti, R Rigatti,”Fisica e realtà, il mondo della fisica moderna 3”, Cappelli, Bologna, 1999, o le nuove edizioni di testi diffusi come A.Caforio A Ferilli, “Physica, 3”, Le Monnier, Firenze, 1994, dove è evidente l’ampliamento delle parti dedicate alla fisica moderna. [4] Si vedano per esempio : Seminar on the Teaching of Physics in Scools 2, Gyldendal,1975; Structure of matter in the School, Budapest, 1979; AAVV, “Proposte didattiche per l’insegnamento della fisica quantistica”, La Fisica nella Scuola, XXVI, 2 i.R., q2, 1993; AAVV, “Fisica e didattica: vecchi e nuovi problemi, La Fisica nella Scuola, XXIX, 1 supplemento, 1996 [5]M Michelini, S Pugliese Jona, D. Cobai (a cura di), “Teaching the Science of condensed matter and new materials”, Girep-Icpe Book, Forum, Udine, 1996. [6] A. Sconza, G. Torzo, M. Michelini, Quanti sono gli elettroni nei metalli?, La Fisica nella Scuola, , XXVIII, 2, 1995; A.Sconza, Il trasporto della carica elettrica nei solidi (metalli, semiconduttori e isolanti, superconduttori), La Fisica nella Scuola, XXIX, 1 Supplemento, 1996; C. Bottino, M.G. Cerisola, A. Cuppari, I. Giraudo, P. Pezzini, G. Rinaudo, O. Robutti, A. Sconza, G. Torzo, S. Varano, P. Violino, La conduzione elettrica nei metalli e semiconduttori: aspetti microscopici, statistici e quantistici, La Fisica nella Scuola, XXX, 3 supplemento, Q7, 1997; [7] AAVV, Ricerca sull’insegnamento delle particelle elementari in un moderno programma di fisica della scuola secondaria superiore, La Fisica nella Scuola, XXV, 2 I.R., 1992 . [8] M. Michelini, C. Sartori, Esperienze di laboratorio didattico in una struttura di raccordo scuola-università, Università e Scuola, III, 1/R, 1998, p 24. [9] M.Giliberti,C.Marioni, Introduzione di alcuni elementi di fisica dei quanti nella scuola secondaria superiore, La Fisica nella Scuola, XXX, 3 supplemento, Q7, 1997; [10] A. Stefanel, Introduction of quantum physics into the secondary school curriculum, in “Teaching the Science of condensed matter and new materials”, Forum, Udine, 1996; A. Stefanel, Un’esperienza sul campo di introduzione della fisica quantistica nella scuola secondaria superiore, La Fisica nella Scuola, , XXX, 3 supplemento, Q7, 1997 [11] G. Ghirardi, R. Grassi, M. Michelini, A Fundamental Concept in Quantum Theory: the superposition principle, Thinking Physics for Teaching, New York, 1995; G. Ghirardi, R. Grassi, M. Michelini, Introduzione delle idee della fisica quantistica e il ruolo del principio di sovrapposizione lineare, La Fisica nella Scuola, XXX, 3 Supplemento, Q7, 1997 [12] P.A.M. Dirac, “The Principles of Quantum Mechanics”, Oxford press., Oxford, 1978 [13] Si vedano per esempio: R.P Feynman, “QED”, Adelphy; R.P Feynman, R.B.Leighton, M.Sands, The Feynman Lectures on Physics, vol 3, Addison-Wesley, 1965. [14] J.J. Sakurai, “Modern Quantum Mechanics”, Addison-Wesley Publ., 1985 [15] Citiamo qui i contributi: A.P. French, Experimental Bases for Quantum Ideas, in Seminar on the teaching of physics in schools 2, GIREP, Gyldendal, 1975; G. Toraldo di Francia, Teaching Formal Quantum Physics, in Seminar on the teaching of physics in schools 2, GIREP, Gyldendal, 1975; S. Boffi, M. D’Anna, Stato quantico e principio di sovrapposizione lineare, Nuova Secondaria – Scuola in atto (1994). [16] Uno spaccato dell’attività dell’Unità di ricerca in didattica della fisica dell’Università di Udine nel campo della fisica moderna si trova nei avori pubblicati nel testo della nota bibliografica [5]. 8 Il presente lavoro costituisce una versione modificata dell’articolo “Interazione di fotoni con polarizzatori e cristalli birifrangenti per l'introduzione del concetto di stato quantico”, La Fisica nella Scuola , XXXIV, 1 supplemento Appendice Tabella1 – presentazione sintetica del test e degli esiti dell’analisi delle risposte Punto Contesto Sintesi delle domande Tipologia della fenomenologico risposta richiesta Argomento 1 Trasmissione della Determinare Risposte chiuse a luce attraverso un - probabilità di scelta multipla sistema di polaroid trasmissione del singolo con direzioni fotone per polaroid reali permesse inclinate di e per polaroid ideali 30° l’una rispetto - la direzione di all’altra polarizzazione del fotone 2 Trasmissione di luce Determinare Prime due domande a attraverso un sistema - rapporto: intensità luce risposta chiusa di polaroid ideali trasmessa/incidente con direzione - n° fotoni trasmessi Terza domanda: permessa inclinata di - previsioni sul singolo A scelta multipla e 45° fotone previsione quantitativa della prob. di trasmissione e/o riflessione 3 Incompatibilità tra le Illustrare con uno schema Aperta proprietà di come si devono disporre due polarizzazione filtri per evidenziare verticale e sperimentalmente orizzontale l’incompatibilità delle proprietà di polarizzazione verticale e orizzontale 4 Fotoni polarizzati a Per entrambi i casi 45° incidono su un determinare: Chiusa sistema di 3 polaroid a) N fotoni: trasmessi/ Inc. con direzioni e polarizzazione dei permesse ruotate di fotoni trasmessi Chiusa 45° b) Previsione secondo 1) Verticale, 45°, l’ipotesi A Completamento della orizzontale c) Illustrazione con utilizzo figura 2) Vericale, 45°, del modello iconografico verticale 5 Confronto tra lancio Specificare in che cosa Aperta di una moneta e differiscono i due fenomeni passaggio di un nonostante che le uniche fotone polarizzato previsioni che si possano fare verticalmente nei due casi siano di tipo attraverso un probabilistico polaroid a 45° 6 Trasmissione di un fascio di luce attraverso due lastre piane e parallele di materiale rifrangente di assegnato coefficiente di trasmissione Probabilità di riflessione del singolo fotone Previsione sperimentale Previsione nel caso in cui si possa a priori stabilire quali fotoni verranno trasmessi e quali verranno riflessi 9 Chiusa Completamento della figura in entrambi i casi Sintesi delle risposte - - 90% determina le prob. di trasmissione e direzione di polarizz. secondo Malus 1 non risponde 1 non analizza correttamente il caso ideale - 76% fornisce risposte in accordo con la legge di Malus alle prime due domande - per il 26% viene trasmesso il fotone con probabilità 1/8; 76% afferma che non si possono fare previsioni 100% propone due polaroid incrociati Oltre il 50%, raffigura il fascio incidente come formato per metà da fotoni con proprietà * e per metà da fotoni con proprietà 1) 86% risponde secondo quanto prevede la legge di Malus (nessun fotone trasmesso). Tra questi: 52% fornisce lo schema 4/2/0 10% lo schema 4/?/0 2) 80% risponde in accordo con la legge di Malus 19% elude la risposta 14% non fornisce elementi sufficienti 14% punta l’attenzione sul fatto che per la moneta è ignoto lo stato, mentre è noto per il fotone 33% afferma che in teoria il moto della moneta è studiabile, quello del fotone no 20% afferma che viene modificato lo stato del fotone 67% coerente con evidenze sperimentali 81% coerente con evidenze sperimentali (19% non risponde) 76% coerente con l’ipotesi di poter prevedere la sorte del fotone.