Università degli Studi “La Sapienza” Roma Dipartimento di Storia Disegno e Restauro dell’Architettura Dottorato di Ricerca in “Storia e Restauro dell’Architettura” A.A. 2010 / 2011 Titolo della Tesi di Ricerca Linee Guida per allestimenti museali archeologici di qualità in edifici storici Dottoranda Anna Maria Bertelè XXIII ciclo - Sezione B “Restauro dell’Architettura” Coordinatore del Dottorato di Ricerca Prof.ssa arch. Maria Piera Sette Supervisore Prof. arch. Giovanni Carbonara Tutor esterno Prof. arch. Giovanni Bulian Contributi esterni Arch. Giorgio Pala, arch. Carolina De Camillis, arch. Paolo Monesi 2 Indice Introduzione e ringraziamenti 6 1. 7 Riflessione sul tema Edifici storici, restauro e museografia Premessa 1.1 7 Edifici storici, restauro e museografia 7 Bibliografia specifica relativa alla questione del restauro degli edifici storici (capitolo 1) 11 Bibliografia specifica relativa alla questione museografica (capitolo 1) 11 2. Standard museali 13 2.1 Standard 13 2.2 Standard museali 13 2.3 Accreditation negli Stati Uniti 14 2.4 Codice deontologico dell’ICOM 14 2.5 Registration Scheme for Museums and Galleries in Gran Bretagna 15 2.6 Normativa italiana in materia museale prima del 2001 15 2.7 Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo Premessa 13 dei musei (Allegato “A” del D.M. del MiBAC 10 maggio 2001) 17 2.8 Esperienze a livello centrale di sistemi di autovalutazione per i musei statali italiani 29 2.9 Esperienze regionali per sistemi di autovalutazione dei musei italiani non statali 30 2.10 L’esperienza dell’IBC della Regione Emilia Romagna 31 2.11 Esperienze europee per sistemi di autovalutazione dei musei 33 Bibliografia specifica relativa agli Standard museali (capitolo 2) 35 3. 36 Accessibilità negli edifici storici Premessa 3.1 36 Normativa nazionale di riferimento sul superamento delle barriere architettoniche dal 1971 al 2008 36 3.1.1 Legge 30 marzo 1971, n. 118 (Conversione in legge del D.L. 30 gennaio 1971, n. 5 e nuove norme in favore dei mutilati ed invalidi civili) 36 3.1.2 D.P.R. n. 384 del 1978 37 3.1.3 Legge 28 febbraio 1986, n. 41, Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge Finanziaria 1986) 3.1.4 delle barriere architettoniche negli edifici privati 3.1.5 37 Legge 9 gennaio 1989 n. 13, Disposizioni per favorire il superamento e l'eliminazione 37 D.M. del Ministero dei Lavori Pubblici 14 giugno 1989, n. 236, Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l'accessibilità, l'adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e 3 di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata, ai fini del superamento e dell'eliminazione delle barriere architettoniche 3.1.6 Legge 5 febbraio 1992, n. 104, (Legge Quadro sull'handicap) Legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate 3.1.7 40 D.P.R. n. 503 del 24.07.1996, Regolamento recante norme per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi, e servizi pubblici 3.1.8 L. 104/1992 e il D.P.R. 503/1996 e le “opere provvisionali” 3.1.9 D.P.R. 6 giugno 2001, n.380, Testo Unico dell’Edilizia e superamento delle barriere architettoniche 3.1.10 38 41 43 43 Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001, Ambito VII, Rapporti del museo con il pubblico 43 3.1.11 D.Lgs. 156/2006, Disposizioni correttive ed integrative al D.Lgs 42/2004 44 3.1.12 D.M. del MiBAC 28 marzo 2008, Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi d’interesse culturale 44 3.2 Accessibilità e conservazione 49 3.3 Altre iniziative 50 3.3.1 Commissione tematica Accessibilità per i disabili dell’ICOM Italia 50 3.3.2 Premio Tesi di Laurea in Architettura ed Ingegneria Muoversi nell’Immobile. Superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale 50 Bibliografia specifica relativa alla questione accessibilità degli edifici storici (capitolo 3) 52 Normativa in materia di accessibilità (capitolo 3) 53 4. 54 Censimento a livello nazionale Premessa metodologica 54 4.1 Indagine sugli istituti d’arte e di cultura non statali curata dall’ISTAT (2006-2009) 55 4.2 Censimento a livello nazionale 58 4.2.1 Schede “A” - Strutture museali d’interesse archeologico in Italia 59 4.2.2 Schede di “Sintesi regionale” - Strutture museali d’interesse archeologico 4.2.2.1 analizzate dalle Scheda “A” 60 Matrice di Scheda di “Sintesi regionale” 61 4.2.2.2 Riepilogo delle Schede di “Sintesi regionale” 61 4.2.3 Scheda di “Sintesi nazionale” 82 4.2.4 Matrice di Scheda “B” - Musei d’interesse archeologico di qualità in edifici 4.3 storici e/o singoli aspetti significativi 83 Considerazioni 84 Bibliografia specifica relativa al Censimento (capitolo 4) 87 5. 88 Musei d’interesse archeologico di qualità in edifici storici Premessa metodologica 88 5.1 Scheda “B” - Musei d’interesse archeologico di qualità e/o singoli aspetti significativi 89 5.1.1 Riferimenti all’Allegato “A” del D.M. del MiBAC 10 maggio 2001 89 5.1.2 Matrice Scheda “B” – Musei d’interesse archeologico di qualità in edifici storici e/o singoli aspetti significativi 91 5.2 Elenco dei musei d’interesse archeologico di qualità selezionati 93 4 5.3 Analisi di alcuni musei d’interesse archeologico di qualità in edifici storici 100 5.3.1 Scheda “B” - Emilia Romagna - Bologna (BO) - Museo Civico Archeologico 101 5.3.2 Scheda “B” - Emilia Romagna - Faenza (RA) - Museo Internazionale delle Ceramiche 108 5.3.3 Scheda “B” - Emilia Romagna - Ferrara (FE) - Museo Archeologico Nazionale 114 5.3.4 Scheda “B” - Emilia Romagna - Formigine (MO) - Museo e Centro di Documentazione del Castello 119 5.3.5 Scheda “B” - Lombardia - Brescia (BS) - Museo di Santa Giulia 128 5.3.6 Scheda “B” - Toscana - Firenze (FI) - Museo Archeologico Nazionale 135 5.3.7 Scheda “B” - Toscana - Siena (SI) - Complesso di S.Maria della Scala – Museo Archeologico 141 5.3.8 Scheda “B” - Veneto - Rovigo (RO) - Museo dei Grandi Fiumi 147 Bibliografia specifica relativa ai Musei archeologici di qualità (capitolo 5) 6. Linee guida per allestimenti museali archeologici di qualità in edifici storici Premessa 6.1 153 155 155 Linee guida per allestimenti museali archeologici di qualità in edifici storici 155 Bibliografia specifica relativa alle Linee guida per allestimenti museali archeologici di qualità in edifici storici (capitolo 6) 193 Conclusioni 194 Glossario 203 Premessa 203 Terminologia relativa all’ambito architettonico, archeologico, museografico-illuminotecnico e all’accessibilità 203 Bibliografia specifica relativa al Glossario (allegato) 229 Bibliografia generale di riferimento 231 Premessa 231 Bibliografia specifica relativa alla questione del restauro degli edifici storici (capitolo 1) 231 Bibliografia specifica relativa alla questione museografica (capitolo 1) 231 Bibliografia specifica relativa agli Standard museali (capitolo 2) 233 Bibliografia specifica relativa alla questione accessibilità degli edifici storici (capitolo 3) 234 Normativa in materia di accessibilità (capitolo 3) 235 Bibliografia specifica relativa al Censimento (capitolo 4) 235 Bibliografia specifica relativa ai Musei archeologici di qualità (capitolo 5) 236 Bibliografia specifica relativa alle Linee guida per allestimenti museali archeologici di qualità in edifici storici (capitolo 6) 237 Bibliografia specifica relativa al Glossario (allegato) 238 5 Introduzione e ringraziamenti Le Linee guida per allestimenti museali archeologici di qualità in edifici storici derivano da un censimento sulle strutture museali italiane d’interesse archeologico e da una successiva selezione dei cosiddetti musei “di qualità”. Musei “di qualità” che si riferiscono ad allestimenti d’interesse archeologico ovvero a musei archeologici o con sezioni archeologiche, a musei lapidari o epigrafici, a musei della ceramica o della marineria, a musei paleontologici od a mostre archeologiche permanenti, escludendo così depositi archeologici, aree e parchi archeologici e mostre archeologiche temporanee. Sono, poi, allestimenti ospitati in edifici monumentali, in edifici con valore storico e/o artistico, in edifici d’interesse culturale e si tratta di edifici storici caratterizzati da architetture di tipo religioso, militare, di architettura industriale o di edifici con funzioni pubbliche o adibiti a residenze private, escludendo così gli edifici costruiti ex novo. Infine, si tratta di allestimenti accessibili e di musei che raggiungono un giusto equilibrio tra operazione museografica ed edificio storico. Censimento accompagnato da un’analisi della normativa nazionale di riferimento in campo museale (in particolare l’Allegato “A” del D.M. del MiBAC 10 maggio 2001, Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei) e di quella relativa all’accessibilità in edifici storici (in particolare il D.M. del MiBAC 28 marzo 2008, Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi d’interesse culturale). Strutturate in singole voci, precedute da uno o più riferimenti normativi e seguite da uno o più esempi presi dal panorama museale italiano d’interesse archeologico, le Linee guida vogliono suggerire aspetti museografici o tecnologici importanti su cui soffermarsi. Proposte che analizzano la realtà normativa esistente, confermandola o aggiungendovi alcune indicazioni. Singoli elementi che, se sommati, vogliono portare ad un “museo di qualità”. Analisi (censimento), valutazione (selezione) e progetto (Linee guida). Questi sono i tre momenti fondamentali di questa Tesi che vuole proporre delle Linee guida dove accessibilità e restauro diventano due costanti all’interno dell’allestimento museale. “Presenze” che vogliono divenire sinonimo di qualità di allestimenti museali archeologici in edifici storici. Il tutto accompagnato, passo dopo passo, dalla normativa nazionale di riferimento. Un ringraziamento a tutte le persone che hanno creduto in questa ricerca e che hanno fornito un prezioso apporto. Sono tante le persone che vorrei ringraziare ed, in particolare: il Dott. Fabrizio Maria Arosio (ISTAT) per la disponibilità; il Prof. arch. Gianni Bulian; il Prof. arch. Giovanni Carbonara per la disponibilità e per le indicazioni; l’arch. Carolina De Camillis per la parte illuminotecnica; il Prof. arch. Paolo Fancelli per i suggerimenti. Un ringraziamento particolare all’arch. Giorgio Pala per le revisioni e per i consigli. Voglio ancora ringraziare tutti i musei che hanno collaborato alla ricerca; i miei genitori (Dr. Luigi Bertelè e Dr.ssa Paola Zucchini) che hanno “vissuto” tutte le fasi di questa ricerca e Stefano Segneri, che ha condiviso gli ultimi mesi di lavoro di questa Tesi. Grazie a tutti. Roma, 10 dicembre 2010 Anna Maria Bertelè 6 1. Riflessione sul tema Edifici storici, restauro e museografia Premessa Il tema della ricerca, Linee guida per allestimenti museali archeologici di qualità in edifici storici, nasce da una Riflessione sul tema Edifici storici, restauro e museografia. Una valutazione derivata da un’analisi della realtà museale italiana, che evidenzia come la maggior parte dei musei sia ospitata in edifici storici e, da qui, la riflessione sulla problematica del restauro dei monumenti e di come l’operazione museografica si inserisca in questi “contesti” storici. Il fatto che i musei italiani siano perlopiù ospitati in fabbriche storiche ha, infatti, guidato in modo particolare le scelte progettuali, portando verso situazioni molto differenziate. Si assiste a musei dove l’edificio storico prevale sull’allestimento, a musei, invece, dove l’operazione museografica domina e copre i caratteri storico-artistici dell’edificio ed, infine, a musei dove si raggiunge il giusto equilibrio tra restauro architettonico ed operazione museografica. E proprio quest’ultima è la situazione che si vuole qui indagare. I musei italiani d’interesse archeologico ospitati in edifici storici presentano caratteristiche diverse. Vi sono quelli con allestimenti “storicizzati” “chiusi” e quelli dove una nuova operazione museografica si inserisce in continuità o meno con l’allestimento precedente. A parte i musei ospitati in edifici storici, si registra anche la presenza di musei progettati in edifici costruiti ex novo, che rappresentano un’esigua, ma molto interessante, parte del panorama museale italiano. 1.1 Edifici storici, restauro e museografia Se si intende, con la locuzione “edifici storici”, “(…) costruzioni architettoniche, con funzione abitativa o di attività umana, (…) risalenti al passato ed aventi valore testimoniale (…)”1, una peculiarità italiana è proprio quella di avere una moltitudine di edifici storici “ancora in vita” che constano di architetture religiose e di architetture militari, di architetture industriali, di residenze private e di palazzi con funzioni pubbliche. Tali edifici, nel corso nel tempo, sono stati, e sono tuttora, utilizzati con svariate destinazioni d’uso, da residenze private a sedi destinate a servizi pubblici fino, appunto, a sedi museali. La trasformazione di queste fabbriche a nuove funzionalità, diverse da quelle d’origine, le ha rese oggetto, nel corso del tempo, di restauri più o meno rispettosi dei valori storico-artistici insiti in queste architetture. La tematica, a cui si vuole qui brevemente accennare, riguarda proprio il restauro di questi edifici storici, a partire dal secondo dopoguerra ad oggi, in vista della loro riconversione a sedi museali. Prima di affrontare la tematica museografica, si vuole inquadrare la problematica odierna del restauro, fornendo definizioni e termini che saranno di riferimento per tutta la presente ricerca. Si prende come definizione di restauro quella presente all’art.4 della Carta del Restauro del M.P.I. del 1972 che recita: “(…) s’intende per restauro qualsiasi intervento volto a mantenere in efficienza, a facilitare la lettura e a trasmettere integralmente al futuro le opere e gli oggetti (…)”. Questa affermazione evidenzia come “(…) il restauro non [sia] meramente operazione tecnica; né espressione (…) di sola valutazione economica dei beni culturali [e di come] esso si riveli dipendere in primo luogo dalla storia e dalla critica (…)”2. A questa definizione ufficiale, se ne può aggiungere un’altra autorevole secondo cui: “(…) s’intende per restauro qualsiasi intervento volto a tutelare ed a trasmettere 1 2 Si veda l’allegato della Tesi intitolato Glossario alla voce Edificio storico. CARBONARA G., Avvicinamento al restauro. Teoria, storia, monumenti, Liguori Editori, Napoli 1997, pp.8-9. 7 integralmente al futuro, facilitandone la lettura e senza cancellarne le tracce del passaggio del tempo, le opere d’interesse storico-artistico ed ambientale; esso si fonda sul rispetto della sostanza antica e delle documentazioni antiche costituite da tali opere, proponendosi, inoltre, come atto d’interpretazione critica non verbale, ma espressa nel concreto operare (…)”3. In quest’ottica, il primo passo importante da compiere è il riconoscimento dei valori (storico ed artistico) in virtù dei quali l’opera deve essere trasmessa al futuro. Un presupposto che riprende la preziosa lezione di Cesare Brandi, secondo cui “(…) il restauro costituisce il momento metodologico del riconoscimento dell’opera d’arte nella sua consistenza fisica e nella duplice polarità estetico-storica, in vista della sua trasmissione al futuro (…)”4. All’interno delle operazioni di restauro condotte sulle fabbriche storiche riconvertite a musei, si cercheranno i criteri del restauro moderno, ovvero si osserverà se il restauro è stato condotto in maniera coscienziosa secondo i parametri della distinguibilità e della reversibilità, della compatibilità, del rispetto dell’autenticità ed, infine, del minimo intervento5. Un restauro “critico-conservativo”. Un ulteriore chiarimento che porta a “toccare” l’ambito del restauro con quello della museografia è nell’affermazione che “(…) il restauro è considerato intervento sulla materia, ma anche salvaguardia delle condizioni ambientali che assicurino il miglior godimento dell’opera e, dove necessario, risoluzione del raccordo fra lo spazio fisico, nel quale sia l’osservatore che l’opera stessa si collocano, e la spazialità propria dell’opera, accostandosi così, come è giusto che sia, alla museografia (…)”6. La riconversione di edifici storici in musei, presente già nel XIX secolo, ha portato ad affrontare la questione dell’inserimento di una operazione museografica all’interno di una fabbrica storica, caratterizzata da propri e ben definiti valori storici e/o artistici. L’atteggiamento progettuale è stato diverso, di volta in volta, guidato dalla sensibilità del progettista, dalla volontà della committenza ed, infine, dalla specifica cultura del tempo. Si intende qui prendere come primo riferimento, come punto di partenza, la filosofia della museografia italiana degli anni 1950, quella dei grandi maestri come Minissi, Albini etc., che ha rappresentato una grande svolta nella storia della museografia italiana. “(…) Quando nell’immediato dopoguerra prevalse l’esigenza di iniziare una fase di rinnovamento, piuttosto che porre in atto un senso di continuità nella storia e nella cultura, i nuovi musei in edifici storici furono interpretati come occasioni per totali innovazioni e non come occasioni di rispetto per allestimenti museografici preesistenti. In quegli anni Cinquanta l’assenza di un sentimento di continuità, nella storia e nella cultura, rispetto all’allestimento preesistente, dava luogo ad innovazioni totali e, rispetto ai contenuti, a tagli drastici nelle collezioni e nell’allestimento. Nell’allestimento si presentavano i vertici della cultura, dunque una rarefazione delle opere esposte. Si ricorreva a controsoffitti ed a pannelli, per cancellare le caratteristiche degli spazi originari. Un’ansia di rendere puro e asettico l’edificio. Gli allestimenti museali degli anni Cinquanta non dimostrarono rispetto, nel senso di continuità, verso i precedenti allestimenti museografici. Mancava un controllo dell’equilibrio tra edificio storico ospitante e collezioni ospitate. Tendenze verso un museo bianco, asettico, neutrale. Questo tipo di approccio di neutralità è antitetico rispetto a qualunque esigenza di ricostruire un contesto di significati. Cioè l’attribuzione ad un edificio storico di una funzione museale richiede che il progetto corrisponda ad una interpretazione storiografica consapevole (…)”7. Significativa è una nota scritta dall’arch. Franco Minissi (1961) che fotografa, da protagonista, la realtà museale italiana dopo la seconda guerra mondiale. “(…) L’organizzazione dei musei ha registrato in questi ultimi tempi un radicale aggiornamento in tutti gli stati europei e non europei, dovuto in parte all’esigenza di riparare alle gravi condizioni in cui tali istituti erano venuti a trovarsi alla fine della seconda guerra mondiale, ma soprattutto ad una più profonda comprensione della loro alta funzione sociale-educativa, vigorosamente potenziata dai criteri della moderna museografia che tende a inserirli, quali organismi viventi, nella dinamica della vita moderna. (…) L’Italia di quest’ultimo dopoguerra è stata all’avanguardia nel riordinamento, rinnovamento e nella creazione di nuovi edifici museali. (…) Sussiste nel nostro paese una situazione particolare: una ricchezza incommensurabile di opere d’arte per la maggior parte ospitate disagiatamente in edifici monumentali, strettamente vincolati da inalienabili vincoli storico- 3 4 5 6 7 CARBONARA G., Avvicinamento al restauro. Teoria, storia, monumenti, Liguori Editori, Napoli 1997, p.33. BRANDI C., Teoria del restauro, Einaudi, Torino 1963 (1 ed.), [ristampa, 2000 p.6]. CARBONARA G., Avvicinamento al restauro. Teoria, storia, monumenti, Liguori Editori, Napoli 1997, p.15. CARBONARA G., in AA.VV., Il progetto di restauro, interpretazione critica del testo architettonico, Trento 1988. RANELLUCCI S., Allestimento museale in edifici monumentali, Edizioni Kappa, Roma 2005, pp.7-11. 8 artistici. L’arduo problema di procedere ad una nuova, razionale e critica presentazione delle opere secondo le migliori condizioni di visibilità, senza peraltro alterare minimamente i caratteri architettonici del monumento che le ospita, è stato lodevolmente risolto in [alcuni musei]:”8. Chiusa la breve parentesi riguardante il pensiero di Minissi, si vuole riflettere sulla situazione attuale degli allestimenti museali inseriti in edifici storici, toccando la questione delle esigenze dell’edificio, dell’allestimento e degli oggetti. “(…) La destinazione a museo di un edificio storico è da considerarsi, nell’ottica di una conservazione attiva dei beni culturali, come una condizione particolare all’interno della più ampia problematica museografica. La particolarità è determinata dalla compresenza di due termini, nella funzione reciproca di contenuto e di contenitore, entrambi degni d’essere conservati. Andranno considerate le esigenze delle raccolte museali e le esigenze museali della sede. La coesistenza delle due condizioni, entrambe degne d’essere musealizzate, quella delle raccolte e quella della sede destinata a museo, richiede pertanto che sia resa possibile la conoscenza e la lettura di ciascuna delle due realtà culturali, senza interferenze e subordinazioni. L’edificio destinato a sede museale, nella sua qualità autonoma di bene culturale, dovrà essere considerato, prima nella sua fase di valutazione museologica, poi in quella fase di progettazione museografica, per le sue qualità distinte. In tale forma di musealizzazione l’oggetto è l’architettura storica in sé, coinvolgendo le forme di vita coeve, il rapporto di quell’edificio con il contesto urbano, le forme di arredo ad esso pertinenti, gli eventuali restauri etc. Una forma di musealizzazione dell’edificio storico in qualità di museo di se stesso è, in realtà, piuttosto rara. Nel caso di un museo che debba realizzarsi nell’adattamento di edifici preesistenti, gli spazi architettonici, dovendo essere tutelati, costituiscono un limite ed un vincolo per la costituzione dei più opportuni spazi museografici. Quando non fosse possibile limitare la destinazione a museo di edifici preesistenti, a quei casi in cui è stretto il rapporto tra collezione ed edificio, occorrerà tenere presente il carattere di estraneità dei due termini. In senso museografico, occorrerà che la condizione dei documenti nel museo risulti qualificata nella sua autonomia, che risulti evidenziato il carattere di “ospitalità” che le collezioni assumono nei confronti della sede storica. In seguito al suddetto presupposto, dovrà essere consentita, a qualsiasi tipo di visitatore, la lettura autonoma sia delle qualità del monumento che dei materiali ospitati. A questo si aggiunge l’esigenza della reversibilità, in tempi successivi, del rapporto di ospitalità intessuto nella circostanza (…)”9. “(…) L’allestimento di un museo, ed in particolare di un museo che utilizzi un edificio storico preesistente, non deve essere concepito in chiave essenzialmente funzionale, ma che costituisca la traduzione in realtà fisica di concetti fondamentali per la società che li esprime. Nel valutare la congruenza tra le esigenze espositive e le vocazioni intrinseche nel contenitore storico, bisogna considerare il complesso ben più che un contenitore, ma come un documento. E’ indispensabile tenere conto delle vicende storiche soprattutto nel senso delle modificazioni conosciute dalla fabbrica (…)”10. “(…) Sarebbe opportuno che le vicende di tutti gli allestimenti successivi emergessero chiare nei musei e che risultassero leggibili. L’evoluzione dell’edificio storico ospitante sarebbe assai significativo se fosse comunicato insieme all’evoluzione delle collezioni ospitate. Per il pubblico queste vicende, sarebbero più avvincenti di certe autoreferenziali didascalie. [Questo porterebbe] ad un’interpretazione di museo come scrittura critica. (…) L’esito sarebbe quello di una lettura integrale dell’insieme; interpretato come l’insieme delle collezioni contenute, del contenitore storico, dell’allestimento, nonché del linguaggio specifico adottato, come un documento complessivo della storia della cultura, della storia del gusto nel fare allestimento. In tale ottica emergerebbe un complesso di articolazioni concettuali ed evolutive interpretabile come modalità specifica, da parte delle varie società, nel dare forma all’idea di museo. In questo senso acquisterebbe un significato ben più ampio la problematicità circa la conservazione consapevole dei musei antichi, senza smantellarli o rinnovarli. L’allestimento di un museo di arte antica sarebbe da interpretarsi come 8 MINISSI F., Museo, organizzazione e architettura, in Voce “Museo”, XXIV, p.1139, pubblicata sulla Enciclopedia Italiana, 3a appendice, 1961, p.3 e riportata in MINISSI F., Note sul restauro dei monumenti e sull’architettura dei musei, Tipografia Artistica Nardini, Roma 1974. Ci si riferisce ai seguenti musei: Museo e Galleria Nazionale di Capodimonte a Napoli (1957), Museo Nazionale di Villa Giulia a Roma (1955-60), Museo del Castello Sforzesco a Milano, Pinacoteca di Palazzo Bianco a Genova, Galleria Nazionale di Palazzo Abattellis a Palermo (1954), Museo Nazionale di Palazzo Ferretti di Ancona (1958), Museo Nazionale del Castello dell’Aquila (1955), Museo di San Matteo a Pisa, Museo di Palazzo Bellomo a Siracusa (1958), Museo Civico di Viterbo (1955), Galleria di Brema, Uffizi, Accademia di Venezia, Accademia Carrara di Bergamo. 9 RANELLUCCI S., Allestimento museale in edifici monumentali, Edizioni Kappa, Roma 2005, p.94. 10 RANELLUCCI S., Allestimento museale in edifici monumentali, Edizioni Kappa, Roma 2005, pp.148. 9 opera conclusa, storicizzata, connesso alle modalità secondo cui è stata concepita o modificata. Anche il piccolo museo di antiquariato sarebbe così conservato in qualità di documento complessivo. Se ne deduce che il museo ospitato in un monumento o in un edificio storico dovrà interpretarsi come opera d’arte conclusa, storicizzata. Un tipo di interpretazione di questo tipo richiede un senso di continuità, in senso storico e culturale, che appare riconoscibile in tutte le fasi storiche (…)”11. La riconversione di edifici storici in musei va dunque letta come un valore aggiunto e non come un limite, come spesso veniva letto in passato il “vincolo” storico-artistico apposto dalle Soprintendenze a queste fabbriche. Infatti, “(…) l’uso funzionale in modo non conforme a quello originale, se è di fatto un limite, non esclude assolutamente la conoscenza dei valori espressi dall’architettura nella struttura storica, purché la nuova funzione non cancelli la percepibilità materiale di ciò che è stato nel tempo. Si tratta di una sorta di stratificazione, non materiale, che sovrappone all’uso originario, i cui toni sono comunque modificati, quello attuale (…)”12. In conclusione, se nella museografia dei grandi maestri italiani degli anni 1950, allestimento ed edificio storico erano due realtà indipendenti e slegate e l’operazione museografica portava un “segno incisivo e forte” all’interno della fabbrica, l’intenzionalità della presente ricerca è quella di trovare quei casi positivi dove la museografia contemporanea abbia trovato un equilibrio tra i caratteri dell’edificio storico e l’allestimento. Un altro aspetto importante nella concezione museale attuale riguarda la centralità del visitatore. A seguito di una trasformazione sociale importante, il visitatore ha assunto un ruolo attivo, da spettatore a protagonista e il patrimonio (esposto e non) è diventato l’oggetto attorno a cui far ruotare le scelte progettuali. E da qui l’attenzione alla normativa, agli impianti tecnici (aerazione, illuminazione, antincendio, anticrimine etc.) ed alle singole esigenze dei reperti (microclima etc.). 11 12 RANELLUCCI S., Allestimento museale in edifici monumentali, Edizioni Kappa, Roma 2005, p.7. BELLINI A., Restauro architettonico: il tema dell’uso, PIRAZZOLI N. (a cura di), Roma 1990, p.41. 10 Bibliografia specifica relativa alla questione del restauro degli edifici storici (capitolo 1) BRANDI C., Teoria del restauro, Torino 1963 (I ed.), capitolo Lo spazio dell’opera d’arte. Carta del Restauro del M.P.I. del 1972, art.4. CARBONARA G., in AA.VV., Il progetto di restauro, interpretazione critica del testo architettonico, Trento 1988. BELLINI A., Restauro architettonico: il tema dell’uso, PIRAZZOLI N. (a cura di), Roma 1990, p.41. CARBONARA G., Avvicinamento al restauro. Teoria, storia, monumenti, Liguori Editore, Napoli 1997. Bibliografia specifica relativa alla questione museografica (capitolo 1) SAMONA’ G., Un contributo alla museografia, in “DomusDossier/Musei”, p.101, ristampa da “Casabella Continuità”, n.211, giugno-luglio 1956, p.51 sgg. MINISSI F., Note sul restauro dei monumenti e sull’architettura dei musei, Tipografia Artistica Nardini, Roma 1974. MINISSI F., Adattamento a Museo di edifici monumentali, (pubblicato sugli Atti dei Comitati Nazionali polacchi dell’ICOM e dell’ICOMOS relativi al “Colloquio sull’adattamento di Monumenti storici a fini museali” tenutosi a Varsavia nel settembre 1974), 1974, pp.57-63. MINISSI F., Conservazione dei beni storici artistici e ambientali: restauro e musealizzazione, De Luca, Roma 1978. MINISSI F., Il Museo negli Anni ’80, Roma 1983. I luoghi del museo. Tipo e forma fra tradizione e innovazione, BASSO PERESSUT L. (a cura di), Editori Riuniti, Roma 1985. NUVOLARI F., PAVAN V., Archeologia museo architettura, Arsenale, Venezia 1987. 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L’approfondimento di tale argomento, e dei relativi strumenti di valutazione e di accreditamento dei musei, si pone come “premessa” e come “guida” alla selezione degli esempi “positivi”, dei cosiddetti musei di “qualità”. 2.1 Standard Come riporta lo studioso Daniele Jalla13, “standard è termine inglese, che deriva dall’antico francese estendart (a sua volta di origine germanica). Indicava in origine un vistoso oggetto (un drappo) posto alla cima di un’alabarda ed usato per segnalare un luogo di raduno, soprattutto in battaglia, o per servire da emblema. Pur mantenendo il senso di insegna, vessillo, stendardo, è internazionalmente usato per designare un’unità di misura di quantità, peso, estensione, valore o di qualità prescelta da un’autorità, dalla consuetudine o per unanime consenso come modello o esempio. Vale, quindi, anche nel senso di campione, criterio, norma, principio, regola, parametro, grado, livello e infine – in forma aggettivale – di “conforme alle norme, comune”14. 2.2 Standard museali Il termine standard è entrato nel lessico museale italiano attraverso la pratica dell’accreditation (in atto negli USA dagli inizi degli anni 1970), che richiede l’esistenza di un certo numero di condizioni per l’accreditamento di un museo da parte dell’AAM (American Association of Museums)15. Il Codice deontologico dell’ICOM16, adottato in Italia nel 1986, ha accolto ed esteso questa nozione in un articolo chiave, incluso nella “deontologia delle istituzioni”, individuando, non solo la necessità di avere un minimum standard, ma degli ambiti a cui riferirsi in prima istanza e delle modalità generali per una loro definizione, variabili secondo le dimensioni e le responsabilità di ciascun museo. Sempre fondato sul concetto di standard minimi, è il Registration Scheme for Museums and Galleries adottato in Gran Bretagna nel 1988, da parte della Museums & Galleries Commission17 che, pur rifacendosi all’esperienza dell’accreditation statunitense, se ne distingue significativamente. 13 JALLA D., Standard di qualità e di risorse per i musei, in Rivista on line “Nuova Museologia”, N° 1, 14 febbraio 2001, pag. 18, http://nuovamuseologia.org/centre.html 22/03/. La rivista “Nuova Museologia” è dal 2005 organo ufficiale dell'Associazione Italiana di Studi Museologici. 14 Voce standard in: WWWebster Dictionary, Il Nuovo Zingarelli della lingua italiana, Zanichelli, Bologna 1986. 15 Sito web dell’American Association of Museums: http://www.aam.us.org/accred.htm. Per una più esauriente descrizione si veda l’Accreditation Resource Kit, edito dall’AAM, A comprehensive and understandable guide to museum accreditation. 16 ICOM, International Council of Museums. 17 LEARY E., Minimum Standards for Museums. The Museum Registration Scheme in Britain, in Gli standard per l’organizzazione e la gestione dei musei, Atti dell’incontro del 19 febbraio 1999, Firenze – Regione Toscana Regione Emilia Romagna (anche in www.ibc.regione.emilia-romagna.it nelle pagine “Le opere e i giorni” alla voce “Sotto la lente”). 13 2.3 Accreditation americano L’accreditation dell’AAM è un programma di certificazione di qualità che riconosce la qualità di un museo, rispetto al governo, alle agenzie esterne e nei confronti del pubblico americano. Sviluppato e gestito dagli operatori professionali dei musei, il sistema promuove le pratiche migliori nei musei e la più stretta rispondenza alla funzione di pubblico servizio museale. L’accreditation certifica che l’istituzione opera a tutti i livelli secondo i più elevati ed attuali standard e pratiche professionali e che adempie ai suoi doveri nei confronti del pubblico. Si parte da un auto-esame (un anno), seguito da un’approvazione provvisoria e da un severo esame compiuto in loco da parte di una speciale commissione, per giungere infine all’accreditamento (dopo due/tre anni). La partecipazione al processo è subordinata al possesso di alcuni requisiti che impongono al museo di dimostrare: 1) di corrispondere alla seguente definizione di museo: di essere un’istituzione senza fini di lucro (o di far parte di un’organizzazione no profit o di un ente pubblico); di avere una natura fondamentalmente educativa; di avere un missione formalmente definita; di essere dotata di una figura professionale a tempo pieno e stipendiata che abbia competenza ed esperienza museale, con una delega di autorità e risorse finanziarie sufficienti a garantire un’effettiva operatività del museo; di presentare con regolarità programmi di attività e di mostre che utilizzino ed interpretino oggetti per il pubblico seguendo standard accettati; di possedere un definito ed appropriato programma di documentazione, cura ed utilizzo delle collezioni e/o degli oggetti; di avere un definito ed adeguato programma di mantenimento e presentazione degli oggetti esposti; 2) di rispondere ai seguenti criteri di gestione: di essere stato aperto al pubblico da almeno due anni; di essere sostanzialmente aperto al pubblico (almeno 1000 ore all’anno); di avere un adeguato budget annuale per le attività correnti (di almeno $ 25.000); di aver acquisito l’80% della collezione; di poter dimostrare le caratteristiche di un museo accreditabile, relative alla missione, alle forme di governo, alla gestione delle collezioni, alla loro interpretazione e presentazione, agli aspetti finanziari e amministrativi, rispondendo ad un articolato questionario che investe le principali aree. Nel caso dell’AAM, dunque, il possesso di requisiti minimi costituisce una condizione necessaria, ma non sufficiente per ottenere l’accreditation, orientata piuttosto a certificare un elevato livello di condizioni e di prestazioni museali. La formula è rivolta all’insieme delle istituzioni museali ed è diretta a promuoverne la qualità, ma in questo modo porta a selezionare al suo interno un gruppo di eccellenza. 2.4 Il codice deontologico dell’ICOM All’interno del Codice deontologico dell’ICOM18 (1986), il concetto di standard minimo viene introdotto in relazione a quanto l’ente responsabile di un museo ha il “dovere etico di mantenere o se possibile sviluppare” tutti gli aspetti del museo, delle sue collezioni e dei suoi servizi. Il Codice si preoccupa di individuare condizioni minime, variabili “secondo la grandezza e la responsabilità di ciascun museo”, affinché le collezioni siano “adeguatamente collocate, conservate e documentate”. La concreta definizione degli standard è rinviata a leggi e ad ordinamenti nazionali, a modalità quali l’accreditation o, in assenza di ogni altro riferimento locale, al Codice dell’ICOM stesso. Il Codice indica, poi, dieci principi di base per la direction d’un musée/Museum governance. Gli enti responsabili devono assicurare tali standard e vigilare che siano assicurati e mantenuti dai musei stessi19. Si tratta, dunque, di un sistema di regole, che valgono come condizioni e requisiti, diritti e doveri, posti a tutela del museo stesso, nei confronti di tutti i soggetti responsabili e/o interessati. 18 Il Codice deontologico dell’ICOM, creato dall’Assemblea Generale dell’ICOM a Buenos Aires nel 1986, è stato successivamente modificato nel 2001 a Barcellona e nel 2004 a Seul. Testo in www.icom-italia.org 19 Le dieci aree, nelle due versioni originali del Codice (francese e inglese) corrispondono ai punti 2.1 -2.11 del Capo II, Deontologia delle istituzioni, punto 2, Principi fondamentali per i musei. 14 Il Codice si propone, così, di stabilire standard per contribuire ad una piena applicazione della definizione di museo ed alla diffusione di una comune cultura di gestione, di un’etica professionale ed istituzionale univoca, che coinvolga tutti i livelli interessati a livello nazionale, regionale e locale. 2.5 Registration Scheme for Museums and Galleries Il Registration Scheme for Museums and Galleries è stato adottato dalla Museums & Galleries Commission20 nel 1988. Il carattere non elitario del Registration Scheme britannico è evidenziato dall’alto numero di musei aderenti, nonostante la sua registrazione non sia obbligatoria. Le linee guida dello schema propongono tredici condizioni base che un museo deve soddisfare per poter essere “registrato”: 1. rispondere alla definizione di museo; 2. avere un accettabile fondamento giuridico; 3. avere uno “statuto” che descriva i propositi del museo ed una lista dei suoi obiettivi chiave; 4. avere uno staff adeguato alle responsabilità del museo. In mancanza di un curatore professionista in organico, il museo può designare un curatore consulente, qualificato professionalmente che fornisca pareri agli organi di governo del museo; 5. avere una linea di acquisizioni e di cessione delle collezioni; 6. avere un piano realistico per eliminare gli arretrati nella documentazione; 7. avere accettabili soluzioni per la prevenzione, conservazione e sicurezza delle collezioni; 8. avere un adeguato orario di apertura; 9. avere appropriate disposizioni per l’esposizione, per la ricerca e per l’educazione; 10. avere appropriati servizi per i visitatori, come servizi igienici e di ristoro; 11. avere una solida base finanziaria; 12. avere soddisfacenti accordi legali per l’occupazione dell’immobile; 13. avere conferma che non viene compiuto nulla di illegale. Il Registration si propone di incoraggiare i musei a raggiungere gli standard minimi stabiliti in tutte le aree di attività, di accrescere la fiducia nei musei, sia come detentori del patrimonio storico, sia come gestori di risorse pubbliche ed, infine, di dare principi etici comuni a tutti i musei21. La procedura per ottenere la registrazione prevede una serie di passaggi che coinvolgono gli AMCS, la MGC e uno speciale Registration Committee, composto da conservatori museali provenienti da tutte le aree della Gran Bretagna. 2.6 Normativa italiana in materia museale prima del 2001 In Italia il concetto di standard viene introdotto in ambito museale tramite la legislazione regionale. La maggior parte delle Regioni si sono dotate di barriere d’accesso ai finanziamenti attraverso l’individuazione di requisiti minimi, necessari a definire un profilo museale minimo accettabile per le finalità e per i contenuti della programmazione regionale. Alcuni recenti esempi possono evidenziare l’evoluzione recente, e più significativa, di questo sistema. 20 Fondato dal governo britannico nel 1931 il MGC è il national advisory body dei musei e delle gallerie: rappresenta gli interessi, fornisce pareri tecnici, indirizza la politica governativa e promuove la conoscenza dei musei presso il pubblico. La MGC amministra anche l’allocazione dei finanziamenti agli Area Museums Councils. Sul suo ruolo si veda BOBBIO L., Le politiche dei beni culturali in Europa, Il Mulino, Bologna 1992, pp. 130 sg. 21 Registration Scheme in LEARY E., Minimum Standards for Museums. The Museum Registration Scheme in Britain, in Gli standard per l’organizzazione e la gestione dei musei, Atti dell’incontro del 19 febbraio 1999, Firenze. 15 Il termine standard compare in Toscana nell’ambito del progetto di iniziativa regionale Sistema Museale Toscano, quale parte del Piano degli interventi finanziari regionali nella cultura dell’anno 1996, previsto dalla L.R.14/1995 ed, in Liguria, nel Programma pluriennale 1997-2000 per i musei di enti locali o di interesse locale e per la catalogazione dei beni culturali e ambientali della L.R.2113/1980. Nell’esperienza ligure, la definizione degli standard minimi funzionali che ogni museo deve possedere, o verso cui deve tendere per poter essere riconosciuto tale e per poter accedere a contributi regionali, deve avvenire al termine di un’indagine su tutte le realtà museali ed essere anche frutto di una consultazione dei vari soggetti competenti. Questo dispositivo porta, nel rispetto delle autonomie degli enti, omogeneità di gestione e di comportamento sul territorio regionale22. Merito della Toscana, invece, l’articolazione del concetto di standard in standard di prestazione, dotazione e servizio (o attività) e tra standard minimi (di accesso al sistema) e standard come obiettivo di sviluppo, da perseguire con il sostegno dell’intervento pubblico. Un contributo ulteriore viene anche dall’individuazione di standard minimi di sistema, essenziali per il riconoscimento dei sistemi stessi. Vanno segnalate, in proposito, anche la legge regionale delle Marche23, che prevede, nell’ambito del piano triennale, i livelli minimi qualitativi e quantitativi delle dotazioni e delle prestazioni per la tutela e la valorizzazione del patrimonio e per la funzionalità e la qualità dei servizi museali. Inoltre, il piano della Regione Lazio24 che, oltre ad individuare anch’esso requisiti minimi per l’accesso dei musei nell’organizzazione museale regionale, quanto a personale, orario, sede, regolamento, patrimonio, definisce i requisiti necessari per l’assegnazione del marchio di qualità dei musei del Lazio. A questo processo di diffusione del termine nella normativa di settore, più recentemente ha fatto seguito il suo ancor più significativo accoglimento nella legislazione statale. Il D.Lgs. 112/98, al comma 6 dell’art. 150, prevede infatti che, con proprio decreto, l’allora Ministro per i Beni Culturali e Ambientali definisse i criteri tecnico-scientifici e gli standard minimi da osservare nell’esercizio delle attività trasferite, in modo da garantire l’adeguato livello di fruizione collettiva dei beni, la sicurezza e la prevenzione dei rischi. In seguito, il coordinamento delle Regioni, l’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni d’Italia) e l’UPI (Unione delle Province d’Italia), hanno stabilito di comune accordo di dar vita ad un Gruppo di lavoro, aperto ai rappresentanti del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, con l’obiettivo di avviare l’elaborazione di una proposta che, con la partecipazione di tutti i soggetti interessati, portasse la complessa realtà museale italiana alla più idonea definizione di standard. Un significativo contributo in proposito è esito della giornata di studi, promossa dalle Regioni Toscana ed Emilia Romagna, sugli standard per l’organizzazione e per la gestione dei Musei (Firenze, 19 febbraio 1999) che ha portato l’esperienza britannica25 al pubblico italiano. Un altro contributo è, invece, derivato da un incontro allargato (Milano, 12 marzo 1999), a cui sono stati invitati il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, il Comitato Italiano dell’ICOM (International Council of Museums) e l’ANMLI (Associazione Nazionale dei Musei Locali e Istituzionali); incontro che ha portato alla definizione di un programma e di un metodo di lavoro. Il Gruppo di lavoro ha affrontato tre tematiche fondamentali: 1) gli standard di funzionamento a partire dagli aspetti relativi al personale; ai servizi al pubblico; alla conservazione; 2) la sicurezza; 2) il rapporto fra il museo e il territorio, prestando particolare attenzione alla sua funzione di archivio della memoria del territorio e di struttura di pronto intervento per i beni esterni esposti a rischio. In conclusione, in Italia prima del 2001, Il Codice deontologico dell’ICOM offre lo sfondo etico più ricco e globale cui far riferimento; l’esperienza britannica il quadro operativo più vicino alla realtà ed ai bisogni italiani; il modello americano indicazioni utili per lo sviluppo di livelli di eccellenza. Ma anche l’esperienza delle Regioni ha contribuito ad elaborare una via italiana agli standard museali che tenesse conto della realtà storica dei musei del nostro paese, del quadro istituzionale, attuale e futuro, e delle differenze territoriali esistenti. Una “realtà” particolare e 22 Deliberazione del Consiglio regionale 2.12.1997, n. 73, cit., pp. 41-42. Regione Marche, L.R. 24 marzo 1998, n.6, “Nuove norme in materia di salvaguardia e di valorizzazione del patrimonio culturale delle Marche e di organizzazione del museo diffuso”, B.U.R. Marche n. 28 del 2.4.98. 24 D.G.R. 14 luglio n. 3526 “Schema di piano settoriale regionale 1999-2001 in materia di beni e servizi culturali. Legge Regionale n. 42/97, art. 7” 25 www.ibc.regione.emilia-romagna.it 23 16 complessa che esorta a non importare superficialmente modelli esterni, spesso “rigidi” ed avulsi dalle esigenze dei musei italiani, così profondamente radicati al territorio di appartenenza. 2.7 Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MiBAC 10 maggio 2001) A livello nazionale, il documento di riferimento è l’Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MiBAC 10 maggio 2001) che, ponendo le linee guida di riferimento per una corretta “cultura di gestione” in campo museale, fissa alcune norme obbligatorie, tese al raggiungimento del livello minimo di qualità dei servizi, ed altre volontarie, legate alle caratteristiche dei singoli musei. Tale documento è esito del “Gruppo tecnico di lavoro per la definizione degli standard museali” che il Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MiBAC) nominò con proprio decreto (D.M. del MiBAC 25 luglio 2000), comprendente rappresentanti del MiBAC, degli Enti Territoriali, di istituti di ricerca e di esperti esterni, aggiuntisi successivamente. Nella concezione e nella stesura del documento furono concepiti, adattandoli alla situazione italiana, precedenti significativi elaborati per i musei di altri paesi. In particolare, come brevemente accennato in precedenza, si sono utilizzati come fonti i programmi di certificazione di qualità e le procedure di accreditamento dell’American Association of Museums (USA), del Codice deontologico dell’ICOM e del Registration Scheme for Museums and Galleries (UK). Il documento del MiBAC è un provvedimento flessibile, adattabile ad ogni realtà museale, indipendentemente da dimensione, tipologia e proprietà e che, nei suoi otto ambiti tematici, riesce ad “investire” tutti gli aspetti del museo, dallo status giuridico all’assetto finanziario, dalla struttura al personale, dagli ambiti legati alla sicurezza, a quelli della gestione e cura delle collezioni, per terminare con quelli legati al rapporto museo-pubblico e al rapporto museo territorio. Gli otto ambiti sono: I. Status giuridico; II. Assetto finanziario; III. Strutture; IV. Personale; V. Sicurezza; VI. Gestione delle Collezioni; VII. Rapporti con il pubblico e relativi servizi; VIII. Rapporti con il territorio. Tali ambiti riprendono quelli presenti nel Codice deontologico dell’ICOM, con l’aggiunta però dell’ambito VIII, relativo ai Rapporti con il territorio, che mette in luce un’importante peculiarità del sistema museale italiano: quella del forte legame fra museo e territorio. L’Allegato “A” del 2001 si articola in otto ambiti funzionali, suddivisi in sottoambiti funzionali, ognuno normato in un apposito documento. In ogni ambito si trova, poi, una premessa ed una norma tecnica (tabella o documento). Al di là delle importanti norme tecniche, sembra importante soffermarsi sulle premesse che racchiudono la ratio delle problematiche affrontate in ognuno degli otto ambiti. Nella premessa al primo ambito, relativo allo Status giuridico, è importante l’affermazione che “In Italia il museo si caratterizza come un istituto scarsamente tipizzato: tanto nel senso di musei pubblici, quanto nel senso di musei privati, esso non è regolato da norme specifiche”. Da questa affermazione scaturisce la necessità di “dotare i musei (indipendentemente dalla loro condizione pubblica o privata, autonoma o integrata all’interno dell’ente di appartenenza) di statuti, regolamenti o altri documenti scritti di pari valore [al fine] di riconoscere loro uno status giuridico proprio e di assicurare a ciascun museo un complesso organico di norme correlato alla sua specifica missione”. Non a caso, questo primo ambito costituisce il primo standard minimo previsto dal Codice deontologico dell’ICOM. Sottolineato che “l’adozione di uno statuto o di un regolamento va pertanto considerato come un requisito minimo, valido indipendentemente dalla proprietà e dalla natura giuridica del museo e dalle sue dimensioni, [si aggiunge che] è responsabilità primaria degli enti proprietari o delle amministrazioni responsabili, dotare di uno statuto o di un regolamento i musei da loro dipendenti”. Tale statuto o regolamento scritto dovrà individuare chiaramente: “la sua natura di organismo permanente e senza scopo di lucro; la missione e la finalità del museo; le forme di governo e di gestione; l’assetto finanziario e l’ordinamento contabile; le norme e le dotazioni di personale; il patrimonio; i principi generali per la gestione e cura delle collezioni; i principi generali di erogazione dei servizi al pubblico. [Ed ancora] le 17 modalità di raccolta dei dati sull’attività e la gestione del museo, a fini statistici o di programmazione; i compiti e le funzioni che il museo debba assumere in riferimento al contesto territoriale, nonché all’ambito di una eventuale organizzazione in forma associativa. [Infine] l’organo di governo del museo è tenuto ad approvare ed a rendere pubblico un documento programmatico che, in adesione alla statuto e/o regolamento del museo ed ai principi di cui al D.Lgs.n.296/1998 e successive modificazioni, ne individui gli obiettivi annuali e pluriennali”. Come si evince da questi “punti”, lo statuto e/o regolamento scritto di un museo deve “toccare” tutti quegli elementi che costituiscono gli otto ambiti presentati dal presente D.M. del MiBAC del 2001. Nella premessa al secondo ambito, dedicato all’Assetto finanziario del museo, si recita che “l’utilizzo di un bilancio di esercizio nei musei è di norma correlato all’attribuzione di autonomia finanziaria. Tuttavia, l’impiego di un modello di bilancio funzionale o di un documento di rendicontazione contabile consente, comunque, ai singoli musei di acquisire vantaggi di carattere operativo e di valenza strategica che hanno riflessi positivi sul sistema museale nel suo complesso. In particolare, la messa a punto del bilancio preventivo e di quello consuntivo e la loro pubblicazione comporta una serie di operazioni che permettono: l’individuazione delle risorse disponibili e di quelle da reperire per una corretta gestione museale; (…) l’identificazione certa delle responsabilità del personale addetto alle varie attività (…) all’interno del museo; l’impostazione di una politica di espansione delle attività culturali e di rising delle connesse risorse finanziarie; la trasparenza della gestione utile a fini conoscitivi e di garanzia dell’uso di contribuzioni volontarie; (…) la verifica del raggiungimento degli obiettivi di efficienza organizzativa e di efficacia delle attività correnti e di quelle di investimento e il controllo quali/quantitativo dei risultati della gestione; la predisposizione della documentazione necessaria per ottenere contributi pubblici e privati. (…) Le istituzioni museali debbono disporre di risorse economiche adeguate alle loro dimensioni e alle loro caratteristiche e tali da garantire il rispetto degli standard minimi stabiliti per le strutture, il personale, la sicurezza, la gestione e la cura delle collezioni, i servizi al pubblico. E’ compito primario degli enti proprietari e delle amministrazioni di riferimento assicurare la regolarità dei flussi finanziari ai musei e consentire il loro normale funzionamento ed il conseguimento delle loro finalità strategiche secondo una programmazione pluriennale di attività”. Inoltre, si afferma che “la nascita di un nuovo museo deve essere condizionata alla verifica, operata da parte degli enti pubblici competenti a livello territoriale, delle disponibilità finanziarie almeno sufficienti a coprire i costi di primo impianto e l’organizzazione e la gestione delle attività nel medio periodo (almeno 5-6 anni)”. Importante anche la nota che invita i musei a ripartire le entrate in diverse voci: autofinanziamento e risorse esterne; funzionamento e manutenzione ordinaria, personale, gestione amministrativa ed operativa; gestione delle collezioni, studi ed attività scientifica; investimenti e manutenzione straordinaria. In tal modo la gestione finanziaria diventa “trasparente”. Nella premessa al terzo ambito dedicato alle Strutture del museo, si definisce che “le istituzioni museali presenti sul territorio nazionale sono entità che, pur con caratteristiche tipologiche e dimensionali assai differenti le une dalle altre, forniscono un servizio di carattere culturale”. L’affermazione prosegue con una sottolineatura importante che “valuta la qualità dell’istituzione museale (…) in base alla capacità di fornire il servizio che ne costituisce la finalità, cioè alla capacità di soddisfare le specifiche esigenze di gestione del museo, di cura delle collezioni e di servizi al pubblico”. Questo chiama le istituzioni museali “ad operare in garanzia di qualità, cioè (…) a far sì che il servizio reso soddisfi determinati obiettivi di qualità”. In questa premessa si asserisce anche la necessità di istituire “quanto prima agenzie regionali in grado di espletare il compito di controllo della qualità del servizio museale (…) e di definire programmi di certificazione di qualità e procedure di accreditamento, in analogia a quelle adottate dall’American Association of Museums (USA) e dalla Museums & Galleries Commission (UK)”. Una delle affermazioni “chiave” si trova, poi, nell’asserzione che il “museo è tenuto a garantire che le sue strutture siano adeguate alla funzioni cui sono adibite, in conformità alla politica ed agli obiettivi educativi e con riferimento alle esigenze delle collezioni, del personale e del pubblico”. Si insiste anche sul concetto che il “museo deve garantire la disponibilità di strutture adeguate sia in termini tipologici che dimensionali, flessibili, attrezzabili e funzionali”. “Strutture che devono poi risultare controllabili, mantenibili, accessibili e riconoscibili”. Al di fuori della premessa, nel vero corpo dell’ambito terzo (Quadro esigenziale), per definire gli obiettivi di qualità che devono essere perseguiti dalle strutture di un museo, si individuano diverse classi di esigenze per la collezione (esposizione, conservazione, documentazione, restauro), per il personale (esercizio) e per il pubblico (fruizione, educazione, consultazione). Di seguito, si trovano poi delle tabelle che riportano esigenze, obiettivi di qualità e parametri da controllare. Se la collezione avrà come esigenza l’esposizione, l’obiettivo di qualità sarà la disponibilità ed i 18 parametri da controllare saranno aree per l’esposizione permanente e temporanea delle opere ed aree di servizio alle aree espositive (laboratori, aree di preparazione degli allestimenti, aree di movimentazione delle opere, magazzini). L’esposizione dovrà essere anche flessibile ed i relativi parametri da verificare saranno: spazi adattabili a modifiche nell’ordinamento museografico; spazi atti ad ospitare opere di grandi dimensioni e possibilità di incremento degli spazi utilizzati. Un’altra caratteristica dell’esposizione dovrà essere la funzionalità, che richiede flussi di visita unidirezionali, circolari, ad isola; percorsi chiaramente riconoscibili, atti ad evitare affollamenti ed affaticamenti del visitatore. Un’altra esigenza dell’esposizione dovrà essere la manutenibilità, che richiede pavimentazioni e metrature di facile pulizia; pareti di facile riparazione e controsoffitti di facile accesso. Infine, l’esigenza dell’attrezzabilità richiede un’esposizione con pareti e con soffitti attrezzabili e la possibilità di collocare pannelli verticali e vetrine. Ancora, la collezione richiede spazi per l’esposizione delle opere all’aperto ed aree archeologiche recintate. Invece, la collezione richiede per la sua conservazione la disponibilità di aree per il deposito a condizioni ambientali controllate e non e di caveau. Per la manutenibilità, vuole pavimentazioni di facile pulizia; mentre per l’attrezzabilità, indica la possibilità di collocare scaffali aperti, armadi etc. Per quanto riguarda, poi, l’esigenza della documentazione, richiede la disponibilità di aree per la registrazione delle opere e di un laboratorio fotografico. L’esigenza del restauro della collezione richiederà, invece, la presenza di un laboratorio di restauro. Se il personale, per l’esercizio della sua attività, necessita, per esempio, di uffici amministrativi e di locali per addetti alla vigilanza; il pubblico avrà bisogno di aree di accoglienza, di un guardaroba, di servizi igienici e di servizi igienici per i disabili26, oltre che di una segnaletica, atta a far riconoscere l’accesso al museo, e di aree di parcheggio. Parte centrale, ai fini della ricerca, è rivestita dai Sistemi di allestimento, dove compaiono le esigenze della collezione e del personale. L’esposizione richiederà la disponibilità di pannelli (autoportanti, scorrevoli, girevoli, con fissaggio al piede); di pareti attrezzate; di vetrine (addossate, inserite in parete, verticali, a tavolo) e di piedistalli, mensole, pedane. L’aspetto della funzionalità vuole, invece, un’esposizione in cui sia possibile la lettura e la valorizzazione degli oggetti esposti e l’assenza di danno per questi; una visione ergonomica per adulti, bambini e portatori di handicap ed, infine, la previsione della visione (dall’alto, frontale, da un alto, da più lati). L’esposizione deve essere, poi, accessibile da diverse posizioni; mentre l’esigenza dell’attrezzabilità vuole dispositivi di ostensione, di fissaggio, di sostegno degli oggetti (in posizione orizzontale, verticale, su più piani, inclinata); sistemi di appensione puntuale (a griglie, a barre orizzontali/verticali, a rulli) e dispositivi antivibrazioni. L’esigenza della manutenibilità pretende, invece, pannelli di facile pulizia; vetrine con superfici trasparenti e telai di facile pulizia, sia all’interno che all’esterno. Passando all’esigenza della conservazione della collezione, questa richiede: armadi, armadi blindati, scaffalature meccanizzate e non, cassettiere e pareti attrezzate; accessibilità (dall’alto, frontale, laterale, dal basso) ed infine manutentibilità (facile pulizia all’interno e all’esterno dei contenitori). La documentazione della collezione richiede, poi, tavoli, banchi per la consultazione, sedie, cassettiere ed armadi. Arrivando alle esigenze del pubblico, questo vorrà attrezzature idonee per la fruizione, per l’educazione e per la consultazione (tavoli, banchi per la consultazione, sedie, poltrone) ed attrezzature didattiche per l’educazione. Uno schema riassuntivo importante è anche quello indicato nella parte dei Sistemi di illuminamento della collezione che richiede l’illuminazione di aree esterne; di interni con luce naturale (diretta, indiretta, condotta) ed artificiale (generale, puntuale di accento, su vetrina). Per la funzionalità, indica filtri anti UV per la luce naturale; apparecchi illuminanti con sorgenti ad incandescenza (alogene etc.) e/o a scarica di gas (ioduri metallici, fluorescenti etc.). Prevede anche la presenza di apparecchi illuminanti con filtri anti UV o anti IR, del tipo riflettore (a fascio largo/stretto, rifrattore, sagomatore). Per l’esigenza della controllabilità si richiedono invece dispositivi schermanti (manuali o automatici) per il controllo della luce naturale e della radiazione solare ed anche dispositivi di controllo della luce artificiale (manuali, automatici, on/off, modulanti). L’esigenza della flessibilità vuole accensioni distinte per l’illuminazione generale, puntuale ed apparecchi illuminanti fissi, su binari elettrificati, su griglie, in controsoffitti. La manutenibilità prescrive, infine, apparecchi illuminanti di facile accessibilità (per la sostituzione periodica di sorgenti luminose) e di facile pulizia. Per la parte relativa ai Sistemi di controllo ambientale della collezione, si richiedono impianti di ventilazione (controllo della purezza dell’aria) centralizzati/locali; sistemi di disinfestazione e di disinfezione; impianti di riscaldamento 26 Questa distinzione, prevista dall’Allegato “A” del D.M. del MiBAC 10 maggio 2001, tra servizi igienici e servizi igienici per disabili verrebbe oggi contestata dalla normativa vigente in tema di accessibilità, laddove si dice che bisogna progettare servizi igienici utilizzabili da tutti, divisi per sesso, ma senza servizi igienici dedicati ai diversamente abili. 19 (controllo della temperatura invernale) centralizzati/locali; impianti di raffrescamento (controllo della temperatura estiva) centralizzati/locali/per vetrine; impianti di umidificazione e di deumidificazione (controllo dell’umidità relativa) centralizzati/locali/per vetrine. E poi impianti di condizionamento dell’aria (controllo della temperatura, dell’umidità relativa e della purezza dell’aria) centralizzati/locali/per vetrine; vetrine, armadi, caveau climatizzati con sistemi passivi. Per la controllabilità, la regolazione sarà centralizzata, su locale pilota, su unità terminale, ad intelligenza distribuita (DDC); mentre la rilevazione delle grandezze ambientali sarà puntuale istantanea, continua e vi sarà l’archiviazione dei dati accolti e l’analisi delle grandezze su periodo giornaliero, settimanale, mensile ed annuale. Per la manutentibilità, le unità terminali ad acqua o ad aria saranno di facile pulizia; le canalizzazioni d’aria predisposte per la pulizia interna; i filtri dell’aria facilmente accessibili e sostituibili ed, infine, anche le centrali di trattamento d’aria di facile pulizia. Per la parte relativa ai Sistemi di trasporto del pubblico, si indicano: ascensori, scale mobili, marciapiedi mobili ed elevatori per il superamento delle barriere architettoniche. Infine, per la parte dedicata ai Sistemi elettrici, si richiedono prese per alimentazione elettrica di aree esterne, interne e, come tipologie, si indicano quelle a parete, a zoccolo, a pavimento e su blindosbarra. Tornando alle premesse, la premessa al quarto ambito, dedicato al Personale, inizia con l’affermazione che “le molteplici funzioni del museo (…) possono essere svolte solo a condizione che esso disponga di personale qualificato”. Se, come sottolinea il Codice deontologico dell’ICOM, numero e tipologia contrattuale possono variare, tuttavia a garanzia dell’interesse collettivo si devono seguire alcune regole. Tali regole chiedono che ci siano “criteri e procedure trasparenti nella scelta del direttore ed in qualsiasi provvedimento di nomina, promozione del personale o interruzione del rapporto di impiego; [che ci sia] un riconoscimento della specificità delle professioni; un accertamento di una formazione adeguata alle funzioni da svolgere; aggiornamento, riqualificazione e formazione del personale ed infine piena responsabilità del direttore di fronte all’organo di governo e di controllo del museo (…)”. Nella premessa al quinto ambito, riguardante la Sicurezza del museo, si sintetizzano i concetti di security e di safety e cioè di salvaguardia degli edifici e del loro contenuto e di sicurezza degli occupanti. In questo ambito si ritrovano importanti enunciati che invitano ad “un approccio culturale, prima ancora che regolamentare. Ci si riferisce al fatto che la sicurezza va vista secondo un “approccio pragmatico integrato” dove, fissati gli obiettivi da garantire, ci deve essere un’analisi del rischio mirata ed una strategia di sicurezza con misure preventive, protettive ed organizzative, capaci di perseguire quegli obiettivi in situazioni di emergenza e di rischio. Si afferma l’importanza della necessità di conoscere le caratteristiche delle singole realtà costruite, per poter progettare “in modo mirato misure preventive”. Questo significa scegliere il “caso per caso”, rispetto all’asettico adempimento della norma. Così si recita che “il museo deve garantire la sicurezza ambientale, la sicurezza strutturale, la sicurezza nell’uso, la sicurezza anticrimine e la sicurezza in caso di incendio, considerando i problemi della sicurezza in modo mirato ed integrato”. Al di fuori della premessa, nella parte dedicata a questo importante argomento, si insiste sul fatto che questi, sopra indicati, “sono i requisiti essenziali che gli insediamenti e gli edifici, contenitori di beni e attività culturali, devono garantire”. Nella sicurezza ambientale si considerano le azioni che l’ecosistema può esercitare sull’insediamento e sugli edifici e cioè: sismicità; subsidenza; vulcanesimo; bradisismo; dissesti idrogeologici; presenza di falde superficiali; agenti meteo-marini; ceraunicità; inquinamento atmosferico ed elettromagnetico; degrado urbanistico; effetti “domino” dovuti ad insediamenti e ad infrastrutture al contorno; traffico etc. Per la sicurezza strutturale, ovvero “la stabilità degli edifici e delle strutture nei confronti di qualsivoglia azione comprese quelle ambientali”, si segnalano, invece, altre azioni, quali: vetustà; deficienze strutturali e nella manutenzione; azioni conseguenti al sisma od a dissesti idrogeologici e metereologici; sovraccarichi statici e dinamici; cantieri, sbancamenti; vibrazioni etc. La sicurezza nell’uso, che tratta delle “numerose problematiche connesse con la destinazione d’uso e con la fruizione degli insediamenti e degli immobili”, costituisce il requisito essenziale che investe tutti gli aspetti della sicurezza regolati da Direttive europee e da disposizioni legislative nazionali. Le principali problematiche sono: la compatibilità della destinazione d’uso generale e specifica; la fruibilità da parte di grandi masse; le barriere architettoniche; gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali; gli agenti nocivi; il microclima; l’illuminazione; il rumore; il contenimento energetico; gli impianti tecnologici di servizio; i servizi aggiuntivi e le cucine, il ristoranti, il bar, il bookshop, il guardaroba ed altro ancora. 20 Con la sicurezza anticrimine, ci si riferisce, invece, alla “tutela del patrimonio culturale, con particolare riguardo ai beni mobili nei confronti di azioni dolose” quali: effrazione; intrusione; vandalismi; taccheggi; furti; rapine ed attentati. Con sicurezza in caso d’incendio, si vuole invece aggiungere qualcosa in più rispetto alla precedente sicurezza antincendio. La nuova definizione sottolinea, infatti, che la sicurezza deve essere garantita anche in caso di un incendio che non si è potuto evitare. Serve, quindi, un “progetto sicurezza”, una “strategia di sicurezza”, che includa misure preventive, di protezione attiva e passiva e misure organizzative. Se le “misure preventive interagiscono con la frequenza di accadimento degli eventi, riducendo le occasioni di rischio; le misure di prevenzione passiva mitigano le conseguenze di una azione dannosa; mentre le azioni di protezione attiva riguardano i sistemi di protezione attiva integrati (tecnologia e vigilanza ad uomo presente). Infine, le misure organizzative afferiscono alla gestione del rischio in ogni su fase (risk managment)”. Il risk managment riguarda l’organizzazione che ogni struttura deve darsi per la sicurezza e cioè adempimenti progettuali, organizzativi, risorse, controllo sistematico, azioni correttive, formazione degli addetti etc. In materia di sicurezza, dunque, la normativa di riferimento (europea e nazionale) privilegia la ratio del caso per caso, alla norma prescrittiva. Arrivando alla premessa del sesto ambito, dedicato alla Gestione e cura delle collezioni, si legge che “le collezioni rappresentano l’elemento costitutivo e la ragion d’essere di ogni museo e che la loro gestione e la loro cura costituiscono per questo un compito di primaria importanza che ogni museo deve attendere al fine di garantirne: l’incremento (…); l’inalienabilità (…); la conservazione, la gestione, la cura; la piena accessibilità fisica ed intellettuale”. Uno dei punti fondamentali riguarda la conservazione ed il restauro, dove si recita che “devono essere osservati precisi criteri di conservazione preventiva, attraverso il monitoraggio delle condizioni ambientali, e secondo i principi di restauro e di manutenzione, al fine di garantire la sicurezza e la piena fruibilità dei manufatti. Tali operazioni devono prevedere una scheda conservativa e la presenza di personale altamente specializzato, l’esistenza di un laboratorio di restauro o comunque la possibilità di accedere a laboratori esterni alla struttura museale. Andranno inoltre stabilite precise modalità per le condizioni di esposizione, immagazzinaggio e movimentazione”. Un altro punto importante, fissato in questo sesto ambito, riguarda le Esposizioni permanenti e temporanee e prestiti. Si stabilisce, infatti, che “nella regolamentazione dell’esposizione permanente e temporanea e dei prestiti, vanno previsti i criteri in base ai quali selezionare ed ordinare gli oggetti destinati alle sale operative; immagazzinare gli oggetti destinati ai depositi e renderli consultabili con le dovute garanzie; programmare ed organizzare le mostre; decidere e gestire i prestiti da concedere o da ricevere. [Inoltre, si specifica, che] questi criteri devono tendere a conseguire la massima fruibilità da parte del pubblico con il minimo rischio per le opere e che devono essere coerenti con le caratteristiche e con a missione del museo”. Questo ambito dedicato alla Gestione e cura delle collezioni, data l’importanza centrale che riveste all’interno del documento ministeriale, è stato suddiviso in cinque sottoambiti: 1. Norme per conservazione e il restauro comprendenti l’esposizione e la movimentazione; 2. Incremento e inalienabilità delle collezioni; 3. Registrazione e documentazione finalizzata alla conoscenza del patrimonio; 4. Regolamentazione dell’esposizione permanente e temporanea; 5. Politiche di ricerca e studio. Ai fini della presente ricerca, ci si vuole soffermare su due di questi sottoambiti: il primo ed il quarto. Nel primo sottoambito si afferma che “la gestione delle collezioni museali deve fondarsi su idonee politiche volte a garantire la prevenzione dei rischi di degrado che possono interessare le collezioni stesse (…). Il museo deve essere dotato di un idoneo piano di prevenzione nei confronti dei fattori umani, ambientali e strutturali che possono generare rischi per la conservazione dei manufatti. [E si specifica che] tale piano deve riguardare tutte le situazioni in cui le opere vengono esposte temporaneamente o permanentemente al pubblico, conservate nei depositi, soggette ad interventi di restauro o movimentate all’interno o all’esterno del museo”. A tal fine “(…) è opportuno che il museo si doti di una scheda conservativa contenente informazioni specifiche su materiali costitutivi, procedimenti esecutivi e stato di conservazione dei manufatti, periodicamente aggiornata e compilata da restauratori professionisti, specializzati per classi di manufatti; e di una scheda ambientale, compilata da esperti scientifici, contenente informazioni sulle condizioni ambientali rilevate e sulle misure da adottare per il raggiungimento delle condizioni ritenute ottimali per la conservazione. [Inoltre], data l’importanza dei fattori ambientali ai fini della conservazione dei manufatti, il museo deve procedere al periodico rilevamento delle condizioni termoigrometriche, luminose e di qualità dell’aria degli ambienti in cui si trovano i manufatti stessi, dotandosi di strumentazioni su misura fisse o mobili oppure affidando il servizio a terzi responsabili. Il responsabile della conservazione deve inoltre redigere, ricorrendo a competenze professionali specifiche, 21 un rapporto tecnico finalizzato ad evidenziare l’influenza dell’ambiente sullo stato di conservazione dei manufatti e contenente indicazioni circa i provvedimenti necessari al raggiungimento delle condizioni ottimali per la conservazione”. Una precisazione viene fatta anche per quelle occasioni (mostre, aperture prolungate etc.) con elevato afflusso di pubblico dove, “(…) in considerazione delle prevedibili consistenti instabilità delle condizioni ambientali, il museo deve sempre prevedere il rilevamento con apparecchiature di registrazione continua, dei parametri ambientali significativi per la conservazione dei manufatti esposti”. Si insiste anche sulla necessità che “il museo debba programmare gli interventi di manutenzione, conservazione e restauro, sulla base degli elementi conoscitivi e delle priorità emerse dalla schedatura conservativa. Interventi, che dovranno essere eseguiti da restauratori professionisti (…)”. Al di fuori della premessa, nel vero corpo del primo sottoambito dell’ambito sesto, vi sono importanti tabelle riassuntive. La prima riguarda i Controlli fotometrici – Illuminamenti raccomandati (VI – 2.10). Qui si recepiscono le raccomandazioni internazionali che classificano in quattro categorie di fotosensibilità reperti e manufatti e ne stabiliscono i livelli massimi di illuminamento. Nel caso della presente ricerca, la categoria interessata sarà soprattutto la prima, che individua una categoria di fotosensibilità molto bassa, comprendente “reperti e manufatti relativamente insensibili alla luce: metalli, materiali lapidei e stucchi senza strato di finitura, ceramiche, gioielleria, smalti, vetri, vetrate policrome, reperti fossili” che prevede un illuminamento massimo superiore a 300 lux ma con limitazioni sugli effetti termici in particolare per stucchi, smalti, vetrate e fossili. Nella seconda categoria, di media fotosensibilità, sono inclusi materiali organici quali quelli in osso, avorio e legno per cui si parla di un illuminamento massimo di 150 lux; mentre per la terza categoria, con alta fotosensibilità, si inseriscono pelli e reperti botanici, carta e pergamena e legni bagnati e qui si raccomanda un illuminamento massimo di 50 lux. Vi è poi l’ultima, la quarta categoria, quella con fotosensibilità molto alta, che include reperti e manufatti estremamente sensibili alla luce, quali mummie, sete, inchiostri, coloranti e pigmenti, per cui si raccomanda un illuminamento massimo di 50 lux. Una nota importante precisa, poi, che “gli illuminamenti previsti sono da considerare come condizione media di esercizio”. Ammettendo, per sorgenti appena installate, valori di misura superiori al 10%. Inoltre, si specifica che, nel caso di presenza di più materiali e/o tecniche, si deve considerare la categoria della classe più protetta. Un'altra indicazione riguarda l’uniformità di illuminamento che, per soddisfare le esigenze di conservazione e di fruizione complessiva di oggetti tridimensionali, di bassorilievi etc, dovrà essere di Emax/Emin < 2. Con particolare attenzione ad evitare ombre multiple, che altererebbero la percezione delle forme dell’oggetto. Un'altra tabella importante riguarda l’Esposizione energetica – Dose di luce annuale, dove si riportano i valori annuali massimi raccomandati, espressi in lux per ora/anno (LO) per le categorie di manufatti sensibili alla luce. Seconda categoria – 500.000 lux ora/anno; terza categoria – 150.000 lux ora/anno e quarta categoria – 50.000 lux ora/anno. Indicazioni precise riguardano, poi, gli Ambienti espositivi confinati (climabox, teche, vetrine) (VI – 2.15), dove deve essere prevista la collocazione esterna delle sorgenti e degli apparati di alimentazione. Il calore dissipato dalle sorgenti dovrà essere smaltito in modo da non alterare la stabilità termica dell’ambiente confinato e bisognerà prestare attenzione alla depurazione infrarossa delle sorgenti impiegate, per evitare fenomeni legati all’effetto serra (incremento termico e deumidificazione). Si aggiunge che l’unica deroga, prevista per il futuro, è la possibilità di impiego di eventuali sorgenti innovative, che garantiscono rendimenti teorici superiori al 60%. Un’altra nota riguarda l’indicazione di non collocare apparecchi di illuminazione in posizioni che creerebbero effetti termici dannosi su opere o su decorazioni adiacenti. Un’indicazione gestionale importante riguarda il dimensionamento dell’impianto che, come potenza termica dissipata nelle sale, non dovrà alterare la stabilità dell’ambiente espositivo. Particolare attenzione dovrà poi essere rivolta all’illuminazione di servizio notturna e per i sistemi di vigilanza, che dovrà essere inclusa nella valutazione della dose di luce annuale a cui sono esposte le opere. Nel controllo della luce naturale, si scrive che “nella Scheda andranno annotati anche tutti i dati relativi agli accorgimenti adottati per il controllo della luce naturale, rilevando anche condizioni temporanee o stagionali di irraggiamento solare diretto sulle opere”. Si dovranno adottare dispositivi (filtri, pellicole, tende, deflettori, diffusori, rifrattori, vetri a densità variabile) atti ad abbattere la componente UV ed a controllare la componente visibile ed infrarossa. E si ricorda, anche, di tenere conto dei “bilanci energetici rispetto all’ambiente espositivo, differenziando la quota parte di energia riflessa e smaltita, dai dispositivi all’esterno di finestre e lucernari, rispetto a quella abbattuta ma 22 smaltita all’interno delle sale”. Bisognerà poi tenere conto anche degli effetti di abbagliamento e di produzione di riflessi che hanno ripercussioni conservative indirette, poiché aumentano i livelli di illuminamento delle opere. Una parte degna d’interesse, ai fini della presente ricerca, è costituita da Contenitori espositivi (vetrine, climabox e simili) (3), dove si osserva che la maggior parte delle vetrine esistenti, costruite per esporre oggetti del patrimonio storico-artistico, consente a mala pena la protezione delle opere dalla polvere. Questo sembra derivare dalla preoccupazione primaria dei conservatori per la protezione dei furti e dei danneggiamenti e da quella dei progettisti per l’estetica della vetrina, che vede le vetrine come semplici contenitori e non come dispositivi per garantire la conservazione dei manufatti. Si pongono alcuni Obiettivi di qualità (VI - 3.1.) per garantire, appunto, la conservazione del manufatto dentro un ambiente confinato. Questi obiettivi sono: garantire un’atmosfera controllata ed il suo facile monitoraggio; prevenire e controllare le sollecitazioni fisiche esterne; rendere facilmente accessibile il manufatto, per la manutenzione ordinaria e per il pronto intervento conservativo. Nelle successive Linee guida (VI - 3.2.), si prescrive che “l’aspetto estetico di un contenitore espositivo debba essere, all’atto della progettazione, subordinato a quello prioritario della conservazione del manufatto. Inoltre, le istanze che riguardano la migliore visibilità e la fruizione degli oggetti esposti, anche dal punto di vista didattico (…) vanno considerate alla stessa stregua dei parametri ambientali e dei materiali costitutivi dei manufatti stessi”. Di seguito, si raccomanda che “venga effettuato il massimo contenimento: del damping termico (capacità di contenimento delle oscillazioni della temperatura); delle oscillazioni dell’umidità relativa (capacità di tampone igrometrico); degli scambi d’aria con l’ambiente esterno (inquinanti gassosi, vapore acqueo e particellato)”. Un paragrafo tecnico è quello dedicato alla Valutazione del corretto funzionamento di contenitori espositivi e determinazione delle specifiche necessarie alla modifica e/o progettazione ex novo (VI - 3.3.). Qui si dice che “per un corretto dimensionamento di una vetrina, finalizzata alla protezione ed all’esposizione di manufatti, costituiti da materiale igroscopico (idrofilo), o per una verifica dell’efficienza di una vetrina già esistente, occorre effettuare una serie di calcoli e di prove sperimentali (…)”. Nel paragrafo dedicato all’Esposizione permanente e temporanea (VI – 5.) si indicano linee guida per garantire un’esposizione dei manufatti in condizione di sicurezza, individuando classi di opere, secondo criteri dettati dalla geometria e dalla tipologia dell’oggetto. Questi sono: dividere le opere per classi di appartenenza; individuare i criteri di massima per una corretta esposizione; classificare, in base alla loro costituzione, i materiali usati; indicare le strutture di supporto e le caratteristiche dei contenitori; indicare le idonee misure di protezione chimico-fisica e biologica. Per quanto riguarda le classi di manufatti con esigenze espositive analoghe, vanno seguiti i criteri secondo la geometria dell’oggetto (manufatti piani, con superfici geometricamente complesse, a trama ordito) e criteri secondo le tipologie (manufatti metallici, lapidei, ceramici non smaltati e invetriati, tessili, policromi, vetrosi e musivi e maiolicati, cartacei, complessi etc). Ancora, i materiali vanno classificati in primari, secondari e terziari. I primari sono il contenitore che racchiude gli oggetti, incluso il piano su cui sono montati gli oggetti, e le etichette di identificazione. I materiali secondari sono quelli a contatto con gli oggetti non chiusi nelle vetrine (schermi, barriere). Infine, ci sono i materiali terziari, come protettivi, vernici etc. Importante è anche il paragrafo dedicato all’Ingegnerizzazione delle vetrine (VI – 5.4), dove si scrive che tutti i materiali costitutivi ed accessori devono essere idonei, con idoneità da verificare preventivamente e separatamente. Le vetrine dovranno presentare una buona accessibilità, adeguata agli oggetti da posizionare e, quando aperte, dovranno essere molto stabili per consentire le operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria. Devono anche avere uno spazio per alloggiare materiali assorbenti (gel di silice) ed ancoraggi per i sensori dei monitoraggi. I materiali utilizzati saranno inerti, preferibilmente metallo e vetro, testati ed approvati e, possibilmente, trattati in modo da minimizzare le derive termiche. Il vetro esterno deve essere laminato, non rinforzato, ed i ripiani interni in vetro devono essere sufficientemente spessi. Dovranno essere assicurati ancoraggi e fissaggi per garantire la stabilità degli oggetti conservati e l’illuminazione sarà esterna, direzionale, in contenitori separati ed areati, con accesso separato e filtro UV e/o termico tra luce ed oggetti. Ancora, le vetrine non dovranno essere troppo ravvicinate ed il numero e l’ubicazione dovrà essere studiato al fine di adeguare la capacità dell’eventuale impianto di condizionamento ai volumi effettivi. 23 Un altro paragrafo fondamentale, ai fini dell’allestimento museografico, è quello relativo alle Misure di protezione dei manufatti all’esterno dei contenitori (VI – 5.5.), dove si prescrive che, per le opere ancorate al muro, si dovranno valutare attentamente dimensioni e peso degli oggetti, per individuare il tipo di fissaggio più idoneo e che dovranno essere sempre installate barriere distanziatici per proteggere i manufatti da eventuali danneggiamenti. Le opere in deposito, anche temporaneo, dovranno poi essere collocate in luoghi idonei (supporti, pedane, scaffalature) e protette dal particellato sospeso con materiale idoneo (traspirante ed anti condensa). Le opere saranno identificate mediante un cartellino. Per quanto riguarda invece Didascalie, legende e descrizioni (VI – 5.6), i materiali utilizzati dovranno garantire la massima compatibilità con gli oggetti. Di seguito, si riportano due tabelle fondamentali legate alle condizioni termoigrometriche degli oggetti. 24 Tabella I – Valori termoigrometrici consigliati per assicurare le condizioni ottimali di conservazione chimico-fisica dei manufatti 25 Tabella II – Condizioni microclimatiche per la prevenzione di attacchi microbiologici su materiali organici Tabella III – Valori termoigrometrici critici per la conservazione di alcuni manufatti Nel quarto sottoambito, invece, si afferma che “ogni museo è tenuto a definire ed a verificare periodicamente i criteri che regolano sia l’esposizione permanente e temporanea degli oggetti, sia la loro conservazione e consultazione nei depositi, in rapporto alle esigenze di: disponibilità e sicurezza degli spazi; conservazione e fruizione delle collezioni; rispetto della storia e missione del museo. La selezione, l’ordinamento e la presentazione degli oggetti destinati all’esposizione permanente devono rispondere ad un progetto, preceduto da un approfondito studio storico-critico (…). Ne progetto vanno [poi] perseguiti i seguenti obiettivi: la selezione deve conciliare l’esigenza di rendere accessibile al pubblico il maggior numero possibile di oggetti con quella di far emergere le caratteristiche essenziali del museo; l’ordinamento deve essere logico, comprensibile e coordinato con il progetto di allestimento degli spazi; la presentazione deve garantire la leggibilità e la valorizzazione degli oggetti, riducendo al minimo il rischio di danno. L’ordinamento e l’immagazzinaggio degli oggetti destinati ai depositi devono essere progettati in modo da privilegiare lo sfruttamento razionale degli spazi ed il controllo delle condizioni di conservazione e di sicurezza delle opere. L’accesso ai depositi, da parte del pubblico e del personale non direttamente addetto, deve essere regolamentato e controllato. La consultazione degli oggetti non esposti va comunque garantita, nel rispetto delle condizioni di sicurezza, secondo criteri definiti e resi pubblici. L’installazione delle opere negli spazi espositivi e nei depositi va eseguita nel rispetto degli standard di conservazione e di sicurezza (…). [Inoltre], le esposizioni temporanee (…) devono rientrare in una 26 programmazione pluriennale ed essere accuratamente progettate (…), sia sotto il profilo scientifico che organizzativo. Nell’ambito dell’attività espositiva, va prevista anche la rotazione degli oggetti in deposito, al fine di estendere l’accessibilità delle collezioni”. Per concludere l’ambito sesto, nel sottoambito cinque, dedicato alle Politiche di ricerca e studio, si dice che “deve essere garantita la massima accessibilità del museo a fini di studio e di ricerca anche a soggetti esterni”. Si continua affermando che, “per ampliare l’accessibilità delle collezioni, il museo può dotarsi di mezzi atti a consentire la consultazione remota e indiretta del suo patrimonio”. Il settimo ambito è, invece, dedicato ai Rapporti del museo con il pubblico e relativi servizi. “Ogni museo affianca al dovere della conservazione del proprio patrimonio, la missione, rivolta a diversificate fasce di utenti, di renderne possibile la fruizione a scopo educativo, culturale, ricreativo e altro ancora”. Ancora si legge che “ogni museo è tenuto a garantire adeguati livelli di servizi al pubblico. In particolare dovranno essere assicurati: l’accesso agli spazi espositivi; la consultazione della documentazione esistente presso il museo; la fruizione della attività scientifiche e culturali del museo; l’informazione per la migliore fruizione dei servizi stessi”. Inoltre, “ogni museo è tenuto, anche nel rispetto della normativa vigente, a dedicare impegno e risorse affinché l’accesso al museo sia garantito a tutte le categorie di visitatori, rimuovendo barriere architettoniche ed ostacoli di ogni genere, che possano impedirne o limitarne la fruizione a tutti i livelli”. Infine, per gli aspetti comunicativi ed informativi, si accenna all’importanza della “comunicazione remota, specialmente tramite internet”. Fuori dalla premessa, si prescrive che “è preliminare ad ogni altro requisito la raggiungibilità del museo” e che il museo “deve risultare accessibile e fruibile in ogni sua parte pubblica alla totalità dei visitatori”. Segue una nota importante relativa alle barriere architettoniche, dove si legge che “l’eliminazione delle barriere architettoniche in prossimità dell’ingresso e dell’uscita, nonché dei percorsi interni del museo, rientra fra le norme obbligatorie, previste dalla normativa vigente”. Si aggiunge anche che “la maggioranza dei musei italiani, essendo ubicati in edifici storici, possono presentare ostacoli non facilmente superabili da parte di persone svantaggiate o disabili e ciò richiede che si proceda con cura particolare nella ricerca di soluzioni che raggiungano il fine proposto, alterando quanto meno possibile le caratteristiche storiche degli edifici storici”. Questa precisazione della normativa opta per una soluzione prestazionale, anziché prescrittiva e si inserisce nella ratio dell’attuale normativa vigente in materia di superamento delle barriere architettoniche in edifici storici. Ci sono poi disposizioni per l’orario di apertura, che prevede almeno ventiquattro ore settimanali ed, obbligatoriamente, il sabato o la domenica e la comunicazione degli orari al pubblico tramite esposizione in più lingue all’esterno del museo, presso gli Uffici del Turismo etc. La modalità di accesso dovrà, poi, essere regolata prevedendo gratuità, riduzione e costo del biglietto d’ingresso. Importante è sicuramente il paragrafo l’Accoglienza e il servizio informazioni (VII – 3.), dove si legge che “l’accoglienza al pubblico al museo deve essere garantita attraverso strutture, materiali e servizi che: agevolino la visita, la comprensione del percorso espositivo, la conoscenza delle opere e degli oggetti esposti; stimolino l’interesse e il desiderio di approfondimento culturale; favoriscano in ogni suo modo un’esperienza di visita soddisfacente e piacevole sotto ogni punto di vista”. Si prevede uno sportello/punto di informazioni con personale qualificato in grado di orientare il pubblico; un servizio di biglietteria; un regolamento affisso; l’assistenza a speciali categorie di utenti (famiglie con bambini piccoli, visitatori della terza età, persone svantaggiate etc.). Ci saranno spazi custoditi ad uso guardaroba; servizi igienici da collocare “in posizione utile e possibilmente da reiterare lungo il percorso di visita” e, ove possibile, una nursery. Necessari anche spazi di sosta e di riposo, specialmente in musei con percorso di visita lungo e diversificato, al fine di evitare l’insorgenza di stanchezza mentale e fisica. In queste aree di sosta si troveranno sedute, tavoli, materiali informativi su supporto cartaceo o come postazione multimediale (totem, postazioni pc). Un paragrafo è anche dedicato alle Proiezioni di audiovisivi (VII – 3.5.4.), che indica come filmati ed audiovisivi possano essere integrati al percorso di visita, come approfondimenti dei temi esposti, o come parte di mostre temporanee, e proiettati in una o più salette allestite, oscurate, collegate al percorso ma separate, per non arrecare disturbo. Un successivo paragrafo riporta un’altra indicazione importante, quella relativa alle Qualità ambientali (VII – 3.5.5.), dove si richiede che negli spazi aperti al pubblico si curi l’illuminazione, evitando fenomeni di abbagliamento e di 27 alterazione cromatica, prodotta da riflessi o da sorgenti di luce inappropriata ed assicurandosi che le condizioni termoigrometriche e di ricambio dell’aria garantiscano il benessere delle persone e la conservazione delle opere. Interessante è anche l’avere riportato un paragrafo riguardante l’Accompagnamento sonoro (VII – 3.5.6.) che, se prudentemente inserito nel percorso di visita, può costituire “un ampio e variegato approccio cognitivo”. Una parte corposa riguarda, poi, le dotazioni fisse ed i servizi essenziali, che individua: strumenti di comunicazione primaria obbligatoria (segnaletica esterna ed interna, identificazione delle opere); sussidi alla visita (pannelli e schede mobili, guide brevi, catalogo del museo, audioguide, visite guidate); servizi speciali per gli utenti (servizio educativo, biblioteca e centro di documentazione, fototeca, laboratorio); servizi accessori (parcheggio, negozio, ristorazione, assistenza ed intrattenimento della prima infanzia). Se per la segnaletica esterna si richiede chiarezza, leggibilità e visibilità; per la segnaletica interna si richiede una pianta di orientamento affissa all’ingresso ed in distribuzione come stampato, con la numerazione e la denominazione delle sale; un’indicazione evidente dei percorsi in ogni ambiente; la segnalazione dei servizi (ascensori, bagni, bookshop, caffetteria etc.). Per l’identificazione delle opere si richiede che ciascuna opera od unità espositiva sia corredata da informazioni essenziali per la sua identificazione (autore/manifattura/civiltà, soggetto/tipologia, data/periodo della sua creazione). Tale supporto dovrà essere chiaro e leggibile, in ordine alla tipologia scelta (carta, cartoncino, plexiglas), alle caratteristiche (fondo bianco o colorato o trasparente), al font, all’ubicazione (a parete, a vetrina, vicino/lontano all’opera), all’illuminazione. In caso di conflitto tra valori estetici e chiarezza della comunicazione, dovrà prevalere il secondo. Sussidi alla visita, dovranno essere presenti per permettere, al visitatore che lo desideri, un approfondimento, preferibilmente disponibile in più lingue straniere od almeno in inglese. Ci si riferisce a pannelli, tavole cronologiche etc. che dovranno presentarsi in numero contenuto, con testi non troppo lunghi, con font leggibile e con forma letteraria accessibile. Vi sono poi le guide brevi, da pubblicare in più lingue straniere, che contengono le informazioni essenziali sul museo e che sono corredate da un apparato illustrativo ed il catalogo del museo, che è uno strumento più completo del precedente, corredato o in forma di prodotto multimediale. Ed ancora l’audioguida, che risulta essere “un sussidio alla visita sempre più richiesto” e le visite guidate, periodiche o su richiesta, che devono essere tenute da personale qualificato. Altre forme possono essere incontri col personale del museo su appuntamento, visite speciali alle collezioni, visite al laboratorio di restauro, visite ai depositi ed ai cantieri etc. Nella parte dedicata ai Servizi speciali per gli utenti (VII – 3.), ci si riferisce a servizi destinati a particolari fasce di utenti (soprattutto scolaresche) e che sono strettamente connessi con la missione educativa del museo ed alla sua funzione di studio, documentazione e produzione scientifica. Qui si ritrova il Servizio educativo, che programma, d’intesa con la direzione, i programmi educativi e che cura i rapporti con le istituzioni del territorio e con le scuole. La Biblioteca ed il Centro di documentazione saranno due strutture accessibili e contenenti la produzione editoriale, multimediale scientifica e divulgativa relativa all’edificio, alle collezioni ed agli artisti. In assenza di tali strutture, “dovrà essere garantito al visitatore l’accesso alla documentazione bibliografica di base sulle collezioni”. Se la Fototeca dovrà essere consultabile in giorni ed orari definiti, il Laboratorio costituisce invece un’attività facoltativa, rivolta soprattutto agli utenti in età scolare e che consente la sperimentazione di materiali e di tecniche costruttive, sotto la guida di operatori specializzati. Una nota importante riguarda, poi, la Valutazione dell’offerta e la verifica del gradimento del pubblico, che servono al museo per impostare le proprie politiche; oltre che la registrazione quotidiana dell’Affluenza del pubblico, diviso per nazionalità, provenienza ed età. Tra i Servizi accessori (VII – 4.), la Ristorazione (caffetteria o ristorante) si considera opportuna in quei musei o in quei percorsi museali di considerevole lunghezza o complessità o siti lontani dai centri abitati. L’ultimo ambito, l’ottavo, riguarda i Rapporti col territorio. “E’ caratteristica peculiare del patrimonio culturale italiano presentarsi come fenomeno di grande diffusione e pervasività nel territorio (…), [cosicché] le istituzioni museali che (…) ospitano collezioni provenienti dal territorio [limitrofo] assumono, in molti casi, l’inevitabile funzione di centri di interpretazione del territorio, (…) fornendo un essenziale supporto ad ogni azione modificatrice degli assetti e degli usi del territorio. Al di fuori della premessa si legge che il museo può assumere la gestione dei luoghi di interesse culturale nel territorio di riferimento, portando alla valorizzazione del territorio stesso. 28 Questi, in sintesi, i temi di maggior interesse affrontati dal D.M. del MiBAC 10 maggio 2001 in tema di normativa museale. Se l’Atto di indirizzo ha il merito di aver riunito in un unico corpus tutte le linee guida museali, esso non può però dirsi esaustivo su tutte le questioni. Infatti, a livello nazionale, manca sia una definizione dei meccanismi per il processo di valutazione e di certificazione, che una precisa individuazione dei responsabili per l’accertamento degli standard richiesti; due “passi” necessari affinché i musei ritenuti “idonei” possano ricevere finanziamenti27. Lo scenario che si è delineato dopo il 2001 descrive una situazione disomogenea fra le Regioni italiane, chiamate ad operare singolarmente in questi due delicati “momenti”. Se, infatti, alcune Regioni28 si sono organizzate predisponendo questionari di autovalutazione per i propri musei locali, altrettanto non si può affermare per la pubblicazione degli esiti e per la totalità delle Regioni italiane. 2.8 Esperienze a livello centrale di sistemi di autovalutazione per i musei statali italiani A livello centrale, nel 2002 l’Ufficio Studi del MiBAC ha predisposto, a livello sperimentale, un sistema di autovalutazione per dodici musei statali29, in collaborazione con i poli museali speciali di Firenze, Napoli, Roma e Venezia e con la Direzione Generale per il Patrimonio Storico Artistico e Demoetnoantropologico. Un’iniziativa che sarebbe auspicabile estendere a tutti i musei statali, per poter verificare “punti di forza” e “lacune”. A questa indagine, sempre a cura dell’Ufficio Studi del Segretariato generale del MiBAC, ne è seguita un’altra, a più ampio raggio, dedicata alla verifica degli standard su 158 musei statali italiani30 (archeologici, storico-artistici ed etnoantropologici, case museo, palazzi, ville e castelli). L’indagine, condotta d’intesa con le Direzioni generali, nasceva con l’intento di valutare ed applicare le linee guida e gli standard individuati dall’Allegato “A” del D.M. del MiBAC del 2001. Questa indagine, partita nel 2007 e riferita ai dati del 2006, su 158 musei statali, parte da una considerazione importante: la relazione museo-pubblico e l’attenzione sul visitatore che portano ad interrogarsi sul livello quantitativo e qualitativo dei servizi offerti dal museo. La rilevazione è stata eseguita mediante un questionario di autocompilazione a cura dei direttori dei musei. Gli ambiti indagati del D.M. del 2001 sono perciò due: quello dei Rapporti col pubblico (ambito VII) e quello dei Rapporti col territorio (ambito VIII) e l’obiettivo non è quello del riconoscimento e dell’accreditamento dei musei in questione, ma quello di un’analisi dettagliata sul rapporto tra il museo statale ed il suo pubblico. E dove, per l’ambito settimo, si è ripreso il questionario messo a punto dallo stesso Ufficio Studi del MiBAC per la precedente indagine sui poli museali di Firenze, Napoli, Roma e Venezia. 27 Al momento, ad avere accesso ai finanziamenti a livello regionale sono i musei non statali e quelli non ecclesiastici. I principi guida dei musei ecclesiastici sono sintetizzati nella Lettera Circolare della Pontificia Commissione per i beni culturali della Chiesa intitolata La funzione pastorale dei musei ecclesiastici (2001). Lettera che integra, in questo ambito, i precedenti documenti redatti dalla CEI (1974, 1992 e 1996). 28 Le Regioni che hanno predisposto strumenti di valutazione e di accreditamento degli standard museali sono (al 2010): Campania, Emilia Romagna, Marche, Lazio, Lombardia, Piemonte, Toscana, Umbria e Veneto. 29 I dodici musei statali indagati sono: Galleria degli Uffizi, Museo del Bargello, Museo di San Marco (Firenze); Museo Nazionale di Capodimonte, Museo Nazionale di San Martino, Museo Nazionale delle Ceramiche Duca di Martina (Napoli); Galleria Borghese, Museo di Palazzo Venezia, Galleria Spada (Roma); Galleria Fianchetti alla Cà d’Oro, Museo d’Arte Orientale e Gallerie dell’Accademia (Venezia). Da: Strumenti di valutazione per i musei italiani. Esperienze a confronto, MARESCA COMPAGNA A. (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2005. 30 Questi 158 musei, oggetto dell’indagine del MiBAC, rappresentano solo una parte della totalità dei musei statali italiani. Tra questi il 43% è collocato nell’Italia centrale ed il 53% è archeologico. Da: MARESCA COMPAGNA A. - DI MARCO S.C. - BUCCI E., Musei pubblico territorio. Verifica degli standard museali, MIBAC, Gangemi Editore, Roma 2008, pp.100-104. 29 2.9 Esperienze regionali per sistemi di autovalutazione dei musei italiani non statali A seguito del D.M. del MiBAC del 2001, molte Regioni hanno avviato dei processi di riconoscimento dei musei locali o d’interesse locale, tra queste si possono citare Campania, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Sardegna, Toscana, Umbria e Veneto. Una situazione analizzata di recente dall’Ufficio Studi del MiBAC, a cura di Adelaide Maresca Compagna31. In queste Regioni analizzate, all’emanazione di leggi regionali in materia di beni culturali e di istituti e luoghi d’arte e di cultura non statali, sono seguiti regolamenti di attuazione, censimenti sui musei e questionari di autocompilazione inerenti gli otto ambiti del D.M. del 2001. In Campania, per esempio, se la Legge Regionale è del 2005, il censimento sui musei ed il questionario sono del 2008; in Emilia Romagna, invece, ad una prima Legge Regionale del 2000 (L.R.n.18/2000), sono seguiti nel 2007 un censimento dei musei attraverso compilazione obbligatoria di un questionario di autovalutazione ed una graduale introduzione degli standard (2008-2009), fino ad arrivare al primo riconoscimento regionale 2010-2012 dei musei di qualità, ottenuto da 109 realtà locali. Nel Lazio, ad una prima Legge Regionale del 1997 (L.R.n.42/1997) e al D.G.R. n.228/2005, è seguito il riconoscimento annuale dei musei inseriti nell’Organizzazione Museale Regionale (OMR, 19982008), fino ad arrivare all’attribuzione di un Marchio di Qualità (2002-2008). In Lombardia, invece, ad una prima Legge Regionale del 1974 (L.R.n.39/1974), è seguita nel 2002 la Definizione dei criteri e dei profili di competenza in ambito tutela, fino ad arrivare all’accreditamento dei musei diviso in diverse fasi (il primo nel 2004 ed il secondo nel 2006). Per le Marche, dalla prima Legge Regionale del 1998 (L.R.n.6/1998), si arriva ad un interessante Corso di formazione in Assistente alla redazione di progetti per il progressivo adeguamento dei musei e delle raccolte agli standard, in collaborazione con l’Università di Macerata, corso a cui è seguita nel 2007 l’autovalutazione dei musei e delle raccolte. In Piemonte, esperienze significative sono quelle relative al Piano di lavoro per la definizione degli standard museali (2003) e della successiva Definizione degli standard su più livelli in vista di una graduale applicazione (2005), a cui ha fatto seguito nel 2008 la Procedura sperimentale di valutazione su un campione di musei. La Sardegna, essendo una Regione a Statuto speciale, porta un’esperienza diversa. Da una prima Legge Regionale (L.R.n.14/2006), ha fatto seguito la costituzione di un Osservatorio Regionale dei musei, che ha portato poi alla creazione di un Questionario di autovalutazione dei musei sugli standard. In Toscana, la situazione si mostra molto avanzata. Da una prima Legge Regionale del 1980 (L.R.n.89/1980), si arriva ad un censimento dei musei locali (2003), esteso poi anche ai musei statali (2005), fino ad arrivare ad investimenti a favore dei musei di nuova istituzione o in riallestimento, se in possesso del progetto museologico e museografico (D.D.n.3990/2006), a cui è seguita una programmazione a favore dei musei in possesso degli standard minimi. In Umbria, da una prima Legge Regionale del 2003 (L.R.n.24/2003), si è arrivati ad una campagna di autovalutazione dei musei iniziata nel 2005. Infine, in Veneto, ad un primo decreto del 2003 (D.G.R. n.2863/2003), si è arrivati all’Indagine sulla rispondenza agli standard minimi per i soli musei abilitati ai contributi (2004) ed al Censimento di tutti i musei (2005) tramite un questionario suddiviso negli otto ambiti del D.M. del 2001. Nel 2007, infine, si è poi arrivati alla Sperimentazione di un modello di accreditamento su un campione di musei della Provincia di Padova. Questo breve elenco mostra come molte Regioni italiane abbiano avviato, autonomamente, processi di riconoscimento dei musei locali o d’interesse locale, partendo dalle direttive nazionali dell’Allegato “A” del D.M. del MiBAC 10 maggio 2001. In alcune di queste Regioni, come Emilia Romagna, Marche, Lombardia e Piemonte, determinante è stata la presenza di una forte istituzione culturale attiva nell’ambito dei beni culturali, come può essere l’IBC32 per la Regione Emilia Romagna, promotrice, per esempio, del censimento dei musei a livello locale, del sistema di valutazione e di accreditamento degli standard museali e del riconoscimento dei musei di qualità. Esperienza di cui si parlerà nel successivo paragrafo (2.10). 31 Strumenti di valutazione per i musei italiani. Esperienze a confronto, MARESCA COMPAGNA A. (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2005. 32 IBC, Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali. www.ibc.regione.emilia-romagna.it 30 2.10 L’esperienza dell’IBC della Regione Emilia Romagna A titolo esemplificativo, si vuole portare l’esperienza dell’Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia Romagna (IBC). Un Istituto che ha anche il merito di aver rese disponibili, sul proprio sito web dedicato33, schede relative a tutti i musei presenti nella Regione, rendendo così “accessibile” a tutti il patrimonio. A seguito della Deliberazione della Giunta Regionale n.309/2003 Approvazione standard e obiettivi di qualità per biblioteche, archivi storici e musei ai sensi dell’art.10 della L.R.18/2000 Norme in materia di biblioteche, archivi storici, musei e beni culturali, l’IBC ha messo a punto un sistema di autovalutazione dei musei. Secondo gli otto ambiti di riferimento delle linee guide del D.M. del 2001, sono stati predisposti questionari di autovalutazione sottoposti ai direttori dei musei. Come conseguenza, per quanto riguarda l’accreditamento, nel 2009 ben 109 musei della Regione Emilia Romagna hanno acquisito lo status di “museo riconosciuto”. Musei di varia tipologia e proprietà, che vanno dal museo archeologico a quello artistico, da quello storico a quello naturale od etnografico. Tale riconoscimento di “museo di qualità”, valido per il triennio 2010-2012, indica il rispetto dei requisiti di qualità previsti dagli otto ambito del D.M. 10 maggio del 2001. Il procedimento di valutazione degli standard e di successivo accreditamento, è stato diretto dal Servizio Musei e Beni Culturali dell’IBC34, con la collaborazione dei direttori dei musei. Al riconoscimento di “museo di qualità” è allegato anche un “marchio di qualità” che, scelto sulla base di settanta progetti come progetto vincitore di un apposito concorso bandito nel 2009 dall’IBC, allude alle nove muse protettrici delle arti e delle scienze. Alcuni di questi musei archeologici di qualità, come per esempio il Museo Civico Archeologico di Bologna ed il Museo e Centro di Documentazione del Castello di Formigine (MO), sono stati considerati esempi positivi (“di qualità”) anche dalla presente Tesi di Dottorato. La procedura adottata viene spiegata da indicazioni fornite nel sito web www.riconoscimentomusei.emr.it Per il riconoscimento dei musei in base agli standard e obiettivi di qualità, al fine di svolgere il ruolo di coordinamento, indirizzo, supporto e promozione delle attività dei musei regionali e per utilizzare in modo ottimale le risorse disponibili, si intende procedere al riconoscimento formale di musei, sulla base della verifica della presenza dei requisiti previsti dalla DGR 309/2003. Il riconoscimento, finalizzato all’individuazione dei soggetti pubblici e privati, è uno strumento per definire un percorso di crescita che coinvolge tutta la realtà dei musei e non rappresenta un atto di selezione attraverso cui premiare alcune realtà ed escluderne altre. La partecipazione al processo di riconoscimento avviene, infine, su base volontaria. Il processo di riconoscimento dei musei è stato introdotto dal D.Lgs. 112/98, con cui si è affermato il concetto di standard per i servizi museali, ed è proseguito con il D.M. 10 maggio 2001, con cui si sono definiti i criteri tecnicoscientifici e gli standard di funzionamento e sviluppo dei musei. Il decreto ministeriale, elaborato con il supporto determinante delle Regioni italiane, presenta linee guida per il raggiungimento di obiettivi di qualità nei musei, lasciando però alle Regioni, in base al principio di sussidiarietà, il compito di indicarne le modalità ed i criteri di applicazione. Con la Deliberazione della Giunta Regionale 3 marzo 2003, n. 309 (Approvazione standard ed obiettivi di qualità per biblioteche, archivi storici e musei ai sensi dell’ art.10 della L.R. 18/2000 Norme in materia di biblioteche, archivi storici, musei e beni culturali), la Regione si è dotata di uno strumento operativo, attraverso il quale favorire la crescita della qualità dei servizi di studio e ricerca, documentazione, conservazione, gestione e valorizzazione del patrimonio culturale ed incrementare la fruizione dei beni e degli istituti culturali. Si intende, così, incentivare il progressivo e stabile miglioramento delle prestazioni in tutti gli ambiti di attività. La piattaforma di requisiti uniformi, per musei di ogni tipologia e dimensione, vuole garantire l’omogeneità della qualità dei servizi offerti, nel rispetto della singolarità e della vocazione peculiare di ciascuno. La Deliberazione della Giunta Regionale 1888/2008, Approvazione criteri e linee guida per il riconoscimento dei musei regionali in base agli standard ed obiettivi di qualità ai sensi della L.R. 18/2000 (Norme in materie di biblioteche, archivi storici, musei e beni culturali), precisa le modalità e i termini per il processo di riconoscimento dei musei regionali che prenderà il via nel 2009. Tale processo è uno strumento per 33 www.ibc.regione.emilia-romagna.it I musei di qualità della Regione Emilia Romagna 2010 – 2012, IBC (a cura di), Reggio Emilia 2010; www.ibc.regione.emilia-romagna.it 34 31 definire un percorso di crescita che coinvolge tutta la realtà dei musei e non rappresenta un atto di selezione attraverso cui premiare alcune realtà ed escluderne altre. Il riconoscimento, inoltre, rappresenta uno stimolo alla riflessione ed al confronto sui temi della valorizzazione e della qualità dei servizi museali. I musei che verranno riconosciuti dalla Regione Emilia-Romagna, godranno dei seguenti benefici: finanziamenti regionali; il riconoscimento dell'identità del museo come istituto autonomo operante sul territorio; la certificazione e la valorizzazione della qualità, che sarà identificata anche da un apposito logo/marchio espressamente realizzato; la partecipazione a campagne di comunicazione e di promozione a cura della Regione Emilia-Romagna e dell'Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali; la potenzialità di attrarre sponsor e donazioni; la crescita della reputazione e la maggiore visibilità presso gli amministratori locali e le comunità di riferimento. Il processo di riconoscimento prevede che il museo richiedente compili il questionario on line sul sito www.ibc.regione.emilia-romgna.it . Per prendere visione del questionario e dei requisiti obbligatori richiesti si invita ad esplorare il sito web. L’autovalutazione è stata ritenuta la forma più adatta allo scopo di portare il sistema museale della Regione a raggiungere standard-obiettivo. Essa favorisce, infatti, il confronto ed il dialogo tra istituti, lo scambio di informazioni e la circolazione delle idee. L’insieme degli elementi contenuti nel questionario, ovvero domande informative, requisiti obbligatori ed obiettivi di qualità, consente di delineare un quadro preciso della situazione organizzativa e gestionale di ogni museo. La compilazione si deve svolgere on line, accedendo all'area riservata in questo sito. Il responsabile del museo potrà richiedere l'attivazione di un account (username e password) via e-mail all'IBC. Una volta ricevuti username e password sarà possibile accedere all'area riservata e compilare le diverse schede di cui si compone il questionario. Una volta completato e inviato il questionario on line secondo le indicazioni previste, questo dovrà essere stampato ed inviato all'IBC in versione cartacea, assieme alla richiesta di riconoscimento ed a tutti gli allegati richiesti. L’IBC procederà, in seguito, all’analisi ed alla valutazione delle richieste di riconoscimento. Sarà cura del Servizio Musei dell’Istituto effettuare eventuali visite ed incontri di approfondimento con i musei che hanno presentato la domanda e richiedere documentazione integrativa, rispetto a quella inviata. Nella fase istruttoria l’IBC potrà, inoltre, avvalersi del parere degli esperti del gruppo di lavoro per il riconoscimento con funzione di supporto tecnico-scientifico, come pure del CNR-ISAC di Bologna per la rilevazione dei parametri conservativi. Requisiti obbligatori sono: 1. Ogni museo deve essere dotato di uno statuto e/o di un regolamento in cui sono contenuti i seguenti aspetti: denominazione e sede; finalità, scopo o missione; possesso delle collezioni e/o del patrimonio museale; funzioni e compiti svolti dal museo; dotazione e criteri di gestione delle risorse umane, finanziarie e patrimoniali; compiti e funzioni che il museo assume in riferimento al contesto territoriale. 2. Nel caso di musei con personalità giuridica, si richiede la redazione di un bilancio consuntivo e la relazione degli amministratori; nel caso di musei pubblici privi di personalità giuridica, si richiede la presenza di un documento programmatico annuale e la relazione a consuntivo. 3. Nel caso in cui siano in previsione o in corso, progetti di sviluppo che comportino l’assunzione di oneri di gestione aggiuntivi a tempo indeterminato, si richiede la redazione di un documento di previsione di costi e di ricavi di esercizio (almeno triennale) e di un rendiconto consuntivo (redatto su base annuale per tre anni). 4. Designazione del responsabile della sicurezza mediante un atto formale. 5. L’edificio deve essere a norma sotto il profilo statico, impiantistico, igienico-sanitario e del superamento delle barriere architettoniche. Gli impianti e gli allestimenti devono adempiere alla normativa vigente per la sicurezza delle strutture, delle persone e delle opere conservate. 6. Il responsabile di direzione deve essere individuato mediante un atto formale. 7. Le seguenti funzioni devono essere garantite in modo adeguato e continuativo: direzione; conservazione e cura delle collezioni e del patrimonio museale; educazione e didattica; sorveglianza e custodia. 8. Monitoraggio periodico degli ambienti museali nei parametri di temperatura, umidità relativa ed illuminamento e documentazione dei dati rilevati. 32 2.11 Esperienze europee per sistemi di autovalutazione dei musei Una recente e preziosa ricerca, sempre a cura dell’Ufficio Studi del MiBAC35, ed esito del Seminario Quali standard e quali forme di gestione per i musei europei?, tenutosi a Napoli nel 2003 e promosso dalla Direzione Generale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico del MiBAC, ha analizzato i sistemi organizzativi ed i metodi di valutazione e di accreditamento dei musei in Europa. I paesi europei menzionati sono: Austria, Belgio, Francia, Germania, Gran Bretagna, Olanda, Portogallo, Spagna, Paesi Bassi ed Ungheria. Se, da una parte, questi musei esteri si sono mostrati simili per linee guida, finalità, attività e per un notevole grado di autonomia gestionale, dall’altra parte sono apparsi diversi per criteri di ordinamento, di allestimento e di comunicazione. Rispetto ai musei italiani, la caratteristica predominante è quella di avere un comune indirizzo preciso a livello nazionale su questi metodi di valutazione e di accreditamento. Una realtà che può forse ricollegarsi alla storia dei singoli paesi, laddove in Italia l’identità regionale “particolare” sembra “imporsi” su quella nazionale, come traspare dai suoi tanti, e tutti diversi, musei. Un altro aspetto, che lega i musei europei indagati, è quello di un notevole grado di autonomia di gestione, anche di quelli statali. La Gran Bretagna, per esempio, ha il sistema di accreditamento dei musei più collaudato d’Europa: il Registration Scheme (1988, poi migliorato nel 1988-1995 e nel 1995-2001), che vale per musei di qualsiasi tipologia, dimensione e proprietà. Questo Registration Scheme individua diverse sezioni, quali: governo e gestione del museo; servizi agli utenti; strutture per i visitatori e gestione delle collezioni. Una realtà, quella inglese, dove i musei statali sono retti da un Board of Trustees e dove sono gli unici a ricevere finanziamenti statali. Vi sono poi agenzie regionali (RAS, Regional Agencies for Museums, Libraries and Archives) che danno linee guida ai musei locali. In Francia, solo la minoranza dei musei statali fa capo direttamente al Ministro della Cultura, retti dalla Direction des Musées de France, mentre la maggior parte dei musei è di enti territoriali, comunali o privati. Da segnalare, è che a differenza della situazione inglese, tutti i musei francesi (statali e no) ricevono fondi dallo Stato. Recentemente (L. 5/2002) è nato il marchio Musei di Francia, a cui è seguito nel 2003 l’accreditamento di moltissimi musei, che dovevano presentare alcuni requisiti (inventario, servizi al pubblico, personale). In Spagna, il panorama museale registra una stragrande maggioranza di musei di proprietà statale (65,2%), regolati dal 1987 con apposito documento (R.D. 620/1987), mentre per i musei delle Comunità autonome il sistema di riconoscimento è affidato al Registro dei musei. La situazione portoghese è completamente diversa, registrando un numero esiguo di musei e di visitatori. Nel 2007 è nato, sotto la vigilanza del Ministro della Cultura, l’IMC (Istituto dos Museums e de Conservacao). Al 1999 risale la prima indagine sui musei portoghesi, a cui sono seguiti una legge in materia (L.Q. n.47/2004) ed una rete portoghese dei musei (Rede portuguesa de museums), mentre per quanto riguarda l’accreditamento dei musei, questo è su base volontaria. In Irlanda, a livello centrale, all’interno dell’Heritage Council (1995), il Museums and Archives Committee è un organo con funzioni consultive in materia di musei e di archivi, organo da cui è partita la richiesta di accreditamento dei musei. Tra le linee guida per l’accreditamento vi sono la verifica di: status giuridico; gestione del museo; gestione delle collezioni; documentazione/catalogazione; attività espositive e mostre; educazione/didattica; servizi al pubblico ed accessibilità. Parametri che appaiono molto vicini a quelli del D.M. italiano. Un importante censimento risale al 2001 ed ha coinvolto tutte le realtà museali esistenti, registrando una maggioranza di musei privati. Nei Paesi Bassi, un dato importante è che il sistema di accreditamento dei musei, derivato da quello inglese, nasce dal “basso” nel 1997, per iniziativa dell’Associazione dei Musei olandesi e degli Enti Provinciali di Consulenza ai Musei. I criteri per l’accreditamento sono: una base istituzionale adeguata; una base economica stabile; un documento programmatico scritto; una collezione; un catalogo di collezioni; cura e conservazione delle opere; fini di ricerca; servizi 35 Musei di qualità: sistemi di accreditamento dei musei d’Europa, MARESCA COMPAGNA A. (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008. 33 per il pubblico e personale qualificato. Un recente censimento, risalente al 2003 ha poi fotografato una maggioranza di musei privati. In Belgio, il riconoscimento dei musei risale al 1996, grazie al Decreto per il riconoscimento ed il finanziamento dei musei fiamminghi, a cui ha fatto seguito nel 2003 la costituzione di un ente per il sostegno e la consulenza dei musei (Culturelle Biografie Vlaanderen). Diversa è la situazione museale in Germania dove, alle direttive generali poste a livello centrale dal Ministero della Cultura (1998), si affiancano i regolamenti in materia museale dei vari Laender. In un paese con una netta maggioranza di musei di enti locali, l’accreditamento dei musei è l’unico strumento per ottenere i finanziamenti regionali. Un documento di indirizzo sull’accreditamento dei musei risale al 2005 e contempla: status giuridico e finanziario; missione e piano museale; gestione e organizzazione; personale qualificato; gestione delle collezioni; conservazione; ricerca e documentazione ed, infine, esposizione e documentazione. Ancora diversa è la situazione in Austria, dove si registra una prevalenza di musei regionali. La materia museale è compito del Bundes Denkmalamt, alle dipendenze del Ministero per l’Educazione, le Scienze e l’Arte. Da segnalare poi, un imponente processo che vede ora la privatizzazione dei musei statali e degli enti locali. In Ungheria, la maggior parte dei musei è di enti locali o di reti provinciali, mentre dal 1993 esiste uno specifico Fondo Nazionale per la Cultura che eroga finanziamenti ai musei. Tuttavia, manca un vero e proprio sistema di accreditamento dei musei, come negli altri paesi europei appena citati. Infine, la Finlandia che vanta un elevatissimo numero di musei in Europa rispetto al numero di abitanti. La maggior parte di questi musei è di proprietà comunale. Il Ministero dell’Educazione e della Cultura ha al suo interno un Ente nazionale per l’Antichità (Museoevaristo) che coordina e promuove attività museali. Se la prima legge sui musei risale al 1992, il sistema di accreditamento dei musei è di recente istituzione (2005) e prevede un sistema di autovalutazione basato in due parti: gestione, amministrazione ed attività centrali del museo. A parte questi esempi, appena citati, a livello europeo si registrano due importanti realtà. La prima è il Total Qualità Managment (TMQ), che rappresenta una sorta di qualità totale per i sistemi di accreditamento dei musei in Europa; mentre la seconda è l’European Foundation for Quality Managment (1988), che offre supporto agli hangar europei per accelerare la diffusione della TMQ. Questo “spaccato” su alcune delle realtà museali europee, mostra come, in linea di massima, i parametri considerati nelle linee guida del Decreto Ministeriale italiano siano presenti nella maggior parte degli esempi esteri considerati. 34 Bibliografia specifica relativa agli Standard museali (capitolo 2) BOBBIO L., Le politiche dei beni culturali in Europa, Il Mulino, Bologna 1992, pp. 130 sg. Regione Toscana, LR n.14/1995. Regione Liguria, LR n.2113/1980. Regione Marche, L.R. 24 marzo 1998, n.6, Nuove norme in materia di salvaguardia e di valorizzazione del patrimonio culturale delle Marche e di organizzazione del museo diffuso. LEARY E., Minimum Standards for Museums. The Museum Registration Scheme in Britain, in Gli standard per l’organizzazione e la gestione dei musei, Atti dell’incontro del 19 febbraio 1999, Firenze, Regione Toscana - Regione Emilia Romagna (anche in www.ibc.regione.emilia-romagna.it nelle pagine “Le opere e i giorni” alla voce “Sotto la lente”). Allegato “A” del D.M. del MiBAC 10 maggio 2001 relativo all’Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei. JALLA D., Standard di qualità e di risorse per i musei, in Rivista on line “Nuova Museologia”, 14 febbraio 2001, 1, pag. 18, in http://nuovamuseologia.org/centre.html 22/03/ Strumenti di valutazione per i musei italiani. Esperienze a confronto, MARESCA COMPAGNA A. (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2005. MARESCA COMPAGNA A. - DI MARCO S.C. - BUCCI E., Musei pubblico territorio. Verifica degli standard museali, Gangemi Editore, Roma 2008. Musei di qualità: sistemi di accreditamento dei musei d’Europa, MARESCA COMPAGNA A. (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008. I musei di qualità della Regione Emilia Romagna 2010 – 2012, IBC (a cura di), Reggio Emilia 2010. www.aam.us.org/accred.htm www.aedon.it. www.ibc.regione.emilia-romagna.it www.icom-italia.org www.riconoscimentomusei.emr.it 35 3. Accessibilità Premessa Nella società contemporanea, l’attenzione rivolta all’individuo ha mutato l’atteggiamento verso gli edifici storici e verso l’idea di museo. Infatti, gli edifici storici, da “oggetti intoccabili” sono divenuti “accessibili” ed aperti ad un’utenza ampliata. Un altro cambiamento è avvenuto alla realtà del museo, che da istituzione elitaria è divenuta un’istituzione educativa, un servizio sociale, aperto a tutte le persone, abili e diversamente abili36. Trasformazioni che hanno portato ad un quadro complesso, dove le esigenze della conservazione del patrimonio culturale devono incontrarsi con quelle dell’accessibilità, nel rispetto della normativa. Il capitolo in questione cerca, dunque, di affrontare il tema dell’accessibilità degli edifici storici, partendo dalla normativa nazionale di riferimento. 3.1 Normativa nazionale di riferimento sul superamento delle barriere architettoniche In questo paragrafo si vuole mostrare quella che è la normativa italiana di riferimento dal 1971 ad oggi. 3.1.1 Legge 30 marzo 1971, n. 11837 (Conversione in legge del D.L. 30 gennaio 1971, n. 5 e nuove norme in favore dei mutilati ed invalidi civili) In Italia, la prima legge in materia di superamento delle barriere architettoniche è la 118 del 1971. Questa ha previsto l’obbligo dell'accessibilità per gli edifici pubblici e per quelli privati aperti al pubblico, mediante l'eliminazione delle barriere architettoniche ed attraverso l’imposizione di “misure ottimali” degli spazi costruiti e delle attrezzature. Nonostante i buoni propositi, questa norma ha creato modelli “rigidi” (es. ascensore o servizio igienico per gli handicappati), che non consideravano le “esigenze” delle persone disabili e che spesso impedivano di realizzare tali dispostivi all’interno degli edifici storici. 36 CENCI C., La rappresentazione della disabilità nel museo: alcune riflessioni su una recente ricerca inglese, pp.27-32, in Museo Civico “Ercole Nardi” di Poggio Mirteto (RI), Associazione ONLUS Museum, Metodologia e linguaggio nell’approccio con le disabilità. Atti della II Giornata di Studio per una utenza ampliata, Esperia S.r.l., Poggio Mirteto (RI) 2005. 37 VESCOVO F., Progettare per una utenza ampliata, in VESCOVO F., Progettare per tutti senza barriere, Corso di Formazione post lauream, Università degli Studi “La Sapienza”, Facoltà di Architettura “Valle Giulia”, Roma 2007-2008, in www.progettarepertutti.com; VESCOVO F., Disponibilità normative e criteri progettuali, in Progettare per tutti senza barriere architettoniche, Maggioli Editore, Rimini 1997; VESCOVO F., Accessibilità: concetti base. disponibilità normative e criteri progettuali, in www.progettarepertutti.org/normativa/cap1/ppt_cap1.html 36 3.1.2 D.P.R. n. 384 del 197838 Un’altra normativa “rigida” riguarda il successivo D.P.R. 384/78 che è rimasto in vigore, con tutte le sue limitazioni fino al 27 settembre 1996. Per gli edifici pubblici di nuova costruzione è stato, purtroppo, un riferimento obbligato anche se, dal punto di vista dei criteri progettuali, dei parametri dimensionali e dell'ingegneria legislativa, era da tempo considerato un provvedimento decisamente obsoleto. Tale rigidità della norma si è dimostrata rilevante non tanto per la realizzazione dei nuovi edifici pubblici quanto per l'adeguamento di quelli esistenti. Il nuovo D.P.R. che lo ha sostituito integralmente, raccordando le nuove norme tecniche per gli spazi e per gli edifici pubblici con quelle del D.M. n. 236/89, ha considerato questi aspetti essenziali. 3.1.3 Legge 28 febbraio 1986, n. 41, Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge Finanziaria 1986)39 L’art. 32 della Legge Finanziaria italiana del 1986 ha introdotto diverse novità. Esso, tuttora in vigore, prescrive, tra l'altro, alle Amministrazioni pubbliche, diverse procedure corrette. Tra queste, si afferma che non possono essere approvati progetti di opere pubbliche che non siano conformi alle norme sulla eliminazione delle barriere architettoniche e che non possono essere finanziati con denaro pubblico progetti di opere edilizie che siano difformi da quanto prescritto dalla normativa in vigore per l'accessibilità. Lo stesso articolo obbliga, inoltre, tutti gli Enti pubblici a dotarsi, entro un anno (1987), di uno specifico “Piano per l'eliminazione delle barriere architettoniche” relativo ai propri edifici. Misura che ha permesso ai Comuni di iniziare ad adeguare in maniera idonea i propri edifici. 3.1.4 Legge 9 gennaio 1989 n. 13, Disposizioni per favorire il superamento e l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati40 La Legge 13 del 1989 estende la fruizione, e dunque l’accessibilità, degli spazi costruiti, a tutti gli edifici privati, residenziali e non, in sede di nuova costruzione o di ristrutturazione degli stessi. L'obbligo per il progettista di allegare (art.1, punto 1) la “dichiarazione di conformità” degli elaborati, responsabilizza anche i tecnici abilitati ed i rispettivi Ordini, i collegi, i liberi professionisti e quelli dipendenti dalle Amministrazioni pubbliche, sull'aspetto essenziale dell'accessibilità degli spazi costruiti, ossia la loro fruizione da parte di tutti i cittadini. Altra innovazione concettuale, è quella di considerare l'obbligo di adeguamento alla normativa per l'eliminazione delle barriere architettoniche, anche per gli edifici e per le opere di particolare valore storico o ambientale vincolati ai sensi delle Leggi n.1089/1939 e n.1497/1939 (leggi al 2011 non più in vigore). A questo proposito, vengono previsti, dagli art. 4 e 5, tempi per il rilascio delle relative autorizzazioni da parte degli Organi competenti (Regione e dell’allora Ministero dei Beni Culturali) che possono contenere specifiche prescrizioni o soluzioni alternative per risolvere il problema. Si introduce il “silenzio-assenso” nel caso di mancato pronunciamento autorizzativo. Questo può essere negato 38 VESCOVO F., Accessibilità: concetti base. disponibilità normative e criteri progettuali in www.progettarepertutti. org/normativa/cap1/ppt_cap1.html 39 VESCOVO F., Disponibilità normative e criteri progettuali, in Progettare per tutti senza barriere architettoniche, Maggioli Editore, Rimini 1997; VESCOVO F., Accessibilità: concetti base. Disponibilità normative e criteri progettuali in www.progettarepertutti.org/normativa/cap1/ppt_cap1.html 40 VESCOVO F., Adeguamento degli edifici storici, in Progettare per tutti senza barriere, Maggioli Editore, Rimini 1997; VESCOVO F., Disponibilità normative e criteri progettuali, in Progettare per tutti senza barriere architettoniche, Maggioli Editore, Rimini 1997; VESCOVO F., Accessibilità: concetti base. disponibilità normative e criteri progettuali in www.progettarepertutti.org/normativa/cap1/ppt_cap1.html 37 solamente qualora l'intervento provochi un “serio pregiudizio” del bene tutelato. In questo caso, il diniego deve essere motivato “con la specificazione della natura e della serietà del pregiudizio e della sua rilevanza”, con riferimento a tutte le soluzioni alternative prospettate dall'interessato. E’ una novità, perché si chiarisce, in modo esauriente, che anche l'edificio con valore storico o ambientale non deve essere “cristallizzato”; non esistono aprioristiche incompatibilità tra le prescrizioni di legge per l'eliminazione delle barriere architettoniche e per la salvaguardia o per il recupero del patrimonio edilizio esistente. Infatti, le finalità per cui vengono effettuati gli interventi sugli immobili interessano tutti i cittadini e non solo le strutture edilizie in se stesse, anche se “vincolate” (ora dette “dichiarate di interesse culturale”). Gli artt. 6, 7 e 8 introducono semplificazioni per le procedure autorizzative di opere di adeguamento, sia nei confronti della normativa antisismica, che nei confronti di quella urbanistico-edilizia. Gli interventi per l'accessibilità vengono assimilati alle “opere interne” (art. 26, L. 47/85), che non necessitano di alcuna autorizzazione; mentre per quelli esterni, vengono assimilati agli interventi di “manutenzione straordinaria” che necessitano di sola “autorizzazione” non onerosa. Inoltre, in assenza di risposta dal Comune, si configura, dopo breve periodo, il silenzio-assenso all'esecuzione dell'opera stessa. Infine, gli artt. 9, 10, 11 e 12 si riferiscono ai contributi a fondo perduto ed alle agevolazioni che vengono concessi a favore di persone con disabilità permanente. Il contenuto fortemente innovatore di questa legge prescrive che “tutto” quello che viene costruito (edifici privati residenziali e privati non residenziali) deve essere “accessibile” o quantomeno “visitabile” e, solo nei casi di residenze private senza parti comuni, si prescrive che siano almeno “adattabili” . Questa norma ha modificato le leggi precedenti, in quanto si riferisce a “tutti gli edifici”, consentendo ad ognuno, almeno concettualmente, la possibilità di fruirne. La persona che ha difficoltà nel muoversi deve avere la possibilità di scegliere quale spazio o edificio utilizzare. In questo modo, può essere adeguata nel tempo tutta la città e può essere resa agevolmente fruibile da ciascuno. 3.1.5 D.M. del Ministero dei Lavori Pubblici 14 giugno 1989, n. 236, Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l'accessibilità, l'adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata, ai fini del superamento e dell'eliminazione delle barriere architettoniche41 Il D.M. n.236 del 1989 costituisce il regolamento di attuazione della Legge n.13 del 1989. L’obiettivo di tale Decreto è di potenziare l'autonomia di ciascuno, consentendo l'accesso agevole e la fruizione generalizzata di tutto l'habitat in cui si svolge la nostra esistenza. Un’attenzione particolare è stata rivolta anche alla terminologia, che ha sostituito le parole “disabile”, “menomato”, “handicappato” o “portatore di handicap” con “persone con ridotte o impedite capacità motorie o sensoriali”. Tale provvedimento è molto corposo ed individua, in modo sintetico, anche criteri di buona progettazione, non solo relativi al gradino, all'ascensore o al servizio igienico, ma anche quelli finalizzati al comfort ambientale ed alla sicurezza, cioè alla diminuzione delle “fonti di disagio” e di pericolo ed all’eliminazione delle barriere architettoniche. 41 VESCOVO F., Progettare per una utenza ampliata, in VESCOVO F., Progettare per tutti senza barriere, Corso di Formazione post lauream, Università degli Studi “La Sapienza”, Facoltà di Architettura “Valle Giulia”, Roma A.A.2007/2008, in www.progettarepertutti.com VESCOVO F., Disponibilità normative e criteri progettuali, in Progettare per tutti senza barriere architettoniche, Maggioli Editore, Rimini 1997; VESCOVO F., Accessibilità: concetti base. disponibilità normative e criteri progettuali, in www.progettarepertutti.org/normativa/cap1/ppt_cap1.html 38 Non si impone un'unica soluzione ottimale per tutti i contesti esistenti, ma si individuano obblighi prestazionali che ogni spazio costruito deve rispettare. Il “campo di applicazione” delle norme è individuato nell'art.1: tutti gli edifici privati (residenziali o non) ed i relativi spazi esterni, nel caso di nuova costruzione o di ristrutturazione. Si applicano, altresì, agli edifici di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata. L’art.2 definisce l’“accessibilità” come un ambiente privo di fonti di pericolo, di fonti di affaticamento o di disagio e necessariamente privo di barriere architettoniche. L'art.2 chiarisce, inoltre, cosa debba intendersi per accessibilità, visitabilità, ed adattabilità. Essi rappresentano tre livelli qualitativi della progettazione e della realizzazione degli spazi costruiti. Il livello più completo (accessibilità) consente la totale fruibilità di tutto l'immobile anche alle persone su sedia a ruote; quello intermedio (visitabilità) consente di accedere e di poter fruire degli spazi e dei servizi necessari per la funzione qui svolta; mentre quello più ridotto (adattabilità) individua le caratteristiche e gli accorgimenti tecnici che consentano di adattare gli edifici, nel tempo, senza dover effettuare opere complesse ed onerose. Lo stesso articolo fornisce una serie di “definizioni” che modificano, in senso positivo, la “filosofia” degli obblighi per l'abbattimento delle barriere architettoniche, considerate ora in modo più ampio come “ostacoli fisici che sono fonte di disagio per la mobilità di chiunque ed in particolare di coloro che, per qualsiasi causa, hanno una capacità motoria ridotta o impedita”. Vengono considerate barriere architettoniche anche gli “ostacoli che limitano a chiunque la comoda e sicura utilizzazione di parti, attrezzature o componenti”, oltre che la “mancanza di accorgimenti e segnalazioni che permettono l'orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo”. L'art.3 fornisce i “criteri di progettazione” per i tre livelli qualitativi dello spazio costruito che riguardano l'aspetto della accessibilità e della fruizione. È prescritta l'accessibilità per tutti gli “spazi esterni” agli edifici e per tutte le “parti comuni” di qualsiasi tipo di edificio e viene precisato che la deroga all'installazione immediata di meccanismi per l'accesso ai vari piani (ascensore, etc.), è consentita solo se l'accesso alla più alta unità immobiliare non sia posto oltre il terzo livello utile, compresi eventuali piani interrati e/o porticati. L'art. 4 fornisce un'ampia serie di criteri di progettazione per il requisito dell'“accessibilità”, individuando, per ogni “unità ambientale” (porte, infissi esterni, terminali degli impianti, servizi igienici, ascensori, etc.), le necessarie “caratteristiche prestazionali”, che le unità stesse devono avere. Tra queste, alcune appaiono determinanti, anche sotto il profilo della sicurezza e della eliminazione delle “fonti di pericolo”. Il successivo punto 4.6 assume poi notevole importanza in quanto prescrive l'obbligo, in sede di progettazione di spazi accessibili o visitabili, di individuare i necessari “raccordi con la normativa antincendio”. Al tale proposito, viene suggerito il criterio di prevedere la suddivisione dell'insieme edilizio in “compartimenti antincendio” sullo stesso livello, piuttosto che ricorrere ai più comuni “sistemi di via d'uscita”, di norma costituiti da scale di sicurezza interne od esterne, peraltro non utilizzabili dalle persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale. L'art. 5 fornisce, invece, i criteri per la “visitabilità”, precisando le prestazioni necessarie secondo le tipologie di edifici (residenze, luoghi per riunioni, spettacoli e ristorazione, strutture ricettive, etc.). L’innovazione del D.M. 236/89 è di rendere vincolanti le caratteristiche prestazionali, lasciando libero il progettista, e responsabilizzandolo formalmente, di scegliere o di inventare le soluzioni tecniche più opportune, in base alle varie situazioni possibili. Sono, infatti, ammesse anche le cosiddette “soluzioni alternative” a quelle individuate dalla normativa stessa (artt. 8 e 9), purché sia dimostrata dal progettista “l'equivalente o la migliore qualità degli esiti ottenibili”. L'art.9, Soluzioni tecniche conformi, propone alcuni schemi per passaggi e per disimpegni che, pur non essendo basate sulle prescrizioni contenute nel precedente art. 8, sono tuttavia ritenute rispondenti ai “criteri di progettazione” e quindi accettabili, poichè compensano le riduzioni dimensionali con “particolari soluzioni spaziali o tecnologiche”. Gli elaborati che il progettista deve predisporre, come prescritto dall'art.10, devono evidenziare con chiarezza i percorsi, le soluzioni prescelte e gli accorgimenti tecnici previsti, per garantire il soddisfacimento delle prescrizioni per l'accessibilità, la visitabilità e l'adattabilità. Sarà pertanto opportuno che venga prodotta, per le verifiche successive da parte del Tecnico comunale competente, una relazione ed una documentazione grafica nella stessa scala del progetto, 39 con eventuali dettagli per le “soluzioni alternative” o per le parti per le quali viene eventualmente richiesta una “deroga”. L'art.11, Verifiche, ha un forte contenuto innovativo, rispetto alla precedente normativa. Il Sindaco ha l’obbligo di verificare, in sede di rilascio di licenze di abitabilità o di agibilità, se le opere siano state realmente eseguite nel rispetto delle prescrizioni di legge. Infine l'art.12, Aggiornamento e modifica delle prescrizioni, che individua un'interessante metodologia, finalizzata alla migliore applicazione della normativa stessa, mediante l'istituzione di una Commissione Tecnica permanente. Essa ha il compito di individuare le soluzioni ai problemi derivanti dall’applicazione della legislazione, nonché di esaminare o di predisporre proposte di aggiornamento o di modifica, e di esprimersi sull'idoneità di “soluzioni tecniche alternative”, proposte da enti locali, istituti universitari o singoli professionisti. 3.1.6 Legge 5 febbraio 1992, n. 104, (Legge Quadro sull'handicap) Legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate42 Uno degli ultimi importanti provvedimenti legislativi relativi all'eliminazione delle barriere architettoniche è costituito dalla Legge 104 del 1992, Legge Quadro sull'handicap43. In particolare, l'art. 24 integra e modifica le prescrizioni contenute nelle precedenti disposizioni (Legge n. 118/71, Legge 13/89 ed ai relativi decreti di attuazione). Questo articolo 24, titolato Eliminazione o superamento delle barriere architettoniche, è costituito da undici commi e risulta molto innovativo. Tutte le prescrizioni si riferiscono agli edifici di “proprietà pubblica”, indipendentemente dalla loro destinazione d’uso (uffici, attività culturali, scolastiche, museali, residenze, alloggi di servizio, foresterie, etc.), oltre che a quelli di “proprietà privata”, qualora siano “aperti al pubblico”. Rappresenta un notevole passo in avanti per ciò che attiene le prescrizioni finalizzate ad agevolare l'accessibilità urbana e l'eliminazione degli ostacoli architettonici. Il primo comma riguarda l’applicazione delle norme tecniche per l'eliminazione delle barriere architettoniche in tutte le “opere edilizie” (manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro) riguardanti edifici pubblici e privati aperti al pubblico, che sono suscettibili di limitare l'accessibilità e la visitabilità. In tali casi, l'obbligo di eliminare le barriere architettoniche esistenti si riferisce alla parte dell'edificio oggetto delle opere di recupero o di modificazione. Il secondo comma riguarda gli edifici di particolare valore storico o ambientale, pubblici o privati aperti al pubblico, soggetti alle Leggi n.1497 e n.1089 del 1939 (leggi al 2011 non più in vigore). In essi, possono essere prese in considerazione opere “provvisionali”, se le autorità competenti alla tutela del vincolo (oggi dichiarazione d’interesse culturale) non possono autorizzare il nullaosta delle opere “definitive”, finalizzate all'eliminazione delle barriere architettoniche, in quanto l'intervento costituisce “serio pregiudizio del bene tutelato”. La ratio è quella di invitare il progettista ad ipotizzare soluzioni anche “provvisorie” e con l'utilizzo di materiali diversi da quelli caratteristici dell'edificio storico, che siano in grado di risolvere il problema. Il terzo comma precisa che anche per l'esecuzione di “opere interne”, eseguibili con la procedura semplificata (art. 26, L. n.47/1985), deve essere predisposta dal progettista un’apposita documentazione grafica ed una Dichiarazione di conformità alle normative vigenti in materia di eliminazione delle barriere architettoniche. Questa prescrizione 42 VESCOVO F., Disponibilità normative e criteri progettuali, in Progettare per tutti senza barriere architettoniche, Maggioli Editore, Rimini 1997; VESCOVO F., Adeguamento degli edifici storici, in Progettare per tutti senza barriere, Maggioli Editore, Rimini 1997; MONZEGLIO E., L’accessibilità negli interventi sulle preesistenze, in VESCOVO F., Corso di Formazione post lauream, Università degli Studi “La Sapienza”, Facoltà di Architettura “Valle Giulia”, Roma A.A.2007/2008, in www.progettarepertutti.com; VESCOVO F., Accessibilità: concetti base. disponibilità normative e criteri progettuali, in www.progettarepertutti.org/normativa/cap1/ppt_cap1.html 43 Tale Legge 104/1992 sarà in vigore fino al 1999, quando sarà integrata e modificata dalla Legge 28 gennaio 1999, n. 17. 40 responsabilizza direttamente il progettista, anche nel caso di lavori eseguibili mediante semplice comunicazione al Comune e senza una specifica autorizzazione. Il quarto comma precisa che il rilascio da parte del Sindaco della concessione o dell’autorizzazione edilizia è subordinato alla verifica della conformità del progetto, da parte dell'ufficio tecnico o del professionista tecnico incaricato dal Comune. Il quinto comma, oltre a ribadire il divieto di finanziamento nel caso di opere pubbliche (Legge n.41/1986), introduce per le stesse l'obbligo della “dichiarazione di conformità” da parte del progettista, così come stabilito dalla Legge 13/89 per gli interventi sugli edifici privati. Inoltre si introduce che la “verifica di conformità” spetta all'Amministrazione competente, tenuta a “darne atto in modo esplicito” in sede di approvazione del progetto. Il sesto comma sancisce che anche per i “cambi di destinazione d'uso” di spazi già esistenti, finalizzati ad attività pubbliche o aperte al pubblico, devono essere verificate prioritariamente le condizioni che garantiscano l'accessibilità. Anche in questi casi viene prescritta una verifica tecnica, a posteriori, da effettuarsi in sede di rilascio del certificato di abitabilità o agibilità. Il settimo comma introduce precise responsabilità e pesanti sanzioni verso gli “attori” del “processo” edificatorio: il progettista, il direttore dei lavori, il responsabile tecnico degli accertamenti per l'agibilità o l'abitabilità ed il collaudatore, ciascuno per la propria competenza. Il decimo comma stabilisce che la Cassa depositi e prestiti debba concedere almeno il 2% delle somme stanziate annualmente per mutui finalizzati all'eliminazione delle barriere architettoniche. 3.1.7 Il nuovo D.P.R. n. 503 del 24.07.1996, Regolamento recante norme per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici44 Il D.P.R. 503 del 1996 riguarda il Regolamento recante norme per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici. Esso sostituisce ed integra il precedente D.P.R. n. 384 del 27.04.1978, di attuazione dell'art. 27 della Legge n. 118 del 30.03.1971, relativo all’eliminazione delle barriere architettoniche. Ai “requisiti esigenziali”, che vengono prescritti per gli spazi costruiti e per le attrezzature, devono corrispondere soluzioni con “caratteristiche prestazionali”, individuate in relazione alle diverse unità ambientali in grado di consentire una concreta fruibilità delle stesse da parte di tutti i cittadini, compresi coloro che si trovano, temporaneamente o permanentemente, in condizioni svantaggiate di mobilità. Già in precedenza, con la Legge n. 13/1989 e con il relativo Regolamento di attuazione (D.M. 14.06.1989, n. 236), il D.P.R. n.384/1978 aveva subito una notevole modificazione nei confronti del suo “campo di applicazione”. Infatti, con l'entrata in vigore del D.M. 236/1989, la vecchia normativa (D.P.R. 384/1978) trovava applicazione solo agli spazi e agli edifici pubblici, e non più, come in origine, anche a quelli di proprietà privata aperti al pubblico, assoggettati oramai alle norme del D.M. 236/89 citato. Con il nuovo D.P.R. n.503/1996 sono stati coordinati e unificati i due precedenti “pacchetti normativi” riguardanti l'accessibilità e l'eliminazione delle barriere architettoniche. Essi appaiono profondamente diversi: il primo molto rigido, soprattutto nell'applicazione per l'adeguamento degli edifici esistenti; il secondo, invece, più flessibile ed aperto alla logica di tipo “prestazionale”. Questo nuovo D.P.R. costituisce una più moderna “fonte normativa”, che si avvale dei contenuti del precedente D.M. 236/1989. Contenuti basati su un attento esame delle reali esigenze delle persone con ridotte capacità motoria o sensoriale. È importante evidenziare, quindi, che con l'entrata in vigore del nuovo D.P.R., per 44 VESCOVO F., Disponibilità normative e criteri progettuali, in Progettare per tutti senza barriere architettoniche, Maggioli Editore, Rimini 1997; VESCOVO F., Accessibilità: concetti base. disponibilità normative e criteri progettuali, in www.progettarepertutti.org/normativa/cap1/ppt_cap1.html 41 qualsiasi tipo di progettazione riguardante lo spazio costruito, aperto o racchiuso, pubblico o privato, la normativa vigente prescrive obblighi di tipo “prestazionale” ai quali si può far fronte con diverse soluzioni tecnico-progettuali e distributive, indicate dalla normativa stessa, ovvero proponendo “soluzioni alternative” che siano in grado di garantire l'equivalente o la migliore qualità degli esiti ottenuti e non solamente, quindi, con “la soluzione” o “la misura” prevista dalla legge. Viene esteso, anche agli spazi ed edifici pubblici, quanto contenuto nel D.M. n.236/1989 (art.7 Cogenza delle prescrizioni), che consente di proporre in sede progettuale soluzioni conformi alle specificazioni e alle soluzioni tecniche alternative “purché rispondenti alle esigenze sottintese dai criteri di progettazione”. In questo caso, oltre alla Dichiarazione di conformità, deve essere illustrata, dal progettista abilitato, l'alternativa proposta e l'equivalente o migliore qualità degli esiti ottenibili. Successivamente, la verifica della effettiva conformità alle prescrizioni di legge deve essere effettuata dall'Ufficio Tecnico o dal tecnico incaricato dal Comune. A tale verifica è subordinato il rilascio dell'autorizzazione o della concessione edilizia da parte del Sindaco (art. 7.3). Le norme riguardano: nuove costruzioni o “ristrutturazioni” di edifici e interventi edilizi, anche di minor entità, per il recupero dell'esistente (manutenzione straordinaria, restauro, opere interne, etc.), almeno relativamente alla porzione di edificio oggetto dell'intervento stesso. Nel D.P.R. ci sono anche i criteri orientativi ed operativi per la salvaguardia “attiva” del patrimonio immobiliare di particolare pregio architettonico, storico o archeologico (Titolo I, Scopi e campo di applicazione). L'art. 1, Definizioni ed oggetto, ribadisce la definizione di “barriere architettoniche” già contenuta nell'art. 2 del D.M. n.236/1989. Invita ad eliminare gli ostacoli fisici che si incontrano nello spazio costruito urbano e non, costituenti “fonte di pericolo” e “fonte di disagio o affaticamento” per chiunque. Poi (art.1, comma 3) si specifica il “campo di applicazione” della normativa che comprende edifici e spazi pubblici di nuova costruzione, anche di carattere temporaneo, e quelli esistenti qualora sottoposti a ristrutturazione ed a qualunque altro tipo di intervento edilizio anche di minore entità, limitante “l'accessibilità” o la “visitabilità”. Inoltre, le norme si applicano anche “agli edifici e agli spazi pubblici, in tutto o in parte, soggetti a cambiamento di destinazione se finalizzata all'uso pubblico”. Il comma quarto rafforza quanto già contenuto nei precedenti provvedimenti, prescrivendo per gli edifici e spazi pubblici esistenti, anche se non soggetti a “recupero od a riorganizzazione funzionale”, l'obbligo di apportare tutti gli accorgimenti che possono migliorare la fruibilità degli stessi, sulla base della norma in questione. Il comma quinto specifica che, in attesa del predetto adeguamento, ogni edificio debba essere dotato, a cura dell'Amministrazione pubblica che utilizza l'immobile, almeno di un “sistema di chiamata” per attivare un “servizio di assistenza” alle persone disabili che consenta loro la fruizione dei servizi espletati. Tale dotazione deve essere effettuata entro 180 giorni dall’entrata in vigore del D.P.R. stesso. Inoltre il comma settimo, come accennato in precedenza, sancisce la non erogabilità di contributi o di agevolazioni pubblici per la realizzazione di opere o di progetti difformi, rispetto alle norme del Regolamento stesso. L'art. 13, Norme generali per gli edifici, sottolinea al comma quinto la necessità che, “in sede di definizione e di applicazione di norme concernenti specifici settori, quali sicurezza, contenimento consumi energetici, tutela ambientale etc., si adottino, nel rispetto di tali normative, soluzioni conformi alle disposizioni del presente regolamento”. L'art. 18, Raccordi con la normativa antincendio, fa riferimento all'analoga prescrizione per gli edifici di proprietà privata (art. 4.6 del D.M. n.236/1989), prescrivendo anche per gli edifici di proprietà pubblica di individuare soluzioni tecniche che rispondano contemporaneamente ai requisiti di sicurezza antincendio ed alle norme relative all'eliminazione delle barriere architettoniche. All’art. 19, Deroghe e soluzioni alternative, si precisa, riprendendo l'art. 24 della Legge n.104/1992, che la “deroga” nel caso di immobili vincolati ai sensi della Legge n.1089/1939 e n.1497/1939 (leggi ora non più in vigore), è consentita esclusivamente nel caso in cui le opere di adeguamento costituiscano un “serio pregiudizio” per i valori storici ed estetici del bene tutelato. In questo caso l'accessibilità deve essere assicurata attraverso opere provvisionali (rampe, sistemi di sollevamento, etc.) o con attrezzature d'ausilio ed apparecchiature mobili e che l’eventuale mancata applicazione delle norme regolamentari “deve essere motivata specificatamente”. Il D.P.R. n.503 del 24.07.1996 ha, dunque, raccordato i due filoni normativi, quello riguardante gli edifici di proprietà pubblica e quello per gli edifici di proprietà privata, riconducendo tutte le Norme Tecniche al D.M. n.236/1989. 42 Infatti, gli edifici di proprietà pubblica, prima regolamentati dall’obsoleto D.P.R. n. 384/1978, sono ora sotto il regime del D.P.R. n.503 del 24.07.1992; mentre, gli edifici di proprietà privata e quelli di edilizia residenziale pubblica fanno capo al D.M. n.236/1989. Sono edifici sia residenziali che non residenziali, come ad esempio teatri, uffici, cinematografi, centri commerciali, negozi, sale di riunione, alberghi, ristoranti, locali notturni. 3.1.8 L. 104/1992 e D.P.R. 503/1996 e le “opere provvisionali” La Legge n.104 del 1992 e il D.P.R. n.503 del 1996 hanno dato un contributo fondamentale alla questione del superamento delle barriere architettoniche. Esse hanno ampliato le possibilità di rispondere alle esigenze dei disabili nell’adeguamento degli edifici storici, introducendo il ricorso ad “opere provvisionali”, nel caso le “opere definitive” fossero “un serio pregiudizio al bene tutelato”. “Così [si hanno] manufatti leggeri, reversibili, amovibili e funzionalmente disgiunti dal manufatto storico [e si migliorano] percorsi verticali, orizzontali, accessibilità, percorribilità e comfort”45. 3.1.9 D.P.R. 6 giugno 2001, n.380, Testo Unico dell’Edilizia e superamento delle barriere architettoniche46 Il D.P.R. n.380/2001, Testo Unico dell’Edilizia e superamento delle barriere architettoniche, è un documento importante, che considera l’accessibilità ed il superamento delle barriere architettoniche verso tutti gli immobili. Il TU indica, infatti, con indirizzi e prescrizioni normative, come costruire uno spazio urbano ed edilizio, un ambiente antropizzato accessibile e fruibile agevolmente a tutti. La parte più significativa è il capo IV (artt.77-82), che suddivide prescrizioni normative nei confronti di due categorie di immobili: edifici privati residenziali ed edifici pubblici o privati aperti al pubblico. 3.1.10 Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001, Ambito VII, Rapporti del museo con il pubblico Nel Decreto Ministeriale del MiBAC del 2001, manca un ambito specifico dedicato all’accessibilità. Se ne accenna nel settimo ambito, quello riguardante i Rapporti del museo con il pubblico: “(…) Il museo, per migliorare la qualità della fruizione collettiva, dovrà essere facilmente raggiungibile e non dovrà presentare barriere architettoniche (…)”. 45 PICONE R., Conservazione e accessibilità. Il superamento delle barriere architettoniche negli edifici e nei siti storici, Arte Tipografica Editrice, Napoli 2004. 46 VESCOVO F., Considerazioni sul D.P.R. 380/2001 – Testo Unico dell’Edilizia e superamento delle barriere architettoniche, in VESCOVO F., Corso di Formazione post lauream Progettare per tutti senza barriere, Università degli Studi “La Sapienza”, Facoltà di Architettura “Valle Giulia”, Roma A.A.2007/2008, in www.progettarepertutti.com 43 3.1.11 D.Lgs. 156/2006, Disposizioni correttive ed integrative al D.Lgs. 42/2004 Nel Decreto Legislativo n.156 del 2006, che modifica ed integra alcuni articoli del Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs.42/2004), si insiste più volte sull’importanza della fruizione pubblica e della valorizzazione del patrimonio culturale (artt.1 e 6), fino a dedicare un articolo specifico alla questione dell’accessibilità del pubblico ai beni culturali oggetto di interventi di conservazione o di restauro con finanziamenti statali (art.38). In quest’ultimo articolo, l’accessibilità è però vista come la possibilità della comunità di poter fruire dei beni culturali, senza alcun riferimento alla disabilità temporanea o permanente dei possibili fruitori. Art. 1. Principi: “(…) 3. Lo Stato, le regioni, le città metropolitane, le province ed i comuni assicurano e sostengono la conservazione del patrimonio culturale e ne favoriscono la pubblica fruizione e valorizzazione. 4. Gli altri soggetti pubblici, nello svolgimento delle loro attività, assicurano la conservazione e la pubblica fruizione del patrimonio culturale (…)”. Art. 6. Valorizzazione del patrimonio culturale: “La valorizzazione consiste nell’esercizio delle funzioni e nella disciplina delle attività dirette a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e ad assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e di fruizione pubblica del patrimonio stesso, al fine di promuovere lo sviluppo della cultura (…)”. Art. 38. Accessibilità del pubblico ai beni culturali: “1. I beni culturali restaurati o sottoposti ad altri interventi conservativi con il concorso totale o parziale dello Stato nella spesa (…) sono resi accessibili al pubblico secondo modalità fissate, caso per caso, da apposti accordi o convenzioni da stipularsi fra il Ministero ed i singoli proprietari (…). Gli accordi e le convenzioni stabiliscono i limiti temporali dell’obbligo di apertura al pubblico, tenendo conto della tipologia degli interventi, del valore artistico e storico degli immobili e dei beni in essi esistenti (…)”. 3.1.12 D.M. del MiBAC 28 marzo 2008, Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi d’interesse culturale47 L’ultimo documento nazionale in tema di accessibilità è rappresentato dalle Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi d’interesse culturale (D.M. del MiBAC 28 marzo 2008), esito dei lavori della “Commissione per l’analisi delle problematiche relative alla disabilità nello specifico settore dei beni e delle attività culturali”. Commissione istituita dal Ministro Francesco Rutelli con D.M. 26 febbraio 2007. Queste Linee guida costituiscono un efficace quadro teorico generale per indicazioni operative verso un’accessibilità ampliata del patrimonio culturale48. La fruizione del patrimonio culturale, e quindi anche dei musei, diviene così fine istituzionale delle attività di tutela e di valorizzazione. Questo significa porre il requisito dell’accessibilità alla base di ogni intervento di conservazione e di valorizzazione del patrimonio architettonico e, dunque, all’interno del progetto di restauro, nella cosiddetta “conservazione integrata”. Il problema dell’accessibilità di un edificio o di un sito sarà presente nel progetto di restauro fin dall’inizio (progetto preliminare), per definire le scelte relative alla destinazione d’uso e per valutare la compatibilità con il bene oggetto di tutela. In questa fase, oltre che in quella di rilievo, è possibile individuare i punti più idonei per collocare le opere di adeguamento. Queste dichiarazioni, presenti nel Documento Ministeriale, sono di fondamentale importanza perché, definendo il tema dell’accessibilità nel più complesso ambito del rapporto tra conservazione e fruizione del patrimonio architettonico, superano l’iniziale approccio riduttivo, che limitava il problema delle barriere architettoniche ad una semplice ottemperanza normativa. Il principio indica che non ci devono essere fattori di incompatibilità a priori tra la salvaguardia degli immobili vincolati ed il loro adeguamento alla normativa, per una fruizione generalizzata degli spazi. Le prescrizioni normative in materia di superamento delle barriere architettoniche devono, quindi, essere accolte come 47 Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Generale BASAE del MIBAC (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008. 48 In questo sottocapitolo (3.1.12) si tratteranno solo le indicazioni del D.M. riguardanti gli edifici storici, tralasciando quelle relative ai luoghi all’aperto e ai centri storici. 44 dei requisiti minimi da migliorare, per realizzare interventi i cui aspetti estetico-formali sappiano affiancarsi a quelli funzionali, privilegiando, una logica esigenziale e prestazionale, rispetto ad una logica meramente prescrittiva e la ratio del “miglioramento”, rispetto a quella dell’“adeguamento”. La possibilità di andare in deroga all’osservanza della norma non è una novità introdotta dalla normativa in materia di accessibilità. Infatti, anche la legislazione per la sicurezza antincendio49 e la normativa antisismica50 hanno previsto misure alternative, nel caso in cui l’applicazione della norma non fosse possibile, perché recante danno alle caratteristiche storico-artistiche degli edifici storici. Un altro punto importante del D.M. del 2008 riguarda il caso in cui l’accessibilità totale di un edificio o di un sito diventi una condizione di pericolo per la sua conservazione. In queste situazioni, si dovrà optare per adeguate misure compensative (postazioni multimediali, telecamere in presa diretta, pubblicazioni, modelli tridimensionali) che permettano comunque, anche se indirettamente, la conoscenza e la valorizzazione dei luoghi. Nel testo si definiscono anche alcuni concetti base, per cui si rimanda al Glossario della presente Tesi, come quello di “disabilità”, di “barriera architettonica” e delle differenze tra “accessibilità”, “visibilità” ed “adattabilità”. Il secondo capitolo delle Linee guida è interamente dedicato all’accessibilità nei luoghi di interesse culturale. Si afferma che “progettare l’accessibilità significa considerare, non solo gli aspetti estetici e formali, ma porre al centro dell’attenzione l’essere umano e le sue peculiarità ed esigenze”. E’ il Design for all o Universal Design, la progettazione di spazi, ambienti ed oggetti utilizzabili da un ampio numero di persone, a prescindere dalla loro età e dalla loro capacità psicofisica. La progettazione degli spazi d’interesse culturale, dal punto di vista dell’orientamento, non possiede precisi riferimenti normativi. Il tema riguarda la fruizione agevolata dei beni culturali da parte di chiunque ed il principio che incertezze e perplessità, dovute alla non conoscenza dei luoghi, provocano in chiunque un aumento dell’affaticamento fisico e psichico. Si afferma, poi, che un corretto progetto, per superare le “barriere architettoniche”, deve garantire l’orientamento di tutti, fornendo “punti di riferimento” (informazioni), “linee guida” (naturali ed artificiali), un’efficace “segnaletica” (informativa, direzionale, identificativa, di sicurezza), concetti per cui si rimanda, ancora una volta, al Glossario. Si ricorda anche che la percorrenza a piedi di lunghi tratti arreca un forte disagio psico-fisico ed un senso di affaticamento. La presenza di lunghi percorsi orizzontali caratterizza molti luoghi di interesse culturale. Il superamento delle distanze può costituire una significativa barriera architettonica per tutte le persone con ridotta capacità motoria, tra cui anziani e cardiopatici (per cui è difficoltoso un percorso superiore ai 50 m). Si devono, dunque, prevedere sistemi di seduta e spazi di sosta/di servizio e la disponibilità di sedie a ruote da fornire su richiesta. Particolare attenzione deve essere posta anche alla riduzione degli ostacoli lungo i percorsi. La percezione degli ostacoli da parte della persona non vedente è, infatti, affidata all’uso del bastone, attraverso cui si individuano facilmente gli elementi collocati a terra, ma non si riescono a percepire quelli sospesi ad oltre 50 cm dal suolo, mentre tutto ciò che è sospeso oltre 95 cm costituisce un serio pericolo. Un tema affrontato in maniera molto analitica riguarda il superamento dei dislivelli, argomento “chiave“ nell’ambito del superamento della barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale. Si indicano quattro sistemi per il superamento dei dislivelli verticali: rampa, ascensore, piattaforma elevatrice e servo scala e si precisa che spesso bisogna optare per soluzioni complesse in grado di costituire “sistema”. “(…) Una rampa progettata con accuratezza in forma e in materiali e ben integrata in uno spazio circostante costituisce un percorso inclusivo valido per tutti. Evita ogni forma di discriminazione verso i disabili. Adottata solamente in caso di dislivelli modesti, in ragione del forte sviluppo longitudinale richiesto. Benché la normativa consenta pendenza massima dell’8%, ammettendo fino al 12% per sviluppi lineari compresi entro i 3 m nel caso di adeguamento di edifici esistenti, occorrono almeno 10 m per superare 80 cm di dislivello. Una lunga rampa è difficilmente praticabile da parte di persone con particolari disabilità motorie che non utilizzano sedie a ruote (cardiopatici, anziani, incidentati, coloro che trasportano carichi pesanti). Per questi sarebbe più agevole una breve scala. Ne consegue la raccomandazione di limitare la rampa a dislivelli contenuti (entro 1,5 m), affiancando se possibile una scala, soprattutto quando lo sviluppo longitudinale della rampa è più esteso. La rampa deve avere un corrimano e, se manca il parapetto, un cordolo di 49 D.M. del Ministero dell’Interno n.569 del 20 maggio 1992, Regolamento contenente norme di sicurezza antincendio per gli edifici storici e artistici destinati a musei, gallerie, esposizioni e mostre. 50 Linee guida per la valutazione e la riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Generale BASAE del MIBAC (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2006. 45 almeno 10 cm di altezza. L’impatto della rampa nei confronti delle antiche strutture e del rapporto tra la rampa ed un’eventuale scala esistente è un tema ricorrente all’ingresso degli edifici storici e, maggiormente, nell’accesso alle chiese. Dal punto di vista percettivo, l’impatto dipende dalle scelte progettuali del parapetto, dove è necessario coniugare le esigenze della sicurezza richiesta dalla normativa con quelle della tutela. Ci sono due orientamenti: quello che massimizza l’autonomia della nuova struttura rispetto alla fabbrica, col rischio di creare un grosso impatto visivo, e quello di mimetizzare la rampa nella scala esistente che arriva ad un risultato più felice. Un altro dispositivo è l’ascensore, che si rivolge all’intera utenza di un edificio o di un sito, costituendo il miglior sistema per uso realmente autonomo da parte della persona disabile. Oggetto di notevole attenzione progettuale negli ultimi decenni, e disciplinato da una normativa tecnica unica a livello comunitario, tale impianto è oggetto di dibattito tra posizioni diverse che vedono la sua localizzazione come oggetto di grande disturbo, quindi da nascondere ad ogni costo, oppure una feconda occasione di confronto tra antico e nuovo. In Italia si preferiscono soluzioni mimetiche, all’estero invece ascensori posti all’esterno dell’edificio fondati sul tema dell’aggiunta e sul confronto antico/nuovo. Questo conferma che il superamento dei dislivelli costituisce spesso un nodo cruciale dell’intero progetto di restauro. Si è estesa la gamma in commercio degli ascensori, oltre a quelli tradizionali (sistemi a fune e a pistone), anche più innovativi (privi di locale macchina e con ridotta profondità della fossa e del vano extra corsa). Restano difficoltà per inserire un impianto in contesti fortemente stratificati, come quelli di edifici compresi nei centri storici. Diversamente dalla rampa, l’ascensore richiede accorgimenti per la riconoscibilità da parte delle persone con disabilità visive ed uditive. Trattamento diverso della pavimentazione nello spazio antistante il vano corsa, con materiali riconoscibili, sia dal punto di vista tattilo-plantare (corsie di tappeto, materiali gommosi), che dal punto di vista percettivo (accostamento di materiali dall’elevato contrasto di luminanza). Anche l’utilizzo di una sapiente illuminazione o di materiali/colori di rivestimento può agevolare le persone ipovedenti. Pulsantiere riconoscibili al tatto, scritte anche in braille, posizionate ad altezza consona anche per persone su sedia a ruota, numeri molto contrastati rispetto allo sfondo del tasto. Infine, per persone con disabilità uditiva serve una telecamera a circuito chiuso od un impianto di videocitofono. Un altro dispositivo è, poi, la piattaforma elevatrice, molto efficace in presenza di dislivelli modesti, come quelli presenti agli ingressi degli edifici ed indicato in presenza di rampe di scale isolate. Ha la stessa fruibilità dell’ascensore ed un impatto meno invasivo per le antiche strutture. Richiede una piccola fossa (pochi cm) ed un vano extra corsa più contenuto di quello dell’ascensore. Rispetto all’ascensore, ha minore velocità di esercizio, perché richiede la pressione costante del comando di azionamento. Un altro sistema è l’ascensore di cantiere, che può essere utile per superre i dislivelli nel caso di manifestazioni culturali temporanee. Infine, il servoscala ed il montascale. Il servoscala è indicato dalla normativa vigente negli edifici d’interesse culturale dove l’intervento di adeguamento possa recare danno ai valori storici ed estetici dell’edificio. Ha una parziale reversibilità ed una la minore incidenza sulla fabbrica, ma crea grandi inconvenienti, come il grande senso di disagio psicologico dell’utente, la difficile gestione dell’apparecchio e la diminuzione della larghezza utile della scala, che ne sconsigliano l’applicazione. Si deve scegliere solo come ipotesi ultima estrema. Da ultimo, il montascale, costituito da meccanismi d’ausilio da montare sotto la sedia a ruote, dotati di elementi cingolati o di ruote per percorrere i gradini. Anche questo dispositivo è sconsigliato, perché non consente un impiego autonomo e perché non è compatibile con istanze di tutela (…)”. Un’altra indicazione riguarda l’adeguamento e il miglioramento di scale, cordonate e rampe esistenti (in aree archeologiche, centri storici, giardini storici). I problemi sono l’assenza di corrimani e l’assenza di riconoscibilità delle scale, da parte di persone con disabilità visive. Utile è inclinare di 30 cm il corrimano prima e dopo la fine delle rampe ed inserire segni tattili (numeri a rilievo, tacche, scanalature), affinché il non vedente sappia inizio, fine e piano della scala in cui si trova. Il marca gradino in prossimità della parte esterna della pedata (5-7 cm) deve poi essere ben riconoscibile, in materiale antisdrucciolo e ad elevato contrasto di luminanza (contrastante dal resto della pedata). Un altro paragrafo del Testo riguarda la fruizione delle unità ambientali e delle attrezzature, poiché garantire l’accessibilità ad un edificio significa anche assicurare la piena fruizione delle sue unità ambientali. L’ingresso principale degli edifici storici è spesso il più gravoso ostacolo da superare, per la presenza di scalinate monumentali, di gradini in androni stretti o porticati. La soluzione è indicata in una rampa o in una piattaforma elevatrice, in un ascensore e, solo se necessario, in un servoscala. Per quanto concerne i servizi igienici, questi devono essere accessibili in qualsiasi 46 edificio storico. Bisogna evitare la soluzione a tre (uomo-donna-disabile) e realizzare due bagni, uno per sesso, di dimensioni più ampie dello standard ed attrezzati anche per l’utilizzo di persone con sedia a ruote, creando un antibagno comune dove mettere fasciatoio, lavabi etc. Realizzare più nuclei con un numero limitato di box e porte scorrevoli. Per quanto riguarda gli arredi e le attrezzature, questi devono essere accessibili a tutti, funzionali e posizionati in modo da non creare ostacolo. Un altro punto fondamentale del Decreto è quello di raccordo con la normativa di sicurezza e con quella di antincendio. “Qualunque progetto per un nuovo edificio e per adeguare un immobile preesistente alle esigenze delle persone disabili deve prevedere soluzioni tecniche e gestionali che siano raccordo e sintesi delle diverse prescrizioni normative vigenti nei vari settori”. Sintesi emblematica della progettazione di qualità, dove le varie problematiche sono parte integrante del progetto finale. Tale sintesi diventa fondamentale nel progetto di restauro per la tutela stessa del bene. Interventi per il superamento delle barriere architettoniche che tengano conto anche degli aspetti della sicurezza o viceversa. Infatti, in caso di emergenza, le persone con disabilità motoria, sensoriale o psico-cognitiva non sono in grado di poter utilizzare rapidamente le misure di sicurezza, a meno che non siano previsti appositi accorgimenti. Normalmente le vie d’esodo portano a scale di sicurezza di solito esterne. Le vie d’esodo più sicure sarebbero le rampe, attuabile solo se il dislivello è di un piano al massimo. Sarebbe più utile avere un ascensore antincendio o di soccorso. Determinanti, al fine di ridurre al minimo gli interenti edilizi sono le misure gestionali, con personale formato anche per seguire situazioni di emergenza in presenza di persone con disabilità e sistemi di segnalazione e di allarme automatici. Per quanto riguarda l’allestimento di spazi espositivi, il Decreto del 2008 rimanda alla premessa dell’ambito VII dell’Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001: “(…) ogni museo affianca al dovere della conservazione del proprio patrimonio la missione, rivolta a varie e diversificate fasce di utenti, di renderne possibile la fruizione a scopo educativo, culturale, ricreativo e altro ancora. Interpretare il suo patrimonio e renderlo fruibile da parte dei visitatori, specialmente esponendolo, è dunque parte integrante della sua ragion d’essere (…)”. Tra i beni d’interesse culturale, le strutture espositive presentano delle peculiarità legate alla loro funzione di contenitore e di divulgatore dei significati degli oggetti esposti. Questo riguarda la progettazione dell’allestimento, cioè tutto l’apparato di arredi, segnaletica, percorsi e servizi che realizzano la fruibilità di un allestimento. La progettazione dell’allestimento deve mirare al miglioramento dell’orientamento e della fruizione dei luoghi di interesse culturale. Nel caso di mostre o di esposizioni temporanee, la priorità da considerare è l’accessibilità del luogo. Il percorso deve essere privo di ostacoli. Totem, setti e pannelli devono essere strumenti di guida e non di ostacolo. L’allestimento è accessibile se è progettato in modo da rendere la visita fruibile da parte di tutti. L’accessibilità di un allestimento è condizionata da molti fattori tra cui: sviluppo dei percorsi, collocazione degli oggetti e degli espositori, illuminazione, zone di sosta. Per una migliore fruizione del contenuto dei musei è meglio che i non vedenti facciano una preparazione teorica su luoghi e contenuti prima della visita. Se ci sono percorsi tattili, l’allestimento dovrà far sì che i non vedenti eseguano la visita in autonomia. L’accesso al pubblico deve essere chiaro, con adeguata segnaletica e propria specifica pavimentazione che porterà dall’esterno all’ingresso del museo. Dall’ingresso deve essere segnalato il desk dell’accoglienza. Desk con almeno una parte di altezza adeguata per la fruizione di bambini e di persone su sedia a ruote, in quanto è importante garantire l’autonomia degli utenti nell’accesso alle informazioni. Servizi, bancone, cassa, zona consumazione devono avere arredi accessibili anche per persone con sedia a ruote. Luoghi di sosta devono prevedere macchinette con snack e con bevande. Per quanto riguarda i percorsi, le mostre spesso presentano percorsi espositivi che si snodano su lunghe distanze con diversi passaggi di quota. I dislivelli vanno adeguatamente segnalati con pavimentazione di materiali e di colori diversi ed anche i cambi di direzione vanno segnalati con materiali o con colori a contrasto. Per agevolare la visita ad un’utenza ampliata, facendo godere le opere senza un eccessivo affaticamento, è utile prevedere al centro delle sale delle zone di sosta, da ridurre ad appoggi ischiatici, se lo spazio è esiguo. Gli ambienti devono considerare i posti per sedia a ruote, passeggini etc. I percorsi vanno diversificati con idonea segnaletica, luce, colori, pittogrammi per tutta la visita. E’ opportuno, inoltre, utilizzare più canali di comunicazione delle informazioni, sia visivi che sonori. Servono poi sussidi alla visita, quali mappe (tattili e non), brochures, audio guide. 47 Ancora, si accenna all’esposizione delle opere. Elemento fondamentale dell’allestimento è l’espositore, che assolve molteplici funzioni, tra cui quelle di contenitore conservatore di oggetti e di comunicatore degli stessi. Quest’ultima funzione fa sì che l’espositore debba risultare necessariamente accessibile per essere efficace. L’altezza dei ripiani espositivi è fondamentale per la sua accessibilità. Ripiani troppo alti sono inaccessibili per persone su sedie a ruote, bambini o persone di statura ridotta; come anche ripiani troppo bassi sono scomodi per tutti. Ci sono casi in cui la progettazione non è efficace o è addirittura fonte di pericolo: in caso di espositori sospesi, o aggettanti, in particolare per non vedenti, ipovedenti, bambini, persone anziane e persone distratte. I percorsi espositivi a volte rappresentano delle barriere architettoniche o delle fonti di pericolo per tutta l’utenza: gradini di pochi centimetri non segnalati, corpi sospesi. Anche l’uso non corretto della luce, il mancato contrasto delle didascalie o la scelta di un supporto riflettente costituiscono barriere per la comprensione delle opere esposte. I servizi delle strutture espositive devono essere fruibili da un’utenza ampliata in piena autonomia. Ad esempio, le postazioni multimediali devono prevedere l’utilizzo anche da parte di persone che si muovono su sedia a ruote. Le strutture espositive devono garantire un maggior comfort di visita, pensando, ad esempio, a sedute mobili, dove non è possibile progettare quelle fisse, ed a passeggini per i bambini. Nell’allestimento è importante curare l’ambientazione, la contestualizzazione, la giusta articolazione dello spazio, la disposizione dello spazio e soprattutto il progetto illuminotecnico, che deve garantire la luce come guida e come strumento di comunicazione emozionale. Il contenuto, i caratteri, il contrasto, i materiali di supporto e l’illuminazione sono elementi fondamentali per la fruibilità più ampia delle didascalie e dei pannelli esplicativi di un allestimento. I materiali usati per l’espositore devono presentare caratteri tali da non recare disturbo all’osservazione dell’opera esposta, come ad esempio riflessi e fenomeni di abbagliamento, mentre all’interno delle vetrine i materiali usati dovrebbero creare un contrasto con l’oggetto esposto al fine di esaltarne le caratteristiche e di facilitarne la lettura. Sempre in questo ambito si accenna alle didascalie, affermando che ogni opera esposta deve essere dotata di una didascalia esplicativa redatta in modo leggibile, con caratteri di grandezza adeguata alla distanza minima prevista, con il giusto contrasto tra i caratteri e lo sfondo, realizzata su supporti non riflettenti o abbaglianti. Anche la posizione delle didascalie è importante per la loro efficacia: prima di tutto va considerata l’altezza, che deve essere accessibile sia per l’utente su sedia a ruote, che per l’utente con lieve minorazione visiva. La didascalia posta a lato dell’espositore deve essere leggibile senza richiedere ulteriori avvicinamenti; non deve disturbare la visione degli oggetti esposti e non deve essere posta in ombra dall’illuminazione interna della vetrina. I supporti delle didascalie devono essere facilmente distinguibili all’interno del contesto in cui sono collocati e non devono essere riflettenti, né costituire fonte di abbagliamento. Non si deve sottovalutare la chiarezza del contenuto delle didascalie, che deve risultare sintetico e comprensibile ad un pubblico di diversificata formazione culturale. Un passaggio importante è dedicato all’illuminazione: “elemento fondamentale dell’allestimento, in quanto permette il godimento delle opere esposte ed aiuta a non affaticarsi durante il percorso di visita”. In generale l’illuminazione delle didascalie e dei pannelli esplicativi deve essere diretta. Nell’allestimento, la luce è un importante strumento estetico e suggestivo, ma bisogna tenere conto delle esigenze di orientamento e di leggibilità dei percorsi che devono prevalere sugli effetti ricercati, al fine di rendere piacevole la visita. La luce, che illumina sia le opere che i pannelli esplicativi, non deve mai interferire con i visitatori, che potrebbero creare zone d’ombra. Compatibilmente con le esigenze di tutela delle opere esposte, l’illuminazione deve esaltare le caratteristiche degli oggetti, facilitandone la lettura delle forme e dei materiali. L’illuminazione interna delle vetrine non deve rendere difficoltosa la lettura dei testi e la visione degli oggetti, evitando zone d’ombra, fenomeni d’abbagliamento o sforzi eccessivi da parte del visitatore. Si ricorda, poi, che la corretta manutenzione degli interventi attuati per rendere accessibile un bene d’interesse culturale è fondamentale per garantirne una reale fruibilità. La maggior parte delle volte è, infatti, la cattiva gestione a rendere non fruibili i luoghi d’interesse culturale, che a norma di legge sarebbero invece accessibili. Parti essenziali di una corretta gestione sono, poi, il monitoraggio e la manutenzione. Per le informazioni, quelle riguardanti dotazioni e servizi di una struttura aperta al pubblico devono essere divulgate in modo chiaro, ampio, in modalità diversificate e coordinate fra loro. Tutte le informazioni devono poi essere esaurienti, attendibili, aggiornate. 48 Per i parcheggi, se esiste un parcheggio di pertinenza, i posti riservati devo essere sempre disponibili ed il più vicino possibile all’ingresso. Invece, per il superamento delle distanze e dei dislivelli, i percorsi accessibili devono essere sgombri da oggetti; va costantemente verificato lo stato di usura delle pavimentazioni e dei corrimano lungo le scale; va garantita la manutenzione ordinaria e straordinaria di tutti gli impianti di risalita. Per quanto riguarda gli ingressi dedicati, qualora sia necessario, come unica soluzione progettuale, usufruire di un ingresso dedicato, è necessario assicurarsi che esso sia adeguatamente segnalato e che sia sempre accessibile. Invece, i cantieri temporanei non devono interferire con l’accessibilità e, se necessario, devono essere creati percorsi o ausili alternativi, segnalati. In conclusione, questo ultimo Decreto Ministeriale del 2008 costituisce uno strumento importante per indirizzare nuovi interventi in tema di accessibilità, all’interno degli edifici di interesse culturale, e quindi dei musei posti in edifici storici. Uno strumento che indica anche esempi di “buona prassi”, già realizzati, che possono essere molto utili al progettista che deve confrontarsi con la questione accessibilità in un museo ospitato in un edificio storico. 3.2 Accessibilità e conservazione Dopo aver visto il panorama normativo nazionale in materia di superamento delle barriere architettoniche dal 1971 ad oggi, si vuole ora riflettere sull’approccio odierno al tema “accessibilità e conservazione” negli edifici di interesse culturale. Se è difficile coniugare le istanze della conservazione di un edificio storico con quelle di un’accessibilità allargata, è anche vero che un “bene culturale” non è tale se non è fruibile e che “un monumento non si conserva se non per la sua fruizione”. 51 Infatti, caratteristica fondamentale di un qualsiasi spazio pensato e costruito per l’uomo è quello della sua possibile “fruizione”, completa ed agevole, da parte di tutti. Compresi coloro che, per periodi temporanei o in modo permanente, presentano una ridotta capacità motoria o sensoriale. Questo vale, soprattutto, per i luoghi di interesse culturale, che rappresentano “spazi preziosi” per la collettività52. Affermare che gli edifici storici non sono “intoccabili”53, e quindi esenti dagli obblighi normativi per l'abbattimento delle barriere architettoniche, implica un altro passaggio. La fruizione del monumento dovrà avvenire secondo le istanze della conservazione e, quindi, attraverso una progettazione attenta e responsabile, che dovrà individuare le soluzioni progettuali compatibili con le diverse esigenze normative. Un progetto rivolto ad un’utenza “ampliata”, che dovrà considerare tutte le persone con permanenti o temporanei problemi di deambulazione motoria, ma anche con problemi di deficit visivi. Una progettazione che tenda al “comfort ambientale” e cioè alla qualità delle interazioni fisiche, sensoriali, informative, funzionali, emozionali che si stabiliscono, nel loro insieme, tra lo spazio costruito e i soggetti utilizzatori54. E la progettazione “accessibile” sarà da considerare come un’occasione importante in cui il progettista sarà invitato a dare il meglio di sé, in un atteggiamento di continua ricerca, sperimentazione e verifica delle soluzioni55. 51 PICONE R., Conservazione e accessibilità. Il superamento delle barriere architettoniche negli edifici e nei siti storici, Arte Tipografica Editrice, Napoli 2004. 52 VESCOVO F., Progettare per una utenza ampliata, in VESCOVO F., Progettare per tutti senza barriere, Corso di Formazione post lauream, Università degli Studi “La Sapienza”, Facoltà di Architettura “Valle Giulia”, Roma A.A.2007/2008, in www.progettarepertutti.com 53 VESCOVO F., Adeguamento degli edifici storici, in Progettare per tutti senza barriere, Maggioli Editore, Rimini 1997. 54 DUCA G., Il comfort ambientale: ergonomia e qualità d’uso degli ambienti, in VESCOVO F., Progettare per tutti senza barriere, Corso di Formazione post lauream, Università degli Studi “La Sapienza”, Facoltà di Architettura “Valle Giulia”, Roma 2007-2008, in www.progettarepertutti.com 55 ARENGHI A., Accessibilità degli edifici storici e vincolati, in VESCOVO F., Progettare per tutti senza barriere, Corso di Formazione post lauream, Università degli Studi “La Sapienza”, Facoltà di Architettura “Valle Giulia”, Roma, A.A. 20072008, in www.progettarepertutti.com 49 In conclusione, l’intervento di restauro di un edificio storico dovrebbe sempre iniziare con la soluzione del problema della sua accessibilità, considerato come tema centrale e che coinciderà con la strategia di valorizzazione dell’edificio che si dovrà restaurare56. 3.3 Altre iniziative Al di fuori della normativa nazionale, l’argomento dell’accessibilità è oggetto di alcune interessanti commissioni, iniziative e concorsi. Si vogliono qui portare gli esempi della Commissione tematica indetta dall’ICOM ITALIA, che “fotografa” l’accessibilità dei musei italiani, e del recente Premio Tesi di Laurea Architettura ed Ingegneria “Muoversi nell’Immobile”, indetto dal MiBAC nel 2008. 3.3.1 Commissione tematica Accessibilità per i disabili dell’ICOM Italia Una realtà importante, che segnala l’attenzione della questione accessibilità nei musei, è costituita dalla Commissione tematica Accessibilità per i disabili dell’ICOM Italia. Accessibilità per i disabili che riguarda disabilità fisiche, sensoriali e cognitive. La commissione nasce a Bologna nel 2007, su delibera del Consiglio Direttivo e dell’Assemblea Nazionale dell’ICOM Italia, e ha come promotore l’archeologo romano Dario Scarpati. Con l’intento di sviluppare il dibattito nazionale su questo argomento specifico, la partecipazione ai lavori della commissione tematica viene aperta a tutti gli interessati. L’obiettivo è quello di creare un data base e di creare un sito web specifico collegato a quello dell’ICOM, per poter diffondere le migliori pratiche espositive in tema di accessibilità. Nello specifico, il lavoro della Commissione, che continua dal 2007, è quello di analizzare tutte le strutture museali italiane, indipendentemente dal loro status giuridico. L’indagine si svolge via mail, inviando alle direzioni dei musei una lettera di presentazione del progetto ed una scheda di analisi che si chiede di compilare. La scheda si compone di più parti: dati anagrafici del museo; accessibilità e fruizione. La parte relativa all’accessibilità contiene dati relativi all’edificio (valore storico, anno di costruzione, numero di piani accessibili); le strategie adottate dal museo; i dispositivi per il superamento delle barriere architettoniche, visive, cognitive ed, infine, il grado di autonomia del visitatore lungo il percorso museale. La seconda parte, relativa alla fruizione, riguarda i metodi di interazione col pubblico; la comunicazione coi diversi pubblici; la leggibilità dei testi e la pubblicità. 3.3.2 Premio Tesi di Laurea in Architettura ed Ingegneria Muoversi nell’Immobile. Superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale Un’iniziativa importante, partita a livello centrale, riguarda l’istituzione nel 2008 del Premio di Tesi di Laurea in Architettura e in Ingegneria Muoversi nell’Immobile. Superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale57. Indetto dalla Direzione Generale per l’Architettura e l’Arte Contemporanee e dalla Direzione 56 BENEDETTI M. - DI MARTINO S. Architetti Associati, Tre progetti di recupero, in VESCOVO F., Progettare per tutti senza barriere, Corso di Formazione post lauream, Università degli Studi “La Sapienza”, Facoltà di Architettura “Valle Giulia”, Roma A.A. 2007-2008, in www.progettarepertutti.com 57 www.beniculturali.it 50 Generale per i Beni Architettonici e Paesaggistici del MIBAC, il progetto è nato in collaborazione con l’Università di Roma “La Sapienza”, con il Politecnico di Torino e con lo IUAV di Venezia e premia le Tesi di Laurea prodotte dopo il 2003 nelle Università italiane di Architettura ed Ingegneria. Come si legge dal bando di concorso, “l’istituzione [di questo] Premio di Laurea è mirata a rafforzare la sensibilità nei confronti del tema dell’accessibilità del costruito storico, nell’ambito della formazione dei futuri architetti e ingegneri, figure professionali particolarmente coinvolte nella conservazione e nel restauro del patrimonio architettonico e paesaggistico”. Questo Premio è indicativo dell’interesse a livello ministeriale verso il tema dell’accessibilità negli edifici storici. Un segnale “forte” che invita i giovani a riflettere sul tema dell’accessibilità come momento “chiave” all’interno di un progetto di architettura. 51 Bibliografia specifica relativa alla questione accessibilità degli edifici storici (capitolo 3) D.M. del Ministero dell’Interno n.569 del 20 maggio 1992, Regolamento contenente norme di sicurezza antincendio per gli edifici storici e artistici destinati a musei, gallerie, esposizioni e mostre. CARBONARA G., Teoria e metodi del restauro, in Trattato di restauro architettonico, Utet, Torino 1996, vol.I, p.92. LAURIA A., La pedonalità urbana. Percezione extra-visiva, orientamento, mobilità, Maggioli Editore, Rimini 1994. VESCOVO F., Progettare per tutti senza barriere architettoniche, Maggioli Editore, Rimini 1997. BELLINI A., La pura conservazione non appartiene all’architettura, in “TeMa”, 1998, 1, p.3. DELLA TORRE S., Il progetto di una conservazione senza barriere, in “TeMa”, 1998, 1. Edifici storici, turismo, utenza ampliata, ARENGHI A. (a cura di), Edizioni New Press, Como 1999, pp.9-13. ORNATI A., Architettura e barriere. Storia e fatti delle barriere architettoniche in Italia e all’estero, Franco Angeli, Milano 2000. ARGENTIN I. - CLEMENTE M. - EMPLER T., Costruire le pari opportunità. Quadro tecnico per progettare e realizzare l'accessibilità, Roma 2000, in www.comune.roma.it VESCOVO F., Cultura dell'accessibilità. A che punto siamo?, in “Paesaggio Urbano”, 2003, 1. PICONE R., Conservazione e accessibilità. Il superamento delle barriere architettoniche negli edifici storici e nei siti storici, Arte Tipografica Editrice, Napoli 2004. Museo Civico “Ercole Nardi” di Poggio Mirteto (RI), Associazione ONLUS Museum, Metodologia e linguaggio nell’approccio con le disabilità. Atti della II Giornata di Studio per una utenza ampliata, Poggio Mirteto (RI), 21 gennaio 2005, Esperia S.r.l., Roma 2005. ARENGHI A., Accessibilità degli edifici storici e vincolati, 2005, in www.progettarepertutti.com Progetto Lettura Agevolata, Questione di leggibilità, Regione del Veneto, Venezia 2005, in www.letturagevolata.com VESCOVO F., Barriere architettoniche, in Enciclopedia Italiana G.Treccani, XXI secolo, settima appendice, Roma 2006, p.178. MARAFINI F., Barriere architettoniche, Edizioni di Legislazione Tecnica, Roma 2007. BENEDETTI M. - DI MARTINO S. Architetti Associati, Tre progetti di recupero, in VESCOVO F., Corso di Formazione post lauream, Università degli Studi “La Sapienza”, Facoltà di Architettura “Valle Giulia”, Roma A.A.2007/2008, in www.progettarepertutti.com VESCOVO F., Progettare per tutti senza barriere, Corso di Formazione post lauream, Università degli Studi “La Sapienza”, Facoltà di Architettura “Valle Giulia”, Roma A.A.2007/2008, in www.progettarepertutti.com 52 D.M. del MiBAC 28 marzo 2008, Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, AGOSTANO M.- BARACCO L.- CAPRARA G.- PANE A.- VIRDIA E. (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008. ARGENTIN I. – CLEMENTE M.- EMPLER T., Eliminazione delle barriere architettoniche. Progettare per un’utenza ampliata, II ed. aggiornata, DEI, Roma 2008. Normativa in materia di accessibilità (capitolo 3) Legge 30 marzo 1971, n. 118 (Conversione in legge del D.L. 30 gennaio 1971, n. 5 e nuove norme in favore dei mutilati ed invalidi civili). D.P.R. n. 384 del 1978. Legge 28 febbraio 1986, n. 41, Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge Finanziaria 1986). Legge 9 gennaio 1989 n. 13, Disposizioni per favorire il superamento e l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati. D.M. del Ministero dei Lavori Pubblici 14 giugno 1989, n. 236, Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l'accessibilità, l'adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata, ai fini del superamento e dell'eliminazione delle barriere architettoniche. Legge 5 febbraio 1992, n. 104, (Legge Quadro sull'Handicap) Legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate. D.P.R. 24.07.1996, n. 503, Regolamento recante norme per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici (S.O. della G.U. n. 227 del 27.09.1996). D.P.R. 6 giugno 2001, n. 380, Testo Unico dell’Edilizia e superamento delle barriere architettoniche. Allegato “A” del D.M. del MiBAC 10 maggio 2001, Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei, Ambito VII, Rapporti del museo con il pubblico. D.Lgs. 24 marzo 2006, n. 156, Disposizioni correttive ed integrative al D.Lgs 42/2004, artt. 1, 6, 38. D.M. del MiBAC 28 marzo 2008, Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi d’interesse culturale. 53 4. Censimento a livello nazionale Premessa metodologica La ricerca Linee guida per allestimenti museali archeologici di qualità in edifici storici ha alla base un censimento riguardante tutte le strutture museali italiane d’interesse archeologico. Parte complessa ed “importante” che inizia da una premessa metodologica, dove si delineano criteri, parametri e fonti utilizzati, per poi passare ad un riferimento su una recente indagine svolta dall’Istituto Nazionale di Statistica, arrivare al vero e proprio censimento, organizzato in diverse schede, ad alcune considerazioni ed, infine, alla bibliografia specifica di riferimento. Strutture museali che custodiscono ed espongono raccolte e collezioni archeologiche e le cui tipologie sono identificate col nome di: musei archeologici, musei con sezione archeologica, antiquaria, lapidari, musei della ceramica, musei epigrafici, musei paleontologici ed, infine, mostre archeologiche permanenti. La ricerca ha volutamente escluso dall’indagine: depositi archeologici, mostre archeologiche temporanee, aree archeologiche e parchi archeologici. Realtà, queste, che avrebbero richiesto un altro tipo di approccio e che non avrebbero portato dati rilevanti per l’oggetto della ricerca. La raccolta dei dati del censimento è stata effettuata tramite la predisposizione di diverse schede, tra cui le così dette Schede “A”, che contengono, oltre ai dati anagrafici, parametri selezionati per focalizzare l’attenzione sulla tipologia del museo, dell’edificio ospitante, della proprietà, delle modalità di apertura al pubblico, dell’accessibilità, del progetto museologico e di quello museografico, fino ad arrivare alle strutture del museo, ai servizi aggiuntivi, ai servizi didattici ed alle fonti utilizzate. Le riflessioni scaturite dall’esito del censimento indirizzeranno verso il taglio della ricerca, portando a restringere il campo d’indagine verso una selezionata casistica di strutture museali d’interesse archeologico di qualità. Se inizialmente si pensava di inserire nell’elaborato tutte le “Schede A”, in “corso d’opera” si è scelto di introdurre solo un resoconto regionale che contenesse i vari parametri adottati, come quello della “tipologia” museale, dell’edificio e del “tipo” di architettura, della proprietà e dell’accessibilità, del progetto museologico e di quello museografico, delle strutture del museo, dei servizi aggiuntivi e dei servizi didattici. Una scelta che ha permesso di redigere una “sintesi regionale” sull’attuale situazione museale italiana, relativamente ai musei d’interesse archeologico, e che diventa una sorta di “premessa” al capitolo dedicato ai Musei archeologici di qualità. Il capitolo Censimento, infatti, deve far emergere quelle “evidenze museali”, ovvero i cosiddetti “musei di qualità”, oggetto del capitolo ad essi dedicato. Questa scelta deriva dal fatto che, nel corso della ricerca si è visto che l’inserimento di tutte le “Schede A” sarebbe stato un “appesantimento” all’elaborato. Una parte di raccolta dati che, se è stata rilevante nella prima fase della Tesi, si è poi rivelata secondaria. Una nota importante, da aggiungere, è che questo capitolo, a differenza degli altri contenuti nella Tesi, proprio per il tipo di informazioni che contiene, affianca ad una breve parte descrittiva, un’altra parte strutturata in forma schematica, a “tavole”. Soluzione che si è ritenuta più consona per una sintesi di questo argomento. 54 4.1 Indagine sugli istituti d’arte e di cultura non statali curata dall’ISTAT (2006-2009) Si è scelto di fare un riferimento al recente studio promosso dall’ISTAT, intitolato Indagine sugli istituti di antichità e d’arte e i luoghi della cultura non statali58, ritenendolo uno strumento molto utile per la metodologia utilizzata e per il “glossario” fornito sulle diverse tipologie museali. Tale glossario è rappresentato dall’Allegato A – Definizione degli istituti museali e riporta definizioni dettagliate, riguardanti musei e istituti d’arte e di cultura, che attingono dalla normativa nazionale in materia di beni culturali. Tale indagine, basata sui dati relativi al 2006, si è svolta durante il 2007-2008 ed è stata pubblicata a febbraio 2009 all’indirizzo web http://www.istat.it/ambiente/contesto/incipit/RCNS01A.html. E’ una rilevazione a carattere censuario indetta dal Dipartimento per le Politiche di Sviluppo (DPS) del Ministero dello Sviluppo economico e condotta dall’Istituto Nazionale di Statistica in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, con le Regioni e con le Province Autonome. L’indagine, prevista dal Programma statistico nazionale 2006-2008, è finalizzata a rilevare ed a diffondere informazioni sui musei e sulle istituzioni assimilabili (gallerie, pinacoteche, aree e siti archeologici, monumenti ed altre strutture espositive permanenti ed aperte al pubblico) non statali, per descriverne le caratteristiche strutturali, i servizi offerti, le attività svolte ed i livelli di fruizione da parte del pubblico. L’oggetto di indagine è costituito da tutti i musei e da tutte le altre strutture espositive non statali a carattere museale, con un’organizzazione autonoma delle attività di fruizione, che acquisiscono, conservano, ordinano ed espongono al pubblico beni e/o collezioni di interesse culturale. Tutti gli istituti, sia pubblici che privati, esclusi quelli statali che dipendono direttamente dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Tra gli istituti sono compresi le aree e i parchi archeologici, i monumenti, i complessi monumentali e le altre strutture espositive permanenti destinate alla pubblica fruizione. Sono esclusi dalla rilevazione: gli istituti che espongono esclusivamente esemplari viventi animali o vegetali (ad esempio: orti botanici, giardini zoologici, acquari, riserve naturali, ecoparchi etc.); gli istituti che organizzano esclusivamente esposizioni temporanee e/o mostre non permanenti; le gallerie a scopo commerciale ed altri istituti non destinati alla pubblica fruizione. La metodologia d’indagine ha previsto l’inoltro, ai Direttori dei musei, di una lettera di presentazione dell’indagine e di un questionario di rilevazione. La lettera di presentazione dell'indagine, inviata a tutti gli istituti destinatari dell'indagine, è una lettera firmata dal Presidente dell'Istat, con la quale vengono illustrate, ai Direttori/responsabili dei musei o di istituti similari, le finalità ed i contenuti della rilevazione. Oltre ad invitare il rispondente a collaborare all'indagine, fornendo le informazioni richieste, nella lettera sono indicate anche le modalità di ritiro dei questionari da parte di un operatore incaricato dall’ISTAT, nonché le normative relative all'obbligo di risposta ed ai diritti ed alle garanzie per i rispondenti. Il questionario di rilevazione è costituito, invece, dal "MOD.ISTAT/INCIPIT.07". Nella prima sezione il rispondente deve confermare, ed eventualmente integrare o correggere, i dati generali, cioè le informazioni identificative ed i recapiti del museo/istituto. Nelle sezioni successive dovranno essere riportate le informazioni relative al museo/istituto. Queste informazioni riguardano: la tipologia, la natura giuridica e le forme di gestione, le caratteristiche e la consistenza dei beni, l’accessibilità e le modalità d’ingresso e visite, il personale, le risorse finanziarie e le caratteristiche strutturali e di eventuali servizi aggiuntivi offerti all’utenza. Le informazioni richieste, verranno poi rilasciate a seguito di un contatto telefonico da un operatore incaricato dall’Istat, che contatterà telefonicamente i Direttori/responsabili dei musei o di istituti similari per concordare le modalità di ritiro dei questionari compilati. Questo questionario per autocompilazione richiede dati relativi al 2006. La pubblicazione dei dati non coperti da segreto statistico, in quanto reperibili da fonti accessibili a tutti sono: denominazione, localizzazione e recapiti, tipologia, natura e forma giuridica, forma di gestione, presenza di carta servizi, anno di prima apertura, appartenenza a sistemi organizzati di musei e a circuiti museali, modalità e periodo di apertura al pubblico, forme di registrazione degli ingressi, forme tariffarie, presenza di strutture per attività didattiche e di supporti alla fruizione. 58 www.istat.it, referente dell’indagine Dott. Fabrizio M. Arosio. 55 Il questionario si divide in diverse sezioni, dalla A alla I. Nella Sezione A - Denominazioni e recapiti, si chiede di indicare se il museo ha sedi distaccate. Nella Sezione B – Tipologia, si richiede la tipologia prevalente del museo/istituto e cioè quella considerata più rilevante ai fini della fruizione e della valorizzazione. Qui si deve scegliere tra: museo; galleria non a scopo di lucro e/o raccolta; area archeologica; parco archeologico; monumento o complesso monumentale etc. Il termine monumento o complesso monumentale è suddiviso in diverse voci, come chiesa o edificio di culto; villa o palazzo di interesse storico o artistico; parco o giardino di interesse storico o artistico; monumento funerario; architettura fortificata; architettura civile ed, infine, monumento di archeologia industriale. Se, poi, la tipologia prevalente o secondaria è “museo, galleria o raccolta”, si chiede di specificarne la categoria. Categoria da scegliere tra: arte, archeologia, storia, storia naturale e scienze naturali, scienza e tecnica, etnografia ed antropologia, territoriale, specializzato. La Sezione C – Natura giuridica e forme di gestione è molto articolata. La natura giuridica pubblica o privata comprende diverse specificazioni. Se pubblica bisogna specificare la forma giuridica del titolare in amministrazione dello Stato, Regione, Provincia, Comune, Comunità montana o isolana, Unione di Comuni, Istituto o scuola di ogni ordine e grado, Università statale, Istituto o ente di ricerca, Consorzio di diritto pubblico, atro ente. Se privata, bisogna invece specificare se si tratta di Ente ecclesiastico o religioso, Società di persone o capitali, Società cooperativa, Consorzio o altra forma di cooperazione, Associazione riconosciuta, Fondazione, Università non statale, Privato cittadino o atro soggetto privato. Di seguito, si chiede di indicare se il tipo di gestione del museo è diretta o indiretta. Diretta se condotta dal solo titolare del soggetto o se è tramite forma consortile pubblica, in forma associata o affidamento in house; indiretta se è tramite concessione a terzi o affidamento ad un soggetto giuridico autonomo. Vi sono poi altre voci che articolano questa sezione e che in questa sede non si accennano. La sezione C prosegue chiedendo se il museo abbia uno statuto, un regolamento, una carta servizi, un bilancio autonomo, il codice fiscale, se il museo faccia parte di uno o più sistemi di musei assimilabili (sistema circuito, polo museale) ed, infine, chiede l’anno di apertura del museo al pubblico. La Sezione D – Caratteristiche e consistenza dei beni domanda se il museo disponga di beni e/o collezioni permanenti, quale sia il numero dei beni esposti nel 2006 e quale sia la percentuale di beni esposti nel 2006 sul totale dei beni conservati. Una nota interessante chiede quale sia la quota percentuale di beni esposti che sono inventariati, catalogati, digitalizzati (accessibili/non accessibili da internet) e la stessa quota percentuale si richiede per i beni non esposti. La Sezione E – Accessibilità, modalità di ingresso e visite chiede se il museo era accessibile al pubblico negli anni 2004, 2005, 2006 e, nel caso in cui non fosse accessibile al pubblico nel 2006, chiede di specificarne il motivo. La modalità di apertura al pubblico nel 2006 domanda se era con orari prestabiliti, su richiesta o con accesso completamente libero. Il periodo di apertura nel 2006 vuole sapere se il museo era aperto tutto l’anno, stagionalmente, periodicamente, occasionalmente. Altre domande riguardano le forme di registrazione degli ingressi nel 2006 e le forme tariffarie previste per le principali categorie di utenze nel 2006 ed, infine, il numero di visitatori paganti e non paganti. La Sezione F – Personale riguarda il tipo di contratto che hanno i lavoratori del museo nel 2006 ed, eventualmente, il personale esterno. La Sezione G – Risorse finanziarie riguarda le entrate del museo derivanti dalla vendita dei biglietti di ingresso nel 2006 e la composizione percentuale delle entrate del museo nel 2006 (biglietti d’ingresso, contributi esterni etc.). La Sezione H – Strutture, supporti alla fruizione e servizi aggiuntivi chiede quale sia la superficie del museo nel 2006: quella totale e quella dei soli spazi espositivi (anche all’aperto e quelli temporaneamente chiusi). Poi chiede quali siano le strutture per attività didattiche, documentazione e studio presenti nel 2006 e tra questi chiede di indicare se ci sono: archivio; fototeca; laboratorio di restauro; sala/laboratorio per attività didattiche, di studio o di ricerca. Domanda quali siano i supporti per la fruizione presenti nel 2006, tra: didascalie, pannelli informativi e schede mobili, percorsi segnalati, audioguide, postazioni multimediali, strutture ed attrezzature per favorire l’accesso ai disabili, sito web dedicato e computer a disposizione del pubblico. Si chiede, ancora, di indicare quali siano nel 2006 i servizi presenti tra biglietteria e prenotazione dei biglietti di ingresso; pubblicazione di libri e cataloghi; produzione di sussidi audiovisivi ed informatici; produzione/vendita di altro materiale informativo e riproduzione di beni culturali; prestito di materiale per mostre o studio; caffetteria e ristorazione; guardaroba; servizio di accoglienza, assistenza ed intrattenimento per l’infanzia; attività didattiche; assistenza e supporto alla visita per disabili; visite guidate; servizio di vigilanza etc. Si chiede anche di indicare quali attività si siano svolte nel 2006 tra interventi conservativi di restauro sui beni; acquisizione di nuovi beni per le collezioni; attività di ricerca; esposizioni e mostre temporanee; convegni, conferenze e seminari. Infine, la Sezione H – Informazioni sulla compilazione che individua il responsabile del museo e lascia spazio a note e ad osservazioni. 56 Un altro strumento utile è la Guida alla compilazione del questionario, che fornisce informazioni e chiarimenti e, soprattutto, per la sezione dedicata alla Tipologia di museo, presenta chiare definizioni tratte dalla normativa nazionale di riferimento. Qui si trovano le definizioni di museo, di area archeologica, di parco archeologico, di monumento e di complesso monumentale. Molto utile anche la sezione dedicata a Categorie di musei, gallerie e raccolte, che fornisce le definizioni relative alle varie categorie di museo. Museo di arte, di archeologia, di storia, di storia naturale e di scienze naturali, di scienza e tecnica, di etnografia ed antropologia, territoriale e infine specializzato, ossia non incluso nelle precedenti categorie. Alla voce museo di archeologia individua un museo con raccolte di oggetti provenienti da scavi o ritrovamenti databili fino al periodo altomedievale compreso, inclusi i musei pre e proto-storici. Per la Sezione - Natura giuridica e forme di gestione individua, nel titolare di soggetto “pubblico”, un soggetto dotato di personalità giuridica, costituito per legge e sottoposto a disciplina di diritto pubblico; mentre per soggetto “privato”, un soggetto dotato di personalità giuridica, costituito con atto di natura privatistica e disciplinato dal codice civile. Si fornisce una definizione di gestione che si identifica con “ogni attività, realizzata mediante l'organizzazione stabile di risorse, strutture o reti, ovvero la messa a disposizione di competenze tecniche o risorse finanziarie o strumentali, finalizzata all’esercizio delle funzioni ed al perseguimento delle finalità museali” (cfr. D.L. 112/98; D.Lgs. 42/2004 e D.Lgs. 156/2006, art. 111). Per “gestione diretta” si intende quella svolta direttamente dal titolare del museo/istituto, cui i beni appartengono o al quale sono conferiti in prestito a lungo termine o concessi in uso, per mezzo di strutture organizzative interne, dotate di adeguata autonomia scientifica, organizzativa, finanziaria e contabile ed attraverso idoneo personale tecnico. La gestione diretta può essere attuata anche in forma consortile pubblica (cfr. D.Lgs. 42/2004 e D.Lgs. 156/2006, art. 115), tramite gestione associata o affidamento “in house”. La gestione tramite affidamento “in house” riguarda le pubbliche amministrazioni che realizzano le attività di competenza attraverso propri organismi, senza ricorrere al mercato e senza coinvolgere operatori economici e che utilizzano propri organismi, facenti parte dell’organizzazione amministrativa che fa loro capo, che rappresentano solo un modulo organizzativo di cui l’amministrazione stessa si avvale per soddisfare le proprie esigenze. Per “gestione indiretta” si intende quella attuata tramite concessione a terzi (a fondazioni, associazioni, consorzi, società di capitali etc.) delle attività di valorizzazione, anche in forma congiunta ed integrata, da parte del soggetto giuridico titolare cui i beni appartengono o al quale sono conferiti in prestito a lungo termine o concessi in uso (cfr. D.Lgs. 42/2004 e D.Lgs. 156/2006, art. 115). Per “statuto” si intende il documento costitutivo del museo/istituto, che ne descrive la missione, le funzioni, le attività, l’assetto finanziario ed i principi generali per la cura e per la gestione dei beni e/o delle collezioni e per l’erogazione dei servizi al pubblico. Per “regolamento” si intende il documento che disciplina l’organizzazione interna del museo/istituto e che definisce compiti e responsabilità degli organi, delle strutture e delle persone preposti all’esercizio delle rispettive funzioni. Con “Carta dei servizi” si indica un documento che, al fine di garantire un rapporto trasparente con il pubblico, descrive agli utenti le finalità, le attività ed i servizi offerti dal museo/istituto, specificando i fattori di qualità adottati per garantire servizi adeguati a soddisfare le esigenze dell’utenza, nonché i doveri dell’amministrazione, le forme di tutela dei diritti degli utenti, le modalità di reclamo. Per “bilancio autonomo” si intende un bilancio che consente un’autonomia finanziaria e contabile del museo/istituto ed un rendiconto finanziario dei risultati della gestione, riferito in modo specifico all’esercizio del museo/istituto, che descrive entrate e spese per categorie, capitoli e/o voci. Il “codice fiscale” indica il soggetto che ha la responsabilità giuridico-amministrativa del museo/istituto e la disponibilità dei beni, in quanto gli appartengono o gli sono stati conferiti in prestito a lungo termine o concessi in uso. Per “beni e/o collezioni permanenti” si intendono quelli a disposizione del museo/istituto in modo permanente, siano essi di proprietà e/o in prestito a lungo termine e/o in concessione d’uso. Per “esposizioni temporanee” si intendono quelle organizzate per un periodo di tempo limitato. Corrispondono a questa modalità di risposta i musei/istituti che organizzano esclusivamente esposizioni temporanee, anche se tale attività è svolta in modo continuativo. Per “accessibile” si intende struttura: aperta al pubblico per la visita, indipendentemente se con orario prestabilito; su richiesta; solo in alcuni periodi dell’anno e/o occasionalmente. In caso di eventuali sedi distaccate, si considera accessibile anche se è aperto parzialmente, cioè se sono accessibili solo alcune parti espositive. Nei supporti alla fruizione, per “percorsi segnalati” si intendono mappe, cartografie, cartine, indicazioni e descrizioni di itinerari per la visita etc.; per “postazioni multimediali” si intendono supporti audiovisivi, quali totem informativi interattivi, proiezioni video etc.; per “strutture ed attrezzature per favorire l’accesso dei disabili” si intendono sia le 57 strutture per il superamento delle barriere architettoniche per l’accesso degli utenti diversamente abili (rampe, elevatori, bagni attrezzati etc.), sia i supporti didattici ed informativi per agevolare la fruizione (schede braille per non vedenti etc.). Per “sito web dedicato” si intende, infine, un sito Internet con contenuti informativi riferiti specificamente ed esclusivamente alla descrizione del museo/istituto e dei beni e/o delle collezioni contenuti. La ricerca dell’ISTAT fornisce anche una Nota metodologica. Questa descrive la progettazione ed il coordinamento dell’indagine; la definizione dell’universo di riferimento e delle unità di rilevazione; la raccolta dei dati anagrafici per la costruzione dell’indirizzario; la definizione del modello di rilevazione; la rilevazione diretta dei dati; lo sviluppo del sistema informativo per la gestione dei dati, fino alla pubblicazione ed alla diffusione dei risultati. Le fonti utilizzate sono descritte in un apposito documento intitolato Allegato B – Le fonti consultate. Qui, si ha la ricognizione delle fonti disponibili per la costruzione di un archivio anagrafico regionale dei musei non statali. Sono state utilizzate diverse fonti informative indirette, relative alle documentazione ufficiale di natura statistica e amministrativa, in materia di beni culturali, disponibile presso le istituzioni competenti a livello centrale e locale; alle informazioni rilevate nell’ambito di indagini realizzate a fini amministrativi e statistici a livello centrale e locale; alle informazioni pubblicate su Internet, da parte di siti web tematici, istituzionali e specializzati ed, infine, alle informazioni pubblicate nelle principali guide turistiche e in altre fonti informative di interesse turistico. Le informazioni raccolte presso le diverse fonti sono state, poi, raccolte in un data base organizzato per regione. Tra le fonti principali si ricordano: MiBAC; ISTAT; Touring Club Italiano; Musei on line di ADN kronos-Cultura; censimenti promossi a livello regionale, provinciale e comunale. Con questa presentazione, termina qui il riferimento all’indagine dell’ISTAT e può cominciare la parte dedicata al censimento delle strutture museali italiane d’interesse archeologico. 4.2 Censimento a livello nazionale Il censimento delle strutture museali italiane d’interesse archeologico costituisce la parte centrale e più complessa della ricerca. Un “lavoro” che ha portato una revisione continua dei parametri da considerare e che, alla fine, ha permesso di far emergere alcuni casi di musei di qualità o alcuni aspetti di qualità nelle strutture museali. La dicitura “d’interesse archeologico” vuole riferirsi ai musei archeologici, ai musei con sezioni archeologiche, agli antiquaria, ai musei lapidari, ai musei della ceramica, ai musei epigrafici, ai musei paleontologici ed alle mostre archeologiche permanenti. Dall’indagine si sono dunque esclusi depositi archeologici e mostre archeologiche temporanee, non significativi ai fini del titolo della tesi, oltre che aree e parchi archeologici, che costituirebbero un altro vastissimo capitolo d’indagine. Il censimento, relativo ai dati rinvenuti nel 2008-2009, ha considerato tutti i musei italiani d’interesse archeologico, inclusi quindi quelli delle Regioni a statuto speciale e delle Province autonome, ma non ha incluso i musei della Città del Vaticano, in quanto fuori dallo Stato italiano. Per la terminologia adottata nelle schede si rimanda al Glossario, posto in appendice alla Tesi. La metodologia d’indagine ha messo a punto quattro diverse tipologie di schede che hanno permesso di ordinare i dati rinvenuti. I dati derivano da un confronto incrociato con i diversi censimenti sui musei italiani effettuati , e pubblicati, tra 1980 e 2007 e da una verifica con la situazione museale attuale. Le fonti utilizzate derivano da istituzioni di tipo statale (MiBAC, ISTAT); dalle guide dei musei; dai siti web dei singoli musei, dei comuni, delle Province, delle Regioni, degli Istituti regionali di beni culturali; da Istituti privati riconosciuti (Touring Club Italiano etc.) ed, infine, da contributi di singoli studiosi (PRIMICERIO D. 199159 ed altri). 59 PRIMICERIO D., L’Italia dei Musei. Un patrimonio sommerso, Electa, Milano 1991. 58 Per quanto riguarda le quattro tipologie di schede redatte, la prima scheda (Scheda “A”) ha considerato tutte le strutture museali d’interesse archeologico; mentre la seconda scheda (Scheda di “Sintesi regionale”) ha sintetizzato regionalmente le strutture museali individuate dalla Scheda “A”. Una terza scheda (Scheda di “Sintesi nazionale”) ha poi portato la sintesi dei dati relativi alle strutture museali analizzate dalle schede di “Sintesi regionale”. L’indagine ha qui evidenziato la presenza in Italia di una realtà alquanto complessa e variegata (per tipologia, edificio ospitante, status giuridico) delle strutture museali d’interesse archeologico. Infine, è stata impostata l’ultima scheda, detta Scheda “B”, da cui prenderà avvio l’oggetto vero e proprio della ricerca. Una scheda questa dove, oltre alle voci della Scheda “A”, compaiono la tipologia e la storia dei restauri dell’edificio storico, la storia degli allestimenti museali ed, infine, il progetto museologico ed il progetto museografico relativi, in particolare, all’ultimo allestimento. 4.2.1 Scheda“A” – Strutture museali d’interesse archeologico in Italia La Scheda “A” analizza tutte le strutture museali d’interesse archeologico presenti in Italia, esclusi depositi archeologici e mostre archeologiche temporanee, parchi ed aree archeologici. Come si è detto, di queste schede verrà mostrata solo la matrice e non verrà mostrato l’intero censimento. Matrice di Scheda“A” – Strutture museali d’interesse archeologico in Italia Regione Dati anagrafici - Nominativo - Località - Provincia - Indirizzo - Posizione del museo (centro storico, periferia, area rurale etc.) - Parcheggio dedicato - Recapiti telefonici - E-Mail - Sito web dedicato - Fruibilità (aperto, aperto su richiesta, chiuso) - Ingresso (gratuito, a pagamento) - Accessibilità (fisica, visiva) - Gestione (diretta – indiretta) Tipologia - Museo archeologico - Museo con sezione archeologica - Antiquarium - Raccolta archeologica - Museo lapidario - Mostra archeologica permanente - Altro (Museo della Ceramica, Centro di Documentazione Archeologica, Museo della Marineria, Museo con sezione numismatica, Museo epigrafico, Museo paleontologico etc.) 59 Matrice di Scheda“A” – Strutture museali d’interesse archeologico in Italia Proprietà - Pubblica - Comunale - Pubblica - Provinciale - Pubblica - Regionale - Pubblica - Statale - Pubblica - Università statale - Privata - Ecclesiastica - Privata - Privato cittadino - Privata - Università privata - Privata – Fondazione - Mista (Fondazione pubblica-privata) Edificio - Edificio - storico - edificio con funzione pubblica (palazzo comunale etc.) - Edificio - storico - architettura civile/privata (palazzo privato, villa etc.) - Edificio - storico - architettura militare/fortificata (castello, rocca, bastione etc.) - Edificio - storico - architettura religiosa (chiesa, convento, monastero, abbazia etc.) - Edificio - storico - su preesistenze archeologiche (su teatro di età romana etc.) - Edificio - storico - di architettura industriale (centrale elettrica, filatoio, manifattura tabacchi etc.) - Edificio costruito ex novo (appositamente per ospitare il museo) - Altro (architettura rurale, architettura di servizio annessa ad un’architettura residenziale) Museo - Strutture del museo (accoglienza ed informazioni): biglietteria; guardaroba; servizi igienici - Strutture del museo (esposizione): aree espositive permanenti e temporanee per le opere - Strutture del museo (aree di servizio alle aree espositive): magazzini; [archivio]; laboratorio di restauro etc. - Servizi speciali per gli utenti: servizio educativo, biblioteca e centro di documentazione, fototeca, laboratorio [didattico], [sala convegni] - Servizi accessori: parcheggio, negozio [libreria-bookshop], caffetteria o ristorante, assistenza ed intrattenimento della prima infanzia - Supporti tecnologici: postazioni pc, video installazioni, video proiezioni, diorami, accompagnamento sonoro etc. - Attività didattiche (laboratori didattici, archeologia sperimentale) e supporti didattici (visite guidate, audioguide) - Note (anno inaugurazione, note sul progetto museologico e su quello museografico) - Fonte bibliografica di riferimento 4.2.2 Schede di “Sintesi regionale” Strutture museali d’interesse archeologico analizzate dalle Schede “A” Le Schede di “Sintesi regionale” intendono sintetizzare regionalmente le strutture museali individuate dalle Schede “A”, focalizzando l’attenzione solo su alcuni parametri, quali la tipologia museale, la tipologia di edificio e lo status giuridico. 60 4.2.2.1 Matrice di Scheda di “Sintesi regionale” Matrice di Scheda di “Sintesi regionale” Regione Numero totale delle strutture museali d’interesse archeologico analizzate Tipologia Museo archeologico Museo con sezione archeologica Antiquarium Raccolta archeologica Museo lapidario Mostra archeologica permanente Altro (Museo della Ceramica, Centro di Documentazione Archeologica, Museo della Marineria, Museo con sezione numismatica, Museo paleontologico etc.) Edificio Storico - con funzione pubblica Storico - residenza privata Storico - architettura religiosa Storico - architettura militare Storico - su preesistenze archeologiche Storico - di architettura industriale Costruito ex novo Altro (architettura rurale, architettura di servizio annessa ad un’architettura residenziale etc.) Proprietà Pubblica - Comunale Pubblica - Provinciale Pubblica - Regionale Pubblica - Statale Pubblica - Università statale Privata - Ecclesiastica Privata - Privato cittadino Privata - Università privata Privata – Fondazione Mista (Fondazione pubblica-privata) 4.2.2.2 Riepilogo delle Schede di “Sintesi regionale” Le Schede di “Sintesi regionale” sono state redatte a seguito dell’analisi delle Schede “A” appartenenti ad ogni regione. Vengono qui presentate in ordine alfabetico. In neretto si evidenziano i valori più significativi che saranno discussi dopo ogni Scheda di “Sintesi regionale” e nel paragrafo 4.3 dedicato alle Considerazioni. 61 ABRUZZO Scheda “Sintesi regionale” Totale delle strutture museali d’interesse archeologico analizzate 39 Tipologia Museo archeologico 25 Museo con sezione archeologica 8 Antiquarium 3 Raccolta archeologica 1 Mostra archeologica permanente 1 Museo lapidario 1 Altro 0 Edificio Storico - edificio con funzione pubblica 5 Storico - residenza privata Storico - architettura religiosa 14 Storico - architettura militare 6 7 Storico - architettura industriale 1 Storico - su preesistenza archeologica 0 Edificio costruito ex novo 6 Altro 0 Proprietà Pubblica - Comunale 29 Pubblica - Provinciale 0 Pubblica - Regionale 0 Pubblica - Statale 6 Pubblica – Università pubblica 0 Privata - Ecclesiastica 3 Privata - Singolo cittadino 1 Privata – Università privata 0 Privata – Fondazione 0 Mista (Fondazione pubblica-privata) 0 Dalla Scheda di “Sintesi regionale” relativa all’Abruzzo, tra le strutture museali d’interesse archeologico censite, prevale: la tipologia del Museo archeologico; l’edificio storico di architettura religiosa e la proprietà pubblica comunale. 62 BASILICATA Scheda “Sintesi regionale” Totale delle strutture museali d’interesse archeologico analizzate 21 Tipologia Museo archeologico 13 Museo con sezione archeologica 4 Antiquarium 1 Raccolta archeologica 0 Mostra archeologica permanente 1 Museo lapidario 1 Altro* 1 Edificio Storico - edificio con funzione pubblica 4 Storico - residenza privata 2 Storico - architettura religiosa 6 Storico - architettura militare 3 Storico - architettura industriale 0 Storico - su preesistenze archeologiche 0 Edificio costruito ex novo 6 Altro 0 Proprietà Pubblica - Comunale 12 Pubblica - Provinciale 1 Pubblica - Regionale 0 Pubblica - Statale 6 Pubblica - Università pubblica 0 Privata - Ecclesiastica 2 Privata - Singolo cittadino 0 Privata - Università privata 0 Privata – Fondazione 0 Mista (Fondazione pubblica-privata) 0 Dalla Scheda di “Sintesi regionale” relativa alla Basilicata, tra le strutture museali d’interesse archeologico censite, prevale: la tipologia del Museo archeologico; l’edificio storico di architettura religiosa; l’edificio costruito ex novo e la proprietà pubblica comunale. Nella parte relativa alla Tipologia, la voce Altro* si riferisce ad un Centro di documentazione archeologica. 63 CALABRIA Scheda “Sintesi regionale” Totale delle strutture museali d’interesse archeologico analizzate 40 Tipologia Museo archeologico 18 Museo con sezione archeologica 9 Antiquarium 9 Raccolta archeologica 3 Mostra archeologica permanente 1 Museo lapidario 0 Altro 0 Edificio Storico - edificio con funzione pubblica 13 Storico - residenza privata 11 Storico - architettura religiosa 6 Storico - architettura militare 7 Storico - architettura industriale 0 Edificio su preesistenza archeologica 0 Edificio costruito ex novo 3 Altro 0 Proprietà Pubblica - Comunale 24 Pubblica - Provinciale 2 Pubblica - Regionale 0 Pubblica - Statale 9 Pubblica - Università pubblica 0 Privata - Ecclesiastica 2 Privata – Singolo cittadino 3 Privata – Università privata 0 Privata – Fondazione 0 Mista (Fondazione pubblica-privata) 0 Dalla Scheda di “Sintesi regionale” relativa alla Calabria, tra le strutture museali d’interesse archeologico censite, prevalgono: la tipologia del Museo archeologico; gli edifici storici con funzione pubblica, seguiti da quelli di residenza privata; la proprietà pubblica comunale. 64 CAMPANIA Scheda “Sintesi regionale” Totale delle strutture museali d’interesse archeologico analizzate 56 Tipologia Museo archeologico 28 Museo con sezione archeologica 12 Antiquarium 16 Raccolta archeologica 0 Mostra archeologica permanente 0 Museo lapidario 0 Altro 0 Edificio Storico - edificio con funzione pubblica 9 Storico - residenza privata 14 Storico - architettura religiosa 21 Storico - architettura militare 6 Storico - architettura industriale 0 Storico - su preesistenze archeologiche * 1 Edificio costruito ex novo 4 Altro** 1 Proprietà Pubblica - Comunale 22 Pubblica - Provinciale 8 Pubblica - Regionale 0 Pubblica - Statale 22 Pubblica – Università pubblica 0 Privata - Ecclesiastica 3 Privata - Singolo cittadino 1 Privata - Università privata 0 Privata – Fondazione 0 Mista (Fondazione pubblica-privata) 0 Dalla Scheda di “Sintesi regionale” relativa alla Campania, tra le strutture museali d’interesse archeologico censite, prevale: la tipologia del Museo archeologico; l’edificio storico di architettura religiosa; la proprietà pubblica comunale e quella statale. Nella parte relativa all’Edificio, la voce Edificio storico su preesistenze archeologiche* si riferisce ad un anfiteatro antico, mentre la voce Altro** si riferisce ad una masseria. 65 EMILIA ROMAGNA Scheda “Sintesi regionale” Totale delle strutture museali d’interesse archeologico analizzate 78 Tipologia Museo archeologico 26 Museo con sezione archeologica 33 Antiquarium 4 Raccolta archeologica 3 Mostra archeologica permanente 3 Museo lapidario 2 Altro* 7 Edificio Storico - edificio con funzione pubblica 14 Storico - residenza privata 14 Storico - architettura religiosa 21 Storico - architettura militare 20 Storico - architettura industriale 0 Storico - su preesistenze archeologiche 0 Edificio costruito ex novo 8 Altro ** 1 Proprietà Pubblica - Comunale 56 Pubblica - Provinciale 0 Pubblica - Regionale 0 Pubblica - Statale 9 Pubblica - Università pubblica 0 Privata - Ecclesiastica 9 Privata – Privato cittadino 1 Privata – Università privata 0 Privata – Fondazione 2 Mista (Fondazione pubblica-privata) 1 Dalla Scheda di “Sintesi regionale” relativa alla regione Emilia Romagna, tra le strutture museali d’interesse archeologico censite, prevale: la tipologia del Museo con sezione archeologica; l’edificio storico di architettura religiosa, seguito da quello di architettura militare; la proprietà pubblica comunale. Nella parte relativa alla Tipologia, la voce Altro* si riferisce ad un Museo della Marineria; a due Musei della Ceramica; a tre Musei di Paleontologia ed, infine, ad un Museo con sezione numismatica. Nella parte relativa all’Edificio, la voce Altro** si riferisce ad un casino di caccia. 66 Scheda “Sintesi regionale” FRIULI VENEZIA GIULIA Totale delle strutture museali d’interesse archeologico analizzate 34 Tipologia Museo archeologico 12 Museo con sezione archeologica 9 Antiquarium 7 Raccolta archeologica 0 Mostra archeologica permanente 1 Museo lapidario 4 Altro* 1 Edificio Storico - edificio con funzione pubblica 8 Storico - residenza privata 6 Storico - architettura religiosa 9 Storico - architettura militare 8 Storico - architettura industriale 1 Storico - su preesistenze archeologiche 0 Edificio costruito ex novo** 1 Altro*** 1 Proprietà Pubblica - Comunale 18 Pubblica - Provinciale 2 Pubblica - Regionale 0 Pubblica - Statale 9 Pubblica – Università pubblica 0 Privata - Ecclesiastica 5 Privata – Privato cittadino 0 Privata – Università privata 0 Privata – Fondazione 0 Mista (Fondazione pubblica-privata) 0 Dalla Scheda di “Sintesi regionale” relativa al Friuli Venezia Giulia, tra le strutture museali d’interesse archeologico censite, prevale: la tipologia del Museo archeologico; l’edificio storico di architettura religiosa, seguito, a pari merito, da quello con funzione pubblica e da quello di architettura militare; la proprietà pubblica comunale. Nella parte relativa alla Tipologia, la voce Altro* si riferisce ad un Museo paleontologico. Nella parte relativa all’Edificio, la voce Edificio di architettura industriale** si riferisce ad un filatoio; mentre quella con Altro*** si riferisce ad una latteria. 67 LAZIO Scheda “Sintesi regionale” Totale delle strutture museali d’interesse archeologico analizzate 126 Tipologia Museo archeologico 79 Museo con sezione archeologica 24 Antiquarium 14 Raccolta archeologica 2 Mostra archeologica permanente 1 Museo lapidario 0 Altro* 6 Edificio Storico - edificio con funzione pubblica 27 Storico - residenza privata 28 Storico - architettura religiosa 31 Storico - architettura militare 21 Storico - architettura industriale** 2 Storico - su preesistenze archeologiche*** 2 Edificio costruito ex novo 8 Altro**** 7 Proprietà Pubblica - Comunale 83 Pubblica - Provinciale 1 Pubblica - Regionale 0 Pubblica - Statale 26 Pubblica – Università pubblica 3 Privata - Ecclesiastica 11 Privata- privato cittadino 2 Privata – Università privata 0 Privata – Fondazione 0 Mista (Fondazione pubblica-privata) 0 Dalla Scheda di “Sintesi regionale” relativa al Lazio, tra le strutture museali d’interesse archeologico censite, prevale: la tipologia del Museo archeologico; l’edificio storico di architettura religiosa, seguito da quello di residenza privata e da quello con funzione pubblica; la proprietà pubblica comunale. Nella parte dedicata alla Tipologia, alla voce Altro* si trovano tre Musei archeologici didattici e tre Musei paleontologici. Nella parte dedicata all’Edificio, alla voce Edificio di architettura industriale** si trovano una centrale elettrica ed un mattatoio; alla voce Edificio su preesistenze archeologiche*** ci sono, invece: un edificio sui resti di un antico teatro; uno su una necropoli ed uno su domus di epoca romana. Infine, alla voce Edificio - Altro**** si trovano: due scuderie; un casone del sale; un casale; un’azienda di bufali; un frantoio ed una stalla. 68 LIGURIA Scheda “Sintesi regionale” Totale delle strutture museali d’interesse archeologico analizzate 40 Tipologia Museo archeologico 21 Museo con sezione archeologica 13 Antiquarium 2 Raccolta archeologica 2 Mostra archeologica permanente 2 Museo lapidario 0 Altro 0 Edificio Storico - edificio con funzione pubblica 8 Storico - residenza privata 13 Storico - architettura religiosa 9 Storico - architettura militare 6 Storico - architettura industriale 0 Storico - su preesistenze archeologiche* 1 Edificio costruito ex novo 3 Altro 0 Proprietà Pubblica - Comunale 29 Pubblica - Provinciale 0 Pubblica - Regionale 0 Pubblica - Statale 7 Pubblica – Università pubblica 0 Privata - Ecclesiastica 3 Privata – Privato cittadino 1 Privata –Università privata 0 Privata – Fondazione 0 Mista (Fondazione pubblica-privata) 0 Dalla Scheda di “Sintesi regionale” relativa alla Liguria, tra le strutture museali d’interesse archeologico censite, prevale: la tipologia del Museo archeologico; l’edificio storico di residenza privata; la proprietà pubblica comunale. Nella parte dedicata all’Edificio, alla voce Edificio su preesistenze archeologiche* si trova un edificio del ‘700 sui resti di una villa di età romana. 69 LOMBARDIA Scheda “Sintesi regionale” Totale delle strutture museali d’interesse archeologico analizzate 94 Tipologia Museo archeologico 45 Museo con sezione archeologica 31 Antiquarium 10 Raccolta archeologica 8 Mostra archeologica permanente 0 Museo lapidario 0 Altro 0 Edificio Storico - edificio con funzione pubblica 26 Storico - residenza privata 29 Storico - architettura religiosa 19 Storico - architettura militare 9 Storico - architettura industriale 0 Storico - su preesistenze archeologiche* 2 Edificio costruito ex novo 5 Altro** 4 Proprietà Pubblica - Comunale 65 Pubblica - Provinciale 0 Pubblica - Regionale 2 Pubblica - Statale 12 Pubblica – Università pubblica 1 Privata - Ecclesiastica 5 Privata – Privato cittadino 9 Privata - Università privata 0 Privata – Fondazione 0 Mista (Fondazione pubblica-privata) 0 Dalla Scheda di “Sintesi regionale” relativa alla Lombardia, tra le strutture museali d’interesse archeologico censite, prevalgono: la tipologia del Museo archeologico; l’edificio storico di residenza privata, seguito dall’edificio storico con funzione pubblica; la proprietà pubblica comunale. Nella parte relativa all’Edificio, alla voce Edificio storico su preesistenze archeologiche* si trovano: un tempio di età romana ed una villa di età romana. Alla voce Altro**, si trovano, invece, tre strutture storiche per un unico museo ed un fondaco. 70 MARCHE Scheda “Sintesi regionale” Totale delle strutture museali d’interesse archeologico analizzate 61 Tipologia Museo archeologico 34 Museo con sezione archeologica 10 Antiquarium 6 Raccolta archeologica 3 Mostra archeologica permanente 3 Museo lapidario 2 Altro* 3 Edificio Storico - edificio con funzione pubblica 28 Storico - residenza privata 14 Storico - architettura religiosa 12 Storico - architettura militare 5 Storico - architettura industriale 0 Storico - su preesistenze archeologiche** 1 Edificio costruito ex novo 1 Altro 0 Proprietà Pubblica - Comunale 50 Pubblica - Provinciale 0 Pubblica - Regionale 0 Pubblica - Statale 7 Pubblica – Università pubblica 1 Privata - Ecclesiastica 2 Privata – Privato cittadino 1 Privata – Università privata 0 Privata – Fondazione 0 Mista (Fondazione pubblica-privata) 0 Dalla Scheda di “Sintesi regionale” relativa alle Marche, tra le strutture museali d’interesse archeologico censite, prevale: la tipologia del Museo archeologico; l’edificio storico con funzione pubblica; la proprietà pubblica comunale. Nella parte relativa alla Tipologia, alla voce Altro* si trovano: un Museo dei gessi; un Museo della Ceramica ed un Museo del Mare. Nella parte relativa all’Edificio, alla voce Edificio su preesistenze archeologiche** si trova un teatro sito in area archeologica. 71 MOLISE Scheda “Sintesi regionale” Totale delle strutture museali d’interesse archeologico analizzate 12 Tipologia Museo archeologico 7 Museo con sezione archeologica 4 Antiquarium 0 Raccolta archeologica 0 Mostra archeologica permanente 0 Museo lapidario 0 Altro* 1 Edificio Storico - edificio con funzione pubblica 4 Storico - residenza privata 2 Storico - architettura religiosa 4 Storico - architettura militare 0 Storico - architettura industriale 0 Storico - su preesistenze archeologiche** 1 Edificio costruito ex novo 1 Altro 0 Proprietà Pubblica - Comunale 5 Pubblica - Provinciale 1 Pubblica - Regionale 0 Pubblica - Statale 5 Pubblica – Università pubblica 0 Privata - Ecclesiastica 1 Privata – Privato cittadino 0 Privata – Università privata 0 Privata – Fondazione 0 Mista (Fondazione pubblica-privata) 0 Dalla Scheda di “Sintesi regionale” relativa al Molise, tra le strutture museali d’interesse archeologico censite, prevalgono: la tipologia del Museo archeologico; l’edificio storico di architettura religiosa e quello con funzione pubblica; la proprietà pubblica, sia comunale che statale. Nella parte relativa alla Tipologia, alla voce Altro* si trova un Museo paleontologico. Nella parte relativa all’Edificio, alla voce Edificio su preesistenze archeologiche** si trova un edificio rurale in area archeologica. 72 PIEMONTE Scheda “Sintesi regionale” Totale delle strutture museali d’interesse archeologico analizzate 49 Tipologia Museo archeologico 18 Museo con sezione archeologica 24 Antiquarium 3 Raccolta archeologica 1 Mostra archeologica permanente 0 Museo lapidario 2 Altro* 1 Edificio Storico - edificio con funzione pubblica 13 Storico - residenza privata 13 Storico - architettura religiosa 15 Storico - architettura militare 7 Storico - architettura industriale 0 Storico - su preesistenze archeologiche** 1 Edificio costruito ex novo 0 Altro 0 Proprietà Pubblica - Comunale 37 Pubblica - Provinciale 0 Pubblica - Regionale 0 Pubblica - Statale 5 Pubblica – Università pubblica 0 Privata - Ecclesiastica 4 Privata – Privato cittadino 2 Privata – Università privata 0 Privata – Fondazione 1 Mista (Fondazione pubblica-privata) 0 Dalla Scheda di “Sintesi regionale” relativa al Piemonte, tra le strutture museali d’interesse archeologico censite, prevale: la tipologia del Museo con sezione archeologica; l’edificio storico di architettura religiosa, raggiunto dall’edificio storico con funzione pubblica e da quello di residenza privata; la proprietà pubblica comunale. Nella parte relativa alla Tipologia, alla voce Altro* si trova un Museo paleontologico. Nella parte relativa all’Edificio, alla voce Edificio su preesistenze archeologiche** si trova una villa di età romana. 73 PUGLIA Scheda “Sintesi regionale” Totale delle strutture museali d’interesse archeologico analizzate 65 Tipologia Museo archeologico 37 Museo con sezione archeologica 18 Antiquarium 3 Raccolta archeologica 5 Mostra archeologica permanente 0 Museo lapidario 0 Altro* 2 Edificio Storico - edificio con funzione pubblica 17 Storico - residenza privata 21 Storico - architettura religiosa 19 Storico - architettura militare 6 Storico - architettura industriale 0 Storico - su preesistenze archeologiche 0 Edificio costruito ex novo 1 Altro** 1 Proprietà Pubblica - Comunale 42 Pubblica - Provinciale 3 Pubblica - Regionale 0 Pubblica - Statale 7 Pubblica - Università statale 0 Privata - Ecclesiastica 6 Privata - Privato cittadino 7 Privata - Università privata 0 Privata – Fondazione 0 Mista (Fondazione pubblica-privata) 0 Dalla Scheda di “Sintesi regionale” relativa alla Puglia, tra le strutture museali d’interesse archeologico censite, prevale: la tipologia del Museo archeologico; l’edificio storico di residenza privata, seguito dall’edificio storico di architettura religiosa e da quello con funzione pubblica; la proprietà pubblica comunale. Nella parte relativa alla Tipologia, alla voce Altro* si trovano un Centro Operativo per l’Archeologia ed un Museo di Paleontologia. Nella parte relativa all’Edificio, alla voce Altro** si trova un frantoio. 74 Scheda “Sintesi regionale” SARDEGNA Totale delle strutture museali d’interesse archeologico analizzate 44 Tipologia Museo archeologico 29 Museo con sezione archeologica 10 Antiquarium 3 Raccolta archeologica 1 Mostra archeologica permanente 0 Museo lapidario 0 Altro* 1 Edificio Storico - edificio con funzione pubblica 15 Storico - residenza privata 12 Storico - architettura religiosa 10 Storico - architettura militare 1 Storico - architettura industriale 0 Storico - su preesistenze archeologiche 0 Edificio costruito ex novo 5 Altro* 1 Proprietà Pubblica - Comunale 31 Pubblica - Provinciale 0 Pubblica - Regionale 0 Pubblica - Statale 7 Pubblica – Università pubblica 3 Privata - Ecclesiastica 2 Privata – Privato cittadino 1 Privata – Università privata 0 Privata – Fondazione 0 Mista (Fondazione pubblica-privata) 0 Dalla Scheda di “Sintesi regionale” relativa alla Sardegna, tra le strutture museali d’interesse archeologico censite, prevale: la tipologia del Museo archeologico; l’edificio storico con funzione pubblica; la proprietà pubblica comunale. Nella parte relativa alla Tipologia, alla voce Altro* si trova un Museo paleontologico. Nella parte relativa all’Edificio, alla voce Altro** si trova un mulino. 75 SICILIA Scheda “Sintesi regionale” Totale delle strutture museali d’interesse archeologico analizzate 62 Tipologia Museo archeologico 27 Museo con sezione archeologica 9 Antiquarium 20 Raccolta archeologica 5 Mostra archeologica permanente 0 Museo lapidario 0 Altro* 1 Edificio Storico - edificio con funzione pubblica 20 Storico - residenza privata 15 Storico - architettura religiosa 16 Storico - architettura militare 6 Storico - architettura industriale 0 Storico - su preesistenze archeologiche** 3 Edificio costruito ex novo 2 Altro 0 Proprietà Pubblica - Comunale 23 Pubblica - Provinciale 0 Pubblica - Regionale 30 Pubblica - Statale 4 Pubblica – Università pubblica 0 Privata - Ecclesiastica 0 Privata – Privato cittadino 5 Privata - Università privata 0 Privata – Fondazione 0 Mista (Fondazione pubblica-privata) 0 Dalla Scheda di “Sintesi regionale” relativa alla Sicilia, tra le strutture museali d’interesse archeologico censite, prevale: la tipologia del Museo archeologico, seguita dall’Antiquarium; l’edificio storico con funzione pubblica; la proprietà pubblica regionale, seguita da quella pubblica comunale. Nella parte relativa alla Tipologia, alla voce Altro si trova un Museo della Ceramica. Nella parte relativa all’Edificio, alla voce Edificio su preesistenze archeologiche si trovano: una struttura termale; un insediamento rustico ed un teatro di età greca. 76 TOSCANA Scheda “Sintesi regionale” Totale delle strutture museali d’interesse archeologico analizzate 91 Tipologia Museo archeologico 43 Museo con sezione archeologica 19 Antiquarium 7 Raccolta archeologica 9 Mostra archeologica permanente 6 Museo lapidario 0 Altro* 7 Edificio Storico - edificio con funzione pubblica 22 Storico - residenza privata 26 Storico - architettura religiosa 22 Storico - architettura militare 19 Storico - archeologia industriale 1 Storico - su preesistenze archeologiche 0 Edificio costruito ex novo 1 Altro 0 Proprietà Pubblica - Comunale 68 Pubblica - Provinciale 0 Pubblica - Regionale 0 Pubblica - Statale 10 Pubblica – Università pubblica 1 Privata - Ecclesiastica 10 Privata – Privato cittadino 2 Privata – Università privata 0 Privata – Fondazione 0 Mista (Fondazione pubblica-privata) 0 Dalla Scheda di “Sintesi regionale” relativa alla Toscana, tra le strutture museali d’interesse archeologico censite, prevale: la tipologia del Museo archeologico; l’edificio storico di residenza privata seguito, a pari merito, dall’edificio con funzione pubblica e da quello di architettura religiosa; la proprietà pubblica comunale. Nella parte relativa alla Tipologia, alla voce Altro*, si trovano un Museo paleontologico e sei Centri di documentazione archeologica. 77 Scheda “Sintesi regionale” TRENTINO ALTO ADIGE Totale delle strutture museali d’interesse archeologico analizzate 21 Tipologia Museo archeologico 4 Museo con sezione archeologica 10 Antiquarium 3 Raccolta archeologica 2 Mostra archeologica permanente 0 Museo lapidario 0 Altro* 2 Edificio Storico - edificio con funzione pubblica 4 Storico - residenza privata 6 Storico - architettura religiosa 0 Storico - architettura militare 6 Storico - architettura industriale 0 Storico - su preesistenze archeologiche 0 Edificio costruito ex novo 3 Altro** 2 Proprietà Pubblica - Comunale 11 Pubblica - Provinciale 5 Pubblica - Regionale 1 Pubblica - Statale 3 Pubblica – Università pubblica 0 Privata - Ecclesiastica 1 Privata – Privato cittadino 0 Privata – Università privata 0 Privata – Fondazione 0 Mista (Fondazione pubblica-privata) 0 Dalla Scheda di “Sintesi regionale” relativa al Trentino Alto Adige, tra le strutture museali d’interesse archeologico censite, prevale: la tipologia del Museo con sezione archeologica; l’edificio storico di residenza privata e quello di architettura militare; la proprietà pubblica comunale. Nella parte relativa alla Tipologia, alla voce Altro* si trovano due musei multimediali didattici. Nella parte relativa all’Edificio, alla voce Altro**: si trovano una locanda ed una cantina. 78 UMBRIA Scheda “Sintesi regionale” Totale delle strutture museali d’interesse archeologico analizzate 31 Tipologia Museo archeologico 11 Museo con sezione archeologica 5 Antiquarium 6 Raccolta archeologica 3 Mostra archeologica permanente 2 Museo lapidario 1 Altro* 3 Edificio Storico - edificio con funzione pubblica 12 Storico - residenza privata 7 Storico - architettura religiosa 8 Storico - architettura militare 1 Storico - architettura industriale 1 Storico - su preesistenze archeologiche 2 Edificio costruito ex novo 0 Altro 0 Proprietà Pubblica - Comunale 26 Pubblica - Provinciale 0 Pubblica - Regionale 0 Pubblica - Statale 5 Pubblica – Università pubblica 0 Privata - Ecclesiastica 0 Privata – Privato cittadino 0 Privata – Università privata 0 Privata – Fondazione 0 Mista (Fondazione pubblica-privata) 0 Dalla Scheda di “Sintesi regionale” relativa all’Umbria, tra le strutture museali d’interesse archeologico censite, prevale: la tipologia del Museo archeologico; l’edificio storico con funzione pubblica; la proprietà pubblica comunale. Nella parte relativa alla Tipologia, alla voce Altro* si trovano due Musei paleontologici ed un centro di visita. 79 VALLE D’AOSTA Scheda “Sintesi regionale” Totale delle strutture museali d’interesse archeologico analizzate 4 Tipologia Museo archeologico 2 Museo con sezione archeologica 2 Antiquarium 0 Raccolta archeologica 0 Mostra archeologica permanente 0 Museo lapidario 0 Altro 0 Edificio Storico - edificio con funzione pubblica 0 Storico - residenza privata 0 Storico - architettura religiosa 3 Storico - architettura militare 0 Storico - architettura industriale 0 Storico - su preesistenze archeologiche 1 Edificio costruito ex novo 0 Altro 0 Proprietà Pubblica - Comunale 1 Pubblica - Provinciale 0 Pubblica - Regionale 1 Pubblica - Statale 0 Pubblica – Università pubblica 0 Privata - Ecclesiastica 1 Privata – Privato cittadino 1 Privata – Università privata 0 Privata – Fondazione 0 Mista (Fondazione pubblica-privata) 0 Dalla Scheda di “Sintesi regionale” relativa alla Valle d’Aosta, tra le strutture museali d’interesse archeologico censite, prevalgono: la tipologia del Museo archeologico e quella del Museo con sezione archeologica; l’edificio storico di architettura religiosa; mentre non compare la proprietà pubblica statale. 80 VENETO Scheda “Sintesi regionale” Totale delle strutture museali d’interesse archeologico analizzate 63 Tipologia Museo archeologico 30 Museo con sezione archeologica 26 Antiquarium 1 Raccolta archeologica 0 Mostra archeologica permanente 2 Museo lapidario 1 Altro* 3 Edificio Storico - edificio con funzione pubblica 22 Storico - residenza privata 15 Storico - architettura religiosa 15 Storico - architettura militare 6 Storico - architettura industriale 0 Storico - su preesistenze archeologiche 1 Edificio costruito ex novo 1 Altro** 3 Proprietà Pubblica - Comunale 49 Pubblica - Provinciale 2 Pubblica - Regionale 1 Pubblica - Statale 5 Pubblica – Università pubblica 1 Privata - Ecclesiastica 3 Privata – Privato cittadino 2 Privata – Università privata 0 Privata – Fondazione 0 Mista (Fondazione pubblica-privata) 0 Dalla Scheda di “Sintesi regionale” relativa al Veneto, tra le strutture museali d’interesse archeologico censite, prevale: la tipologia del Museo archeologico, seguita dal Museo con sezione archeologica; l’edificio storico con funzione pubblica; la proprietà pubblica comunale. Nella parte relativa alla Tipologia, alla voce Altro* si trovano due Musei paleontologici ed un Museo della Ceramica. Nella parte relativa all’Edificio, alla voce Altro** si trovano tre edifici del XX secolo. 81 4.2.3 Scheda di “Sintesi nazionale” La Scheda di “Sintesi nazionale” contiene la sintesi dei dati sulle strutture museali analizzate dalle schede di “Sintesi regionale”. Scheda di “Sintesi nazionale” ITALIA Totale delle strutture museali d’interesse archeologico analizzate 1031 Tipologia Museo archeologico 509 Museo con sezione archeologica 280 Antiquarium 118 Raccolta archeologica 48 Mostra archeologica permanente 23 Museo lapidario 14 Altro 39 Edificio Storico - edificio con funzione pubblica 271 Storico - residenza privata 255 Storico - architettura religiosa 260 Storico - architettura militare 143 Storico - architettura industriale 6 Storico - su preesistenze archeologiche 16 Edificio costruito ex novo 59 Altro 21 Proprietà Pubblica - Comunale 681 Pubblica - Provinciale 25 Pubblica - Regionale 35 Pubblica - Statale 164 Pubblica – Università pubblica 10 Privata - Ecclesiastica 73 Privata – Privato cittadino 39 Privata – Università privata 0 Privata – Fondazione 3 Mista (Fondazione pubblica-privata) 1 Dalla Scheda di “Sintesi nazionale”, relativa alle strutture museali italiane d’interesse archeologico censite, emerge il prevalere della tipologia del Museo archeologico, dell’edificio storico con funzione pubblica e della proprietà pubblica comunale. 82 4.2.4 Matrice di Scheda “B” - Musei d’interesse archeologico di qualità in edifici storici e/o singoli aspetti significativi Qui si intende solamente presentare la Scheda “B” che sarà trattata nel capitolo specifico (capitolo 5). I parametri per i musei archeologici di qualità sono di essere musei d’interesse archeologico, di essere ospitati in edifici storici, di essere accessibili, di presentare allestimenti permanenti recenti e di essere modelli di sintesi/equilibrio tra restauro dell’edificio storico ed operazione museografica. Tra parentesi quadre si riportano elementi non presenti nella normativa di riferimento all’interno delle categorie presentate, ma ritenuti importanti ai fini della presente ricerca. Ad esempio la voce “distanziatori” non compare tra i sistemi di allestimento all’interno della normativa di riferimento, ma è stata considerata necessaria nella Scheda “B”. Matrice di Scheda “B” - Musei d’interesse archeologico di qualità in edifici storici e/o singoli aspetti significativi REGIONE DATI ANAGRAFICI - Nominativo - Tipologia (museo archeologico etc.) - Località - Provincia - Indirizzo - Posizione del museo (centro storico, periferia, area rurale etc.) - Segnaletica esterna al museo - Parcheggio dedicato (sì/no) - Recapiti - E-Mail - Sito web dedicato - Proprietà (privata, pubblica) - Gestione (diretta, indiretta) ACCESSIBILITA’ - Fruibilità (aperto, aperto su richiesta, chiuso) - Ingresso (gratuito, a pagamento) - Accessibilità fisica: sistemi di trasporto del pubblico (ascensore, scala mobile, rampa, montascale etc.) - Accessibilità visiva (uso dei colori e dei contrasti, grandezza dei font, mappe tattili, percorsi tattili) - Assistenza specifica ai visitatori con disabilità fisiche, visive etc. EDIFICIO STORICO - Edificio storico (architettura militare, architettura religiosa, architettura industriale, palazzo pubblico, residenza privata etc.) - Storia dell’edificio (destinazioni d’uso nel tempo, storia dei restauri etc.) MUSEO - Storia degli allestimenti museali nel tempo - Progetto museologico dell’ultimo allestimento - Progetto museografico dell’ultimo allestimento - Strutture del museo (accoglienza ed informazioni): biglietteria; guardaroba custodito; servizi igienici; spazi di sosta - Strutture del museo (esposizione): aree espositive permanenti e temporanee per le opere - Strutture del museo (aree di servizio alle aree espositive): magazzini; [archivio]; laboratorio di restauro etc. - Strutture del museo (quadro esigenziale): uffici amministrativi - Sistemi di allestimento: pannelli; vetrine; pareti attrezzate; pedane; fissaggio a parete di opere fuori vetrina; 83 Matrice di Scheda “B” - Musei d’interesse archeologico di qualità in edifici storici e/o singoli aspetti significativi - Sistemi di allestimento: [supporti per oggetti fuori vetrina]; [distanziatori] - Strumenti di comunicazione primaria obbligatoria: segnaletica esterna ed interna al museo; identificazione delle opere [didascalie] - Sussidi alla visita: pannelli, schede mobili, guide brevi, catalogo del museo, audioguide, visite guidate, [plastici, riproduzioni di oggetti/strumenti] - Servizi speciali per gli utenti: servizio educativo, biblioteca e centro di documentazione, fototeca, laboratorio [didattico], [sala convegni] - Servizi accessori: parcheggio, negozio [libreria-bookshop], caffetteria o ristorante, assistenza ed intrattenimento della prima infanzia - Supporti tecnologici: postazioni pc, video-installazioni, video proiezioni, diorami, accompagnamento sonoro etc. - Sistemi di illuminamento: luce naturale (diretta, indiretta, condotta) e luce artificiale. Luce artificiale: d’accento, d’ambiente; con apparecchi illuminanti con sorgenti ad incandescenza (alogene etc.), a scarica di gas (ioduri metallici, fluorescenti etc.) etc.; con filtri, con riflettori etc. - Sistemi di controllo ambientale: impianti di ventilazione, di riscaldamento, di raffrescamento, di umidificazione, di deumidificazione, di condizionamento dell’aria; vetrine climatizzate con sistemi passivi etc. - Sicurezza del museo (ambientale, strutturale, nell’uso, anticrimine, antincendio): telecamere, custodi, vigilanti, rilevatori antifumo BIBLIOGRAFIA, ALLEGATI (fotografie, disegni etc.) 4.3 Considerazioni Si vuole concludere con alcune considerazioni sulle Schede di “Sintesi regionale” e su quella di “Sintesi nazionale”. Il censimento, a base regionale, volutamente ad ampio raggio, intende fare il punto sulla complessa realtà museale archeologica italiana. Effettuato nel 2008-2009, registra la situazione italiana delle strutture museali d’interesse archeologico. Un panorama, analizzato attraverso le Schede “A”, diverso regione per regione, soprattutto per lo status giuridico di appartenenza (pubblico o privato), ma che individua in alcune tipologie “prefissate” le strutture museali di ambito archeologico, raggruppandole sotto il nome, non solo di musei archeologici, ma anche di musei con sezioni archeologiche o numismatiche, di musei lapidaria, di antiquaria, di musei della città, della marineria, della ceramica e di musei paleontologici. Ed, ancora, di raccolte archeologiche e di mostre archeologiche permanenti. Ognuno di questi termini ha una valenza specifica, ognuno indica una determinata realtà museale a cui corrisponde una specifica finalità, ma tutti risultano “uniti” e “legati” dal patrimonio archeologico che conservano ed espongono. Se ogni struttura museale, qui presa in esame, è un unicum per la sua storia e per il patrimonio che custodisce, esistono tuttavia dei “contrassegni” prevalenti all’interno di ogni regione, che conservano il retaggio della propria storia. E’ il caso dello status giuridico che sembra avere una forma dominante o preferenziale a seconda delle Regioni. Nel sud Italia, in una Regione a statuto ordinario (Campania) domina la proprietà statale; mentre in una a statuto speciale (Sicilia) domina quella regionale. Diversa è la situazione museale archeologica di un’altra Regione a statuto speciale, come la Sardegna, dove dominano strutture di proprietà comunale. Più variegata è la situazione del Lazio dove, accanto al dominare dello status giuridico comunale, si affiancano molte realtà di natura statale. Nelle altre Regioni sembra, invece, prevalere una realtà comunale (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, 84 Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana, Trentino Alto Adige, Umbria e Veneto). In due regioni italiane (Campania e Molise) la proprietà pubblica comunale e quella statale sono a pari merito. Al diverso status giuridico si lega il nominativo dei singoli musei, dove al prevalere dello status comunale corrisponderanno i Musei civici archeologici, i Musei civici con sezioni archeologiche o gli Antiquaria comunali, mentre allo status statale si rifaranno per esempio i Musei archeologici nazionali o gli Antiquaria statali. Valutate le diverse tipologie di strutture museali archeologiche e le relative forme di proprietà, l’indagine ha affinato il censimento, indagando quali di queste realtà museali italiane siano ospitate in edifici storici, una situazione che si è mostrata come dominante. Si tratta di svariate tipologie, raggruppabili in alcune principali categorie, quali architetture militari difensive (castelli, rocche), palazzi privati, complessi religiosi (chiese, conventi, abbazie, monasteri) ed edifici di architettura industriale (centrali elettriche, manifatture tabacchi, filande). Edifici storici dove una determinata forma e un proprio passato hanno guidato, in modo più o meno determinante, il progetto di restauro e il progetto museografico dei singoli musei, determinando una realtà inscindibile che parla di storia, di restauro architettonico e di museografia. Il censimento relativo alle strutture museali italiane d’interesse archeologico evidenzia così un totale di 1031 60 realtà , portando alcuni dati significativi che sembrano legarsi in modo inscindibile alla Regione di appartenenza. Questi dati, emersi dalla Scheda di sintesi regionale, hanno infatti permesso, attraverso le voci principali (Tipologia, Edificio, Proprietà) e le relative sottovoci o categorie, di sottolineare alcune peculiarità. Per quanto riguarda la voce Tipologia, la categoria dei Musei archeologici è quella predominante in quasi tutte le Regioni italiane, ad accezione di Emilia Romagna, Piemonte e Trentino Alto Adige, dove prevalgono i Musei con sezioni archeologiche. Una categoria interessante è anche quella rappresentata dall’Antiquarium, una realtà presente in quasi tutte le Regioni italiane e con concentrazioni significative in Campania, Lazio e Sicilia. Una struttura museale che, essendo di solito connessa a zone interessate da scavi archeologici, segnala un aspetto particolare, rispetto ai musei veri e propri. Per la voce Edificio, tra le tante categorie indagate, si evidenzia come la maggior parte dei musei censiti sia ospitata in edifici storici. Se poi in alcune Regioni (Calabria, Marche, Sardegna, Sicilia, Umbria e Veneto) dominano gli Edifici storici con funzioni pubbliche; in altre (Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Piemonte, Valle d’Aosta) prevalgono invece gli Edifici storici di architetture religiose. Vi sono poi i musei ospitati in Edifici storici di edilizia privata (residenziale), anche se raggiungono un’alta concentrazione solo in alcune Regioni (Liguria, Lombardia, Puglia, Toscana). In Trentino Alto Adige dominano, a pari merito, gli Edifici storici di architetture militari e gli Edifici storici di edilizia privata. Ancora, gli Edifici storici di architetture militari sono la seconda categoria dominante in Emilia Romagna e in Friuli Venezia Giulia. Tra le diverse categorie di edifici individuate nel censimento, si segnala anche la presenza, molto variabile a seconda delle regioni, di Edifici costruiti ex novo. Riguardo la voce Proprietà, le strutture museali di proprietà pubblica comunale registrano una presenza molto alta in tutte le Regioni italiane. In alcune regioni italiane (Molise e Campania) la proprietà pubblica comunale e quella pubblica statale si equivalgono. Invece, lo status giuridico statale, ha un’alta percentuale nel Lazio, mentre è assente in Valle d’Aosta. Un’altra particolarità riguarda la Regione Sicilia, dove si registra una presenza dominante di realtà museali di proprietà regionale, un dato da ricollegarsi all’ordinamento specifico di questa Regione a statuto speciale. Nel corso del censimento, diverse sono state le difficoltà incontrate, soprattutto date dalla divergenza di fonti autorevoli su una medesima struttura museale. Inconvenienti che hanno richiesto di riaprire più volte l’indagine, apportando nuovi parametri, come la localizzazione dei musei, le loro strutture, i loro servizi aggiuntivi e le eventuali attività didattiche. Parametri che rimandano all’Allegato “A” del D.M. del MiBAC 10 maggio 2001 relativo all’Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei e che costituisce, ad oggi, la linea guida di riferimento per l’accreditamento nazionale di tutti i musei. L’intento di questo censimento ad ampio raggio era quello, oltre che di avere un quadro generale della realtà museale archeologica italiana, anche di far emergere esempi di musei “positivi”, di musei di “qualità”, in grado cioè di sintetizzare in modo adeguato l’edificio storico, l’intervento di restauro architettonico e l’intervento museografico. 60 Le 1031 strutture museali d’interesse archeologico italiane censite dalle Schede “A” sono così distribuite: Abruzzo 39; Basilicata 21; Calabria 40; Campania 56; Emilia Romagna 78; Friuli Venezia Giulia 34; Lazio 126; Liguria 40; Lombardia 94; Marche 61; Molise 12; Piemonte 49; Puglia 65; Sardegna 44; Sicilia 62; Toscana 91; Trentino Alto Adige 21; Umbria 31; Valle d’Aosta 4; Veneto 63. 85 Musei “positivi” perché in grado di comunicare al visitatore la complessità dell’edificio storico letta anche attraverso un idoneo restauro, a cui è seguito un progetto museografico coscienzioso che, tenendo conto delle valenze della fabbrica storica e di quelle “suggerite” dal restauro, sia riuscito a far rivivere nei visitatori il significato delle singole opere e del loro antico contesto di appartenenza. L’oggetto d’interesse sarà quindi quello di una struttura museale che abbia raggiunto un interessante punto di equilibrio tra edificio storico, restauro e museografia. Un secondo criterio sarà quello di considerare i “musei d’interesse archeologico”. Un ulteriore fattore di distinzione sarà pii quello di considerare, tra i musei d’interesse archeologico, solo quelli “accessibili” ad un’utenza allargata. Musei che presentano, innanzitutto, dispositivi per il superamento delle barriere architettoniche ed, eventualmente, accorgimenti e sistemi per il superamento delle disabilità visive e cognitive. Ancora, saranno musei con allestimenti museali recenti, che permetteranno di capire come sia la filosofia dell’odierna museografia. Il criterio dell’affluenza61 dei visitatori, invece, vista la difficile reperibilità di questo prezioso dato e la frammentarietà dei dati, non sarà preso in considerazione. Posti questi criteri, non assumeranno una rilevanza determinante il parametro della proprietà (pubblica o privata) e quello della funzione originaria dell’edificio (architettura militare, architettura religiosa, architettura industriale, palazzo pubblico, residenza privata etc.). Il non scegliere i soli musei di proprietà, per esempio, statale e i soli musei ospitati, ad esempio, in architetture militari, consentirà di ampliare maggiormente i confronti tra le varie realtà. Confronti che saranno guidati dalla “presenza” di quel raggiunto equilibrio tra edificio storico, restauro e museografia, oltre che da quello dei musei archeologici, dell’accessibilità e degli allestimenti museali recenti. 61 Dati statistici aggiornati sull’affluenza dei musei riguardano i musei statali e sono stati elaborati dal Touring Club Italiano e dal SISTAN (all’interno del MiBAC). 86 Bibliografia specifica relativa al Censimento (capitolo 4) I Musei. Schede, collana "Capire l’Italia”, Touring Club Italiano, Milano 1980. PRIMICERIO D., L’Italia dei Musei. Un patrimonio sommerso, Electa, Milano 1991. Guide d’Italia, Touring Club Italiano, 2002-2007. I Musei della Toscana, Regione Toscana, Touring Club Italiano, Milano 2004. Guida ai Musei e alle Collezioni di Roma e del Lazio, MATTEI F. - PASCUCCI P. - RUSSO L. (a cura di), F.lli Palombi Editori, Roma 2004. Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Italia: i luoghi della cultura, Edizioni Mirabilia, Roma 2007. MAGGI S. - TROSO C., Guida all’Italia archeologica. Regione per regione, Piemme, Alessandria 2007. Guida ai Musei e ai Siti Archeologici Statali, in “MiDA Materiali di Archeologia”, De Luca Editori d'Arte, Roma 2008. www.beniculturali.it www.istat.it www.enit.it www.museionline.it www.emouseion.beniculturali.it Siti web di Regioni, Province e Comuni d’Italia. Siti web dei singoli musei censiti. 87 5. Musei d’interesse archeologico di qualità in edifici storici Premessa metodologica Per operare una selezione all’interno del vastissimo mondo museale italiano e per cercare di impostare una metodologia scientifica da seguire, si sono prefissati dei parametri che hanno indirizzato l’attenzione verso alcune realtà museali, definite “musei d’interesse archeologico di qualità in edifici storici”. La locuzione “musei d’interesse archeologico di qualità in edifici storici” vuole riferirsi, all’interno del presente elaborato, a strutture museali ospitate all’interno di un edificio storico, con un allestimento recente e che raggiungano un punto di equilibrio tra restauro della fabbrica ed operazione museografica. Ancora, che siano d’interesse archeologico ed, infine, che soddisfino i requisiti dell’accessibilità. Come si è appena detto, si sceglieranno musei italiani ospitati in edifici storici, perché si vuole indagare come la nuova operazione museografica si sia inserita all’interno di un contesto storico. Si cercano interventi “positivi”, in grado cioè di sintetizzare in modo adeguato l’edificio storico, l’intervento di restauro architettonico e l’intervento museografico. Musei “positivi” perché in grado di comunicare al visitatore la complessità dell’edificio storico letta anche attraverso un idoneo restauro, a cui è seguito un progetto museografico coscienzioso che, tenendo conto delle valenze della fabbrica storica e di quelle “suggerite” dal restauro, sia riuscito a far rivivere nei visitatori il significato delle singole opere e del loro antico contesto di appartenenza. L’oggetto d’interesse sarà, quindi, quello di una struttura museale che abbia raggiunto un interessante punto di equilibrio tra edificio storico, restauro e museografia. Un ulteriore fattore di distinzione è quello di considerare, tra i musei d’interesse archeologico, solo quelli “accessibili” ad un’utenza allargata. Musei che presentano, innanzitutto, dispositivi per il superamento delle barriere architettoniche ed, eventualmente, accorgimenti e sistemi per il superamento delle disabilità visive e cognitive. Posti questi criteri, non assumerebbero una rilevanza determinante il parametro della proprietà (pubblica o privata) e quello della funzione originaria dell’edificio (architettura militare, architettura religiosa, palazzo pubblico, residenza privata etc.). Il non scegliere i soli musei di proprietà, per esempio, statale ed i soli musei ospitati, ad esempio, in architetture militari, consentirebbe in tal modo di ampliare maggiormente i confronti tra le varie realtà. Confronti che, in tal caso, sarebbero guidati dalla “presenza” di quel raggiunto equilibrio tra edificio storico, restauro e museografia, oltre che da quello dei musei archeologici e dell’accessibilità. Come si è detto la locuzione “musei di qualità”, qui considerata, si riferisce all’ambito del progetto di restauro responsabile, dell’accessibilità per tutti e del giusto equilibrio raggiunto tra operazione museografica ed edificio storico e, quindi, non coincide con quella richiesta dai requisiti posti da alcuni istituti regionali italiani per riconoscere ed accreditare i musei secondo le norme presenti nell’Allegato “A” del D.M. del MiBAC del 10 maggio 2001. Secondo questo documento ministeriale, infatti, vi sono alcuni requisiti obbligatori, corrispondenti ai diversi ambiti, che il museo deve avere per poter procedere al riconoscimento di museo di qualità e tra questi: avere uno statuto e un regolamento (Ambito I); avere personalità giuridica e un rendiconto di esercizio e consuntivo (Ambito II); sicurezza delle strutture, del personale, del pubblico (Ambito III); ruoli specifici del personale (Ambito IV); norme per la conservazione ed il restauro delle opere esposte e non (Ambito V); fruizione ed apertura al pubblico del museo (Ambito VII); rapporti del museo col territorio (Ambito VIII). 88 5.1 Scheda “B” - Musei d’interesse archeologico di qualità in edifici storici e/o singoli aspetti significativi Come già accennato in precedenza, i parametri, scelti dalla presente Tesi, per individuare i musei archeologici di qualità sono: di essere musei d’interesse archeologico; di essere ospitati in edifici storici; di essere accessibili; di presentare allestimenti permanenti recenti e di essere modelli di sintesi/equilibrio tra restauro dell’edificio storico ed operazione museografica. Oltre ai musei archeologici di qualità, questa Scheda considererà anche quelle strutture museali che, pur non rappresentando in toto musei di qualità, presentano aspetti museografici interessanti, in linea con i parametri richiesti dalla ricerca. Di seguito si riporta la matrice della Scheda “B”, utilizzata per la schedatura dei musei archeologici italiani di qualità e per la schedatura dei singoli aspetti museografici significativi. La terminologia utilizzata nella Scheda, ove segnalato nelle note di riferimento, deriva dall’Allegato “A” del D.M. del MiBAC 10 maggio 2001. Si riportano di seguito, in ordine alfabetico, i riferimenti all’Allegato “A”. Invece, tra parentesi quadre, si riportano gli elementi inseriti dalla sottoscritta e non presenti nell’Allegato “A”. 5.1.1 Riferimenti all’Allegato “A” del D.M. del MiBAC 10 maggio 2001 ACCOGLIENZA Ambito VII - Rapporti del museo con il pubblico e relativi servizi. Il paragrafo Accoglienza e il servizio informazioni (VII – 3.) prevede: uno sportello/punto di informazioni con personale qualificato in grado di orientare il pubblico; un servizio di biglietteria; un regolamento affisso; l’assistenza a speciali categorie di utenti (famiglie con bambini piccoli, visitatori della terza età, persone svantaggiate etc.). Ci saranno spazi custoditi ad uso guardaroba; servizi igienici da collocare “in posizione utile e possibilmente da reiterare lungo il percorso di visita” ed, ove possibile, una nursery. Necessari anche spazi di sosta e di riposo, specialmente in musei con percorso di visita lungo e diversificato, al fine di evitare l’insorgenza di stanchezza mentale e fisica. In queste aree di sosta si troveranno sedute, tavoli, materiali informativi su supporto cartaceo o come postazione multimediale (totem, postazioni pc). ACCOMPAGNAMENTO SONORO Ambito VII - Rapporti del museo con il pubblico e relativi servizi. L’Accompagnamento sonoro (VII – 3.5.6.), se prudentemente inserito nel percorso di visita, può costituire “un ampio e variegato approccio cognitivo”. AMBIENTI ESPOSITIVI CONFINATI Ambito VI - Gestione e cura delle collezioni. Per gli Ambienti espositivi confinati (climabox, teche, vetrine) deve essere prevista la collocazione esterna delle sorgenti e degli apparati di alimentazione. Tali ambienti sono chiamati anche contenitori espositivi. AREE DI SERVIZIO Ambito III - Strutture del museo. Aree di servizio alle aree espositive sono laboratori, aree di preparazione degli allestimenti, aree di movimentazione delle opere, magazzini. ESPOSIZIONE Ambito III - Strutture del museo e Ambito VI - Gestione e cura delle collezioni. Nel paragrafo dedicato all’Esposizione permanente e temporanea (VI – 5.) si indicano linee guida per garantire un’esposizione dei manufatti in condizione di sicurezza, individuando classi di opere, secondo criteri dettati dalla geometria e dalla tipologia dell’oggetto. 89 MISURE DI PROTEZIONE DEI MANUFATTI ALL’ESTERNO DEI CONTENITORI Ambito VI - Gestione e cura delle collezioni. Il paragrafo Misure di protezione dei manufatti all’esterno dei contenitori (VI – 5.5.) prescrive come esporre e come conservare le opere poste fuori dalle vetrine. PROIEZIONI DI AUDIOVISIVI Ambito VII - Rapporti del museo con il pubblico e relativi servizi. Il paragrafo Proiezioni di audiovisivi (VII – 3.5.4.), indica come filmati ed audiovisivi possano essere integrati al percorso di visita come approfondimenti dei temi esposti o come parte di mostre temporanee. SEGNALETICA E PARCHEGGIO Ambito III - Strutture del museo. Nel Quadro esigenziale, il pubblico ha bisogno di una segnaletica, atta a far riconoscere l’accesso al museo, e di aree di parcheggio. SERVIZI ACCESSORI Ambito VII - Rapporti del museo con il pubblico e relativi servizi. Tra i Servizi accessori vi sono: parcheggio, negozio, ristorazione, assistenza ed intrattenimento della prima infanzia. SERVIZI SPECIALI PER GLI UTENTI Ambito VII - Rapporti del museo con il pubblico e relativi servizi. Tra le dotazioni fisse ed i servizi essenziali vi sono i servizi speciali per gli utenti (servizio educativo, biblioteca e centro di documentazione, fototeca, laboratorio). SICUREZZA NEL MUSEO Ambito V - Sicurezza nel museo. La Sicurezza nel museo comprende diversi tipi di sicurezza. Sicurezza nell’uso, che tratta delle “numerose problematiche connesse con la destinazione d’uso e con la fruizione degli insediamenti e degli immobili”; sicurezza anticrimine, relativa alla “tutela del patrimonio culturale, con particolare riguardo ai beni mobili nei confronti di azioni dolose”; sicurezza in caso d’incendio, secondo cui la sicurezza deve essere garantita anche in caso di un incendio che non si è potuto evitare. SISTEMI DI ALLESTIMENTO Ambito III - Strutture del museo. Per i Sistemi di allestimento, l’esposizione richiederà la disponibilità di pannelli (autoportanti, scorrevoli, girevoli, con fissaggio al piede); di pareti attrezzate; di vetrine (addossate, inserite in parete, verticali, a tavolo) e di piedistalli, mensole, pedane. Arrivando all’esigenze del pubblico, questo vorrà attrezzature idonee per la fruizione, per l’educazione e per la consultazione (tavoli, banchi per la consultazione, sedie, poltrone) ed attrezzature didattiche per l’educazione. SISTEMI DI CONTROLLO AMBIENTALE Ambito III - Strutture del museo. Per la parte relativa ai Sistemi di controllo ambientale della collezione, si richiedono impianti di ventilazione (controllo della purezza dell’aria) centralizzati/locali; sistemi di disinfestazione e di disinfezione; impianti di riscaldamento (controllo della temperatura invernale) centralizzati/locali; impianti di raffrescamento (controllo della temperatura estiva) centralizzati/locali/per vetrine; impianti di umidificazione e di deumidificazione (controllo dell’umidità relativa) centralizzati/locali/per vetrine. SISTEMI DI ILLUMINAMENTO Ambito III – Strutture del museo. I Sistemi di illuminamento della collezione richiedono l’illuminazione di aree esterne; di interni con luce naturale (diretta, indiretta, condotta) ed artificiale (generale, puntuale di accento, su vetrina). Per la funzionalità, indica filtri anti UV per la luce naturale; apparecchi illuminanti con sorgenti ad incandescenza (alogene etc.) e/o a scarica di gas (ioduri metallici, fluorescenti etc.). Prevede anche la presenza di apparecchi illuminanti con 90 filtri anti UV o anti IR, del tipo riflettore (a fascio largo/stretto, rifrattore, sagomatore). Per l’esigenza della controllabilità si richiedono invece dispositivi schermanti (manuali o automatici) per il controllo della luce naturale e della radiazione solare ed anche dispositivi di controllo della luce artificiale (manuali, automatici, on/off, modulanti). SISTEMI DI TRASPORTO DEL PUBBLICO Ambito III - Strutture del museo. I Sistemi di trasporto del pubblico sono: ascensori, scale mobili, marciapiedi mobili ed elevatori per il superamento delle barriere architettoniche. Nel VII Ambito Rapporti del museo con il pubblico e relativi servizi, si prescrive che il museo “deve risultare accessibile e fruibile in ogni sua parte pubblica alla totalità dei visitatori”. Riguardo alle barriere architettoniche, si legge che “l’eliminazione delle barriere architettoniche in prossimità dell’ingresso e dell’uscita, nonché dei percorsi interni del museo, rientra fra le norme obbligatorie, previste dalla normativa vigente”. STRUMENTI DI COMUNICAZIONE PRIMARIA OBBLIGATORIA Ambito VII - Rapporti del museo con il pubblico e relativi servizi. Tra le dotazioni fisse ed i servizi essenziali si trovano anche gli strumenti di comunicazione primaria obbligatoria (segnaletica esterna ed interna, identificazione delle opere). SUSSIDI ALLA VISITA Ambito VII - Rapporti del museo con il pubblico e relativi servizi. Nelle dotazioni fisse e nei servizi essenziali si individuano come sussidi alla visita: pannelli e schede mobili; guide brevi; cataloghi del museo; audioguide e visite guidate. UFFICI AMMINISTRATIVI Ambito III - Strutture del museo. Nel Quadro esigenziale, si individuano gli spazi e le strutture richiesti dalle esigenze della collezione, del personale e del pubblico. Tra quelli richiesti dal personale vi sono gli uffici amministrativi. 5.1.2 Matrice Scheda “B” – Musei d’interesse archeologico di qualità in edifici storici e/o singoli aspetti significativi Matrice Scheda “B” – Musei d’interesse archeologico di qualità in edifici storici e/o singoli aspetti significativi Regione Dati anagrafici - Nominativo - Tipologia (museo archeologico etc.) - Località - Provincia - Indirizzo - Parcheggio dedicato - Posizione del museo (centro storico/periferia, area rurale etc.) - Recapiti telefonici - E-Mail - Sito web dedicato - Proprietà (pubblica, privata) 91 Matrice Scheda “B” - Musei d’interesse archeologico di qualità in edifici storici e/o singoli aspetti significativi Dati anagrafici - Gestione (diretta, indiretta) Accessibilità - Fruibilità (aperto, aperto su richiesta, chiuso) - Ingresso (gratuito, a pagamento) - Accessibilità fisica: sistemi di trasporto del pubblico (ascensore, scala mobile, rampa, montascale etc.) - Accessibilità visiva (uso dei colori e dei contrasti, grandezza dei font, mappe tattili, percorsi tattili) - Assistenza specifica ai visitatori con disabilità fisiche, visive etc. Edificio storico - Edificio storico (architettura militare, architettura religiosa, palazzo pubblico, residenza privata, architettura industriale, su preesistenze archeologiche etc.) - Storia dell’edificio (destinazioni d’uso nel tempo, storia dei restauri etc.) Museo - Storia degli allestimenti museali nel tempo - Progetto museologico dell’ultimo allestimento - Progetto museografico dell’ultimo allestimento - Strutture del museo (accoglienza ed informazioni): biglietteria; guardaroba custodito; servizi igienici; spazi di sosta. - Strutture del museo (esposizione): aree espositive permanenti e temporanee per le opere - Strutture del museo (aree di servizio alle aree espositive): magazzini; [archivio]; laboratorio di restauro etc. - Strutture del museo (quadro esigenziale): uffici amministrativi - Sistemi di allestimento: pannelli; vetrine; pareti attrezzate; pedane; fissaggio a parete di opere fuori vetrina; [supporti per oggetti fuori vetrina]; [distanziatori]; sedute - Strumenti di comunicazione primaria obbligatoria: segnaletica esterna ed interna al museo; identificazione delle opere [didascalie] - Sussidi alla visita: pannelli, schede mobili, guide brevi, catalogo del museo, audioguide, visite guidate, [plastici, riproduzioni di oggetti/strumenti] - Servizi speciali per gli utenti: servizio educativo, biblioteca e centro di documentazione, fototeca, laboratorio [didattico], [sala convegni] - Servizi accessori: parcheggio, negozio [libreria-bookshop], caffetteria o ristorante, assistenza ed intrattenimento della prima infanzia - Supporti tecnologici: postazioni pc, video-installazioni, video proiezioni, diorami, accompagnamento sonoro etc. - Sistemi di illuminamento: luce naturale (diretta, indiretta, condotta) e luce artificiale. Luce artificiale: d’accento, d’ambiente; con apparecchi illuminanti con sorgenti ad incandescenza (alogene etc.), a scarica di gas (ioduri metallici, fluorescenti etc.) etc.; con filtri, con riflettori etc. - Sistemi di controllo ambientale: impianti di ventilazione, di riscaldamento, di raffrescamento, di umidificazione, di deumidificazione, di condizionamento dell’aria; vetrine climatizzate con sistemi passivi etc. - Sicurezza del museo (ambientale, strutturale, nell’uso, anticrimine, antincendio): telecamere, custodi, vigilanti, rilevatori antifumo, estintori, porte tagliafuoco, segnaletica con le vie di fuga, mappe con segnalazione delle vie di fuga, apparecchi illuminotecnici per l’illuminazione di emergenza. Bibliografia, Allegati (fotografie, disegni etc.) 92 5.2 Elenco dei musei d’interesse archeologico di qualità selezionati Si intende qui fornire un breve elenco riguardante alcuni musei d’interesse archeologico di qualità selezionati. Le strutture museali presentano tutti i parametri richiesti dall’indagine (edificio storico, equilibrio tra restauro ed operazione museografica, allestimento recente, accessibilità). Si è scelto di presentare queste realtà museali sempre seguendo una divisione regionale, secondo l’ordine alfabetico delle città. Alla regione segue la località, la Provincia, il nominativo del museo e poi alcune informazioni importanti per la ricerca. Infatti, si specifica il tipo di edificio storico (residenza privata, edificio con funzione pubblica, architettura militare o religiosa o industriale etc.) in cui il museo è ospitato ed il tipo di proprietà (pubblica o privata) e si inseriscono alcune note riguardanti il progetto museografico (anno di allestimento e progettista). Infine, alla voce “esempio”, si segnala il motivo per cui il museo presentato è stato selezionato. Le fonti di riferimento non sono specificate e riguardano le direzioni dei singoli musei segnalati. ▪ ABRUZZO - Atri (TE) - Museo Archeologico Civico Capitolare “De Galitiis - De Albentis - Tascini”. Edificio storico - residenza privata (‘700): Palazzo “De Galitiis–De Albentiis–Tascini”. Proprietà: pubblica - comunale. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: 2004; arch. Walter Pellegrini (CH). Esempio di: operazione museografica rispettosa dei volumi e degli spazi dell’edificio storico moderno. ▪ ABRUZZO - Celano (AQ) - Museo Nazionale di Arte Sacra della Marsica. Edificio storico - architettura militare (XIV-XV sec.): Castello Piccolomini. Proprietà: pubblica - statale. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: 1992; progettazione e direzione lavori di arch. Antonello Garofalo e di arch. Renzo Mancini (SBSAE dell’Abruzzo). Progetto museologico: dott.ssa Caterina Dalia. Esempio di: allestimento museale che dialoga con l’architettura militare in cui è ospitata. ▪ BASILICATA - Venosa (PZ) - Museo Nazionale Archeologico. Edificio storico - architettura militare (1470): Castello di Pirro del Balzo. Proprietà: pubblica - statale. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: 1991; arch. Antonietta Groia (PZ) e prof. arch. Di Vito (PZ). Esempio di: allestimento suggestivo all’interno di un’architettura militare quattrocentesca. ▪ CALABRIA - Scolacium a Borgia (CZ) - Museo Archeologico del Parco Archeologico Villa Mazza. Edificio storico - residenza privata (anni 1940-1950): Edificio privato del barone Mazza. Proprietà: pubblica - statale. Anno di allestimento ed autori del progetto museografico 2005; arch. Vincenzo Ammendolia (CZ) – dott. Roberto Spadea (CZ). Esempio di museo archeologico allestito in un’architettura di residenza privata degli anni 1950. ▪ CAMPANIA - Paestum (SA) - Museo Narrante del Santuario di Hera Argiva alla Foce del Sele. Edificio storico - architettura rurale (1930): Masseria Procuriali. Proprietà: pubblica - statale. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: 1999-2001; arch. Fabrizio Mangoni (NA) - arch. Adele Pezzulo con il progetto museologico dell’archeologa Giovanna Greco. Esempio di allestimento multimediale, interattivo ed accessibile. 93 ▪ EMILIA ROMAGNA – Cremona (CR) - Museo Archeologico di S.Lorenzo. Edificio storico - architettura religiosa (XIII sec.): Chiesa di S.Lorenzo. Proprietà: pubblica - comunale. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: 2009; Giovanni Tortelli & Roberto Frassoni Architetti Associati (BS). Esempio di allestimento accessibile e rispettoso dell’edificio storico, dove l’operazione museografica delinea il percorso, utilizzando, come materiali, ferro cerato a vernice scura e pietra arenaria. ▪ EMILIA ROMAGNA - Bologna (BO) - Museo Civico Archeologico. Edificio storico - residenza privata (XV sec.): Palazzo Galvani. Proprietà: pubblica – comunale. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: Sezione egiziana (1994) dello Studio Cuppini (BO) e dell’arch. Stefano Piazzi (BO); le altre Sezioni (età preistorica, romana, etrusco-italica, greca) sono state riallestite dall’arch. Stefano Piazzi nel 2005 (Sezione greca), nel 2007 (Sezione età preistorica), nel 2010 (Sezione età romana), mentre la Sezione etrusco-italica è in corso di allestimento. La Sezione Bologna gallica, riallestita nel 2003, non ha visto il progetto dell’arch. Stefano Piazzi. Esempio di coesistenza della ratio espositiva ottocentesca e di quella contemporanea, dove l’allestimento storico è valorizzato da un corretto progetto illuminotecnico. ▪ EMILIA ROMAGNA - Faenza (RA) – Museo Internazionale delle Ceramiche. Edificio storico - architettura religiosa (1267): Convento di S.Maglorio. Proprietà: mista, pubblica-privata (Fondazione Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza). Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: 1991 e 2004; arch. Rita Rava e arch. Claudio Piersanti (Faenza). Esempio di come il progetto illuminotecnico diventi protagonista nel progetto museografico. ▪ EMILIA ROMAGNA - Ferrara (FE) – Museo Archeologico Nazionale. Edificio storico - residenza privata (XV sec.): Palazzo Ludovico il Moro. Proprietà: pubblica – statale. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: ampliamento del 2007; arch. Carla Di Francesco (FE). Esempio di corretta operazione museografica che rispetta le opere esposte e la fabbrica dell’edificio storico. ▪ EMILIA ROMAGNA - Formigine (MO) - Museo e Centro di Documentazione del Castello. Edificio storico - architettura militare (1201): Castello. Proprietà: pubblica – comunale. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: 2007; arch. Stefano Vandelli (MO) - Studio Azzurro (MI). Esempio di museo accessibile, multimediale e di rispettosa operazione museografica in un’architettura militare. ▪ FRIULI VENEZIA GIULIA - S.Daniele del Friuli (UD) - Museo del Territorio - Sezione archeologica. Edificio storico - architettura religiosa (‘600): Convento di S.Domenico. Proprietà: pubblica – comunale. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: 2004; dott.ssa Monica Peron. Esempio di allestimento con ricostruzioni grafiche, visibilità di supporti didattici, corretta illuminazione delle vetrine. ▪ FRIULI VENEZIA GIULIA - Cividale del Friuli (UD) - Museo Archeologico Nazionale - Mostra Longobarda. Edifico storico - con funzione pubblica (1581- 1596, arch. Andrea Palladio): Palazzo dei Provveditori Veneti. . Proprietà: pubblica – statale. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: 1990; Museo e Mostra Longobarda (mostra permanente) arch. Giovanni Avon (UD). Esempio di efficace mostra archeologica permanente all’interno di un museo statale. 94 ▪ LAZIO - Fara in Sabina (RI) - Museo Archeologico Medievale dell’Abbazia di Farfa. Edificio storico - architettura religiosa (V sec.d.C.): Abbazia di Farfa. Proprietà: pubblica – comunale. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: 2004; scenografo Lele Luzzati. Esempio di dialogo “multimediale” tra un’operazione museografica recente ed uno spazio conventuale. ▪ LAZIO - Priverno (LT) - Museo Medievale dell’Abbazia di Fossanova. Edificio storico - architettura di servizio (foresteria XII sec., poi trasformata in stalla alla fine XIX sec.) annessa ad un’ex architettura religiosa: Foresteria dell’Abbazia di Fossanova. Proprietà: pubblica – comunale. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: 2001; arch. Margherita Cancellieri (RM). Esempio di riuscita operazione museografica all’interno di un edificio di architettura religiosa. ▪ LAZIO - Frascati (RM) - Museo Tuscolano. Edificio storico - architettura di servizio (scuderie, ‘600) annessa ad un’architettura residenziale privata: Scuderie Aldobrandini. Proprietà: pubblica – comunale. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: 2000; arch. Massimiliano Fuksas (RM). Esempio di dialogo tra allestimento innovativo, oggetti ed edificio storico. Esempio di museo che diviene polo culturale per eventi di arte, musica, spettacolo e convegni. ▪ LAZIO - Roma - Museo Nazionale Romano di Palazzo Altemps. Edificio storico - residenza privata (XV-XVII sec.): Palazzo Altemps. Proprietà: pubblica – statale. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: 1997-2009; arch. Francesco Scoppola (RM). Esempio di raffinato allestimento che fa dialogare edificio storico ed opere esposte. ▪ LAZIO - Roma - Museo Nazionale Romano della Crypta Balbi. Edificio storico – residenza privata su preesistenze archeologiche (teatro, 13 a.C.): Cortile porticato annesso al teatro di Balbo. Proprietà: pubblica – statale. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: 2000; arch. Maria Letizia Conforto (RM) - Studio grafico Inklink (FI). Esempio di accessibilità e di ricostruzioni grafiche che spiegano la complessità di un museo di archeologia urbana. ▪ LAZIO - Roma – Centrale Giovanni Montemartini. Edificio storico - di architettura industriale (1913): Centrale elettrica Giovanni Montemartini. Proprietà: pubblica – comunale. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: 1997; arch. Francesco Stefanori (RM). Esempio di suggestivo dialogo fra un’architettura industriale, reperti antichi ed allestimento. ▪ LAZIO - Pratica di Mare – Pomezia (RM) – Museo Archeologico Lavinium. Edificio storico - con funzione pubblica (presidio medico per distribuzione del chimino contro la malaria a inizio ‘900, poi altre destinazioni pubbliche fino al 2000 quando diviene caserma dei carabinieri). Edificio di Proprietà: pubblica – comunale. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: 2005; arch. Monica G. Sorti (RM). Esempio di accessibilità e di multimedialità in un piccolo museo comunale. 95 ▪ LIGURIA - Finale Ligure (SV) - Museo Archeologico del Finale. Edificio storico - architettura religiosa (1359): Convento domenicano di Santa Caterina. Proprietà: pubblica – comunale. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: 2003-2010; arch. Daniele Arobba – arch. Roberto Grossi – arch. Rossana Managlia. Esempio di un allestimento museale e di un percorso che si adattano agli spazi di un’architettura religiosa. ▪ LIGURIA - Genova (GE) - Mu.Ma. Castello d’Albertis. Museo delle Culture del Mondo. Edificio storico - residenza privata (neogotica): Castello d’Albertis. Proprietà: pubblica – comunale. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: 2004; prof. Massimo Chiappetta - ing. Luciano Grossi Bianchi – arch. Roberto Melai (GE). Esempio di riuscito inserimento museografico in una casa museo. ▪ LIGURIA - Genova (GE) - Museo Diocesano. Edificio storico - residenza privata (seconda metà del XII sec.) annessa ad un’architettura religiosa: Residenza dei Canonici di San Lorenzo. Proprietà: privata – ecclesiastica. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: 2000; arch. Mario Semino – arch. Giulio Sommariva (GE). In riallestimento il piano terra a cura dello Studio di Architettura di arch. Giovanni Tortelli – arch. Roberto Frassoni (BS). Esempio di suggestiva e chiara esposizione archeologica all’interno di un’architettura religiosa. ▪ LIGURIA - Savona (SV) - Museo Storico Archeologico. Edificio storico - architettura militare (1542): Fortezza del Priamàr. Proprietà: pubblica – comunale. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: 1989-1990; arch. Guido Canali – arch. Rita Lavagna – arch. Carlo Varaldo. Esempio di inserimento di aree di scavo archeologico all’interno del percorso museale e di dialogo fra edificio storico ed allestimento museale. Esempio di accessibilità visiva per non vedenti, tramite pannelli in braille, e per ipovedenti, tramite pannelli con sfondo nero o con caratteri ingranditi. ▪ LOMBARDIA - Brescia (BS) - Museo di S.Giulia. Edificio storico - architetture su preesistenze archeologiche (età romana) ed architetture religiose (età longobarda e rinascimentale): Complesso di S.Giulia. Proprietà: pubblica – comunale. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: 1998-2004; Giovanni Tortelli & Roberto Frassoni Architetti Associati (BS). Esempio di “alta” operazione museografica che rende leggibili i reperti e le complesse fabbriche, risalenti a diverse epoche storiche. ▪ MARCHE - Sassoferrato (AN) - Museo Civico. Edificio storico - con funzione pubblica (1335): Palazzo dei Priori. Proprietà: pubblica – comunale. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: 2006; Studio Einaudi di Roma. Esempio di dialogo tra vecchio e nuovo linguaggio, tra i materiali tradizionali della fabbrica storica e quelli nuovi utilizzati dall’intervento museografico. 96 ▪ MOLISE - Sepino - Località Altilia (CB) - Museo Archeologico di Saepinum. Edificio storico – residenze private (XVIII sec.) su preesistenze archeologiche (età romana): Abitazioni rurali del XVIII sec. sui resti del teatro romano nel Parco Archeologico di Altilia. Proprietà: pubblica – statale. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: 2002; arch. Nadia Pontarelli – arch. Domenico Vaccaro. . Esempio di museo che dialoga col parco archeologico in cui è inserito. ▪ PIEMONTE - Biella (BI) - Museo del Territorio Biellese – Sezione Archeologica. Edificio storico - architettura religiosa (‘500): Chiostro di S.Sebastiano. Proprietà: pubblica – comunale. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: 2000-2010; arch. Mauro Vercellotti (BI). . Esempio di un attento restauro che ha reso leggibili i valori dell’immensa fabbrica storica (circa 5.000 mq). ▪ PIEMONTE - Alba (CN) - Civico Museo Archeologico. Edificio storico - architettura religiosa (‘800): Monastero della Maddalena, nei locali prospicienti il cortile. Proprietà: pubblica – comunale. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: 2001; Ufficio Tecnico del Comune di Alba (CN) e Studio di architettura Gian Carlo Vischi (CN). Esempio di museo comunale attento al problema dell’accessibilità. ▪ PIEMONTE - Courgné (TO) - Museo Archeologico dell’Alto Canavese. Edificio storico - architettura industriale (‘800): Filanda della Manifattura. Proprietà: pubblica – comunale. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: 2004; arch. Maria Teresa Noto dell’Ufficio Tecnico del Comune di Courgnè (TO). Esempio di allestimento museale all’interno di un edificio di architettura industriale. ▪ PIEMONTE - Torino (TO) - Museo delle Antichità Egizie. Edificio storico - con funzione pubblica (XVII secolo, arch. Guarino Guarini): Collegio dei Nobili. Proprietà: pubblica – statale (con gestione privata a cura della Fondazione Museo delle Antichità Egizie). Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: in corso (con termine previsto a fine 2011); arch. Aimaro Oreglia d'Isola. Esempio di nuova operazione museografica attenta alla distribuzione degli spazi. Lo Statuario è esempio di allestimento accessibile per non vedenti con un percorso tattile corredato da una guida in braille e da un’audioguida. Si trova anche un percorso sonoro (Sentire i colori) per conoscere i colori della civiltà egizia. ▪ SARDEGNA - Nuoro (NU) - Museo Archeologico Nazionale. Edificio storico - residenza privata (casa padronale, inizio ‘800): Palazzo Asproni. Proprietà: pubblica – statale. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: 2002; arch. Michele Ciusa. Esempio di allestimento di un museo statale in una casa padronale di inizio ‘900. ▪ TOSCANA - Firenze (FI) - Museo Archeologico Nazionale. Edificio storico - residenza privata (1620): Palazzo della Crocetta e Corridoio Mediceo. Proprietà: pubblica – statale. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana. Esempio di coesistenza della ratio espositiva ottocentesca e di quella della nuova museografia contemporanea. 97 ▪ TOSCANA - Siena (SI) - Museo Archeologico - Complesso museale di S.Maria della Scala. Edificio storico - con funzione pubblica (struttura ospedaliera, età medievale): Sotterranei di S.Maria della Scala. Proprietà: pubblica – statale (con gestione comunale). Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: 2001; arch. Guido Canali (PR). Esempio di allestimento suggestivo di reperti in spazi sotterranei, dove i materiali poveri (legno e ferro) dell’intervento museografico restano in sordina, rispetto ai reperti. ▪ TOSCANA - Castiglion Fiorentino (AR) - Museo Archeologico. Edificio storico - con funzione pubblica: Palazzo Pretorio. Proprietà: pubblica – comunale. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: 2001-2004; arch. Maurizio Cappelletti (AR). Esempio di museo civico con percorso ipogeo degli scavi (2004) accessibile e collegato alle altre sezioni espositive (2001). ▪ TOSCANA - Rosignano Marittimo (LI) - Museo Civico Archeologico. Edificio storico - con funzione pubblica (‘500): Palazzo Bombardieri. Proprietà: pubblica – comunale. Anno di allestimento ed autori del progetto museografico: 1996 (trasferimento del museo in Palazzo Bombardieri); arch. Michele Berti (LI) – arch. Marco Todescato (LI) e Goppion S.p.a. (MI) per le vetrine. Esempio di allestimento museale attento alla comunicazione, che si avvale dell’uso di colori diversi per contraddistinguere le diverse sezioni espositive. ▪ TOSCANA - Piombino (LI) - Museo Archeologico del Territorio. Edificio storico - con funzione pubblica (1807): Palazzo Nuovo. Proprietà: pubblica – comunale (con gestione S.p.A. partecipata a totale capitale pubblico). Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: 2001/2004; arch. André Benaim (arch. francese con studio a Firenze). Principale polo espositivo dei Parchi della Val di Cornia, è esempio di allestimento suggestivo con ricostruzioni del paesaggio e degli ambienti antichi. ▪ TRENTINO ALTO ADIGE - Bolzano (BZ) - Museo Archeologico dell’Alto Adige. Edificio storico - residenza privata: Edificio residenziale del centro storico. Proprietà: pubblica – provinciale. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: 1998; arch. Silvano Taccus (BZ) - Gruppe Gut SNC (BZ). Esempio di allestimento archeologico in una caratteristica residenza privata del centro storico. ▪ TRENTINO ALTO ADIGE - Tirolo (BZ) - Sezione archeologica - Museo storico-culturale della provincia di Bolzano Castel Tirolo. Edificio storico - architettura militare (XIII sec.): Castello. Proprietà: pubblica – provinciale. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: 2003; arch. Markus Scherer (BZ). Esempio di allestimento interattivo con video installazioni, ricostruzioni e modelli. ▪ TRENTINO ALTO ADIGE - Riva del Garda (TN) – Sezione archeologica – Museo Rocca. Edificio storico - architettura militare (XII sec.): Rocca. Proprietà: pubblica – comunale. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: 2003 ed ampliata nel 2009; arch. Giovanni Marzari (RO). Esempio di operazione museografica che dialoga con l’edificio storico della rocca, scenograficamente affacciata sul lago. 98 ▪ UMBRIA - Narni (TR) - Sezione archeologica - Museo Civico di Palazzo Eroli. Edificio storico - residenza privata (fine ‘600-inizio ‘700) su preesistenze archeologiche (‘200): Palazzo Eroli. Proprietà: pubblica – comunale. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: 2008; Studio Associato di Terni (TR). Esempio di presenza forte e riconoscibile dell’operazione museografica, che attraverso nuovi. materiali (metallo) e colori (rosso, arancione), guidano il visitatore nel percorso museale. ▪ UMBRIA - Deruta (PG) - Museo Regionale della Ceramica. Edificio storico - architettura religiosa: Convento di San Francesco. Proprietà: pubblica – regionale. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: 1994; arch. Mario Manieri Elia (Roma). Esempio di deposito visitabile di reperti inserito all’interno del percorso museale. ▪ VALLE D’AOSTA - Aosta (AO) - Museo Archeologico Regionale. Edificio storico – architettura religiosa (‘600) poi con funzione pubblica (1802) su preesistenze archeologiche (età romana): Convento della Visitazione (‘600) poi Caserma (1802), sorto sui resti di età romana della Porta Principalis Sinistra. Proprietà: pubblica – regionale. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: 2010; Studio Area dell’arch. Ezio Bava (Santena – AO). Su progetto museologico a cura della dott.ssa Maria Cristina Ronc, attuale Direttrice del museo. Esempio di museo totalmente accessibile sia all’esterno che all’interno, dove ogni sala dei due piani espositivi è raggiunta dall’ascensore. L’accessibilità inizia dal sito web, che fornisce preziose informazioni e contenuti, anche interattivi, sulle collezioni del museo. ▪ VENETO - Rovigo (RO) - Museo dei Grandi Fiumi. Edificio storico - architettura religiosa (XIII sec.): Monastero Olivetano di San Bartolomeo. Proprietà: pubblica – comunale. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: 2001; scenografo Guido Ferrari (RO). Esempio di accessibilità e di comunicazione tramite la multimedialità. ▪ VENETO - Montebelluna (TV) - Museo di Storia Naturale e Archeologia. Edificio storico - residenza privata (‘700): Villa Biagi. Proprietà: pubblica – comunale. Anno di allestimento ed autore del progetto museografico: in tre fasi 1998 - 2005 - 2008; arch. P. Manessi & arch. M. Rigoni, Studio Architetti Veneti di Bassano del Grappa (VI). Esempio di multimedialità e di accessibilità di un nuovo allestimento in un’architettura privata settecentesca. 99 5.3 Alcuni musei d’interesse archeologico di qualità I musei di qualità qui selezionati ed analizzati costituiscono solo una esigua parte di tutti i musei di qualità d’interesse archeologico presenti in Italia ed elencati nel precedente paragrafo. Gli otto musei italiani qui analizzati sono stati oggetto di sopralluoghi e presentano aspetti particolarmente significativi, dal punto di vista del rapporto edificio storico-operazione museografica, da quello delle soluzioni espositive recenti e da quello dell’accessibilità. Elementi che hanno costituito importanti momenti di riflessione per la stesura delle Linee guida (Capitolo 6). Questi musei saranno presentati attraverso le Schede “B”, secondo l’ordine alfabetico delle Regioni e poi delle città in cui si trovano. ▪ EMILIA ROMAGNA - Bologna (BO) - Museo Civico Archeologico ▪ EMILIA ROMAGNA - Faenza (RA) - Museo Internazionale delle Ceramiche (MIC) ▪ EMILIA ROMAGNA - Ferrara (FE) - Museo Archeologico Nazionale ▪ EMILIA ROMAGNA - Formigine (MO) - Museo e Centro di Documentazione del Castello ▪ LOMBARDIA - Brescia (BS) – Museo di Santa Giulia ▪ TOSCANA - Firenze (FI) - Museo Archeologico Nazionale ▪ TOSCANA - Siena (SI) - Complesso di S.Maria della Scala. Museo Archeologico ▪ VENETO - Rovigo (RO) - Museo dei Grandi Fiumi 100 5.3.1 Scheda “B” EMILIA ROMAGNA - Bologna (BO) - Museo Civico Archeologico ESEMPIO DI: La storia del restauro dell’edificio storico e quella degli allestimenti precedenti viene documentata nella Sala introduttiva della Sezione egiziana. Confronto tra la nuova museografia contemporanea (Sezione egiziana) ed esempi esistenti di museografia ottocentesca italiana (Sezione etrusca, Sala greca, Sala romana). Conservazione dell’allestimento storico ottocentesco e sua valorizzazione tramite un corretto progetto illuminotecnico. Museo Civico Archeologico Bologna (BO) 101 Scheda “B” EMILIA ROMAGNA - Bologna (BO) - Museo Civico Archeologico REGIONE Emilia Romagna. DATI ANAGRAFICI - Nominativo: Museo Civico Archeologico. - Tipologia: Museo archeologico. - Località: Bologna. - Provincia: BO. - Indirizzo: v. dell’Archiginnasio n.2. - Posizione del museo: centro storico. - Segnaletica esterna al museo: presente. - Recapiti: Tel. 051-2757211. - - Parcheggio dedicato: non presente. E-Mail: personali dei funzionari del museo. - Sito web dedicato:www.iperbole.bologna.it/museoarcheologico/ - Proprietà: pubblica - comunale. - Gestione: diretta. ACCESSIBILITA’ - Fruibilità: aperto. - Ingresso: gratuito. - Accessibilità fisica (sistemi di trasporto del pubblico): ascensore tra i vari piani. - Accessibilità visiva (attenzione all’uso dei colori e dei contrasti; alla grandezza dei font): presente. - Assistenza specifica ai visitatori con disabilità fisiche, visive: su richiesta. EDIFICIO STORICO - Edificio storico (residenza privata del XV sec.): Palazzo Galvani. - Storia dell’edificio: primo impianto del XV sec. con restauri e modifiche fino al 1881. - Storia del restauro prima dell’ultimo allestimento: per la Sezione egiziana, restauro e consolidamento del piano interrato a cura del Comune di Bologna, negli anni 1988-1992. Nella Sezione dell’età preistorica è stato inserito un tramezzo murario; tutte le altre sezioni del museo non sono state interessate da lavori di consolidamento o di restauro, ma solo da riallestimenti. MUSEO - Storia degli allestimenti museali nel tempo: Il museo è stato aperto al pubblico nel 1881, nella stessa sede odierna di Palazzo Galvani, esponendo raccolte di musei bolognesi preesistenti ed altre opere, oggetto di donazioni, di acquisti e di lasciti; oltre ai reperti rinvenuti in occasione di scavi archeologici locali. Oggi il museo espone queste collezioni archeologiche, che sono state donate al Comune. Sono Collezioni universitarie (scienziato Ulisse Aldrovandi del ‘500; Ferdinando Cospi del ‘600; Ferdinando Marsili e Papa Benedetto XIV del ‘700) e private (pittore Pelagio Pelagi dell’800 ed altri pittori minori). I diversi ordinamenti ed allestimenti che si sono succeduti hanno conservato la concezione della museografia ottocentesca per il gusto antiquario, che ancora oggi permane in diverse sale. Il museo si sviluppa su tre piani (piano interrato, piano terra e primo piano) ed ospita: al piano terra, Gipsoteca e Lapidario; al piano seminterrato, la Sezione egiziana; mentre al primo piano le altre sezioni. Queste sezioni sono: Sezione preistorica; Confronti preistorici; Verrucchio; Collezione greca; Sculture greche e romane; Collezione etrusco-italica; Collezione romana; Bologna etrusca; Bologna gallica ed, infine, Bologna romana. - Progetto museologico dell’ultimo allestimento: dal 1994 al 2011, a cura delle diverse Direzioni del museo che si sono succedute nel tempo. Per esempio, per la Sezione egiziana, che rappresenta una delle sezioni più interessanti del museo, il progetto museologico è di Cristiana Morigi Govi, Direttrice del museo fino al 2009. 102 Scheda “B” EMILIA ROMAGNA - Bologna (BO) - Museo Civico Archeologico MUSEO - Progetto museografico dell’ultimo allestimento: la Sezione egiziana, inaugurata nel 1994, è dello Studio Cuppini (BO) e dell’arch. Stefano Piazzi (BO). Le altre sezioni (età preistorica, romana, etrusco italica, greca) sono state riallestite dall’arch. Stefano Piazzi nel 2005 (Sezione greca), nel 2007 (Sezione età preistorica) e nel 2010 (Sezione età romana), mentre la Sezione etrusco-italica è in corso di allestimento (2011). La Sezione Bologna gallica, riallestita nel 2003, non è stata curata dall’arch. Stefano Piazzi. Una caratteristica dell’allestimento della Sezione egiziana è quella di aver rispettato i volumi storici della fabbrica, utilizzando pareti attrezzate o vetrine od altri dispositivi per dividere gli spazi senza alterarli. In tutte le sezioni riallestite, poi, parte importante è affidata al sistema di illuminamento che spesso è l’unico dispositivo adottato per valorizzare i reperti esposti. - Strutture del museo (accoglienza ed informazioni): biglietteria; servizi igienici; spazi di sosta. - Strutture del museo (esposizione): aree espositive permanenti e temporanee per le opere - Strutture del museo (aree di servizio alle aree espositive): magazzini. - Strutture del museo (quadro esigenziale): uffici amministrativi. - Sistemi di allestimento: pannelli; vetrine (lignee quelle storiche, con telaio in lamiera pressopiegata verniciata quelle nuove); pedane; fissaggio a parete di opere fuori vetrina; [supporti per oggetti fuori vetrina]; [distanziatori in plastica nella Sezione egiziana]; sedute (panche lignee nella Sezione preistorica). - Strumenti di comunicazione primaria obbligatoria: segnaletica esterna ed interna al museo; identificazione delle opere [didascalie]. - Sussidi alla visita: pannelli; schede mobili; guide brevi; catalogo del museo; audioguide; guidate. - Servizi speciali per gli utenti: servizio educativo; biblioteca archeologica specializzata; aula didattica. - Servizi accessori: negozio [libreria-bookshop]; presenti diversi bar nelle vicinanze del museo. - Supporti tecnologici: postazioni pc nella Sezione dedicata alla Collezione greca; video proiezioni nella Sezione dell’età preistorica; sala video in Sezione egiziana. - Sistemi di illuminazione: luce naturale; luce artificiale d’ambiente e d’accento. L’illuminazione interna alle vetrine è affidata, soprattutto, a lampade fluorescenti lineari, in alcuni casi anche a fibre ottiche (Sezione egiziana, vetrina coi papiri). - Sistemi di controllo ambientale: la Sezione egiziana ha un impianto di aerazione (controllo temperatura e umidità) e deumidificatori mobili che controllano ulteriormente la temperatura. Tutte le altre sezioni del museo e gli uffici sono al momento dotati solo di apparecchi mobili, in attesa di un adeguato impianto di aerazione. - Sicurezza del museo (ambientale, strutturale, nell’uso, anticrimine, antincendio): telecamere; vigilanti; rilevatori antifumo; estintori; porte tagliafuoco; segnaletica con le vie di fuga; mappe con segnalazione delle vie di fuga; apparecchi illuminotecnici per l’illuminazione di emergenza. BIBLIOGRAFIA - MORIGI GOVI C.- PERNIGOTTI S., Museo Civico Archeologico di Bologna. La collezione egiziana, Milano 1994. - Guida al Museo Civico Archeologico di Bologna, MORIGI GOVI C. (a cura di), Compositori, Bologna 2009. - Informazioni sul restauro e sugli allestimenti del museo fornite dalla Dott.ssa Daniela Picchi, attuale responsabile della Sezione egiziana del museo, Bologna 2010. - Consulenza illuminotecnica: arch. Carolina De Camillis, Roma 2009-2010. REFERENZE FOTOGRAFICHE - Planimetrie del museo dal sito web www.comune.bologna.it/museoarcheologico.it - Fotografie eseguite dalla sottoscritta in occasione del sopralluogo al museo dell’11 aprile 2009. 103 Scheda “B” EMILIA ROMAGNA - Bologna (BO) - Museo Civico Archeologico 1 2 3 4 5 6 1. Prospetto esterno di Palazzo Galvani con ingresso del museo da via dell’Archiginnasio. 2. Corte interna con esposizione di reperti antichi. 3. La Biglietteria-Bookshop, occupando la parte centrale del piano terra del museo, vicino all’ingresso, funge anche da snodo per le sezioni ospitate al piano interrato e al primo piano. 4-6. Planimetrie del museo che si sviluppa tra piano terra (4), dove si trova l’ingresso, piano interrato (5) e primo piano (6). 104 Scheda “B” EMILIA ROMAGNA - Bologna (BO) - Museo Civico Archeologico 7 8 9 11 10 12 . 13 14 15 16 7-17. Sezione egiziana. Piano interrato. 7-8. Sala introduttiva (7). Pannelli a parete illustrano restauro dell’edificio storico, vecchio allestimento ed allestimento attuale. Di seguito, la Sala video (8) con sedute e sistema di 17 illuminazione su binari elettrificati b.v. con faretti per lampade alogene dicroiche e vetro diffusore sabbiato. 9-14. Lungo corridoio espositivo con totem introduttivo in metallo e vetro opaco serigrafato (9) e travi- stendardo in ferro e vetro sul lato destro che suddividono le epoche storiche lasciando aperta la visuale (11). Le vetrine a nastro vengono tagliate ortogonalmente da altre vetrine (10, 12). Telaio in lamiera pressopiegata verniciata e vetro, ripiani interni in vetro e un doppio sistema di illuminazione interna, dall’alto e dal basso, a lampade fluorescenti lineari (13). Didascalie su consolle esterna (12, 13). L’illuminazione d’ambiente è data, invece, da faretti dicroici orientabili montati su sistema a cavi tesi a bassissima tensione (10, 12). Vicino, la corte vetrata (14), spazio polifunzionale destinato a mostre temporanee ed a conferenze. 15-16. La Sala scrittura e amuleti, divisa in due parti da una parete-vetrina (15), contiene vetrine con telaio in lamiera pressopiegata verniciata e vetro (15-16). L’illuminazione è realizzata con lampade fluorescenti lineari per gli amuleti e, per ragioni conservative, a fibre ottiche per le pergamene. Sono presenti cassetti per contenere altri reperti. 17. Una vetrina a camera ricostruisce il contesto chiuso di un corredo funerario di epoca tarda. 105 Scheda “B” EMILIA ROMAGNA - Bologna (BO) - Museo Civico Archeologico 18 19 20 21 22 23 24 25 26 18-19. Sezione Bologna gallica. Illuminazione d’ambiente con apparecchi a parete con lampade a scarica a vapori di alogenuri metallici. Illuminazione interna alle vetrine con lampade fluorescenti lineari alloggiate nella sommità. 20-24. Sezione preistorica. Una lunga sala espositiva (21) contiene video proiezioni che supportano le spiegazioni fornite dalle didascalie e dai pannelli didattici. Al centro della sala un sistema di pannelli-sedute offre anche una zona di sosta ai visitatori con panche lignee (21-22). Le alte vetrine, con telaio in lamiera pressopiegata a vernice grigia ed apertura a cerniera laterale, hanno ripiani in vetro ed illuminazione interna dall’alto con apparecchi da incasso per lampade alogene con riflettore dicroico. Gli oggetti sono posti su supporti in plexiglas (24), mentre le didascalie sono posizionate a consolle lungo il lato lungo dei ripiani (24). 25-26. Segnaletica interna al museo. Un particolare di pannelli movibili in supporto metallico che forniscono indicazioni circa la distribuzione delle sale (25) e la loro localizzazione (26). Sono pannelli bilingue. 106 Scheda “B” EMILIA ROMAGNA - Bologna (BO) - Museo Civico Archeologico 27 29 28 30 31 34 32 35 33 36 27-30. Sezione Bologna etrusca. Un’immagine d’epoca (27) mostra un’utile confronto tra la situazione ottocentesca e quella attuale (28). L’allestimento attuale ha conservato quello storico, valorizzando e rendendo meglio visibili i reperti tramite un progetto illuminotecnico. Si tratta di un’illuminazione d’ambiente con apparecchi montati sulle catene delle volte (28-29), che hanno lampade alogene lineari e pannelli diffusori bianchi (30). 31-33. Collezione etrusco-italica. Un utile pannello didattico documenta l’allestimento ottocentesco (31), che è stato conservato nelle vetrine-armadio di legno. L’operazione museografica contemporanea ha inserito anche qui un nuovo impianto illuminotecnico che vede un’illuminazione d’ambiente con apparecchi a parete con lampade alogene (32). La sezione, in corso di riallestimento, vede l’ammodernamento delle vetrine tramite l’inserimento di vetri infrangibili (tramite una pellicola che riveste i vetri) e di apparecchi illuminotecnici interni, oltre alla sostituzione dei ripiani interni. 34. Nella Sezione romana si conserva l’allestimento dal gusto antiquarium, illuminando i reperti all’interno delle vetrine lignee con lampade fluorescenti lineari. La Sezione romana, così come quella della Collezione greca, è stata riallestita secondo i criteri museografici contemporanei, cioè rendendo infrangibili i vetri delle vetrine, inserendovi nuovi ripiani interni ed, infine, dotando le vetrine di un nuovo apparato illuminotecnico interno. 35-36. Nella Sala VI relativa alla Collezione greca, si trova un’illuminazione d’ambiente con plafoniere con lampade a scarica a vapori di alogenuri metallici ed un’illuminazione interna alle vetrine con lampade fluorescenti lineari. 107 5.3.2 Scheda “B” EMILIA ROMAGNA - Faenza (RA) - Museo Internazionale delle Ceramiche ESEMPIO DI: Importante progetto illuminotecnico inserito, fin dall’inizio, in fase di progetto museografico. Museo che diviene un importante centro di studio, di mostre temporanee e di laboratori didattici sulla ceramica. Diverse tipologie di vetrine studiate per le sezioni e per i reperti. Operazione museografica rispettosa dell’edificio storico. Museo Internazionale delle Ceramiche Faenza (RA) 108 Scheda “B” EMILIA ROMAGNA - Faenza (RA) - Museo Internazionale delle Ceramiche) REGIONE: Emilia Romagna. DATI ANAGRAFICI - Nominativo: Museo Internazionale delle Ceramiche (MIC). - Tipologia: Museo della Ceramica. - Località: Faenza. - Provincia: RA. - Indirizzo: v.le Baccarini n.19. - Posizione del museo: centro storico. - Segnaletica esterna al museo: presente. - Parcheggio dedicato: non presente. - Recapiti: tel. 0546 697311 - E-Mail:[email protected] - Sito web dedicato: www.micfaenza.org - Proprietà: mista, pubblica-privata (Fondazione Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza). - Gestione: diretta (Fondazione Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza). ACCESSIBILITA’ - Fruibilità: aperto. - Ingresso: a pagamento. - Accessibilità fisica (sistemi di trasporto del pubblico): montascale all’ingresso del museo, ascensore tra i vari piani, rampe nella Sezione Italia del Novecento). - Accessibilità visiva: da migliorare la grandezza dei font nelle didascalie. - Assistenza specifica ai visitatori con disabilità fisiche, visive: su richiesta. EDIFICIO STORICO - Edificio storico (architettura religiosa del 1267): Convento di San Maglorio. - Storia dell’edificio: il convento viene fondato dal faentino fra Lorenzo, eremita e oblato camaldolese, nel 1267. L’edificio seguirà diverse trasformazione, fino ad essere soppresso come ordine nel 1888. - Storia del restauro: 1983-1988, lavori di demolizione delle superfetazioni dell’ex convento e lavori di restauro, a cura dei due architetti faentini Rita Rava e Claudio Piersanti. MUSEO - Storia degli allestimenti museali nel tempo: nel 1912 primo allestimento del museo voluto dall’allora direttore del museo Gaetano Ballardini; nel 1949 secondo allestimento del Museo voluto dallo stesso Ballardini; nel 1989 ultimo allestimento progettato degli architetti faentini Rava e Piersanti. - Progetto museologico dell’ultimo allestimento: nel 1981 a cura del Dott. Gian Carlo Bojani (allora Direttore del museo) affida agli architetti R.Rava e C.Piersanti il progetto museografico. - Progetto museografico dell’ultimo allestimento: nel 1989 a cura di arch. Rita Rava e di arch. Claudio Piersanti. Progetto vincitore del Premio IN/ARCH 1990. Un progetto basato sulla presenza della luce, naturale e artificiale, che domina in tutti gli spazi dell’ex convento. Soluzioni museografiche diverse a seconda degli spazi, delle sezioni e dei reperti, ma tutti uniti dalla concezione di lasciare gli oggetti come veri protagonisti. - Strutture del museo (accoglienza ed informazioni): biglietteria; guardaroba custodito; servizi igienici; spazi di sosta. - Strutture del museo (esposizione): aree espositive permanenti e temporanee per le opere. - Strutture del museo (aree di servizio alle aree espositive): magazzini; [archivio]; laboratorio di restauro. 109 Scheda “B” EMILIA ROMAGNA - Faenza (RA) - Museo Internazionale delle Ceramiche MUSEO - Strutture del museo (quadro esigenziale): uffici amministrativi. - Sistemi di allestimento: pannelli; vetrine; pedane; [supporti per oggetti fuori vetrina]; sedute. - Strumenti di comunicazione primaria obbligatoria: segnaletica esterna ed interna al museo; identificazione delle opere [didascalie]. - Sussidi alla visita: pannelli; schede mobili; guide brevi; catalogo del museo; audioguide; visite guidate. - Servizi speciali per gli utenti: servizio educativo; biblioteca e centro di documentazione; fototeca; laboratorio [didattico], [sala convegni]. - Servizi accessori: negozio [libreria-bookshop]. Sono presenti alcuni bar nelle vicinanze del museo. - Supporti tecnologici: postazioni pc. - Sistemi di illuminazione: di vario tipo a seconda delle vetrine, progetto dello Studio Via Bizzuno di Minerbio (BO). L’illuminazione d’ambiente delle sale è di vario tipo, a seconda dell’architettura e delle esigenze delle sale espositive: con l’impianto illuminotecnico alloggiato nel controsoffitto; con plafoniere che montano lampade alogene etc. L’illuminazione interna delle vetrine varia secondo le esigenze e secondo le tipologie delle vetrine: a lampade fluorescenti lineari dall’alto e dal basso e con apparecchi da incasso per lampade alogene dicroiche; con apparecchi da incasso per lampade alogene dicroiche alloggiate nella sommità; con lampade alogene a sensori etc. In alcuni casi, le vetrine non sono illuminate internamente, ma esternamente, tramite un sistema lineare a led su barra di acciaio che illumina dall’alto l’espositore. - Sistemi di controllo ambientale: L’impianto di condizionamento è presente in alcune sale del museo, ma non viene utilizzato, a causa degli eccessivi costi di funzionamento. - Sicurezza del museo (ambientale, strutturale, nell’uso, anticrimine, antincendio): telecamere; vigilanti; rilevatori antifumo; estintori; porte tagliafuoco; segnaletica con le vie di fuga; mappe con segnalazione delle vie di fuga; apparecchi illuminotecnici per l’illuminazione di emergenza. BIBLIOGRAFIA - RAVA R. - PIERSANTI C., Un sogno un progetto un museo. Museo Internazionale delle ceramiche Faenza, Electa, Milano 1998. - Informazioni sull’allestimento del museo rilasciate dal dott. Gian Luigi Trerè, attuale responsabile dell’Ufficio Mostre del museo, Faenza 2009. - Consulenza illuminotecnica: arch. Carolina De Camillis, Roma 2009. REFERENZE FOTOGRAFICHE: - Planimetrie del museo dal dépliant in distribuzione al museo. - Fotografie d’epoca (nn.41-42) da RAVA R.- PIERSANTI C., Un sogno un progetto un museo. Museo Internazionale delle ceramiche Faenza, Electa, Milano 1998, p.21. - Fotografie eseguite dalla sottoscritta in occasione del sopralluogo al museo del 20 giugno 2009. 110 Scheda “B” EMILIA ROMAGNA - Faenza (RA) - Museo Internazionale delle Ceramiche 37 38 39 40 Piano terra del museo: A-1-12 Sale Mostre temporanee 2-3-4-11-12 Sale Collezioni permanenti Ingresso al museo Piano interrato del museo: 12A Sala Collezioni permanenti 41 Primo piano del museo: 5-6-7-8-9-10-13-14 Sale Collezioni permanenti 42 37-38. Il museo è all’interno dell’ex convento di S.Maglorio (1267). Il “verde” naturale domina nella facciata principale con l’ingresso (37) e nella corte interna (38). 39-40. Il museo si sviluppa su tre piani che ospitano collezioni permanenti, sale per mostre temporanee, un’importante biblioteca specialistica ed un laboratorio di restauro della ceramica. 41-42. Al primo allestimento del 1912 del museo (41), secondo il gusto antiquarium dell’epoca (41), segue un secondo allestimento del 1949 (42). L’allestimento attuale risale al 1989, secondo il progetto degli architetti faentini R.Rava e C.Piersanti, su incarico del Comune di Faenza. Un progetto che vede il rispetto della fabbrica storica ed un importante progetto illuminotecnico inserito in fase di riallestimento museale, oltre all’importanza dell’illuminazione naturale. 111 Scheda “B” EMILIA ROMAGNA - Faenza (RA) - Museo Internazionale delle Ceramiche 43 44 45 46 47 48 51 50 51 43-45. Sala 2, Sezione età precolombiana. Un’atmosfera particolare, di mistero, permea tutta la sezione. Vetrine posizionate a taglio attingono la luce naturale proveniente dalla corte interna, senza “disturbare” i reperti (44). Sono vetrine in telaio metallico a vernice nera (43) con consolle esterna, recante anche le immagini dei diversi reperti esposti (45). L’illuminazione interna generale prevede lampade fluorescenti lineari dall’alto e dal basso, mentre l’illuminazione interna d’accento è realizzata con apparecchi da incasso per lampade alogene con riflettore dicroico. 46-48. Sala 14, Sezione Novecento italiano. Domina la trasparenza e la luce naturale. Un esempio di pannello didattico di sala con logo del museo (MIC) e titolo della Sezione (46). Ceramiche esposte su panche metalliche (47) o in semplici vetrine (48). La luce naturale che entra dal caveau centrale invade tutto lo spazio (48). All’occorrenza, vengono utilizzati anche sistemi oscuranti. 49. Sala 6, Sezione Maioliche faentine ‘300-’500. Un esempio di vetrina con semplice basamento metallico a vernice bianca e teca in vetro. L’illuminazione è data da un sistema lineare a led su barra di acciaio che illumina dall’alto. Didascalia su consolle esterna e ripiani interni in vetro. La vetrina è siliconata, per motivi di sicurezza. 50-51. Sala 13, Sezione Novecento faentino. In questa sala l’impianto illuminotecnico è alloggiato nel controsoffitto (49) mentre, tra ceramiche su supporti metallici simili a panche, si trovano due vetrine in legno e profilo metallico contenenti alcune opere (50). L’insieme costituisce l’opera d’arte contemporanea Vetrine archeologiche dell’artista Alfonso Leoni. Opera vincitrice nel 1976 del 34° Concorso del Premio “Faenza”. 112 Scheda “B” EMILIA ROMAGNA - Faenza (RA) - Museo Internazionale delle Ceramiche 52 53 54 55 56 57 52-55. Primo piano, Sala 7, Maioliche faentine ‘400-’600. L’ex corridoio del convento ospita diverse tipologie di vetrine e di illuminazione interna (52). Nelle vetrine a muro sporgenti, l’illuminazione interna generale prevede lampade fluorescenti lineari, dall’alto e dal basso, mentre l’illuminazione interna d’accento è realizzata con apparecchi da incasso, per lampade alogene con riflettore dicroico (53). Nelle vetrine a mensola il sistema illuminante è alloggiato solo nella sommità e si tratta di apparecchi da incasso per lampade alogene con riflettore dicroico (54-55). In entrambi i casi, i telai delle vetrine sono in lamiera pressopiegata a vernice bianca. 56. Primo piano, Bianchi di Faenza. La vetrina “a maschera”, di notevoli dimensioni, ha un grande impatto sulla sala, attirando a sé tutta l’attenzione del visitatore. Il sistema di apertura è occultato, preservando i reperti da eventuali furti. 57. Primo piano, Sala Ceramiche faentine dell’800. Il nuovo allestimento del 2004 rispetta un orientamento museografico cronologico, topografico e storico-sistematico. Vetrine a cubo con lampade alogene a sensori consentono un notevole risparmio energetico. Esse presentano un sistema di apertura frontale con serratura a vista. 113 5.3.3 Scheda “B” EMILIA ROMAGNA - Ferrara (FE) - Museo Archeologico Nazionale ESEMPIO DI: Operazione museografica rispettosa dell’edificio storico. Il progetto illuminotecnico e le nuove vetrine hanno valorizzato la fruibilità delle opere. Museo Archeologico Nazionale Ferrara (FE) 114 Scheda “B” EMILIA ROMAGNA - Ferrara (FE) - Museo Archeologico Nazionale REGIONE: Emilia Romagna. DATI ANAGRAFICI - Nominativo: Museo Archeologico Nazionale. - Tipologia: Museo archeologico. - Località: Ferrara. - Provincia: FE. - Indirizzo: v. XX settembre n.122. - - Segnaletica esterna al museo: presente. - Recapiti: tel. 0532 66299. - Posizione del museo: Centro storico. - Parcheggio dedicato: non presente. E-Mail: [email protected] - Sito web dedicato: www.archeobo.arti.beniculturali.it/Ferrara/index.htm - Proprietà: pubblica - statale. - Gestione: Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna (SAERBO). ACCESSIBILITA’ - Fruibilità: aperto. - Ingresso: a pagamento. - Accessibilità fisica (sistemi di trasporto del pubblico): un montacarichi di accesso dal livello stradale alla biglietteria; un ascensore che permette l’accesso al piano nobile e ai servizi igienici dedicati. - Accessibilità visiva: uso dei colori e dei contrasti; adeguata grandezza dei font. - Assistenza specifica ai visitatori con disabilità fisiche, visive: su richiesta. EDIFICIO STORICO - Edificio storico (residenza privata del 1504): Palazzo Costabili detto Palazzo di Ludovico il Moro, edificato nel 1504 su progetto dell’arch. Biagio Rossetti (FE) per Antonio Costabili. - Storia dell’edificio: il Museo Archeologico Nazionale fu istituito per accogliere i materiali recuperati dalla fine degli anni Venti del XX secolo dalla necropoli della città etrusca di Spina. L’immobile fu acquisito allo Stato nel 1920 ed inaugurato nel 1935, divenendo anche sede degli Uffici territoriali della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna per la provincia di Ferrara. Il museo si compone attualmente di quindici sale, compreso il Salone d’onore, o delle Carte geografiche, allestite in ordine diacronico con corredi della necropoli di Spina. - Storia del restauro: Negli anni 1930-1935, e cioè prima di divenire sede museale (1935), il palazzo ha subito pesanti interventi di restauro, tesi a riportare l’edificio alla sua presunta veste originaria. Tra i restauri contemporanei, che interessano la fabbrica storica, si ricordano quelli degli anni 2004-2010. Nel 2004-2006, grazie ai finanziamenti del Gioco del Lotto, sono state restaurate le nuove otto sale del piano nobile, inaugurate nel 2007; mentre altri restauri hanno permesso l’inaugurazione nel 2007 dell’Aula Costabiliana, affrescata a inizio ‘500 dal pittore ferrarese detto il Garofalo e, nel 2010, la riapertura del Giardino monumentale di gusto neo rinascimentale (1930). MUSEO - Storia degli allestimenti museali nel tempo: Al primo allestimento del 1935 ne seguono altri, fino a quello più recente del 2007. - Progetto museologico dell’ultimo allestimento: dott.ssa Fede Berti (ex Direttrice del museo). - Progetto museografico dell’ultimo allestimento: 2007, aumento di oltre 500 mq espositivi in otto sale al piano nobile. Progetto museografico di arch. Carla Di Francesco, al 2007 Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia Romagna. Inoltre, nell’estate del 2010 le sale numero I, II, VIII, IX e XII hanno subito ulteriori modifiche nell’allestimento (vetrinistica ed illuminotecnica), al fine di rendere maggiormente fruibili le opere esposte. In corso di allestimento c’è una seconda ala con progetto museografico dell’arch. Francesco Scoppola (RM), progetto, al 2010, non ancora realizzato. 115 Scheda “B” EMILIA ROMAGNA - Ferrara (FE) - Museo Archeologico Nazionale MUSEO - Strutture del museo (accoglienza ed informazioni): biglietteria; guardaroba custodito; servizi igienici; spazi di sosta. - Strutture del museo (esposizione): aree espositive permanenti per le opere. - Strutture del museo (aree di servizio alle aree espositive): magazzini; [archivio]. - Strutture del museo (quadro esigenziale): uffici amministrativi. - Sistemi di allestimento: pannelli; vetrine; sedute (poltroncine in materiale plastico di colore bianco). - Strumenti di comunicazione primaria obbligatoria: segnaletica esterna ed interna al museo; identificazione delle opere [didascalie]. - Sussidi alla visita: pannelli; schede mobili; guide brevi; catalogo del museo; visite guidate. - Servizi speciali per gli utenti: servizio educativo,; laboratorio [didattico]. - Servizi accessori: non presenti. - Supporti tecnologici: sala video. - Sistemi di illuminazione: luce naturale dalle finestre e luce artificiale. Luce artificiale con lampade fluorescenti lineari dietro schermi di metacrilato nella maggior parte delle vetrine; in alcune vetrine vi sono anche fibre ottiche; illuminazione d’ambiente con apparecchi a parete con tre corpi illuminanti orientabili con una lampada grande a scarica di ioduri metallici e con due lampade piccole alogene a basso voltaggio (Targetti, sistema Mondial). Quest’ultima non rappresenta un tipo di illuminazione d’ambiente di qualità. - Sicurezza del museo (ambientale, strutturale, nell’uso, anticrimine, antincendio): telecamere; custodi; vigilanti; rilevatori antifumo; estintori; porte tagliafuoco; segnaletica con le vie di fuga; mappe con segnalazione delle vie di fuga; apparecchi illuminotecnici per l’illuminazione di emergenza. BIBLIOGRAFIA - Spina tra Archeologia e Storia in "Storia di Ferrara", BERTI F. - HARARI M. (a cura di), Corbo, Ferrara 2004. - Consulenza illuminotecnica: arch. Carolina De Camillis, Roma 2009. - Informazioni sul museo fornite dalla Dott.ssa Caterina Cornelio, attuale Direttrice del museo, Ferrara 2010. REFERENZE FOTOGRAFICHE - Fotografie effettuate dalla sottoscritta durante il sopralluogo al museo del 29 maggio 2009. - Planimetria del museo da www.archeobo.arti.beniculturali.it/Ferrara/nuove_sale.htm 116 Scheda “B” EMILIA ROMAGNA - Ferrara (FE) - Museo Archeologico Nazionale 58 59 60 Salone delle Carte Geografiche Accesso al museo dalla corte interna, tramite lo scalone monumentale La nuova ala al piano nobile con otto sale espositive (oltre 500 mq). 61 62 63 64 58-60. Il museo è all’interno dell’edificio storico rinascimentale di Palazzo Costabili detto di Palazzo Ludovico il Moro, progettato dall’arch. Biagio Rossetti. Prospetto principale (58), corte interna (59) e scalone monumentale (60). 61. Planimetria del primo piano del museo con indicazione delle otto nuove sale espositive che mostrano reperti appartenenti ai corredi tombali della necropoli di Spina. Questa nuova ala, inaugurata nel 2007, si trova adiacente al Salone delle Carte Geografiche. Progetto museografico dell’arch. Di Francesco. 62-64. Il restauro e l’ultima operazione museografica hanno rispettato i valori storico – artistici della fabbrica. Visibili camini (62), soffitti voltati (63) e soffitti a cassettoni (64), risalenti alle modifiche settecentesche. In particolare, nella Sala 12, il restauro ha deciso di non integrare le lacune e, in alcuni punti, di lasciare visibili i vari strati pittorici presenti nel soffitto a cassettoni (64). 117 Scheda “B” EMILIA ROMAGNA - Ferrara (FE) - Museo Archeologico Nazionale 65 66 68 69 71 67 70 72 73 65-68. Sala 1, primo piano. Vetrina con telaio in lamiera pressopiegata a vernice nera (65). Alcuni reperti sono posti su basamenti retro illuminato con lampade fluorescenti lineari (66). L’illuminazione interna alle vetrine è affidata a lampade fluorescenti lineari poste dietro uno schermo di metacrilato (68), mentre le didascalie sono su una consolle esterna alla vetrina (67). 69-71. Sala 11, primo piano. Una vetrina dalla forma diversa, ma delle stessa tipologia di quelle presenti nella maggior parte delle sale espositive. Sempre telaio in lamiera pressopiegata a vernice nera (69), illuminazione interna con lampade fluorescenti lineari dietro schermo di metacrilato (71) e supporti per le opere in plexiglas (70). 72-73. Sala 13, primo piano. Vetrine con leggero profilo in ferro ed illuminazione interna a fibre ottiche. 118 5.3.4 Scheda “B” - EMILIA ROMAGNA – Formigine (MO) - Museo e Centro di Documentazione del Castello ESEMPIO DI: Intervento esito di una stretta collaborazione tra progetto di restauro, progetto museologico e progetto museografico. Esempio di progetto di restauro di un monumento preceduto da una conoscenza propedeutica al restauro stesso, tramite la costituzione di una giornata di studi e di un comitato scientifico. Inserimento riuscito di un’operazione museografica all’interno di un edificio storico di architettura militare. Allestimento museale multimediale. La storia delle vicende di una comunità ruota attorno alle vicende del suo Castello, tramite una narrazione che parte da personaggi viventi e non, da testimonianze storiche e da reperti archeologici. Accessibilità “virtuale” tramite postazioni pc e video. Un espediente che rispetta la fabbrica e che supera l’inaccessibilità dell’architettura difensiva. Operazione museografica rispettosa dell’edificio storico. Museo e Centro di Documentazione del Castello Formigine (MO) 119 Scheda “B” EMILIA ROMAGNA - Formigine (MO) - Museo e Centro di Documentazione del Castello REGIONE: Emilia Romagna. DATI ANAGRAFICI - Nominativo: Museo e Centro di Documentazione del Castello di Formigine. - Tipologia: Museo archeologico. - Località: Formigine. - Provincia: MO. - Indirizzo: P.zza Calcagninini n.1 - Posizione del museo: centro storico. - Segnaletica esterna al museo: presente. - Recapiti: tel. 059 416 145-244. - - Parcheggio dedicato: non presente. E-Mail: [email protected] - Sito web dedicato: www.comune.formigine.mo.it - Proprietà: pubblica – comunale. - Gestione: mista. Indiretta, tramite una Cooperativa privata, per il supporto didattico (visite guidate, laboratori didattici); diretta per la Direzione del museo, ad opera del Comune. ACCESSIBILITA’ - Fruibilità: aperto. - Ingresso: a pagamento. - Accessibilità fisica (sistemi di trasporto del pubblico): ascensore nel Palazzo Marchionale; rampe nelle sale dedicate alle mostre temporanee; passerelle, per accedere alla Rocchetta, dal Parco Archeologico interno. - Accessibilità visiva: sistemi multimediali. - Assistenza specifica ai visitatori con disabilità fisiche, visive: sala introduttiva multimediale con proiezione video e postazioni pc. EDIFICIO STORICO - Edificio storico (architettura militare del 1201): Castello. - Storia dell’edificio: il Castello del 1201 è costituito dalla Rocchetta e dal Palazzo Marchionale. - Storia dell’ultimo restauro: ad opera dell’arch. Domenico Biondi e dell’arch. Vincenzo Vandelli (Progettisti Associati Sassuolo - MO), tra il 1997 ed il 2007. L’ultimo restauro è preceduto da un’attenta conoscenza propedeutica al restauro stesso, dato dalla costituzione di una giornata di studi (04.10.1997) e di un comitato scientifico. Indagini storiche, rilievi, indagini chimico-fisiche, mappatura del degrado e sondaggi archeologici hanno preceduto il progetto di restauro. Un progetto di restauro che ha voluto rendere leggibili le fasi storiche fondamentali del complesso architettonico, occultato da precedenti interventi di restauro. Gli interventi principali si possono riassumere in: consolidamento degli impalcati; recupero delle antiche pavimentazioni esistenti e posa in opere di quelle nuove; recupero di scale e di passerelle; recupero delle murature esistenti; recupero delle tipologie costruttive, dei materiali e dei volumi originari degli spazi interni; recupero dei vani interrati; recupero di parte del parco interno come parco archeologico collegato al sistema dei fossati. Inoltre: rimozione degli intonaci cementizi più recenti ed incongrui e svelinatura di quelli antichi portando alla luce le antiche decorazioni superstiti. Accessibilità data da un ascensore e dalla creazioni di passerelle, oltre che dal ripristino di scale. Nuovi infissi esterni; nuovi impianti tecnologici (idrici, d’illuminazione etc.). MUSEO - Storia degli allestimenti museali nel tempo: l’unico allestimento è quello del 2007. - Progetto museologico dell’allestimento a cura di: dott. Sauro Gelichi (Università degli Studi Cà Foscari – VE); della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna e del Comune di Formigine (MO). - Progetto museografico e multimediale: Studio Azzurro di Milano (2007). - Progetto illuminotecnico: arch. Domenico Biondi (Sassuolo – MO). - Strutture del museo (accoglienza ed informazioni): biglietteria-bookshop; armadietti-guardaroba; servizi igienici. 120 Scheda “B” EMILIA ROMAGNA - Formigine (MO) - Museo e Centro di Documentazione del Castello MUSEO - Strutture del museo (esposizione): aree espositive permanenti nel Castello; aree espositive temporanee nel Palazzo Marchionale. - Strutture del museo (aree di servizio alle aree espositive): magazzini. - Strutture del museo (quadro esigenziale): uffici amministrativi. - Sistemi di allestimento: pannelli; vetrine con telaio in lamiera di ferro; sistemi multimediali inseriti in tavoli, in armadi etc; panche lignee per le sedute. - Strumenti di comunicazione primaria obbligatoria: segnaletica esterna ed interna al museo; identificazione delle opere [didascalie] su supporto adesivo all’interno delle vetrine. - Sussidi alla visita: pannelli; guide brevi; catalogo del museo; visite guidate; [plastico tridimensionale interattivo del castello]. - Servizi speciali per gli utenti: servizio educativo; centro di documentazione; laboratorio [didattico]; [sala convegni nel Palazzo Marchionale]. - Servizi accessori: negozio [libreria-bookshop]; caffetteria-ristorante in corso di allestimento. - Supporti tecnologici: postazioni pc; video-installazioni; video proiezioni; accompagnamento sonoro. - Sistemi di illuminazione: la luce naturale proveniente dalle finestre viene schermata da tende oscuranti in tessuto nero. La luce artificiale è data da faretti orientabili montati su binario a soffitto con lampade alogene PAR 30; da plafoniere a parete con lampade fluorescenti compatte; da lampade fluorescenti lineari all’interno di vetrine ed, infine, da fibre ottiche all’interno delle vetrine. - Sistemi di controllo ambientale: le vetrine non sono climatizzate, gel di silice ed igrometro sono solo nelle vetrine contenenti i metalli. L’impianto di riscaldamento è di tipo tradizionale con serpentina ad acqua, in tutti gli ambienti, a parte le torri, che non sono riscaldate, ed il Corpo di Guardia, che dispone di pannelli radianti sotto il pavimento. Gli impianti di climatizzazione sono presenti solo in alcune zone del museo e sono autonomi. - Sicurezza del museo (ambientale, strutturale, nell’uso, anticrimine, antincendio): telecamere; vigilanti; rilevatori antifumo; estintori; porte tagliafuoco; segnaletica con le vie di fuga; mappe con segnalazione delle vie di fuga; apparecchi illuminotecnici per l’illuminazione di emergenza. BIBLIOGRAFIA - Informazioni sul restauro e sull’allestimento del museo sono state rilasciate da: arch. Stefano Vandelli, dott.ssa Nicoletta Brigati (Direttice del museo al 2009), sig.ra Rossella Gavioli (Comune di Formigine), Formigine 2009. - www.comune.formigine.mo.it - Il castello di Formigine. Archeologia, storia e restauro, VANDELLI V. (a cura di), Milano 2007, pp.71-84. - Il castello di Formigine. Il museo multimediale. Il tempo e lo spazio, STUDIO AZZURRO (a cura di), Milano 2007. - Consulenza illuminotecnica dell’arch. Carolina De Camillis, Roma 2009. REFERENZE FOTOGRAFICHE - Fotografie effettuate dalla sottoscritta durante due sopralluoghi al museo nel 2009 e nel 2010. - Figure nn. 74-75: dèpliant gratuito in distribuzione alla biglietteria del museo nel 2010. 121 Scheda “B” EMILIA ROMAGNA - Formigine (MO) - Museo e Centro di Documentazione del Castello A A B A B Castello (1201) Palazzo Marchionale (bookshop-biglietteria, sale mostre temporanee, caffetteria in allestimento, sala ricevimenti, C sala matrimoni) B 74 C Rocchetta (spazi espositivi) Parco archeologico Ingresso al museo B A B1 A B2 B3 75 A1 Torre NE (3 piani) B1 Corpo di Guardia (2 piani) B3 Torre SE (3 piani) B2 Torre dell’Orologio (4 piani) 74. Disegno ricostruttivo del Castello e del Parco archeologico interno. 75. Sezione del Castello, visto dal Parco archeologico interno, con Palazzo Marchionale (Torre di Nord Est) e Rocchetta (Corpo di Guardia, Torre dell’Orologio e Torre di Sud Est). Nel Palazzo Marchionale si trovano: gli Uffici comunali di rappresentanza ed i servizi aggiuntivi del museo; a piano terra la biglietteria-bookshop e la sala di accoglienza; al primo piano la sala riunioni, la sala consiliare/sala conferenze e la sala matrimoni. Mentre, nella Torre di Nord Est si trovano sale di rappresentanza. Nella Rocchetta, all’interno dei vari corpi di fabbrica, si trovano le sale espositive permanenti. 122 Scheda “B” EMILIA ROMAGNA - Formigine (MO) - Museo e Centro di Documentazione del Castello 76 79 77 80 78 81 82 76. Castello. Prospetto esterno su piazza Calcagnini. L’architettura militare dell’edificio si impone sulla città, dominandola. Il Castello ospita la Rocchetta e il Palazzo Marchionale. 77. Palazzo Marchionale. Prospetto esterno sul Parco Archeologico. Il Palazzo ospita a piano terra la biglietteria del museo, le sale per mostre temporanee; mentre al primo piano la sala per i matrimoni e la sala conferenze. 78. Parco archeologico interno. L’area è stata interessata da scavi archeologici, i cui ritrovamenti sono stati lasciati in parte visibili. 79. Recinzione, in ferro e in cavi d’acciaio, che delimita l’area di scavo. 80-81. Rocchetta. Prospetto sul Parco Archeologico con rampa d’accesso. 82. Particolare della rampa d’accesso in legno con parapetto in ferro e cavi d’acciaio. 123 Scheda “B” EMILIA ROMAGNA - Formigine (MO) - Museo e Centro di Documentazione del Castello 83 84 87 85 88 90 86 89 91 92 83-85. Palazzo Marchionale. Piano Terra. Biglietteria – Bookshop (83-84). Un bancone ligneo che espone cataloghi e pubblicazioni del museo. L’illuminazione d’ambiente è data da apparecchi a parete con lampade fluorescenti compatte (85). 86-88. Palazzo Marchionale. Piano Terra. Sala introduttiva con video proiezione (86), panche (87), armadiettiguardaroba (87) e postazioni pc (88). Questa sala didattica, grazie alla multimedialità, permette un’accessibilità totale virtuale a tutti gli spazi espositivi del museo. Dai pc è possibile anche conoscere la storia di Formigine, del suo Castello ed, in particolare, quella del restauro, degli scavi archeologici e dell’allestimento. 89-92. Palazzo Marchionale. Piano Terra. Sale per mostre temporanee (89-90), con rampe per il superamento di dislivelli (90) e predisposizione di uno spazio per caffetteria-ristorante al 2010 ancora in allestimento (91). Il piano superiore è raggiungibile anche tramite un ascensore (92). 124 Scheda “B” 93. EMILIA ROMAGNA - Formigine (MO) - Museo e Centro di Documentazione del Castello 93 94 95 96 97 98 Rocchetta. Torre dell’Orologio, piano terra. Stanza delle deposizioni. Un tavolo interattivo mostra alcuni racconti tratti da un registro delle deposizioni del ‘600 di Formigine. 94. Rocchetta. Torre dell’Orologio, primo piano, Stanza della Pigna. La sala mostra gli affreschi rinvenuti a seguito dei lavori di restauro del Castello. Si è scelto un restauro che non integra le lacune pittoriche. 95-98. Rocchetta. Torre dell’Orologio, secondo piano. Il Tavolo del Capitano e la vita quotidiana. Installazione interattiva e multimediale che mostra la vita del Capitano delle Guardie nel Medioevo (95-96). Vetrina a forma di tavolo con struttura in ferro (97) ed illuminazione interna a lampade fluorescenti lineari (98). Non compaiono didascalie. 125 Scheda “B” EMILIA ROMAGNA - Formigine (MO) - Museo e Centro di Documentazione del Castello 99 100 102 103 105 106 101 104 107 99-100. Rocchetta. Torre dell’Orologio, terzo piano. Stanza dell’orologio. Video proiezione a parete dell’Orologio del Castello (99), vicino gli ingranaggi dell’orologio storico e l’orologio funzionante (100). 101. Rocchetta. Corpo di Guardia, primo piano. Video proiezioni, su teli appesi al soffitto, narrano la storia del Castello e del suo restauro. 102-103. Rocchetta. Corpo di Guardia, primo piano. Sala col tavolo contenente il plastico interattivo del Castello. 104-107. Rocchetta. Corpo di Guardia, primo piano. Sala de I leggii e dell’armadio vetrina. I leggii sono pc-scrigni, libri virtuali, postazioni interattive che il visitatore può interrogare (104-105), mentre, dall’armadio, cassetti ed ante nascondono oggetti e video proiezioni legati ad essi (106-107). 126 Scheda “B” EMILIA ROMAGNA - Formigine (MO) - Museo e Centro di Documentazione del Castello 108 109 110 - 111 112 113 108-110. Rocchetta. Torre Sud Est, piano terra. Stanza della Sepoltura. A terra, una video proiezione su una sepoltura rinvenuta nel parco archeologico del Castello (108), mentre in alcune vetrine sono esposti gli oggetti rinvenuti in questo contesto chiuso. Le vetrine sono a mensola, con telaio in ferro ed illuminazione interna a fibre ottiche (109). Ogni reperto viene focalizzato singolarmente, grazie alla “maschera” posta tra il vetro e il visitatore (110). All’interno vi sono segna numeri in vetro e gli oggetti sono ingranditi tramite lenti (110). 111-113. Rocchetta. Torre Sud Est, secondo piano. Tra video proiezioni proiettate a parete e su un telone al centro della sala (111), un’altra tipologia di vetrina a mensola con struttura in ferro ed illuminazione interna con lampade fluorescenti lineari (112), la didascalia cartacea, unitaria per tutti i reperti esposti si trova ad un’estremità della vetrina (113). Sul vetro della vetrina si trovano anche ricostruzioni grafiche dei reperti con lacune. La scelta del restauro archeologico è qui quella di suggerire la “figura” e la forma intera del reperto, senza presentarla materialmente. 127 5.3.5 Scheda “B” - LOMBARDIA - Brescia (BS) - Museo di Santa Giulia ESEMPIO DI: Intervento esito di una stretta collaborazione tra progetto museologico, progetto di restauro e progetto museografico. Coscienzioso inserimento di un’operazione museografica all’interno di un complesso monumentale dato da fabbriche storiche di diverse epoche. Chiarezza, semplicità e visibilità dell’intervento museografico. Museo di Santa Giulia Brescia (BS) 128 Scheda “B” LOMBARDIA - Brescia (BS) - Museo di Santa Giulia REGIONE: Lombardia. DATI ANAGRAFICI - Nominativo: Museo di Santa Giulia. - Tipologia: Museo archeologico. - Località: Brescia. - Provincia: BS. - Indirizzo: v.Musei, 81/B. - - Segnaletica esterna al museo: presente. - Recapiti: tel. 030 297 7833. Posizione del museo: Cento storico. - Parcheggio dedicato: non presente. - E-Mail: [email protected] [email protected] - Sito web dedicato: www.brescimusei.om - Proprietà: pubblica - comunale. - Gestione: Fondazione Brescia Musei. ACCESSIBILITA’ - Fruibilità: aperto. - Ingresso: a pagamento. - Accessibilità fisica (sistemi di trasporto del pubblico): ascensore, rampa. - Accessibilità visiva (uso dei colori e dei contrasti, adeguata grandezza dei font): presente. - Assistenza specifica ai visitatori con disabilità fisiche, visive: su richiesta. EDIFICIO STORICO - Edificio storico (architettura religiosa): Complesso di Santa Giulia, fondato nel 753 dalla regina Ansa, moglie di Desiderio, ultimo re dei Longobardi, include la chiesa carolingia di S.Salvatore; quella romanica di S.Maria in Solario (antico oratorio del monastero) e quella tardo rinascimentale di S.Giulia. - Storia dell’edificio: il Comune di Brescia ha acquistato nel 1879, le tre chiese dell'antico monastero: San Salvatore, Santa Maria in Solario e Santa Giulia. Nel 1882, nella chiesa di Santa Giulia, e dunque nel complesso monastico di Santa Giulia, venne inaugurato il Museo dell'Età Cristiana. - Storia del restauro: diversi restauri si succedettero nel corso del Novecento, per recuperare il Complesso di Santa Giulia, i cui ambienti erano stati gravemente danneggiati dall’uso improprio come sede di caserme e di magazzini. Infine, a fine ‘900, il Comune di Brescia riuscì ad aprire ambienti e spazi espositivi, fino all’inaugurazione nel 2003 della Domus dell'Ortaglia del monastero di Santa Giulia. Notevoli lavori di restauro, dunque, tra il 1990 e il 2003. MUSEO - Storia degli allestimenti museali nel tempo: nel 1882 si inaugura il Museo dell’Età Cristiana nella Chiesa di S.Giulia. Solo nel 1998 si crea il Museo di S.Giulia all’interno del vastissimo comprensorio museale di S.Giulia. - Progetto museologico dell’ultimo allestimento: il progetto museologico, firmato dai Civici Musei di Brescia, è preceduto da un approfondito studio del 1978 a cura del critico e storico d’arte Andrea Emiliani (BO). Il museo, inaugurato nel 1998, si trova nel complesso di S.Giulia e ha le Sezioni storica-protostorica, romana, altomedievale, età del Comune e delle Signorie, età veneta e le Collezioni di arte applicata. Dal museo si accede alla Domus dell’Ortaglia, un’area archeologica (1000 mq) con due abitazioni romane che conservano resti delle strutture murarie e degli apparati decorativi originari. Il giardino antico è stato ricreato negli spazi esterni del Viridarium. - Progetto museografico dell’ultimo allestimento: il progetto museografico è degli architetti Giovanni Tortelli e Roberto Frassoni (BS), con il progetto illuminotecnico di L.Pagano & A.Perversi Architetti Associati. La sinergia tra studi preliminari, progetto museologico e progetto museografico ha creato questo interessante museo, riconsegnando alla città il prezioso Complesso di Santa Giulia, leggibile in ogni sua stratificazione storica. 129 Scheda “B” LOMBARDIA - Brescia (BS) - Museo di Santa Giulia MUSEO - (Continua) Progetto museografico dell’ultimo allestimento: L’operazione museografica ha rispettato le fabbriche storiche, rendendosi riconoscibile tramite l’utilizzo di un materiale povero locale, come la pietra di Sarnico, e l’acciaio. Due “segni” che percorrono tutti gli spazi del museo, aiutando il visitatore a non perdersi nel lunghissimo percorso di visita. - Strutture del museo (accoglienza ed informazioni): biglietteria; guardaroba custodito; servizi igienici; spazi di sosta. - Strutture del museo (esposizione): aree espositive permanenti e temporanee per le opere. - Strutture del museo (aree di servizio alle aree espositive): magazzini; [archivio]; laboratorio di restauro etc. - Strutture del museo (quadro esigenziale): uffici amministrativi. - Sistemi di allestimento: pannelli; vetrine; pareti attrezzate; pedane; fissaggio a parete di opere fuori vetrina; [supporti per oggetti fuori vetrina]; [distanziatori]; sedute. - Strumenti di comunicazione primaria obbligatoria: segnaletica esterna ed interna al museo; identificazione delle opere [didascalie] - Sussidi alla visita: pannelli; schede mobili; guide brevi; catalogo del museo; visite guidate; [plastici]. - Servizi speciali per gli utenti: fototeca. - Servizi accessori: negozio [libreria-bookshop], caffetteria. - Supporti tecnologici: non presenti. - Sistemi di illuminazione: la luce naturale proveniente dalle finestre viene schermata da tende; la luce artificiale è di vario tipo. Nelle sale espositive predominano apparecchi con lampade alogene a riflettore dicroico provenienti da faretti mobili montati su binari b.v. e, per l’illuminazione interna delle vetrine, le fibre ottiche. Nel museo vi è anche l’illuminazione a parete a luce indiretta con apparecchi dimmerabili e lampade fluorescenti (apparecchi dotati anche di sistema di illuminazione di emergenza); l’illuminazione a soffitto a luce diretta diffusa con apparecchi dimmerabili e lampade fluorescenti (apparecchi dotati anche di sistema di illuminazione di emergenza). - Sistemi di controllo ambientale: una parte del museo è dotata di impianti di climatizzazione del tipo misto aria/acqua con pannelli radianti a pavimento ad inversione stagionale e ventilconvettori. Recentemente è stato adottato un piano di riqualificazione degli impianti nelle aree destinate alle esposizioni temporanee, fruite da un pubblico molto numeroso. Piano che ha permesso di mantenere i valori di temperatura e di umidità entro gli standard normativi internazionali. - Sicurezza del museo (ambientale, strutturale, nell’uso, anticrimine, antincendio). Come sistemi antintrusione: telecamere a circuito chiuso; contatti magnetici; rilevatori di spostamento a microonde; rilevatori passivi di spostamento a infrarosso; sensori acustici; sensori a vetro; custodi; vigilanti; guardia armata nella control room; custode. Come sistemi antincendio: rilevatori antifumo; estintori; porte tagliafuoco; segnaletica con le vie di fuga; mappe con segnalazione delle vie di fuga; apparecchi illuminotecnici per l’illuminazione di emergenza. BIBLIOGRAFIA: - Musei d’Italia. Touring 2009, “Guide Cultura”, Touring Club Italiano, Milano 2009, p.127. - www.bresciamusei.com - Informazioni relative ai sistemi di controllo ambientale, all’impianto illuminotecnico ed alla sicurezza del museo ricavate dalla Scheda Tecnica del Museo di Santa Giulia fornita dalla Direzione del museo nel 2010. REFERENZE FOTOGRAFICHE - Figg.118, 120-122: Santa Giulia Museo della Città, Progetto grafico Studio G&R Associati, dépliant gratuito in distribuzione al museo nel 2009. - Fotografie effettuate dalla sottoscritta in occasione del sopralluogo al museo a dicembre 2009. 130 Scheda “B” LOMBARDIA - Brescia (BS) - Museo di Santa Giulia 115 116 Sezione Storia del Monastero: 114 B Chiesa di S.Maria in Solario D C E C Basilica di S.Salvatore B D Coro delle Monache E Chiesa di S.Giulia 117 118 1 2 2 3 3 5 P-1 7 3 4 T PT M 119 7 M 6 M 120 P1 T M 6 121 1 Sezione L‘età preistorica e protostorica (P-1) 6 Sezione L’età veneta (PT) 2 Sezione L’età romana (P-1) 7 Collezionismo e Arti applicate (P1) 3 La Domus dell’Ortaglia e il Viridarium (PT) M Sezione Storia del Monastero (PT, P1) 4 Sezione L’età altomedievale: Longobardi e Carolingi (PT) T Sale per esposizioni temporanee (P1) 5 Sezione L’età del Comune e delle Signorie (PT) 114-117. Il museo è ospitato nel Complesso di Santa Giulia, monastero benedettino femminile, fondato nel 753 d.C. dal re longobardo Desiderio. Prospetto principale con l’ingresso (114) e gli edifici di Santa Giulia, come la Chiesa tardo rinascimentale di Santa Giulia (115), la Chiesa romanica di S.Maria in Solario (antico oratorio del monastero), con la croce di Desiderio (116), e la Chiesa longobarda di San Salvatore (117). Un percorso chiamato Storia del Monastero, contraddistinto nel museo dal colore blu, percorre questi spazi (118). 118. Disegno ricostruttivo con gli edifici che formano il Complesso di Santa Giulia, presente nella Sezione Il Monastero. 119-121. Planimetrie con la distribuzione delle sale del museo a piano interrato, piano terra e primo piano. Al piano interrato L’età romana e Preistoria e Protostoria; a piano terra Il Monastero, L’età romana, L’età altomedievale, Longobardi e Carolingi, L’età del Comune e delle Signorie, L’età veneta. Infine, al primo piano La storia del Monastero. 131 Scheda “B” LOMBARDIA - Brescia (BS) - Museo di Santa Giulia 122 125 128 123 124 126 127 129 130 122-123. La biglietteria del museo (123) con sedute per i visitatori (123). 124. Ingresso alle collezioni permanenti del museo. Una “maschera” in acciaio a vernice blu attira l’attenzione del visitatore verso le sale espositive. 125-127. Pannelli interni al museo, a parete su supporto di ferro. Segnaletica interna (125), mappa con l’indicazione della sala in cui ci si trova (126) e pannello riassuntivo con i nominativi degli autori dell’ultimo progetto museologico e museografico (127). Posto nella prima sala della sezione Il Monastero, costituisce un supporto fondamentale per far conoscere la storia dei lavori. 128. Pannello di sala presente della Sezione Il Monastero che illustra, con colori diversi, le sezioni del museo. 129-130. Caffetteria del museo. Situata al primo piano, gode dalla terrazza di un piacevole panorama. 132 Scheda “B” LOMBARDIA - Brescia (BS) - Museo di Santa Giulia 131 132 133 134 135 136 137 138 139 131-134. Sezione Il Monastero. Pareti in acciaio a vernice blu creano quinte che suddividono lo spazio senza alterarlo (131). Appesi a parete, con grappe, bassorilievi illuminati dall’alto con lampade alogene con riflettore dicroico provenienti da faretti mobili montati su binari b.v. (131). La luce naturale filtra da finestre schermate con apposite tende a rullo (132). Una serie di colonne è esposta su un basamento di pietra locale di Sarnico (132), mentre a parete si trovano le relative didascalie su supporto metallico ed, a fianco, un’apertura che mette in collegamento la sala con l’esterno, facendo entrare un fascio luminoso (133). 135-137. Sezione Età preistorica e protostorica. Un pannello in acciaio introduce alla sezione, senza “tagliare” il volume del corridoio voltato (135). Una vetrina ad incasso, con struttura in acciaio, supporti interni e segna numeri in pietra di Sarnico (136), presenta un’illuminazione interna a fibre ottiche ed una didascalia interna a consolle (137). 138-139. Sezione Età altomedievale: Longobardi e Carolingi. Continuano vetrine con struttura in acciaio, illuminazione interna a fibre ottiche e supporti in pietra di Sarnico. Didascalie interne su consolle. 133 Scheda “B” LOMBARDIA - Brescia (BS) - Museo di Santa Giulia 140 141 142 143 144 145 146 147 148 140-144. Sezione L’età romana. Il territorio. Veduta della sala e particolare di una pedana in pietra di Sarnico che ospita reperti di età romana (140-141). L’illuminazione d’ambiente è affidata a lampade alogene con riflettore dicroico provenienti da faretti mobili montati su binari b.v. (141). Una vetrina presenta anche qui, telaio in acciaio ed illuminazione interna a fibre ottiche (142). Particolari supporti sono stati studiati per esporre anfore di età romana. Scenografico è il taglio di luce naturale che entra dalla finestra e colpisce i reperti (143-144). 145-148. Sezione L’età romana. La Domus dell’Ortaglia. Ultima operazione museografica (2000-2002) che ha creato una “grande teca espositiva” (6000 mq). Si trova immersa nella semi oscurità ed è contrastata dal controluce proveniente dalla vetrata che affaccia sul parco archeologico. Si crea un dialogo tra interno ed esterno (145, 147). Completano l’allestimento una passerella sopraelevata in profilo metallico e pietra di Sarnico (146) ed un’illuminazione artificiale dall’alto, con lampade alogene a riflettore dicroico provenienti da faretti mobili montati su binari b.v. (148). 134 5.3.6 Scheda “B” TOSCANA - Firenze (FI) - Museo Archeologico Nazionale ESEMPIO DI: Coesistenza della ratio espositiva ottocentesca e di quella della nuova museografia contemporanea. La nuova operazione museografica punta su nuove vetrine, su totem e su un accurato sistema illuminotecnico per valorizzare i reperti già esposti. Museo Archeologico Nazionale Firenze (FI) 135 Scheda “B” TOSCANA - Firenze (FI) - Museo Archeologico Nazionale REGIONE: Toscana. DATI ANAGRAFICI - Nominativo: Museo Archeologico Nazionale. - Tipologia: Museo archeologico. - Località: Firenze. - Provincia: FI. - Indirizzo: v.della Colonna n.38, con ingresso al museo da p.zza SS.Annunziata. - Posizione del museo: Centro storico. - Segnaletica esterna al museo: presente. - Recapiti: tel. 055 23575. - - Parcheggio dedicato: non presente. E-Mail: non presente. - Sito web dedicato:www.firenzemusei.it/archeologico/museo.html - Proprietà: pubblica – statale. - Gestione: diretta – Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana. ACCESSIBILITA’ - Fruibilità: aperto. - Ingresso: a pagamento. - Accessibilità fisica (sistemi di trasporto del pubblico): ascensore; montascale. - Accessibilità visiva: uso dei colori e dei contrasti; adeguata grandezza dei font. - Assistenza specifica ai visitatori con disabilità fisiche, visive: su richiesta. EDIFICIO STORICO - Edificio storico (residenza privata del 1620): Palazzo della Crocetta (1620) e Corridoio Mediceo (1620). - Storia dell’edificio: Il Palazzo della Crocetta è stato costruito nel 1620 dall’arch. Giulio Parigi come residenza privata per la Principessa Maria Maddalena d’Austria, sorella di Cosimo II. Il Corridoio Mediceo, coevo al Palazzo, era nato per permettere alla Principessa Maddalena, disabile, di assistere alle funzioni religiose della Chiesa della SS. Annunziata. - Storia del restauro: Il Palazzo della Crocetta subisce diversi restauri, tra questi si menzionano quelli che anticipano la riconversione della fabbrica a sede museale (1879) o all’inserimento di nuove operazioni museografiche (1897). Altri ingenti restauri sono quelli posti tra la fine della seconda guerra mondiale e la riapertura del museo nel 1950 e, poi, ancora, quello successivo ai danni prodotti dall’alluvione dell’Arno del 1966. Alluvione che devastò il piano terra del museo. MUSEO - Storia degli allestimenti museali nel tempo: Il museo si formò riunendo raccolte d’arte antica, medicee e lorenesi, originariamente conservate alla Galleria degli Uffizi di Firenze. Istituito nel 1870, nell’ex Convento delle monache di Foligno situato in via Faenza, il museo fu collocato nella sede attuale di Palazzo della Crocetta nel 1879, con la Raccolta egiziana e con la Raccolta etrusca. Nello stesso anno, con l’aggiunta della Collezione glittica e del Medagliere, diviene Regio Museo Archeologico. Il museo si ampliò con la creazione, nel 1897, del Museo Topografico d’Etruria. Trasformato e riaperto, dopo i danni causati della seconda guerra mondiale; nel 1950 venne nuovamente chiuso, a causa dell’alluvione dell’Arno del 1966, che devastò il piano terra (Museo Topografico dell’Etruria). Se al 1974 era ancora in corso il restauro delle opere alluvionate ed era ancora chiuso il piano terra del museo, finalmente negli anni 1980 si è riorganizzato il museo, riallestendo le sale espositive e riaprendo la Sezione topografica. - Progetto museologico dell’ultimo allestimento: la Raccolta egiziana e la Raccolta etrusca, di fine ‘800, si trovano al primo piano del Palazzo della Crocetta; mentre al secondo piano del Palazzo (sale 2-16) si trovano reperti appartenenti all’Etruria, all’Età del Ferro, all’Ellenismo, al mondo greco, al Rinascimento. Sono tutti oggetti relativi alle Collezioni medicee-granducali, acquistate dallo Stato unitario ed aumentate nel corso del tempo. 136 Scheda “B” TOSCANA - Firenze (FI) - Museo Archeologico Nazionale MUSEO - Progetto museologico dell’ultimo allestimento: Attualmente il museo presenta a piano terra una parte dedicata alle mostre temporanee (sale a piano terra dell’ex Museo Topografico d’Etruria); mentre al primo ed al secondo piano sale dedicate alle collezioni permanenti. Al primo piano: Museo ex Topografico d’Etruria; Collezione glittica e Collezione numismatica (ex Corridoio Mediceo); Sezione egizia e Sezione etrusca. Al secondo piano, invece, le Sale Etruria - Magna Grecia (Sale 2-7); quelle Mondo greco - Bronzi tardo-antichi (Sale 10-17) ed, infine, il Corridoio con i Ritratti imperiali - Roma (Sala 9). Il materiale glittico e quello numismatico si trovano nel Corridoio Mediceo, mentre le mostre temporanee si svolgono a piano terra nelle sale dell’ex Museo Topografico d’Etruria. - Progetto museografico dell’ultimo allestimento: attualmente il museo si snoda su tre piani espositivi all’interno del Palazzo della Crocetta, il cui secondo piano ha subito il recente riallestimento (Sale 2-16 oggetto d’interesse), nel Corridoio Mediceo, mentre le mostre temporanee sono ospitate nelle sale a piano terra dell’ex Museo Topografico d’Etruria. Progetto realizzato dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana. E’ stato presentato un progetto di restauro e di riattivazione della testata su p.zza SS. Annunziata redatto dalla dott.ssa F. Lo Schiavo, dalla dott.ssa G.C.Cianferoni (Direttrice del museo al 2010) e dall’arch. L.Cuniglio (Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana). Progetto che vede: al piano interrato, deposito archeologico e sala conferenze; al piano terra ingresso, biglietteria-bookshop e biblioteca; mentre al primo ed al secondo piano le sale con le collezioni permanenti. Progetto al 2010 non ancora realizzato. - Strutture del museo (accoglienza ed informazioni): biglietteria; guardaroba custodito; servizi igienici; spazi di sosta. - Strutture del museo (esposizione): aree espositive permanenti su due piani nel Palazzo della Crocetta: aree per mostre temporanee nell’ex Museo Topografico d’Etruria. - Strutture del museo (aree di servizio alle aree espositive): magazzini; [archivio]; laboratorio di restauro. - Strutture del museo (quadro esigenziale): uffici amministrativi. - Sistemi di allestimento: pannelli; vetrine; pedane; fissaggio a parete di opere fuori vetrina; [supporti per oggetti fuori vetrina]; [distanziatori]; sedute. - Strumenti di comunicazione primaria obbligatoria: segnaletica esterna ed interna al museo; identificazione delle opere [didascalie]. - Sussidi alla visita: pannelli; schede mobili cartacee; guide brevi; catalogo del museo; audioguide; visite guidate. - Servizi speciali per gli utenti: servizio educativo; laboratorio [didattico]. - Servizi accessori: negozio [libreria-bookshop]; sala convegni. - Supporti tecnologici: non presenti. - Sistemi di illuminazione: la luce naturale proveniente dalle finestre è schermata; l’illuminazione artificiale d’accento è data da apparecchi, con lampade alogene, montati su binari a soffitto; l’illuminazione interna delle vetrine è data da lampade fluorescenti lineari. - Sicurezza del museo (ambientale, strutturale, nell’uso, anticrimine, antincendio): telecamere; custodi; vigilanti; rilevatori antifumo; estintori; porte tagliafuoco; segnaletica con le vie di fuga; mappe con segnalazione delle vie di fuga; apparecchi illuminotecnici per l’illuminazione di emergenza. BIBLIOGRAFIA - Museo Archeologico Nazionale di Firenze, Sillabe, Livorno 2010. - www.firenzemusei.it/archeologico/museo.html - Consulenza illuminotecnica dell’arch. Carolina De Camillis, Roma 2010. - Informazioni sul museo fornite dalla Dott.ssa Giuseppina Carlotta Cianferoni, attuale Direttrice del museo, Firenze 2010. REFERENZE FOTOGRAFICHE - Fotografie effettuate dalla sottoscritta in occasione del sopralluogo al museo nel 2010. 137 Scheda “B” TOSCANA - Firenze (FI) - Museo Archeologico Nazionale p.zza SS.Annunziata 149 A 150 151 via Laura A Ingresso da p.zza SS.Annunziata B Salone del Nicchio C Museo ex Topografico - Sala mostre temporanee C B giardino PIANO TERRA via della Colonna F E Museo ex Topografico G Corridoio Mediceo D H Sezione egizia G F Sezione etrusca F PRIMO PIANO H I Etruria-Magna Grecia (Sale 2-7) L M Mondo grecoBronzi tardo-antichi (Sale 10-17) N Corridoio: Ritratti imperialiRoma (Sala 9) H I SECONDO PIANO M N L 152 149. Il museo è ospitato all’interno di alcuni edifici storici del ‘600: Palazzo della Crocetta (residenza privata della sorella di Cosimo II) e Corridoio Mediceo, che collegava il Palazzo alla Chiesa della SS.Annunziata. Qui la veduta su piazza della SS.Annunziata, dove si trova l’ingresso al museo. 150. L’ingresso al museo presenta un atrio con pareti intonacate di un rosso acceso, che attira i visitatori. 151. Un esempio di pannello che descrive il nuovo progetto di allestimento presentato dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, che rivedrà l’organizzazione degli spazi. Si tratta di un progetto di restauro e di riattivazione della testata su p.zza SS.Annunziata redatto dalla dott.ssa F. Lo Schiavo, dalla dott.ssa G.C.Cianferoni e dall’arch.L.Cuniglio (Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana). Al piano interrato si troveranno il deposito archeologico e la sala conferenze; al piano terra l’ingresso, la biglietteriabookshop e la biblioteca; mentre al primo e al secondo piano ci saranno le sale con le collezioni permanenti. 152. Planimetrie del museo del piano terra, del primo piano e del secondo piano. Il secondo piano di Palazzo della Crocetta ha un recente riallestimento curato della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana. 138 Scheda “B” TOSCANA - Firenze (FI) - Museo Archeologico Nazionale 153 154 157 158 155 159 156 160 153-154. Sezione egiziana. Questa sala è l’unica del museo ad aver conservato il precedente allestimento ottocentesco, che sarà “rinnovato” secondo l’intenzione della Direzione del museo. Non sono stati inseriti impianti di illuminazione e l’aspetto è quella di una sezione chiusa. 155-157. Sala 3, Sezione Pescia romana. Totem con indicazione del numero e del nominativo della sala espositiva. Una base in ferro ospita un pannello in forex. Nella sala, una grande vetrina a parallelepipedo quadrato con leggero telaio metallico, ospita diversi reperti, prendendo l’illuminazione dall’esterno (156). Un’altra vetrina, che rappresenta la tipologia più diffusa nel museo, presenta telaio in lamiera pressopiegata a vernice nera ed una doppia illuminazione interna con lampade fluorescenti lineari dietro schermi di metacrilato (157). 158. Sala 2. Esempio di didascalia interna alla vetrina con supporto in plexiglas e cartoncino. 159. Sala 9. Esempio di ripiani in vetro all’interno di una vetrina. 160. Sala 6, Sezione italica. Esempio di oggetti ospitati su supporti in metacrilato all’interno di una vetrina. 139 Scheda “B” TOSCANA - Firenze (FI) - Museo Archeologico Nazionale 161 163 162 164 161-164. Palazzo della Crocetta, secondo piano, Sala X, Scultura etrusca in pietra. Il riallestimento recente (162-163), a cura della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, ha conservato l’allestimento storico (161), limitando solo il numero delle opere esposte e progettando un efficace impianto illuminotecnico con apparecchi a parete con lampade alogene (164). Intervento che valorizza le opere rendendole visibili. Una luce morbida ed avvolgente illumina i reperti quasi a giorno, come se fossero illuminati dalla luce naturale. 140 5.3.7 Scheda “B” - TOSCANA - Siena (SI) Complesso di S.Maria della Scala – Museo Archeologico ESEMPIO DI: Incisiva ed essenziale operazione museografica all’interno di un suggestivo percorso sotterraneo. L’intervento museografico, utilizzando materiali poveri e discreti (ferro e legno), lascia dominare i caratteri dell’edificio storico e i reperti. Prevalenza degli “insiemi” e dei “contesti” rispetto ai singoli reperti. Operazione museografica rispettosa dell’edificio storico. Labirintica complessità ricucita in modo omogeneo e funzionale. Museo Archeologico Complesso di S.Maria della Scala Siena (SI) 141 Scheda “B” TOSCANA - Siena (SI) - Complesso di S.Maria della Scala – Museo Archeologico REGIONE: Toscana. DATI ANAGRAFICI - Nominativo: Complesso di S.Maria della Scala – Museo Archeologico. - Tipologia: Museo archeologico. - Località: Siena. - Provincia: SI. - Indirizzo: P.zza Duomo n.1. - Posizione del museo: Centro storico. - Segnaletica esterna al museo: presente. - Recapiti: tel. 0577 534511. - - Parcheggio dedicato: non presente. E-Mail: [email protected] - Sito web dedicato: www.santamariadellascala.com - Proprietà: pubblica – statale. - Gestione: indiretta - comunale ACCESSIBILITA’ - Fruibilità: aperto. - Ingresso: a pagamento. - Accessibilità fisica (sistemi di trasporto del pubblico): ascensore, rampe, montascale. - Accessibilità visiva: uso dei colori e dei contrasti; adeguata grandezza dei font. - Assistenza specifica ai visitatori con disabilità fisiche, visive: su richiesta. EDIFICIO STORICO - Edificio storico (con funzione pubblica - ospedale pubblico di età medievale): sotterranei del Complesso di Santa Maria della Scala, ex Spedale medievale. - Storia dell’edificio (destinazioni d’uso nel tempo, storia dei restauri): lo Spedale di S.Maria della Scala sorse in epoca medievale, di fronte al duomo, per opera dei canonici del duomo. Ancora oggi, la fabbrica conserva all'esterno i caratteri architettonici di fine '200 - inizio '300. - Storia del restauro: il restauro dei sotterranei dello Spedale di S.Maria della Scala iniziò nel 1998, grazie al finanziamento derivato dai fondi della Legge n.270/1997 (Grande Giubileo del 2000), a cura dell’arch. parmense Guido Canali, vincitore del concorso per il restauro e per la rifunzionalizzazione a museo del Complesso. Un restauro molto complesso, 2000 mq nel tufo, che custodivano una città (cunicoli, strade e magazzini medievali di servizio allo Spedale; architetture successive del XIV-XV sec. etc.) dentro la città (Siena). Un restauro esito del lavoro e dello studio svolto in collaborazione con la Direzione del museo, con il Comune, con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, con il Dipartimento di Archeologia dell’Università di Siena e con altri soggetti. MUSEO - Storia degli allestimenti museali nel tempo: il Museo Archeologico nasce nel 1933 come Antiquarium Comunale, grazie all’archeologo senese Ranuccio Bianchi Bandinelli. Sempre grazie a Bianchi Bandinelli, nel 1941 venne creato, presso l'Istituto d'Arte di v. della Sapienza n.3, il Museo Archeologico Nazionale, per raccogliere i reperti archeologici rinvenuti nel territorio senese. Nel 1993, il Museo Archeologico venne spostato, ed inaugurato, a Palazzo Squarcialupi (ala del Complesso di S.Maria della Scala, su p.zza Duomo), dove rimase fino al 2000. A marzo 2001 il museo venne poi trasferito nei sotterrai dello Spedale medievale della città (S.Maria della Scala). Dal 2001, il Complesso, oltre al Museo Archeologico, ospita il museo d’Arte per Bambini, la Biblioteca Fototeca d’Arte di Giuliano Briganti e spazi per mostre temporanee e convegni. - Progetto museologico dell’ultimo allestimento (sotterranei dello Spedale): dott.ssa Giuseppina Carlotta Cianferoni (Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana), dott. Enrico Toti (Direzione del museo) e dott.ssa Debora Barbagli (Direzione del museo). 142 Scheda “B” TOSCANA - Siena (SI) - Complesso di S.Maria della Scala – Museo Archeologico MUSEO - (Continua) Progetto museologico dell’ultimo allestimento (sotterranei dello Spedale): prevale un ordinamento storico-geografico dei reperti rinvenuti nel territorio senese. Oggetti che vengono esposti per collezione, dando importanza a questa e non al singolo reperto. Un’intenzione che viene sottolineata anche dalla frequente assenza di didascalie. Il museo comprende diverse sezioni: Sezione topografica (Siena, territorio senese, Val d’Elsa e Chianti); Urnette fittili; Collezione Barbagli Petrucci; Collezione Bonci-Casuccini; Collezione Mieli; Collezione Chigi-Zondadari; Collezione Comunale e Accademia dei Fisiocritici; Dono Bichi Ruspoli Forteguerri. - Progetto museografico dell’ultimo allestimento (sotterranei dello Spedale): terminato a marzo 2001, a cura dell’arch. Guido Canali (PR). - Strutture del museo (accoglienza ed informazioni): biglietteria; guardaroba custodito; servizi igienici; spazi di sosta. - Strutture del museo (esposizione): aree espositive permanenti e temporanee per le opere. - Strutture del museo (aree di servizio alle aree espositive): magazzini. - Strutture del museo (quadro esigenziale): uffici amministrativi. - Strutture del museo (esposizione): aree espositive permanenti e temporanee per le opere. - Strutture del museo (aree di servizio alle aree espositive): magazzini. - Strutture del museo (quadro esigenziale): uffici amministrativi. - Sistemi di allestimento: pannelli; vetrine; pareti attrezzate; pedane; fissaggio a parete di opere fuori vetrina; [supporti per oggetti fuori vetrina]; sedute. - Strumenti di comunicazione primaria obbligatoria: segnaletica esterna ed interna al museo; identificazione delle opere [didascalie]. - Sussidi alla visita: pannelli, schede mobili, guide brevi, catalogo del museo, audioguide, visite guidate. - Servizi speciali per gli utenti: non presenti. - Servizi accessori: negozio [libreria-bookshop], caffetteria, sala convegni. - Supporti tecnologici: non presenti. - Sistemi di illuminazione: l’illuminazione artificiale d’ambiente e quella d’accento sono date da apparecchi, con lampade alogene, montati su binari a soffitto. Alcune vetrine sono illuminate internamente da fibre ottiche. - Sistemi di controllo ambientale: Gli impianti elettrici e di aerazione sono alloggiati sotto il pavimento ligneo galleggiante. - Sicurezza del museo (ambientale, strutturale, nell’uso, anticrimine, antincendio): telecamere; custodi; vigilanti; rilevatori antifumo; estintori; porte tagliafuoco; segnaletica con le vie di fuga; mappe con segnalazione delle vie di fuga; apparecchi illuminotecnici per l’illuminazione di emergenza. BIBLIOGRAFIA - www.santamariadellascala.com - Siena, Santa Maria della Scala. Guida al Museo Archeologico, Silvana Editoriale, Milano 2008. - MiBAC, Direzione Generale per le Antichità, Atlante Archeologico, in www.archeologia.beniculturali.it/pages/ atlante/S53.html - Informazioni relative al museo fornite dalla Dott.ssa Debora Barbagli (Direzione del museo), Siena 2010. - Consulenza illuminotecnica: arch. Carolina De Camillis, Roma 2010. REFERENZE FOTOGRAFICHE - Fotografie effettuate dalla sottoscritta durante il sopralluogo al museo nel 2010. - Figura n.16: Planimetria del museo in www.santamariadellascala.com 143 Scheda “B” TOSCANA - Siena (SI) - Complesso di S.Maria della Scala – Museo Archeologico 165 166 167 1 168 Sezione topografica Siena Territorio senese Val d'Elsa e Chianti PIANO INTERRATO 2 Urnette fittili 3 Collezione Bargagli Petrucci 4 Collezione Bonci Casuccini 5 Collezione Mieli 6 Collezione Chigi Zondadari 7 Collezione Comunale e Accademia dei Fisiocritici Ingresso al museo 8 Dono Bichi Ruspoli Forteguerri 169 165. Dal 2001 il museo si trova nei sotterrai dello Spedale medievale della città (Santa Maria della Scala) con un’estensione di 2000 mq scavati nel tufo. Una “labirintica complessità ricucita in modo omogeneo e funzionale”. 166. Il bookshop del museo è posto subito dopo l’ingresso. Una sala molto ampia che ospita, al capo opposto, la biglietteria e la caffetteria. Un unico spazio dove sono stati inseriti questi servizi accessori. Il restauro ha lasciato visibile l’antico soffitto ligneo. 167. La biglietteria del museo. Un lungo bancone indirizza il visitatore verso i musei e verso la caffetteria. 168. La caffetteria del museo, posta vicino alla biglietteria, è un servizio che serve sia i musei che le sale per mostre temporanee. 169. Planimetria dei sotterranei dello Spedale che ospita le sale espositive del Museo Archeologico. 144 Scheda “B” TOSCANA - Siena (SI) - Complesso di S.Maria della Scala – Museo Archeologico 170 171 173 174 172 175 176 170-172. Piano interrato, Sala introduttiva al Museo Archeologico (170). Tavolo introduttivo con gli autori dell’attuale progetto museologico e museografico (171). Gli impianti tecnologici sono alloggiati a terra, sotto il pavimento ligneo galleggiante (172). Una soluzione non invasiva. 173. Piano interrato, Collezione Chigi-Zondadari. Vetrine su travi di ferro percorrono tutta la sala. Un’unica didascalia interna su consolle fornisce le informazioni essenziali sulla collezione. 174. Piano interrato, Corridoio con le Urne fittili di produzione chiusina. Pedane lignee a gradoni ospitano i reperti, collocati senza didascalie e senza segna numero. L’unico riferimento è dato dal nominativo della sala posto lungo la parete opposta ai reperti. Questo indica la volontà di far prevalere l’insieme e il contesto sul singolo reperto, richiamandosi alla natura di questo museo come museo voluto dalla Comunità senese. L’illuminazione artificiale è data da apparecchi, con lampade alogene, montati su binari a soffitto. 175-176. Piano interrato, Sala Siena rinvenimenti archeologici. Vetrine su travi di ferro (175) ancora con didascalia su consolle interna (176). Da notare, l’assenza di segna numeri. 145 Scheda “B” TOSCANA - Siena (SI) - Complesso di S.Maria della Scala – Museo Archeologico 177 178 179 180-181 177-178. Piano interrato, Collezione Urne di Asciano. Nello stretto corridoio espositivo, pedane lignee ospitano i reperti. Domina l’immagine unitaria della collezione. L’illuminazione artificiale è data da da apparecchi, con lampade alogene, montati su binari a soffitto. 179. Piano interrato, Sala Barbagli-Petrucci. Nell’ampio cantinone voltato sono esposti numerosi bassorilievi. Al centro si trova anche una zona aperta con uno scavo archeologico in corso. 180-181. Piano interrato, Cisterna-lavatoio dell’Ospedale medievale. Un pavimento sospeso retro illuminato rimanda all’idea dell’acqua, utilizzata per lavare i panni dell’antico Spedale, offrendo una suggestiva visione. 146 5.3.8 Scheda “B” - VENETO - Rovigo (RO) - Museo dei Grandi Fiumi ESEMPIO DI: Allestimento multimediale con l’utilizzo, a fini didattici, dei più moderni supporti tecnologici. Interessante allestimento museale all’interno di un’architettura religiosa. Operazione museografica rispettosa degli elementi storico-artistici della fabbrica conventuale. Museo dei Grandi Fiumi Rovigo (RO) 147 Scheda “B” VENETO - Rovigo (RO) - Museo dei Grandi Fiumi REGIONE: Veneto. DATI ANAGRAFICI - Nominativo: Museo dei Grandi Fiumi. - Tipologia: Museo archeologico. - Località:Rovigo. - Provincia:RO. - Indirizzo: p.le San Bartolomeo n.18. - - Segnaletica esterna al museo: presente. - Recapiti: tel. 0425-25077. - Posizione del museo: centro storico. - Parcheggio dedicato: presente. E-Mail: [email protected] - Sito web dedicato: www.museograndifiumi.it - Proprietà: pubblica - comunale. - Gestione: diretta. ACCESSIBILITA’ - Fruibilità: aperto. - Ingresso: a pagamento. - Accessibilità fisica (sistemi di trasporto del pubblico): ascensore. - Accessibilità visiva: uso dei colori e dei contrasti, adeguata grandezza dei font; copie di oggetti per la manipolazione tattile. - Assistenza specifica ai visitatori con disabilità fisiche, visive: su richiesta. EDIFICIO STORICO - Edificio storico (architettura religiosa del XIII sec.): Monastero olivetano di S.Bartolomeo. - Storia dell’edificio: il Monastero Olivetano di San Bartolomeo sorge nel XIII secolo, ampliandosi nei secoli XVI e XVII. Con la soppressione napoleonica degli Ordini monastici (1810), il Monastero venne poi dato al Comune di Rovigo (1844) ed ospitò opere assistenziali fino al 1978, quando divenne museo e centro di ricerca sul Polesine del passato. Dopo il restauro dell’intero complesso architettonico, nel 2001 è stato aperto al pubblico il nuovo Museo dei Grandi Fiumi. - Storia del restauro: importanti lavori di restauro hanno preceduto l’allestimento del 2001, riportando leggibili spazi e volumi dell’antico convento. In particolare, i lacerti di affreschi, rinvenuti sulle pareti, sono stati restaurati e lasciati leggibili, divenendo una delle testimonianze dell’antico convento medievale. Infissi e pavimentazioni sono stati sostituiti. MUSEO - Storia degli allestimenti museali nel tempo: l’allestimento è stato inaugurato nel 2001. - Progetto museologico dell’ultimo allestimento: il museo è rivolto alla valorizzazione ed alla divulgazione del patrimonio archeologico, etnografico, culturale ed ambientale della terra polesana, segnata dai due maggiori fiumi italiani, il Po e l’Adige, e caratterizzata dal delta del Po. Il museo si articola nelle sezioni: Età del Bronzo (2001), Età del Ferro (2002), Età romana (2004). In corso di allestimento quella sull’Età medievale. - Progetto museografico dell’ultimo allestimento: il museo, inaugurato nel 2001, ha tre sezioni dedicate alle Età del Bronzo, del Ferro e romana. E’ in corso la progettazione dell’allestimento della sezione dedicata all’Età medievale. L’allestimento, rispettoso della fabbrica storica, ha puntato sulla multimedialità, inserendo nel percorso diorami, ricostruzioni a scala reale, copie di oggetti per la manipolazione tattile e video proiezioni. 148 Scheda “B” VENETO - Rovigo (RO) - Museo dei Grandi Fiumi MUSEO - Strutture del museo (accoglienza ed informazioni): biglietteria; guardaroba; servizi igienici; spazi di sosta. - Strutture del museo (esposizione): aree espositive permanenti. - Strutture del museo (aree di servizio alle aree espositive): magazzini; [archivio]; laboratorio di restauro. - Strutture del museo (quadro esigenziale): uffici amministrativi. Sistemi di allestimento: pannelli didattici bilingui; vetrine; pareti attrezzate; pedane; fissaggio a parete di opere fuori vetrina; [supporti per oggetti fuori vetrina]; [distanziatori]; sedute. - Strumenti di comunicazione primaria obbligatoria: segnaletica esterna ed interna al museo; identificazione delle opere [didascalie]. - Sussidi alla visita: pannelli; schede mobili; guide brevi; catalogo del museo; audioguide; visite guidate; [plastici, riproduzioni di oggetti e di strumenti]. - Servizi speciali per gli utenti: servizio educativo; biblioteca e centro di documentazione; laboratorio [didattico]; [sala convegni]. - Servizi accessori: parcheggio; negozio [libreria-bookshop]. - Supporti tecnologici: postazioni pc; video-installazioni; video proiezioni; diorami; accompagnamento sonoro. - Sistemi di illuminazione: luce naturale proveniente dalle finestre; luce artificiale d’ambiente con apparecchi a parete a lampade alogene; luce d’accento con apparecchi con lampade alogene montati su binari a soffitto; luce artificiale interna alle vetrine con fibre ottiche. E’ in corso, e terminerà nel 2011, la sostituzione degli apparecchi illuminotecnici interni alle vetrine, da fibre ottiche a led. . - Sistemi di controllo ambientale: impianto di climatizzazione; impianto di riscaldamento; impianto di raffreddamento. - Sicurezza del museo (ambientale, strutturale, nell’uso, anticrimine, antincendio): telecamere; vigilanti; rilevatori antifumo; estintori; porte tagliafuoco; segnaletica con le vie di fuga; mappe con segnalazione delle vie di fuga; apparecchi illuminotecnici per l’illuminazione di emergenza. BIBLIOGRAFIA - AA.VV., 6. Età del Ferro, Museo dei Grandi Fiumi, Comune di Rovigo, Europrint Srl, Rovigo (RO) 2003. - AA.VV., 5. Età del Bronzo, Museo dei Grandi Fiumi, Comune di Rovigo, Europrint Srl, Rovigo (RO) 2009. - AA.VV., 7. Età Romana, Museo dei Grandi Fiumi, Comune di Rovigo, Tipolito Moderna, Due Carrare (PD) 2009. - www.comune.rovigo.it/portal/page/portal/PG_PORTALE_METROPOLITANO/AB_COMUNEASSET1/HOME_ PAGE_MUSEO/MONASTERO - Informazioni sull’allestimento e sui sistemi di controllo ambientale del museo sono state rilasciate dalla Direzione del museo nel 2010. REFERENZE FOTOGRAFICHE - Fotografie effettuate dalla sottoscritta in occasione di un sopralluogo al museo nel 2010. - Fig.186: Planimetrie del museo. Planimetria del museo relativa all’età del ferro (sezione di colore verde) da AA.VV., 6. Età del Ferro, Museo dei Grandi Fiumi, Comune di Rovigo, Europrint Srl, Rovigo (RO) 2003, p.4. Planimetria del museo relativa all’età del bronzo (sezione di colore rosso) da AA.VV., 5. Età del Bronzo, Museo dei Grandi Fiumi, Comune di Rovigo, Europrint Srl, Rovigo (RO) 2009, p.4. Planimetria del museo relativa ed all’età romana (sezione di colore giallo), da AA.VV., 7. Età Romana, Museo dei Grandi Fiumi, Comune di Rovigo, Tipolito Moderna, Due Carrare (PD) 2009, p. 4. 149 Scheda “B” VENETO - Rovigo (RO) - Museo dei Grandi Fiumi 182 183 184 PRIMO PIANO Sezione Età del Bronzo 185 PRIMO PIANO Sezione Età del Ferro PRIMO PIANO Sezione Età romana 186 182. Il museo è ospitato al primo piano dell’ex Monastero olivetano di S.Bartolomeo (XIII sec.). 183. Chiostro interno del museo. Il restauro ha mantenuto leggibili i volumi e le forme dell’architettura religiosa, sia all’esterno che all’interno della fabbrica. 184. La segnaletica esterna del museo è data da un pannello in metallo affisso all’ingresso del museo. 185. Mappa posta all’ingresso del museo col Piano di evacuazione. 186. Planimetrie del museo, relative all’Età del Bronzo (sezione di colore rosso), all’Età del Ferro (sezione di colore verde) ed all’Età romana (sezione di colore giallo). 150 Scheda “B” VENETO - Rovigo (RO) - Museo dei Grandi Fiumi 187 188 190 191 193 189 192 194 187-192. Primo piano, Sezione Età del Bronzo. Nella prima parte del corridoio dell’ex convento si trovano diorami che ricostruiscono la flora, la fauna e l’ambiente del passato (187). Dal corridoio si dipartono diverse sale espositive, ex celle del monastero, che il restauro ha lasciato riconoscibili. In una saletta, a lato del corridoio si trova la ricostruzione di uno scavo didattico (188). In un’altra sala, dedicata alla Vita nel villaggio, si è ricostruita una antica capanna frattesina (189-190), con all’interno alcuni personaggi al lavoro (190). Un’altra sala è dedicata al Lavoro degli artigiani e qui ricostruzioni di alcuni uomini del tempo intenti al lavoro, sono affiancati da monitor (191). Un’altra sala è dedicata alla Città dei morti ed offre una ricostruzione di questo rituale nel momento di passaggio dalla morte all’Aldilà (192). Tutto l’allestimento è, dunque, all’insegna della multimedialità e delle ricostruzioni in scala reale. 193-194. Primo piano, Sezione Età del Ferro. Ricostruzione di una casa privata del tempo (193) e ricostruzione dell’Aldilà con un traghettatore (194). Video proiezioni e accompagnamento sonoro affiancano la spiegazione dell’Aldilà. 151 Scheda “B” VENETO - Rovigo (RO) - Museo dei Grandi Fiumi 195 196 197 198 199 200 195-196. Primo piano, Sezione Età romana. Veduta dell’ex corridoio del convento con una parte dedicata all’esposizione dell’Età romana (195). Si trova un bancone che riproduce antiche mappe della zona (196). 197-198. Primo piano, Sezione Età romana. Una vetrina (197) presenta una piccola mensola esterna che ospita copie di reperti esposti nella vetrina. Tali oggetti per la manipolazione sono un utile supporto didattico per “sperimentare” gli oggetti del passato (198). Tutte le vetrine del museo sono ora illuminate internamente con fibre ottiche, che verranno sostituite con led entro la fine del 2011. 199. Primo piano, Sezione Età romana. La ricostruzione de L’agrimensore e la groma spiega al visitatore il funzionamento di questo strumento legato all’attività agricola. 200. Primo piano, Sezione Età romana. L’importanza di Fiumi racchiude l’anima del museo e del passato di Rovigo. Una città influenzata dai suoi fiumi (Po, Adige) che, in questa ricostruzione, riproduce l’attraversamento fluviale. 152 Bibliografia specifica relativa ai Musei archeologici di qualità (capitolo 5) Allegato “A” del D.M. del MiBAC 10 maggio 2001 relativo all’Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei. Consulenza illuminotecnica sui musei presentati: arch. Carolina De Camillis, Roma 2009-2010. MUSEO CIVICO ARCHEOLOGICO DI BOLOGNA (BO): MORIGI GOVI C.- PERNIGOTTI S., Museo Civico Archeologico di Bologna. La collezione egiziana, Milano 1994. www.comune.bologna.it/museoarcheologico.it Informazioni sull’allestimento rilasciate dalla Dott.ssa Daniela Picchi, responsabile della Sezione egiziana del museo, Bologna 2009. MUSEO INTERNAZIONALE DELLE CERAMICHE DI FAENZA (RA): RAVA R. - PIERSANTI C., Un sogno un progetto un museo. Museo Internazionale delle ceramiche Faenza, Electa, Milano 1998. Informazioni sull’allestimento rilasciate dal Dott. Gian Luigi Trerè, responsabile dell’Ufficio Mostre del museo, Faenza 2009-2010. MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI FERRARA (FE): Spina tra Archeologia e Storia in "Storia di Ferrara", BERTI F. - HARARI M. (a cura di), Corbo, Ferrara 2004. www.archeobo.arti.beniculturali.it/Ferrara/nuove_sale.htm Informazioni sul museo fornite dalla Dott.ssa Caterina Cornelio, attuale Direttrice del museo, Ferrara 2010. MUSEO E CENTRO DI DOCUMENTAZIONE DEL CASTELLO DI FORMIGINE (MO): Il castello di Formigine. Archeologia, storia e restauro, VANDELLI V. (a cura di), Milano 2007. Il castello di Formigine. Il museo multimediale. Il tempo e lo spazio, STUDIO AZZURRO (a cura di), Milano 2007. www.comune.formigine.mo.it Informazioni sul restauro e sull’allestimento del museo sono state rilasciate da: Arch. Stefano Vandelli (Sassuolo –MO), Dott.ssa Nicoletta Brigati (Direttrice del museo al 2009), Sig.ra Rossella Gavioli (Comune di Formigine), Formigine 2009. MUSEO DI SANTA GIULIA DI BRESCIA (BS): Musei d’Italia. Touring 2009, “Guide Cultura”, Touring Club Italiano, Milano 2009, p.127. www.bresciamusei.com Scheda Tecnica del Museo di Santa Giulia fornita dalla Direzione del museo nel 2010. 153 MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI FIRENZE (FI): Museo Archeologico Nazionale di Firenze, Sillabe, Livorno 2010. www.firenzemusei.it/archeologico/museo.html Informazioni sul museo fornite dalla Dott.ssa Giuseppina Carlotta Cianferoni, attuale Direttrice del museo, Firenze 2010. MUSEO ARCHEOLOGICO DEL COMPLESSO DI S.MARIA DELLA SCALA A SIENA (SI): Siena, Santa Maria della Scala. Guida al Museo Archeologico, Silvana Editoriale, Milano 2008. www.santamariadellascala.com MiBAC, Direzione Generale per le Antichità, Atlante Archeologico, in www.archeologia.beniculturali.it/pages/ atlante/S53.html Informazioni relative al museo fornite dalla Dott.ssa Debora Barbagli (Direzione del museo), Siena 2010. MUSEO DEI GRANDI FIUMI DI ROVIGO (RO): AA.VV., 6. Età del Ferro, Museo dei Grandi Fiumi, Comune di Rovigo, Europrint Srl, Rovigo (RO) 2003. AA.VV., 5. Età del Bronzo, Museo dei Grandi Fiumi, Comune di Rovigo, Europrint Srl, Rovigo (RO) 2009. AA.VV., 7. Età Romana, Museo dei Grandi Fiumi, Comune di Rovigo, Tipolito Moderna, Due Carrare (PD) 2009. www.comune.rovigo.it Informazioni sull’allestimento e sui sistemi di controllo ambientale del museo sono state rilasciate dalla Direzione del museo nel 2010. 154 6. Linee guida per allestimenti museali archeologici di qualità in edifici storici Premessa Questo capitolo, riguardante le Linee guida per allestimenti museali archeologici di qualità in edifici storici, intende fornire dei criteri generali per delineare un possibile “museo d’interesse archeologico di qualità in un edificio storico”. Indicazioni, esito di un’analisi sul panorama museale d’interesse archeologico in Italia, sulle diverse realtà regionali, sulle diverse tipologie di architetture storiche e di museo, ma anche da una rilettura critica della normativa nazionale di riferimento in materia. Un “museo di qualità” attento alle questioni dell’accessibilità ed a quelle della comunicazione, alle esigenze della fabbrica storica, dei visitatori, delle opere e del personale del museo. Ed, ancora, un museo capace di conservare e di comunicare i propri allestimenti del passato, documentando la propria storia. Si potrebbe sintetizzare, dipingendo tale museo come museo che “dialoga” col proprio edificio storico, con le proprie opere, con l’allestimento e con il pubblico. A tal fine, si indicano elementi architettonici, museografici e tecnologici su cui riflettere. Queste indicazioni generali non vogliono appiattire la preziosa individualità di ogni realtà museale, ma vogliono valorizzarla, amplificarla, fino a farla emergere. Si potrebbe pensare a delle linee guida che vogliono far rivelare la “singolarità” di ogni museo, come la “singolarità” di ogni restauro, di ogni allestimento, di ogni collezione. Se questo riuscirà a compiersi, il senso di questa Tesi si sarà assolto, altrimenti rimarrà una semplice premessa, in attesa di indicazioni migliori. “Le linee guida devono indicare gli obiettivi e fornire orientamenti per raggiungerli”, così si legge nel decreto ministeriale (Ambito VI dell’Allegato “A” del D.M. del MiBAC del 10 maggio 2001) e così vogliono porsi anche queste Linee guida per allestimenti museali archeologici di qualità in edifici storici. 6.1 Linee guida per allestimenti museali archeologici di qualità in edifici storici Si è scelto di indicare le Linee guida per allestimenti museali archeologici di qualità in edifici storici per punti, quasi fosse un glossario, per cercare di delineare ogni singolo aspetto museografico e non (aspetti di restauro, di accessibilità, di impianti tecnologici etc.). A volte, alla singola voce della linea guida (es. Biglietteria-Bookshoop) segue tra parentesi la dicitura riportata nella normativa nazionale di riferimento (es. Sevizi aggiuntivi). Ogni argomento, presentato in ordine alfabetico, si compone, poi, di tre parti: la fonte normativa nazionale di riferimento, ove questa ci sia (FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO); la linea guida che si vuole proporre (LINEA GUIDA) ed, infine, esempi di “buona prassi” presi dal panorama italiano dei musei d’interesse archeologico (ESEMPIO). La normativa nazionale di riferimento, a cui si allude, è costituita dall’Allegato “A” del D.M. del MiBAC del 10 maggio 2001, dal Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs.42/2004 e successive modifiche) e dalle Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi d’interesse culturale (D.M. del MiBAC 28 marzo 2008). Tre testi nazionali che costituiranno la trama su cui tessere le linee guida per gli allestimenti museali archeologici di qualità in edifici storici. Le linee guida ministeriali ed alcuni articoli del Codice vengono posti come “premesse” all’argomento specifico da trattare, estrapolandone alcune parti. Queste “premesse” vengono analizzate criticamente nelle linee guida proposte, confermandole, se si ritengono sufficienti, oppure aggiungendo raccomandazioni ed elementi, nel caso contrario. Questo ulteriore 155 riferimento alla normativa nazionale, già presente nei capitoli precedenti1, si è ritenuto opportuno per avere un riscontro diretto con la presenza e/o il grado di approfondimento di alcuni argomenti a livello centrale nazionale. Tenendo validi, ovviamente, i riferimenti normativi, le linee guida proposte intendono focalizzare l’attenzione su alcuni aspetti che tengono conto del rispetto dell’edificio storico, dei requisiti di accessibilità e delle soluzioni museografiche per l’esposizione di oggetti archeologici. Accessibilità per tutti ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 1: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001), Ambito VII - Rapporti del museo con il pubblico e relativi servizi. Premessa: “(…) Ogni museo è tenuto, anche nel rispetto della normativa vigente, a dedicare impegno e risorse affinché l'accesso al museo sia garantito a tutte le categorie di visitatori/utenti dei servizi, rimuovendo barriere architettoniche e ostacoli di ogni genere che possano impedirne o limitarne la fruizione a tutti i livelli (…)”. Linee guida: “(…) E’ preliminare a ogni altro requisito la raggiungibilità del museo e che il museo sia accessibile e fruibile in ogni sua parte pubblica alla totalità dei visitatori (…). L’eliminazione delle barriere architettoniche in prossimità dell’ingresso e dell’uscita, nonché dei percorsi interni del museo, rientra fra le norme obbligatorie, previste dalla normativa vigente (…). La maggioranza dei musei italiani, essendo ubicati in edifici storici, possono presentare ostacoli non facilmente superabili da parte di persone svantaggiate o disabili e ciò richiede che si proceda con cura particolare nella ricerca di soluzioni che raggiungano il fine proposto, alterando quanto meno possibile le caratteristiche storiche degli edifici storici”. ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 2: Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi d’interesse culturale (D.M. del MiBAC 28 marzo 2008). pp.21-26: “(…) In alcuni casi l’accessibilità totale di un edificio o di un sito può realmente rappresentare una condizione di pericolo per la sua conservazione. In queste situazioni diventa fondamentale predisporre adeguate misure compensative (postazioni multimediali, telecamere in presa diretta, pubblicazioni, modelli tridimensionali) che permettano comunque, seppur in forma indiretta, la conoscenza e la valorizzazione dei luoghi. (…) In tutti i casi, la verifica della compatibilità della destinazione d’uso con le istanze dell’accessibilità costituisce un passaggio fondamentale (…). I servizi delle strutture espositive devono essere fruibili da un’utenza ampliata in piena autonomia. Ad esempio le postazioni multimediali devono prevedere l’utilizzo anche da parte di persone che si muovono su sedia a ruote (…)”. pp.112-114, Superamento delle distanze e dei dislivelli: I percorsi accessibili devono essere sgombri da oggetti; va costantemente verificato lo stato di usura delle pavimentazioni e dei corrimano lungo le scale; va garantita la manutenzione ordinaria e straordinaria di tutti gli impianti di risalita. 2.3.3. Adeguamento e miglioramento di scale, cordonate e rampe esistenti (in aree archeologiche, centri storici, giardini storici). L’assenza di corrimano e l’assenza di riconoscibilità delle scale costituiscono un problema per le persone con disabilità visive. Utile è inclinare di 30 cm il corrimano prima e dopo la fine delle rampe ed inserire segni tattili (numeri a rilievo, tacche, scanalature) affinché il non vedente sappia dove inizia/finisce la scala ed a che piano si trova. Il marca gradino in prossimità della parte esterna della pedata (5-7 cm) deve, poi, essere ben riconoscibile, in materiale antisdrucciolo e ad elevato contrasto di luminanza (contrastante dal resto della pedata). Una rampa con gradino agevolato, percorribile da disabile su sedia a ruota elettrica o con accompagnatore ha una cordonata con gradini di altezza minima 8 cm e profilo con raccordo smussato. ▪ LINEA GUIDA: Tra tutte le indicazioni delle linee guida (2001 e 2008) è importante sottolineare come il superamento delle barriere architettoniche negli edifici storici, come primo problema legato all’accessibilità, debba vedere una soluzione prestazionale, anziché prescrittiva. In tal senso, l’intervento sulle preesistenze andrà considerato come un’occasione per affrontare il problema dell’accessibilità. Fin dalla fase progettuale, il percorso museale deve essere progettato per essere accessibile a tutti, includendo con questo persone con disabilità fisiche temporanee o permanenti. E’ meglio evitare percorsi differenziati, “speciali”, per non vedenti, 1 Si vedano i capitoli 2, 3 e 5. 156 ricordando che, per esempio, le scritte in braille non sono conosciute da tutti i non vedenti. Mappe tattili, percorsi tattili, copie di oggetti per la manipolazione, ricostruzioni in scala manipolabili ed audioguide possono essere un utile strumento in questo senso. Come prima soluzione, non bisognerà predisporre neanche ingressi “speciali”, magari posti in ingressi secondari, per i visitatori diversamente abili, ma pensare ad un ingresso unico per “tutti”, come rampe, nel caso di dislivelli modesti, o ascensori. All’interno del museo il percorso non dovrà avere ostacoli che possano divenire fonti di pericolo per i visitatori disabili e bisognerà creare spazi di visita sufficientemente larghi per chi debba utilizzare la sedia a ruote. L’accessibilità, a mosaici pavimentali od a scavi archeologici all’interno di un museo, può essere data tramite percorsi sopraelevati, con leggere passerelle con struttura in acciaio o legno o pietra e parapetto in cristallo o in tiranti d’acciaio. Un’indicazione importante, presente nelle Linee guida del 2008, e su cui il progetto museografico deve insistere, è costituito dalle “misure compensative (postazioni multimediali, telecamere in presa diretta, pubblicazioni, modelli tridimensionali)” in grado di ricreare una visita accessibile al museo laddove ci siano barriere architettoniche insuperabili, ma che sono utili anche a tutti i visitatori come preparazione al percorso museale. Un altro parametro importante riguarda la dimensione dei font ed il giusto contrasto dei colori nei pannelli didattici e nelle didascalie. I caratteri dovranno, infatti, essere sufficientemente grandi, per permettere la lettura anche a chi ha disabilità visive, mentre i colori utilizzati dovranno presentare un giusto contrasto tra caratteri e sfondo, per permetterne una lettura agevolata. ▪ ESEMPIO: Museo Nazionale Romano di Palazzo Altemps di Roma (RM): superamento delle barriere architettoniche con una rampa di accesso all’ingresso del museo. ▪ ESEMPIO: Museo Nazionale Romano Crypta Balbi di Roma (RM): superamento delle barriere architettoniche con una rampa dopo l’ingresso del museo e con un ascensore all’interno della struttura. Questo permette l’accessibilità a tutti gli spazi espositivi. ▪ ESEMPIO: Esedra del Marco Aurelio ai Musei Capitolini di Roma (RM): questa soluzione museografica rende visibile la statua equestre di Marco Aurelio, rendendola accessibile. ▪ ESEMPIO: Museo Archeologico Lavinium di Pratica di Mare-Pomezia (RM): superamento delle barriere architettoniche con una rampa di accesso all’ingresso del Museo. ▪ ESEMPIO: Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (RA): pannelli di didattici di sala con adeguato contrasto tra font e sfondo. ▪ ESEMPIO: Domus dell’Ortaglia, Santa Giulia Museo della Città di Brescia (BS): passerelle, con pavimento in pietra di Sarnico e parapetto in tiranti di acciaio, guidano il visitatore lungo il percorso. ▪ ESEMPIO: Civico Museo Storico Archeologico di Savona (SV): passerelle, con pavimento in pietra e parapetto in ferro, rendono accessibili gli scavi archeologici aperti lungo il percorso museale. ▪ ESEMPIO: Complesso monumentale del Museo dei Mercati di Traiano di Roma (RM): all’esterno, passerelle con battuta in doghe lignee e parapetto con tiranti d’acciaio, rendono accessibili molte zone dell’area archeologica esterna al museo. Allestimento accessibile ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001), Ambito VII - 2.3.6. Allestimento di spazi espositivi. L’Allegato “A” del D.M. 10 maggio 2001, nella premessa all’Ambito VII recita: “ogni museo affianca al dovere della conservazione del proprio patrimonio la missione, rivolta a varie e diversificate fasce di utenti, di renderne possibile la fruizione a scopo educativo, culturale, ricreativo e altro ancora. Interpretare il suo patrimonio e renderlo fruibile da parte dei visitatori, specialmente esponendolo, è dunque parte integrante della sua ragion d’essere”. Tra i beni d’interesse culturale, le strutture espositive presentano delle peculiarità legate alla loro funzione di contenitore e di divulgatore dei significati degli oggetti esposti. Quando questo avviene la progettazione dell’allestimento, cioè tutto quell’apparato di arredi, segnaletica, percorsi e servizi, realizzano la fruibilità di un allestimento. La progettazione dell’allestimento deve mirare al miglioramento dell’orientamento e della fruizione dei luoghi di interesse culturale. Nel caso di mostre o di esposizioni temporanee, la priorità da considerare è l’accessibilità del luogo. Il percorso deve essere privo di ostacoli. 157 Totem, setti e pannelli devono essere strumenti di guida e non di ostacolo. L’allestimento è accessibile se è progettato in modo da rendere la visita fruibile da parte di tutti. L’accessibilità di un allestimento è condizionata da molti fattori tra cui: sviluppo dei percorsi, collocazione degli oggetti e degli espositori, illuminazione, zone di sosta. Per una migliore fruizione del contenuto dei musei è meglio che i non vedenti facciano una preparazione teorica su luoghi e contenuti prima della visita. Se ci sono percorsi tattili, l’allestimento dovrà far sì che i non vedenti eseguano la visita in autonomia. ▪ LINEA GUIDA: Come sottolineato dal D.M. del MiBAC del 2001, l’allestimento di spazi espositivi, permanenti o temporanei, deve essere accessibile e fruibile a tutti, partendo dalla segnaletica, fino ai servizi ed agli arredi. ▪ ESEMPIO: Sezione egiziana del Civico Museo Archeologico di Bologna (BO): la segnaletica chiara e visibile, l’illuminazione corretta ed un percorso privo di ostacoli, rendono accessibile lo spazio espositivo. Allestimento storico ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: elemento non previsto dalla normativa. ▪ LINEA GUIDA: Non si segnala una fonte normativa di riferimento al riguardo. L’indicazione fondamentale è di non distruggere o manomettere l’allestimento storico (vetrine, supporti etc.) ma, ove possibile, di spiegarlo, rendendolo “contemporaneo e comprensibile” tramite supporti didattici (pannelli, video) e di valorizzarlo con idonei apparecchi illuminotecnici. L’allestimento storico costituisce, infatti, un elemento importante per documentare la storia del museo ed il “gusto” di una determinata epoca. Per conservare l’allestimento storico si potrà, per esempio, utilizzare le vetrine storiche ed i supporti per oggetti fuori vetrina, valorizzando i reperti con un adeguato progetto illuminotecnico e con puntuali supporti didattici. In caso di sovraffollamento di opere, si potrà optare per una selezione delle stesse, documentando tramite fotografie ed altri supporti l’esposizione precedente. ▪ ESEMPIO: Sala introduttiva della Sezione egiziana, Museo Civico Archeologico di Bologna (BO): pannelli didattici introducono all’allestimento storico, ai lavori di restauro ed all’allestimento attuale. ▪ ESEMPIO: Sezione Bologna etrusca, Sala Collezione Greca, Sala Collezione romana, Museo Civico Archeologico di Bologna (BO): l’inserimento dell’impianto illuminotecnico, all’interno delle vetrine storiche e nell’illuminazione d’ambiente, ha permesso di rendere visibili i reperti, conservando l’allestimento storico. Si crea un confronto ed un dialogo tra la museografia ottocentesca e quella contemporanea. ▪ ESEMPIO: Sala X, Scultura etrusca in pietra, Museo Archeologico Nazionale di Firenze (FI): il riallestimento recente ha conservato l’allestimento storico, limitando solo il numero delle opere esposte ed inserendo un efficace impianto illuminotecnico, che valorizza le opere rendendole visibili. Un pannello didattico mostra una foto ed una spiegazione dell’allestimento storico di quella sala. Area di sosta ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 1: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001), Appendice – Ambito III - 3. Accoglienza, servizio informazioni, 3.5.3. Spazi di sosta e di riposo. “(…) E’ opportuno, specialmente in musei dal percorso di visita lungo e diversificato, che all'interno o alla fine del percorso stesso siano messi a disposizione dei visitatori a titolo gratuito spazi attrezzati per il godimento di pause, così da scongiurare l'insorgenza di stanchezza mentale e fisica. In tali spazi, oltre alla mobilia indispensabile al comfort (sedie, divani, tavolini) potranno essere messi a disposizione materiali informativi, tanto su supporto cartaceo (cataloghi opportunamente custoditi, opuscoli, brochures, etc.), quanto in forma di postazione multimediale (totem, computer su tavolo) (…)”. ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 2: Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Direzione Generale BASAE del MiBAC (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008, (D.M. del MiBAC 28 marzo 2008), 2.3.6. Allestimento di spazi espositivi. Percorsi. 158 Per agevolare la visita ad un’utenza ampliata è utile prevedere al centro delle sale delle zone di sosta, per poter godere delle opere senza eccessivo affaticamento o appoggi ischiatici, se lo spazio a disposizione è inferiore. Gli ambienti devono considerare i posti per sedia a ruote, passeggini etc. ▪ LINEA GUIDA: Come nelle Linee guida ministeriali del 2001 e del 2008, si vuole qui sottolineare l’importanza della presenza di aree di sosta accessibili ed attrezzate lungo il percorso museale, il cui numero varierà a seconda della lunghezza del percorso. E dove le sedute saranno progettate tenendo conto delle esigenze di tutti i visitatori, inclusi i diversamente abili e di bambini. ▪ ESEMPIO: Rocchetta, Museo e Centro di Documentazione del Castello di Formigine (MO): nella sala degli Scrigni d’archivio, postazioni pc interattive con sedute permettono ai visitatori di approfondire tematiche legate al Castello e al museo. Archivio digitale ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: elemento non previsto dalla normativa. ▪ LINEA GUIDA: Elemento non citato dalla normativa, ma che dovrebbe essere sempre presente. Ogni museo dovrebbe predisporre un archivio digitale delle proprie opere, esposte e no, consultabili tramite postazioni pc presenti nella sala d’accoglienza e nel sito web dedicato. L’archivio, composto da schede monografiche relative alle opere, dovrà fornire dati anagrafici, località e anno di rinvenimento del reperto, indicazione del contesto di rinvenimento, eventuali passaggi di proprietà, numero di inventario, tecnica di lavorazione, restauri, disegni e fotografie. Oltre all’archivio digitale delle opere, dovrebbe esserci anche l’archivio digitale con la storia dell’edificio storico che ospita il museo e quella del museo, dei suoi progetti museologici e dei suoi allestimenti. ▪ ESEMPIO: Palazzo Marchionale e Rocchetta, Museo e Centro di Documentazione del Castello di Formigine (MO): postazioni pc interattive, nella sala d’accoglienza ed altri (“scrigni d’archivio”) nella Rocchetta, rivelano informazioni sulla storia del castello, del museo, del suo restauro, del suo progetto museologico e museografico. Attività culturali e mostre temporanee ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001), Ambito VI – Gestione delle collezioni. “(…) Le esposizioni temporanee (…) devono rientrare in una programmazione pluriennale ed essere accuratamente progettate (…), sia sotto il profilo scientifico che organizzativo. Nell’ambito dell’attività espositiva, va prevista anche la rotazione degli oggetti in deposito, al fine di estendere l’accessibilità delle collezioni (…)”. ▪ LINEA GUIDA: Concordando con quanto previsto dalla normativa del 2001, si vuole aggiungere che attività culturali, come presentazioni di libri, concerti, spettacoli e mostre temporanee sono appuntamenti importanti per far conoscere il museo al pubblico, per attirare al museo visitatori di diversi target. Le mostre temporanee posso essere archeologiche e dare la preferenza all’esposizione dei reperti normalmente conservati nei depositi, ma anche essere di altro genere, aprendosi alla città ed al territorio come centro culturale di riferimento. ▪ ESEMPIO: Museo Archeologico Lavinium di Pratica di Mare - Pomezia (RM): il museo organizza seminari, degustazioni grastronomiche, aperitivi e spettacoli sui temi dell’archeologia. ▪ ESEMPIO: Museo della Centrale Giovanni Montemartini di Roma (RM): si organizzano concerti, seminari di studio e lezioni. ▪ ESEMPIO: Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (RA): il museo indice premi internazionali di ceramica contemporanea (premio Faenza), mostre-mercato legate alla ceramica contemporanea (Argillà) e mostre temporanee di ambito ceramico. ▪ ESEMPIO: Museo e Centro di Documentazione del Castello di Formigine (MO): il museo organizza mostre temporanee di vario genere, dall’arte contemporanea alla fotografia. 159 Biblioteca (Servizi speciali per gli utenti) ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001), 3. Servizi speciali per gli utenti – 3.2 Biblioteca e centro di documentazione. “(…) Vi sarà raccolta e resa accessibile la produzione editoriale e multimediale scientifica e divulgativa relativa all’edificio ed alle collezioni (…) presenti al museo. (…) Saranno consultabili su base regolare a titolo gratuito e indipendentemente dalla visita. Si auspica che sia favorita l’immissione di dati catalografici nei network specializzati (…)”. ▪ LINEA GUIDA: Rispetto alle indicazioni della normativa ministeriale, si vuole aggiungere che una biblioteca specializzata in ambito archeologico all’interno di un museo costituisce un punto di riferimento importante per lo studio e per la ricerca in campo archeologico. La struttura dovrà essere accessibile ed aperta a tutti. Sarà opportuno posizionare la biblioteca in modo tale da renderla autonoma rispetto alle sale espositive permanenti. ▪ ESEMPIO: Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (RA): al piano terra si trova la biblioteca specializzata in storia e restauro della ceramica, che costituisce un importante centro di riferimento a livello locale, nazionale ed internazionale. Biglietteria-Bookshop (Servizi aggiuntivi) ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 1: Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs 42/2004), art.117 Servizi aggiuntivi. “Negli istituti e nei luoghi della cultura (…) possono essere istituiti servizi di assistenza culturale e di ospitalità per il pubblico: (…) 2a) il servizio editoriale e di vendita riguardante cataloghi e sussidi catalografici, audiovisivi e informatici, ogni altro materiale informativo, e le riproduzioni di beni culturali (…)”. ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 2: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001), Ambito VII - Rapporti del museo con il pubblico e relativi servizi – 4. Servizi accessori – 4.2 Negozio o punto vendita interno. “(…) Il negozio o il punto vendita interno contenente pubblicazioni e oggettistica museale (…) è fortemente caratterizzato in relazione al museo (…)”. ▪ LINEA GUIDA: In aggiunta a quanto stabilito dalla normativa, si vuole indicare che la biglietteria-bookshop, posizionata all’ingresso del museo, deve avere un bancone accessibile anche ai visitatori diversamente abili con sedia a ruote. Il bancone dovrà dunque avere riviste, cataloghi, guide ed altro materiale (gadget etc.) visibili ed accessibili a tutti ed avere cassetti e scaffali per contenere il materiale in vendita. Dovranno essere indicati orari di apertura/chiusura del museo, costo del biglietto/riduzioni, dépliant in distribuzione gratuita con la mappa del museo ed eventuali audioguide. Nel caso in cui l’entità “biglietteria-bookshop” sia divisa in due entità distinte, varranno gli stessi principi. Nel caso in cui un museo abbia sale per mostre temporanee, si potranno avere anche due biglietterie distinte, una per le collezioni permanenti e l’altra per le mostre temporanee. Davanti alla biglietteria bisognerà predisporre sedute accessibili per i visitatori, considerando anche le esigenze dei diversamente abili e dei bambini. ▪ ESEMPIO: Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (RA): all’ingresso del museo, la biglietteria-bookshop è costituita da un bancone accessibile che ospita un portariviste/guide/cataloghi nella parte rivolta al pubblico. La biglietteria è a servizio delle mostre temporanee e delle collezioni permanenti del museo. ▪ ESEMPIO: Museo e Centro di Documentazione del Castello di Formigine (MO): all’ingresso del museo, la biglietteria- bookshop è costituita da un bancone accessibile che ospita un porta riviste/guide/cataloghi nella parte rivolta al pubblico. La biglietteria serve le mostre temporanee e le collezioni permanenti del museo. ▪ ESEMPIO: Museo di Santa Giulia di Brescia (BS): vi sono due biglietterie distinte, una per le collezioni permanenti ed una per le mostre temporanee, mentre vi è un unico bookshop. La biglietteria per le collezioni permanenti è costituita da un lungo bancone che dirige il visitatore verso la prima sezione espositiva del museo. Davanti ha una serie di panche, pensate come sedute per i visitatori. 160 Caffetteria - Ristorazione (Servizi accessori – Servizi aggiuntivi) ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 1: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001), Ambito VII - Rapporti del museo con il pubblico e relativi servizi. Tra i Servizi accessori (VII – 4.), la Ristorazione (caffetteria o ristorante) si considera opportuna in quei musei o in quei percorsi museali di considerevole lunghezza o complessità o lontani dai centri abitati. ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 2: Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs 42/2004), art.117 Servizi aggiuntivi. “Negli istituti e nei luoghi della cultura (…) possono essere istituiti servizi di assistenza culturale e di ospitalità per il pubblico: (…) f) i servizi di caffetteria, di ristorazione (…)”. ▪ LINEA GUIDA: Oltre alle indicazioni fornite dalla normativa, si vuole aggiungere che la caffetteria costituisce un luogo di pausa e di aggregazione importante all’interno della vita di un museo. Dovrebbe essere accessibile anche a museo chiuso e servire sia le sale per collezioni permanenti che quelle per le mostre temporanee. ▪ ESEMPIO: Museo di Santa Giulia di Brescia (BS): Situata all’ultimo piano del museo, la caffetteria dispone di una terrazza panoramica molto suggestiva, a servizio delle collezioni permanenti del museo e delle sale riservate alle mostre temporanee. ▪ ESEMPIO: Museo Archeologico del Complesso museale di S.Maria della Scala di Siena (SI): la caffetteria, posta al piano terra del museo, dopo il bookshop e la biglietteria, serve sia il Museo Archeologico che le altre strutture, come le sale per mostre temporanee. Il piano terra costituisce un blocco di servizi, ad uso delle strutture ospitate sugli altri piani del Complesso. Depositi ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001). Ambito VI – Gestione delle collezioni. Sottoambito 4.“(…) L'ordinamento e l'immagazzinaggio degli oggetti destinati ai depositi devono essere progettati in modo da privilegiare lo sfruttamento razionale degli spazi e il controllo delle condizioni di conservazione e sicurezza delle opere. L'accesso ai depositi da parte del pubblico e del personale non direttamente addetto deve essere regolamentato e controllato. La consultazione degli oggetti non esposti va comunque garantita, nel rispetto delle condizioni di sicurezza, secondo criteri definiti e resi pubblici (…)”. “(…) I depositi sono la riserva del museo e devono essere organizzati, privilegiando le esigenze di conservazione e di uso razionale degli spazi (…)”. ▪ LINEA GUIDA: Oltre a quanto indicato dalla normativa sulla necessità che i depositi di materiale archeologico siano organizzati razionalmente, si aggiunge che essi devono essere accessibili ed avere i reperti inventariati e muniti di didascalia di riconoscimento. Inoltre, oltre a dover essere accessibili a tutti, sarebbe importante che i depositi fossero inseriti nel percorso museale di visita. In tal modo, i visitatori interessati potrebbero visionare il materiale, normalmente non accessibile. Il materiale dei depositi dovrebbe poi essere oggetto di mostre temporanee, come occasioni di approfondimento o di confronti. ▪ ESEMPIO: Museo Regionale della Ceramica di Deruta (PG): all’interno del percorso museale, vetrine in ferro e in cristallo espongono i reperti del deposito. Didascalie (Strumenti di comunicazione primaria obbligatori - Identificazione delle opere) ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 1: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001). Ambito VI – Gestione delle collezioni. Per quanto riguarda invece Didascalie, legende e descrizioni (VI – 5.6), i materiali utilizzati dovranno garantire la massima compatibilità con gli oggetti. 161 Appendice - 1. Strumenti di comunicazione primaria (obbligatori), 1.3. Identificazione delle opere. “(…) Ciascuna delle opere o unità espositive deve essere corredata da informazioni essenziali per la sua identificazione (autore/manifattura/civiltà, soggetto/tipologia, data/periodo della sua creazione). A proposito di questo sussidio informativo, fondamentale e talvolta unico strumento di accesso ai dati dell'opera esposta, è d'obbligo raccomandarne la chiarezza e la leggibilità, anche in ordine alle tipologie di supporto prescelte (carta, cartoncino, plexiglas etc.) con le loro caratteristiche (fondo bianco, fondo colorato, trasparenza etc.), al corpo tipografico delle scritte, all'ubicazione (a parete, in vetrina, vicino all'opera, lontano dall'opera ...), all'illuminazione. È appena il caso di raccomandare che, ove si profili un conflitto tra i valori estetici dell'allestimento e la chiarezza della comunicazione, si tenda a privilegiare quest'ultima (…)”. ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 2: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001), Ambito VII - Rapporti del museo con il pubblico e relativi servizi. Per l’identificazione delle opere si richiede che ciascuna opera o unità espositiva sia corredata da informazioni essenziali per la sua identificazione autore/manifattura/civiltà, soggetto/tipologia, data/periodo della sua creazione). Tale supporto dovrà essere chiaro e leggibile, in ordine alla tipologia scelta (carta, cartoncino, plexiglas), alle caratteristiche (fondo bianco o colorato o trasparente), al font, all’ubicazione (a parete, a vetrina, vicino/lontano all’opera), all’illuminazione. In caso di conflitto tra valori estetici e chiarezza della comunicazione, dovrà prevalere il secondo. ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 3: Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Direzione Generale BASAE del MiBAC (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008, (D.M. del MiBAC 28 marzo 2008), Esposizione delle opere, Didascalie, p.112. Ogni opera esposta deve essere dotata di una didascalia esplicativa redatta in modo leggibile, con caratteri di grandezza adeguata alla distanza minima prevista, con il giusto contrasto tra i caratteri e lo sfondo, realizzata su supporti non riflettenti o abbaglianti. Anche la posizione delle didascalie è importante per la loro efficacia: prima di tutto va considerata l’altezza, che deve essere accessibile sia per l’utente su sedia a ruote, sia per l’utente con lieve minorazione visiva. La didascalia posta a lato dell’espositore deve essere leggibile, senza richiedere ulteriori avvicinamenti; non deve disturbare la visione degli oggetti esposti e non deve essere posta in ombra dall’illuminazione interna della vetrina. I supporti delle didascalie devono essere facilmente distinguibili all’interno del contesto in cui sono collocati e non devono essere riflettenti, né costituire fonte di abbagliamento. Non si deve sottovalutare la chiarezza del contenuto delle didascalie, che deve risultare sintetico e comprensibile ad un pubblico di diversificata formazione culturale. ▪ LINEA GUIDA: Per le didascalie, si sostiene quanto indicato dalla normativa (2001 e 2008) circa l’esigenza dell’accessibilità, mentre si aggiunge un’indicazione sulla tipologia. La soluzione ottimale sarebbe di avere un sistema di didascalie poste su consolle, interna od esterna alle vetrine, che permetta di rendere “autonoma” e separata la visione degli oggetti. La visione degli oggetti sarà così affiancata, e non “intralciata”, dalle didascalie che appariranno organizzate in modo razionale. Le didascalie, ove lo spazio lo consenta, potranno recare anche disegni stilizzati o foto degli oggetti a cui si riferiscono. ▪ ESEMPIO: Museo Archeologico del Complesso museale di S.Maria della Scala di Siena (SI): le vetrine del museo presentano una consolle interna che riporta didascalie con informazioni essenziali. ▪ ESEMPIO: Sezione precolombiana del Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (RA): didascalie su consolle esterna alla vetrina, recante anche le immagini dei diversi reperti esposti. ▪ ESEMPIO: Sezione egiziana del Civico Museo Archeologico di Bologna (BO): nel lungo corridoio, le vetrine presentano didascalie su consolle esterna. Edificio storico: restauro e riconversione a nuova destinazione d’uso ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: Carta di Venezia (1964), art.5, art.8, art.11. Art.5: “La conservazione dei monumenti è sempre favorita dallo loro utilizzazione in funzioni utili alla società: una tale destinazione è augurabile, ma non deve alterare la distribuzione e l’aspetto dell’edificio (…)”. 162 Art.8: “Gli elementi di scultura, di pittura o di decorazione che sono parte integrante del monumento non possono essere separati da esso, che quando questo sia l’unico modo atto ad assicurare la loro conservazione”. Art.11: “Nel restauro di un monumento sono da rispettare i contributi che definiscono l’attuale configurazione del monumento, a qualunque epoca appartengano (…)”. ▪ LINEA GUIDA: Come indicato dalla Carta di Venezia, nella nuova destinazione d’uso (in questo caso museale), l’edificio storico deve rimanere leggibile nelle sue caratteristiche volumetriche e materiche, senza venire alterato dal restauro e dagli elementi dell’operazione museografica. Nel caso specifico di destinazione museale, si vuole indicare che i nuovi spazi necessari all’allestimento potranno essere creati con l’ausilio di pareti in cartongesso, di pareti attrezzate, di divisori che permettano di dividere lo spazio senza alterare in modo definitivo forme e volumi della fabbrica storica. Anche la disposizione e la forma delle vetrine può essere un utile supporto in questo senso. ▪ ESEMPIO: Museo Nazionale Romano di Palazzo Altemps di Roma (RM): l’allestimento lascia visibili le caratteristiche storico-artistiche dell’edificio storico, nei particolari costruttivi e nelle rifiniture. ▪ ESEMPIO: Sezione egiziana del Museo Civico Archeologico di Bologna (BO): nel lungo corridoio, “travi-stendardo” in ferro e vetro introducono alle varie epoche storiche della Sezione, lasciando visibile forma e volume dell’antico corridoio voltato del palazzo storico. Anche vetrine disposte ortogonalmente aiutano a separare gli spazi senza chiudere la visuale. ▪ ESEMPIO: Sala delle Sculture del Museo Civico di Sassoferrato (PU): supporti in ferro creano un perimetro che ospita statue antiche, lasciando visibili le decorazioni del palazzo storico che ospita il museo. Edificio storico: aperture ed infissi ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: Nessun elemento specifico previsto dalla normativa. Come riferimento si considerano le indicazioni generali della Carta di Venezia (1964), artt.9, 12. Art.9 – “Il restauro (…) si fonda sul rispetto della sostanza antica e delle documentazioni autentiche. Il restauro deve fermarsi dove ha inizio l’ipotesi: sul piano delle restituzioni congetturali qualsiasi lavoro di completamento, riconosciuto indispensabile per ragioni estetiche e tecniche, deve distinguersi dalla progettazione architettonica e dovrà recare il segno della nostra epoca (…)”. Art.12 - “Gli elementi destinati a sostituire le parti mancanti devono integrarsi armoniosamente nell’insieme, distinguendosi tuttavia dalle parti originali, affinché il restauro non falsifichi il monumento, sia nel suo aspetto artistico, sia nel suo aspetto storico”. ▪ LINEA GUIDA: Seguendo le indicazioni sul restauro presenti nella Carta di Venezia, le aperture dell’edificio storico dovranno essere rispettate in forma e dimensione, eliminando superfetazioni ed altri elementi successivi incongrui e privi di valore storico o artistico. Per quanto riguarda gli infissi, la loro eventuale sostituzione dovrà essere in linea con la normativa per la sicurezza, con quella antincendio e con le caratteristiche della fabbrica. Nel caso di conflitto tra le richieste della normativa (sicurezza ed antincendio) ed i valori della fabbrica, bisognerà trovare una soluzione alternativa, consona, che rispetti la fabbrica e che aumenti il grado di sicurezza dell’edificio. Se non sarà possibile inserire infissi dal telaio metallico, si potranno trattare con prodotti ignifughi quelli lignei esistenti. ▪ ESEMPIO: Nessun esempio da segnalare. Edificio storico: coperture ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: Nessun elemento specifico previsto. Come riferimento si considerano le indicazioni generali della Carta di Venezia (1964), artt.9, 10, 12. Art.9 – “Il restauro (…) si fonda sul rispetto della sostanza antica e delle documentazioni autentiche. Il restauro deve fermarsi dove ha inizio l’ipotesi: sul piano delle restituzioni congetturali qualsiasi lavoro di completamento, riconosciuto indispensabile per ragioni estetiche e tecniche, deve distinguersi dalla progettazione architettonica e dovrà recare il segno della nostra epoca (…)”. 163 Art.10 – “Quando le tecniche tradizionali si rivelino inadeguate, il consolidamento di un monumento può essere assicurato mediante l’ausilio di tutti i più moderi mezzi di struttura e di conservazione, la cui efficienza sia stata dimostrata da dati scientifici e sia garantita dall’esperienza”. Art.12 - “Gli elementi destinati a sostituire le parti mancanti devono integrarsi armoniosamente nell’insieme, distinguendosi tuttavia dalle parti originali, affinché il restauro non falsifichi il monumento, sia nel suo aspetto artistico, sia nel suo aspetto storico”. ▪ LINEA GUIDA: Non esistendo nella normativa museale una normativa specifica di riferimento per il trattamento delle coperture storiche, varranno le indicazioni date dalla Carta di Venezia in tema di restauro, di uso di nuove tecniche per il consolidamento e di aggiunte. Si aggiunge che, nel momento in cui si interviene col restauro in un edificio storico, bisognerà prestare particolare attenzione alle coperture storiche dell’edificio. Coperture voltate, a cassettoni, piane decorate dovranno essere conservate nel restauro e non celate dal successivo intervento museografico. Il restauro andrà poi documentato e comunicato ai visitatori, tramite pannelli didattici, supporti multimediali e/o, se si ritiene opportuno, lasciando saggi in cui siano visibili fasi del restauro. ▪ ESEMPIO: Sala 12, Museo Archeologico Nazionale di Ferrara (FE): il recente restauro ha deciso di non integrare le lacune ed, in alcuni punti, di lasciare visibili i vari strati pittorici, mostrando ai visitatori la tecnica decorativa del soffitto cassettonato decorato. ▪ ESEMPIO: Museo e Centro di Documentazione del Castello di Formigine (MO): il restauro (architettonico e pittorico) del Castello viene comunicato ai visitatori tramite le postazioni pc della Sala d’accoglienza e gli “scrigni d’archivio” ovvero postazioni pc interattive che il visitatore può interrogare. ▪ ESEMPIO: Rocchetta, Torre dell’Orologio, Sala della Pigna. Museo e Centro di Documentazione del Castello di Formigine (MO): il restauro ha lasciato visibile, senza integrarlo, tracce di un affresco parietale di epoca rinascimentale nella Sala della Pigna. Edificio storico: decorazioni pittoriche ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: Non esistendo, nella normativa museale, una normativa specifica di riferimento per il trattamento delle decorazioni pittoriche negli edifici storici, varranno le indicazioni date dalla Carta di Venezia in tema di restauro (1964), artt.8-9. Art.8 - “(…) Gli elementi di scultura, di pittura e di decorazione che sono parte integrante del monumento non possono essere separati da esso, che quando questo sia l’unico modo atto ad assicurare la loro conservazione (…)”. Art.9 – “Il restauro (…) si fonda sul rispetto della sostanza antica e delle documentazioni autentiche. Il restauro deve fermarsi dove ha inizio l’ipotesi: sul piano delle restituzioni congetturali qualsiasi lavoro di completamento, riconosciuto indispensabile per ragioni estetiche e tecniche, deve distinguersi dalla progettazione architettonica e dovrà recare il segno della nostra epoca (…)”. ▪ LINEA GUIDA: Non esistendo nella normativa museale una normativa specifica di riferimento per il trattamento delle decorazioni pittoriche di un edificio storico, varranno le indicazioni date dalla Carta di Venezia. Come prescritto dalla Carta di Venezia, bisogna conservare le decorazioni pittoriche dell’edificio in sito, nel caso siano parte integrante di esso, ed il restauro deve basarsi su dati certi ed essere riconoscibile nelle aggiunte. ▪ ESEMPIO: Museo Civico di Sassoferrato (AN): il restauro e l’allestimento hanno lasciato visibili le decorazioni pittoriche dell’edificio storico. ▪ ESEMPIO: Rocchetta, Torre dell’Orologio, Sala della Pigna. Museo e Centro di Documentazione del Castello di Formigine (MO): il restauro ha lasciato visibili le decorazioni pittoriche superstiti del Castello. ▪ ESEMPIO: Ex corridoio conventuale del primo piano, Museo dei Grandi Fiumi di Rovigo (RO): il restauro ha lasciato visibili le decorazioni pittoriche parietali superstiti dell’ex convento. 164 Edificio storico: murature ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: Non essendoci nella normativa museale elementi specifici riferiti alle murature di edifici storici, si prendono in considerazione le parti relative all’argomento delle “aggiunte” nella Carta di Venezia (1964), artt.9, 12-13. Art.9 – “Il restauro (…) si fonda sul rispetto della sostanza antica e delle documentazioni autentiche. Il restauro deve fermarsi dove ha inizio l’ipotesi: sul piano delle restituzioni congetturali qualsiasi lavoro di completamento, riconosciuto indispensabile per ragioni estetiche e tecniche, deve distinguersi dalla progettazione architettonica e dovrà recare il segno della nostra epoca (…)”. Art.12 - “Gli elementi destinati a sostituire le parti mancanti devono integrarsi armoniosamente nell’insieme, distinguendosi tuttavia dalle parti originali, affinché il restauro non falsifichi il monumento, sia nel suo aspetto artistico, sia nel suo aspetto storico”. Art.13 – “Le aggiunte non possono essere tollerate se non rispettano tutte le parti interessanti dell’edificio, il suo ambiente tradizionale, l’equilibrio della sua composizione ed i rapporti con l’ambiente circostante”. ▪ LINEA GUIDA: Non essendoci nella normativa museale disposizioni sul tema delle murature di edifici storici, si considerano le indicazioni della Carta di Venezia riguardanti restauro ed aggiunte. Le murature costituiscono un aspetto fondamentale dell’edificio storico, la tecnica costruttiva, il tipo di materiale utilizzato e la posa in opera racchiudono la storia di una determinata epoca e di una certa maestranza. Dovrà esserci il rispetto totale per le murature storiche, laddove aggiunte ed integrazioni andranno progettati con materiali riconoscibili ed idonei. L’allestimento museografico dovrà divulgare, tramite pannelli didattici, video e/o pc, i lavori di restauro. ▪ ESEMPIO: Museo e Centro di Documentazione del Castello di Formigine (MO): pc interattivi danno conto dei restauri subiti dal Castello. Esposizione: criteri per l’esposizione degli oggetti ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001). Ambito VI - Gestione delle collezioni. Nel paragrafo dedicato all’Esposizione permanente e temporanea (VI – 5.) si indicano linee guida per garantire un’esposizione dei manufatti in condizione di sicurezza, individuando classi di opere, secondo criteri dettati dalla geometria e dalla tipologia dell’oggetto. Questi sono: dividere le opere per classi di appartenenza; individuare i criteri di massima per una corretta esposizione; classificare, in base alla loro costituzione, i materiali usati; indicare le strutture di supporto e le caratteristiche dei contenitori; indicare le idonee misure di protezione chimico-fisica e biologica. Per quanto riguarda le classi di manufatti con esigenze espositive analoghe, vanno seguiti i criteri secondo la geometria dell’oggetto (manufatti piani, con superfici geometricamente complesse, a trama ordito) e criteri secondo le tipologie (manufatti metallici, lapidei, ceramici non smaltati ed invetriati, tessili, policromi, vetrosi e musivi e maiolicati, cartacei, complessi etc). I materiali vanno poi classificati in primari, secondari e terziari. I primari sono il contenitore che racchiude gli oggetti, incluso il piano su cui sono montati gli oggetti, e le etichette di identificazione. I materiali secondari sono quelli a contatto con gli oggetti non chiusi nelle vetrine (schermi, barriere). Infine, ci sono i materiali terziari, come protettivi, vernici etc. Ambito VI - Gestione delle collezioni – Appendice. Esposizione permanente. “(…) La selezione degli oggetti ha come obiettivi: far emergere l'identità del museo ed i tratti salienti delle collezioni, attraverso la conoscenza approfondita degli oggetti (caratteristiche, provenienza, spostamenti nel museo, bibliografia) e delle raccolte (costituzione, dispersione, accrescimento o riduzione dei fondi, spostamenti degli oggetti nel museo) delle vicende del museo (ordinamenti, allestimenti e relative trasformazioni, cambiamenti di sede, collezionisti) e della sede (contestualizzazione originaria o comunque storicamente rilevante degli oggetti negli spazi; parti dell'edificio da presentare museograficamente); rispettare la storia del museo, valutando attentamente l'opportunità di modifiche radicali di ordinamenti e di allestimenti preesistenti e verificando che le motivazioni siano di importanza proporzionata agli effetti sia definitivi sia temporanei (disagi per il pubblico, spese, carico di lavoro supplementare) (…)”. 165 ▪ LINEA GUIDA: Si confermano le indicazioni della normativa del 2001, aggiungendo che è importante: esporre pochi oggetti; fare mostre temporanee dove a rotazione si mostrano quelli conservati nei depositi o fare depositi visitabili a tutti; inserire il deposito nel percorso museale. L’esposizione di un numero eccessivo di oggetti all’interno della stessa vetrina disorienta e non riesce a comunicare il significato dei reperti, a meno che non si tratti di una serie di oggetti simili di cui si vuole comunicare il significato di insieme. ▪ ESEMPIO: Museo e Centro di Documentazione del Castello di Formigine (MO): il museo ospita un numero esiguo di vetrine e di reperti archeologici, lasciando alla mutimedialità il compito di raccontare al visitatore la storia del Castello di Formigine. ▪ ESEMPIO: Museo Archeologico Lavinium di Pratica di Mare - Pomezia (RM): in diverse sale del museo, attraverso una selezione di oggetti esposti, collegati a dispositivi multimediali, viene raccontata la storia di questi reperti archeologici. ▪ ESEMPIO: Collezione Urne fittili di produzione chiusina e Collezione Urne di Asciano, Museo Archeologico del Complesso museale di S.Maria della Scala di Siena (SI): una serie di reperti della stessa tipologia (urne fittili) viene esposta senza didascalie specifiche. Prevale la raccolta sul singolo reperto. Esposizione: copie e calchi ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: elemento non previsto dalla normativa museale. ▪ LINEA GUIDA: Non essendoci nessun riferimento nella normativa museale, si sottolinea che è importante fare copie e calchi di oggetti per la manipolazione tattile. Questo, oltre ad essere utile ai visitatori non vedenti, risulta molto importante per il pubblico più giovane, che può sperimentare i materiali. Le copie possono essere posizionate fuori dalle vetrine, mentre all’interno delle vetrine si possono esporre i reperti originali. Oltre a questo, le copie possono essere utilizzate perché i reperti originali sono altrove o perchè il percorso museale li richiede per una migliore comprensione. ▪ ESEMPIO: Sezione età Romana, Museo dei Grandi Fiumi di Rovigo (RO): oggetti collocati su mensole fuori dalle vetrine costituiscono le copie, manipolabili, dei reperti originali visibili nelle vetrine. Esposizione: ricostruzioni a scala reale ed ambientazioni ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: elemento non previsto dalla normativa museale. LINEA GUIDA: Non essendoci riferimenti nella normativa museale, si indica che le ricostruzioni a scala reale di abitazioni, di imbarcazioni o di personaggi, costituiscono un utile ed efficace supporto didattico per comprendere meglio alcune realtà del passato, ambientate nel loro contesto originale, quando il progetto museologico lo ritenga necessario. ▪ ESEMPIO: Museo dei Grandi Fiumi di Rovigo (RO): Ricostruzione a scala reale di una donna etrusca alla toeletta; ricostruzione a scala reale di capanna con personaggi intenti al lavoro di un’abitazione di Frattesina di Fratta Polesine (RO) dell’Età del Bronzo. ▪ ESEMPIO: Museo della Marineria di Cesenatico (FC): ricostruzioni di palanchi con diversi pesi, tipici della marineria storica romagnola, ed azionabili dai visitatori. ▪ ESEMPIO: Museo Archeologico “Luigi Fantini” di Monterenzio (BO): ricostruzione a scala reale di una capanna locale relativa al Neolitico all’interno del museo e ricostruzioni di altre capanne all’esterno, nel museo all’aperto. Esposizione: ricostruzione di un contesto chiuso ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: elemento non previsto dalla normativa museale. ▪ LINEA GUIDA: Non essendoci riferimenti nella normativa museale, si indica che la ricostruzione di un contesto chiuso nel museo costituisce un elemento importante per meglio comprendere l’oggetto nel suo contesto originale, quando il progetto museologico lo ritenga necessario. Per esempio, la ricostruzione di un corredo funerario di una tomba all’interno di una vetrina, dovrà prevedere accanto al tipo di tomba e agli oggetti rinvenuti, ricostruzioni grafiche e fotografie del contesto 166 chiuso nel luogo del rinvenimento, oltre che supporti didattici (pannelli o video) sul periodo storico e sulla civiltà rappresentati. ▪ ESEMPIO: Sezione egiziana del Museo Civico Archeologico di Bologna (BO): all’interno di una grande teca, si trovano il sarcofago ed il corredo funerario relativo ad una tomba di epoca tarda. Fuori dalla vetrina un pannello didattico fornisce alcune informazioni su questo contesto chiuso. ▪ ESEMPIO: Centro Ambientale Archeologico. Museo Civico di Pianura di Legnago (VR): vetrine ospitano corredi funerari rinvenuti in zona e relativi a diverse epoche (Età del Ferro, Età del Bronzo). I reperti sono adagiati su un “letto” di sabbia, a ricordare la terra della sepoltura. Esposizione: segna numeri per gli oggetti ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: elemento non previsto dalla normativa museale. ▪ LINEA GUIDA: Non essendoci riferimenti nella normativa museale, si indica che la mancanza di segna numeri vicino agli oggetti esposti in vetrina, fa prevalere l’insieme delle opere, come se fosse un contesto. Questa è una scelta museologica, che condiziona fortemente l’allestimento. Nel caso il progetto museologico ritenga importante, come nella maggior parte dei casi, avere i segna numeri, questi dovranno essere posizionati vicino alle opere, essere leggibili ed essere in vetro, in plexiglas o in altro materiale. ▪ ESEMPIO: Museo Archeologico del Complesso museale di S.Maria della Scala di Siena (SI): nelle vetrine, accanto ai reperti esposti, non compaiono segna numeri. Una scelta che fa prevalere l’insieme sul singolo reperto. Esposizione: spazi e arredi ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001), Ambito III - Strutture del museo. L’esposizione dovrà essere anche flessibile ed i relativi parametri da verificare saranno: spazi adattabili a modifiche nell’ordinamento museografico; spazi atti ad ospitare opere di grandi dimensioni e possibilità di incremento degli spazi utilizzati. Un’altra caratteristica dell’esposizione dovrà essere la funzionalità, che richiede flussi di visita unidirezionali, circolari, ad isola; percorsi chiaramente riconoscibili, atti ad evitare affollamenti ed affaticamenti del visitatore. Un’altra esigenza dell’esposizione dovrà essere la manutenibilità, che richiede pavimentazioni e metrature di facile pulizia; pareti di facile riparazione e controsoffitti di facile accesso. Infine, l’esigenza dell’attrezzabilità richiede un’esposizione con pareti e con soffitti attrezzabili e la possibilità di collocare pannelli verticali e vetrine. Ancora, la collezione richiede spazi per l’esposizione delle opere all’aperto ed aree archeologiche recintate. ▪ LINEA GUIDA: Oltre a quanto detto dalla normativa, si sottolinea l’esigenza che la zona espositiva sia flessibile, idonea ad ospitare modifiche, prevedendo anche la possibilità di ampliamenti futuri. ▪ ESEMPIO: Museo del Territorio di Riccione (RN): il museo ospita, a fianco delle sale espositive per le collezioni permanenti, spazi pensati per un possibile ampliamento delle collezioni. Guardaroba (Servizi aggiuntivi) ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs 42/2004), art.117 Servizi aggiuntivi. “Negli istituti e nei luoghi della cultura (…) possono essere istituiti servizi di assistenza culturale e di ospitalità per il pubblico: (…) f) i servizi di caffetteria, di ristorazione, di guardaroba (…)”. ▪ LINEA GUIDA: A dispetto della normativa sui beni culturali, che non dà specifiche indicazioni al riguardo, limitandosi ad indicare che il guardaroba “può” essere istituito; si vuole qui indicare questo servizio come fondamentale per l’accoglienza 167 dei visitatori. Da posizionare vicino alla biglietteria o alla sala d’accoglienza, il guardaroba potrà essere custodito da personale specifico (servizio a pagamento) oppure prevedere semplici armadietti chiudibili (servizio gratuito). ▪ ESEMPIO: Sala d’accoglienza del Palazzo Marchionale - Museo e Centro di Documentazione del Castello di Formigine (MO): armadietti dietro le panche della sala d’accoglienza fungono da pratico guardaroba, risparmiando sul personale ed offrendo un servizio gratuito. Illuminazione artificiale: impianti illuminotecnici ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 1: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001). Ambito III - Strutture del museo. 2.4 Sistemi di illuminazione. L’esigenza della flessibilità richiede “(…) accensioni distinte per illuminazione generale, puntuale etc. ed apparecchi illuminanti fissi, su binari elettrificati, su griglie, in controsoffitti etc (…)”. L’esigenza della manutenibilità richiede “(…) apparecchi illuminanti di facile accessibilità (per sostituzione periodica sorgenti luminose) ed apparecchi illuminanti di facile pulizia (…)”. Ambito III - Strutture del museo, Sistemi di illuminamento della collezione che richiede l’illuminazione di aree esterne; di aree interne con luce artificiale (generale, puntuale di accento, su vetrina). Per la funzionalità, indica apparecchi illuminanti con sorgenti ad incandescenza (alogene etc.) e/o a scarica di gas (ioduri metallici, fluorescenti etc.). Prevede anche la presenza di apparecchi illuminanti con filtri anti UV o anti IR, del tipo riflettore (a fascio largo/stretto, rifrattore, sagomatore). Ambito VI – Gestione delle collezioni. Controlli fotometrici – Illuminamenti raccomandati. VI – 2.10. A seconda dei diversi tipi di reperti e di manufatti si stabiliscono quattro categorie di fotosensibilità di livelli massimi di illuminamento. Una categoria di fotosensibilità molto bassa, comprendente reperti e manufatti relativamente insensibili alla luce racchiude: metalli, materiali lapidei e stucchi senza strato di finitura, ceramiche, gioielleria, smalti, vetri, vetrate policrome, reperti fossili. Questa prevede un illuminamento massimo superiore a 300 lux, ma con limitazioni sugli effetti termici in particolare per stucchi, smalti, vetrate e fossili. Nella seconda categoria, di media fotosensibilità, sono inclusi materiali organici quali quelli in osso, avorio e legno per cui si parla di un illuminamento massimo di 150 lux; mentre la terza categoria, con alta fotosensibilità, include pelli e reperti botanici, carta e pergamena e legni bagnati e qui si raccomanda un illuminamento massimo di 50 lux. Vi è poi l’ultima categoria, quella molto alta con fotosensibilità quattro, che include reperti e manufatti estremamente sensibili alla luce, quali mummie, sete, inchiostri, coloranti e pigmenti, per cui si raccomanda un illuminamento massimo di 50 lux. Ambienti espositivi confinati (climabox, teche, vetrine. VI – 2.15). Deve essere prevista la collocazione esterna delle sorgenti e degli apparati di alimentazione. Il calore dissipato dalle sorgenti dovrà poi essere smaltito in modo da non alterare la stabilità termica dell’ambiente confinato e bisognerà prestare attenzione alla depurazione infrarossa delle sorgenti impiegate, per evitare fenomeni legati all’effetto serra (incremento termico e deumidificazione). ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 2: Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Direzione Generale BASAE del MiBAC (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008, (D.M. del MiBAC 28 marzo 2008), Esposizione delle opere, Illuminazione, p.112. L’illuminazione è un elemento fondamentale dell’allestimento, in quanto permette il godimento delle opere esposte ed aiuta a non affaticarsi durante il percorso di visita. In generale, l’illuminazione delle didascalie e dei pannelli esplicativi deve essere diretta. Nell’allestimento, la luce è un importante strumento estetico e suggestivo, ma bisogna tenere conto delle esigenze di orientamento e di leggibilità dei percorsi che devono prevalere sugli effetti ricercati, al fine di rendere piacevole la visita. La luce che illumina sia le opere che i pannelli esplicativi non deve mai interferire con i visitatori che potrebbero creare zone d’ombra. Compatibilmente con le esigenze di tutela delle opere esposte, l’illuminazione deve esaltare le caratteristiche degli oggetti, facilitandone la lettura delle forme e dei materiali. L’illuminazione interna delle vetrine non deve rendere difficoltosa la lettura dei testi e la visione degli oggetti, evitando zone d’ombra, fenomeni d’abbagliamento o sforzi eccessivi da parte del visitatore. ▪ LINEA GUIDA: Condividendo tutte le indicazioni fornite dalla normativa ministeriale (2001 e 2008), circa i parametri della flessibilità e della fotosensibilità, si forniscono qui alcune indicazioni più specifiche. 168 Dove l’edificio storico lo consenta, è preferibile celare gli elementi per la distribuzione impiantistica elettrica in un controsoffitto o sotto un pavimento galleggiante, evitando di “intralciare” la vista con questi dispositivi e creando una soluzione idonea per la manutenzione ordinaria e straordinaria, che garantisca la possibilità di ispezione. Un’altra soluzione potrebbe essere quella di alloggiare gli impianti all’interno di cavedi, predisposti adeguatamente e presenti in ogni sala, espositiva e non In una nuova operazione museografica, il progetto illuminotecnico deve essere parte presente e importante, poiché esso va letto come la possibilità concreta di conservare al meglio le opere esposte in un museo e di valorizzarle, migliorando la fruizione di esse. L’illuminazione d’ambiente e quella d’accento varieranno a seconda dello specifico utilizzo (tipo di opere e di contesto), consentendo soluzioni specifiche e differenziate. Si dovranno evitare fenomeni disturbanti per la corretta visione degli oggetti, come l’abbagliamento o la riflessione della luce sulle superfici vetrate. In un edificio storico, l’illuminazione artificiale dovrà essere particolarmente attenta a “sottolineare”, ed a non fuorviare, forme, volumi e particolari decorativi della fabbrica. Sistemi illuminotecnici, ingombranti e sovradimensionati per lo spazio possono, infatti, alterare la visuale e non valorizzare l’edificio storico. Nelle sale espositive di un museo, a seconda del tipo di materiale dell’oggetto ed anche della tipologia delle vetrine (ove queste siano già esistenti), si sceglieranno le sorgenti e gli apparecchi più idonei, in linea con le raccomandazioni illuminotecniche dell’Allegato “A” del D.M. del MIBAC del 2001. L’indicazione è quella di evitare corpi illuminanti ingombranti ed esteticamente vistosi, optanto per quelli che restano “in sordina”, che non arrechino disturbo alle opere esposte ed all’edificio storico. L’illuminazione d’ambiente potrà avere: apparecchi a parete con lampade alogene o con lampade fluorescenti compatte oppure altre soluzioni; una scelta che dipenderà dal tipo di copertura delle sale e dalla presenza o meno di superfici decorate. Coperture voltate, a cassettoni e soffitti/pareti decorati preferiranno corpi illuminanti discreti, capaci di illuminare l’ambiente senza ostacolare la visuale totale delle superfici; mentre coperture piane e non decorate potrebbero anche ospitare corpi illuminanti su binari a tensione di rete oppure inserire un controsoffitto dove celare l’impianto illuminotecnico più idoneo. L’illuminazione d’accento deve essere posizionata in modo tale da evitare fastidiosi fenomeni di riflessione e di abbagliamento. Vi saranno soluzioni diverse a seconda del tipo di allestimento e della tipologia di bene da illuminare. Faretti da incasso per lampade alogene a riflettore dicroico oppure faretti orientabili montati su binario a soffitto con lampade alogene oppure faretti, sostenuti da bracci metallici, con lampade alogene con riflettore dicroico. L’illuminazione interna di vetrine contenenti terrecotte, ceramiche, oggetti vitrei o lapidei può essere data contemporaneamente da una o più tipologie di corpi illuminanti. Una vetrina, se di lunga dimensione, può alloggiare nella parte sommitale interna lampade fluorescenti lineari e faretti da incasso con lampade alogene a riflettore dicroico oppure un doppio sistema, dall’alto e dal basso, di lampade fluorescenti lineari. Vetrine, di lunghe dimensioni, possono avere anche un unico sistema di illuminazione interna con apparecchi a lampade fluorescenti lineari. Vetrine di piccole dimensioni possono, invece, essere illuminate internamente da faretti da incasso con lampade alogene a riflettore dicroico. Un’ultima indicazione riguarda le soluzioni illuminotecniche attente al risparmio energetico, come lampade a sensori che si accendono al passaggio del visitatore. Il diversificato sistema d’illuminazione all’interno di una vetrina permette di creare una luce diffusa e una luce d’accento, contribuendo ad esaltare le qualità dell’oggetto. Diversa è la situazione per le vetrine che devono ospitare reperti riferibili alla terza categoria di fotosensibilità, con alta fotosensibilità, come papiri, legno bagnato e pergamene. Questi reperti potranno avere un illuminamento massimo di 50 lux e preferiranno sistemi di illuminazione e sorgenti che non sviluppano calore, come fibre ottiche o come i led. Fibre ottiche e led costituiscono, poi, una situazione ottimale anche per i reperti appartenenti ad una categoria di scarsa sensibilità alla luce, come oggetti vitrei, ceramici e lapidei. L’illuminazione di servizio notturna dovrà essere presente in ogni sala espositiva del museo ed essere funzionante durante le ore di chiusura del museo, per prevenire eventuali furti e/o atti vandalici. ▪ ESEMPIO: Sezione Novecento faentino del Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (RA): in alcune sale del Museo, l’impianto illuminotecnico è celato nel controsoffitto. 169 ▪ ESEMPIO: Museo Archeologico del Complesso museale di S.Maria della Scala di Siena (SI): gli impianti tecnologici sono alloggiati sotto i pavimenti lignei galleggianti. ▪ ESEMPIO: Museo e Centro di Documentazione del Castello di Formigine (MO): i diversi impianti, tra cui quelli illuminotecnici, sono collocati all’interno di carter in ferro dalla sezione cava posizionati in un angolo di ogni sala. ▪ ESEMPIO: Biglietteria-Bookshop e Sala d’accoglienza del Palazzo Marchionale del Museo e Centro di Documentazione del Castello di Formigine (MO): plafoniere a parete con lampade fluorescenti compatte forniscono l’illuminazione d’ambiente alle sale. ▪ ESEMPIO: Sala 7, Maioliche faentine ‘400-’600 del Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (RA): vetrine a muro sporgenti ospitanti ceramiche presentano una doppia soluzione interna per l’illuminazione con lampade fluorescenti lineari e con faretti da incasso a lampade alogene con riflettore dicroico. ▪ ESEMPIO: Sala 7, Maioliche faentine ‘400-’600 del Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (RA): piccole vetrine a mensola ospitano reperti ceramici illuminati internamente da faretti da incasso, con lampade alogene a riflettore dicroico, alloggiati nella parte sommitale. ▪ ESEMPIO: Sala 13, Museo Archeologico Nazionale di Ferrara (FE): vetrine ospitanti reperti ceramici sono illuminate internamente da un doppio sistema, dall’alto e dal basso, di fibre ottiche. ▪ ESEMPIO: Sezione egiziana, Civico Museo Archeologico di Bologna (BO): le vetrine a parete del lungo corridoio sono illuminate internamente da lampade fluorescenti lineari. Ospitano reperti ceramici e lapidei. ▪ ESEMPIO: Sala Ceramiche faentine dell’800 del Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (RA): lampade a sensori illuminano internamente le vetrine al passaggio dei visitatori. Illuminazione naturale ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001). Ambito III - Strutture del museo, Sistemi di illuminamento della collezione. Questo richiede l’illuminazione di interni con luce naturale (diretta, indiretta, condotta) e, per la funzionalità, indica filtri anti UV per la luce naturale. Ambito III - Strutture del museo. 2.4 Sistemi di illuminazione. La controllabilità richiede “(…) dispositivi schermanti, manuali o automatici, per il controllo della luce naturale e della radiazione solare (…)”. Ambito VI – Gestione delle collezioni, Controllo della luce naturale: “(…) Si dovranno adottare dispositivi (filtri, pellicole, tende, deflettori, diffusori, rifrattori, vetri a densità variabile) atti ad abbattere la componente UV ed a controllare la componente visibile ed infrarossa (...)”. ▪ LINEA GUIDA: Come indicato nella normativa del 2001, la luce naturale in un museo costituisce un elemento pericoloso, se non viene controllata da adeguati dispositivi. Rispetto alla normativa, si vuole sottolineare che l’illuminazione naturale costituisce un elemento importante nell’allestimento di un museo, una “presenza” che va indirizzata, convogliata e schermata, ma non allontanata e respinta. La luce naturale si lega in modo diverso agli edifici storici, a seconda della loro funzione. Le aperture di un edificio storico di architettura religiosa saranno diverse da quelle di un edificio storico di un’architettura militare ed ancora diverse da quelle di un edificio storico di residenza privata. Bisogna studiare il significato originario della luce in quel particolare edificio storico convertito a museo e fare in modo che nel restauro e nell’operazione museografica questo “senso” non sia stravolto o perduto, ma che, al contrario, diventi leggibile. Nel caso in cui la luce naturale, in particolari momenti del giorno, sia dannosa per gli oggetti esposti, si dovrà provvedere a schermarla, tramite filtri, deflettori, tende o pellicole posizionate sulle finestre, sulle vetrate e sulle aperture in genere. Varrà anche il caso contrario ovvero in un edificio storico connotato dall’assenza o dalla scarsità di luce naturale, come può essere un ambiente sotterraneo o seminterrato, il restauro e l’operazione museografica dovranno tenere conto di questa condizione, senza alterare in modo errato il contesto con l’inserimento di una quantità eccessiva e “disturbante” di luce (artificiale). 170 Tagli di luce che possono guidare ed indirizzare il visitatore verso i reperti, creando anche particolari suggestioni, come improvvisi controluce. ▪ ESEMPIO: Sala 7, Maioliche faentine ‘400-’600 del Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (RA): il restauro e l’allestimento hanno conservato i grandi finestroni del corridoio dell’ex convento, portando una suggestiva quantità di luce che costituisce uno degli elementi chiave di tutto il progetto museografico. Le vetrine, addossate alle pareti del corridoio, non ricevono luce diretta. ▪ ESEMPIO: Sezione precolombiana, Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (RA): la sala prende luce naturale dalle vetrate che chiudono la corte interna dell’ex convento di S.Maglorio, una luce naturale che non arriva diretta, ma di taglio, secondo la posizione delle vetrine messe come quinte teatrali. ▪ ESEMPIO: Domus dell’Ortaglia, Museo di Santa Giulia di Brescia (BS): nel semibuio dello spazio espositivo, un controluce proveniente da una vetrata che affaccia sull’area archeologica esterna colpisce le strutture di epoca romana, attirando lo sguardo del visitatore. Un espediente adottato dai progettisti per collegare spazio interno ed esterno al museo. ▪ ESEMPIO: Museo Archeologico del Complesso museale di S.Maria della Scala di Siena (SI): negli spazi sotterranei dell’ex Spedale medievale di S.Maria della Scala, l’originale senso di oscurità è stato preservato, intervenendo lungo il percorso espositivo con numero ridotto di corpi illuminanti. Ingresso ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Direzione Generale BASAE del MiBAC (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008, (D.M. del MiBAC 28 marzo 2008). 2.3.4. Fruizione delle unità ambientali e delle attrezzature, p.97. ”(…) Garantire l’accessibilità ad un edificio significa assicurare la piena fruizione anche della varie unità ambientali che la compongono. (…) In particolare, negli edifici di interesse culturale si dovrebbe fare di tutto, al di là delle disposizioni normative e compatibilmente con le istanze della tutela, per garantire l’accessibilità anche agli ambienti più significativi. L’ingresso principale degli edifici storici è spesso il più gravoso ostacolo da superare, per presenza di scalinate monumentali, gradini in androni stretti o porticati. Soluzione: rampa o piattaforma elevatrice, ascensore e solo in ultima ratio servoscala (…)”. 2.3.7. Ingressi dedicati, pp.112-114. Qualora sia necessario, come unica soluzione progettuale, usufruire di un ingresso dedicato, è necessario assicurarsi che esso sia adeguatamente segnalato e che sia sempre accessibile. ▪ LINEA GUIDA: Come indicato dalla normativa del 2008, è preferibile avere un unico ingresso accessibile a tutti, evitando ingressi “dedicati” ai diversamente abili. Rispetto a quanto prescritto dalla normativa, si vuole indicare che la zona di ingresso al museo deve essere segnalata in maniera adeguata da una segnaletica esterna, tramite stendardi, manifesti o altro. Nel caso si debba intervenire sulle preesistenze, per risolvere il problema di un ingresso idoneo al museo, si può pensare, ove le caratteristiche dell’edificio lo consentano, ad un ingresso sotterraneo evidenziato da un elemento architettonico in superficie. ▪ ESEMPIO: Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (RA): nella zona verde antistante l’ingresso del Museo, una grande bacheca in vetro e metallo segnala la presenza del museo e delle sue iniziative. Una bacheca che si “apre” alla città. ▪ ESEMPIO: Santa Giulia Museo della Città di Brescia (BS): uno stendardo, appeso sopra il portale d’ingresso principale, segnala la presenza del museo. ▪ ESEMPIO: Museo dei Grandi Fiumi di Rovigo (RO): un pannello in vetro, affisso alla muratura dell’ex convento, segnala l’ingresso al museo. 171 Laboratorio di restauro ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001), Ambito VI – Gestione delle collezioni. “La gestione delle collezioni museali deve prevedere come elemento imprescindibile il perseguimento di obiettivi di qualità in merito a conservazione e restauro. (…) Tali operazioni devono prevedere (…) l’esistenza di un laboratorio di restauro o comunque la possibilità di accedere a laboratori esterni alla struttura museale (…)”. ▪ LINEA GUIDA: Previsto dalla normativa del 2001 come spazio fondamentale per l’attività di restauro di un museo, si vogliono qui fornire altre indicazioni per il laboratorio di restauro. Esso costituisce uno spazio importante ed attivo per la vita delle opere archeologiche custodite dal museo. Da situare preferibilmente a piano terra, vicino ai depositi, potrà organizzare anche laboratori di restauro per le scuole e per gli interessati. Come il deposito, anche il laboratorio dovrebbe essere accessibile, per permettere al visitatore di capire tecniche e materiali degli oggetti archeologici. Un adeguato arredamento sarà composto da tavoli, sedute, scaffali e librerie, oltre all’attrezzatura necessaria per lo svolgimento delle operazioni di pulitura, consolidamento e restauro dei reperti e la disponibilità del servizio idrico. ▪ ESEMPIO: Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (RA): al piano seminterrato si trova il laboratorio di restauro che organizza anche corsi per scuole ed adulti, in collaborazione con l’Istituto Statale per il restauro della ceramica “Luigi Minardi” di Faenza. Leggibilità ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Direzione Generale BASAE del MiBAC (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008, (D.M. del MiBAC 28 marzo 2008), 2.3.1 Orientamento (pp.48-61). Qui si prescrive: massima attenzione alla scelta dei colori; al tipo ed alla dimensione dei font; al tipo illuminazione. I segnali vanno posizionati ad un’altezza media di 1.40-1.70 m, mentre, per i segnali sospesi, vale un’altezza massima di 2.30 m. Bisogna evitare supporti inadeguati quali superfici riflettenti, privilegiando le finiture opache. La leggibilità del testo dipende da molti fattori: spaziatura tra lettere e tra parole, interlinea. Le scritte più leggibili sono in minuscolo. L’efficienza grafica di un sistema di segnaletica dipende, infine, dal contrasto fra il testo delle scritte e lo sfondo, nonché dall’uso sapiente dei colori (valutando le tonalità dominanti dell’ambiente). ▪ LINEA GUIDA: Come indicato dalla normativa ministeriale del 2008, le parti scritte nella segnaletica esterna, interna, nei pannelli didattici e nelle didascalie, nei dépliant e nelle guide del museo devono seguire le regole della leggibilità, per poter essere accessibili a tutti. I parametri da considerare sono: dimensione, contrasto, uso dei colori, tipo di font, interferenza dei caratteri con lo sfondo, minuscolo anziché maiuscolo e la scelta di supporti non riflettenti. ▪ ESEMPIO: Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (RA): i pannelli didattici, a caratteri neri o blu su sfondo bianco, presentano una corretta dimensione dei font ed un adeguato contrasto tra sfondo e carattere. Logo del Museo ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: elemento non previsto dalla normativa museale. ▪ LINEA GUIDA: Non essendoci riferimenti nella normativa museale, si vuole qui indicare che è importante che ogni museo abbia un logo e che questo compaia non solo nella segnaletica esterna al museo, ma anche in quella interna, nei pannelli didattici, sulle porte o vicino ai numeri e ai nomi delle sale espositive. Non deve essere presente solo negli eventuali gadget del museo, ma in ogni spazio, diventando tutt’uno col museo. ▪ ESEMPIO: Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (RA): il logo del Museo, l’acronimo MIC, compare in ogni pannello didattico, oltre che nel materiale informativo (brochure, dèpliant, guide su supporto cartaceo e digitale, gadget). ▪ ESEMPIO: Museo e Centro di Documentazione del Castello di Formigine (MO): il logo del museo compare sulle porte di ogni sala del museo. 172 ▪ ESEMPIO: Museo Archeologico del Complesso museale di S.Maria della Scala di Siena (SI): il logo del museo, col simbolo di una scala, compare su tutti i pannelli didattici e sulle schede mobili di approfondimento del museo. Manutenzione delle strutture e degli impianti ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Direzione Generale BASAE del MiBAC (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008, (D.M. del MiBAC 28 marzo 2008), 2.3.7 La corretta manutenzione, pp.112-114. Si prescrive che la corretta gestione degli interventi attuati per rendere accessibile un bene d’interesse culturale è d’importanza fondamentale per garantirne una reale fruibilità. La maggior parte delle volte è proprio la cattiva gestione a rendere non fruibili i luoghi d’interesse culturale, che a norma di legge sarebbero invece accessibili. Parti essenziali di una corretta gestione sono il monitoraggio e la manutenzione. ▪ LINEA GUIDA: Come sottolineato dalla normativa del 2008, la corretta manutenzione di strutture e di impianti (di controllo ambientale, elettrico, antincendio etc.) è fondamentale per la fruizione di un museo. Si vuole aggiungere che la manutenzione deve essere inserita all’interno del piano di gestione annuale di ogni museo. Gli impianti tecnologici non funzionanti costituiscono un potenziale non utilizzato e quindi inutile. ▪ ESEMPIO: Nessun esempio da segnalare. Materiali dell’intervento museografico ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: elemento non previsto dalla normativa museale. ▪ LINEA GUIDA: Elemento non previsto dalla normativa, si vuole qui indicare che è preferibile che i materiali dell’intervento museografico siano diversi da quelli presenti nell’edificio storico, così che i segni dell’operazione siano visibili e riconoscibili da tutti i visitatori e non solo dagli addetti ai lavori. Materiali locali scelti per i supporti degli oggetti fuori vetrina, per i fondali delle vetrine, per la pavimentazione o altro possono essere un segno forte ed importante lungo il percorso museale. L’utilizzo di materiali nuovi, come il metallo, possono poi costituire i telai di totem, vetrine, pannelli didattici ed espositori. ▪ ESEMPIO: Museo di Santa Giulia di Brescia (BS): la pietra locale di Sarnico e l’acciaio verniciato costituiscono il segno riconoscibile dell’operazione museografica che guida il visitatore lungo tutto il percorso museale. Se la pietra viene utilizzata per i supporti di oggetti fuori vetrina e per i fondali all’interno delle vetrine; l’acciaio a vernice blu compone i telai delle vetrine, della segnaletica interna e dei pannelli didattici. ▪ ESEMPIO: Museo Archeologico del Complesso museale di S.Maria della Scala di Siena (SI): il legno, per pavimenti galleggianti e per supporti di oggetti fuori vetrina, costituisce il segno dell’operazione museografica, che guida il visitatore rimanendo in “sordina”. Pannelli didattici (Sussidi alla visita) ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001). Ambito III – Strutture del museo. Nei Sistemi di allestimento, dove compaiono le esigenze della collezione e del personale, l’esposizione richiederà la disponibilità di pannelli (autoportanti, scorrevoli, girevoli, con fissaggio al piede). Appendice - 2. Sussidi alla visita. “(…) I Pannelli, sono tipologie ben note e sperimentate, peraltro suscettibili di affinamento e miglioramento. I pannelli saranno da collocare ove si renda opportuno fornire informazioni e interpretazioni relative a sale e/o gruppi di opere esposte, nonché sussidi diversi (per esempio, tavole cronologiche, trascrizione di documenti o citazioni pertinenti etc.). È da tenere presente che essi sono strumenti maggiormente efficaci quando il loro numero è contenuto, la lunghezza dei testi ragionevole, il corpo tipografico leggibile, i contenuti essenziali, la forma letteraria largamente accessibile. 173 ▪ LINEA GUIDA: Come indicato dalla normativa del 2001, l’utilità dei pannelli didattici è legata alla propria leggibilità e lunghezza contenuta. Si vuole qui aggiungere che bisognerà predisporre un numero limitato di pannelli didattici contenenti molto testo scritto e prediligere quelli compositi con una breve parte di testo scritto ed una parte preponderante lasciata a ricostruzioni grafiche, disegni e fotografie. Questa seconda tipologia risulta infatti più “leggera” ed agevole nella lettura e più adatta a comunicare i principali contenuti ad un vasto pubblico. Spiegazioni ulteriori, saranno demandate alle schede mobili di approfondimento. I pannelli didattici possono anche essere sostituiti da supporti multimediali, quali video proiezioni, postazioni pc interattive, plastici interattivi etc. ▪ ESEMPIO: Museo Nazionale Romano Crypta Balbi di Roma (RM): nel museo, pannelli didattici compositi con testo e ricostruzioni grafiche dello Studio toscano InkLink, costituiscono un valido supporto per comunicare al pubblico il contesto storico e le attività lavorative che si svolgevano in passato in quell’area urbana. ▪ ESEMPIO: Museo e Centro di Documentazione del Castello di Formigine (MO): i pannelli didattici sono sostituiti da video proiezioni (Sala dei teloni, Sala del Capitano delle Guardie), da plastici interattivi (Sala del plastico del Castello animato) e da postazioni pc interattive (scrigni d’archivio e postazioni pc). Pareti attrezzate (Sistemi di allestimento) ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001), Ambito III – Strutture del museo. Sistemi di allestimento, dove compaiono le esigenze della collezione e del personale. L’esposizione richiederà la disponibilità di pareti attrezzate. ▪ LINEA GUIDA: Elemento previsto dalla normativa del 2001, le pareti attrezzate possono essere un utile strumento per esporre contemporaneamente più tipologie di oggetti in teche/vetrine ad incasso, oppure affissi con staffe, e pannelli didattici. Una parete composita ha il vantaggio di dividere uno spazio, con cartongesso o pannelli lignei o strutture metalliche, senza creare una parete in muratura. ▪ ESEMPIO: Sala degli amuleti e dei papiri, Sezione egiziana del Museo Civico Archeologico di Bologna (BO): una parete attrezzata in lamiera pressopiegata divide in due parti lo spazio voltato della sala. Da un lato ospita vetrine ad incasso e dall’altra bassorilievi affissi con staffe. Passerelle (Superamento delle distanze) ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Direzione Generale BASAE del MiBAC (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008, (D.M. del MiBAC 28 marzo 2008), 2.3.2 Superamento delle distanze. “(…) Negli spazi aperti (siti archeologici o giardini storici) passerelle fisse o amovibili devono avere margini distinguibili. La larghezza deve prevedere passaggio di sedia a ruota, passeggini, di due persone affiancate e servono corrimani a doppia altezza (…)”. ▪ LINEA GUIDA: Oltre alle indicazioni sulla (distinguibilità, tipo di pavimentazione, corrimano) fornite dalla normativa del 2008, si vuole qui indicare che all’interno di un museo, se vi sono aree di scavo archeologico da rendere visitabili, bisognerà predisporre passerelle adeguate. Per la pavimentazione si potranno utilizzare materiali locali (legno, pietra), evitando di utilizzare il vetro che crea problemi nella percezione della distanza a chi ha deficit visivi. Il parapetto, che dovrà avere un doppio corrimano a due diverse altezze, potrà essere in tiranti d’acciaio o in altro materiale. Le stesse passerelle potranno essere utilizzate anche all’esterno del museo, ove vi siano aree archeologiche od ex architetture militari da rendere accessibili. ▪ ESEMPIO: Domus dell’Ortaglia, Santa Giulia Museo della Città di Brescia (BS): passerelle con parapetto in tiranti d’acciaio e pavimento in pietra locale di Sarnico. 174 Sala di accoglienza (Servizi aggiuntivi) ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 1: Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs 42/2004), art.117 Servizi aggiuntivi. “Negli istituti e nei luoghi della cultura (…) possono essere istituiti servizi di assistenza culturale e di ospitalità per il pubblico: (…) e) i servizi di accoglienza, ivi inclusi quelli di assistenza, di intrattenimento per l’infanzia, i servizi di informazione, di guida e assistenza didattica, i centri di incontro (…)”. ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 2: Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Direzione Generale BASAE del MiBAC (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008, (D.M. del MiBAC 28 marzo 2008), 2.3.6. Allestimento di spazi espositivi - Accessi accoglienza e servizi. L’accesso al pubblico deve essere chiaro, con adeguata segnaletica e propria specifica pavimentazione che porterà dall’esterno all’ingresso del museo. Dall’ingresso deve essere segnalato il desk dell’accoglienza. Desk con almeno una parte di altezza adeguata per la fruizione di bambini e di persone su sedia a ruote, in quanto è importante garantire l’autonomia degli utenti nell’accesso alle informazioni. Servizi, bancone, cassa e zona consumazione devono avere arredi accessibili anche per persone con sedia a ruote. I luoghi di sosta devono prevedere macchinette con snack e bevande. ▪ LINEA GUIDA: Rispetto alla normativa del 2001, quella del 2008 fornisce importanti indicazioni circa l’accessibilità dell’arredo della sala di accoglienza. Oltre a questo, si vuole sottolineare che questo è uno spazio molto importante per un museo. Spazio che dovrebbe fornire a tutti i visitatori, abili e diversamente abili, gli strumenti per poter vedere in autonomia il museo, superando eventuali barriere architettoniche e visive. Supporti multimediali, come filmati e postazioni pc, che propongono una visita virtuale del museo forniscono, per esempio, una visita accessibile a tutti. Questa sala dovrà comunicare al visitatore, tramite dispositivi multimediali, plastici, ricostruzioni o pannelli didattici, la storia dell’edificio storico e quella del museo, includendo i vari restauri, progetti museologici e museografici. ▪ ESEMPIO: Palazzo Marchionale, Sala di accoglienza, Museo e Centro di Documentazione del Castello di Formigine (MO): tra la biglietteria-bookshop e le sale dedicate alle mostre temporanee, si trova la Sala d’accoglienza con panche per vedere un filmato sul Castello e armadietti-guardaroba. Vi sono anche postazioni pc che offrono una visita virtuale del Castello, la storia di quest’architettura militare, dei suoi restauri e del suo allestimento archeologico. PC che costituiscono uno strumento accessibile a tutti. Sala convegni ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: elemento non previsto dalla normativa museale. ▪ LINEA GUIDA: Elemento non menzionato dalla normativa sugli standard museali, la sala convegni costituisce un luogo importante per la vita del museo e per la diffusione della sua presenza. Può ospitare convegni su temi archeologici specifici e non, ma anche eventi culturali come concerti e presentazioni di libri. Sarà preferibile posizionare questa struttura in una zona facilmente accessibile, vicina alla caffetteria e alle sale dedicate alle mostre temporanee, luoghi che potrebbero rimanere aperti anche durante la chiusura delle sale dedicate alle collezioni permanenti del museo. ▪ ESEMPIO: Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (RA): il museo dispone di una sala convegni attrezzata ed accessibile. Schede mobili di approfondimento (Sussidi alla visita) ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001). Appendice - 2. Sussidi alla visita. schede mobili. “(…) Le schede mobili potranno essere del tipo rigido, da leggere e ricollocare nell'apposito contenitore, oppure del tipo cartaceo, che il visitatore può tenere o a titolo gratuito, o versando un'esigua somma (…)”. ▪ LINEA GUIDA: Citati dalla normativa del 2001 tra i “sussidi alla visita” che possono essere di tipo rigido o cartaceo, le schede mobili di approfondimento costituiscono uno strumento importante e la loro forma e consistenza non deve essere lasciata al caso. Si prediligano schede plastificate, recanti il logo del museo, con la mappa e l’indicazione del punto in cui ci 175 si trova e tradotte nelle principali lingue straniere. Si potrebbe pensare a soluzioni miste come una zona di sedute con porta schede, che diverrebbe una zona di sosta. ▪ ESEMPIO: Sala Siena rinvenimenti archeologici, Museo Archeologico del Complesso museale di S.Maria della Scala di Siena (SI): a parete vi sono porta schede con schede di approfondimento relative ai reperti ospitati nella Sala. Le schede sono plastificate, bilingue (Italiano/Inglese) e riportano la mappa con l’indicazione della sala in cui ci si trova. Sedute (Superamento delle distanze) ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Direzione Generale BASAE del MiBAC (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008, (D.M. del MiBAC 28 marzo 2008), 2.3.2 Superamento delle distanze. La percorrenza a piedi di lunghi tratti porta forte disagio psico-fisico e senso di affaticamento. La presenza di lunghi percorsi orizzontali caratterizza molti luoghi di interesse culturale (grandi complessi museali, centri storici, aree archeologiche, parchi e giardini storici etc.). Il superamento delle distanze può costituire una significativa barriera architettonica per tutte le persone con ridotta capacità motoria, tra cui anziani e cardiopatici (per cui è difficoltoso un percorso superiore ai 50 m). Tali condizioni peggiorano se il percorso ha un andamento altimetrico variabile, se il fondo è irregolare e disomogeneo, costituito da elementi di pavimentazione non complanari (acciottolati o ghiaia). Nei casi di distanze non troppo estese è necessario predisporre percorsi con pavimentazioni omogenee ed antisdrucciolevoli, prevedendo zone di riposo e di servizio ogni 50-100 m, possibilmente al coperto e dotate di sistemi di seduta (panchine) o di appoggi ischiatici. ▪ LINEA GUIDA: Oltre alle indicazioni presenti nella normativa del 2008, si indica che è necessario predisporre lungo il percorso di visita delle zone di sosta attrezzate con sedute per i visitatori e che il numero delle zone di sosta varierà a seconda della lunghezza del percorso di visita. La mancanza di sedute crea affaticamento e disagio, andando a ripercuotersi negativamente sulla percezione della visita del museo. Il materiale e la forma delle sedute dovrà essere consono con i caratteri dell’allestimento e dell’edificio. ▪ ESEMPIO: Museo e Centro di Documentazione del Castello di Formigine (MO): panche in legno si trovano lungo il percorso, in diverse sale del museo. Segnaletica ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 1: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001). Ambito VII - Rapporti del museo con il pubblico e relativi servizi – Dotazioni fisse e servizi essenziali – 1. Strumenti di comunicazione primaria (obbligatori) – 1.1. Segnaletica esterna e 1.2 Segnaletica interna. 1.1. Segnaletica esterna: “(…) È necessario segnalare in modo chiaro e leggibile, anche a distanza, il nome completo del museo e i suoi orari di apertura all'esterno dell'edificio che lo ospita. Nel caso vi siano targhe e insegne storiche che non corrispondano all'attuale denominazione o non contengano le informazioni necessarie, dovranno essere aggiunti stendardi o pannelli mobili. Ogni variazione nel percorso espositivo sarà tempestivamente ed efficacemente segnalata fin dall'esterno. È inoltre raccomandata la massima visibilità, anche a relativa distanza, da personale operante nel servizio di vendita/ritiro/controllo del biglietto, delle norme che regolano le gratuità ed ogni altra particolare modalità d'accesso (…)”. 1.2. Segnaletica interna: “(…) All'interno del museo devono essere disponibili (a titolo gratuito) alcuni strumenti essenziali di informazione e servizi di orientamento alla visita: a) pianta di orientamento affissa all'ingresso o in distribuzione come stampato, con la numerazione e denominazione delle sale; b) indicazione evidente dei percorsi in ogni ambiente; c) segnalazione dei servizi (ascensori, bagni, aree di sosta, bookshop, caffetteria, ecc.) (…)”. ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 2: Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Direzione Generale BASAE del MiBAC (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008, (D.M. del MiBAC 28 marzo 2008), pp.48-61: “(…) In luogo di interesse culturale la segnaletica riveste 176 un ruolo fondamentale per l’orientamento dei visitatori. Intesa come un insieme di segnali coordinati, ha la funzione di guidare il visitatore, comunicando con un linguaggio universale, fatto di segni, pittogrammi e brevi parole, aiutandolo a individuare accessi e uscite, servizi e percorsi desiderati. Nella progettazione della segnaletica è importante evitare informazioni ridondanti che possono creare confusione e ansietà (inquinamento visivo). In un luogo di interesse culturale la segnaletica ambientale rappresenta il biglietto da visita più importante. [Essa] deve mettere a proprio agio i visitatori; deve essere decifrabile, dal maggior numero di persone, e deve essere coerente per immagini e significato, con tutte le forme di comunicazione presenti (brochure, carta servizi, cataloghi, sito internet). (…) Comprende la segnaletica direzionale o di smistamento, quella identificativa o di conferma, quella informativa o di orientamento e quella di sicurezza (…)”. ▪ LINEA GUIDA: Oltre alla indicazioni fornite dalla normativa (2001 e 2008), si vuole sottolineare che la segnaletica, sia esterna che interna al museo, nelle sue diverse forme, deve essere decifrabile ed accessibile a tutti. ▪ ESEMPIO: Si vedano di seguito gli esempi specifici ad ogni forma di segnaletica. Segnaletica direzionale o di smistamento ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 1: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei. Ambito VII - Rapporti del museo con il pubblico e relativi servizi – Dotazioni fisse e servizi essenziali – 1. Strumenti di comunicazione primaria (obbligatori) – 1.1. Segnaletica esterna e 1.2 Segnaletica interna. 1.1. Segnaletica esterna: “(…) È necessario segnalare in modo chiaro e leggibile, anche a distanza, il nome completo del museo e i suoi orari di apertura all'esterno dell'edificio che lo ospita. Nel caso vi siano targhe e insegne storiche che non corrispondano all'attuale denominazione o non contengano le informazioni necessarie, dovranno essere aggiunti stendardi o pannelli mobili. Ogni variazione nel percorso espositivo sarà tempestivamente ed efficacemente segnalata fin dall'esterno. È inoltre raccomandata la massima visibilità, anche a relativa distanza, da personale operante nel servizio di vendita/ritiro/controllo del biglietto, delle norme che regolano le gratuità ed ogni altra particolare modalità d'accesso (…)”. 1.2. Segnaletica interna: “(…) All'interno del museo devono essere disponibili (a titolo gratuito) alcuni strumenti essenziali di informazione e servizi di orientamento alla visita: a) pianta di orientamento affissa all'ingresso o in distribuzione come stampato, con la numerazione e denominazione delle sale; b) indicazione evidente dei percorsi in ogni ambiente; c) segnalazione dei servizi (ascensori, bagni, aree di sosta, bookshop, caffetteria, ecc.) (…)”. ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 2: Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Direzione Generale BASAE del MiBAC (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008, (D.M. del MiBAC 28 marzo 2008), pp.48-61: “(…) La segnaletica direzionale, o di smistamento, è caratterizzata da segnali e frecce che indicano una direzione da seguire; essa viene generalmente collocata nei percorsi, sia interni che esterni, in prossimità degli incroci o dei cambi di direzione. E’ importante che abbia una sequenza logica e coerente dal punto iniziale a quello finale dei percorsi (...)”. ▪ LINEA GUIDA: Oltre a quello prescritto dalla normativa ministeriale (2001 e 2008), si vuole sottolineare che la segnaletica direzionale, all’interno e all’esterno del museo, dovrà essere accessibile e posizionata negli snodi principali. ▪ ESEMPIO: Museo Civico Archeologico di Bologna (BO): ad ogni piano del museo vi sono, a parete, segnali direzionali indicanti servizi e sezioni espositive. Segnaletica identificativa o di conferma ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 1: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei. Ambito VII - Rapporti del museo con il pubblico e relativi servizi – Dotazioni fisse e servizi essenziali – 1. Strumenti di comunicazione primaria (obbligatori) – 1.1. Segnaletica esterna. 1.1. Segnaletica esterna: “(…) È necessario segnalare in modo chiaro e leggibile, anche a distanza, il nome completo del museo e i suoi orari di apertura all'esterno dell'edificio che lo ospita. Nel caso vi siano targhe e insegne storiche che non corrispondano all'attuale denominazione o non contengano le informazioni necessarie, dovranno essere aggiunti stendardi o pannelli mobili. Ogni variazione nel percorso espositivo sarà tempestivamente ed efficacemente segnalata fin dall'esterno. È 177 inoltre raccomandata la massima visibilità, anche a relativa distanza, da personale operante nel servizio di vendita/ritiro/controllo del biglietto, delle norme che regolano le gratuità ed ogni altra particolare modalità d'accesso (…)”. ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 2: Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Direzione Generale BASAE del MiBAC (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008, (D.M. del MiBAC 28 marzo 2008), pp.48-61: “(…) La segnaletica identificativa o di conferma serve a identificare un luogo o un edificio, o una porzione di esso. Viene di solito collocata in prossimità dell’ingresso, ad altezza d’occhio umano (…)”. ▪ LINEA GUIDA: Oltre a quanto prescritto dalla normativa (2001 e 2008) per la segnaletica identificativa, si precisa che all’esterno del museo si deve trovare un pannello o targa o stendardo o bacheca recante il nominativo del museo. Una segnaletica che deve essere chiara e fruibile da parte di tutti. ▪ ESEMPIO: Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (RA): all’esterno del museo si trova una bacheca in ferro e vetro indicante il nominativo del museo. ▪ ESEMPIO: Museo dei Grandi Fiumi di Rovigo (RO): all’esterno del museo, a parete, si trova una targa indicante il nome del museo. ▪ ESEMPIO: Museo di Santa Giulia di Brescia (BS): all’esterno del museo, sul portone d’ingresso, si trova uno stendardo recante il nome del museo. Segnaletica informativa o di orientamento ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 1: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei. Ambito VII - Rapporti del museo con il pubblico e relativi servizi – Dotazioni fisse e servizi essenziali – 1. Strumenti di comunicazione primaria (obbligatori) – 1.1. Segnaletica esterna e 1.2 Segnaletica interna. 1.1. Segnaletica esterna: “(…) È necessario segnalare in modo chiaro e leggibile, anche a distanza, il nome completo del museo e i suoi orari di apertura all'esterno dell'edificio che lo ospita. Nel caso vi siano targhe e insegne storiche che non corrispondano all'attuale denominazione o non contengano le informazioni necessarie, dovranno essere aggiunti stendardi o pannelli mobili. Ogni variazione nel percorso espositivo sarà tempestivamente ed efficacemente segnalata fin dall'esterno. È inoltre raccomandata la massima visibilità, anche a relativa distanza, da personale operante nel servizio di vendita/ritiro/controllo del biglietto, delle norme che regolano le gratuità ed ogni altra particolare modalità d'accesso (…)”. 1.2. Segnaletica interna: “(…) All'interno del museo devono essere disponibili (a titolo gratuito) alcuni strumenti essenziali di informazione e servizi di orientamento alla visita: a) pianta di orientamento affissa all'ingresso o in distribuzione come stampato, con la numerazione e denominazione delle sale; b) indicazione evidente dei percorsi in ogni ambiente; c) segnalazione dei servizi (ascensori, bagni, aree di sosta, bookshop, caffetteria, ecc.) (…)”. ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 2: Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Direzione Generale BASAE del MiBAC (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008, (D.M. del MiBAC 28 marzo 2008), pp.48-61. “(…) La segnaletica informativa o di orientamento è collocata generalmente all’ingresso principale e in altri punti strategici dell’edificio; in essa sono riportate le indicazioni principali delle funzioni che si svolgono e solitamente viene integrata da una o più mappe per facilitare la lettura degli spazi e l’orientamento del visitatore (...)”. ▪ LINEA GUIDA: Oltre a quanto prescritto dalla normativa (2001 e 2008) per la segnaletica di orientamento, si precisa che, all’ingresso del museo e ad ogni piano, vanno predisposti pannelli e mappe recanti indicazioni circa le sezioni espositive ed i servizi. ▪ ESEMPIO: Santa Giulia Museo della Città di Brescia (BS): prima dell’ingresso alle sezioni espositive permanenti, una segnaletica a parete su supporto in metallo a vernice blu fornisce mappe e informazioni circa la localizzazione delle diverse sezioni e dei servizi. 178 Segnaletica di sicurezza ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Direzione Generale BASAE del MiBAC (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008, (D.M. del MiBAC 28 marzo 2008), p.55. “(…) Il progetto di segnaletica deve essere strutturato su tre livelli di informazioni: la segnaletica informativa, la segnaletica direzionale e la segnaletica identificativa, in raccordo comunque con la segnaletica si sicurezza prevista per legge nei luoghi pubblici (…)”. ▪ LINEA GUIDA: La normativa del 2008 in tema di superamento delle barriere architettoniche rimanda alla legge nazionale in materia di sicurezza nei luoghi pubblici, senza specificare il contenuto. Si vuole indicare che, la segnaletica di sicurezza, all’interno di un museo, dovrà segnalare le uscite di sicurezza e gli estintori, da utilizzare in caso di pericolo. Dovrà essere visibile ed accessibile a tutti. ▪ ESEMPIO: Museo e Centro di Documentazione del Castello di Formigine (MO): ogni sala del museo è provvista di estintori e di “spie” luminose /indicatori luminosi che segnalano le vie di fuga. Servizi igienici accessibili ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 1: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001), Ambito VII – Rapporti del museo con il pubblico e relativi servizi - 3.5.2 Servizi igienici. Sono “(…) da collocare in posizione utile e possibilmente da reiterare lungo il percorso di visita. E’ auspicabile, ove la situazione lo permetta, la creazione di spazio annesso (saletta, piccolo ambiente) da dedicare alle cure della prima infanzia (…)”. ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 2: Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Direzione Generale BASAE del MiBAC (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008, (D.M. del MiBAC 28 marzo 2008), 2.3.4. Fruizione delle unità ambientali e delle attrezzature, p.97. Servizi igienici. “(…) Indipendentemente dalla destinazione d’uso, in qualsiasi edificio storico è essenziale realizzare servizi igienici accessibili. Evitare la soluzione a tre (uomo-donna-disabile) e realizzare due bagni, uno per sesso, di dimensioni più ampie dello standard attrezzati anche per l’utilizzo di persone con sedia a ruote e creare un antibagno comune dove mettere fasciatoio, lavabi.. Realizzare più nuclei con un numero limitato di box. Porte scorrevoli etc. (…)”. ▪ LINEA GUIDA: Oltre a quanto indicato dalla normativa (2001 e 2008), si vuole sottolineare che se tutto il museo deve essere accessibile, fin dal suo sito web e dal suo ingresso, lo dovranno essere anche i servizi igienici. Dovranno esserci servizi accessibili per donne e per uomini e quelli per donne dovranno avere una predisposizione per i bambini. Non dovranno esserci servizi speciali solo per i diversamente abili. Per misure e particolari tecnici, si rimanda alla normativa tecnica nazionale di riferimento. A seconda delle dimensioni del museo, sarà opportuno collocare i servizi igienici all’inizio, e/o a metà, e/o alla fine del percorso; ad ogni piano; vicino alla zona di ristoro, se presente. ▪ ESEMPIO: Palazzo Marchionale, Museo e Centro di Documentazione del Catello di Formigine (MO): al primo piano del Palazzo Marchionale si trovano i servizi igienici accessibili a tutti. L’accessibilità al piano è garantita da un ascensore che consente il superamento dei dislivelli verticali. ▪ ESEMPIO: Museo Archeologico del Complesso dello Spedale di S.Maria della Scala: a metà del percorso, una zona riconoscibile attrezzata accessibile a tutti, predispone servizi igienici. Sicurezza antincendio ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 1: D.M. del Ministero dell’Interno n.569 del 20 maggio 1992, Regolamento contenente norme di sicurezza antincendio per gli edifici storici e artistici destinati a musei, gallerie, esposizioni e mostre. 179 Capo II - Prescrizioni tecniche - Art 3. Misure precauzionali per lo sfollamento delle persone in caso di emergenza. - 1. Gli edifici (…) devono essere provvisti di un sistema organizzato di vie di uscita per il deflusso rapido ed ordinato delle persone verso luoghi sicuri, al fine di evitare pericoli per la loro incolumità nel caso d'incendio o di qualsiasi altro sinistro. 2. Al fine di garantire l'incolumità delle persone, deve essere individuato il tratto più breve che esse devono percorrere per raggiungere le uscite. Il relativo percorso deve avere in ogni punto una larghezza non inferiore a cm 90, deve essere privo di ostacoli e deve essere segnalato da cartelli posti ad intervalli regolari di trenta metri, sui quali devono essere indicate, in modo chiaro e leggibile, le istruzioni sul comportamento che le persone devono adottare, nel caso di pericolo, e che sono redatte in conformità alle disposizioni dell'art. 11 del presente regolamento. 3. Il massimo affollamento consentito dovrà essere commisurato alla capacità di deflusso del sistema esistente di vie d'uscita valutata pari a sessanta persone, per ogni modulo («modulo uno» cm 60) . 4. Il conteggio delle uscite può essere effettuato sommando la larghezza di tutte le porte (di larghezza non inferiore a cm 90), che immettono in luogo sicuro. La misurazione della larghezza delle uscite va eseguita nel punto più stretto dell'uscita. 5. Nel computo della larghezza delle uscite possono essere conteggiati anche gli ingressi, se questi consentono un facile deflusso verso l'esterno in caso di emergenza (…). Art 6. Depositi. - 1. Nei depositi di materiale di interesse storico ed artistico, collocati all'interno degli edifici disciplinati dal presente regolamento, il materiale ivi conservato deve essere posizionato all'interno del locale in modo da mantenere uno spazio libero di un metro dal soffitto e consentire i passaggi liberi non inferiori a cm 90 tra i materiali ivi depositati. Art.8. Impianti elettrici. - 1. Gli impianti elettrici devono essere realizzati nel rispetto delle disposizioni contenute nella legge 1° marzo 1968, n. 186 e nella legge 5 marzo 1990, n. 46 e rispettive integrazioni e modificazioni. 2. Gli ambienti, ove è consentito l'accesso del pubblico, devono essere dotati di un sistema di illuminazione di sicurezza, che deve indicare i percorsi di deflusso delle persone e le uscite di sicurezza. 3. L'edificio deve essere protetto contro le scariche atmosferiche, secondo la normativa tecnica vigente (…). Art 9. Mezzi antincendio. - 1. In ogni edificio disciplinato dal presente regolamento deve esservi un estintore portatile con capacità estinguente non inferiore a 13 A, per ogni 150 metri quadrati di superficie di pavimento. Tutti gli estintori debbono essere disposti uniformemente lungo tutto il percorso aperto al pubblico in posizione ben visibile, segnalata e di facile accesso. Gli agenti estinguenti debbono essere compatibili con i materiali che compongono gli oggetti esposti. 2. In ogni edificio disciplinato dal presente regolamento l'impianto idrico antincendio deve essere realizzato da una rete, possibilmente chiusa ad anello, dotata di attacchi UNI 45 utilizzabili per il collegamento di manichette flessibili o da naspi. (…) 5. In prossimità dell'ingresso principale in posizione segnalata e facilmente accessibile dai mezzi di soccorso dei vigili del fuoco, deve essere istallato un attacco di mandata per autopompe. 6. In ogni edificio disciplinato dal presente regolamento devono essere installati impianti fissi di rivelazione automatica d'incendio. Questi debbono essere collegati mediante apposita centrale a dispositivi di allarme ottici e/o acustici percepibili in locali presidiati. 7. In ogni edificio disciplinato dal presente regolamento deve essere previsto un sistema di allarme acustico ed ottico in grado di avvertire i visitatori delle condizioni di pericolo, in caso d'incendio, collegato all'impianto fisso di rilevazione automatica d'incendio. Le modalità di funzionamento del sistema di allarme devono essere tali da consentire un ordinato deflusso delle persone dai locali (…). Capo III - Prescrizioni per la gestione. Art 10. Gestione della sicurezza. 3. Il responsabile tecnico addetto alla sicurezza deve intervenire affinché: siano mantenuti efficienti i mezzi antincendio e siano eseguite con tempestività le manutenzioni o sostituzioni necessarie (…). Capo V – Deroghe - Art 14. Deroghe. - 1. Qualora sussistano comprovate ragioni di carattere tecnico o specifiche esigenze di tutela dei beni ,(…) può essere formulata una domanda di autorizzazione a realizzare impianti difformi da quelli prescritti dal presente regolamento (…)”. ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 2: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001), Ambito V – Sicurezza del museo. “(…) Il museo deve garantire la sicurezza ambientale, la sicurezza strutturale, la sicurezza nell’uso, la sicurezza anticrimine e la sicurezza in caso di incendio, considerando i problemi della sicurezza in modo mirato ed integrato (…)”. Con sicurezza in caso d’incendio, si vuole sottolineare che la sicurezza deve essere garantita anche in caso di un incendio che non si è potuto evitare. Serve quindi un “progetto sicurezza”, una “strategia di sicurezza”, che include misure preventive, di protezione attiva e passiva e quelle organizzative. Se le “(…) misure preventive interagiscono con la frequenza di accadimento degli eventi riducendo le occasioni di rischio; le misure di prevenzione passiva mitigano le conseguenze di una azione dannosa; mentre le azioni di 180 protezione attiva riguardano i sistemi di protezione attiva integrati (tecnologia e vigilanza ad uomo presente). Infine, le misure organizzative afferiscono alla gestione del rischio in ogni su fase (risk managment) (…)”. Il risk managment riguarda l’organizzazione che ogni struttura deve darsi per la sicurezza e cioè adempimenti progettuali, organizzativi, risorse, controllo sistematico, azioni correttive, formazione degli addetti etc. In materia di sicurezza, la normativa (europea e nazionale) di riferimento, privilegia, alla norma prescrittiva, la ratio del caso per caso. ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 3: Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Direzione Generale BASAE del MiBAC (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008, (D.M. del MiBAC 28 marzo 2008), p.44. “(…) Nella legislazione per la sicurezza antincendio è stata introdotta la possibilità di andare in deroga all’osservanza della norma, proponendo misure di sicurezza equivalente da adottare per raggiungere il livello minimo di sicurezza richiesto dai provvedimenti vigenti (…)”. ▪ LINEA GUIDA: sottolineando le importanti indicazioni della normativa verso la prevenzione e verso lo studio di misure alternative, si vuole evidenziare come all’interno del capitolo sicurezza di un museo, un ruolo di primaria importanza sia ricoperto dalla sicurezza antincendio. Nell’ottica della prevenzione ai rischi (risk managment), devono essere predisposti in ogni sala rilevatori di fumo ed estintori, dispositivi che devono essere controllati periodicamente, secondo i dettami di legge. Inoltre, vi devono essere uscite di sicurezza, in materiale ignifugo, segnaletica di sicurezza indicante le vie di fuga, apparecchi illuminotecnici per l’illuminazione di emergenza e scale esterne di sicurezza, nel caso si tratti di un edificio a più piani. ▪ ESEMPIO: Palazzo Marchionale, Sala di accoglienza, Museo e Centro di Documentazione del Castello di Formigine (MO): a soffitto o in carter agli angoli delle sale, sono predisposti rilevatori antifumo. In ogni sala vi sono porte con maniglioni antipanico, estintori, luci di sicurezza e segnaletica per le vie di fuga. ▪ ESEMPIO: Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (RA): ogni sala dispone di rilevatori antifumo (a soffitto) estintori e segnaletica per le vie di fuga. Sicurezza anticrimine ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001), Ambito V – Sicurezza del museo. “(…) Il museo deve garantire la sicurezza ambientale, la sicurezza strutturale, la sicurezza nell’uso, la sicurezza anticrimine e la sicurezza in caso di incendio, considerando i problemi della sicurezza in modo mirato ed integrato (…)”. Con la sicurezza anticrimine, ci si riferisce alla “tutela del patrimonio culturale, con particolare riguardo ai beni mobili nei confronti di azioni dolose” quali: effrazione; intrusione; vandalismi; taccheggi; furti; rapine ed attentati. ▪ LINEA GUIDA: La normativa del 2001 descrive la sicurezza anticrimine, senza però definirne i mezzi per affrontarla. Qui si vuole indicare che il museo dovrà dotarsi di telecamere a circuito chiuso, di vigilanti, di vetrine antisfondamento, di aperture di vetrine non visibili e del corretto ancoraggio ai supporti delle opere fuori vetrina. ▪ ESEMPIO: Museo e Centro di Documentazione del Castello di Formigine (MO): telecamere, vetrine chiuse con silicone con aperture occultate e vigilanti, costituiscono le misure di sicurezza anticrimine adottate dal museo. Sicurezza antisismica ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 1: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001), Ambito V – Sicurezza del Museo. Per la sicurezza strutturale, ovvero “la stabilità degli edifici e delle strutture nei confronti di qualsivoglia azione comprese quelle ambientali”, si segnalano azioni, quali: vetustà; deficienze strutturali e nella manutenzione; azioni conseguenti al sisma o a dissesti idrogeologici e metereologici; sovraccarichi statici e dinamici; cantieri, sbancamenti; vibrazioni etc. ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 2: Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Direzione Generale BASAE del MiBAC (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008, (D.M. del MiBAC 28 marzo 2008), p.44. “(…) La normativa antisismica ha previsto la possibilità di 181 ricorrere nel caso di beni di interesse culturale ad interventi di miglioramento strutturale in loco dell’adeguamento agli standard (…)”. ▪ LINEA GUIDA: Sottolineando l’importanza della normativa del 2008 nel prevedere la possibilità “interventi di miglioramento strutturale” all’edificio storico, nel caso in cui le caratteristiche storico-artistiche della fabbrica non permettono l’adeguamento agli standard, si vuole sottolineare che il tipo di intervento sarà deciso caso per caso, a seconda delle esigenze richieste del singolo edificio storico. ▪ ESEMPIO: Nessun esempio da segnalare. Sistemi di controllo ambientale ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001), Ambito III - Strutture del museo. Sistemi di controllo ambientale della collezione. Si richiedono “(…) impianti di ventilazione (controllo della purezza dell’aria) centralizzati/locali; sistemi di disinfestazione e di disinfezione; impianti di riscaldamento (controllo della temperatura invernale) centralizzati/locali; impianti di raffrescamento (controllo della temperatura estiva) centralizzati/locali/per vetrine; impianti di umidificazione e di deumidificazione (controllo dell’umidità relativa) centralizzati/locali/per vetrine. E poi impianti di condizionamento dell’aria (controllo della temperatura, dell’umidità relativa e della purezza dell’aria) centralizzati/locali/per vetrine; vetrine, armadi, caveau climatizzati con sistemi passivi (…)”. L’esigenza della controllabilità richiede “(…) regolazione centralizzata, su locale pilota, su unità terminale, a intelligenza distribuita (DDT); rilevazione delle grandezze ambientali (…) e archiviazione dei dati (…)”. La manutenibilità richiede, invece, “(…) unità terminali ad acqua o ad aria di facile pulizia; canalizzazioni d’aria predisposte per la pulizia interna; filtri dell’aria facilmente accessibili e sostituibili; centrali di trattamento d’aria di facile pulizia (…)”. ▪ LINEA GUIDA: Se la normativa del 2001 prescrive soluzioni di controllo ambientale controllabili ed accessibili, si vuole qui sottolineare che la progettazione degli impianti di aerazione, di riscaldamento e di raffrescamento, di umidificazione e di deumidificazione e di impianti per il condizionamento dell’aria deve tener conto dei relativi costi di gestione annuali per il museo. E’, poi, preferibile avere impianti autonomi per i diversi spazi (sale per mostre temporanee, sale per mostre permanenti, sala convegni, uffici, depositi etc), così da poter usufruire di soluzioni differenziate ed autonome, in caso di guasto. ▪ ESEMPIO: Museo e Centro di Documentazione del Castello di Formigine (MO): vi sono impianti di climatizzazione autonomi per le diverse parti del museo. Sistemi elettrici ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 1: D.M. del Ministero dell’Interno n.569 del 20 maggio 1992, Regolamento contenente norme di sicurezza antincendio per gli edifici storici e artistici destinati a musei, gallerie, esposizioni e mostre. “(…) 8. Impianti elettrici. – 1. Gli impianti elettrici devono essere realizzati nel rispetto delle disposizioni contenute nella legge 1° marzo 1968, n. 186 e nella legge 5 marzo 1990, n. 46 e rispettive integrazioni e modificazioni. 2. Gli ambienti, ove è consentito l'accesso del pubblico, devono essere dotati di un sistema di illuminazione di sicurezza, che deve indicare i percorsi di deflusso delle persone e le uscite di sicurezza. 3. L'edificio deve essere protetto contro le scariche atmosferiche, secondo la normativa tecnica vigente (…)”. ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 2: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001), Ambito III – Strutture del museo. Per i Sistemi elettrici, si richiedono prese per alimentazione elettrica di aree esterne, interne e come tipologie si indicano quelle a parete, a zoccolo, a pavimento e su blindosbarra. ▪ LINEA GUIDA: Se la normativa del 1992 sottolinea l’importanza dei sistemi di illuminazione di sicurezza e la normativa del 2001 si limita ad indicare le tipologie dei sistemi elettrici, si vuole qui aggiungere che i sistemi elettrici devono essere alloggiati in modo tale da rendere agevole e facile la manutenzione ordinaria e straordinaria. Sono da preferire soluzioni, 182 facilmente ispezionabili, che celano i sistemi elettrici sotto un pavimento galleggiante, dietro un controsoffitto, all’interno di barre o di carter/cavedi. ▪ ESEMPIO: Museo Archeologico del Complesso museale di S.Maria della Scala di Siena (SI): l’impianto elettrico è alloggiato sotto un pavimento ligneo galleggiante che percorre tutto il museo. ▪ ESEMPIO: Sezione Novecento faentino del Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (RA): in alcune sale del museo, l’impianto illuminotecnico è celato nel controsoffitto. ▪ ESEMPIO: Museo e Centro di Documentazione del Castello di Formigine (MO): in ogni sala del museo, in un angolo, un carter in ferro ospita l’impianto elettrico, ponendosi come elemento costante e discreto dell’allestimento. Sito web dedicato ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 1: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001), Ambito VII - Rapporti del museo con il pubblico e relativi servizi. “(…) Per tutti gli aspetti comunicativi ed informativi è da tenere presente la rilevanza progressivamente assunta dalla comunicazione remota, specialmente tramite Internet, atta a rendere disponibili informazioni scientifiche e pratiche di ogni genere in anticipo e successivamente rispetto alla visita effettiva (…)”. ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 2: Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Direzione Generale BASAE del MiBAC (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008, (D.M. del MiBAC 28 marzo 2008), Informazioni, pp.112-114. Tutte le informazioni riguardanti dotazioni e servizi di una struttura aperta al pubblico devono essere divulgate in modo chiaro, ampio, in modalità diversificate e coordinate fra loro. Tutte le informazioni devono essere esaurienti, attendibili, aggiornate. I siti web devo avere l’accessibilità informatica. ▪ LINEA GUIDA: Se la normativa capisce sottolinea l’importanza di una comunicazione web chiara ed accessibile, si vuole qui rimarcare come la visita al museo inizi direttamente dal sito web dedicato che, pertanto, dovrà essere accessibile a tutti. Dovrà contenere almeno le informazioni essenziali del museo, come orari e giorni di apertura e di chiusura, costo dei biglietti, servizi per gli utenti, mappe ed informazioni circa la storia del museo come edificio, come collezioni e come allestimenti. Andranno segnalate mostre temporanee ed eventi culturali, anche tramite il servizio di mailing list. Il sito dovrà contenere anche una guida al museo stampabile ed una bibliografia di riferimento al museo. L’intero materiale dovrà essere scaricabile gratuitamente e leggibile anche per i non vedenti. Un passo ulteriore riguarda l’inserimento di schede dettagliate relative ad ogni reperto presente nel museo, sia nelle sale espositive che nel deposito. ▪ ESEMPIO: Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (RA): il sito web del museo, oltre a contenere le informazioni essenziali (recapiti, apertura e chiusura, costo dei biglietti, servizi per gli utenti, mappe), contiene anche segnalazione di mostre temporanee ed eventi culturali ed una guida stampabile in formato pdf. ▪ ESEMPIO: Museo Archeologico Nazionale di Ferrara (FE): il sito web del museo contiene, oltre alle informazioni essenziali, anche la Carta dei Servizi ed una rassegna stampa dei lavori di restauro che hanno interessato il complesso museale negli ultimi anni. Spazi per attività didattica ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001), Ambito VII – Rapporti del museo con il pubblico e relativi servizi - 3. Servizi speciali per gli utenti – 3.4 laboratorio. “(…) Si tratta di un’attività facoltativa, ma (…) gradita ed efficace agli effetti educativi. Il laboratorio attrezzato può consentire la sperimentazione, sotto la guida di operatori specializzati, di materiali e di tecniche appartenenti alla creatività tradizionale (…)”. 183 ▪ LINEA GUIDA: Se la normativa del 2001 considera l’attività didattica come “un’attività facoltativa gradita”, si vuole qui sottolineare come essa rappresenti invece un aspetto fondamentale nella vita di un museo e nel suo rapporto col pubblico. Un aspetto, dunque, che non dovrebbe essere “facoltativo”. Già nel progetto museografico devono essere individuati gli spazi idonei per poter svolgere questa attività, si pensi ai laboratori didattici, a workshop all’interno od all’esterno del museo che riproducono le antiche tecniche di lavorazione (archeologia sperimentale) e ad altro, rivolti al pubblico in età scolare ma non solo. ▪ ESEMPIO: Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (RA): il museo ha inaugurato fin dagli anni 1970 i laboratori didattici ideati Bruno Munari per il restauro della ceramica e rivolti ai bambini. Laboratori tattili dove, attraverso l’esperienza del gioco e della manipolazione dei materiali, i bambini si avvicinano ai materiali ceramici presenti nel museo. ▪ ESEMPIO: Museo e Centro di Documentazione del Castello di Formigine (MO): il museo organizza visite guidate appositamente studiate per il pubblico più giovane. Spazi per mostre temporanee ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001), Ambito VI – Sottoambito 4. Regolamentazione dell’esposizione permanente e temporanea. 3. Esposizioni temporanee. “(…) Le esposizioni temporanee possono essere finalizzate alla conoscenza delle collezioni, attraverso la fruizione mirata di oggetti o gruppi di oggetti posseduti dal museo (rotazione di opere, mostre di restauri o nuove accessioni…); all’approfondimento di temi connessi con la missione del museo, attraverso la presentazione di oggetti ricevuti in prestito (…)”. ▪ LINEA GUIDA: La normativa del 2001 si limita ad indicare le possibili tipologie di mostre temporanee che il museo può organizzare, non fornendo indicazioni sulla localizzazione di tali spazi espositivi. Si ritiene importante separare gli spazi espositivi delle collezioni permanenti da quelli dedicati alle mostre temporanee. Gli spazi dedicati alle mostre temporanee devono vivere autonomamente, anche a museo chiuso, e devono avere una Caffetteria e/o un Ristorante che li renda idonei ad ospitare inaugurazioni di mostre e di eventi in generale. Questo spazio costituirà uno spazio “vivo” e propositivo all’interno della vita del museo. ▪ ESEMPIO: Museo e Centro di Documentazione del Castello di Formigine (MO): spazi predisposti al piano terra del Palazzo Marchionale con annessa una Caffetteria-Ristorante. ▪ ESEMPIO: Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (RA): a piano terra vi sono diverse sale dedicate alle mostre temporanee di ceramica. Storia dei restauri, storia degli allestimenti. Divulgazione ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: Non esistendo nessun riferimento nella normativa museale, si fa riferimento alla Carta di Venezia (1964), art.16 – Documentazione, pubblicazione. “I lavori di conservazione, di restauro, di scavo saranno sempre accompagnati da una documentazione precisa con relazioni analitiche e critiche, illustrate da disegni e da fotografie. Tutte le fasi dei lavori di liberazione, di consolidamento, di ricomposizione e di integrazione, come gli elementi tecnici e formali identificati nel corso dei lavori, vi saranno incluse. Questa documentazione sarà depositata in pubblici archivi e verrà messa a disposizione degli studiosi. La sua pubblicazione è vivamente raccomandata”. ▪ LINEA GUIDA: Come prescrive la Carta di Venezia, la pubblicazione del restauro “è vivamente raccomandata”. E’, infatti, fondamentale comunicare ai visitatori la storia dell’edificio storico, dei suoi restauri, dei suoi progetti museologici e dei suoi allestimenti, compresi di autori, finanziatori, ditte esecutive e costi. Importante è affiancare ai nominativi anche le date di esecuzione degli interventi. Far capire come era l’edificio e come è ora. Questo è un elemento che deve essere presentato all’inizio del percorso museale, si pensi ad una sala introduttiva o ad una sala di accoglienza, dove il visitatore viene 184 introdotto al museo ed alla sua storia. Strumenti possono essere: pannelli introduttivi, appesi a parete o a tavolo; pc interattivi; filmati. ▪ ESEMPIO: Museo Archeologico del Complesso museale di S.Maria della Scala di Siena (SI): tavolo introduttivo con nominativi degli autori del progetto di restauro, di quello museologico e di quello museografico. ▪ ESEMPIO: Sala ottagonale introduttiva della Sezione Egiziana del Museo Civico Archeologico di Bologna: pannelli didattici con storia dell’edificio, del restauro, dell’allestimento storico e di quello attuale. ▪ ESEMPIO: Museo e Centro di Documentazione del Castello di Formigine (MO): postazioni pc interattive con la storia del Castello, del suo restauro e del suo allestimento; video proiezioni con personaggi legati alla città di Formigine che raccontano la storia del Castello, dei suoi restauri e del suo allestimento. Supporti per oggetti fuori vetrina (Sistemi di allestimento) ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001). Ambito III – Strutture del museo. Sistemi di allestimento, dove compaiono le esigenze della collezione e del personale. L’esposizione richiederà la disponibilità di piedistalli, mensole, pedane. Ambito VI – Gestione delle collezioni. Misure di protezione dei manufatti all’esterno dei contenitori (VI – 5.5.). Per le opere ancorate al muro si dovranno valutare attentamente dimensioni e peso degli oggetti, per individuare il tipo di fissaggio più idoneo. Dovranno, poi, essere sempre installate barriere distanziatici per proteggere i manufatti da eventuali danneggiamenti. Le opere in deposito, anche temporaneo, dovranno essere collocate in luoghi idonei (supporti, pedane, scaffalature) e protette dal particellato sospeso con materiale idoneo (traspirante ed anti condensa). Opere che dovranno poi essere identificabili mediante un cartellino. ▪ LINEA GUIDA: Oltre a quanto indicato dalla normativa del 2001, si raccomanda che i supporti per gli oggetti fuori vetrina siano “essenziali” e non invasivi, lasciando prevalere gli oggetti che espongono. Semplici pedane lignee o in pietra o panche di metallo possono costituire idonei supporti per i reperti. Mentre, nel caso di oggetti affissi a parete, si potrà optare per ancoraggi con staffe metalliche oppure creare mensole in muratura o in pietra. ▪ ESEMPIO: Corridoio con le Urne fittili di produzione chiusina e corridoio la Collezione Urne di Asciano, Museo Archeologico del Complesso museale di S.Maria della Scala di Siena (SI): pedane lignee a gradoni espongono i reperti archeologici. ▪ ESEMPIO: Sezione Età romana, Museo di Santa Giulia Museo di Brescia (BS): anfore di età romana sono posizionate su supporti appositamente progettati per ospitare questo tipo di reperti. ▪ ESEMPIO: Sala del Novecento faentino e Sala del Novecento italiano, Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (RA): panche metalliche a vernice bianca ospitano le ceramiche del Novecento. ▪ ESEMPIO: Museo Archeologico delle Scuderie Aldobrandini di Frascati (RM): nell’ampia sala a pian terra, mensole, poste a diversa altezza, ospitano statue antiche, movimentando la parete della fabbrica. Superamento delle distanze (Pavimentazione) ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Direzione Generale BASAE del MiBAC (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008, (D.M. del MiBAC 28 marzo 2008), 2.3.2. Superamento delle distanze. Nei casi di distanze non troppo estese è necessario predisporre percorsi con pavimentazioni omogenee ed antisdrucciolevoli. Per le pavimentazioni ci sono due possibilità: parziale sostituzione della pavimentazione storica o sovrapposizione di elementi reversibili sopra i materiali originali. ▪ LINEA GUIDA: Se la normativa del 2008 prescrive accessibilità e reversibilità per il restauro di una pavimentazione storica, si vuole aggiungere che, ove sia necessario sostituire quella originaria od originale dell’edificio storico che ospita il museo, essa dovrà essere liscia, non riflettente e non dovrà presentare caratteristiche che possano essere fonte d’ostacolo 185 ai visitatori diversamente abili. I dislivelli dovranno essere opportunamente segnalati. Nel rispetto dell’edificio storico, la nuova pavimentazione non dovrà, poi, disturbare esteticamente il complesso e l’allestimento, potrà riprendere quella propria dell’edificio oppure no. Infine, la pavimentazione originaria/originale dell’edificio storico, prima della sua sostituzione dovrà essere documentata e comunicata ai visitatori tramite pannelli didattici od altri dispositivi (supporti multimediali etc.). ▪ ESEMPIO: Nessun esempio significativo da segnalare. Superamento dei dislivelli: rampa ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Direzione Generale BASAE del MiBAC (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008, (D.M. del MiBAC 28 marzo 2008), 2.3.2. Superamento dei dislivelli. Rampa. “(…) Il tema dei dislivelli costituisce uno dei nodi principali nell’ambito del superamento della barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale. Oggi vi sono quattro sistemi per il superamento dei dislivelli [verticali]: rampa, ascensore, piattaforma elevatrice, servo scala. Spesso è opportuno immaginare soluzioni complesse ed articolate in grado di costituire sistema (…). Una rampa progettata con accuratezza in forma e materiali e ben integrata nello spazio circostante costituisce un percorso inclusivo valido per tutti e non una corsia riservata alle persone con disabilità. Evita ogni forma di discriminazione verso i disabili. Adottata solamente in caso di dislivelli modesti, in ragione del forte sviluppo longitudinale richiesto. Benché la normativa consenta una pendenza massima dell’8%, ammettendo fino al 12% per sviluppi lineari compresi entro i 3 m nel caso di adeguamento di edifici esistenti, occorrono almeno 10 m per superare 80 cm di dislivello. Una lunga rampa è difficilmente praticabile da parte di persone con particolari disabilità motorie che non utilizzano sedie a ruote (cardiopatici, anziani, incidentati, coloro che trasportano carichi pesanti). Per questi sarebbe più agevole una breve scala. Ne consegue la raccomandazione di limitare la rampa a dislivelli contenuti (entro 1,5 m) affiancando, se possibile, una scala, soprattutto quando lo sviluppo longitudinale della rampa è più esteso. La rampa richiede un corrimano e, se manca il parapetto, un cordolo di almeno 10 cm di altezza. La riflessione sull’impatto della rampa nei confronti delle antiche strutture e del rapporto tra la rampa ed un’eventuale scala esistente è un tema ricorrente all’ingresso degli edifici storici. Dal punto di vista percettivo, l’impatto dipende dalle scelte progettuali del parapetto, dove è necessario coniugare esigenze della sicurezza richiesta dalla normativa con quelle della tutela. Ci sono due orientamenti: quello che massimizza l’autonomia della nuova struttura rispetto alla fabbrica, col rischio di creare un grosso impatto visivo, e quello di mimetizzare la rampa nella scala esistente, che arriva ad un risultato più felice (…)”. Questo conferma che il superamento dei dislivelli costituisce spesso un nodo cruciale dell’intero progetto di restauro. ▪ LINEA GUIDA: Come dettagliatamente indicato dalla normativa del 2008, la rampa costituisce il dispositivo ottimale per il superamento di dislivelli di modesta entità (massimo 1,50 m di dislivello), permettendo l’accessibilità ai visitatori con disabilità fisiche senza assistenza di personale. Si vuole aggiungere che la rampa deve avere anche un idoneo parapetto di protezione, che costituisce l’elemento più delicato. Questo parapetto potrebbe essere fatto in vetro, in modo da non arrecare disturbo. ▪ ESEMPIO: Museo della Città di Palazzo Eroli a Narni (TR): una rampa permette di superare il dislivello verticale fra due sale espositive. ▪ ESEMPIO: Museo Archeologico Lavinium a Pratica di Mare – Pomezia (RM): una rampa all’ingresso del museo permette di entrare nella struttura evitando la scala. ▪ ESEMPIO: Museo Nazionale Romano Crypta Balbi di Roma (RM): rampe tra l’ingresso e la biglietteria rendono il percorso accessibile a tutti. Superamento dei dislivelli: ascensore ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 1: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001), Ambito III - Strutture del museo. Per la parte 186 relativa ai Sistemi di trasporto del pubblico, si indicano ascensori, scale mobili, marciapiedi mobili ed elevatori per il superamento delle barriere architettoniche. ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 2: Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Direzione Generale BASAE del MiBAC (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008, (D.M. del MiBAC 28 marzo 2008), 2.3.3. Superamento dei dislivelli. Ascensore. Si rivolge all’intera utenza di un edificio o di un sito. E’ il miglior sistema per uso realmente autonomo da parte della persona disabile. Oggetto di notevole attenzione progettuale negli ultimi decenni e disciplinato da una normativa tecnica unica a livello comunitario, l’impianto di ascensore costituisce il terreno di confronto più acceso tra posizioni diverse che vedono la sua localizzazione come oggetto di grande disturbo, quindi da nascondere ad ogni costo, oppure una feconda occasione di confronto tra antico e nuovo. In Italia si preferiscono soluzioni mimetiche, all’estero invece ascensori posti all’esterno dell’edificio fondati sul tema dell’aggiunta e sul confronto antico/nuovo. L’ascensore richiede accorgimenti per la riconoscibilità da parte delle persone con disabilità visive e uditive. Trattamento diverso della pavimentazione nello spazio antistante il vano corsa, con materiali riconoscibili sia dal punto di vista tattilo-plantare (corsie di tappeto, materiali gommosi etc.) sia dal punto di vista percettivo (accostamento di materiali dall’elevato contrasto di luminanza). Anche l’utilizzo di una sapiente illuminazione o di materiali/colori di rivestimento può agevolare le persone ipovedenti. Pulsantiere riconoscibili al tatto, scritte anche in braille, posizionate ad altezza consona anche per persone su sedia a ruota, numeri molto contrastati rispetto allo sfondo del tasto. Infine, per persone con disabilità uditiva serve una telecamera a circuito chiuso o un impianto di videocitofono. ▪ LINEA GUIDA: Come indicato dalla normativa del 2008, l’ascensore costituisce il dispositivo ottimale per il collegamento verticale fra i piani che consente l’uso autonomo da parte di tutti. La progettazione di un ascensore all’interno dell’edificio storico di un museo costituisce un’occasione importante in cui la scelta della sua localizzazione deve inserirsi nel progetto globale di restauro e di riallestimento e non porsi come elemento a sé, svincolato dall’edificio. Preferendo soluzioni mimetiche, non sono da escludere altre scelte progettuali se prese nel rispetto della fabbrica storica e delle esigenze dei visitatori. ▪ ESEMPIO: Palazzo Marchionale del Museo e Centro di Documentazione del Castello di Formigine (MO): un ascensore, posto vicino alle sale delle mostre temporanee, collega il piano terra ai piani superiori del Palazzo Marchionale del Castello. ▪ ESEMPIO: Sezione egiziana del Civico Museo Archeologico di Bologna (BO): un ascensore collega la Sezione egiziana, posta al piano interrato, agli altri piani del museo. ▪ ESEMPIO: Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (RA): i diversi piani del museo sono collegati da un ascensore. Superamento dei dislivelli: piattaforme elevatrici ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Direzione Generale BASAE del MiBAC (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008, (D.M. del MiBAC 28 marzo 2008), 2.3.2. Superamento dei dislivelli. Piattaforme elevatrici. “(…) Il tema dei dislivelli costituisce uno dei nodi principali nell’ambito del superamento della barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale. Oggi vi sono quattro sistemi per il superamento dei dislivelli [verticali]: rampa, ascensore, piattaforma elevatrice, servo scala. Spesso è opportuno immaginare soluzioni complesse ed articolate in grado di costituire sistema (…)”. La piattaforma elevatrice è molto efficace in presenza di dislivelli modesti, di media entità, come quelli presenti agli ingressi degli edifici. E’ indicato in presenza di rampe di scale isolate. Ha la stessa fruibilità dell’ascensore, ma un impatto meno invasivo per le antiche strutture. Richiede una fossa (pochi cm) e un vano extra corsa (più contenuto di quello dell’ascensore). Vi sono due tipi di piattaforme: a pantografo ed a pistone. Rispetto all’ascensore ha minore velocità di esercizio perché richiede la pressione costante del comando di azionamento. ▪ LINEA GUIDA: Come indicato dalla normativa del 2008, la piattaforma elevatrice costituisce un dispositivo interessante per il superamento di dislivelli. La sua progettazione all’interno dell’edificio storico ospitante il museo dovrà tenere conto delle esigenze di tale dispositivo e di quelle dell’edificio. ▪ ESEMPIO: Nessun esempio da segnalare. 187 Superamento dei dislivelli: servoscala ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Direzione Generale BASAE del MiBAC (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008, (D.M. del MiBAC 28 marzo 2008), 2.3.2. Superamento dei dislivelli. Servoscala. “(…) Il tema dei dislivelli costituisce uno dei nodi principali nell’ambito del superamento della barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale. Oggi vi sono quattro sistemi per il superamento dei dislivelli [verticali]: rampa, ascensore, piattaforma elevatrice, servo scala. Spesso è opportuno immaginare soluzioni complesse ed articolate in grado di costituire sistema (…)”. Il servoscala è indicato dalla normativa vigente laddove negli edifici vincolati l’intervento di adeguamento possa recare danno ai valori storici ed estetici dell’edificio. Se è vera la parziale reversibilità del dispositivo e la sua minore incidenza sulla fabbrica, esso crea grandi inconvenienti come il grande senso di disagio psicologico dell’utente, la difficile gestione dell’apparecchio e la diminuzione della larghezza utile della scala. Si sconsiglia quindi l’applicazione, considerandola solo come ultima alternativa. ▪ LINEA GUIDA: Consigliato dalla normativa del 2008 solo come ipotesi estrema all’interno di un edificio storico, si vuole qui sconsigliare l’applicazione, preferendo adottare una soluzione componibile di brevi rampe amovibili, di piccoli “scivoli”, da utilizzare in caso di necessità. Quest’ultima soluzione provvisoria non è invasiva e viene utilizzata per il superamento delle barriere architettoniche in area urbana in alcuni ponti di Venezia. ▪ ESEMPIO: Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (RA): un servoscala con piattaforma per il trasporto di persona su sedia a ruote supera i dislivelli fra il piano terra e il primo piano. ▪ ESEMPIO: Museo Archeologico Nazionale di Ferrara (FE): varcato l’ingresso della corte interna, un vano con servoscala a piattaforma collega la corte all’ingresso del museo. ▪ ESEMPIO: Museo Archeologico Nazionale di Firenze (FI): tra l’ex Palazzo della Crocetta e l’ex Corridoio Mediceo, un servoscala con piattaforma permette il superamento del dislivello verticale. Superamento dei dislivelli: montascale ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Direzione Generale BASAE del MiBAC (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008, (D.M. del MiBAC 28 marzo 2008), 2.3.2. Superamento dei dislivelli. Montascale. “(…) Il tema dei dislivelli costituisce uno dei nodi principali nell’ambito del superamento della barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale. Oggi vi sono quattro sistemi per il superamento dei dislivelli [verticali]: rampa, ascensore, piattaforma elevatrice, servo scala. Spesso è opportuno immaginare soluzioni complesse e articolate in grado di costituire sistema (…)”. Il montascale è un meccanismo d’ausilio da montare sotto la sedia a ruote, dotato di elemento cingolato o di ruote per percorrere i gradini, che potrebbero creare danni. Non consente un impiego autonomo ed è incompatibile con le istanze di tutela. ▪ LINEA GUIDA: Come indicato dalla normativa del 2008, l’impiego del montascale, non essendo autonomo e nemmeno compatibile con le istanze della tutela, non deve essere utilizzato per il superamento di dislivelli verticali all’interno di un edificio storico che ospita un museo. ▪ ESEMPIO: Nessun esempio da segnalare. Superamento dei dislivelli: adeguamento e miglioramento di scale, cordonate e rampe esistenti ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Direzione Generale BASAE del MiBAC (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008, (D.M. del MiBAC 28 marzo 2008), 2.3.2. Superamento dei dislivelli. Problemi sono l’assenza di corrimani e l’assenza di riconoscibilità delle scale da parte di persone con disabilità visive. Utile è inclinare di 30 cm il corrimano prima e dopo la fine delle rampe ed inserire segni tattili (numeri a rilievo, tacche, scanalature) affinché il non vedente sappia dove inizia/finisce la scala ed a che piano si trova. Il marca gradino in prossimità 188 della parte esterna della pedata (5-7 cm) deve essere ben riconoscibile, in materiale antisdrucciolo e ad elevato contrasto di luminanza (contrastante dal resto della pedata). Se le cordonate hanno gradini con altezza massima 8 cm e profilo con toro smussato, può definirsi una rampa con gradino agevolato, percorribile dal disabile su sedia a ruota elettrica o con accompagnatore. ▪ LINEA GUIDA: Come indicato dalla normativa, l’adeguamento ed il miglioramento di scale, di cordonate e di rampe esistenti costituisce un elemento importante nella fase di restauro di un edificio storico. Visibilità, riconoscibilità, accessibilità e sicurezza degli elementi dovranno esserne i parametri guida, sempre nel rispetto dei caratteri storico artistici dell’edificio. Nel caso le scale di una fabbrica costituiscano un valore storico o artistico, queste sono da conservare ed, eventualmente, laddove la destinazione museale lo richieda, bisognerà trovare un altro dispositivo per il trasporto del pubblico (ascensore o altro). ▪ ESEMPIO: Museo Archeologico Nazionale di Ferrara (FE): il restauro e l’operazione museografica hanno conservato lo scalone monumentale quattrocentesco dell’architetto ferrarese Biagio Rossetti, rendendolo riconoscibile tramite un’apposita targa. Uno scalone che collega la corte interna con il piano nobile, dove si trova il museo. Supporti multimediali ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001). Appendice - Ambito VII - Rapporti del museo con il pubblico e relativi servizi. Proiezioni di audiovisivi (VII – 3.5.4.). “(…) Spesso integrati al percorso di visita come approfondimento dei temi esposti, o parte essenziale delle esposizioni temporanee, filmati e audiovisivi dovranno essere proiettati in una o più salette appositamente allestite, oscurate, organicamente collegate al percorso stesso, ma sufficientemente separate, in modo da non recare disturbo con i suoni prodotti (…)”. Appendice - Ambito VII - Rapporti del museo con il pubblico e relativi servizi. Accompagnamento sonoro (VII - 3.5.6.). ”(…) Come dimostrano le esperienze degli ultimi anni, attuate in esposizione temporanee, ma anche in dimore o in giardini storici, una componente sonora prudentemente inserita nel percorso di visita può corroborarne aspetti significativi, come un ampio e variegato approccio cognitivo al periodo storico o un'immersione evocativa in tempi e civiltà diversi. Si rende poi indispensabile, in casi particolari, come l'esposizione permanente o temporanea di strumenti musicali (…)”. ▪ LINEA GUIDA: Considerati dalla normativa del 2001 come solo come dispositivi “di approfondimento dei temi esposti”, i supporti multimediali sono molto di più. Video proiezioni, video installazioni, diorami, supporti interattivi, banchi ottici e accompagnamento sonoro sono, infatti, preziosi strumenti didattici che aiutano, in maniera piacevole ed accattivante, il visitatore a comprendere i significati e la storia delle opere esposte, calandoli nell’atmosfera del tempo. Si può pensare ad un allestimento che predilige, ai pannelli didattici ed alle didascalie, i sistemi multimediali. Inoltre, la multimedialità, oltre ad avere il pregio di avvicinarsi a diversi target di utenti, da quelli più giovani a quelli più adulti, consente anche l’accessibilità. In edifici storici con parti inaccessibili e non alterabili (architettura militare, torri o sotterranei), queste possono essere esplorate virtualmente tramite visite virtuali (filmati, postazioni pc), rendendo così accessibili a tutti questi spazi. ▪ ESEMPIO: Museo e Centro di Documentazione del Castello di Formigine (MO): postazioni pc con visite virtuali del Castello; video proiezioni con personaggi locali che raccontano la storia del Castello; plastico interattivo con le fasi di costruzione del Castello etc. ▪ ESEMPIO: Museo Archeologico Lavinium di Pratica di Mare-Pomezia (RM): teatro ottico che narra la storia della città di Lavinium; video proiezioni che fanno parlare le statue femminili. ▪ ESEMPIO: Museo dei Grandi Fiumi di Rovigo (RO): Diorama che mostra la flora e la fauna del Polesine nell’Età del Bronzo. 189 Valori termoigrometrici ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001), Appendice - Tabella I - Valori termoigrometrici consigliati per assicurare le condizioni ottimali di conservazione chimico-fisica dei manufatti. A seconda dei materiali costituenti i manufatti, si indicano valori massimi per l’umidità relativa (%) e per la temperatura (°C). Per esempio, per porcellana, ceramica, gres e terracotta si indica un’UR di 20-60%, con un’UR inferiore al 45% per la ceramica cotta ad una temperatura piuttosto bassa. Per i papiri UR 35-50% e temperatura 19-24 °C; mentre per i metalli un’UR inferiore al 45%. ▪ LINEA GUIDA: Come indicato dalla normativa ministeriale del 2001, per la corretta conservazione dei manufatti bisognerà attenersi a precisi parametri termoigrometrici, specifici a seconda dei materiali, scegliendo i più idonei apparecchi illuminotecnici. ▪ ESEMPIO: Nessun esempio da segnalare. Vetrine (Sistemi di allestimento – Ambienti espositivi confinati) ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 1: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001). Ambito III – Strutture del museo. Sistemi di allestimento, dove compaiono le esigenze della collezione e del personale. L’esposizione richiederà la disponibilità di vetrine (addossate, inserite in parete, verticali, a tavolo). Ambito VI – Gestione delle collezioni. Indicazioni precise riguardano, poi, gli Ambienti espositivi confinati (climabox, teche, vetrine) (VI – 2.15). Deve essere prevista la collocazione esterna delle sorgenti e degli apparati di alimentazione. Il calore dissipato dalle sorgenti dovrà essere smaltito in modo da non alterare la stabilità termica dell’ambiente confinato e bisognerà prestare attenzione alla depurazione infrarossa delle sorgenti impiegate, per evitare fenomeni legati all’effetto serra (incremento termico e deumidificazione). Ambito VI – Gestione delle collezioni. Ambienti espositivi confinati (climabox, teche, vetrine. Linee guida VI - 3.2.). “(…) L’aspetto estetico di un contenitore espositivo deve essere, all’atto della progettazione, subordinato a quello prioritario della conservazione del manufatto. Le istanze che riguardano la migliore visibilità e fruizione degli oggetti esposti, anche dal punto di vista didattico (…) vanno considerate alla stessa stregua dei parametri ambientali e dei materiali costitutivi dei manufatti stessi”. Di seguito, si raccomanda che “venga effettuato il massimo contenimento: del damping termico, delle oscillazioni dell’umidità relativa e degli scambi d’aria con l’ambiente esterno (…)”. Ambito VI – Gestione delle collezioni. Ingegnerizzazione delle vetrine (VI – 5.4). “(…) Le vetrine dovranno presentare una buona accessibilità, adeguata agli oggetti da posizionare, e quando aperte devono essere molto stabili per consentire le operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria. Devono anche avere uno spazio per alloggiare materiali assorbenti (gel di silice) e punti di attacco per sensori di monitoraggio. I materiali utilizzati devono essere inerti, preferibilmente metallo e vetro, testati ed approvati e possibilmente trattati in modo da minimizzare le derive termiche. Il vetro esterno deve essere laminato, non rinforzato ed i ripiani interni in vetro devono essere sufficientemente spessi. Dovranno essere assicurati ancoraggi e fissaggi per garantire la stabilità degli oggetti conservati e l’illuminazione dovrà essere esterna, direzionale, in contenitori separati ed areati, con accesso separato e filtro UV e/o termico tra luce ed oggetti. Ancora, le vetrine non dovranno essere troppo ravvicinate e il numero e l’ubicazione dovrà essere studiato al fine di adeguare la capacità, dell’eventuale impianto di condizionamento, ai volumi effettivi (…)”. ▪ FONTE NORMATIVA DI RIFERIMENTO 2: Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Direzione Generale BASAE del MiBAC (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008, (D.M. del MiBAC 28 marzo 2008), Esposizione delle opere, pp.105-112. Elemento fondamentale dell’allestimento è l’espositore, che assolve molteplici funzioni, tra cui quelle di contenitore conservatore di oggetti e di comunicatore degli stessi. Quest’ultima funzione fa sì che l’espositore debba risultare necessariamente accessibile per essere efficace. L’altezza dei ripiani espositivi è fondamentale per la loro accessibilità. Ripiani troppo alti sono inaccessibili per persone su sedie a ruote, bambini o persone di statura ridotta; come anche ripiani troppo bassi sono scomodi per tutti. Ci sono casi in cui la progettazione non è efficace o è addirittura fonte di pericolo: in caso di espositori sospesi, o aggettanti, 190 in particolare per non vedenti, ipovedenti, bambini, persone anziane e persone distratte. I percorsi espositivi a volte rappresentano delle barriere architettoniche o delle fonti di pericolo per tutta l’utenza: gradini di pochi centimetri non segnalati, corpi sospesi. Anche l’uso non corretto della luce, il mancato contrasto delle didascalie o la scelta di un supporto riflettente costituiscono barriere per la comprensione delle opere esposte. I servizi delle strutture espositive devono essere fruibili da un’utenza ampliata in piena autonomia. Ad esempio, le postazioni multimediali devono prevedere l’utilizzo anche da parte di persone che si muovono su sedia a ruote. Le strutture espositive devono garantire un maggior comfort di visita; anche sedute mobili, dove non è possibile progettare quelle fisse e dei passeggini per i bambini. Nell’allestimento è importante curare l’ambientazione, la contestualizzazione, la giusta articolazione dello spazio, la disposizione dello spazio e soprattutto il progetto illuminotecnico, che deve garantire la luce come guida e come strumento di comunicazione emozionale. Il contenuto, i caratteri, il contrasto, i materiali di supporto e l’illuminazione sono elementi fondamentali per la fruibilità più ampia delle didascalie e dei pannelli esplicativi di un allestimento. I materiali usati per l’espositore devono presentare caratteri tali da non recare disturbo all’osservazione dell’opera esposta, come ad esempio riflessi e fenomeni di abbagliamento, mentre all’interno delle vetrine i materiali usati dovrebbero creare un contrasto con l’oggetto esposto, al fine di esaltarne le caratteristiche e di facilitarne la lettura. LINEA GUIDA: Oltre alle indicazioni prescritte dalla normativa ministeriale (2001 e 2008), si vuole sottolineare che le vetrine dovranno essere accessibili per la manutenzione, con sistema di apertura non visibile, al fine di prevenire i furti, ma agibile per gli addetti alla pulizia ed alla manutenzione. Anche se non utilizzati al momento, dovrebbero avere cassetti od armadi nella parte inferiore per ospitare reperti non esposti e nella parte alta la possibilità di ospitare un sistema illuminotecnico interno, nel caso servisse. Le vetrine dovranno essere progettate sulla base degli oggetti da esporre, consentendo così un’adeguata illuminazione, variabile a seconda degli oggetti. Il telaio delle vetrine nuove dovrà essere in lamiera pressopiegata verniciata ed il vetro temperato, materiali ignifughi e duraturi. A seconda degli oggetti da esporre, l’illuminazione potrà essere con faretti da incasso che montano lampade alogene con riflettore dicroico (per ceramiche); con fibre ottiche (per monete, vasellame, carta, ossa, metalli) o con led (per carta, vasellame). Se possibile, ai fini del risparmio energetico, è bene pensare a sistemi di illuminazione interni alle vetrine muniti di sensori che si illuminano al passaggio del visitatore. Si possono avere anche due tipi di illuminazione all’interno della stessa vetrina, per avere un’illuminazione diffusa ed un’illuminazione d’accento sugli oggetti. Ove richiesto, bisognerà predisporre la climatizzazione interna delle vetrine, controllata tramite gel di silice e igrometro. Gli oggetti più piccoli o con decorazioni di particolare interesse potranno essere resi più visibili da lenti di ingrandimento o esposti singolarmente con vetrine appositamente progettate o tramite l’utilizzo di “maschere” che focalizzino l’attenzione solo su quel reperto. E’ preferibile per le vetrine avere un sistema di apertura che permetta agli operatori incaricati del museo di aprire le vetrine, per effettuare operazioni di manutenzione periodica (sostituzione lampade interne, pulizia, controllo del gel di silice e dell’igrometro etc.). Sistemi di apertura con cerniere su uno dei lati o con slittamento della base o della sommità della vetrina permettono, per esempio, di effettuare questi controlli. Un’accortezza è quella di celare il sistema di apertura della vetrina (serratura etc.) aiutandosi con la forma della vetrina stessa. Ad esempio, una vetrina con una maschera esterna consentirà di nascondere la zona di apertura, costituendo un utile dispositivo contro eventuali furti. Sono da evitare vetrine che vedono la campana di vetro sigillata con silicone alla base, richiedendo una più difficile manutenzione e, spesso, la necessità di personale esterno specializzato. ▪ ESEMPIO: Sezione egiziana del Museo Civico Archeologico di Bologna: le vetrine per i papiri sono illuminate internamente con fibre ottiche, particolarmente indicate per questo tipo di materiale organico. ▪ ESEMPIO: Sezione Ceramiche faentine dell’800 del Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (RA): le vetrine sono illuminate internamente con lampade a sensori che si accendono al passaggio dei visitatori. Un’accortezza progettata per il risparmio energetico. ▪ ESEMPIO: Sezione Maioliche faentine del Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (RA): vetrine a parete posizionate lungo il corridoio presentano una doppia soluzione interna per l’illuminazione con lampade fluorescenti lineari e con faretti da incasso a lampade alogene con riflettore dicroico. ▪ ESEMPIO: Sezione Maioliche faentine del Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (RA): lungo il corridoio dell’ex convento, alcune vetrine a mensola ospitano un singolo reperto, sottolineando l’importanza dell’oggetto. 191 ▪ ESEMPIO: Rocchetta, Torre Sud Est, piano terra, Stanza della Sepoltura del Museo e Centro di Documentazione del Castello di Formigine (MO): “maschere” in ferro inquadrano i piccoli reperti rinvenuti nell’area archeologica del castello, corredo di una sepoltura, focalizzando l’attenzione su ognuno di essi. ▪ ESEMPIO: Sala Bianchi di Faenza, Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (RA): vetrine “a maschera” celano il sistema di apertura. 192 Bibliografia specifica relativa alle Linee guida per allestimenti museali archeologici di qualità in edifici storici (capitolo 6) Carta di Venezia, Venezia 1964. FILIPPI M., Gli impianti nei musei, in “CDA. Condizionamento, riscaldamento, refrigerazione”, n.8, 1987. D.M. del Ministero dell’Interno n.569 del 20 maggio 1992, Regolamento contenente norme di sicurezza antincendio per gli edifici storici e artistici destinati a musei, gallerie, esposizioni e mostre. AIDI, Associazione Italiana di Illuminotecnica, Manuale di Illuminitecnica, FELLIN L. - FORCOLINI G. - PALLADINO P. (a cura di), Milano 1999. Che cos’è un manuale di base della comunicazione, Ministero per i beni e le attività culturali (a cura di), Roma 2000. Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001). Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs 42/2004). PICONE R., Conservazione e accessibilità. Il superamento delle barriere architettoniche negli edifici storici e nei siti storici, Arte Tipografica, Napoli 2004. MONZEGLIO E., L’accessibilità negli interventi sulle preesistenze, pp.11-12, in VESCOVO F., Progettare per tutti senza barriere, Corso di Formazione post lauream, Università degli Studi “La Sapienza”, Facoltà di Architettura “Valle Giulia”, Roma A.A.2007/2008, in www.progettarepertutti.com Complesso monumentale dei Mercati di Traiano in VESCOVO F., Accessibilità come valorizzazione del patrimonio vincolato, in VESCOVO F., Progettare per tutti senza barriere, Corso di Formazione post lauream, Università degli Studi “La Sapienza”, Facoltà di Architettura “Valle Giulia”, Roma A.A.2007/2008, in www.progettarepertutti.com MARAFINI F., Barriere architettoniche, Edizioni di Legislazione Tecnica, Roma 2007. Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Generale BASAE del MIBAC (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008, (D.M. del MIBAC 28 marzo 2008). BARRACO L., Progetto “Lettura Agevolata” del Comune di Venezia (VE), in www.letturaagevolata.com 193 Conclusioni Alle Linee guida per allestimenti museali archeologici di qualità in edifici storici si arriva passando per analisi e per riflessioni sulla realtà museale archeologica italiana e sulla normativa di riferimento. La Tesi parte, infatti, da un censimento del panorama museale italiano d’interesse archeologico, che porta ad una selezione dei musei “di qualità”, ovvero a quei musei d’interesse archeologico, ospitati in edifici storici, accessibili e con un raggiunto equilibrio tra restauro della fabbrica ed operazione museografica. A questo censimento si aggiunge un’analisi sulla normativa in materia di beni culturali, di standard museali e di accessibilità negli edifici storici. Una ricerca dove, il riferimento alla normativa è costante e presente in ogni parte e costituisce la base “oggettiva” su cui fondare riflessioni, giudizi, critiche e proposte. Una normativa che potrebbe definirsi come punto di partenza e di arrivo, per analizzare criticamente la realtà museale archeologica attuale e per metterne in evidenza punti di forza e “lacune”. Le Linee guida vogliono dare indicazioni utili per progettare allestimenti museali archeologici in edifici storici. Un atteggiamento che guarda con una visione globale, ma allo stesso tempo dettagliata, a queste realtà museali. Presenze che parlano di soluzioni di restauro, di scelte museografiche e di tanti altri aspetti. Sono Linee guida che vorrebbero condurre verso una progettazione attenta e coscienziosa di allestimenti museali archeologici in edifici storici, in modo tale che siano gli stessi allestimenti a custodire ed, al tempo stesso, a svelare al pubblico di questi musei, la storia dei restauri e degli allestimenti che ha interessato l’edificio. Si potrebbe sintetizzare, dipingendo tali musei come musei che “dialogano” coi propri edifici storici, con le proprie opere, con gli allestimenti e con i visitatori. A tal fine, si indicano elementi architettonici, museografici e tecnologici su cui riflettere. Non si troveranno parametri rigidi, perchè contrari alla variegata complessità dei musei italiani, ma indicazioni, criteri di massima che valorizzano la realtà esistente, rendendo i beni fruibili a tutti. Ogni Linea guida è anticipata da un riferimento normativo e seguita da uno o più esempi di “buona prassi”, presi dal panorama dei musei d’interesse archeologico “di qualità” precedentemente selezionati. Essendo questo il tipo di museo che queste Linee guida intendono costruire. Accorpando le Linee guida e presentandole in ordine alfabetico, si può proporre un testo, dove i riferimenti normativi citati riguarderanno, in particoalre: la Carta di Venezia (1964); il Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs 42/2004); l’Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MIBAC 10 maggio 2001) ed, infine, le Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale (D.M. del MIBAC 28 Marzo 2008). Si inizia col termine accessibilità, per finire con quello di visibilità. Per l’accessibilità, tra tutte le indicazioni delle linee guida (2001 e 2008) è importante sottolineare come il superamento delle barriere architettoniche negli edifici storici, come primo problema legato all’accessibilità, deve vedere una soluzione prestazionale, anziché prescrittiva. L’intervento sulle preesistenze andrà considerato come un’occasione per affrontare il problema dell’accessibilità. Fin dalla fase progettuale, il percorso museale deve essere progettato per essere accessibile a tutti, includendo con questo, persone con disabilità fisiche temporanee o permanenti. E’ meglio evitare percorsi differenziati, “speciali”, per non vedenti, ricordando che per esempio le scritte in braille non sono conosciute da tutti i non vedenti. Mappe tattili, percorsi tattili, copie di oggetti per la manipolazione, ricostruzioni in scala manipolabili ed audioguide possono essere un utile strumento in questo senso. Come prima soluzione, non bisognerà predisporre neanche ingressi “speciali”, magari posti in ingressi secondari, per i visitatori diversamente abili, ma pensare ad un ingresso unico per “tutti”, come rampe, nel caso di dislivelli modesti, od ascensori. All’interno del museo, il percorso non dovrà avere ostacoli che possano divenire fonti di pericolo per i visitatori disabili e bisognerà creare spazi di visita sufficientemente larghi per chi debba utilizzare la sedia a ruote. L’accessibilità, a mosaici pavimentali o a scavi archeologici all’interno di un museo, può essere data tramite percorsi sopraelevati, con leggere passerelle con struttura in acciaio o legno o pietra e parapetto in cristallo o in tiranti d’acciaio. Un’indicazione importante, presente nelle Linee guida del 2008, e su cui il progetto museografico deve insistere, è costituito dalle “misure compensative (postazioni multimediali, telecamere in presa diretta, pubblicazioni, modelli tridimensionali)” in grado di ricreare una visita accessibile al museo laddove ci siano barriere architettoniche insuperabili, ma utili anche a tutti i visitatori come preparazione al percorso museale. Un altro parametro importante riguarda la dimensione dei font ed il giusto 194 contrasto dei colori nei pannelli didattici e nelle didascalie. I caratteri dovranno, infatti, essere sufficientemente grandi, per permettere la lettura anche a chi abbia disabilità visive, mentre i colori utilizzati dovranno presentare un giusto contrasto tra caratteri e sfondo, per permetterne una lettura agevolata. Per un allestimento accessibile, come sottolineato dalle Linee guida del 2008, l’allestimento di spazi espositivi, permanenti o temporanei, deve essere accessibile e fruibile a tutti, partendo dalla segnaletica, fino ai servizi ed agli arredi. Per l’allestimento storico, non si segnala una fonte normativa di riferimento al riguardo. L’indicazione fondamentale è di non distruggere l’allestimento storico (vetrine, supporti etc.) ma, ove possibile, di spiegarlo, rendendolo “contemporaneo e comprensibile”, tramite pannelli didattici informativi e/o video e di valorizzarlo con idonei apparecchi illuminotecnici e supporti didattici. L’allestimento storico costituisce, infatti, un elemento importante per documentare la storia del museo ed il “gusto” di una determinata epoca. Per conservare l’allestimento storico si potrà, per esempio, utilizzare le vetrine storiche ed i supporti per oggetti fuori vetrina, valorizzando i reperti con un adeguato progetto illuminotecnico e con puntuali supporti didattici. In caso di sovraffollamento di opere, si potrà optare per una selezione delle stesse, documentando tramite fotografie ed altri supporti l’esposizione precedente. Per le aree di sosta, come nelle Linee guida ministeriali del 2001 e del 2008, si vuole qui sottolineare l’importanza della presenza di aree di sosta accessibili ed attrezzate lungo il percorso museale, il cui numero varierà a seconda della lunghezza del percorso. E dove le sedute saranno progettate tenendo conto delle esigenze di tutti i visitatori, inclusi i diversamente abili ed i bambini. Per l’archivio digitale, elemento non citato dalla normativa, esso dovrebbe essere sempre presente. Ogni museo dovrebbe predisporre un archivio digitale delle proprie opere, esposte e non, consultabili tramite postazioni pc presenti nella sala d’accoglienza e nel sito web dedicato. L’archivio, composto da schede monografiche relative alle opere, dovrà fornire dati anagrafici, località ed anno di rinvenimento del reperto, indicazione del contesto di rinvenimento, eventuali passaggi di proprietà, numero di inventario, tecnica di lavorazione, restauri, disegni e fotografie. Oltre all’archivio digitale delle opere, dovrebbe esserci anche l’archivio digitale con la storia dell’edificio storico che ospita il museo e quella del museo, dei suoi progetti museologici e dei suoi allestimenti. Per attività culturali e mostre temporanee, concordando con quanto previsto dalla normativa del 2001, si vuole aggiungere che attività culturali, come presentazioni di libri, concerti, spettacoli e mostre temporanee sono appuntamenti importanti per far conoscere il museo al pubblico, per attirare visitatori di diversi target. Le mostre temporanee posso essere archeologiche e dare la preferenza all’esposizione dei reperti normalmente conservati nei depositi, ma anche essere di altro genere, aprendosi alla città e al territorio come centro culturale. Per la biblioteca, rispetto alle indicazioni della normativa ministeriale, si vuole aggiungere che una biblioteca specializzata all’interno di un museo costituisce un punto di riferimento importante per lo studio e la ricerca in campo archeologico. La struttura dovrà essere accessibile ed aperta a tutti. Sarà opportuno posizionare la biblioteca in modo tale da renderla autonoma rispetto alle sale espositive permanenti. Per la biglietteria-bookshop, in aggiunta a quanto stabilito dalla normativa, si vuole indicare che essa dovrà essere posizionata all’ingresso del museo e che dovrà avere un bancone accessibile anche ai visitatori diversamente abili con sedia a ruote. Il bancone dovrà dunque avere riviste, cataloghi, guide ed altro materiale (gadget etc.) visibile ed accessibile a tutti ed avere cassetti e scaffali per contenere il materiale in vendita. Dovranno essere presenti orari di apertura/chiusura del museo, costo del biglietto/riduzioni, dépliant in distribuzione gratuita con la mappa del museo ed eventuali audioguide. Nel caso in cui l’entità “biglietteria-bookshop” sia divisa in due entità distinte, varranno gli stessi principi. Nel caso in cui un museo abbia sale per mostre temporanee, si potranno avere anche due biglietterie distinte, una per le collezioni permanenti e l’altra per le mostre temporanee. Davanti alla biglietteria bisognerà, poi, predisporre sempre sedute accessibili per i visitatori, considerando anche le esigenze dei diversamente abili e dei bambini. Riguardo alla caffetteria e alla ristorazione, oltre alle indicazioni fornite dalla normativa, si vuole aggiungere che la caffetteria costituisce un luogo di pausa e di aggregazione importante all’interno della vita di un museo. Dovrebbe essere accessibile anche a museo chiuso e servire sia le sale per collezioni permanenti che quelle per le mostre temporanee. Per i depositi, oltre a quanto indicato dalla normativa sulla necessità che i depositi di materiale archeologico siano organizzati razionalmente, si aggiunge che essi devono essere accessibili ed avere i reperti inventariati e muniti di didascalia di riconoscimento. Inoltre, oltre a dover essere accessibili a tutti, sarebbe importante che i depositi fossero inseriti nel percorso 195 museale di visita. In tal modo, i visitatori interessati potrebbero visionare il materiale, normalmente non accessibile. Il materiale dei depositi dovrebbe, poi, essere oggetto di mostre temporanee, come occasioni di approfondimento o di confronti. Per le didascalie, si sostiene quanto indicato dalla normativa (2001 e 2008) circa l’esigenza dell’accessibilità, mentre si aggiunge un’indicazione sulla tipologia. La soluzione ottimale sarebbe di avere un sistema di didascalie poste su consolle interna od esterna alle vetrine, che permetta di rendere “autonoma” e separata la visione degli oggetti. La visione degli oggetti sarà così affiancata, e non “intralciata”, dalle didascalie che appariranno organizzate in modo razionale. Le didascalie, ove lo spazio lo consenta, potranno recare anche disegni stilizzati degli oggetti a cui si riferiscono. L’edificio storico, nel restauro e nella riconversione a nuova destinazione d’uso, come indicato dalla Carta di Venezia, deve rimanere leggibile nelle sue caratteristiche volumetriche e materiche, senza venire alterato dal restauro e dagli elementi dell’operazione museografica. Nel caso specifico di destinazione museale, si vuole indicare che i nuovi spazi necessari all’allestimento potranno essere creati con l’ausilio di pareti in cartongesso, di pareti attrezzate, di divisori che permettano di dividere lo spazio senza alterare, in modo definitivo, forme e volumi della fabbrica storica. Anche la disposizione e la forma delle vetrine può essere un utile supporto in questo senso. Seguendo le indicazioni della Carta di Venezia (1964) circa il restauro e le aggiunte, le aperture dell’edificio storico dovranno essere rispettate in forma e dimensione, eliminando superfetazioni ed altri elementi successivi incongrui e privi di valore storico o artistico. Per quanto riguarda gli infissi, la loro sostituzione dovrà essere in linea con la normativa per la sicurezza, con quella antincendio e con le caratteristiche della fabbrica. Nel momento in cui si interviene col restauro in un edificio storico, bisognerà prestare particolare attenzione alle coperture storiche dell’edificio, anche se non si trova nessun riferimento a questo nella normativa museale. Coperture voltate, a cassettoni, piane decorate dovranno essere conservate nel restauro e non celate dal successivo intervento museografico. Il restauro andrà poi documentato e comunicato ai visitatori, tramite pannelli didattici, supporti multimediali o anche, se si ritiene opportuno, lasciando saggi in cui siano visibili le fasi del restauro. Nell’edificio storico, come prescritto dalla Carta di Venezia (1964), bisogna conservare le decorazioni pittoriche dell’edificio in sito, nel caso siano parte integrante di esso, ed il restauro deve basarsi su dati certi ed essere riconoscibile nelle aggiunte. Per le murature dell’edificio storico, non essendoci disposizioni normative specifiche sull’argomento, si considerano le indicazioni riguardanti restauro ed aggiunte. Le murature costituiscono un aspetto fondamentale dell’edificio storico. La tecnica costruttiva, il tipo di materiale utilizzato e la posa in opera racchiudono la storia di una determinata epoca e di particolari maestranze. Dovrà esserci il rispetto totale per le murature storiche, laddove aggiunte ed integrazioni andranno inseriti con materiali riconoscibili ed idonei. Riguardo i criteri per l’esposizione degli oggetti, si confermano le indicazioni della normativa del 2001, aggiungendo che è importante: esporre pochi oggetti; fare mostre temporanee dove a rotazione si mostreranno quelli conservati nei depositi o fare depositi visitabili da tutti; inserire il deposito nel percorso museale. Infatti, l’esposizione di un numero eccessivo di oggetti all’interno della stessa vetrina disorienta e non riesce a comunicare il significato dei reperti, a meno che non si tratti di una serie di oggetti simili di cui si vuole comunicare il significato di insieme. Riguardo all’esposizione di copie e di calchi, non essendoci alcun riferimento normativo, si sottolinea che è importante fare copie e calchi di oggetti per la manipolazione tattile. Questo, oltre ad essere utile ai visitatori non vedenti, risulta molto importante per il pubblico più giovane, che può sperimentare i materiali. Le copie possono essere posizionate fuori dalle vetrine, mentre all’interno delle vetrine si possono esporre i relativi reperti originali. Oltre a questo, le copie possono essere utilizzate perché i reperti originali sono altrove ed il percorso museale li richiede per una migliore comprensione. Per l’esposizione di ricostruzioni a scala reale e di ambientazioni, non essendoci elementi normativi di riferimento, si indica che le ricostruzioni a scala reale di abitazioni, di imbarcazioni o di personaggi, costituiscono un utile ed efficace supporto didattico per comprendere meglio alcune realtà del passato, ambientate nel loro contesto originale, quando il progetto museologico lo ritenga necessario. Anche se non ci sono riferimenti nella normativa museale, la ricostruzione di un contesto chiuso in un museo costituisce un elemento importante per meglio comprendere l’oggetto nel suo contesto originale, quando il progetto museologico lo ritenga necessario. Per esempio, la ricostruzione di un corredo funerario di una tomba all’interno di una vetrina, dovrà prevedere accanto al tipo di tomba e agli oggetti rinvenuti, ricostruzioni grafiche e fotografie del contesto chiuso nel luogo del rinvenimento, oltre che supporti didattici (pannelli o video) sul periodo storico e sulla civiltà rappresentati. 196 Sempre riguardo l’esposizione, la mancanza di segna numeri vicino agli oggetti esposti in vetrina, fa prevalere l’insieme delle opere, come se fosse un contesto. Questa è una scelta museologica, che condiziona fortemente l’allestimento. Nel caso il progetto museologico ritenga importante, come nella maggior parte dei casi, avere i segna numeri, questi dovranno essere posizionati vicino alle opere, essere leggibili ed essere in vetro, in plexiglas o in altro materiale. Anche questo elemento non è presente nella normativa museale di riferimento. Nell’esposizione di spazi e di arredi, oltre a quanto detto dalla normativa, si sottolinea l’esigenza che la zona espositiva sia flessibile ed idonea ad ospitare modifiche, prevedendo anche la possibilità di ampliamenti futuri. Per il guardaroba, a dispetto della normativa che non dà specifiche indicazioni al riguardo, limitandosi ad indicare che il guardaroba “può” essere istituito; si vuole qui indicare questo servizio come fondamentale per l’accoglienza dei visitatori. Da posizionare vicino alla biglietteria od alla sala d’accoglienza, il guardaroba potrà essere custodito da personale specifico oppure prevedere semplici armadietti chiudibili. Una parte importante riguarda, poi, l’illuminazione artificiale ovvero gli impianti illuminotecnici. Condividendo tutte le indicazioni fornite dalla normativa (2001 e 2008), circa l’esigenza della flessibilità e della fotosensibilità, si forniscono qui alcune indicazioni più specifiche. Dove l’edificio storico lo consenta, è preferibile celare gli impianti illuminotecnici in un controsoffitto o sotto un pavimento galleggiante, evitando di intralciare la vista con questi dispositivi e creando una soluzione idonea per la manutenzione ordinaria e straordinaria. Un’altra soluzione potrebbe essere quella di alloggiare gli impianti all’interno di un elemento cavo (carter) presente in ogni sala. In una nuova operazione museografica, il progetto illuminotecnico deve essere parte presente ed importante, poiché esso va letto come la possibilità concreta di conservare al meglio le opere esposte in un museo e di valorizzarle, migliorando la fruizione di esse. L’illuminazione d’ambiente e quella d’accento varieranno a seconda dello specifico utilizzo (tipo di opere e di contesto), consentendo soluzioni specifiche e differenziate. Si dovranno evitare fenomeni disturbanti per la corretta visione degli oggetti, come l’abbagliamento o la riflessione della luce sulle superfici vetrate. In un edificio storico, l’illuminazione artificiale dovrà essere particolarmente attenta a “sottolineare”, ed a non fuorviare, forme, volumi e particolari decorativi della fabbrica. Sistemi illuminotecnici ingombranti e sovradimensionati per lo spazio possono, infatti, alterare la visuale e non valorizzare l’edificio storico. Nelle sale espositive di un museo, a seconda del tipo di materiale dell’oggetto ed anche della tipologia delle vetrine (ove queste siano già esistenti), si sceglieranno le sorgenti e gli apparecchi più idonei, in linea con le raccomandazioni illuminotecniche dell’Allegato “A” del D.M. del MIBAC del 2001. L’indicazione è quella di evitare corpi illuminanti ingombranti ed esteticamente vistosi, optanto per quelli che restano “in sordina”, che non arrecano disturbo alle opere esposte ed all’edificio storico. L’illuminazione d’ambiente potrà avere apparecchi a parete con lampade alogene o con lampade fluorescenti compatte oppure potrà prevedere altre soluzioni. Una scelta che dipenderà dal tipo di copertura delle sale e dalla presenza o meno di superfici decorate. Coperture voltate, a cassettoni e soffitti/pareti decorati preferiranno corpi illuminanti discreti, che illumineranno l’ambiente senza ostacolare la visuale totale delle superfici; mentre coperture piane e non decorate potrebbero anche ospitare corpi illuminanti su binari a tensione di rete od inserire un controsoffitto dove celare l’impianto illuminotecnico più idoneo. L’illuminazione d’accento deve essere posizionata in modo tale da evitare fastidiosi fenomeni di riflessione e di abbagliamento. Vi saranno soluzioni diverse a seconda del tipo di allestimento e della tipologia del bene da illuminare. Da faretti da incasso con lampade alogene a riflettore dicroico a faretti orientabili montati su binario a soffitto con lampade alogene oppure a faretti, sostenuti da bracci metallici, con lampade alogene con riflettore dicroico. L’illuminazione interna di vetrine contenenti terrecotte, ceramiche, oggetti vitrei o lapidei può essere data contemporaneamente da una o più tipologie di corpi illuminanti. Una vetrina, se di lunga dimensione, può alloggiare, nella parte sommitale interna, lampade fluorescenti lineari e faretti da incasso con lampade alogene a riflettore dicroico oppure un doppio sistema, dall’alto e dal basso, di lampade fluorescenti lineari. Vetrine, di lunghe dimensioni, possono avere anche un unico sistema di illuminazione interna con lampade fluorescenti lineari. Vetrine di piccole dimensioni possono, invece, essere illuminate internamente da faretti da incasso con lampade alogene a riflettore dicroico. Un’ultima indicazione riguarda le soluzioni illuminotecniche attente al risparmio energetico, come lampade a sensori che si accendono al passaggio del visitatore. Il diversificato sistema d’illuminazione all’interno di una vetrina permette di creare una luce diffusa ed una luce d’accento, contribuendo ad esaltare le qualità dell’oggetto. Diversa è la situazione per le vetrine che devono ospitare reperti riferibili alla terza categoria di fotosensibilità, con alta fotosensibilità, come papiri, legno bagnato e pergamene. Questi reperti potranno avere un illuminamento massimo di 50 lux e preferiranno sistemi di illuminazione e sorgenti che non sviluppano calore come fibre ottiche o led. Fibre ottiche e led costituiscono, poi, una situazione ottimale anche per i reperti appartenenti ad una categoria di 197 scarsa sensibilità alla luce, come oggetti vitrei, ceramici e lapidei. Per l’illuminazione di servizio notturna, questa dovrà essere presente in ogni sala espositiva del museo ed essere funzionante durante le ore di chiusura. Per l’illuminazione naturale, come indicato nella normativa del 2001, la luce naturale in un museo costituisce un elemento pericoloso, se non viene controllata da adeguati dispositivi. Rispetto alla normativa, si vuole sottolineare che l’illuminazione naturale costituisce un elemento importante nell’allestimento di un museo, una “presenza” che va indirizzata, convogliata e schermata, ma non allontanata e respinta. La luce naturale si lega in modo diverso agli edifici storici, a seconda della loro funzione. Le aperture di un’ edificio storico di architettura religiosa saranno diverse da quelle di un’architettura militare ed ancora diverse da quelle di un edificio storico di residenza privata. Bisogna studiare il significato originario della luce in quel particolare edificio storico convertito a museo e fare in modo che nel restauro e nell’operazione museografica questo “senso” non sia stravolto o perduto, ma che, al contrario, diventi leggibile. Nel caso in cui la luce naturale, in particolari momenti del giorno, sia dannosa per gli oggetti esposti, si dovrà provvedere a schermarla, tramite filtri, deflettori, tende o pellicole posizionate sulle finestre, sulle vetrate e sulle aperture in genere. Tagli di luce che possono guidare ed indirizzare il visitatore verso i reperti, creando anche particolari suggestioni, come improvvisi controluce. Varrà anche il caso contrario ovvero in un edificio storico connotato dall’assenza o dalla scarsità di luce naturale, come può essere un ambiente sotterraneo o seminterrato, il restauro e l’operazione museografica dovranno tenere conto di questa condizione, senza alterare in modo errato il contesto con l’inserimento di una quantità eccessiva e “disturbante” di luce (artificiale). Per l’ingresso, come indicato dalla normativa del 2008, è preferibile avere un unico ingresso accessibile a tutti, evitando ingressi “dedicati” ai diversamente abili. Rispetto a quanto prescritto, si vuole indicare che la zona di ingresso al museo deve essere segnalata in maniera adeguata da una segnaletica esterna, tramite stendardi, manifesti o altro. Nel caso si debba intervenire sulle preesistenze per risolvere il problema di un ingresso idoneo al museo, si può pensare, ove le caratteristiche dell’edificio lo consentano, ad un ingresso sotterraneo evidenziato da un elemento architettonico in superficie. Per il laboratorio di restauro, previsto dalla normativa del 2001 come spazio fondamentale per l’attività di restauro di un museo, si vogliono qui fornire altre indicazioni. Il laboratorio di restauro costituisce uno spazio importante ed attivo per la vita delle opere archeologiche custodite dal museo. Da situare preferibilmente a piano terra, vicino ai depositi, potrà organizzare anche laboratori di restauro per le scuole e per gli interessati. Come il deposito, anche il laboratorio dovrebbe essere accessibile, per permettere al visitatore di capire le fasi di lavorazione degli oggetti archeologici. Un adeguato arredamento sarà composto da tavoli, sedute, scaffali e librerie, oltre all’attrezzatura necessaria per lo svolgimento delle operazioni di pulitura, consolidamento e restauro dei reperti. Per la leggibilità, come indicato dalla normativa ministeriale del 2008, le parti scritte nella segnaletica esterna, interna, nei pannelli didattici e nelle didascalie, nei dépliant e nelle guide del museo devono seguire le regole della leggibilità per poter essere accessibili a tutti. I parametri da considerare sono: dimensione, contrasto, uso dei colori, tipo di font, interferenza dei caratteri con lo sfondo, minuscolo anziché maiuscolo e la scelta di supporti non riflettenti. Per il logo del museo, elemento non previsto dalla normativa, si vuole indicare che è importante che ogni museo abbia un logo e che questo compaia, non solo nella segnaletica esterna al museo, ma anche in quella interna, nei pannelli didattici, sulle porte o vicino ai numeri e ai nominativi delle sale espositive. Non deve essere presente solo negli eventuali gadget del museo, ma in ogni spazio, diventando tutt’uno col museo. Come sottolineato dalla normativa del 2008, la corretta manutenzione delle strutture e degli impianti è fondamentale per la fruizione di un museo. Si vuole aggiungere che la manutenzione deve essere inserita all’interno del piano di gestione annuale di ogni museo. Manutenzione di impianto elettrico, di sicurezza, antincendio etc. Gli impianti tecnologici non funzionanti costituiscono, infatti, un potenziale non utilizzato e quindi inutile. I materiali dell’intervento museografico, altro elemento non menzionato dalla normativa museale, è preferibile che siano diversi da quelli presenti nell’edificio storico, così che i segni dell’operazione museografica siano visibili e riconoscibili da tutti i visitatori e non solo dagli addetti ai lavori. Materiali locali scelti per i supporti degli oggetti fuori vetrina, per i fondali delle vetrine, per la pavimentazione o altro possono essere un segno forte ed importante lungo il percorso museale. L’utilizzo di materiali nuovi, come il metallo, possono poi costituire i telai di totem, di vetrine, di pannelli didattici e di espositori. Riguardo ai pannelli didattici, come indicato dalla normativa del 2001, la loro utilità è legata alla propria leggibilità ed ad una contenuta lunghezza dei testi. Si vuole qui aggiungere che bisognerà predisporre un numero limitato di pannelli didattici contenenti molto testo scritto e prediligere quelli compositi con una breve parte di testo scritto ed una parte preponderante lasciata a ricostruzioni grafiche, disegni e fotografie. Questa seconda tipologia risulta infatti più “leggera” ed agevole nella lettura 198 e più adatta a comunicare i principali contenuti ad un vasto pubblico. Spiegazioni ulteriori, saranno demandate alle schede mobili di approfondimento. I pannelli didattici possono anche essere sostituiti da supporti multimediali, quali video proiezioni, postazioni pc interattive, plastici interattivi etc. Per le pareti attrezzate, elemento previsto dalla normativa del 2001, esse possono essere un utile strumento per esporre contemporaneamente più tipologie di oggetti in teche/vetrine ad incasso, oppure affissi con staffe, e pannelli didattici. Una parete composita ha il vantaggio di dividere uno spazio, con cartongesso o pannelli lignei o strutture metalliche, senza creare una parete permanente in muratura. Per le passerelle, oltre alle indicazioni sulla distinguibilità, il tipo di pavimentazione e di corrimano fornite dalla normativa del 2008, si vuole qui indicare che all’interno di un museo, se vi sono aree di scavo archeologico da rendere visitabili, bisognerà predisporre passerelle adeguate. Per la pavimentazione si potranno utilizzare materiali locali (legno, pietra), evitando di utilizzare il vetro, che crea problemi nella percezione della distanza a chi ha deficit visivi. Il parapetto, che dovrà avere un doppio corrimano a due diverse altezze, potrà essere in tiranti d’acciaio o in altro materiale. Le stesse passerelle potranno essere utilizzate anche all’esterno del museo, ove vi siano aree archeologiche od ex architetture militari da rendere accessibili. Per la sala di accoglienza, rispetto alla normativa del 2001, quella del 2008 fornisce importanti indicazioni circa l’accessibilità e l’arredo. Oltre a questo, si vuole sottolineare che questo è uno spazio molto importante per un museo. Spazio che dovrebbe fornire a tutti i visitatori, abili e diversamente abili, gli strumenti per poter vedere in autonomia il museo, superando eventuali barriere architettoniche e visive. Supporti multimediali, come filmati e postazioni pc, che propongono una visita virtuale del museo forniscono, per esempio, una visita accessibile a tutti. Questa sala dovrà anche comunicare al visitatore, tramite dispositivi multimediali, plastici, ricostruzioni o pannelli didattici, la storia dell’edificio storico e quella del museo, includendo i vari restauri, progetti museologici e museografici. La sala convegni, elemento non menzionato dalla normativa sugli standard museali, costituisce un luogo importante per la vita del museo e per la diffusione della sua presenza. Può ospitare convegni su temi archeologici specifici e non, ma anche eventi culturali come concerti e presentazioni di libri. Sarà preferibile posizionare questa struttura in una zona facilmente accessibile, vicina alla caffetteria ed alle sale dedicate alle mostre temporanee, luoghi che potrebbero rimanere aperti anche durante la chiusura delle sale dedicate alle collezioni permanenti del museo. Le schede mobili di approfondimento, citati dalla normativa del 2001 tra i “sussidi alla visita” che possono essere di tipo rigido o cartaceo, costituiscono uno strumento importante e la loro forma e consistenza non deve essere lasciata al caso. Si prediligano schede plastificate, recanti il logo del museo, con la mappa e l’indicazione del punto in cui ci si trova e tradotte nelle principali lingue straniere. Si potrebbe pensare anche a soluzioni miste, come una zona di sedute con porta schede, che diverrebbe una zona di sosta. Oltre alle indicazioni presenti nella normativa del 2008, si indica che è necessario predisporre lungo il percorso di visita delle zone di sosta attrezzate con sedute per i visitatori e che il numero delle zone di sosta varierà a seconda della lunghezza del percorso di visita. La mancanza di sedute, infatti, crea affaticamento e disagio, andando a ripercuotersi negativamente sulla percezione della visita del museo. Il materiale e la forma delle sedute dovrà essere consono ai caratteri dell’allestimento e dell’edificio. Per la segnaletica, oltre alle indicazioni fornite dalla normativa (2001 e 2008), si vuole sottolineare che essa, sia esterna che interna al museo, nelle sue diverse forme, deve essere decifrabile ed accessibile a tutti. Per la segnaletica direzionale o di smistamento, oltre a quello prescritto dalla normativa, si vuole sottolineare che questa, all’interno e all’esterno del museo, dovrà essere accessibile e posizionata negli snodi principali. Per la segnaletica identificativa o di conferma, oltre a quanto prescritto dalla normativa (2001 e 2008), si precisa che all’esterno del museo si deve trovare un pannello o targa o stendardo o bacheca recante il nominativo del museo. Una segnaletica che deve essere chiara e fruibile da parte di tutti. Nella segnaletica informativa o di orientamento, oltre a quanto prescritto dalla normativa (2001 e 2008), si precisa che, all’ingresso del museo e ad ogni piano, vanno predisposti pannelli e mappe recanti indicazioni circa le sezioni espositive ed i servizi. Per la segnaletica di sicurezza, avendo come riferimento la normativa in materia di superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, si tralascia la normativa di sicurezza delle persone sui luoghi di lavoro (D.Lgs 81/2008), segnalando per il museo, di rendere visibili ed accessibili le uscite di sicurezza e gli estintori, da utilizzare in caso di pericolo. 199 Per i servizi igienici accessibili, oltre a quanto indicato dalla normativa (2001 e 2008), si vuole sottolineare che se tutto il museo deve essere accessibile, fin dal suo sito web e dal suo ingresso, lo dovranno essere anche i servizi igienici. Dovranno esserci servizi accessibili per donne e per uomini e quelli per donne dovranno avere una predisposizione per i bambini. Non dovranno esserci servizi speciali solo per i diversamente abili. Per misure e particolari tecnici, si rimanda alla normativa tecnica nazionale di riferimento. Per la sicurezza antincendio, sottolineando le importanti indicazioni della normativa verso la prevenzione e verso lo studio di misure alternative, si vuole evidenziare come all’interno del capitolo sicurezza di un museo, un ruolo di primaria importanza sia ricoperto proprio dalla sicurezza antincendio. Nell’ottica della prevenzione ai rischi (risk managment), devono essere predisposti in ogni sala rilevatori di fumo ed estintori, dispositivi che devono essere controllati periodicamente, secondo i dettami di legge. Inoltre, vi devono essere: uscite di sicurezza in materiale ignifugo; segnaletica di sicurezza indicante le vie di fuga; luci di sicurezza; scale esterne di sicurezza, nel caso si tratti di un edificio a più piani. Per la sicurezza anticrimine, la normativa del 2001 descrive la sicurezza anticrimine, senza però definirle i mezzi per affrontarla. Qui si vuole indicare che il museo dovrà dotarsi di telecamere a circuito chiuso, di vigilanti, di vetrine antisfondamento, di aperture di vetrine non visibili e del corretto ancoraggio delle opere fuori vetrina ai loro supporti. Per la sicurezza antisismica, sottolineando l’importanza della normativa del 2008 nel prevedere la possibilità “interventi di miglioramento strutturale” dell’edificio storico, nel caso in cui le caratteristiche storico-artistiche della fabbrica non permettono l’adeguamento agli standard, si vuole sottolineare che il tipo di intervento sarà deciso caso per caso, a seconda del singolo edificio storico. Per i sistemi di controllo ambientale, se la normativa del 2001 prescrive soluzioni di controllo ambientale controllabili ed accessibili, si vuole qui sottolineare che la progettazione degli impianti di aerazione, di riscaldamento e di raffrescamento, di umidificazione e di deumidificazione e di impianti per il condizionamento dell’aria deve tener conto dei relativi costi di gestione annuali per il museo. E’ preferibile avere impianti autonomi nei diversi spazi (sale per mostre temporanee, sale per mostre permanenti, sala convegni, uffici, depositi etc), così da poter usufruire di soluzioni differenziate ed indipendenti in caso di guasto. Per i sistemi elettrici, se la normativa del 2001 si limita ad indicare le tipologie dei sistemi elettrici, si vuole qui indicare che i sistemi elettrici devono essere alloggiati in modo tale da rendere agevole e facile la manutenzione ordinaria e straordinaria. Sono da preferire soluzioni, facilmente ispezionabili, che celano i sistemi elettrici sotto un pavimento galleggiante, dietro un controsoffitto, all’interno di barre o di carter/cavedi. Per il sito web dedicato, se la normativa sottolinea l’importanza di una comunicazione web chiara ed accessibile, si vuole qui rimarcare come la visita al museo inizi direttamente dal sito web dedicato che, pertanto, dovrà essere accessibile a tutti. Dovrà contenere almeno le informazioni essenziali del museo, come orari e giorni di apertura e di chiusura, costo dei biglietti, servizi per gli utenti, mappe ed informazioni circa la storia del museo come edificio, come collezioni e come allestimenti. Andranno segnalate mostre temporanee ed eventi culturali, anche tramite il servizio di mailing list. Il sito dovrà contenere anche una guida stampabile del museo ed una bibliografia di riferimento. L’intero materiale dovrà essere scaricabile gratuitamente e leggibile anche dai non vedenti. Un passo ulteriore riguarda l’inserimento di schede monografiche approfondite relative ad ogni reperto, esposto o conservato in deposito, presente nel museo. Se la normativa del 2001 considera l’attività didattica come “un’attività facoltativa gradita”, si vuole qui sottolineare come essa rappresenti invece un aspetto fondamentale nella vita di un museo e nel suo rapporto col pubblico. Un elemento, dunque, che non dovrebbe essere “facoltativo”. Già nel progetto museografico devono essere individuati gli spazi idonei per poter svolgere questa attività, si pensi a laboratori didattici, a workshop all’interno o all’esterno del museo che riproducono le antiche tecniche di lavorazione (archeologia sperimentale) e ad altro. Attività rivolte al pubblico in età scolare, ma non solo. La normativa del 2001 si limita ad indicare le possibili tipologie di mostre temporanee che il museo può organizzare, non fornendo indicazioni sulla localizzazione di tali spazi espositivi. Si ritiene importante separare gli spazi espositivi delle collezioni permanenti, da quelli dedicati alle mostre temporanee. Gli spazi dedicati alle mostre temporanee devono vivere autonomamente, anche a museo chiuso, e devono avere una caffetteria-ristorante che li renda idonei ad ospitare inaugurazioni di mostre e di eventi in generale. Questo spazio costituirà uno spazio “vivo” e propositivo all’interno della vita del museo. Per la storia dei restauri e per la storia degli allestimenti, come prescrive la Carta di Venezia, la pubblicazione del restauro “è vivamente raccomandata”. E’, infatti, fondamentale comunicare ai visitatori la storia dell’edificio storico, dei suoi restauri, dei suoi progetti museologici e dei suoi allestimenti, inclusi autori, finanziatori, ditte esecutive e costi. Importante è affiancare ai 200 nominativi anche le date di esecuzione degli interventi. Far capire come era l’edificio e come è ora: questo è un elemento che deve essere presentato all’inizio del percorso museale, si pensi ad una sala introduttiva o ad una sala di accoglienza, dove il visitatore viene introdotto al museo ed alla sua storia. Strumenti possono essere pannelli introduttivi appesi a parete o a tavolo, o ancora pc interattivi e filmati. Otre a quanto indicato dalla normativa del 2001, si raccomanda che i supporti per gli oggetti fuori vetrina siano “essenziali” e non invasivi, lasciando prevalere gli oggetti che espongono. Semplici pedane lignee o in pietra o panche di metallo possono costituire idonei supporti per i reperti. Mentre, nel caso di oggetti affissi a parete, si potrà optare per ancoraggi con staffe metalliche oppure creare mensole in muratura o in pietra. Per il superamento delle distanze, se la normativa del 2008 prescrive accessibilità e reversibilità per il restauro di una pavimentazione storica, si vuole aggiungere che, ove sia necessario sostituire quella originaria od originale dell’edificio storico che ospita il museo, essa dovrà essere liscia, non riflettente e non dovrà presentare caratteristiche che possano essere fonte d’ostacolo ai visitatori diversamente abili. I dislivelli dovranno poi essere opportunamente segnalati. Nel rispetto dell’edificio storico, la nuova pavimentazione non dovrà disturbare esteticamente il complesso e l’allestimento, potrà riprendere quella propria dell’edificio oppure no. Infine, la pavimentazione originaria/originale dell’edificio storico, prima della sua sostituzione, dovrà essere documentata e comunicata ai visitatori tramite pannelli didattici od altri dispositivi. La rampa, come dettagliatamente indicato dalla normativa del 2008, costituisce il dispositivo ottimale per il superamento di dislivelli di modesta entità (massimo 1,50 m di dislivello), permettendo l’accessibilità ai visitatori con disabilità fisiche senza assistenza di personale. Si vuole aggiungere che la rampa deve avere anche un idoneo parapetto di protezione, che costituisce l’elemento più delicato. Questo parapetto potrebbe essere fatto in vetro, in modo da non arrecare disturbo. Come indicato dalla normativa del 2008, l’ascensore costituisce il dispositivo ottimale per il collegamento verticale fra i piani, consentendo l’uso autonomo da parte di tutti. La progettazione di un ascensore all’interno dell’edificio storico di un museo costituisce un’occasione importante, in cui la scelta della sua localizzazione deve inserirsi nel progetto globale di restauro e di riallestimento e non porsi come elemento a sé, svincolato dall’edificio. Preferendo soluzioni mimetiche, non sono da escludere altre scelte progettuali, se prese nel rispetto della fabbrica storica e delle esigenze dei visitatori. La piattaforma elevatrice, come indicato dalla normativa del 2008, costituisce un dispositivo interessante per il superamento di dislivelli. La sua progettazione all’interno dell’edificio storico ospitante il museo dovrà tenere conto delle esigenze di tale dispositivo e di quelle della fabbrica storica. Il servoscala, consigliato dalla normativa del 2008 solo come ipotesi estrema all’interno di un edificio storico, si vuole qui sconsigliare, optando per una soluzione componibile di brevi rampe amovibili, di piccoli “scivoli”, da utilizzare in caso di necessità. Soluzione provvisoria e non invasiva utilizzata recentemente per il superamento delle barriere architettoniche in area urbana per alcuni ponti di Venezia. Il montascale, come indicato dalla normativa del 2008, non essendo autonomo e compatibile con le istanze della tutela, non deve essere utilizzato per il superamento di dislivelli verticali all’interno di un edificio storico che ospita un museo. L’adeguamento e il miglioramento di scale, cordonate e rampe esistenti, come indicato dalla normativa del 2008, costituisce un elemento importante nella fase di restauro di un edificio storico. Visibilità, riconoscibilità, accessibilità e sicurezza degli elementi dovranno esserne i parametri guida, sempre nel rispetto dei caratteri storici e artistici dell’edificio. I supporti multimediali, considerati dalla normativa del 2001 solo come dispositivi “di approfondimento dei temi esposti”, sono molto di più. Video proiezioni, video installazioni, diorami, supporti interattivi, banchi ottici e accompagnamento sonoro sono, infatti, preziosi strumenti didattici che aiutano, in maniera piacevole e accattivante, il visitatore a comprendere i significati e la storia delle opere esposte, calandoli nell’atmosfera del tempo. Si può pensare ad un allestimento che predilige, ai pannelli didattici ed alle didascalie, i sistemi multimediali. Inoltre, la multimedialità, oltre ad avere il pregio di avvicinarsi a diversi target di utenti, da quelli più giovani a quelli più adulti, consente anche l’accessibilità. In edifici storici con parti inaccessibili e non alterabili (architettura militare, torri, sotterranei etc.) possono essere esplorate virtualmente tramite visite virtuali (filmati, postazioni pc), rendendo così accessibili a tutti questi spazi. Come indicato dalla normativa ministeriale del 2001, per la corretta conservazione dei manufatti, bisognerà attenersi a precisi parametri termoigrometrici, specifici a seconda dei materiali. Nelle vetrine, oltre alle indicazioni prescritte dalla normativa ministeriale (2001 e 2008), si vuole sottolineare che esse dovranno essere accessibili per la manutenzione, con sistema di apertura non visibile, al fine di prevenire i furti, ma agibile per gli addetti alla pulizia ed alla manutenzione. Anche se non utilizzati al momento, dovrebbero avere cassetti od armadi nella parte 201 inferiore per ospitare reperti non esposti e nella parte alta dovrebbe esserci la possibilità di ospitare un sistema illuminotecnico interno, nel caso servisse. Le vetrine dovranno essere progettate sulla base degli oggetti da esporre, consentendo così un’adeguata illuminazione, variabile a seconda degli oggetti. Il telaio delle vetrine nuove dovrà essere in lamiera pressopiegata verniciata ed il vetro temperato, materiali ignifughi e duraturi. A seconda degli oggetti da esporre, l’illuminazione potrà essere con faretti da incasso che montano lampade alogene con riflettore dicroico (per ceramiche); con fibre ottiche (per monete, vasellame, carta, ossa, metalli) o con led (per carta, vasellame). Se possibile, ai fini del risparmio energetico, è bene pensare a sistemi di illuminazione interni alle vetrine muniti di sensori che si illuminano al passaggio del visitatore. Si possono avere anche due tipi di illuminazione all’interno della stessa vetrina, per avere un’illuminazione diffusa ed un’illuminazione d’accento sugli oggetti. Ove richiesto, bisognerà predisporre la climatizzazione interna delle vetrine, controllata tramite gel di silice ed igrometro. Gli oggetti più piccoli o con decorazioni di particolare interesse potranno essere resi più visibili da lenti di ingrandimento od esposti singolarmente con vetrine appositamente progettate o tramite l’utilizzo di “maschere” che focalizzino l’attenzione solo su quel reperto. E’ preferibile per le vetrine avere un sistema di apertura che permetta agli operatori incaricati del museo di aprire le vetrine, per effettuare operazioni di manutenzione periodica (sostituzione lampade interne, pulizia, controllo del gel di silice e dell’igrometro etc.). Sistemi di apertura con cerniere su uno dei lati o con slittamento della base o della sommità della vetrina permettono, per esempio, di effettuare questi controlli. Un’accortezza è di celare il sistema di apertura della vetrina (serratura etc.) aiutandosi con la forma della vetrina stessa. Ad esempio, una vetrina con una maschera esterna consentirà di nascondere la zona di apertura, costituendo un utile dispositivo contro eventuali furti. Sono da evitare vetrine che vedono la campana di vetro sigillata con silicone alla base, richiedendo una più difficile manutenzione e, spesso, la necessità di personale esterno specializzato. Queste, qui presentate, sono in sintesi le Linee guida che si vogliono proporre. In conclusione, si può affermare che i musei ospitati in edifici storici offrono l’opportunità di parlare di restauro, di allestimento, di accessibilità e di normativa. Essi permettono di pensare a nuove soluzioni progettuali in accordo con i singoli edifici storici, che ne risulteranno valorizzati. Edifici storici dove vincoli e barriere architettoniche diventano una preziosa opportunità progettuale, per rendere accessibili e fruibili a tutti questi luoghi d’interesse culturale, patrimonio dell’intera comunità. Un’opportunità con cui confrontarsi per trovare sempre nuove e migliori soluzioni da inscrivere nel capitolo degli allestimenti museali d’interesse archeologico di qualità in edifici storici. 202 Glossario Premessa Il glossario intende racchiudere tutte le definizioni, utili alla presente ricerca, per delineare le Linee Guida per allestimenti museali archeologici di qualità in edifici storici. Quasi “prefazione” all’elaborato stesso, riporta definizioni e concetti che, aldilà della loro ovvietà, sono da considerarsi come punti di riferimento per tutta la ricerca. Senza pretese di esaustività o di completezza, nasce da un’esigenza verificatasi “in corso d’opera”, per la divergenza trovata in diverse fonti nell’individuazione dello stesso “oggetto”. La terminologia utilizzata deriva dall’ambito architettonico, archeologico, museologico, museografico e da quello relativo all’accessibilità. Ad ogni definizione (DEFINIZIONE) viene associata la relativa fonte di provenienza (FONTE DI RIFERIMENTO). Per quanto possibile, le definizioni sono state ricavate da normative nazionali e da fonti autorevoli, riconosciute dagli esperti del settore. In alcuni casi, laddove le definizioni non siano presenti in tali fonti, esse sono opera della sottoscritta (NdA). Infine, si è scelto di riportare le definizioni secondo l’ordine alfabetico, senza suddividerle in ambiti tematici. Terminologia relativa all’ambito architettonico, archeologico, museografico-illuminotecnico e all’accessibilità AAM ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: www.aam-us.org ▪ DEFINIZIONE: L’AAM è l’acronimo dell’American Association of Museums, associazione no profit americana fondata nel 1906, e tuttora esistente, che ha contribuito allo sviluppo degli standard museali. Abbagliamento ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: AIDI, Associazione Italiana di Illuminotecnica, Manuale di Illuminitecnica, FELLIN L. - FORCOLINI G. - PALLADINO P. (a cura di), Milano 1999, p.1101. ▪ DEFINIZIONE: “Condizione di visione nella quale c’è disagio o riduzione della capacità visiva, provocato da un’inadatta distribuzione o gradiente di luminanza o da un contrasto eccessivo nello spazio o nel tempo”. Accessibilità ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 1: D.M. 236/1989, art.2, g. Accessibilità (definizione ufficiale). ▪ DEFINIZIONE 1: “(…) Possibilità, anche per le persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale, di raggiungere l’edificio e le sue singole unità immobiliari e ambientali, di entrarvi agevolmente e di fruirne spazi e attrezzature in condizioni di adeguata sicurezza e autonomia (…)”. ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 2: Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Direzione Generale BASAE del MiBAC (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008, (D.M. del MiBAC 28 marzo 2008), p.29. 203 ▪ DEFINIZIONE 2: “(…) Accessibilità, visibilità e fruibilità costituiscono diversi livelli qualitativi di fruibilità degli spazi (…)”. Accessibilità al pubblico dei beni culturali oggetto di interventi conservativi ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: D.Lgs.62/2008, Ulteriori disposizioni integrative e correttive del D.Lgs.42/2004, Art. 38 Accessibilità al pubblico dei beni culturali oggetto di interventi conservativi. ▪ DEFINIZIONE: “1. I beni culturali restaurati o sottoposti ad altri interventi conservativi con il concorso totale o parziale dello Stato nella spesa, o per i quali siano stati concessi contributi in conto interessi, sono resi accessibili al pubblico secondo modalità fissate, caso per caso, da appositi accordi o convenzioni da stipularsi fra il Ministero ed i singoli proprietari all'atto della assunzione dell'onere della spesa ai sensi dell'art. 34 o della concessione del contributo ai sensi degli articoli 35 e 37 (…)”. Adattabilità ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 1: D.M. 236/1989, art.2, i. Adattabilità. ▪ DEFINIZIONE 1: “(…) Possibilità di modificare nel tempo lo spazio costruito a costi limitati, allo scopo di renderlo completamente ed agevolmente fruibile anche da parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 2: Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Direzione Generale BASAE del MiBAC (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008, (D.M. del MiBAC 28 marzo 2008), p.29. ▪ DEFINIZIONE 2: “(…) Accessibilità, visibilità e fruibilità costituiscono diversi livelli qualitativi di fruibilità degli spazi (…)”. Ambientazione (in un museo) ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: NdA. ▪ DEFINIZIONE: Ricostruzione di un particolare ambiente o di un’attività riferita ad un ambito specifico (fase storica, civiltà). Un esempio può essere la ricostruzione a scala reale di una capanna esistita a Rovigo in età neolitica, come presente nel Museo dei Grandi Fiumi di Rovigo. Ambiente ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: http://dizionari.hoepli.it/Dizionario_Italiano/parola/ambiente.aspx? dD=1&Query=ambiente&lettera=A ▪ DEFINIZIONE: “Insieme delle condizioni esterne, legate al luogo, allo spazio, al clima, a fattori chimico-fisici ed a rapporti con altri esseri viventi, in cui un organismo vegetale o animale vive: ambiente marino, terrestre”. ANMLI ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: www.anmli.org/chisiamo.htm ▪ DEFINIZIONE: L’acronimo ANMLI indica l’Associazione Nazionale dei Musei Locali e Istituzionali. Tale associazione “venne fondata il 12 giugno 1950 ponendosi come finalità, dichiarate anche nel proprio Statuto, la promozione di un'adeguata tutela del patrimonio artistico, storico e scientifico di proprietà o di pertinenza degli Enti Locali e Istituzionali, sia esso costituito da musei o collezioni, da complessi monumentali o ambientali, e di promuovere l'incremento delle raccolte, la ricerca scientifica e le attività culturali, di valorizzare le funzioni e la professionalità dei quadri scientifici operanti nei musei”. L’ANMLI è ancora attiva ed opera con le stesse finalità. 204 Antiquarium ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 1: Dizionario della Lingua italiana, Garzanti, Milano 1999, p.66. ▪ DEFINIZIONE 1: “Piccolo museo annesso a campi di scavo”. ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 2: http://dizionari.hoepli.it/Dizionario_Italiano/parola/antiquarium.aspx?idD=1& Query=antiquarium&lettera=A ▪ DEFINIZIONE 2: “Piccolo museo che ospita materiale archeologico di provenienza locale”. Archeologia ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Il nuovo dizionario italiano Garzanti, Garzanti Editore, Milano 1985, p.75. ▪ DEFINIZIONE: “Scienza che studia le civiltà antiche considerandone i monumenti, le iscrizioni e gli oggetti venuti alla luce specialmente con gli scavi”. Archeologia sperimentale ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Dizionario di Archeologia. Temi, concetti e metodi, FRANCOVICH R. - MANACORDA D. (a cura di), Laterza, Roma-Bari 2000, pp.280-281, p.283, Archeologia sperimentale. ▪ DEFINIZIONE: “Campo di studi finalizzato alla verifica di ipotesi archeologiche mediante il ricorso ad esperimenti replicativi. (…) L’Archeologia sperimentale, nata dall’osservazione etnografica della fine del XIX secolo dei viaggiatori del Vecchio Mondo in America, Africa e in Australia (…), si è oggi estesa alla replicazione delle principali tecniche produttive del passato, alla fabbricazione ed all’uso di strumenti musicali, di imbarcazioni e di altri mezzi di trasporto, di capanne e di case e a volte di interi villaggi (…). Nell’ambito dell’archeologia sperimentale, si ripropongono e si ricostruiscono su scala reale situazioni e oggetti fisici del mondo antico, come attività artigianali e industriali, abitazioni, abiti, coltivazioni, alimentazione, reperti. L’archeologia sperimentale persegue comunque anche finalità scientifiche, perché nella simulazione è possibile verificare determinate ipotesi interpretative, confrontandosi con modelli reali (…)”. Archeologia urbana ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Dizionario di Archeologia. Temi, concetti e metodi, FRANCOVICH R. - MANACORDA D. (a cura di), Laterza, Roma-Bari 2000, p.350, Archeologia urbana. ▪ DEFINIZIONE: “(…) L’archeologia urbana si è andata definendo come una ricerca archeologica globale in una città tuttora esistente, ossia sull’intera sequenza insediativa, a partire dalla sua fondazione fino ai nostri giorni, senza privilegiare un periodo rispetto ad un altro ed utilizzando, come strumento d’indagine, lo scavo stratigrafico (…)”. Area archeologica ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs 42/2004), art.101, lettera d, Area archeologica. ▪ DEFINIZIONE: “Un sito territoriale caratterizzato dalla presenza di resti di natura fossile o di manufatti o di strutture preistorici di età antica”. Apparecchio di illuminazione ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: AIDI, Associazione Italiana di Illuminotecnica, Manuale di Illuminitecnica, FELLIN L. – FORCOLINI G. - PALLADINO P. (a cura di), Milano 1999, p.1102, Apparecchio di Illuminazione. 205 ▪ DEFINIZIONE: “Dispositivo ad oggetto che distribuisce, filtra o trasforma la luce fornita da una o più lampade, comprendente tutti i componenti necessari per fissare e per proteggere le lampade e per connetterle al circuito di alimentazione”. Apparecchio di illuminazione a sospensione ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: AIDI, Associazione Italiana di Illuminotecnica, Manuale di Illuminitecnica, FELLIN L.- FORCOLINI G. - PALLADINO P. (a cura di), Milano 1999, p.1102, Apparecchio di illuminazione a sospensione. ▪ DEFINIZIONE: “Apparecchio di illuminazione provvisto di una corda, catena, tubo, che gli permette di essere sospeso da soffitto o da altro supporto”. Apparecchio di illuminazione da incasso ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: AIDI, Associazione Italiana di Illuminotecnica, Manuale di Illuminitecnica, FELLIN L. – FORCOLINI G. - PALLADINO P. (a cura di), Milano 1999, p.1102, Apparecchio di illuminazione da incasso. ▪ DEFINIZIONE: “Apparecchio di illuminazione montato a soffitto, a parete o ad altre superfici, in modo che la sua parte visibile sia limitata alla superficie emittente ed eventualmente alla sorgente e al sistema ottico”. Barriera architettonica ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Generale BASAE del MIBAC (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008, (D.M. del MIBAC 28 marzo 2008), pp.27-28 Barriera architettonica. ▪ DEFINIZIONE: “(…) Con l’emanazione della legge 13/89 e del suo regolamento di attuazione D.M. 236/89, il significato del termine è stato notevolmente ampliato, giungendo a definire le barriere architettoniche come: gli ostacoli fisici che sono fonte di disagio per la mobilità di chiunque ed in particolare di coloro che, per qualsiasi causa, hanno una capacità motoria ridotta od impedita in forma permanente o temporanea; gli ostacoli che limitano o impediscono a chiunque la comoda e sicura utilizzazione di parti, attrezzature o componenti; la mancanza di accorgimenti e segnalazioni che permettono l’orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque ed in particolare per i non vedenti, per gli ipovedenti e per i sordi (…). Le barriere architettoniche sono un ostacolo per chiunque, quindi non solo per particolari categorie di persone in condizioni di disabilità, ma per i tutti i potenziali fruitori di un bene (…)”. Bene culturale ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 1: Commissione Franceschini, 1967 in AA.VV., Per la salvezza dei beni culturali in Italia. Atti e documenti della Commissione d’indagine per la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico, archeologico, artistico e del paesaggio, Roma 1967, voll.3. ▪ DEFINIZIONE 1: Bene culturale come “ testimonianza materiale avente valore di civiltà”. ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 2: Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs 42/2004), art.10 Beni culturali. ▪ DEFINIZIONE 2: “1. Sono beni culturali le cose immobili e mobili appartenenti allo Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali, nonché ad ogni altro ente ed istituto pubblico ed a persone giuridiche private senza scopo di lucro, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico. 2. Sono inoltre beni culturali: a) le raccolte di musei, pinacoteche, gallerie ed altri luoghi espositivi dello Stato, delle regioni, degli altri enti pubblici territoriali, nonché di ogni altro ente ed istituto pubblico; b) gli archivi ed i singoli documenti dello Stato, delle regioni, degli altri enti pubblici territoriali, nonché di ogni altro ente ed istituto pubblico; c) le raccolte 206 librarie delle biblioteche dello Stato, delle regioni, degli altri enti pubblici territoriali, nonché di ogni altro ente ed istituto pubblico. 3) Sono altresì beni culturali, quando sia intervenuta la dichiarazione prevista dall’art.13: a) le cose immobili o mobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico od etnoantropologico particolarmente importante, appartenenti a soggetti diversi da quelli indicati al comma 1; b) gli archivi ed i singoli documenti, appartenuti a privati, che rivestono interesse storico particolarmente importante; c) le raccolte librarie, appartenenti a privati, di eccezionale interesse culturale; d) le cose immobili e mobili, a chiunque appartenenti, che rivestono un interesse particolarmente importante a causa del loro riferimento con la storia politica, militare, della letteratura, dell’arte e della cultura in genere, ovvero quali testimonianze dell’identità e della storia delle istituzioni pubbliche, collettive o religiose; e) le collezioni o serie di oggetti, a chiunque appartenenti, che, per tradizione, fama e particolari caratteristiche ambientali, rivestono come complesso un eccezionale interesse artistico o storico. 4) Sono comprese le cose indicate al comma 1 ed al comma 3, lettera a): a) le cose che interessano la paleontologia, la preistoria e le primitive civiltà; b) le cose di interesse numismatico; c) i manoscritti, gli autografi, i carteggi, gli incunaboli, nonché i libri, le stampe e le incisioni, con le relative matrici, aventi carattere di rarità e di pregio; d) le carte geografiche e gli spartiti musicali aventi carattere di rarità e di pregio; e) le fotografie, con i relativi negativi e le matrici, le pellicole cinematografiche ed i supporti audiovisivi in genere, aventi carattere di rarità e di pregio; f) le ville, i parchi e i giardini che abbiano interesse artistico o storico; g) le pubbliche piazze, vie, strade e altri spazi aperti urbani di interesse artistico o storico; h) i siti minerari di interesse storico od etnoantropologico; i) le navi ed i galleggianti aventi interesse artistico, storico od etnoantropologico; l) le tipologie di architettura rurale aventi interesse storico od etnoantropologico quali testimonianze dell’economia rurale tradizionale. 5. Salvo quanto disposto dagli articoli 64 e 178, non sono soggette alla disciplina del presente Titolo le cose indicate al comma 1 e al comma 3, lettere a) ed e), che siano opera di autore vivente o la cui esecuzione non risalga ad oltre cinquanta anni”. Centro di visita ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: NdA. ▪ DEFINIZIONE: In una struttura d’interesse archeologico, il centro di visita si pone come una sorta di sala introduttiva didattica con pannelli didattici, con video proiezioni ed, eventualmente, con postazioni pc, ricostruzioni, ambientazioni etc. La finalità del Centro di visita è di introdurre il pubblico ad un successivo percorso museale. Ceramica ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Dizionario di Archeologia. Temi, concetti e metodi, FRANCOVICH R. - MANACORDA D. (a cura di), Laterza, Roma-Bari 2000, p.53, Ceramica. ▪ DEFINIZIONE: “Con il termine ceramica si intendono tutti quegli oggetti foggiati con impasti a base di argilla (roccia sedimentale), che abbiano subito una cottura ad una temperatura compresa almeno tra i 450° e 650°. (…) Il ciclo produttivo della ceramica prevede una sequenza di azioni che vanno dall’estrazione e preparazione dell’argilla, alla modellazione ed all’essiccamento, cottura e raffreddamento. La decorazione, la rifinitura o il rivestimento delle superfici sono tra gli elementi più variabili e possono essere eseguiti con tecniche molteplici (…)”. Comfort ambientale ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: DUCA G., Il comfort ambientale: ergonomia e qualità d’uso degli ambienti, VESCOVO F., Progettare per tutti senza barriere, Corso di Formazione post lauream, Università degli Studi “La Sapienza”, Facoltà di Architettura “Valle Giulia”, Roma A.A.2007/2008, in www.progettarepertutti.com 207 ▪ DEFINIZIONE: “(…) Il comfort ambientale è dato dalla qualità delle interazioni fisiche, sensoriali, informative, funzionali ed emozionali che si stabiliscono, nel loro insieme, tra lo spazio costruito ed i soggetti utilizzatori. Da qui discende il livello d’adeguatezza dell’ambiente all’uso (…)”. Complesso monumentale ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs 42/2004), art.101, lettera f Istituti e luoghi della cultura. Complesso monumentale. ▪ DEFINIZIONE: “Un insieme formato da una pluralità di fabbricati, edificati anche in epoche diverse, che con il tempo hanno acquisito, come insieme, una autonoma rilevanza artistica, storica o etnoantropologica”. Comunicazione archeologica ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Dizionario di Archeologia. Temi, concetti e metodi, FRANCOVICH R. - MANACORDA D. (a cura di), Laterza, Roma-Bari 2000, pp.75-80, Comunicazione archeologica. ▪ DEFINIZIONE: “La comunicazione in archeologia riguarda ogni tentativo di ricostruzione del mondo antico a partire da materiali e da forme culturali, secondo codici intelligibili alla collettività; ogni processo comunicativo dovrà avere dunque un attore (tipicamente l’archeologo) ed un recettore (tipicamente il pubblico, archeologi inclusi). (…) La comunicazione in archeologia è un concetto che accorpa (…) comunicazione didattico-divulgativa (e/o informativa); comunicazione scientifica (e/o edizione-pubblicazione); comunicazione multimediale; comunicazione commerciale. La comunicazione didattico-divulgativa interessa principalmente i musei, le mostre, i parchi archeologici, l’archeologia sperimentale, l’attività didattica per le scuole, il giornalismo interdisciplinare, ma anche l’attività di scavo. E’ certamente il livello primario della comunicazione archeologica, in quanto si rivolge alla collettività, al pubblico, alla società intera, secondo diversi livelli di alfabetizzazione. (…) Un altro aspetto rilevante della comunicazione didattivo-divulgativa è la comprensione dei dati e dei contesti attraverso la simulazione: nell’ambito dell’archeologia sperimentale, infatti, si ripropongono e si ricostruiscono su scala reale situazioni e oggetti fisici del mondo antico, come attività artigianali e industriali, abitazioni, abiti, coltivazioni, alimentazione, reperti. L’archeologia sperimentale persegue comunque anche finalità scientifiche, perché nella simulazione è possibile verificare determinate ipotesi interpretative, confrontandosi con modelli reali. La comunicazione scientifica si attua nell’edizione-pubblicazione delle ricerche e degli scavi, nella periodica disseminazione dei risultati, tramite congressi e conferenze ed, infine, nella formazione (universitaria, post universitaria, professionale). La comunicazione multimediale e virtuale, considerata nella sua corretta accezione di strumento e non di fine, di fatto modificherà non solo il sistema di divulgazione, ma anche le stesse metodologie di ricerca, che si adegueranno progressivamente ai nuovi standard tecnologici digitali. Pensiamo alle possibilità di elaborazione dei computer, ai sistemi video e multimediali (televisione interattiva, teledidattica, cd room, dvd), alle reti informatiche, tutti sistemi che cambieranno profondamente il rapporto tra utente, informazione e comunicazione. Nella comunicazione virtuale occupa ormai uno spazio di rilievo la ricostruzione tridimensionale in computer grafica di siti, monumenti e paesaggi archeologici (disegno ricostruttivo). Questo tipo di applicazione può essere considerato l’interfaccia tecnologica delle rappresentazioni grafiche architettoniche e di ambiente che in passato hanno dato un contributo fondamentale alle ipotesi ricostruttive con metafore grafiche. Infine la comunicazione commerciale data da museum-shop e da bookshop specializzati nella vendita di gadget, puzzle, giochi, cartamodelli, fumetti, riproduzioni e guide tematiche, di tema archeologico (…)”. Conservazione del patrimonio culturale ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 1: CARBONARA G., Avvicinamento al restauro. Teoria, storia, monumenti, Liguori Editore, Napoli 1997, p.23. 208 ▪ DEFINIZIONE 1: “(…) Conservazione è da intendere come opera di prevenzione e di salvaguardia, da trattare proprio per evitare che si debba poi intervenire col restauro, il quale costituisce pur sempre un evento traumatico (…)”. ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 2: Dizionario di Archeologia. Temi, concetti e metodi, FRANCOVICH R. - MANACORDA D. (a cura di), Laterza, Roma-Bari 2000, p.80, voce Conservazione. ▪ DEFINIZIONE 2: “Il termine indica genericamente l’insieme dei mezzi e delle azioni atti a prevenire, impedire o comunque rallentare al massimo, e dunque limitare, il degrado dei materiali nel tempo (…)”. ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 3: D.Lgs.62/2008, Ulteriori disposizioni integrative e correttive del D.Lgs.42/2004, Art. 29 Conservazione. ▪ DEFINIZIONE 3: 1. La conservazione del patrimonio culturale e' assicurata mediante una coerente, coordinata e programmata attività di studio, prevenzione, manutenzione e restauro. 2. Per prevenzione si intende il complesso delle attività idonee a limitare le situazioni di rischio connesse al bene culturale nel suo contesto. 3. Per manutenzione si intende il complesso delle attività e degli interventi destinati al controllo delle condizioni del bene culturale e al mantenimento dell'integrità, dell'efficienza funzionale e dell'identità del bene e delle sue parti. 4. Per restauro si intende l'intervento diretto sul bene attraverso un complesso di operazioni finalizzate all'integrità materiale ed al recupero del bene medesimo, alla protezione ed alla trasmissione dei suoi valori culturali. Nel caso di beni immobili situati nelle zone dichiarate a rischio sismico in base alla normativa vigente, il restauro comprende l'intervento di miglioramento strutturale. 5. Il Ministero definisce, anche con il concorso delle regioni e con la collaborazione delle università e degli istituti di ricerca competenti, linee di indirizzo, norme tecniche, criteri e modelli di intervento in materia di conservazione dei beni culturali. 6. Fermo quanto disposto dalla normativa in materia di progettazione ed esecuzione di opere su beni architettonici, gli interventi di manutenzione e restauro su beni culturali mobili e superfici decorate di beni architettonici sono eseguiti in via esclusiva da coloro che sono restauratori di beni culturali ai sensi della normativa in materia. 7. I profili di competenza dei restauratori e degli altri operatori che svolgono attività complementari al restauro o altre attività di conservazione dei beni culturali mobili e delle superfici decorate di beni architettonici sono definiti con decreto del Ministro adottato ai sensi al'art. 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, d'intesa con la Conferenza Stato-Regioni. Degrado del patrimonio culturale ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Dizionario di Archeologia. Temi, concetti e metodi, FRANCOVICH R. - MANACORDA D. (a cura di), Laterza, Roma-Bari 2000, pp.110-111, Degrado. ▪ DEFINIZIONE: “Il termine viene usato per indicare il naturale ed irreversibile processo di evoluzione continua della materia in sostanze più semplici e stabili. Per degrado dei materiali, siano essi di origine minerale, vegetale, animale o sintetica, si indica dunque il verificarsi di alterazioni e di trasformazioni, intese come perdita di proprietà fisicochimiche, quale effetto delle interazioni spontanee dei materiali con gli agenti caratterizzanti l’ambiente in cui si trovano (…). Didascalia ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MiBAC 10 maggio 2001), Ambito VII - Rapporti del museo col pubblico, paragrafo Strumenti di comunicazione primaria obbligatoria. ▪ DEFINIZIONE: Le didascalie sono “dispositivi per l’identificazione delle opere” considerati tra gli “strumenti di comunicazione primaria obbligatoria di un museo”. 209 Diorama ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Il nuovo dizionario italiano Garzanti, Garzanti, Milano 1985, p.284. ▪ DEFINIZIONE: “Panorama ottenuto con quadri disposti verticalmente che, per mezzo di una opportuna illuminazione e della prospettiva, producono l’effetto di una visione reale”. Disabilità ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Direzione Generale BASAE del MiBAC (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008, (D.M. del MiBAC 28 marzo 2008), pp.27-32. ▪ DEFINIZIONE: “(…) Chiunque, in maniera temporanea o permanente, si trovi ad avere difficoltà nei movimenti o nelle percezioni sensoriali, nonché le persone con difficoltà cognitive o psicologiche (…)”. Distanziatore ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: NdA. ▪ DEFINIZIONE: Elemento, di vario materiale, che crea una certa distanza di sicurezza tra il visitatore e l’opera esposta, al fine di garantire l’incolumità dell’opera. Vi sono distanziatori in cordame sostenuti agli estremi da elementi metallici, protezioni in vetro fissate a terra, elementi metallici a terra o altro. Edificio costruito ex novo (riferito ad un museo) ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: NdA ▪ DEFINIZIONE: Edificio appositamente costruito per ospitare un museo. Edificio storico ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 1: CARBONARA G., Roma aprile 2011. ▪ DEFINIZIONE 1: “Architettura risalente al passato ed avente valore di testimonianza”. ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 2: Dizionario di Italiano Il Sabatini - Coletti, in http://dizionari.corriere.it/ dizionario_ italiano/E/ edificio.shtml ▪ DEFINIZIONE 2: Edificio: “Costruzione architettonica, perlopiù in muratura, destinata a sede di attività umane o di abitazione”; Storico: “risalente al passato”. Edificio di architettura industriale ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: NdA. ▪ DEFINIZIONE: Comunemente detto “edificio di archeologia industriale”, la denominazione edificio di architettura industriale si riferisce ad una struttura architettonica che, in passato, ha avuto una destinazione d’uso industriale ovvero come filanda, manifattura tabacchi, centrale elettrica etc. 210 Edificio su preesistenze archeologiche ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: NdA. ▪ DEFINIZIONE: L’edificio su preesistenze archeologiche è una struttura architettonica che sorge sui resti di architetture più antiche di epoche precedenti. Ad esempio, abitazioni rurali che si innestano su resti di un teatro di epoca romana o un’architettura religiosa medievale che sorge sui resti di una domus romana. Epigrafia ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Dizionario di Archeologia. Temi, concetti e metodi, FRANCOVICH R. - MANACORDA D. (a cura di), Laterza, Roma-Bari 2000, pp.138-142, Epigrafia. ▪ DEFINIZIONE: “L’Epigrafia è una disciplina di confine. (…) Ogni iscrizione è un monumento complesso, che presenta almeno tre aspetti: quello del testo scritto, quello della scrittura (forme grafiche) e quello del monumento (materia e forma del supporto, elementi artistici di corredo, inserimento in un contesto architettonico o artistico). (…) Ogni reperto iscritto è innanzitutto un manufatto archeologico che si distingue per la sua originalità e unicità. L’epigrafia comprende, infatti, tutte le testimonianze scritte di cui abbiamo conoscenza per tradizione diretta, che ci giungono, anche nel loro contesto testuale, prevalentemente senza intermediazione (…)”. Fibra ottica ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 1: AIDI, Associazione Italiana di Illuminotecnica, Manuale di Illuminitecnica, FELLIN L. – FORCOLINI G. - PALLADINO P. (a cura di), Milano 1999, pp.189-190. ▪ DEFINIZIONE 1: “(…) I sistemi a fibre ottiche sono in genere più piccoli e hanno ambiti di utilizzo assai vasti. (…) Dal punto di vista illuminotecnico si hanno una pluralità di fonti luminose puntiformi da cui sono emessi fasci luminosi di determinate ampiezze (…). I vantaggi della separazione tra la fonte luminosa ed i punti di erogazione della luce sono diversi. I condotti ottici: consentono di illuminare ambienti dalle dimensioni anche molto ridotte (micro-spazi) oppure ambienti in cui sono presenti elementi o sostanze particolari (acqua, umidità, acidi, gas, vapori, sostanze infiammabili, inquinanti e corrosive) in assenza di campi elettrostatici, elettromagnetici e di effetti termici; si dimostrano adatti per illuminare oggetti con superfici sensibili alle radiazioni UV e IR (in particolare le opere d’arte ed i manufatti artigianali) data la prerogativa di filtrare tali radiazioni; previo un accurato lavoro di progettazione, essi si integrano con elementi costruttivi, architettonici o di arredo diventando parti di questi da sottoporre a minime e localizzate operazioni di manutenzione; sono facilmente riutilizzabili e riciclabili nell’ambito di altre possibili integrazioni con un’ampia gamma di componenti e accessori, di tipo ottico e meccanico, costituenti i sistemi (…)”. ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 2: www.fibre-ottiche.it ▪ DEFINIZIONE 2: “Caratterizzati da grande versatilità, durevolezza e resistenza, i sistemi di illuminazione a fibre ottiche sono composti principalmente da una sorgente di luce, l’illuminatore, da un fascio a fibre ottiche e da diversi accessori a completamento del sistema. Il fascio a fibre ottiche viene realizzato assemblando fibre in vetro o sintetiche con un connettore comune e diversi tipi di terminali. L’illuminatore è un contenitore in cui si posiziona la lampada alogena o a ioduri metallici, un filtro anti UV e IR, un ventilatore silenziato, un trasformatore, un sistema elettronico di accensione per la versione a ioduri metallici. Sia per le fibre ottiche in vetro, sia per le fibre ottiche sintetiche, sono disponibili diversi modelli di illuminatori con lampade alogene, ioduri metallici o led. Gli accessori per i sistemi a fibre ottiche sono principalmente supporti fissi o orientabili per il fissaggio dei fasci a fibre ottiche, oppure faretti fissi od orientabili”. Fruizione degli istituti e dei luoghi della cultura ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 1: Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs 42/2004), art.102, Fruizione degli istituti e dei luoghi della cultura di appartenenza pubblica. 211 ▪ DEFINIZIONE 1: “1. Lo Stato, le regioni, gli altri enti pubblici territoriali ed ogni altro ente ed istituto pubblico, assicurano la fruizione dei beni presenti negli istituti e nei luoghi indicati dall’articolo 101, nel rispetto dei principi fondamentali fissati dal presente codice. 2. Nel rispetto dei principi richiamati dal comma 1, la legislazione regionale disciplina la fruizione dei beni presenti negli istituti e nei luoghi della cultura non appartenenti allo Stato o dei quali lo Stato abbia trasferito la disponibilità sulla base della normativa vigente. 3. La fruizione dei beni culturali pubblici al di fuori degli istituti e dei luoghi di cui all’articolo 101 è assicurata, secondo le disposizioni del presente titolo, compatibilmente con lo svolgimento degli scopi istituzionali cui detti beni sono destinati (…)”. ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 2: Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs 42/2004), art.103, Accesso agli istituti ed ai luoghi della cultura. ▪ DEFINIZIONE 2: “1. L’accesso agli istituti ed ai luoghi della cultura può essere gratuito o a pagamento. Il Ministero, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali possono stipulare intese per coordinare l’accesso ad essi. 2. L’accesso alle biblioteche ed agli archivi pubblici per finalità di lettura, studio e ricerca è gratuito. 3. Nei casi di accesso a pagamento, il Ministero, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali determinano: a) i casi di libero accesso e di ingresso gratuito; b) le categorie di biglietti ed i criteri per la determinazione del relativo prezzo (…)”. ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 3: Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs 42/2004), art.104, Fruizione di beni culturali di proprietà privata. ▪ DEFINIZIONE 3: “1. Possono essere assoggettati a visita da parte del pubblico per scopi culturali: a) i beni culturali immobili indicati all’articolo 10, comma 3, lettere a) e d), che rivestono interesse eccezionale; b) le collezioni dichiarate ai sensi dell’articolo 13. 2. L’interesse eccezionale degli immobili indicati al comma 1, lettera a), è dichiarato con atto del Ministero, sentito il proprietario. 3. Le modalità di visita sono concordate tra il proprietario e il Soprintendente, che ne dà comunicazione al Comune o alla città metropolitana nel cui territorio si trovano i beni (…)”. Gestione dei beni culturali ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs 42/2004), art.115, Forme di gestione. ▪ DEFINIZIONE: “1. Le attività di valorizzazione dei beni culturali ad iniziativa pubblica sono gestite in forma diretta o indiretta. 2. La gestione in forma diretta è svolta per mezzo di strutture organizzative interne alle amministrazioni, dotate di adeguata autonomia scientifica, organizzativa, finanziaria e contabile, e provviste di idoneo personale tecnico. 3. La gestione in forma indiretta è attuata tramite: a) affidamento diretto a istituzioni, fondazioni, associazioni, consorzi, società di capitali o altri soggetti, costituiti o partecipati, in misura prevalente, dall’amministrazione pubblica cui i beni appartengono; b) concessione a terzi (…)”. ICOM ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Cos’è ICOM, in www.icom-italia.org ▪ DEFINIZIONE: L’acronimo ICOM indica l’International Council of Museums, “organizzazione internazionale dei musei e dei professionisti museali impegnata a preservare, ad assicurare la continuità ed a comunicare il valore del patrimonio culturale e naturale mondiale, attuale e futuro, materiale e immateriale. Riunendo più di 24.000 aderenti presenti nei 5 continenti, l’ICOM costituisce una rete internazionale di comunicazione e di confronto per i professionisti museali di tutte le discipline e di tutte le specialità. Essi partecipano alle attività dell’Associazione, che si svolgono a livello locale e internazionale, attraverso convegni, pubblicazioni, momenti di formazione, gemellaggi e con la promozione dei musei. Creato nel 1946, all’indomani della Seconda guerra mondiale, per iniziativa di Chauncey 212 J.Hamlin, Presidente dell’American Association of Museums, con l’obiettivo di diffondere la reciproca conoscenza fra le culture come base comune per la pace, l’ICOM è un’organizzazione senza fini di lucro, in gran parte finanziata dalle quote dei suoi aderenti e grazie al sostegno di diversi organismi pubblici e privati. Organizzazione non governativa (ONG), l’ICOM è associato all’UNESCO e gode dello status di organismo consultivo presso il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite. La Segreteria e il Centro d’informazione dell’ICOM hanno sede a Parigi presso la Maison de l’UNESCO e assicurano il coordinamento delle attività e dei programmi a livello internazionale”. Illuminazione diffusa ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: AIDI, Associazione Italiana di Illuminotecnica, Manuale di Illuminitecnica, FELLIN L. – FORCOLINI G. - PALLADINO P. (a cura di), Milano 1999, p.1107, Illuminazione diffusa. ▪ DEFINIZIONE: “Illuminazione nella quale la luce, sul piano di lavoro o su un oggetto, non proviene da nessuna particolare direzione”. Illuminazione diretta ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: AIDI, Associazione Italiana di Illuminotecnica, Manuale di Illuminitecnica, FELLIN L. – FORCOLINI G. - PALLADINO P. (a cura di), Milano 1999, pp.1107-1108, Illuminazione diretta. ▪ DEFINIZIONE: “Illuminazione con apparecchi aventi una ripartizione delle intensità, [dove] il 90 – 100% del flusso luminoso emesso raggiunge direttamente il piano di lavoro, [definendo] che questo piano non sia infinito”. Illuminazione direzionale ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: AIDI, Associazione Italiana di Illuminotecnica, Manuale di Illuminitecnica, FELLIN L. – FORCOLINI G. - PALLADINO P. (a cura di), Milano 1999, p.1108, Illuminazione direzionale. ▪ DEFINIZIONE: “Illuminazione nella quale la luce, sul piano di lavoro o su un oggetto, proviene prevalentemente da una particolare direzione”. Illuminazione di emergenza ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: AIDI, Associazione Italiana di Illuminotecnica, Manuale di Illuminitecnica, FELLIN L. – FORCOLINI G. - PALLADINO P. (a cura di), Milano 1999, p.1107, Illuminazione di emergenza. ▪ DEFINIZIONE: “Illuminazione prevista per essere utilizzata quando, per mancanza di energia elettrica, cessa l’illuminazione dell’impianto principale”. Illuminazione generale ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: AIDI, Associazione Italiana di Illuminotecnica, Manuale di Illuminitecnica, FELLIN L. – FORCOLINI G. - PALLADINO P. (a cura di), Milano 1999, p.1108, Illuminazione generale. ▪ DEFINIZIONE: “Illuminazione sostanzialmente uniforme di un’area o di un volume, che non tiene conto di particolari esigenze locali”. Illuminazione localizzata ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: AIDI, Associazione Italiana di Illuminotecnica, Manuale di Illuminitecnica, FELLIN L. – FORCOLINI G. - PALLADINO P. (a cura di), Milano 1999, p.1108, Illuminazione localizzata. 213 ▪ DEFINIZIONE: “Illuminazione progettata per illuminare un’area con un illuminamento più elevato in certe posizioni specifiche, per esempio, quello su cui si effettua il lavoro”. Illuminazione di sicurezza ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: AIDI, Associazione Italiana di Illuminotecnica, Manuale di Illuminitecnica, FELLIN L. – FORCOLINI G. - PALLADINO P. (a cura di), Milano 1999, p.1107, Illuminazione di sicurezza. ▪ DEFINIZIONE: “Parte del sistema di illuminazione di emergenza progettata per garantire la sicurezza delle persone”. Illuminazione di soccorso ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: AIDI, Associazione Italiana di Illuminotecnica, Manuale di Illuminitecnica, FELLIN L. – FORCOLINI G. - PALLADINO P. (a cura di), Milano 1999, p.1107, Illuminazione di soccorso. ▪ DEFINIZIONE: “Quella parte di illuminazione di emergenza prevista per assicurare che una via d’uscita possa essere identificata efficientemente ed utilizzata nel caso di non funzionamento del normale sistema di illuminazione”. Illuminotecnica ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 1: Il nuovo dizionario italiano Garzanti, Garzanti, Milano 1985, p.422. ▪ DEFINIZIONE 1: “La tecnica dell’illuminazione artificiale”. ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 2: http://dizionari.hoepli.it/Dizionario_Italiano/parola/illuminotecnica.aspx?idD =1&Query=illuminotecnica&lettera=I ▪ DEFINIZIONE 2: “Tecnica per la progettazione e la costruzione di impianti di illuminazione”. Ipovedente ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Ipovedente.it, Il portale italiano dedicato all’ipovisione, in www.ipovedente.it/index.php?id service=104 ▪ DEFINIZIONE: “L’ipovisione è una riduzione significativa della funzione visiva, che non può completamente essere corretta da occhiali ordinari, da lenti a contatto, dal trattamento medico e/o dalla chirurgia. L’ipovisione interessa la popolazione di tutte le età (…). Vi sono ipovedenti gravi, medio gravi e lievi (…)”. Istituti e luoghi di cultura ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs 42/2004), art.101 Istituti e luoghi della cultura. ▪ DEFINIZIONE: “ 1. Ai fini del presente codice sono istituti e luoghi di cultura i musei, le biblioteche e gli archivi, le aree e i parchi archeologici, i complessi monumentali (…). 2. Si intende per “museo”, una struttura permanente che acquisisce, conserva, ordina ed espone beni culturali, per finalità di educazione e di studio”. Lampada ad alogeni ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: AIDI, Associazione Italiana di Illuminotecnica, Manuale di Illuminitecnica, FELLIN L. – FORCOLINI G. - PALLADINO P. (a cura di), Milano 1999, p.1108, Lampada ad alogeni. ▪ DEFINIZIONE: “Lampada contenente un filamento di tungsteno ed una piccola quantità di uno o più gas alogeni, presenti ai fini della rigenerazione ciclica del filamento”. 214 Lampada fluorescente ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: AIDI, Associazione Italiana di Illuminotecnica, Manuale di Illuminitecnica, FELLIN L. – FORCOLINI G. - PALLADINO P. (a cura di), Milano 1999, p.1109, Lampada fluorescente. ▪ DEFINIZIONE: “Lampada a scarica del tipo mercurio a bassa pressione, nella quale la maggior parte della luce è emessa da uno strato di materiale fluorescente eccitato con la radiazione ultravioletta della scarica”. Lampada ad incandescenza ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: AIDI, Associazione Italiana di Illuminotecnica, Manuale di Illuminitecnica, FELLIN L. – FORCOLINI G. - PALLADINO P. (a cura di), Milano 1999, p.1108, Lampada ad incandescenza. ▪ DEFINIZIONE: “Lampada per cui la luce è prodotta utilizzando un elemento portato all’incandescenza tramite il passaggio di corrente elettrica, che emette radiazioni nel campo del visibile”. Lampada con riflettore incorporato ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: AIDI, Associazione Italiana di Illuminotecnica, Manuale di Illuminitecnica, FELLIN L. – FORCOLINI G. - PALLADINO P. (a cura di), Milano 1999, p.1108, Lampada con riflettore incorporato. ▪ DEFINIZIONE: “Lampada nella quale una parte del bulbo è rivestita da materiale riflettente, diffondente o speculare”. Lampada a scarica ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: AIDI, Associazione Italiana di Illuminotecnica, Manuale di Illuminitecnica, FELLIN L. – FORCOLINI G. - PALLADINO P. (a cura di), Milano 1999, p.1108, Lampada a scarica. “Lampada nella quale la luce è prodotta, direttamente o indirettamente, da una scarica elettrica attraverso un gas, un vapore di metallo od una amalgama di diversi gas o vapori”. LED ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 1: FORCOLINI G., Illuminazione LED. Funzionamento – Caratteristiche – Prestazioni – Applicazioni, Biblioteca Tecnica Hoepli, Hoepli, Milano 2008, p.139. ▪ ▪ DEFINIZIONE 1: “Acronimo di Light Emitting Diode, diodo ad emissione di luce”. FONTE DI RIFERIMENTO 2: http://dizionari.hoepli.it/Dizionario_Italiano/parola/led.aspx?idD=1&Query=led&lettera=L, voce LED. ▪ DEFINIZIONE 2: “Elettro diodo che trasforma impulsi elettrici in emissioni luminose, usato in apparecchiature elettroniche per visualizzare informazioni sotto forma di lettere, numeri, simboli su quadranti digitali”. Mappa nei luoghi di interesse culturale ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Generale BASAE del MIBAC (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008, pp.48-61. ▪ DEFINIZIONE: “(…) Una mappa è una rappresentazione simbolica dello spazio che evidenzia relazioni tra le componenti dello stesso (oggetti, regioni). Comunemente essa è una rappresentazione bidimensionale, geometricamente accurata, di uno spazio tridimensionale. Per aumentare la leggibilità si utilizzano convezioni grafiche, simboli e legende. I temi possono cambiare secondo funzioni e destinatari. La scelta del tipo di rappresentazione e si disegno dipende da informazioni e da destinatari. Per la collocazione, le mappe sono fisse (collocate in punti strategici 215 e utilizzate da tutti) oppure portatili (a disposizione del singolo). Nei luoghi di interesse culturale, sicuramente in prossimità dell’ingresso, ma anche in altri punti strategici (incroci, cambi di direzione etc.). La stessa mappa andrà fornita anche su carta ed on line nel sito web dedicato. Nell’ottica dell’Universal Design è auspicabile realizzare mappe tattilo-visive, ossia mappe per tutti, con ciò el. aggiuntivi per i non vedenti (spessori e linee a rilievo, scritte in braille e “in nero” a rilievo, textures riconoscibili al tatto). Requisiti della mappa tattile per la lettura dei non vedenti sono: disegno semplice ed essenziale con spessore del segno percepibile; chiarezza delle forme; gradevolezza delle superfici; robustezza; sicurezza ed igienicità del supporto. Possono essere fisse o portatili. Quelle fisse non saranno all’esterno per evitare problemi di igiene, degrado, usura. Le tecniche di realizzazione oggi sono molteplici e la scelta dipende da vari fattori (utenza, professionalità esecutore, contenuti della rappresentazione). La lettura di una mappa fissa non rimane a lungo nella memoria, per cui è meglio integrarla con una mappa portatile a rilievo. Efficaci e molto usate nei musei francesi e inglesi sono piccole mappe stampate con le tecniche della serigrafia o della carta a micro capsule (il fornetto è semplice da usare e poco costoso e permette di scaricare il disegno anche dalla rete). Va garantita anche l’accessibilità urbana del sito culturale, della fermata del mezzo pubblico, del percorso sicuro che dovrà guiderà il non vedente al luogo culturale in autonomia ed anche all’interno del [luogo di interesse culturale] (…)”. MDF ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: http://it.wikipedia.org/wiki/Medium-density_fibreboard ▪ DEFINIZIONE: “L’MDF (Medium density fibreboard, pannello di fibra a media densità) è un derivato del legno. E’ il più famoso e diffuso della famiglia dei pannelli di fibra comprendenti tre categorie distinte in base al processo impiegato e alla densità: bassa (LDF), media (MDF) e alta (HDF)”. Monumento ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 1: Carta di Venezia (1964), art.1. ▪ DEFINIZIONE 1: “La nozione di monumento storico comprende tanto la creazione architettonica isolata quanto l’ambiente urbano o paesistico che costituisca la testimonianza di una civiltà particolare, di un’evoluzione significativa o di un avvenimento storico. Questa nozione si applica, non solo alle grandi opere, ma anche alle opere modeste che, con il tempo, abbiano acquistato un significato culturale”. ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 2: CARBONARA G., Avvicinamento al restauro. Teoria, storia, monumenti, Liguori Editore, Napoli 1997, p.12. ▪ DEFINIZIONE 2: “(…) Monumento, nel senso etimologico del termine, significa documento, ammonimento, testimonianza (…)”. Mostra / Mostra archeologica temporanea ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Il nuovo dizionario italiano Garzanti, Garzanti, Milano 1985, p.564 Mostra; NdA. ▪ DEFINIZIONE: “(…) Esposizione di oggetti (…)” temporanea e di natura archeologica. Mostra archeologica permanente ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Il nuovo dizionario italiano Garzanti, Garzanti, Milano 1985, p.564 Mostra; NdA. ▪ DEFINIZIONE: “(…) Esposizione di oggetti (…)” permanente e di natura archeologica. 216 Multimedialità ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: www.dirittoproarte.com/nuovetecno/multimedia.htm ▪ DEFINIZIONE: “(…) La multimedialità indica la presenza e l’interazione di diversi linguaggi all’interno di un oggetto o di una tecnologia di comunicazione (…)”. Museo ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 1: ICOM, Assemblea Generale di Seul, 2004, in www.icom-italia.org. ▪ DEFINIZIONE 1: “Il museo é un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo. È aperto al pubblico e compie ricerche che riguardano le testimonianze materiali ed immateriali dell’umanità e del suo ambiente; le acquisisce, le conserva, le comunica e, soprattutto, le espone a fini di studio, educazione e diletto. [Definizione applicabile indipendentemente] dalla natura dell’Amministrazione responsabile, da statuti territoriali, dal sistema di funzionamento o dall’indirizzo delle collezioni dell’istituzione cui si riferisce”. Le testimonianze immateriali sono state aggiunte alla definizione di Museo data dall’ICOM (art.2 dello Statuto, adottato dall’Assemblea Generale dell’Aja nel 1989) in occasione dell’Assemblea Generale di Seul del 2004. ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 2: Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs. 42/2004), art.101 Istituti e luoghi di cultura. ▪ DEFINIZIONE 2: “Ai fini del presente codice sono istituti e luoghi di cultura i musei, le biblioteche e gli archivi, le aree e i parchi archeologici, i complessi monumentali. (…) Si intende per “museo”, una struttura permanente che acquisisce, conserva, ordina ed espone beni culturali per finalità di educazione e di studio (…)”. Museo Archeologico / Museo di archeologia ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Indagine sugli istituti di antichità e d’arte e i luoghi della cultura non statali. Guida alla compilazione del questionario, anno 2007, sez.B, in www.istat.it ▪ DEFINIZIONE: “Museo di archeologia. Si intende un museo con raccolte di oggetti provenienti da scavi o da ritrovamenti databili fino al periodo altomedievale compreso. Sono compresi i musei pre e protostorici”. Museo Archeologico all’Aperto / Museo Archeologico open air ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: www.parcomontale.it/europa.shtml (Parco Archeologico e Museo all’Aperto della Terramare di Montale, Montale Rangone, Modena). ▪ DEFINIZIONE: “ (…) Forti di una tradizione quasi centenaria che si è sviluppata a partire dalle prime esperienze maturate in Germania e nel mondo scandinavo ed anglosassone, i musei archeologici open air costituiscono un punto di contatto privilegiato tra la ricerca e la divulgazione. Attraverso ricostruzioni di ambienti ed attività del passato, sono in grado di veicolare, verso un vasto pubblico, con un approccio fortemente evocativo, i risultati di scavi e di ricerche scientifiche (…)”. Museo della Ceramica ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: NdA. ▪ DEFINIZIONE: Museo che ospita reperti archeologici e/o oggetti ceramici di arte contemporanea. Spesso tale museo è considerato un museo specializzato ed è escluso dall’ambito archeologico. Museo della Città ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 1: BERTUGLIA C.S. - MONTALDO C., Il museo della città, Francoangeli, Milano 2003, p.11. 217 ▪ DEFINIZIONE 1: “(…) Il museo della città raccoglie oggetti, documenti, testimonianze sulla storia urbana per spiegare, della città, la sua unitarietà e le sue linee di proiezione verso il futuro (…)”. ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 2: BERTUGLIA C.S. - MONTALDO C., Il museo della città, Francoangeli, Milano 2003, p.13. ▪ DEFINIZIONE 2: “(…) Un museo della città è un’istituzione permanente o un organismo culturale senza scopo di lucro, dinamico ed in evoluzione, a servizio della società urbana e del suo sviluppo, ed aperto al pubblico; esso coordina, acquisisce, conserva, ricerca, comunica ed espone, con finalità di studio e di istruzione, l’eredità tangibile e intangibile, mobile ed immobile, delle diverse popolazioni e del territorio (…). I musei della città sono centri di un’azione coordinata volta alla rappresentazione culturale della popolazione urbana tramite: a) la celebrazione di un’indentità comune, il senso delle proprie radici e la valorizzazione delle diverse comunità; b) l’individuazione delle risorse per le attività di sviluppo culturale della comunità con riferimento al patrimonio naturale e culturale del centro urbano e del territorio circostante; c) l’istituzione di un centro di coordinamento per la salvaguardia, l’incremento e la comunicazione degli sforzi artistici e culturali di tutta la popolazione”. Museo epigrafico ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: NdA; Il nuovo dizionario italiano Garzanti, Garzanti Editore, Milano 1985, p.325 epigrafe. ▪ DEFINIZIONE: Museo che conserva ed espone epigrafi, ossia reperti archeologici iscritti risalenti ad epoche passate. Intendendo con il termine epigrafi “brevi iscrizioni, in prosa o in versi, incise o scolpite su monumenti, tombe etc. al fine di commemorare defunti o avvenimenti solenni”. Museo con sezione numismatica ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: NdA. ▪ DEFINIZIONE: Museo che conserva ed espone collezioni di monete appartenenti ad epoche passate, proponendo un approccio scientifico con la storia, l’arte e l’economia del contesto di appartenenza. Museo della Marineria ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: NdA. ▪ DEFINIZIONE: Museo che conserva ed espone oggetti, reperti e ricostruzioni (di imbarcazioni e di attività) legati alla storia della marineria di una determinata epoca e di un determinato luogo. Museo di Paleontologia / Museo paleontologico ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: http://dizionari.hoepli.it/Dizionario_Italiano/parola/paleontologia.aspx?idD=1&Query= paleontologia&lettera=P; NdA. ▪ DEFINIZIONE: Se la “(…) Paleontologia è la scienza che studia i resti fossili degli antichi organismi animali e vegetali, specialmente al fine di ricostruire la loro struttura, la loro evoluzione, il loro ambiente e la loro distribuzione geografica (…)”, il Museo Paleontologico è quella struttura museale che conserva ed espone questi resti fossili, proponendo ricostruzioni dei loro ambienti. Museo “di qualità” ▪ ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: NdA. DEFINIZIONE: Termine scelto per indicare quella realtà museale che presenta singoli aspetti significativi o che è interamente interessante, ai fini della presente ricerca, presentando alcuni aspetti. Si tratta di un museo d’interesse 218 archeologico, ospitato in un edificio storico, accessibile, che presenta un allestimento museografico recente e dove si è raggiunto un buon equilibrio tra restauro architettonico e nuova operazione museografica. Museo del Territorio ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: www.museodelterritorio.biella.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/2069 ▪ DEFINIZIONE: “(…) Il termine Museo del Territorio implica un'attenzione privilegiata per la storia locale, un'idea di bene culturale non limitata ai momenti più alti, ma estesa ai beni materiali ed agli oggetti d'uso, uno sforzo particolare teso all'individuazione, alla riscoperta ed alla riappropriazione dell'identità culturale delle comunità (…)”. Museografia ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 1: LUGLI A., Museologia, Jaca Book, Milano 1992, p.40. ▪ DEFINIZIONE 1: “La museografia come sistema di indicazioni di funzionamento, come analisi di situazioni pratiche e come proposta di soluzioni (…) E’ una disciplina conoscitiva, da ritenersi strettamente legata alla museologia, come una faccia della stessa medaglia (…). L’architetto che progetta un nuovo spazio museale o ne restaura uno preesistente fa un’operazione di museografia, legata agli aspetti pratici di uno spazio, alla conservazione delle opere, alla loro fruibilità (…)”. ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 2: http://dizionari.hoepli.it/Dizionario_Italiano/parola/museografia.aspx?idD=1&Query= museografia&lettera=M ▪ DEFINIZIONE 2: “Complesso delle norme scientifiche e tecniche che regolano la costruzione di un museo e l'opportuna sistemazione e manutenzione degli oggetti in esso contenuti”. Museologia ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: LUGLI A., Museologia, Jaca Book, Milano 1992, pp.24-27. ▪ DEFINIZIONE: “La museologia moderna [post 1948] (…) è la diretta germinazione del museo post-illuminista. E’ da questo momento che ha inizio un processo di riflessione sul museo, sulla sua definizione e sulle sue funzioni. (…) La museologia nasce dal museo e non viceversa. (…) La museologia nasce dal museo ed in un momento in cui il museo ha incentrato la sua attenzione sui suoi rapporti col pubblico. La museologia inizia ad esistere quando il museo diventa quello che è oggi: lo specchio della società che esprime”. Museologia come storia del collezionismo. Numismatica ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Il nuovo dizionario italiano Garzanti, Garzanti Editore, Milano 1985, pag. 590 numismatica. ▪ DEFINIZIONE: “Studio scientifico delle monete nei loro rapporti con la storia, l’arte e l’economia”. Obblighi conservativi ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: D.Lgs.62/2008, Ulteriori disposizioni integrative e correttive del D.Lgs.42/2004, art.30 Obblighi conservativi. ▪ DEFINIZIONE: “1. Lo Stato, le regioni, gli altri enti pubblici territoriali nonché ogni altro ente ed istituto pubblico hanno l'obbligo di garantire la sicurezza e la conservazione dei beni culturali di loro appartenenza (…)”. 219 Orientamento ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Generale BASAE del MIBAC (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008, pp.48-61. ▪ DEFINIZIONE: “(…) L’orientamento è la capacità di determinare e controllare la propria e l’altrui posizione e/o spostamento all’interno di un quadro concettuale di riferimento spaziale, nonché una disposizione ad affrontare ambienti e persone sia noti che sconosciuti. (…) All’interno dei luoghi d’interesse culturale, per permettere e favorire l’orientamento, ci si può avvalere di diverse strategie, tra cui individuare punti e linee di riferimento, segnaletica adeguata e l’utilizzo di mappe. I punti di riferimento sono informazioni discrete, di ogni tipo (vestibolari, visive, tattili, acustiche, olfattive, cinestetiche) facili da percepire e sempre ritrovabili nell’ambiente, che le persone possono utilizzare per riconoscere luoghi precisi. Esempi: pendenza di una rampa (indizio vestibolare), fontana (indizio acustico), bar o ristorante (indizio olfattivo), sala proiezioni (indizio acustico). Le linee guida sono quegli elementi continui presenti nell’ambiente che consentono alla persona con grave deficit visivo di orientarsi e di mantenere la direzione di marcia, possono essere linee guida naturali (naturalmente presenti nell’ambiente) o artificiali (costruite). Esempi di linee guida naturali: il muro continuo di un edificio (percepibile con bastone o attraverso la riflessione termica o sonora), un muretto basso, il cordolo di un’aiuola, una siepe, un porticato, il rumore del traffico. Negli ambienti dove non vi è alcuna guida naturale, può essere utile inserire accorgimenti nella pavimentazione che possano fungere da guida o fornire indicazioni come una corsia di tappeto, di stuoia o di materiali diversi, oppure elementi in elevazione, quali corrimani o arredi segnalati al non vedente. In particolare, negli immobili di interesse culturale, questi elementi naturali sono preferibili, a linee guida artificiali che possono avere un impatto troppo invasivo. In un luogo di interesse culturale, la segnaletica riveste un ruolo fondamentale per l’orientamento dei visitatori. Intesa come un insieme di segnali coordinati, ha la funzione di guidare il visitatore, comunicando con un linguaggio universale, fatto di segni, pittogrammi e brevi parole, aiutandolo ad individuare accessi e uscite, servizi e percorsi desiderati. Nella progettazione della segnaletica è importante evitare informazioni ridondanti che possono creare confusione ed ansietà (“inquinamento visivo”). In un luogo di interesse culturale la segnaletica ambientale rappresenta il biglietto da visita più importante, deve mettere a proprio agio i visitatori, deve essere decifrabile, dal maggior numero di persone. Essa deve essere coerente per immagini e significato, con tutte le forme di comunicazione presenti (brochure, carta servizi, cataloghi, sito internet). La scienza che si occupa della progettazione della segnaletica di orientamento si chiama wayfinding. E’ l’insieme dei segnali che utilizziamo per capire dove siamo e dove stiamo andando. Migliorare l’esperienza di wayfinding di un visitatore, equivale a migliorare i segnali ambientali che gli vengono offerti per orientarsi e che veicolano l’informazione spaziale. Un buon progetto di segnaletica deve quindi essere concepito fin dalla fase di progettazione architettonica e/o di restauro dell’edificio. Il progetto deve essere strutturato su tre livelli di informazioni: la segnaletica informativa, la segnaletica direzionale e la segnaletica identificativa in raccordo comunque con la segnaletica di sicurezza prevista per legge nei luoghi pubblici. La segnaletica informativa, o di orientamento, è collocata generalmente all’ingresso principale ed in altri punti strategici dell’edificio; in essa sono riportate le indicazioni principali delle funzioni che si svolgono e, solitamente, viene integrata da una o più mappe, per facilitare la lettura degli spazi e l’orientamento del visitatore. La segnaletica direzionale, o di smistamento, è caratterizzata da segnali e da frecce che indicano una direzione da seguire, essa viene generalmente collocata nei percorsi, sia interni che esterni, in prossimità degli incroci o dei cambi di direzione. E’ importante che abbia una sequenza logica e coerente dal punto iniziale a quello finale dei percorsi. La segnaletica identificativa o di conferma serve ad identificare un luogo o un edificio, o una porzione di esso. Viene di solito collocata in prossimità dell’ingresso, ad altezza d’occhio umano. Un progetto di segnaletica è efficace se è in grado di favorire l’orientamento di chiunque, anche di chi ha un deficit visivo o una carenza di tipo psico-cognitivo. Dal punto di vista grafico, i fattori che determinano l’efficacia e la leggibilità della segnaletica sono molteplici. Tra i più importanti: messaggi e segnali brevi, visibili e comprensibili; massima attenzione alla scelta dei colori, tipo e dimensione dei font, contrasti; segnali visibili anche da distanze 220 superiori a 10 m ed anche in movimento. E’ importante anche la collocazione della segnaletica: non nascosta da elementi provvisori; non di ostacolo alla visibilità di altri elementi od alla mobilità; visibile da lontano e da vicino; illuminata con segnali posizionati ad un’altezza media di 1.40-1.70 m, massima di 2.30 m per i segnali sospesi. Ancora, sono da evitare supporti inadeguati quali superfici riflettenti, privilegiando le finiture opache. La leggibilità del testo dipende da molti fattori: spaziatura tra lettere e tra parole, interlinea. Nella segnaletica direzionale è utile che il testo sia allineato secondo la direzione della freccia. Infine, le scritte più leggibili sono quelle in minuscolo. I pittogrammi (simboli a cui viene associato un significato) sono parte costituente del linguaggio della segnaletica. Devono essere efficaci ed immediatamente comprensibili, per questo il segno grafico deve avvicinarsi all’azione a cui si riferisce. Sono ancora più utili nei luoghi d’interesse culturale, poiché evitano la traduzione in diverse lingue. L’efficienza grafica di un sistema di segnaletica dipende, infine, dal contrasto fra il testo delle scritte e lo sfondo, nonché dall’uso sapiente dei colori (valutando le tonalità dominanti dell’ambiente). L’ultima considerazione riguarda la manutenzione del sistema della segnaletica (flessibile, interscambiabile, facile montaggio, manutenzione e pulizia). Una mappa è una rappresentazione simbolica dello spazio che evidenzia relazioni tra le componenti dello stesso (oggetti, regioni). Comunemente essa è una rappresentazione bidimensionale, geometricamente accurata, di uno spazio tridimensionale. Per aumentare la leggibilità, si utilizzano convezioni grafiche, simboli e legende. I temi possono cambiare secondo funzioni e destinatari. La scelta del tipo di rappresentazione e di disegno dipende dalle informazioni e da destinatari. Per la collocazione, le mappe sono fisse (collocate in punti strategici e utilizzate da tutti) oppure portatili (a disposizione del singolo). Nei luoghi di interesse culturale, sicuramente in prossimità dell’ingresso, ma anche in altri punti strategici (incroci, cambi di direzione etc.) La stessa mappa andrà fornita anche su carta ed on line nel sito web dedicato. Nell’ottica dell’Universal Design è auspicabile realizzare mappe tattilo-visive, ossia mappe per tutti, con ciò elementi aggiuntivi per i non vedenti (spessori e linee a rilievo, scritte in braille e “in nero” a rilievo, textures riconoscibili al tatto). Requisiti della mappa tattile per la lettura dei non vedenti sono: disegno semplice ed essenziale e spessore del segno percepibile; chiarezza delle forme; gradevolezza delle superfici; robustezza; sicurezza e igienicità del supporto. Possono essere fisse o portatili. Quelle fisse non vanno posizionate all’esterno per evitare problemi di igiene, degrado ed usura. Le tecniche di realizzazione oggi sono molteplici e la scelta dipende da vari fattori (utenza, professionalità esecutore, contenuti della rappresentazione). Poiché la lettura di una mappa fissa non rimane a lungo nella memoria, è meglio integrarla con una mappa a rilievo portatile. Efficaci e molto usate nei musei francesi e inglesi sono piccole mappe stampate con le tecniche della serigrafia o della carta a micro capsule (il fornetto è semplice da usare e poco costoso e permette di scaricare il disegno anche dalla rete). Va garantita anche l’accessibilità urbana al sito culturale; della fermata del mezzo pubblico; del percorso sicuro che guiderà il non vedente al luogo culturale in autonomia e anche all’interno del [luogo di interesse cuturale] (…)”. Pannelli ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MiBAC 10 maggio 2001), Ambito VII - Rapporti del museo col pubblico, Sussidi alla visita. ▪ DEFINIZIONE: In un museo, i pannelli didattici sono “sussidi alla visita” che offrono, al visitatore interessato, un approfondimento. Plastico ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Il nuovo dizionario italiano Garzanti, Garzanti, Milano 1985, p.662. ▪ DEFINIZIONE: “(…) Modello in scala ridotta di un’opera architettonica (…)”. 221 Plexiglas ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: http://dizionari.hoepli.it/Dizionario_Italiano/parola/plexiglas.aspx?idD=1& Query=plexiglas&lettera=P ▪ DEFINIZIONE: “Materia plastica trasparente, infrangibile, composta di polimeri di metacrilato di metile”. Materiale spesso utilizzato in ambito museale come supporti per opere dentro vetrina, per didascalie o per schede di approfondimento. Paesaggio ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 1: Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs 42/2004), art.131. ▪ DEFINIZIONE 1: “(…) Ai fini del presente codice per paesaggio si intende una parte omogenea di territorio i cui caratteri derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni (…)”. Parco Archeologico ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs 42/2004), art.101, lettera e, Parco archeologico. ▪ DEFINIZIONE: “Un ambito territoriale caratterizzato da importanti evidenze archeologiche e dalla compresenze di valori storici, paesaggistici o ambientali, attrezzato come museo all’aperto”. Progetto illuminotecnico ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: AIDI, Associazione Italiana di Illuminotecnica, Manuale di Illuminitecnica, FELLIN L. – FORCOLINI G. - PALLADINO P. (a cura di), Milano 1999, pp. 506-507. ▪ DEFINIZIONE: “E’ costituito dalle tavole grafiche necessarie (planimetrie, curve isoilluminamento o isoluminanza, sezioni, particolari in scala ridotta) per illustrare la disposizione e le tipologie di apparecchi nei vari ambienti, il loro orientamento (preferibilmente espresso in termini di coordinate polari), l’evidenza delle superfici illuminate e l’efficiacia dei puntamenti, i dati tecnici completi relativi agli apparecchi e alle sorgenti”. Progetto museografico ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: NdA. ▪ DEFINIZIONE: Progetto di allestimento museale, legato alla creazione di un percorso espositivo ed all’organizzazione di spazi espositivi e non. Progetto museologico ▪ ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: NdA. DEFINIZIONE: Progetto scientifico in cui viene annunciata la finalità, la missione del museo. E’ il progetto, solitamente redatto dal Direttore e/o dal Conservatore di un museo, a volte in collaborazione con studiosi o professionisti esterni (Soprintendenze, Università etc.), che delinea la scelta (tipo e numero) delle opere da esporre e l’ordinamento delle sezioni espositive. 222 Proprietà (riferita ad un museo) ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Indagine sugli istituti di antichità e d’arte e i luoghi della cultura non statali. Guida alla compilazione del questionario, anno 2007, in www.istat.it ▪ DEFINIZIONE: “Si intende lo status giuridico, ossia quale è il titolare che ha la responsabilità giuridico-amministrativa del museo”. Può essere pubblica o privata. Reperto archeologico ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Il nuovo dizionario italiano Garzanti, Garzanti, Milano 1985, p.733. ▪ DEFINIZIONE: “L’oggetto trovato nel corso di uno scavo archeologico (…)”. Restauro ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 1: Carta del Restauro (1972), (Ministero della Pubblica Istruzione, circolare n.117 /06.04.1972). ▪ DEFINIZIONE 1: “(…) S’intende per restauro qualsiasi intervento volto a mantenere in efficienza, a facilitare la lettura ed a trasmettere integralmente al futuro le opere e gli oggetti di interesse monumentale, storico e ambientale (…)”. ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 2: CARBONARA G., Avvicinamento al restauro. Teoria, storia, monumenti, Liguori Editore, Napoli 1997, p.23, p.33, p.27. ▪ DEFINIZIONE 2: p.23: “(…) Restauro è da intendere, in prima definizione, come intervento diretto sull’opera ed anche come sua eventuale modifica, condotta sempre sotto un rigoroso controllo storico-critico (…)”. p.33: “(…) S’intende per restauro qualsiasi intervento volto a tutelare ed a trasmettere integralmente al futuro, facilitandone la lettura e senza cancellarne le tracce del passaggio nel tempo, le opere d’interesse storico-artistico ed ambientale; esso si fonda sul rispetto della sostanza antica e delle documentazioni autentiche costituite da tali opere, proponendosi, inoltre, come atto d’interpretazione critica non verbale, ma espressa nel concreto operare (…). p.27: “(…) Non è restauro il semplice ripristino, il risarcimento di una struttura, la riparazione funzionale di un oggetto, il rifacimento, più o meno integrale di un manufatto (…), non è neanche il cosiddetto riuso, con i suoi derivati ed analoghi, quali la rivitalizzazione, la rianimazione, il recycling, il recupero architettonico, normativo ed urbanistico (…)”. Restauro dei monumenti ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 1: BRANDI C., Teoria del restauro, Einaudi, Torino 1963, Appendice 3. Principi per il restauro dei monumenti, p.75. ▪ DEFINIZIONE 1: “(…) Per il restauro dei monumenti valgono gli stessi principi che sono stati posti per il restauro delle opere d’arte, va comunque tenuta presente la peculiare struttura formale dell’architettura, che differisce da quella delle opere d’arte, perché in queste la spazialità non viene all’opera dall’esterno ma è funzione della sua stessa struttura (…)”. ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 2: CARBONARA G., Avvicinamento al restauro. Teoria, storia, monumenti, Liguori Editore, Napoli 1997, p.33. ▪ DEFINIZIONE 2: “(…) Si potrebbe definire come restauro dei monumenti un’attività rigorosamente scientifica, filologicamente fondata, diretta a ritrovare, conservare e mettere in evidenza, consentendone una lettura chiara e storicamente esatta, le opere che ricadono nella sua sfera d’interesse, cioè i beni architettonici e ambientali, in un campo esteso dal singolo edificio alla città antica, non esclusi il paesaggio ed il territorio. Nel restauro hanno parte preminente le operazioni di carattere strettamente conservativo, tese a preservare dal deperimento i materiali che concorrono alla costituzione fisica delle opere. In questo senso il restauro dei monumenti è da intendersi come 223 disciplina che gode di un fondamento storico-critico, sostanziato dagli apporti delle tecniche di analisi, rilevamento, rappresentazione grafica e, più propriamente, costruttive, oltre che delle scienze fisiche e chimiche (…)”. Ricostruzione (all’interno di un allestimento museale) ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: NdA. ▪ DEFINIZIONE: Riproposizione filologica, a fini didattici, di un particolare ambiente, attività, tecnica costruttiva, oggetto o strumento, a scala reale o ad altra scala, utilizzando materiali analoghi a quelli dell’originale. Segnaletica ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 1: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MiBAC 10 maggio 2001), Ambito VII - Rapporti del museo col pubblico, paragrafo Dotazioni fisse ed i servizi essenziali. ▪ DEFINIZIONE 1: Per un museo, la “segnaletica esterna ed interna” costituisce uno “strumento di comunicazione primaria obbligatoria”, inserito tra le “dotazioni fisse ed i servizi essenziali” della struttura. ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 2: Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Generale BASAE del MIBAC (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008, pp.48-61. ▪ DEFINIZIONE 2: “(…) In un luogo di interesse culturale la segnaletica riveste un ruolo fondamentale per l’orientamento dei visitatori. Intesa come un insieme di segnali coordinati, ha la funzione di guidare il visitatore, comunicando con un linguaggio universale, fatto di segni, pittogrammi e brevi parole, aiutandolo ad individuare accessi e uscite, servizi e percorsi desiderati. Nella progettazione della segnaletica, è importante evitare informazioni ridondanti che possono creare confusione e ansietà (inquinamento visivo). In un luogo di interesse culturale, la segnaletica ambientale rappresenta il biglietto da visita più importante. Essa deve mettere a proprio agio i visitatori; deve essere decifrabile, dal maggior numero di persone; deve essere coerente per immagini e per significato, con tutte le forme di comunicazione presenti (brochure, carta servizi, cataloghi, sito internet). La scienza che si occupa della progettazione della segnaletica di orientamento si chiama wayfinding. E’ l’insieme dei segnali che utilizziamo per capire dove siamo e dove stiamo andando. Migliorare l’esperienza di wayfinding di un visitatore equivale a migliorare i segnali ambientali che gli vengono offerti per orientarsi e che veicolano l’informazione spaziale. Un buon progetto di segnaletica deve, quindi, essere concepito fin dalla fase di progettazione architettonica e/o di restauro dell’edificio. Il progetto deve essere strutturato su tre livelli di informazioni: la segnaletica informativa, la segnaletica direzionale e la segnaletica identificativa, in raccordo comunque con la segnaletica di sicurezza prevista per legge nei luoghi pubblici. La segnaletica informativa, o di orientamento, è collocata generalmente all’ingresso principale ed in altri punti strategici dell’edificio; in essa sono riportate le indicazioni principali delle funzioni che si svolgono e, solitamente, viene integrata da una o più mappe per facilitare la lettura degli spazi e l’orientamento del visitatore. La segnaletica direzionale, o di smistamento, è caratterizzata da segnali e da frecce che indicano una direzione da seguire, essa viene generalmente collocata nei percorsi, sia interni che esterni, in prossimità degli incroci o dei cambi di direzione. E’ importante che abbia una sequenza logica e coerente dal punto iniziale a quello finale dei percorsi. La segnaletica identificativa o di conferma serve a identificare un luogo o un edificio, o una porzione di esso. Viene di solito collocata in prossimità dell’ingresso, ad altezza d’occhio umano. Un progetto di segnaletica è efficace se è in grado di favorire l’orientamento di chiunque, anche di chi ha un deficit visivo od una carenza di tipo psico-cognitivo. Dal punto di vista grafico, i fattori che determinano l’efficacia e la leggibilità della segnaletica sono molteplici. Tra i più importanti: messaggi e segnali brevi, visibili e comprensibili; massima attenzione alla scelta dei colori, tipo e dimensione dei font, contrasti; segnali visibili anche da distanze superiori a 10 m ed anche in movimento. E’ importante anche la collocazione della segnaletica: non nascosta da elementi provvisori; non di ostacolo alla visibilità di altri elementi od alla mobilità; visibile da lontano e da vicino; ben 224 illuminata; con segnali posizionati ad un’altezza media di 1.40-1.70 m e massima di 2.30 m per i segnali sospesi. Vanno, poi, evitati supporti inadeguati quali superfici riflettenti, privilegiando le finiture opache. La leggibilità del testo dipende da molti fattori: spaziatura tra lettere e tra parole, interlinea etc. Nella segnaletica direzionale è utile che il testo sia allineato secondo la direzione della freccia, mentre le scritte più leggibili sono quelle in minuscolo. I pittogrammi (simboli a cui viene associato un significato) sono parte costituente del linguaggio della segnaletica. Devono essere efficaci e immediatamente comprensibili, per questo il segno grafico deve avvicinarsi all’azione a cui si riferisce. Sono ancora più utili nei luoghi d’interesse culturale, poiché evitano la traduzione in diverse lingue. L’efficienza grafica di un sistema di segnaletica dipende infine dal contrasto fra il testo delle scritte e lo sfondo, nonché dall’uso sapiente dei colori (valutando le tonalità dominanti dell’ambiente). L’ultima considerazione riguarda la [necessaria] manutenzione del sistema della segnaletica (flessibile, interscambiabile, facile montaggio, manutenzione e pulizia) (…)”. Servizi accessori ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MiBAC 10 maggio 2001), Ambito VII - Rapporti del museo col pubblico, paragrafo Servizi accessori. ▪ DEFINIZIONE: Per un museo, i servizi accessori sono: “parcheggio, negozio, ristorazione, assistenza ed intrattenimento della prima infanzia”. Servizi aggiuntivi ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs 42/2004), art.117, Servizi aggiuntivi. ▪ DEFINIZIONE: “1. Negli istituti e nei luoghi della cultura indicati all’articolo 101 possono essere istituiti servizi di assistenza culturale e di ospitalità per il pubblico. 2. Rientrano tra i servizi di cui al comma 1: a) il servizio editoriale e di vendita riguardante i cataloghi e i sussidi catalografici, audiovisivi e informatici, ogni altro materiale informativo e le riproduzioni di beni culturali; b) i servizi riguardanti beni librari e archivistici per la fornitura di riproduzioni ed il recapito del prestito bibliotecario; c) la gestione di raccolte discografiche, di pinacoteche e di biblioteche museali; d) la gestione dei punti vendita e l’utilizzazione commerciale delle riproduzioni dei beni; e) i servizi di accoglienza, ivi inclusi quelli di assistenza e di intrattenimento per l’infanzia, i servizi di informazione, di guida e di assistenza didattica e i centri di incontro; f) i servizi di caffetteria, di ristorazione, di guardaroba; g) l’organizzazione di mostre e di manifestazioni culturali, nonché di iniziative promozionali. (…) 4. La gestione dei servizi medesimi è attuata nelle forme previste dall’articolo 115 (…)”. Sistemi di allestimento ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato A del D.M. 10 maggio 2001), Ambito III - Strutture, Sistemi di allestimento. ▪ DEFINIZIONE: L’esposizione di un museo richiede: pannelli (autoportanti, scorrevoli, girevoli, con fissaggio al piede), pareti attrezzate; vetrine (addossate, inserite in parete, verticali, a tavolo); piedistalli; mensole; pedane. Ed ancora tavoli; banchi per la consultazione; sedie; cassettiere ed armadi. Servizi speciali per gli utenti ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MiBAC 10 maggio 2001), Ambito VII - Rapporti del museo col pubblico, paragrafo Servizi speciali per gli utenti. 225 ▪ DEFINIZIONE: Tra i servizi speciali per gli utenti di un museo, si individuano: “servizio educativo, biblioteca e centro di documentazione, fototeca e laboratorio”. Sicurezza del museo ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MiBAC 10 maggio 2001), Ambito V - Sicurezza del museo. ▪ DEFINIZIONE: “(…) Il museo deve garantire la sicurezza ambientale, la sicurezza strutturale, la sicurezza nell’uso, la sicurezza anticrimine e la sicurezza in caso di incendio, considerando i problemi della sicurezza in modo mirato ed integrato”. Sito Archeologico ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Dizionario di Archeologia. Temi, concetti e metodi, FRANCOVICH R. - MANACORDA D. (a cura di), Laterza, Roma-Bari 2000, pp.276-279, Siti e parchi. ▪ DEFINIZIONE: “(…) Sotto il profilo della conservazione, i lemmi sito e parco sono strettamente correlati. Il sito può essere considerato come la traccia archeologica di un’attività antropica e costituire, al tempo stesso, l’unità territoriale minima di un parco (…)”. Standard museali ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei Musei (Allegato “A” del D.M. del MiBAC 10 maggio 2001). ▪ DEFINIZIONE: Sono requisiti minimi richiesti dalla normativa a tutte le realtà museali italiane, indipendentemente dal loro status giuridico. Gli standard sono suddivisi in otto ambiti: Status giuridico, Assetto finanziario, Strutture, Personale, Sicurezza, Gestione delle Collezioni, Rapporti con il pubblico e relativi servizi, Rapporti con il territorio. Strumenti di comunicazione primaria obbligatoria in un museo ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato “A” del D.M. del MiBAC 10 maggio 2001), Ambito VII - Rapporti del museo col pubblico, paragrafo Strumenti di comunicazione primaria obbligatoria. ▪ DEFINIZIONE: Tra gli Strumenti di comunicazione primaria obbligatoria di un museo si considerano: la segnaletica (esterna ed interna) ed i dispositivi per l’identificazione delle opere (didascalie). Sussidi alla visita ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Atto d’indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato A del D.M. 10 maggio 2001), Ambito VII - Rapporti del museo col pubblico, paragrafo Sussidi alla visita. ▪ DEFINIZIONE: “I sussidi alla visita dovranno essere presenti per permettere, al visitatore che lo desideri, un approfondimento, preferibilmente disponibile in più lingue straniere od almeno in inglese”. Ci si riferisce a pannelli, a tavole cronologiche, alle guide brevi ed al catalogo del museo. Vi sono anche le audioguide, le visite guidate, gli incontri col personale del museo su appuntamento, visite speciali alle collezioni, visite al laboratorio di restauro, visite ai depositi ed ai cantieri etc. 226 Tecnologie interattive ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: SANTORO, Nuove tecnologie interattive: la rivoluzione digitale. Dall'apprendimento "simbolico-ricostruttivo" all'apprendimento "senso-motorio, p.63, in www.musei-it ▪ DEFINIZIONE: “(…) Le tecnologie interattive, permettono, anzi, richiedono, all'utente di agire, scegliere, rispondere, ad ogni passo della comunicazione, facendola così strutturare a lui stesso in una pressochè illimitata varietà di percorsi e modi. In questo sono invece diverse tanto da cinema e televisione quanto dai testi, il cui utente è sostanzialmente un recettore passivo di qualcosa che altri hanno strutturato per lui una volta per tutte (…)”. Territorio ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 1: Il nuovo dizionario italiano Garzanti, Garzanti, Milano 1985, p.931 Territorio. ▪ DEFINIZIONE 1: “Regione, paese soggetto ad una particolare amministrazione (…)”. ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 2: http://dizionari.hoepli.it/Dizionario_Italiano/parola/territorio.aspx?idD=1& Query=territorio&lettera=T ▪ DEFINIZIONE 2: “Regione geografica”. Totem (in un museo) ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: NdA. ▪ DEFINIZIONE: Elemento verticale posizionato a terra, generalmente posizionato all’esterno del museo o dopo l’ingresso o all’inizio di ogni sala, che reca informazioni circa il nominativo del museo o il titolo della sala o quello della sezione. Tutela del patrimonio culturale ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs. 42/2004), art.3 Tutela del patrimonio culturale. ▪ DEFINIZIONE: “1. La tutela consiste nell’esercizio delle funzioni e nella disciplina delle attività dirette, sulla base di un’adeguata attività conoscitiva, ad individuare i beni costituenti il patrimonio culturale ed a garantirne la protezione e la conservazione per fini di pubblica fruizione. 2. L’esercizio delle funzioni di tutela si esplica anche attraverso provvedimenti volti a conformare e regolare diritti e comportamenti inerenti al patrimonio culturale”. Valorizzazione del patrimonio culturale ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs. 42/2004), art.6, Valorizzazione del patrimonio culturale. ▪ DEFINIZIONE: “1. La valorizzazione consiste nell’esercizio delle funzioni e nella disciplina delle attività dirette a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e ad assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e di fruizione pubblica del patrimonio stesso. Essa comprende anche la promozione ed il sostegno degli interventi di conservazione del patrimonio culturale. 2. La valorizzazione è attuata in forme compatibili con la tutela e tali da non pregiudicarne le esigenze (…)”. Vetrine ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Allegato A del D.M. 10 maggio 2001), Ambito VI e Ambito VII, paragrafo Sussidi alla visita. 227 ▪ DEFINIZIONE: Le vetrine sono da considerarsi “ambienti espositivi confinati” (Ambito VI) e possono essere “addossate, inserite in parete, verticali o a tavolo” (Ambito VII). Video installazioni ▪ FONTE DI RIFERIMENTO: http://it.wikipedia.org/wiki/Video_installazione ▪ DEFINIZIONE: “Per video installazione si intende un tipo di arte visiva nata intorno agli anni settanta. Si tratta di un'installazione, quindi di arte non mobile, mediata da uno schermo che ha come sua caratteristica principale il creare e rappresentare, per mezzo di una proiezione video, una realtà altra e artefatta, con l’obiettivo di provocare nello spettatore particolari emozioni fruite in un dato contesto. La video-installazione ha come prerogativa quella di rendere sullo schermo la realtà voluta dall’artista. Questa rappresentazione tridimensionale è in continuo mutamento e coinvolge l’utente totalmente, rendendolo protagonista di questa realtà parallela, ma soprattutto parte integrante dell’opera stessa. Lo spettatore non è posto di fronte all’opera in maniera distaccata, ma è catapultato e proiettato in essa, come se si trovasse in una realtà parallela. Il pubblico, come anche il luogo della proiezione, sono elementi essenziali dell’installazione. Ciò comporta che il loro variare determini sempre il mutare dell’installazione, a seconda dei luoghi e dei fruitori. Mutano così anche gli esiti dell’opera e le sue possibilità di lettura”. Visibilità ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 1: D.M. 236/1989, art.2, l. Visibilità. ▪ DEFINIZIONE 1: “(…) Possibilità, anche da parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale di accedere agli spazi di relazione e ad almeno un servizio igienico di ogni unità immobiliare (…)”. ▪ FONTE DI RIFERIMENTO 2: Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Direzione Generale BASAE del MiBAC (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008, (D.M. del MiBAC 28 marzo 2008), p.29. ▪ DEFINIZIONE 2: “(…) Accessibilità, visibilità e fruibilità costituiscono diversi livelli qualitativi di fruibilità degli spazi (…)”. 228 Bibliografia specifica relativa al Glossario (allegato) BRANDI C., Teoria del restauro, Einaudi, Torino 1963, Appendice 3. Principi per il restauro dei monumenti, p.75. Carta di Venezia, 1964, art.1. Commissione Franceschini, Roma 1967, in AA.VV., Per la salvezza dei beni culturali in Italia. Atti e documenti della Commissione d’indagine per la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico, archeologico, artistico e del paesaggio, Roma 1967, voll.3. Carta del Restauro, 1972 (Ministero della Pubblica Istruzione, circolare n.117/06.04.1972). Il nuovo dizionario italiano Garzanti, Garzanti, Milano 1985, pp.73, 284, 325, 422, 564, 590, 662, 733, 921. D.M.236/1989, art.2 Accessibilità. LUGLI A., Museologia, Jaca Book, Milano 1992, pp.24-27, 40. CARBONARA G., Avvicinamento al restauro. Teoria, storia, monumenti, Liguori Editore, Napoli 1997, pp.12, 23, 27, 33. AIDI, Associazione Italiana di Illuminotecnica, Manuale di Illuminitecnica, FELLIN L. – FORCOLINI G. - PALLADINO P. (a cura di), Milano 1999, pp.1101-1102, 1107-1109, 506-507. Dizionario della Lingua italiana, Garzanti, Milano 1999, p.66. Dizionario di Archeologia. Temi, concetti e metodi, FRANCOVICH R. - MANACORDA D. (a cura di), Laterza, Roma-Bari 2000, pp.53, 75-80, 110-111, 138-142, 276-281, 350. 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La bibliografia del primo capitolo Riflessione sul tema edifici storici, restauro e museografia si presenta qui divisa in due parti, una riguardante il restauro degli edifici storici e l’altra la questione museografica. Nella bibliografia dedicata al Censimento, si omette la bibliografia specifica delle Schede “A” relative ai musei italiani d’interesse archeologico, dato che non sono presenti nell’elaborato. Tale bibliografia riguarderebbe i siti web delle Regioni e delle Province, dei Comuni italiani e dei singoli musei, oltre ai testi già citati. Nella bibliografia relativa ai Musei archeologici di qualità, i riferimenti vengono riportati suddivisi per museo di appartenenza. Bibliografia specifica relativa alla questione del restauro degli edifici storici (capitolo 1) BRANDI C., Teoria del restauro, Torino 1963 (I ed.), capitolo Lo spazio dell’opera d’arte. Carta del Restauro del M.P.I. del 1972, art.4. 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MINISSI F., Conservazione dei beni storici artistici e ambientali: restauro e musealizzazione, De Luca, Roma 1978. 231 MINISSI F., Il Museo negli Anni ’80, Roma 1983. I luoghi del museo. Tipo e forma fra tradizione e innovazione, BASSO PERESSUT L. (a cura di), Editori Riuniti, Roma 1985. NUVOLARI F., PAVAN V., Archeologia museo architettura, Arsenale, Venezia 1987. MINISSI F., Conservazione vitalizzazione musealizzazione, Roma 1988. Restauro e museografia. Centralità della storia, RANELLUCCI S. (a cura di), Multigrafica Editrice, Roma 1990. MINISSI F., RANELLUCCI S., Allestimento e museografia: un decennio di corso, Roma 1990. LAUDANI M., Il restauro e l’allestimento dell’aula angolare ottagona nelle Terme di Diocleziano, Roma, in “Domus”, n.731, ottobre 1991, p.52 sgg. MINISSI F., Museografia, Monsignori, Roma 1992. KNELL S. J., A bibliography of museum studies, Scholar press, Aldershot 1994. MASTRODIPIETRO M., Nuovo allestimento italiano, Lybra Immagine, Milano 1997. 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Allegato “A” del D.M. del MiBAC 10 maggio 2001 relativo all’Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei. JALLA D., Standard di qualità e di risorse per i musei, in Rivista on line “Nuova Museologia”, n.1, 14 febbraio 2001, pag. 18, http://nuovamuseologia.org/centre.html 22/03/. Strumenti di valutazione per i musei italiani. Esperienze a confronto, MARESCA COMPAGNA A. (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2005. MORESCA COMPAGNA A., La verifica degli standard museali: un’indagine sulle attività di valorizzazione negli istituti statali, in “Notiziario dell’Ufficio Studi del MIBAC”, Roma 2007, pp.80-82. MARESCA COMPAGNA A. - DI MARCO S.C. - BUCCI E., Musei pubblico territorio. Verifica degli standard museali, Gangemi Editore, Roma 2008. Musei di qualità: sistemi di accreditamento dei musei d’Europa, MARESCA COMPAGNA A. (a cura di), Gangemi Editore, Roma 2008. 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Legge 5 febbraio 1992, n. 104, (Legge Quadro sull'handicap) Legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate. D.P.R. n. 503 del 24.07.1996, Regolamento recante norme per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici. D.P.R. 6 giugno 2001, n.380, Testo Unico dell’Edilizia e superamento delle barriere architettoniche. Allegato A del D.M. del MiBAC 10 maggio 2001, Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei, Ambito VII, Rapporti del museo con il pubblico. D.Lgs. 24 marzo 2006, n.156, Disposizioni correttive ed integrative al D.Lgs 42/2004, artt. 1, 6, 38. D.M. del MiBAC 28 marzo 2008, Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi d’interesse culturale. Bibliografia specifica relativa al Censimento (capitolo 4) I Musei. Schede, collana "Capire l’Italia”, Touring Club Italiano, Milano 1980. 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