Visita
Il lusso e
la miseria
L’antico splendore
Informazioni
Storia
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italiano
Glossario
Lusso e miseria...
Alla ricerca dello splendore perduto
Arabesco: motivo a intarsio con decori floreali.
Camino alla francese: camino monumentale
con cornice sporgente, la cui cappa dritta vanta
un ricco decoro e un motivo centrale dipinto
o scolpito.
Infilate di stanze semplici in profondità: serie di
stanze disposte in successione, comprese tra le
mura longitudinali del corpo di un edificio.
Malice: piccolo getto d’acqua nascosto che si
azionava al passaggio di un visitatore.
Pari: dodici grandi personaggi che assistono il re
durante la consacrazione e il governo.
Scala a chiocciola sospesa: scala i cui scalini
poggiano per un’estremità su un muro laterale
e si sviluppano attorno a un vuoto centrale.
Scalone a rampe parallele: scala a rampe rettilinee
con anima costituita da un muro.
Soffitto all’italiana: soffitto in legno con scomparti
che inquadrano scene dipinte.
Un lussuoso castello ducale
Studi e restauri
Il castello di Cadillac, la cui ricchezza tanto
colpì i contemporanei del duca di Épernon,
è lo specchio degli eccessi del suo proprietario,
come testimonia un visitatore inglese nel 1634:
“...questo monumento è veramente magnifico.
Contiene 60 stanze, disposte in modo
assolutamente regale. Si contano 20 camini,
impreziositi da marmi variegati e sempre
differenti, che decorano le stanze. [...] Le pareti,
rivestite di arazzi in oro e seta, valgono tanto oro
quanto pesano. Autentiche meraviglie che ho
potuto solo vedere e non inventariare”.
Recenti studi universitari, basati su un inventario
redatto nel 1652, sono riusciti a definire la
destinazione d’uso delle stanze e il loro arredo.
Il progetto scientifico del castello è condotto dal
Centre des monuments nationaux. L’obiettivo è
quello di restituire progressivamente agli interni
lo splendore dell’epoca ducale, attraverso
l’acquisizione e la riorganizzazione di varie
collezioni. Durante le recenti opere di restauro
dell’edificio e degli interni, sono stati conservati
gli allestimenti carcerari più significativi: porte,
spioncini, grate e gabbie individuali chiamate
“stie” nei sottotetti.
Informazioni pratiche
Durata media della visita: 1 ora
Visite commentate in francese.
Visite adattate per le persone disabili.
Bookshop
La guida di questo monumento è disponibile nella collezione “Itinéraires”
presso il bookshop.
Centre des monuments nationaux
Château de Cadillac
33410 Cadillac-sur-Garonne
tél. 05 56 62 69 58
fax 05 56 62 60 73
www.monuments-nationaux.fr
crédit photo RMN. conception Plein Sens, Anders. réalisation Marie-Hélène Forestier. traduction ADT international. impression Stipa, octobre 2015.
Storia
Un secolo di occupazione carceraria
Caratteristiche delle collezioni ducali
Nel XIX secolo, questa magnifica dimora ospita
una popolazione di “ragazze perdute” contro cui
la repressione si rivela durissima, in un universo
caratterizzato dal silenzio imposto alle detenute,
da un’ossessione per l’ordine e per un castigo
esemplare. Di nuovo, Cadillac diventa teatro
degli eccessi: detiene il record di mortalità
carceraria. Qui, le prigioniere subiscono le
peggiori condizioni di trattamento di tutta la
Francia. Nel 1866, il cappellano della prigione,
padre Jean-Joseph Lataste, fonda l’ordine delle
suore di Betania spinto dalla violenza e
dall’immoralità di questo luogo. Alle detenute
che hanno scontato la loro pena, offre la
possibilità di abbracciare la vita religiosa.
La Chiesa lo ha proclamato Beato nel 2012.
I duchi di Épernon, spettatori e spesso attori
di grandi avvenimenti storici, acquistarono per
il castello una collezione di quadri e di arazzi
particolarmente rappresentativa del loro rango
e della loro epoca. Le cornici dei camini e
gli spazi dedicati (studio dorato, studio dei re
e delle regine...) venivano ornati di ritratti,
scene storiche o allegoriche per celebrare
la propria grandezza. Le collezioni ducali
di arazzi erano note in termini di quantità
e di qualità. Durante la Rivoluzione, tuttavia,
la maggior parte delle opere è andata distrutta.
castello
di Cadillac
Una doppia eredità
Il castello ducale
Il duca di
Épernon,
inizio del
XVII secolo
Membro del reggimento dei Cadetti di Guascogna
e primo duca di Épernon, Jean-Louis Nogaret de
La Valette (1554-1642), favorito del re Enrico III,
vive una carriera folgorante.
Duca e pari* di Francia,
colonnello generale della fanteria
e governatore di varie province,
egli accumula numerosi incarichi
molto remunerativi. Il nuovo re,
Enrico IV, temendone il potere,
cerca di allontanarlo dalla corte e lo esorta a
costruirsi un castello adeguato al proprio rango,
lontano dalla capitale. Inviso anche a Richelieu,
Épernon cade in disgrazia. Dopo la sua morte,
il figlio Bernard, secondo duca di Épernon,
si accontenta di portare a termine la costruzione
del castello e muore senza lasciare eredi. La
proprietà del castello passa quindi a dei lontani
parenti, i Preissac, che rinnovano l’edificio
prima di abbandonarlo ai saccheggi durante
la Rivoluzione.
Il castello-prigione
Acquisito dallo Stato, nel 1818 il castello diventa
un carcere femminile. Nel 1890 la prigione viene
chiusa e riconvertita in centro di recupero per
giovani donne, sino al 1952.
Da allora, si susseguono vari interventi di
restauro. L’attuale programma di valorizzazione
consente all’edificio di recuperare gli arredi
originali, testimoniando con forza la sua
doppia eredità.
*Spiegazioni sul retro del documento.
Storia
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la miseria
L’antico splendore
Informazioni
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piano terra
1 Il cortile d’onore. Oggi l’architettura originale
del castello ducale è testimoniata soltanto dalla
prima porzione delle ali e dal corpo centrale,
costruito tra il 1599 e il 1610. Le ali più basse
e il padiglione d’ingresso, costruiti nell’Ottocento
per soddisfare le necessità dell’amministrazione
penitenziaria, cingono gli altri lati del cortile,
che era adibito alle passeggiate quotidiane
delle detenute.
L’appartamento del duca
Quando il castello fu trasformato in prigione,
queste sale divennero la cappella, la sacrestia
e il piccolo refettorio delle suore.
3 La sala ha conservato un camino ornato
da marmi policromi, stucchi e dorature ma i suoi
ricchi pavimenti verniciati e le sue decorazioni
dipinte sono scomparsi nell’incendio del 1928.
4 L’anticamera ospita il camino più antico del
castello. L’armadio in noce del XVIII secolo
fiancheggia un arazzo del XVII secolo.
5 La camera del duca è arredata con un letto a
colonne tortili. Il soffitto originario, ricco di
arabeschi* , presenta cassettoni dipinti a trompel’œil che si ritrovano anche sui rivestimenti
inferiori. Anche l’oratorio, attiguo alla camera
del duca, conserva il soffitto originario.
Piano interrato
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Il piano terra
La distribuzione del corpo dell’edificio, con le
sue infilate di stanze semplici in profondità* ,
organizzate in appartamenti e suddivise su
entrambi i lati da una scala centrale, è tipica delle
grandi dimore dell’inizio del XVII secolo. Ogni
appartamento si compone di una sala, al contempo
vestibolo e sala per ricevimenti, di un’anticamera
arredata con cura per accogliere gli ospiti più
importanti e, infine, di una camera talvolta
prolungata da un guardaroba o da uno studio.
2 Lo scalone d'onore a rampe parallele* dà
accesso agli appartamenti reali e ducali.
primo piano
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L’appartamento della duchessa
Il primo piano
Nel corso dell’Ottocento, tutte queste stanze
vennero adibite a infermeria della prigione.
Conserva ancora i soffitti dipinti e i camini
monumentali alla francese* .
La sala è ornata da quattro arazzi che narrano
il mito di Psiche, intessuti a Parigi nel XVII secolo,
e dal ritratto di Bernard, secondo duca di Épernon,
nella cornice della cappa del camino.
La prima anticamera, dai rari soffitti dipinti
con ceste di fiori e frutta su fondo bianco,
accoglie tre arazzi del XVI secolo sul tema
dell’Antico Testamento, identici a quelli che
possedeva il duca di Épernon, nonché un ritratto
di Anna Maria Luisa d’Orléans detta “la grande
Mademoiselle”, parente della famiglia Épernon.
La seconda anticamera ha conservato del suo
decoro originale solamente il soffitto dipinto.
L’attuale camino risale alla fine del XVIII secolo
come il camino dello studio dorato dalla cornice
di legno.
Lo studio dorato, una piccola stanza finemente
arredata, deve il proprio nome alle pareti, un
tempo ornate da rivestimenti dorati sui quali
erano appesi dei quadri. Questo insieme,
scomparso nel XVIII secolo, viene evocato dai
ritratti di Enrico IV, Maria de’ Medici e Anna
d’Austria. Esso conserva un interessante soffitto
all’italiana* , che testimonia ancora la ricchezza
del decoro originale.
Questi due appartamenti furono adibiti a
dormitorio per le prigioniere.
L’appartamento del re
In questa infilata di stanze, i camini testimoniano
ancora di più la ricchezza degli interni, in onore
e ricordo di Enrico III.
10 Nella sala, sopra il camino, sorge un busto del
sovrano, mentre il suo ritratto e quello della
moglie, Luisa di Lorena, spiccano accanto a un
arazzo che rappresenta l’Assedio di La Rochelle
tessuto al castello e il parato di Rinaldo e Armida.
11 L’anticamera ospita il camino più decorato del
castello, nella sua cornice infatti sono scolpiti
bassorilievi raffiguranti una personificazione
della Fama, circondata da trofei militari,
che esalta le vittorie del re.
L’appartamento della regina
12 La sala è rivestita con cinque arazzi di Teagene
e Cariclea, alla maniera di Simon Vouet,
raffiguranti la loro storia d’amore.
13 Nella prima anticamera, tre arazzi di Bruxelles
illustrano le grandi storie d’amore della mitologia
greco-romana. Il quadro del camino, estremamente
ricco di decori, raffigura La regina Artemisia
mentre beve le ceneri del marito Mausolo.
14 La seconda anticamera, in cui si trova un camino
rimasto incompiuto, è ornata da due arazzi che
raccontano gli episodi della vita della regina
Zenobia di Palmira.
Il piano interrato
15 e 16 Le due sale ai due lati della scala, adibite
nel Seicento a cucina e anticucina, sono
particolarmente luminose. Hanno ospitato il
laboratorio di Claude de Lapierre durante la
realizzazione, per il castello, dell’arazzo in 27
parti sulla Vita di Enrico III. In seguito, sono
state trasformate in refettorio per le detenute e
presentano una mostra sul periodo penitenziario.
17 e 18 La terza stanza, la cucina della prigione,
conduce a una spettacolare scala a chiocciola
sospesa* di servizio, un capolavoro di precisione
in termini di progettazione e taglio della pietra.
Nel Seicento tale scala raggiungeva tutti i piani
dell’edificio.
Il giardino
19 Il giardino ducale, recentemente restaurato,
è racchiuso dal muro di cinta della bastia
medievale che costeggia il torrente Oeuille. Al di
là del corso d’acqua si estendeva la vasta tenuta
ducale, oggi trasformata in parco pubblico.
Originariamente questo piccolo giardino fiorito
era provvisto di una grotta e di giochi d’acqua
chiamati malices* ; successivamente divenne
l’orto della prigione nel cui pozzo, tuttora
esistente, alcune detenute posero fine ai propri
giorni. Ristrutturato secondo lo stile dei giardini
classici, offre due diverse prospettive del castello
(lato giardino e lato cortile).
*Spiegazioni sul retro del documento.