Il gatto dei denti
Non so come sia potuto accadere. In genere sto attento a quel che
mangio.
Ma quando ho visto il guizzare bianco di quel topolino, setoso e profumato,
che si avvicinava furtivo al portone della casa, non ho pensato ad altro che
a spiccare un balzo e a divorarlo in un boccone.
Era così buono che non ho fatto caso al suono metallico della moneta sul
selciato e solo dopo, mentre, satollo, mi leccavo le zampe e me le passavo
sul muso per ripulirmi, mi sono accorto del soldo luccicante accanto al
portone.
Allora ho capito, era chiaro: un piccolo topo tutto bianco, una moneta… mi
ero appena mangiato il topolino dei denti!
Ma sì, uno di quegli sciocchi piccoli sorci che vanno dai bambini che hanno
appena perso un dente da latte e glielo portano via da sotto il cuscino e lo
sostituiscono con una moneta…
Non credete al topo dei denti? Nemmeno io ci credevo, finché non me lo
sono mangiato!
Per la verità non l’ho capito solo dalla moneta e dal colore del pelo, anche
dal gusto e dal profumo. Sì, aveva un sapore e una fragranza particolari,
che non avevo mai sentito prima in un sorcio, ma che conosco molto bene:
sapeva di latte!
A quel punto, avrei dovuto lisciarmi i baffi e andarmene per la mia strada,
ma qualcosa – forse il topo – mi pesava sullo stomaco e mi faceva stare lì,
incollato davanti al portone, con una zampa posata sulla moneta.
Poi il portone si è aperto – una signora stava uscendo – e io sono
sgattaiolato nell’androne e poi via, su per le scale, con la moneta tra i
denti.
Trovare il bambino è stato un gioco da gatti.
Aveva un cratere davanti, al posto dell’incisivo, e sputacchiava un po’
mentre, sul pianerottolo, diceva alla mamma: «Ftafera, quando torno da
fcuola, metto il dente fotto il cufino!»
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Senza farmi vedere mi sono intrufolato nell’appartamento prima che
chiudessero la porta, ho spinto la moneta sotto il cuscino del letto
sommerso di giochi e mi sono sbarazzato in fretta del dente.
Adesso l’Allegro Chirurgo ha un pezzo in più da estrarre dal ginocchio del
paziente.
Poi, uscito sul balcone della cameretta, sono saltato fino al tetto del
garage sottostante e, veloce, sono tornato in strada.
Mentre me ne stavo andando via, soddisfatto dell’impresa compiuta, ho
intravisto un bambinetto sdentato che mi fissava dalla finestra del piano
terra e poi due gemelli che col papà uscivano dal portone. Mi hanno sorriso
con sguardo allegro e dentatura incerta.
Ho pensato: ma quanti sono i bambini a cui stanno per cadere i denti da
latte in questo condominio?
In tutto quattordici.
Pensavate che un gatto non sapesse contare? Ho imparato di recente…
Sì, in questo palazzo vivono esattamente quattordici bambini dai cinque ai
dieci anni e in pochi mesi ho sostituito ben undici denti da latte!
Che lavoraccio!
E non chiedetemi come ho fatto con le monete… Procurarmele non è stato
affatto facile. Ho fatto la posta nei parcheggi dei supermercati, dietro i
serpenti di carrelli e ai distributori di caffè e, appena una moneta cadeva
per terra, la raccoglievo in bocca e via di corsa.
Così come non è stato facile entrare in casa dei bambini.
Ho dovuto fingermi uno di quei gatti semidomestici che se ne vanno tutto
il giorno a zonzo per i vicoli e quando hanno fame cercano di entrare negli
appartamenti degli uomini e, strusciandosi contro le loro gambe, si fanno
dare gli avanzi e, se fa freddo, preferiscono i loro morbidi divani al
cofano tiepido delle automobili.
Più volte, poi, sono stato lì lì per essere scoperto.
«Sei la fatina dei denti?» mi ha chiesto la piccola Alice – olezzo di Barbie,
terzo piano – mentre cercavo con un artiglio di arpionare da sotto il
cuscino il suo primo dentino caduto.
Ho dovuto improvvisare una samba col dente, facendolo ballare per
mezz’ora tra le zampe, per convincerla che stavo solo giocando.
Non è stata un’impresa priva di pericoli.
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I gemelli, Riccardo e Federico – odore di chewing-gum, secondo piano avevano sistemato una trappola per topi sotto il cuscino e solo per
miracolo non mi è finita una zampa dentro. Il pezzetto di formaggio
comunque era buono.
E quando Sofia – vicina di casa di Alice, ma più alta di lei di una spanna e
molto più robusta – mi ha sorpreso sul suo letto, sono stato colpito da una
bambolata sul muso e da urla selvagge: «Aaaah! Il gatto sta aspettando il
mio topolino dei denti per mangiarlo!»
Già fatto, veramente…
Tra tutti i bambini, il mio preferito è Sebastiano – profumo di tonno in
scatola, sta all’ultimo piano –. Mi ha dato un nome, Rollo, mi accoglie
sempre con una grattata dietro le orecchie e mi offre bocconi squisiti.
Vado da lui volentieri, soprattutto adesso che fuori nevica e fa molto
freddo.
Ha mille attenzioni verso di me.
Stasera, per esempio, mi ha lasciato una bella scodella di latte sul tavolo
accanto al camino. Come fa a sapere che io impazzisco per il latte? Prrr…
che delizia! E questi nel piatto cosa sono? Biscotti al latte e cannella,
gnam, più croccanti dei croccantini!
Che mangiata, ragazzi, adesso mi appallottolerò qui sulla poltrona e mi
appisolerò.
Ehi, cos’è questo rumore che viene dal caminetto? Un omone vestito di
rosso con un grande sacco in mano è sceso dalla canna fumaria e si è
introdotto in casa!
L’omone va dritto a vedere cosa c’é nel piatto dei biscotti, forse dovevo
lasciargliene qualcuno… Poi scruta con sguardo severo la scodella, vuota.
Sembra molto deluso, batte con stizza il tacco dello stivale sul pavimento,
riprende in fretta il suo sacco e se ne ritorna da dove è venuto,
borbottando.
Per tutti i topi da latte, non mi dite che…
Non so proprio come sia potuto accadere! In genere sto attento a quel
che mangio.
© 2009 Mirella Cicala. Tutti i diritti riservati.
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