t e c n i c a - - - - - - La pr otesi totale protesi ed i suoi principi estetici funzionali Silvio Morchio, odontotecnico diplomato presso l’Istituto di Arti Ausiliarie Sanitarie G. Plana di Torino (1977). Ha lavorato per 17 anni come odontotecnico presso il Laboratorio di Ricci Osvaldo, specializzato in Protesi Totale, secondo la metodica del Dott. Earl Pound. Membro del Cultural Odonto Culb di Torino presso il quale ha diretto il gruppo di Ricerca sulla Protesi Totale (1991/94). Relatore presso il Congresso Universitario di Mosca nel Convegno Internazionale delle Università dell’Est sull’Occlusione in Protesi Totale (1992). Relatore presso l’Università di Parigi sull’argomento Protesi totale e Biomateriali Dentali. Relatore presso il Congresso Universitario di Cluj sull’Occlusione in Protesi Totale (1999/2000). Ospite come conferenziere presso l’Università di Monastir (Nord Africa) durante un Convegno sulla Protesi Totale (1998). Relatore presso il Centro di Ricerca sulla Occlusione in Protesi Totale di Strasburgo (1998/99). Ha ottenuto riconoscimenti come relatore in convegni scientifici nazionali e internazionali e come autore di pubblicazioni sulla Protesi Totale e sui Biomateriali Dentali. Intr oduzione Introduzione Il diretto interessato Lo scopo di queste righe che seguiranno è di promuovere un maggior interesse verso il grande problema dell’estetica e di dimostrare che quanto più la protesi risponde alle caratteristiche estetiche tanto più il risultato sarà funzionale. E’ logico presupporre che il protesista proiettato verso il futuro nutra interesse verso lo studio e l’applicazione di questi principi fondamentali di politica commerciale. E’ stato condotto un sondaggio dal Dott. Pound nel 1960 [1] per verificare questo fatto e dalle conclusioni si può affermare che il protesista è ben lungi dal lavorare o pensare in questi termini. Esiste un’altra ricerca condotta sulle pubblicazioni di riviste del settore negli anni ‘90 (Journal American Dental Associations, Journal Prosthetic Dentistry, Dental Digest, sul tema la Protesi Totale ); sono stati esaminati 203 articoli e gli argomenti raggruppati in sette categorie; in conclusione, solo il 3% degli articoli trattava di estetica nella protesi totale; l’1,5 è la percentuale degli argomenti che trattavano le creste residue. Il paziente da riabilitare con protesi totale, oltre ad essere gravemente menomato dal punto di vista funzionale, si sente privato della sua propria naturale personalità e spesso si crea in lui una difficoltà di inserimento nella società che a volte complessa da superare. Egli si identifica con il viso, parte chiaramente visibile a tutti, e con lo stesso si stacca dagli altri, sentendosi differente. La storia ci insegna che, sin dagli albori, uomini e donne di qualsiasi civiltà hanno sempre cercato di migliorare la loro situazione con abbellimenti da appendere al viso o colori da pitturare. Simile ad un quadro, ad un pezzo artistico, in grado si suscitare, se non sempre piacere, almeno interesse sugli altri. Quindi noi lo dipingiamo con particolare cura: scegliendo varie acconciature per i capelli, aggiungendo gioielli, spille cravatte, copricapo ecc...; tutto questo quasi a significare: guardatemi. Le protesi totali, dovranno essere conformate in maniera da fornire al viso lo stesso sostegno originario, così che, quando al centro di esso si troveranno delle protesi passive, sia consentita questa azione naturale e siano offerti al paziente tutti i benefici che comporta la nostra definizione dell’estetica che è un aspetto piacevole nella funzione. Aspetto e funzione sono due aspetti inseparabili, nel senso che l’uno non può esistere senza l’altro. Silvio Morchio: La protesi totale ed i suoi principi estetici funzionali 1 t La funzione e l’estetica Harold Lloyd Wrigt [12] scrisse in suoi diversi articoli che “Funzione e estetica sono una cosa sola”; ciò è tanto più vero nel campo della riabilitazione del cavo orale. Le protesi statiche e passive nascono dalle nostre mani e noi crediamo che la loro forma, per fornire un aspetto gradevole nella funzione, debbano imitare o riprodurre il più fedelmente possibile la dentatura e gli altri tessuti distrutti dell’arcata dentaria naturale. Per poter realizzare ciò occorre tener conto dei seguenti punti: A) Restaurazione della originaria posizione dei denti anteriori e posteriori. B) Costruzione attorno a questi denti di un arco naturale anatomico. C) Creazione dell’illusione di colori tessutali armonizzati. Posizione naturale dei denti Durante lo sviluppo la posizione dei denti delle arcate dentarie è determinata dalla attività dei muscoli dell’espressione mimica, dalla deglutizione e masticazione. Dallo stato embrionale allo sviluppo completo, la posizione e l’attività di questi muscoli danno luogo a e c i c a risultati di forze che controllano le dimensioni, la forma e la posizione della mandibola e delle arcate dentarie e quindi anche la dimensione verticale, la posizione del piano occlusale e la posizione dei denti stessi. Questa attività muscolare è quella che definiamo come funzione e dal momento che la funzione è responsabile del posizionamento naturale dei denti nell’ambito di questa muscolatura, la perdita dei denti, o l’ubicazione dei denti artificiali in altra sede, può solo generare delle disfunzioni. Pertanto, se vogliamo ripristinare la funzione in ogni suo aspetto, la nostra prima preoccupazione deve essere quella di collocare i denti nella loro posizione naturale. Ma cha cosa significa “funzione in ogni suo aspetto?” . La maggior parte di noi è incline a intendere per funzione principalmente l’atto di incidere e triturare il cibo, ignorando che essa ha molte altre ramificazioni. Webster definisce così la funzione: “ L’uso naturale e appropriato di una cosa”. L’uso naturale e appropriato di una protesi totale comporta molte altre funzioni complementari a quella masticatoria, quali ad esempio: Montaggio dei denti posteriori 2 n Silvio Morchio: La protesi totale ed i suoi principi estetici funzionali 1) Consentire, con normali meccanismi di masticazione, la permanenza del cibo sulle superfici occlusali durante la masticazione. 2) Prevenire l’insorgenza di abitudini viziate durante la deglutizione. 3) Conservare una forma delle arcate favorevole all’autodetersione e alla deflessione del cibo. 4) Permettere un’espressione e un’attività mimica facciale normali quando la faccia è a riposo e durante l’espletamento delle normali funzioni. 5) Creare nel paziente un equilibrio psichico e un senso di felicità dandogli un aspetto naturale e piacevole. Sono stati condotti studi approfonditi sui tipi di occlusione, sul bilanciamento, sull’influenza dei condili e sull’adattabilità degli articolatori. Ogni scuola ha portato un grande contributo sul piano clinico, ma il risultato delle ricerche è che il problema è ancora uno dei più controversi. Visione del punto centrico e del movimento di lavoro t Ciò non significa che si debba trascurare l’efficienza masticatoria; è necessario chiarire innanzitutto che ogni operatore può usare i denti, il tipo di occlusione e il bilanciamento che ritiene essere più adeguati al paziente; se si osserveranno queste regole nel posizionare e costruire le protesi, i pazienti godranno di una funzione migliore poiché l’aspetto sarà migliorato, con la mimica, la fonazione, la deglutizione, ecc... La posizione dei denti naturale in questo caso gioca un ruolo molto importante sotto altri aspetti. Per esempio, nella costruzione di protesi estetiche, rappresenta il principio fondamentale su cui si basa la progettazione della protesi. La posizione dei denti sta alla curva flessuosa delle arcate dentaria come il tronco all’albero e ai suoi rami, e il gambo di un fiore ai suoi petali. E’ riconosciuto generalmente che il colore dipende dalla forma e perciò la colorazione di superfici piatte e non correttamente modellate non può dare l’illusione di una colorazione naturale. Quindi anche qui appare chiaro come la posizione naturale dei denti è anche essenziale per realizzare sia i contorni anatomici sia i colori naturali, nella costruzione di una pro- e c n i c a tesi estetica. In un altro modo la posizione naturale dei denti gioca un ruolo predominante, in quanto essa ha, per così dire, la precedenza su tutte le altre caratteristiche dei denti, quali, le dimensioni, il colore, l’inclinazione assiale, la forma, la cuspidatura ecc.. E’ vero che più la scelta dei denti si ispirerà ad un criterio naturale, più si farà cosa gradita al paziente, ma i vantaggi di una scelta appropriata dei denti sfumeranno, se si monteranno i denti in relazione anormale con la muscolatura stessa. Il montaggio dei denti nella loro posizione naturale originaria è risultato il fattore fondamentale in tre fasi della costruzione della protesi: A) Ripristino delle funzioni facciali. B) Controllo della morfologia e della colorazione. C) L’aspetto estetico dei denti stessi [13] cetto “ del montaggio dei denti in cresta” ha dominato l’Odontoiatria e l’Odontotecnico, in particolare per quanto riguarda i diatorici e i frontali incisivi inferiori. Questa situazione sta lentamente mutando e quelle che seguono sono alcune ragioni (oggetto di una più ampia spiegazione sull’ articolo di E. Pound “Il falso principio del montaggio dei denti in cresta” P. Dentistry, 1954). 1) Perché il principio di utilizzare qualcosa di così mutevole come le creste residue per il repere di un dato così importante come la posizione dei denti, è fondamentalmente criticabile. 2) Le creste residue non rappresentano il primitivo centro dei denti; nella formazione delle creste alveolari residue, avviene un maggior riassorbimento osseo vestibolarmente e lingualmente, tale fenomeno sposta il centro cresta più lingualmente rispetto all’originario centro dei denti. Monta ggio dei denti in cresta? Montag In generale si può dire che non è 3) Le creste residue non sono conmolto invalsa la pratica di montare trapposte l’una all’altra sul piano i denti nella loro Linea di E. Pound modello posizione primitiva poiché il con- Visione dei punti centrici, lavoranti e bilancianti Silvio Morchio: La protesi totale ed i suoi principi estetici funzionali 3 t verticale malgrado che molte rappresentazioni schematiche dimostrino il contrario. Con il progredire dell’età le creste anteriori inferiori e superiori si riassorbono verso l’interno e quelle posteriori inferiori verso l’esterno. Più il paziente è anziano e più aumenta la divergenza delle creste e più è difficile articolare i denti quando questi siano montati su entrambe le creste contemporaneamente. e c n i c a (Rabyn, 1949 [2] - Landa, 1951 [3] Roberts, 1952[4]) proclamano la validità e la durata della stabilità che alla protesi superiore offrono le aree zigomatiche e alla protesi inferiore la nicchia vestibolare. Considerando questi fattori è possibile capire come la stabilità e la posizione naturale dei denti non siano incompatibili. 5) Il riassorbimento delle creste, che spesso viene imputato al fatto che 4) La nostra adesione alla teoria del non si montano i denti in cresta, ribaltamento e dell’azione di leva continua indisturbato nonostante si basa sul fatto che i denti dovreb- sia da generazioni che si montano i bero essere montati su solide basi, denti in cresta; se ammettiamo la senza tener conto che anche i denti realtà dell’assorbimento delle crein posizione naturale poggiano su ste in presenza del montaggio dei valide basi di sostegno. Man mano denti in cresta, implicitamente amche le creste si riassorbono, il cen- mettiamo la dubbia fondatezza di tro delle creste si sposta, la loro al- tale concetto. Noi crediamo che il tezza si riduce, mentre resta inva- riassorbimento delle creste sia un riato l’arco di appoggio. Pertanto problema prevalentemente legato se accade che i denti posteriori non allo stato di salute e nutrizione del si trovino in centro della cresta, essi paziente e che anche l’occlusione appoggerebbero sempre su di una non bilanciata giochi, in questi casi, base di sostegno ossea. In confor- un ruolo secondario. A tutti i sogmità a tale concetto, molti autori getti di questo tipo si consiglia normalmente un accurato esame meLinea di Pound applicata al montaggio degli inferiori dico e un’analisi dal punto di vista nutritivo dieteti- co poiché un buon stato di salute e un’elevata tolleranza tessutale rappresentano il nostro obiettivo. Questo punto è stato più estesamente trattato dal Dott. Pound in un suo articolo su Prostetic Dentistry nel 1954 [5]. 6) Il concetto dei denti in cresta ha contribuito al ritardo del progresso dell’estetica poiché non è possibile, quando i denti sono montati sul centro delle creste, ottenere effetti facciali naturali; la vera estetica sarà sempre la cenerentola della protesi totale finché continueremo ad utilizzare tale concetto… 7) Studi approfonditi sulla dentatura naturale hanno dimostrato che le superfici linguali dei denti posteriori inferiori stanno tra due linee lievemente divergenti, entrambe le quali hanno origine dallo spigolo mesiale del canino inferiore e si dirigono distalmente l’una verso la faccia linguale del trigono retromolare, l’altra verso la faccia vestibolare. I denti inferiori posteriori sono sempre montati in base a questo principio che controlla in ultimo il posizionamento bucco-linguale dei denti posteriori superiori [6] Visione di un rientro in centrica attraverso il movimento di lavoro 4 Silvio Morchio: La protesi totale ed i suoi principi estetici funzionali t Concludendo, le creste residue non sono un dato anatomico costante e non deve dipendere da esse la posizione bacco - linguale dei denti posteriori superiori. Ora il lettore si domanderà: se il montaggio con i denti in cresta non è valido dove bisogna montare i denti? Il monta ggio dei denti diatorici montag Il montaggio dei diatorici e un problema bidimensionale, che comporta uno studio non indifferente prima di ripristinare, in primo luogo, l’originale altezza dei denti inferiori naturali e, in secondo luogo, prima di reperire la posizione bucco-linguale dei denti inferiori nel contesto muscolare. In risposta a questi quesiti, è stato condotto dallo stesso E. Pound uno studio [7] su dei modelli master inferiori riproducenti delle dentature normali nei quali era integralmente riportato il cuscinetto retromolare. Tale studio ha rilevato che il settore posteriore del piano occlusale dei denti inferiori è approssimativamente allo stesso livello dell’estreOcclusione lingualizzata e c n i c a mità inferiore del tubercolo o trigono retromolare. Questo dato è quindi utilizzato per molti passaggi nel nostro montaggio, uno fra i quali per stabilire il livello delle mascherine d’occlusione posteriori, di grande importanza per una libera attività della lingua e delle guance. Tramite lo stesso studio si riscontra che le superfici linguali dei diatorici si trovano sempre tra due linee lievemente divergenti, dirette entrambe dalla faccia mesiale del canino inferiore in direzione posteriore, una verso il versante linguale del trigono retromolare, l’altra verso il versante buccale dello stesso. Queste superfici occupano sempre la medesima posizione indipendentemente dal tipo di occlusione e questo perché è una disposizione funzionale prodotta dalle pressioni antagoniste della lingua e dalla muscolatura delle guance durante il periodo formativo. Il montaggio dei diatorici secondo questo concetto, cioè entro questi limiti suddetti, controlla anche il posizionamento bucco linguale dei diatorici superiori; questo posizio- namento si tradurrà in genere in un montaggio degli stessi denti sul versante vestibolare della cresta superiore, dove ancora esiste un valido sostegno osseo. D’altra parte, a causa del riassorbimento delle creste inferiori in senso centrifugo, non è raro trovare i denti posteriori inferiori direttamente al di sopra delle loro creste riassorbite; a volte si osserva che, da un lato o da entrambi, i diatorici superiori devono essere montati in posizione così vestibolarizzata, per articolare con gli inferiori situati in quella posizione, da trovarsi troppo sui bordi periferici. Questo è ovviamente poco naturale e ciò indica qualcosa di irregolare. La regola fissa da seguire è la seguente: in nessun caso i denti inferiori si dovranno spostare più lingualmente della linea interna per favorire il posizionamento dei denti superiori. Con tutta probabilità questi casi erano dei morsi incrociati e la condotta da seguire è quella di ripristinare la posizione primitiva, posizionando i diatorici superiori più lingualmente in relazione del cross Triangolo entro il quale si trovano le cuspidi linguali degli inferiori Silvio Morchio: La protesi totale ed i suoi principi estetici funzionali 5 t L' OBIETTIVO e c n i c a FINALE È QUELLO DI RI - STABILIRE UNA POSIZIONE NATURALE DEI DENTI CHE SIA NEL CONTEMPO ESTETICAMENTE PIACEVOLE E FUNZIO NALE E ARL P OUND - bite. Resta chiaro che chi ha sempre eseguito dei montaggi cosiddetti in cresta ora può rimanere scombussolato e può giustamente avere dei dubbi; ad esempio, che il nostro tipo di montaggio non sia in grado di garantire sufficiente stabilità durante la masticazione ecc… Bene, noi riteniamo che la masticazione possa avvenire in modo efficace e basiamo questa sicurezza su diversi anni di esperienza e un’ampia casistica; facciamo fra l’altro riferimento all’esperienza di Osvaldo Ricci [8] e a quella del prof. Glauco Marino [9] . Per contribuire ad immobilizzare di più le protesi non rispettiamo fedelmente l’occlusione naturale. Pur mantenendo invariata l’estetica dei denti, non li articoliamo con la precisione della natura. Variamo l’articolazione naturale, adottando le seguenti regole: A) Manteniamo libero da ogni contatto il gruppo incisivo anteriore; non deve mai assolutamente esistere contatto se non in una protusiva voluta; B) Facciamo articolare le cuspidi palatine dei diatorici superiori nelle fosse centrali degli inferiori. 6 L A NATURA CI INSEGNA MOLTE COSE L ' IMPORTANTE È SAPERLE OSSERVARE E ARL P OUND C) Scarichiamo gli stress laterali (i contatti durante i movimenti di lavoro delle cuspidi vestibolari superiori ) nelle protesi superiori, asportando il versante linguale delle cuspidi vestibolari dei diatorici superiori senza peraltro ridurre la loro lunghezza estetica. Questa tecnica adotta una serie di cuspidi da ogni lato della protesi, centralizzate tanto quanto lo consente la funzione della lingua. Ciascuna cuspide superiore funziona da cuneo atta a dividere il cibo, ; durante il ciclo di masticazione vengono in parte a mancare i movimenti laterali ed il paziente è portato a masticare in verticale (come dicono gli americani ciop ciop), cioé la centralizzazione del potere masticatorio o verticalizzazione. Molti sono soliti pensare che l’uso di diatorici piccoli o stretti serva per ridurre il carico delle creste; ciò è criticabile poiché non consente di avere normali rapporti tra i denti, la faccia e la lingua; inoltre pregiudica la forma dell’arcata oltre all’estetica. Per l’evoluzione di questo concetto l’odontotecnico Osvaldo Mario Ricci, intorno agli anni ‘80, ha costruito un nuovo tipo di dente, con le Silvio Morchio: La protesi totale ed i suoi principi estetici funzionali cuspidi superiori palatine molto pronunciate e con delle fosse negli inferiori. Il dente è poi stato costruito in materiale composito. Interrelazioni estetic he estetiche L’imitazione della natura in protesi totale presuppone l’applicazione di tre principi fondamentali, ognuno legato alla corretta applicazione dell’altro. A) I denti frontali dovrebbero essere montati nella stessa posizione che originariamente occupavano in rapporto alle labbra, alle guance e alla lingua. B) L’anatomia fondamentale delle arcate dentarie dovrebbe essere ripristinata rispettando scrupolosamente la morfologia naturale; ciò non è realizzabile se i denti non sono montati secondo i dettami della natura. C) Il colore delle superfici visibili della protesi totale dovrebbe simulare i colori naturali dei tessuti viventi. Il colore dipende dalla forma e una buona caratterizzazione è possibile soltanto in presenza dei contorni tipici dell’anatomia natu- t e c n i c a rale. fetti fonetici. Il principio cardinale dell’estetica, è rappresentato appunto dal fatto che i denti sono montati secondo la loro posizione originale naturale. Questo principio è stato poco insegnato e non ha mai trovato larga applicazione in passato; questo perché abbiamo sempre considerato le creste come punto di repere per il montaggio della posizione dei denti. Non possiamo modellare dei contorni estetici attorno a dei denti montati in modo innaturale al centro della cresta; il miglioramento delle nostre protesi rimarrà sempre un’utopia finche si continuerà ad insegnare questo assioma. Il montaggio dei denti secondo questi criteri del seguire la cresta, presenta un aspetto positivo e tre negativi: l’aspetto positivo risiede nella soddisfazione dell’io meccanicistico che ci porta a centralizzare i montaggi obbedendo alle così dette leggi di statica. Gli aspetti negativi sono: 3) Mettiamo in serie difficoltà i pazienti per quanto riguarda la manipolazione del cibo, la deglutizione e la tenuta della protesi inferiore, questo perché la lingua costretta ad uno spazio ridotto si comporta come un animale in gabbia troppo stretta. 1) Accentuiamo i difetti facciali e contribuiamo a creare il tipico aspetto del portatore di protesi. 2) Provochiamo l’insorgenza di diProtesi polimerizzate su modelli Analizziamo ora come avviene la formazione delle creste ed il loro successivo riassorbimento, e vediamone alcuni fattori essenziali. A) se vogliamo collocare i denti nella loro sede naturale, è raro che si possano montare al centro delle creste riassorbite a meno che il paziente non abbia subito recentemente l’estrazione di tutti i suoi denti. B) Non avviene mai che le creste riassorbite si contrappongano esattamente tra di loro. Questo significa l’impossibilità di montare i denti superiori e inferiori in centro cresta contemporaneamente. Quindi se stabilità e preservazione ossea dipendono dal montaggio dei denti in cresta, ci toccherà decidere a quale delle due rinunciare; oppure scegliere una via di mezzo, e così compromettere sia l’una che l’altra; il centro della cresta non corrisponde alla primitiva posizione dei denti, e pertanto non potremmo montarli in quella sede nemmeno se lo volessimo. Consideriamo ora il principio della leva e la teoria dei movimenti a bascula delle protesi. Il dott. Kyes [10] paragona le protesi totali e le creste ad un asse so- stenuto da due cavalletti, le estremità dell’asse estendendosi al di la dei cavalletti di sostegno. Illustrati gli effetti di una forza applicata alle estremità libere dell’asse, l’autore trasferisce questa azione di ribaltamento sulle protesi in cui i denti siano montati vestibolarmente alla cresta. Questa teoria è, secondo diversi autori (Raybon, Roberts e Landa), priva di fondamento; le protesi totali non possiedono estremità libere, protesi ben costruite sfruttano al massimo queste zona terminali poiché costituiscono nel cavo orale le migliori zone di stabilizzazione. Il Dott. Raybon afferma: “La nicchia vestibolare della mandibola dovrebbe essere utilizzata come area primaria di assorbimento dei carichi poiché si trova ad angolo retto con le forze della masticazione, ed é meno soggetta a modificazioni di ogni altra parte ossea della mandibola o del mascellare superiore.” [2] Il Dott. Roberts afferma: “La nicchia osseo vestibolare, se adeguatamente sfruttata, fornisce le migliori superfici di supporto per la protesi inferiore.” [4] Il Dott. Landa così si esprime: “La volta palatina costituisce la superficie di ritenzione della protesi: le creste sono le aree di supporto ed i processi zigomatici rappresentano le aree di stabilizzazione.” [3] E’ superfluo rilevare che, se si montano i denti nelle loro posizioni originarie, si troveranno sempre medialmente a queste aree, beneficiando dell’effetto stabilizzante che da esse deriva. Un altro fattore da considerare a sfavore della teoria del ribaltamento e dell’azione di leva, è che la base di appoggio periferica di una protesi non cambia con l’andare del tempo. Le creste si abbassano sempre di più, ma le dimensioni esterne alle creste restano inalterate e ,progre- Silvio Morchio: La protesi totale ed i suoi principi estetici funzionali 7 t dendo il suddetto riassorbimento, la direzione dello stress proveniente dai denti diventa sempre più perpendicolare alla base di appoggio[11) e c n i c a una soluzione univoca al problema, essendoci molti fattori implicati, che si potrebbero così raggruppare: 1) Buone condizioni Conc lusione Conclusione Non stiamo sottovalutando l’importanza delle creste quali aree di supporto, ma siamo fermamente convinti che ostinarsi a montare i denti in cresta per neutralizzare il ribaltamento non è affatto necessario, se si sfruttano queste aree di stabilizzazione e se si bilancia l’occlusione. Proviamo ora a considerare i problemi che sono legati al riassorbimento delle creste. Fin dai tempi del Gysi, se non prima ancora, è stato sempre un credo universale che la preservazione delle creste fosse garantita dal montaggio dei denti posteriori in cresta; quindi preservazione e questo tipo di montaggio complementari fra di loro. Se effettivamente il montaggio dei denti in cresta, o il più vicino possibile ad essa, risolvesse il problema del riassorbimento delle creste, questo montaggio si sarebbe avviato molti anni addietro, così come avviene per una malattia ed il suo antidoto; ma così non è stato. Premettiamo anche che non esiste 2) Soddisfazione estetica 3) Occlusione centrica bilanciata per il rientro delle fasi finali della masticazione. A nostro giudizio il problema della salute è di gran lunga prioritario; si dovrebbe mirare ad un buono stato di salute e ad un’elevata tolleranza e resistenza dei tessuti, due fattori strettamente interdipendenti. Se si riesce quindi a sviluppare una buona tolleranza tissutale, molti dei difetti meccanici possono passare inosservati. Questo secondo noi dovrebbe essere motivo di ricerche e studi. Le statistiche citate in introduzione, e la nostra stessa esperienza in merito, mettono in luce la scarsità di informazioni a riguardo, mentre confermano che esiste un grande interesse sull’argomento trattato. Stemma di Pound Bib liografia Bibliografia 1) AA. VV. Preparatory Denture – A Protective Philosophy 1965 - J. Prosth. Dent.- vol. 15 Feb. 1965 2) E. Rabyn, J. Prosth. Dent. Vol. 1 Jan. 1949 3) B. Landa , J. Prosth. Dent. Vol. 10 June. 1951 4) J. Roberts, J. Prosth. Dent. Vol. 5 July. 1952 5) J. Prosth. Dent. Vol. 4 N° 1 Jan. 1954 - Lost. Fine Arts in the fallacy of the ridges 6) E. Pound “L’armonia nella selezione e nel montaggio dei denti” Dental Clinics of North America Marzo 1962 7) E. Pound, appunti inediti dell’autore 1980 – presso Ricci / Morchio – Fossano (CN) 8) O. M. Ricci. La Protesi Totale secondo Eral Pound - Video cassetta e libro della UTET Fossano – 1998 9) G. Marino, Atlante di Protesi Totale Titolare della cattedra di Protesi Dentaria presso l’Università degli Studi di Chieti 10) A. Kyes, J. Prosth, Dentistry Vol. 1 No. 1 - 1951 11) J.A.D.A Vol. 55, August 1957 – Recapturing Esthetic Tooth Position in the Edentulos Void – 1957 12) H. Lloyd Wrigt, Funzione e estetica sono una cosa sola - 1963, in the book Functions and Estehic, Webster: 1957 13) Kay See, Personalized Denture Procedures Laboratory Manual 1970, Dental Mfg. Co. 124 E. Missouri Ave. Kansas city, Mo 8 Silvio Morchio: La protesi totale ed i suoi principi estetici funzionali