Criminologia E Vittimologia CdS Sociologia e Criminologia Prof.ssa Ermenegilda Scardaccione La Criminologia Studia IL REATO CHI LO COMMETTE CHI LO SUBISCE LE STRATEGIE DI CONTROLLO Criminalità e Devianza Il crimine è un comportamento socialmente non accettato, ma che presuppone la violazione di una norma giuridica La devianza fa riferimento a comportamenti non socialmente accettati che non presuppongono una violazione di una norma giuridica La devianza come concetto presuppone il riferimento a un sistema di norme Sociali Giuridiche Sanitarie Lo studio del reato può prevedere: L’analisi della dimensione quantitativa Le statistiche L’analisi della dimensione qualitativa anche se nell’ambito di uno studio statistico - descrittivo Il reato nella sua relazione con variabili individuate dal ricercatore L’analisi dei fattori eziologici Elaborazione e classificazione delle teorie Il Numero Oscuro Rappresenta l’area dei delitti non denunciati e pertanto non conosciuti dagli organi di controllo sociale. Ciò comporta che possiamo analizzare solo la criminalità visibile, anche se si possono effettuare delle stime dei reati sommersi. L’entità del numero oscuro varia a seconda della tipologia di reato Metodi di Ricerca in Criminologia Clinico/osservativo Statistico/descrittivo Sperimentale Metodo storico Descrizione di un fenomeno Correlazione tra variabili selezionate Studi Predittivi Individuazione dei fattori Precocità Volume Durata Intensità Varietà Sequenza Violenza Strumenti Metodo clinico/osservativo Metodo Statistico/sociologico Studi di casi Studi longitudinali Le statistiche Questionario Intervista Osservazione Storie di vita Fonti Statistiche Pubblicate Fascicoli Giudiziari Elaborati Peritali Attenzione: Le statistiche ci forniscono dati sulla dimensione dei fenomeni mediamente corretti, ma non completamente; ai fini di un una maggiore correttezza va calcolato il quoziente della criminalità. La Scuola Classica Interesse fondamentale IL REATO LA PENA Elementi caratterizzanti: l’affermazione della razionalità e della libertà del volere dell’uomo la visione edonista del comportamento umano l’affermazione della responsabilità dell’agire umano l’interesse per i diritti fondamentali dell’individuo il concetto di legge come emanazione dello stato a tutela dei cittadini I Precursori I Principi dello stato liberale I Diritti naturali Il Contratto sociale Lo Stato L’Ordinamento Giuridico Il Reato e la Scuola Classica Il reato secondo la Scuola Classica E’ una violazione morale che vede il suo autore pienamente responsabile in quanto libero E’ una frattura del Contratto Sociale E’ una violazione dell’ordinamento giuridico espressione della collettività ed emanazione dello Stato Caratteristiche della pena per la Scuola Classica Proporzionalità più grave è il reato Celerità più la punizione è maggiore la pena immediata più efficace l’effetto sul reo Certezza necessità di un codice Utilità scritto di leggi inutilità di pene troppo severe per reati lievi Funzione della pena per la Scuola Classica Scoraggiare tutti i cittadini a non commettere reati Mediante l’individuazione degli svantaggi provocati dall’applicazione della pena Deterrenza Generale Scoraggiare chi commette i reati a non commetterne altri Poiché si sono già sperimentati gli effetti svantaggiosi dell’applicazione della pena Deterrenza Speciale La innovazioni della Scuola Positiva Centralità dello studio dell’autore del reato Vengono affermati dei paradigmi interpretativi Biologico Psicologico Psicopatologico Sociale Il reato non è sempre espressione della libera volontà del soggetto La punizione non è quindi solo diretta alle persone Deterrenza Generale – Speciale La punizione è anche diretta alla società Difesa Sociale Le cause di sviluppo della Scuola Positiva Alla diffusione del positivismo filosofico All’affermazione delle teorie darwiniane sull’evoluzione della specie Allo sviluppo degli studi antropologici All’esigenza impellente della questione sociale Allo sviluppo di nuovi interessi in ambito psicologico e sociologico Alla diffusione di studi sulla fisiognomica e la frenologia Fattori che determinano il reato per la Scuola Positiva Il comportamento criminale per gli esponenti della Scuola Positiva NON È LIBERO, MA È CONDIZIONATO Da Fattori biologici Lombroso Da Fattori fisici, antropologici e sociali Ferri Da Fattori morali Garofalo Massimi esponenti della Scuola Positiva Lombroso elabora la teoria del delinquente nato: fattori atavici e degenerativi determinano il comportamento criminale Ferri sostiene che fattori : di tipo fisico – razza,temperatura,clima di tipo antropologico – età, sesso, psiche e organismo di tipo sociale – costumi, popolazione,religione determinano il comportamento criminale Garofalo sostiene che l’assenza di senso morale dovuta a fattori,fisici,sociali determinano il comportamento criminale La Scuola Positiva Il comportamento può essere determinato da fattori esterni Biologici Psicologici Sociali Psicopatologici Pur se è legato alla persona non è espressione della libera volontà del reo pertanto LA PENA Deve tendere: Alla cura ed alla riabilitazione del reo Alla modifica del comportamento Alla difesa della società Influenza delle Scuole sul Sistema Giuridico Italiano Nel ribadire il principio della certezza della pena(proporzionalità della pena con il reato) Nell’affermare il principio della responsabilità del reo ( imputabilità) Ma allo stesso tempo Nel prevedere delle cause di esclusione della capacità di intendere e di volere Nell’affermare il principio della pericolosità sociale in concomitanza con quello di responsabilità Nel prevedere un sistema di riabilitazione ( misure di sicurezza) parallelo all’applicazione della pena Fattori discriminanti della Scuola Positiva Il rapporto personalità – reato Il concetto di responsabilità sociale contrapposto a quello di responsabilità individuale La pena come rieducazione La pena come difesa sociale Criminologia e Sistema Penale Italiano Doppio binario pena – misura di sicurezza L’approccio psicologico in Criminologia: Paradigmi interpretativi La psicoanalisi; Il comportamentismo; L’apprendimento sociale; Processi di sviluppo e figure di riferimento; Psicopatologia e criminalità; La personalità criminale. Psicoanalisi e devianza ES : forza istintuale inconscia(libido) a carattere quantitativo energetico IO : struttura cosciente mediante la quale il bambino si differenzia dalla madre – funzione di mediazione tra es e superio SUPERIO : struttura razionale che interiorizza i divieti e gli obblighi sociali soprattutto mediante la funzione paterna Delinquente per senso di colpa: soddisfa il bisogno inconscio di essere punito(Freud) Coazione a confessare (Reik) Meccanismi di difesa dell’IO Identificazione Processo di identificazione Proiezione Razionalizzazione Rimozione Formazione Reattiva nell’altro Attribuzione all’altro di atteggiamenti e sentimenti propri Dare un significato logico a comportamenti incongrui Rimuovere a livello inconscio stimoli ed emozioni spiacevoli Esprimere sentimenti contrari a ciò che si prova realmente La classificazione di Alexander e Staub(1935) Azioni criminose determinate da processi biopatologici e tossici che compromettono la funzione dell’Io; Azioni criminose ad eziologia nevrotica in cui la funzione dell’Io è diminuita dal conflitto con il Super-Io in modo tale che l’atto deviante ne diventi una soluzione; Azioni criminose messe in atto da soggetti con Superio debole tale da determinare un’ assenza di senso morale ed una maggiore disponibilità ad essere influenzati da sottoculture devianti( interpretazioni sociologiche). Azioni criminose determinate da soggetti incapaci di qualsiasi controllo con adesione immediata e acritica a qualsiasi comportamento senza valutazione delle conseguenze. Psicopatologia e Criminalità Le personalità criminali nei quali il reato ha un valore sintomatico ( Scuola Positiva); Le personalità antisociali; Le personalità abnormi e psicopatiche; I disturbi di personalità: non provocano alterazioni delle funzioni psichiche fondamentali (percezione, intelligenza,memoria) come i disturbi psicotici né sintomi più lievi come le nevrosi ma provocano un’alterazione della condotta e del carattere tale da avere una forte rilevanza sull’adattamento sociale. Le psicosi Gravi scompensi psicopatologici caratterizzati da compromissione di tutte le funzioni cognitive affettive e relazionali con la perdita più o meno accentuata del senso di realtà; Presenza di delirio, allucinazione, dissociazione e perdita della coscienza dell’io. La schizofrenia: Si manifesta come ebefrenica, disorganizzata, paranoide,catatonica. Disturbo delirante Si manifesta con forme persecutorie caratterizzate da delirio erotomanico, di grandezza, di gelosia, di persecuzione. I disturbi di personalità DSM5 I cluster A caratterizzati da eccentricità e stranezza. II cluster B caratterizzati da iperemotività e imprevedibilità . II cluster C caratterizzati da ansietà e paura. Tendenza a proiettare all’esterno il disagio interno attraverso un comportamento abnorme (tendenza alloplastica) considerato perfettamente coerente e privo di senso di colpa (egosintonico).) A paranoide, schizoide, schizotipico B antisociale, istrionico, narcisistico, Borderline C disturbo evitante, dipendente, ossessivo/compulsivo. Atipici : sadico ; intermittente Disturbi dell’umore Disturbo depressivo nella sua forma più grave depressione maggiore; Disturbo d’ansia(attacchi di panico); Disturbo bipolare ; Disturbo ossessivo/compulsivo. Si tratta di disturbi che pur privi di sintomi come deliri e allucinazioni possono assumere manifestazioni deliranti simili a quelle psicotiche. Altri disturbi A carattere episodico va compreso il disturbo mentale transitorio definito anche come disturbo psicotico breve o disturbo schizofreniforme. In questi casi il disturbo può a andare in remissione in breve tempo pur avendo effetti egualmente devastanti. Riflessi sulla capacità di intendere e di volere. La sentenza della Corte di Cassazione del 2005 ha compreso i disturbi di personalità come causa di esclusione della capacità di intendere e di volere come previsto dagli artt.88 e 89 del c.p. “ sempre che siano di consistenza, intensità, rilevanza e gravità tali da incidere sulla stessa;” La diagnosi clinica non necessariamente incide sulla capacità di controllare il proprio comportamento in un determinato momento. Le deviazioni sessuali/parafilie Tendenza a provare piacere sessuale con modalità”alternative “ a quella genitale; Non necessariamente possono provocare comportamenti devianti o criminali; Ciò si verifica in caso di : egodistonia nel soggetto che genera sofferenza; costrizione nei confronti di vittima non consenziente; esito letale della pratica sessuale. Disturbi di particolare valenza criminologica Disturbo masochistico( provare piacere sessuale nel subire sofferenze), Disturbo sadico( provare piacere sessuale nell’assistere alla sofferenza altrui), I due disturbi spesso si associano in un’unica dimensione, Pedofilia( pratiche sessuali nei confronti di soggetti di minore età). Caratteristiche della pedofilia Attrazione nei confronti di soggetti impuberi prima a livello fantasmatico; Compimento di almeno 16 anni di età per delimitarne l’insorgenza e differenza di età con la vittima di almeno 5 anni; Pedofilia eterosessuale, omosessuale; bisessuale. Risvolti criminologici e penalistici. Gli stati emotivi e passionali Determinano comportamenti impulsivi e manifestazioni delittuose( art.95 e ss. c.p.). Sono caratterizzati da stati emotivi incontrollabili e incontrollati spesso in risposta e stimoli di forte valenza traumatica o interpretati come tali dall’agente. Non rappresentano una causa di esclusione della capacità di intendere e di volere ma solo circostanza attenuante. Psicologia – Devianza - Criminalità Il comportamentismo: I processi psicologici non sono determinati da processi intrapsichici ma dall’influenza di fattori esterni. Il comportamento si attiva sempre in relazione ad uno stimolo esterno. I processi psichici possono essere riprodotti mediante esperimenti di laboratorio sì da assicurare la scientificità dell’osservazione. A seguito dei primi esperimenti di Watson e Skinner perfeziona la teoria dello stimolo/ risposta introducendo il concetto di rinforzo. L’il rinforzo negativo/positivo in relazione alla rispota comportamentale può influire sulla modifica del comportamento. La possibilità di poter modificare il comportamento assume una significativa valenza educativa. Le teorie dell’apprendimento sociale Il comportamento non si determina in base a stimoli esterni a cui segue un rinforzo in senso negativo o positivo ma è influenzato da un processo di apprendimento sociale in cui un ruolo determinate lo assumono i meccanismi imitativi. In questa teoria un ruolo fondamentale vengono assumere le figure significative nel percorso di crescita della persona. La teoria di Albert Bandura L’effetto di modeling è rappresentato dalla tendenza a conformarsi sui comportamenti messi in atto da persone significative; Tale tendenza è sviluppata da Bandura anche nelel sue ricerche sui processi di apprendimento dei comportamenti aggressivi. La visione di spettacoli violenti favorisce il riproporre atteggiamenti aggressivi secondo un processo di modeling(imitazione immediata dei comportamenti) e di eliciting( riproposizione di comportamenti appresi precedentemente. Frustrazione e Aggressione Nel riproporre la concezione idraulica dell’aggressività di Freud Dollard e Miller elaborano la teoria dell’aggressione/frustazione. Il comportamento aggressivo è sempre determinato da una situazione frustante anche se è mediato da fattori quali l’entità della frustrazione,la capacità di fronteggiare l’evento e la presenza di fattori che interferiscono e mediano la risposta aggressiva. Attaccamento materno e devianza Secondo la nota teoria di Bowlby la qualità dell’attaccamento materno può determinare comportamenti devianti e dissociali in età adulta. Secondo una classificazione di forme di attaccamento sicuro, insicuro evitante, insicuro resistente e disorganizzato forme di attaccamento insicuro e disorganizzato possono creare gravi disagi psicologici in età adulta con risvolti che danno anche origine a comportamenti di devianza. L’identità negativa Mailloux con la sua teoria individuò come risposte negative al comportamento determinano nella persona la costruzione di un’identità sociale negativa e la certezza di non essere in grado di attuare un adeguato processo di socializzazione. Si tratta della cosiddetta teoria della pecora nera ove il deviante viene qualificato attraverso un processo di identificazione precoce. Commenti Le teorie psicologiche forniscono un’interessante chiave di lettura del comportamento anche deviante e criminale in relazione ai percorsi di sviluppo della persona, ma non hanno alcun riflesso sulla valutazione dell’imputabilità e della responsabilità penale. Possono tuttavia delineare un interessante profilo di personalità. Meccanismi psicologici di deresponsabilizzazione Strategie cognitive di autogiustificazione del comportamento deviante: la scala del disimpegno morale di Bandura. Giustificazione morale - etichettamento eufemistico; Confronto vantaggioso – dislocamento della responsabilità; Diffusione della responsabilità – distorsione delle conseguenze; Deumanizzazione – attribuzione di colpa. Paradigma biologico-costituzionale Inaugurato da Lombroso tende a dare rilevanza ai fattori biologici e alle caratteristiche della costituzione fisica nel determinare il comportamento criminale. Trova particolare sviluppo nel periodo tra le due guerre con una serie di studi che mettono in evidenza i fattori che caratterizzano a costituzione fisica, l’ereditarietà, le anomalie cromosomiche. I somatotipi La tipologia di Sheldon: A. Endomorfo - viscerotonico - prevalenza di tessuti viscerali; Ripropone il soggetto picnico di Kretschmer ( che corrisponde al tipo ciclotimico) B. Mesomorfo- somatotonico - prevalenza di tessuto muscolare sanguigno; Ripropone il soggetto atletico di Kretschmer poi assorbito dal leptosomico (che corrisponde al tipo schizotimico) C. Ectomorfo – cerebrotonico - prevalenza di tessuto nervoso; Ripropone il soggetto leptosomico Kretschmer (che corrisponde al tipo schizotimico). Altri studi Maggiore ereditarietà nei comportamenti anche devianti tra coppie di gemelli monozigoti; Maggiore tendenza di comportamenti aggressivi e devianti in soggetti con anomalia cromosomica (XYY) ovvero individui portatori di una Y in eccesso; Limitatezza di tali studi a causa di campioni limitati e risultati non sempre confermati. Comportamento criminale e cervello 1. Teoria trinitaria di Mac Lean: Cervello rettile: struttura arcaica e primitiva del cervello che controlla le funzioni primarie; 2. Struttura mediana: a carattere evolutivo intermedio: 3. Struttura più recente con funzioni superiori proprie dell’uomo. La mancata integrazione delle tre strutture cerebrali può essere all’origine di conprtamenti impulsivi e immotivati. La Scuola di Chicago Area di interesse: Social Problems Contesto storico: La Società americana degli anni ‘30 Ambito di indagine L’ambiente urbano Fattori Storico-Sociali URBANIZZAZIONE INDUSTRIALIZZAZIONE IMMIGRAZIONE I metodi di ricerca della Scuola di Chicago OSSERVAZIONE STORIE DI VITA STATISTICHE GIUDIZIARIE Principali concetti elaborati dagli Studiosi di Chicago DISORGANIZZAZIONE SOCIALE CONFLITTO CULTURALE SUBCULTURA ATTENZIONE: Sono concetti operativi che spiegano lo sviluppo del comportamento deviante La Disgregazione Sociale E’ caratterizzata da: Basso status socioeconomico Mescolanza di culture Instabilità residenziale Famiglie instabili - divise I Conflitti Culturali Primari Conflitti con la cultura di origine Secondari Divergenze che sorgono all’interno della cultura dominante tali da provocare conflitti ATTENZIONE: Tali concetti tengono conto del fattore immigrazione e si riferiscono prevalentemente agli immigrati di prima e seconda generazione: è tra questi che più frequentemente si sviluppa il comportamento deviante Le Subculture DEFINIZIONE Elaborazione di un sistema valoriale differenziato da quello che caratterizza la cultura dominante e che con questa può entrare in conflitto TRASMISSIONE CULTURALE Rispetto alla cultura dominante Rispetto alle subculture Attenzione: la trasmissione culturale consente la conservazione delle sottoculture e la continuità intergenerazionale Le Aree della città di Chicago CLASSIFICAZIONE Il Centro della città Area di transizione I quartieri di lavoratori I quartieri residenziali Area al di fuori della città Rapporto tra area cittadina e reati La zona di transizione è quella maggiormente caratterizzata da disorganizzazione sociale anche se la maggior parte dei reati vengono commessi nella zona del centro della città. RAPPORTO TRA TASSO DI RESIDENZA E TASSO DI DELINQUENZA Zona di transizione:alto tasso di delinquenti residenti Zona centrale:alto tasso di reati commessi Gli Studiosi di Chicago Vogliono: Individuare le aree disagiate della città di Chicago A tal scopo: Effettuano ricerche sul campo Elaborano: Concetti che vengono utilizzati non come macroteorie ma come strumenti di conoscenza dei problemi Si pongono come obiettivo: Il risanamento delle aree ad alta densità problematica e ad alto tasso di devianza Chicago Area Project Caratteristiche della sottocultura SOTTOCULTURA: ESSERE CONDIVISA ESSERE APPRESA ESSERE TRASMESSA Quali Sottoculture CRIMINALE la criminalità comune CONFLITTUALE la delinquenza giovanile ASTENSIONISTA vagabondi e tossicodipendenti ATTENZIONE: Ciascuna sottocultura elabora diversi sistemi di norme che contraddistinguono un corrispondente tipo di banda(cfr. Teoria delle bande delinquenziali in America di Cloward e Ohlin). Le subculture giovanili Secondo Cohen si caratterizzano per atteggiamenti di tipo NON UTILITARISTICO PREVARICATORE NEGATIVO Cohen Il giovane aderisce a bande che orientano il loro comportamento in senso deviante PER IL MANCATO ACCESSO ALLE OPPORTUNITÀ SOCIALI PER VINCERE LA FRUSTRAZIONE DA STATUS PER ESPRIMERE IL LORO CONFLITTO CON UNA SOCIETÀ CHE ODIANO POICHÉ PERCEPITA COME IRRAGGIUNGIBILE La formazione reattiva come strategia difensiva Caratteristiche della devianza giovanile secondo Cohen Mancato accesso alle opportunità sociali Subcultura Risoluzione del conflitto ATTENZIONE: Cohen fonde concetti basilari quali l’anomia e le teorie della sottocultura proprie della scuola di Chicago, ma anticipa l’analisi della devianza minorile dal punto di vista degli aspetti comunicativi ed espressivi. Il contributo fondamentale di Edwin Sutherland Teorie ispiratrici – Scuola di Chicago TEORIA ECOLOGICA TEORIA DELLA TRASMISSIONE CULTURALE TEORIA CULTURALE DEL CONFLITTO Principi Il comportamento criminale non è la conseguenza della disorganizzazione sociale, ma dell’organizzazione sociale differenziale Il conflitto è il prodotto di una società complessa con norme e valori differenziati all’interno dei gruppi sociali Alcuni gruppi sociali spesso entrano in conflitto con le norme legittime Le associazioni differenziali sono la manifestazione dell’organizzazione sociale differenziale E’ all’interno delle associazioni differenziali che si attivano processi di apprendimento del comportamento I nove punti della teoria di Sutherland Il comportamento criminale viene appreso L’apprendimento si verifica mediante un processo comunicativo All’interno del gruppo con stretti legami tra i suoi componenti L’apprendimento comprende tecniche, ma anche motivazioni, impulsi e atteggiamenti L’orientamento di motivazioni, impulsi e atteggiamenti può essere in senso favorevole o sfavorevole alla legge I punti di Sutherland Si diventa delinquenti quando prevalgono motivazioni e pulsioni in senso sfavorevole alla legge Le associazioni differenziali variano per frequenza, durata, priorità e intensità Esiste un’analogia tra processi di apprendimento sia se il comportamento è orientato in senso favorevole o sfavorevole alla legge Il comportamento criminale è espressione degli stessi valori del comportamento legittimo ASPETTI INNOVATIVI DELLA TEORIA Importanza dell’apprendimento sociale nello sviluppo del comportamento criminale Individuazione del gruppo come contesto di apprendimento e di rinforzo del comportamento Enfatizzazione sugli aspetti comunicativi Analogia tra processi di apprendimento del comportamento sia criminale che non criminale SVILUPPI: Identificazione differenziale Rapporti con l’interazionismo simbolico Che cosa è IL REATO DEL COLLETTO BIANCO? Un reato vero e proprio Commesso da persona di elevata condizione sociale Nell’ambito della propria occupazione E presuppone un abuso di fiducia IMPORTANTE: Sutherland scopre un nuovo tipo di criminalità nascosta ed estende la possibilità di comportamenti criminali anche a persone di elevata condizione sociale. Ciò è possibile grazie alla teoria delle associazioni differenziali Che cosa è l’anomia A – NOMOS . assenza di norme secondo l’etimologia greca Come concetto etimologico corrisponde a: PERDITA DEL VALORE DELLE NORME SOCIALI DAL PUNTO DI VISTA DEL SIGNIFICATO RISPETTO AL COMPORTAMENTO INDIVIDUALE CAUSE: q periodi pstbellici q cambiamenti politici e sociali q divergenze culturali soprattutto connesse al fenomeno migratorio MERTON e il concetto di ANOMIA ANOMIA - disfunzionalità tra mete sociali e mezzi per raggiungerle ANOMIA - struttura sociale ANOMIA - comportamento deviante Il conflitto può essere risolto Accettazione delle mete e dei mezzi legittimi conformismo Accettazione dei mezzi legittimi e riduzione delle mete ritualismo Accettazione delle mete e rifiuto dei mezzi legittimi innovazione Rifiuto di mete e mezzi astensione Rifiuto di mete e mezzi ribellione ATTENZIONE: Il comportamento deviante si identifica soprattutto con l’innovazione Vantaggi e svantaggi della teoria di Merton E’ una macroteoria Enfatizza il rapporto tra criminalità e struttura sociale Individua l’importanza del rapporto tra divisione della società in classi e devianza Rielabora il concetto di conflitto sociale in senso strutturale Contribuisce alla teorizzazione del concetto di devianza Ancora su Merton Ma è una teoria: del consenso che non individua le cause del conflitto che enfatizza il rapporto tra devianza e non accesso ai mezzi che caratterizzano le classi svantaggiate Influenze: teoria di Cloward e Ohlin sul diverso accesso alle opportunità sociali teoria della sottocultura Nuovi Scenari: i teorici dell’etichettamento La Criminologia degli anni cinquanta/sessanta tenta di conciliare la teoria di Merton con i principi della Scuola di Chicago Prospettiva critica dei teorici dell’etichettamento - Critica alla profezia che si autoadempie che caratterizza le teorie precedenti - Critica al concetto di devianza Critica al concetto di devianza La devianza non corrisponde a uno status,ma è una definizione Non è la conseguenza di Cause Sociali Culturali MA È L’EFFETTO DELLA CAPACITÀ DI DEFINIZIONE DEGLI ORGANI AMMINISTRATIVI E DI CONTROLLO SOCIALE Precursori INTERAZIONISMO SIMBOLICO THOMAS TEORIA DEL SÉ G.H. MEAD Il contesto storico-culturale LA CONTESTAZIONE GIOVANILE I MOVIMENTI A FAVORE DELLA DISUGUAGLIANZA RAZZIALE Becker Deviante è un’etichetta applicata con successo E’ la reazione sociale che qualifica i comportamenti come devianti L’etichetta di deviante è più facilmente applicata nei confronti dei soggetti dotati di minore potere all’interno della società ed appartenente a gruppi sociali marginali Quali differenze con le precedenti teorie: Non vengono accettate le teorie delle subculture e del conflitto L’interesse non è rivolto alla devianza, ma al deviante Non sono teorie strutturali La causa del comportamento deviante non è strutturale alla società La devianza non è uno status, ma un processo Perché deviante è un’etichetta applicata con successo Azione reazione sociale qualificazione comunicazione costruzione di identità deviante Attenzione: “.. la devianza non è una qualità che risiede nel comportamento stesso, ma nell’interazione tra la persona che commette un atto e coloro che reagiscono ad esso”. Becker( Outsiders,1963,tr.it 1987, p.33). Becker( Outsiders,1963,tr.it 1987, pp.27-28) “Non voglio dire, come comunemente avviene, che le cause della devianza sono da individuarsi nella situazione sociale del deviante o in “fattori sociali” che suggeriscono la sua azione, ma voglio dire che i gruppi sociali creano la devianza istituendo norme la cui infrazione costituisce la devianza stessa, applicando quelle norme a determinate persone e attribuendo l’etichetta di outsiders. Da questo punto di vista, la devianza non è una qualità dell’atto commesso da una persona, ma piuttosto una conseguenza dell’applicazione, da parte di altri, di norme e di sanzioni nei confronti di un“colpevole”. Il deviante è una persona alla quale questa etichetta è stata applicata con successo; un comportamento deviante è un comportamento che la gente etichetta come tale.” Tipo di comportamento deviante Percepito come deviante Falsamente accusato – Pienamente deviante Non percepito come deviante Conforme – Segretamente deviante Le carriere devianti Sviluppi evolutivi con cambiamenti di status che presuppongono un passaggio da una posizione all’altra. Career Contingency: fattori causali e contingenti da cui dipende il passaggio da una posizione all’altra, che includono fattori oggettivi legati alla struttura sociale, ai cambiamenti di prospettive, alle motivazioni e ai desideri dell’individuo. Deviazione primaria e devazione secondaria Deviazione primaria: Azione che provoca reazione sociale senza conseguenze; Deviazione secondaria: Azione che provoca conseguenze rafforzate dall’intervento legittimo delle istituzioni. La deviazione secondaria “La normalizzazione o, all’inverso, l’attribuzione di un significato deviante alle azioni ha luogo nell’ambito dell’interazione informale e mediante l’operato delle agenzie formali di controllo sociale. Le agenzie e gli agenti di controllo sociale, nell’intento di promuovere e salvaguardare i propri valori, definiscono la deviazione e ascrivono agli individui atti devianti.” Lemert, (Devianza, problemi sociali e forme di controllo,1967,1972, tr.it. 1981,pp.84-85) Dalla deviazione secondaria al deviante secondario “La deviazione secondaria concerne una particolare classe di risposte, socialmente definite, che le persone danno ai problemi creati dalla reazione sociale nei confronti della loro devianza”. Omissis “Per coloro che ne fanno esperienza essi divengono fatti centrali dell’esistenza, che alterano la struttura psichica e danno luogo ad una particolare organizzazione dei ruoli sociali e degli atteggiamenti nei confronti del Sé. Le azioni compiute con riferimento a tali ruoli e atteggiamenti nei confronti del sé costituiscono la devianza secondaria. Il deviante secondario, a prescindere dalle sue azioni, è una persona la cui vita e identità sono organizzate attorno ai fatti della devianza” Dalla deviazione secondaria alla stigmatizzazione ….si intende un processo che conduce a contrassegnare pubblicamente delle persone come moralmente inferiori, mediante etichette negative, marchi, bollature, o informazioni pubblicamente diffuse. Costruzione dell’identità negativa: unica disponibile e reale per il deviante nonostante le spiacevoli conseguenze. Aspetti innovativi della teoria: Rivalutazione dei processi individuali Come si diventa devianti non come si è devianti Critica al determinismo socioambientale ed ai possibili effetti su profezie che si autoadempiono Riflessione critica sugli interventi istituzionali e giudiziari Influenza sugli interventi soprattutto nell’ambito della devianza minorile Critica alle istituzioni Alternative penali Programmi di diversion Creazione di nuove strutture Devianza e controllo sociale Il controllo sulla devianza è insito nella società mediane fattori quali: q il processo di socializzazione q la solidità dei legami sociali q l’autocontrollo interno Precursori: La teoria dell’anomia di Durkheim – una società anomica è una società con un controllo sociale debole La teoria della disgregazione sociale La teoria della associazioni differenziali Controllo sociale e contenimento Personalità e socializzazione Fattori che determinano il comportamento deviante - non adeguato sviluppo di autocontrollo interno - indebolimento dell’autocontrollo - assenza o conflitto delle regole sociali introiettate Contenitori interni e contenitori esterni Contenitori interni Sé autocontrollo autostima Contenitori esterni Ambiente sociale ATTENZIONE: I contenitori interni sono quelli che influenzano in modo più significativo il comportamento deviante Legame sociale e autocontrollo Fattori che determinano il legame sociale secondo Hirschi attaccamento coinvolgimento impegno convinzione Definizione di autocontrollo secondo Gottfredson e Hirschi Capacità di resistere alla tentazione del momento Tale capacità è correlata a: q q q l’educazione ricevuta l’attrazione esercitata dal crimine la gratificazione che ne può derivare Sykes Matza e le tecniche di neutralizzazione Negazione della responsabilità Negazione del danno Negazione della vittima Condanna di chi condanna Ricorso ad alti ideali Strategie di contenimento sugli effetti dissuasivi della norme sociali che ripropongono il concetto di committment in Becker , processo attraverso il quale la persona normale viene progressivamente coinvolta nelle istituzioni e nel comportamento convenzionale. A CHE COSA SERVONO: a neutralizzare il sistema valoriale dominante e la sua capacità di contenimento del comportamento deviante; hanno effetti sulla stabilizzazione del comportamento deviante dal punto di vista del deviante; sono giustificazioni del comportamento deviante considerate valide dal delinquente, ma non dal sistema legale o dalla società in genere. Le teorie dell’apprendimento sociale Recupero del presupposto di Sutherland Il comportamento deviante si apprende Teorie dell’apprendimento sociale e comportamentismo Apprendimento e rinforzo positivo Imitazione e apprendimento Socializzazione e modeling Bandura Le teorie della costruzione sociale del crimine Punto di partenza Critica alle istituzioni totali Emarginazione Esclusione Stigma Lo stereotipo del criminale diviene elemento di classificazione in senso deviante dei comportamenti La criminologia critica National Deviance Conference Taylor, Walton, Young Influenzata dalle teorie marxiste e dalla criminologia radicale americana(Platt): Temi La criminalità è una finzione del potere per escludere le classi sociali svantaggiate; I ricercatori forniscono gli strumenti psuedo scientifici che sostengono la politica delle classi dominanti. Criminologia Critica e Antipsichiatria Analogia con l’Antipsichiatria: anche il malato di mente è uno stereotipo che serve al potere per escludere individui considerati scomodi e inutili; Si tratta di strategie per distogliere l’attenzione del potere dalle vere forme di devianza proprie dalle classi più abbienti e colluse con il potere. La criminologia critica in Italia: La Questione Criminale e il gruppo di Bologna Paradigma: la definizione di devianza è espressione di chi gestisce il potere che a sua volta stabilisce le modalità di controllo e ne legittima il potere Analisi dei meccanismi di controllo sociale e giudiziario Abolizionismo Riduzionismo Indagine: elaborazione teorica e analisi delle politiche giudiziarie Limiti e vantaggi della Criminologia Critica Aver introdotto all’interno della ricerca criminologica la previsione di variabili sociali e politiche prima ignorate dalla ricerca; Aver focalizzato l’interesse su altre forme di criminalità nascosta come i reati del colletto bianco, i reati ambientali e le discriminazioni razziali,sociali e di genere; Aver promosso una limitazione degli interventi giudiziari sulla devianza per un maggior coinvolgimento delle risorse sociali e del territorio. Teorie conflittuali Recupero della prospettiva macrosociale Individuazione di due tipologie di conflitti strutturali alla società Prospettiva conservatrice Conflitti tra gruppi per il potere Conflitti tra autorità e gruppi Teoria della deprivazione relativa e scelta razionale Destra: la prospettiva basata sulla valutazione dei costi benefici: il reato è legato all’opportunità contingente Sinistra:la scelta è determinata. dall’incapacità di rielaborare la frustazione legata alla deprivazione relativa. La Teoria della Scelta Razionale Cause e Motivazioni al reato Valutazione costi/benefici Appetibilità dell’obiettivo Facilità nel raggiungimento dell’obiettivo ATTENZIONE: La concezione della criminalità non è più centrata sul reo o sull’ambiente, ma su di una valutazione di convenienza e facilità di azione da parte del reo La teoria della deprivazione relativa La devianza non è la conseguenza diretta di una condizione di deprivazione(determinismo sociologico). Ma è la conseguenza della percezione della deprivazione di mezzi in una società con strumenti di accessibilità differenziati rispetto alla classe sociale di appartenenza. Assenza di determinismo sociologico, ma scelta della persona sulla base della percezione personale. Lo studio della vittima in criminologia “Essere vittima può significare dover sostenere una grave offesa, subire un danno materiale, essere traditi nella fiducia riposta, sopportare un’ingiustizia, avere paura, con la conseguenza di un danno alla persona”. Corrisponde ad una definizione ampia che non necessariamente presuppone la violazione di una norma penale, ma il verificarsi di un evento che influenza la sfera sociale, emotiva, situazionale, relazionale e comportamentale di una persona o gruppi di persone. Ciononostante l’interesse per la vittima ha interessato prevalentemente il diritto penale, pertanto la vittimologia ha fatto coincidere la nozione di vittima con quella di vittima del reato. E’ all’interno di questa nuova disciplina che viene rivalutata la vittima secondo un orientamento di studi e di amministrazione della giustizia centrato esclusivamente sull’autore del reato. Vittimologia e Criminologia La focalizzazione sul reato determina alcune dimensioni quali: la violazione della norma penale nella prospettiva criminologica, I rapporti di potere che il reato comporta nella relazione di genere nella prospettiva femminista, le caratteristiche situazionali che favoriscono o inibiscono il reato all’interno della lifestyle theory. . Criminologia e Vittimologia La dimensione penalistica della vittimologia la colloca necessariamente all’interno della criminologia e del rapporto con l’autore del reato. Discipline autonome o indipendenti? Pareri controversi che oscillano tra l’affermazione del legame indissolubile tra vittima ed autore del reato sì da considerare la vittimologia come parte della vittimologia e l’affermazione della vittimologia come scienza autonoma tendenza che è tuttora prevalente. La vittimologia come scienza applicata: il processo L’ analisi della scena del crimine durante la fase di inizio dell’indagine giudiziaria; La vittima come testimone dell’evento delittuoso; La tutela della vittima e la prevenzione della vittimizzazione secondaria; Rapporti della vittimologia con altre discipline quali la medicina legale, la psicologia, la sociologia,la criminalistica. Le conseguenze del reato sulla vittima:Victim Impact Statement ; Azioni di tutela e protezione della vittima e strategie di riparazione del trauma: I Servizi a favore della vittima; La prevenzione: gli indicatori di rischio di vittimizzazione; Prevenzione della vittimizzazione, paura della criminalità e sicurezza urbana. Interesse internazionale per la vittima La Decisione Quadro del Consiglio d’Europa del 15 marzo 2001( 2001/220/GAI) rappresenta il punto di partenza di una serie di disposizioni internazionali che hanno progressivamente provveduto ad assicurare alle vittime un’adeguata tutela processuale e risarcitoria. Punti salienti della Decisione Quadro e delle successive disposizioni internazionali Vengono affermati alcuni principi: la partecipazione delle vittime al processo anche attraverso modalità riparative; l’affermazione che va assolutamente evitata la vittimizzazione secondaria; Il diritto all’informazione con il superamento delle barriere linguistiche e culturali; L’impegno da parte degli stati membri a rendere disponibili servizi e organizzazioni non governative di supporto alle vittime; L’impegno da parte degli stati membri a fornire fondi pubblici per il risarcimento anche materiale alle vittime del reato. Affermazione del principio della maggiore tutela che deve essere indirizzata nei confronti delle vittime vulnerabili e particolarmente vulnerabili(Decisione quadro 2002/629). La prrevenzione situazionale Strumenti adeguati possono essere: l’individuazione di aree a rischio e di aree ad alta densità di reati, l’adozione di strumenti di controllo del territorio attraverso l’uso di strumenti di sorveglianza elettronica o di potenziamento delle forze dell’ordine(la mancanza di un guardiano è uno dei fattori che può essere percepito dal potenziale reo come elemento di facilitazione del reato), la tutela di persone che a causa del loro stile di vita a seguito della posizione sociale e del lavoro svolto sono particolarmente a rischio, campagne di informazione, sensibilizzazione e coinvolgimento dei cittadini anche a livello di quartiere. Teorie di riferimento La lifestyle theory di Hindelang,Gottfredson e Garofalo (1978); La teoria delle attività abituali(Cohen e Felson,1979) e della scelta razionale (Cornish, Clarke,1986); La commissione di un reato dipende da: abitudini di vita; circostanze contingenti (visibilità,inerzia,valore e accessibilità rispetto all’oggetto del reato): Ne consegue: restituzione alla valutazione soggettiva del potenziale autore la commissione dell’azione criminosa. minore controllabilità del comportamento deviante la crescita del senso di insicurezza ampliamento della gamma delle potenziali vittime. Cosa spiega la vittimologia Il significato della relazione tra vittima ed autore del reato; Il ruolo avuto nel determinarsi nell’evento delittuoso; I fattori che hanno determinato il verificarsi dell’evento delittuoso; I fattori contestuali che hanno contribuito nella precipitazione dell’evento delittuoso; La vittimologia si pone in una prospettiva dinamica rispetto al delitto. Fattori predisponenti Fattori preesistenti alla commissione del reato che caratterizzano la vittima e la rendono particolarmente esposta al rischio di vittimizzazione; I fattori preesistenti coincidono con le caratteristiche bio-psicologiche e sociali della vittima e rappresentano un’attrattiva per l’autore del reato; Le predisposizioni vittimogene specifiche secondo le interpretazioni di Von Hentig, Fattah, Gulotta sono strutturali e non contenstuali. Fattori precipitanti La precipitazione al reato: Quando la vittima contribuisce alla commissione del reato; Le ricerche di Wolfgang(1957,1958) e Amir (1971; Quando gli atteggiamenti della vittima del reato e la relazione con l’autore rappresentano un elemento scatenante del reato; Causalità o attribuzione di causalità? Le tipologie delle vittime 1. 2. 3. 4. Vittime potenziali, latenti, imprudenti, criminalivittime,tormentatrici,false,simulatrici,indiscriminate: le classificazioni di Von Hentig, Fattah, Gulotta; Vittime passive e vittime attive in relazione al contributo dato al verificarsi dell’evento Fungibilità e infungibilità della vittima : la variabile della tipologia del reato; Le vittime passive preferenziali, simboliche,trasversali; Aspetti critici: tendenza classificatoria che ripropone il paradigma positivista delle tipologie criminali. Criminogenesi e Criminodinamica La criminogenesi dell’evento delittuoso si riferisce ai fattori preesistenti e come questi possono influire sul determinarsi dell’evento delittuoso; La criminodinamica comprende invece i fattori contestuali che possono coincidere nelle azioni, le emozioni provocate, i messaggi comunicativi e le distorsioni cognitive( effetto feedback e retroazione) Il contributo della psicologia La psicologia delle distorsioni cognitive alterano la percezione della realtà all’interno di una relazione interpersonale e possono contribuire a provocare una reazione violenta; La psicologia delle attribuzioni fornisce un contributo ai codici interpretativi sottostanti la relazione tra autore e vittima; Non soltanto nell’ambito di relazioni affettive parentali, ma anche rispetto ai codici che regolano i rapporti all’interno della criminalità. Il rischio di vittimizzazione Si ripropongono la life style theory e la routinary activity theory: “La vittimizzazione non è distribuita causalmente nello spazio e nel tempo – vi sono luoghi di alto rischio e periodi di tempo di alto rischio .” “Modelli di stile di vita influenzano: a. l’entità dell’esposizione a posti e tempi con rischi di esposizione variabili”, b. la prevalenza di esposizioni con altri che hanno più o meno probabilità di commettere reati” (Garofalo,1987, p.26); il crimine è il risultato di tre elementi individuabili nel tempo e nello spazio: 1. la presenza di probabili e motivati autori; 2. la presenza di obiettivi appetibili;3. l’assenza di un “guardiano” capace a scagionare la commissione del reato(Robinson, 1999). Inadeguatezza della life style theory e della routinary activity theory Esplicativa soprattutto nello spiegare il rischio di vittimizzazione di reati contro il patrimonio; Non adeguatezza per quanto riguarda reati in ambito familiare e che coinvolgono i minori; Importanza nel considerare anche la vicinanza e la frequentazione di gruppi devianti o l’assunzione di stili di vita devianti. Precipitazione, predisposizioni specifiche e vulnerabilità Pretesto avanzato dalle istituzioni per deresponsabilizzare le istituzioni rispetto a campagne di prevenzione della vittimizzazione; Individuazione di caratteristiche strutturali che non sempre corrispondono alla diversità delle situazioni; L’ipotesi del rischio differenziale meglio corrisponde alla dimensione dinamica della vulnerabilità della potenziale vittima; Il concetto di rischio differenziale non esclude la presenza di fattori legati alle caratteristiche bio-spico-sociologiche ma le declina in considerazione anche degli aspetti contestuali in cui si verifica gli eventi delittuosi; Esauriente la distinzione di Sparks: a. precipitazione ( il comportamento della vittima incoraggia fortemente il comportamento del delinquente), b. facilitazione( la vittima si espone al rischio a causa del suo comportamento, dei suoi attributi e della sua posizione sociale),c. vulnerabilità( la vittima è un facile bersaglio del crimine),d. opportunità( la vittima è un facile bersaglio del crimine), e, attrattività ( la vittima o ciò che lei possiede attirano l’attenzione del delinquente)( Sparks,1982, cit.in Bandini, 2004,p.514). Altri fattori che incidono sulla vulnerabilità della vittima la vulnerabilità non si configura come una componente oggettiva correlata a fattori predisponenti intesi quasi come indicatori di una potenziale vittimizzazione futura, ma va mediata dalla rappresentazione soggettiva da parte delle potenziali vittime che può essere influenzata anche dai mezzi di comunicazione. Rischio e danno La vulnerabilità della vittima si misura in relazione al rapporto tra rischio e danno: non sempre un alto rischio presuppone un danno corrispondente ma può avere come conseguenza un danno lieve così come un basso rischio può comportare un danno grave. L’entità del danno è proporzionale alla capacità della vittima nel sostenere il danno subito. Le emozioni Tale capacità può individuarsi nella capacità di resistenza della vittima(resilience) e nella capacità di risposta agli eventi stressanti mediante il coinvolgimento, il controllo e la sfida. Ruolo determinante assume la capacità della vittima di gestire le emozioni legate all’evento improntate paura o rabbia. Aspetti atipici della vittimizzazione Quando la vittima e il suo aggressore entrano in relazione sino ad annullare il rapporto di subordinazione: La sindrome di Stoccolma. Fattori di vulnerabilità: la minore età Forme di vittimizzazione più frequenti: Si verificano prevalentemente all’interno delle relazioni familiari o in ambienti che interagiscono con l’ambiente familiare; Si tratta prevalentemente di comportamenti omissivi e aggressivi che danneggiano gravemente lo sviluppo psicofisico dei minori. Tipi di comportamento Comprendono comportamenti di negligenza e trascuratezza da parte di chi ha in cura il minore o di comportamenti che prevedono vere e proprie forme di aggressività fisica, psicologica, sessuale o di violenza legata all’ambiente familiare o istituzionale. Fattori di vulnerabilità La dipendenza dall’adulto; La coabitazione che aumenta il rischio di vittimizzazioni ripetute; La disfunzionalità delle relazioni familiari e della qualità dell’attaccamento; La difficoltà ad essere creduto dall’ambiente familiare e istituzionale. Fattori di rischio le caratteristiche della violenza (gravità del trauma, frequenza nel tempo, traumi precedenti); la fase dello sviluppo ( influenza le possibili risorse cognitive ed emozionali utili per modulare l’ansia); le caratteristiche della personalità del bambino; il contesto familiare e la comunità di appartenenza(presenza o meno di fattori protettivi e di supporto dell’ambiente). Fattori di protezione Che riguardano il bambino: Aver acquisito capacità autoregolative interne; Buona capacità di controllo delle emozioni; Competenze prosociali ed empatiche acquisite; Buona stima di Sé; Che riguardano l’ambiente: la presenza di un genitore “testimone partecipe” o protettivo; la disponibilità di altri contesti relazionali protettivi; l’aver usufruito di cure adeguate nei primi anni di vita da parte dei genitori o di uno di essi o da parte di un adulto sostitutivo; Contestuali: la non continuità dell’abuso o la sua individuazione precoce; Conseguenze A breve termine: Disturbi del sonno, disturbi dell’apprendimento e caduta del rendimento scolastico,disturbi fisici, difficoltà nei rapporti interpersonali. A lungo termine: Sequele psichiatriche che possono perdurare anche in età adulta; Dissocialità e tendenza a comportamenti devianti tra cui droga o alcol; Assunzione di stili educativi violenti o tendenza alla violenza delle relazioni intime. Multidimensionalità della vulnerabilità legata all’età Tipologia dell’abuso; Caratteristiche personali del minore; Presenza di un adulto protettivo; Capacità di supporto da parte dell’ambiente familiare e sociale; Qualità degli interventi istituzionali. La vulnerabilità del minore è intesa in senso dinamico ed è mediata dalle strategie di prevenzione delle conseguenze. Fattori di vulnerabilità: il genere “Convenzione del Consiglio d’ Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica” (Istanbul,11maggio 2011) e ratificata con tempestività dal Parlamento Italiano, il 28 maggio 2013 alla Camera e il 19 giugno 2013 al Senato, in cui all’art. 3, punto c e d: “ con il termine “genere” si ci riferisce a ruoli, comportamenti, attività e attributi socialmente costruiti che una determinata società considera appropriati per donne e uomini” e “ l’espressione “violenza contro le donne basata sul genere” designa qualsiasi violenza diretta contro una donna in quanto tale, o che colpisce le donne in modo sproporzionato”. Decreto Legge 14 agosto 2013, n. 93 - (Legge 15 ottobre 2013,n.119) La violenza domestica viene definita la violenza domestica come”….tutti quegli atti, non episodici,di violenza fisica,sessuale, psicologica o economica che si verificano all’interno della famiglia o del nucleo familiare o tra attuali o precedenti coniugi o persone legate da relazione affettiva in corso o pregressa,indipendentemente dal fatto che l’autore di tali atti condivida la stessa residenza della vittima”. Innovazioni importanti Aver focalizzato l’attenzione sulla violenza tra partners( Intimate Partner Violence) e sugli effetti traumatici sui minori; Viene infatti esplicitamente considerata la violenza su donna incinta consumata di fronte a soggetti di età minore; Aver esteso la definizione di violenza domestica anche ai rapporti tra partners anche non conviventi. Tre linee interpretative la violenza è violenza sulla donna in quanto tale a causa di ruoli sociali, stereotipi di genere, supremazia maschile legata alla cultura patriarcale; nella prospettiva psicologica e psicopatologica la violenza sulla donna presuppone sviluppi patologici legati all’autore anche a causa di esperienze pregresse; nella prospettiva sociologica la violenza sulla donna riproduce modalità relazionali violente socialmente apprese ed interiorizzate; Alcune riflessioni sul concetto di violenza Aggressività e violenza: tendenza la prima volta a recare danni anche non deliberati, comportamento sistematico volto intenzionalmente a produrre danno; Un’azione è aggressiva se intenzionalmente vuole procurare danno e si differenzia da azioni che comunque procurano danno senza intenzione iniziale; Aggressività emozionale ed aggressività strumentale: possono coincidere se indirizzate verso la discriminazione di gruppi o persone; Violenza : forma estrema dell’aggressività; Violenza strutturale – istituzionalizzata nei confronti di gruppi emarginati e minoritari; Violenza normativa da parte del sistema normativo legato al cambiamento politicoistituzionale. Un’interpretazione del comportamento violento dal punto di vista della vittima La prospettiva di Lonnie Athens: l’uomo violento elabori piani di azione mediante i quali si rappresentano la situazione; Rilevanti dal punto di vista vittimologico le interpretazioni “fisicamente difensive” in cui prima l’autore tende ad assumere l’atteggiamento della vittima attribuendo ai suoi gesti e atteggiamenti un significato di potenziale o effettivo attacco; successivamente, l’autore decide che deve agire con violenza e prepara un piano di azione. Maltrattamento e femminicidio Violenze pregresse possono risolversi nella morte della donna ma è la coabitazione con l’aggressore il fattore di rischio più rilevante; Altri fattori riguardano: a. la percezione da parte dell’autore della vittima rispetto ai significati attribuiti alla propria azione, b. la storia personale pregressa sia della vittima che dell’autore, c. la rappresentazione interna della violenza sia da parte di chi la agisce sia da parte di chi la subisce direttamente. Esiste anche una violenza al femminile? Sì: se il fenomeno non emerge ne è causa: lo stereotipo del femminile come “gentil sesso”, la vergogna che l’uomo prova a denunciare le violenze subite a discapito della sua virilità, l a prevalenza di violenze a carattere psicologico che presentano l’indubbia caratteristica di una minore visibilità; la tendenza a considerare la presenza di comportamenti violenti da parte di donne nei confronti del proprio partner soprattutto come una forma di autodifesa nei confronti delle violenze subite. La vittima e il processo La vittima ricopre un ruolo fondamentale nel processo di accertamento della responsabilità del reo in relaziona a: 1. la criminodinamica dell’evento delittuoso; 2. al danno provocato alla vittima in quano parte offesa del reato; 3. all’acquisizione della testimonianza. Come tutelare la vittima La vittimizzazione secondaria Scarsa attenzione ai bisogni della vittima; Impiego di procedure inappropriate; Incredulità, biasimo e colpevolizzazione nei confronti della vittima; Ricorso a personale non adeguatamente formato. La teoria della fede in un mondo giusto Se la vittimizzazione colpisce coloro che trasgrediscono le norme sociali viene meno la solidarietà nei confronti della vittima e ciò incrementa il rischio di vittimizzazione secondaria; Si crea una correlazione tra innocenza della vittima e fiducia in un mondo giusto che incide sul processo di vittimizzazione secondaria e sul giudizio di meritevolezza del danno subito. Più è forte la fiducia in un mondo giusto più si è meno attenti ai bisogni della vittima. Tutela della vittima in relazione ai fattori di vulnerabilità: l’età minore Ai sensi della Convenzione dei Diritti del Fanciullo emanata a New York nel 1989 e ratificata in Italia con la legge n. 179/1991 ulteriormente integrata con successivi proclami internazionali e leggi di ratifica da parte dei singoli Stati membri il minore in quanto soggetto vulnerabile deve essere ascoltato in ogni fase e grado dei procedimenti che lo riguardano e gli deve essere assicurata ogni di protezione e sostegno psicologico al fine di evitare qualsiasi ulteriore trauma e conseguenza sul suo naturale sviluppo. Azioni Ascolto protetto del minore con il ricorso a professionista opportunamente formato in ausilio al giudice; Presenza di esponente dei servizi al fine di assicurare sostegno del minore soprattutto nei procedimenti che riguardano abuso e violenza sessuale(art.12 l.n.99/1996); Impiego di appositi strumenti di raccolta della testimonianza adeguati alla fase di sviluppo del minore nei casi in cui il minore è sia vittima che testimone. La vittimologia forense Quando pratiche di accertamento diagnostico inadeguate e metodologie non appropriate comportano sofferenza non solo nel presunto autore di reato che può essere ingiustamente condannato, ma anche nel bambino e nella sua famiglia. Quando il bambino può divenire vittima di ritorno quando diviene vittima di cospirazioni da parte degli adulti (nei casi di separazione/divorzio conflittuali da parte dei genitori) o di ansia anticipatoria da parte dei genitori che si sentono responsabili in modo ossessivo della tutela dei minori; Quando vi è condizionamento da parte di campagne medianiche che tendono a generalizzare e amplificare il fenomeno dell’abuso. A livello internazionale La Vittimologia Forense viene considerata come uno studio idiografico e nomotetico delle vittime di reati violenti con lo scopo di indirizzare le indagini e le pratiche forensi. A tal fine studia la fisionomia delle vittime, degli autori, delle circostanze del reato e delle cause del crimine in considerazione dello stile di vita della vittima e della relazione con l’autore al fine di comprenderne la causa del verificarsi dell’evento delittuoso. Si pone come scienza applicata impiegata con obiettivi scientifici e pratici. Molti contenuti e obiettivi coincidono con quelli della vittimologia stessa, inquadrata in questo caso in un contesto forense. Tutela della vittima in relazione ai fattori di vulnerabilità: il genere Invio alla Convenzione di Istanbul: ricorso a personale specializzato anche per le vittime di violenza di genere; Rifiuti di procedure giudiziarie lesive per la dignità e tutela morale e psicologica della persona; Ruolo della Associazioni Victim Support come costituzione di parte civile nelle procedure giudiziarie. Nuove prospettive di tutela della vittima nel processo penale Esigenza di tutelare la vittima durante le procedure penali anche quando non ricopre il ruolo di testimone. La vittima va tutelata come persona offesa e pertanto deve avere il diritto di esprimersi in relazione al danno ricevuto. Il rapporto con l’autore del reato va considerato non solo in relazione alla violazione della norma ma soprattutto in relazione al danno arrecato alla vittima. Il paradigma riparativo Compito della giustizia è quello di promuovere la riparazione del danno alla vittima mediante: A. modalità risarcitorie di natura prevalentemente economica; B. attività socialmente utili; C. incontri guidati tra vittima ed autore del reato allo scopo di intraprendere un’attività di mediazione del conflitto provocato dal reato con la progettazione di un’attività riparativa da espletare nei confronti della vittima. Dimensione internazionale I principi della Giustizia Riparativa e della mediazione penale sono promossi a livello internazionale dai proclami delle organizzazioni internazionali(La Dichiarazione di Vienna del 2000, La Raccomandazione del Consiglio d’Europa n. R (99)19 e degli Stati Membri; Trova ampia applicazione nei paesi europei e nel Nord America; In Italia trova spazio nella Giustizia Minorile a livello sperimentale e nell’applicazione delle misure alternative alla detenzione. Alcune riflessioni La giustizia riparativa si pone come un modello al femminile di giustizia da contrapporre ad un modello al maschile fondato sulla punizione. La mediazione si propone come strumento di abbandono dei sistemi formali di controllo prospettando invece la piena condivisione della presa in carico di situazioni conflittuali. (Pavarini,2001) Nodi critici Rischio di una deriva trattamentale nella mediazione applicata alle misure alternative alla detenzione; Applicazione residuale della mediazione a causa del carattere prescrittivo del diritto penale tale da contrastare con il paradigma mediativo; Richiesta di politiche repressive allo scopo di assicurare il bisogno di sicurezza; La mediazione deve tuttavia agire non al di fuori della legge ma all’interno di essa contribuendo a modificarla. La prevenzione prevenzione primaria: applicazione di interventi diretti alla popolazione generale indirizzati a fattori potenzialmente criminogeni prima che si verifichi il problema, prevenzione secondaria :applicazione di interventi diretti a categorie a rischio a causa di fattori predisposizionali o a circostanze contingenti, prevenzione terziaria: attuazione di interventi diretti a delinquenti conosciuti con lo scopo di evitare ulteriori danni. Si tratta pertanto di tre differenti Prevenzione victim oriented a livello primario: rafforzamento di campagne di consapevolezza e rassicurazione, a livello secondario: considerare categorie vulnerabili e a rischio come anziani e minori soprattutto per quanto riguarda reati quali furti con scasso o violenze fisiche e sessuali, a livello terziario: iniziative volte a scagionare il ripetersi di vittimizzazioni, il sostegno alle vittime o attività di riparazione e risarcimento che fanno parte dei principi della giustizia riparativa e che comprendono la mediazione con l’autore del reato. Può la giustizia riparativa rappresentare uno strumento di prevenzione? In prima istanza può rappresentare uno strumento di prevenzione che investe essenzialmente il livello terziario delle strategie di prevenzione; Ciononostante la giustizia riparativa può essere un efficace strumento di prevenzione in quanto strumento di prevenzione victim/oriented; L’incontro vittima-autore nel percorso di mediazione comporta infatti: La valorizzazione della vittima con un effetto di empowerment; La assunzione di responsabilità dell’autore; L’impegno dell’attività riparativa. La prevenzione riduzione della paura del crimine da parte della vittima; consapevolezza da parte del reo del danno arrecato che può produrre un’astensione successiva nel commettere reati; l’incontro con l’autore del reato può chiarire alla vittima le dinamiche di commissione del delitto e ridurne la vulnerabilità mediante la messa a punto di strategie difensive per evitare vittimizzazioni ripetute; quando vittime e rei appartengano allo stesso ambiente socioeconomico e condividano molte caratteristiche demografiche e che autori di reato rimangano essi stessi vittime o che vi sia una correlazione tra l’essere state vittime per poi divenire futuri delinquenti. La percezione di insicurezza essere stata vittima di reati sia contro la persona che contro il patrimonio comporta un sentimento di insicurezza sia in luoghi aperti che all’interno della propria abitazione ma anche chi non è mai stato vittima di reati non è esente da sentirsi insicuro. Perché? le altrui esperienze, il sentirsi parte di una comunità in cui si condividono luoghi e spazi, l’effetto di amplificazione dell’informazione, la mancanza di fiducia nell’azione della giustizia e negli interventi delle istituzioni, condizione generalizzate di disagio sociale e di disorganizzazione sociale.