irifa11fia
adolescenza
Rassegne
VoL 9, n. 2. 2010
La depressione perinatale paterna.
Una rassegna della ricerca clinica ed empirica
Paternal Permata! Depression.
A review of the clinica! and empiric research
FRANCO RALDONI, LUISA CECCARELLI
Dipartimento di Psicologia, TTniuersità di Bologna
RlASSUNTO: Premesse teoriche: Sono state svolte molte ricerche cliniche ed empiriche sulla Depres­
sione Perinatale Materna, ma la Depressione Perinatale Paterna (DPP) è stata studiata in modo sistematico
solo di recente. Obiettivo: Lo scopo di questa rassegna è analizzare le attuali conoscenze sulla DPP, foca­
lizzando l'attenzione sulla prevalenza, i sintomi, i fattori di rischio, la comorbilità e la sua influenza sulla sa­
Iute della madre e del bambino. Metodologia: È stata considerata la letteratura pubblicata su questo argo­
mento fino al Maggio 2010, consultando le banche dati di Medline, PsychINFO e ProQuest Psychology Jour­
nals e altre fonti italiane e straniere. Discussione critica e conclusioni: Nel periodo perinatalc gli stati emo­
livi di madri e padri sono correlatì e si influenzano reciprocamente. La frequenza della DPP è relativamen­
te elevata (l0,4'Yo), anche se minore di quella materna, ma la sua diagnosi risulta difficoltosa, in quanto spes­
so si presenta con una sintomatologia affettiva lieve o atipica associata ad altri disturbi psicologici o del com­
portamento. La DPP sembra avere influenze negative sul benessere emotivo de!la madre. sulla qualità del­
l'attaccamento familiare e sullo sviluppo psicologico e fisico del neonato. Per la prevenzione e il trattamen­
to dei disturbi affettivi perinataE è fondamentale riconoscere l'ìIllportanza del padre sin dall'inizio della gra­
vidanza e promuovere il suo coinvolgimento nelle visite ginecologiche, nelle attività di consultorio e nel­
l'assistenza successiva al parto.
PAROLE CHIAVE: Depressione Perinatale, Padri, Genitorialità.
AB5TRACT: Theoretical background: A great amount of empirica! and clinical findings has been accu­
mulatecl in the last deeadcs about Maternal Perinatal Depression (DPM) , but Paterna! Perinatal Depression
(DPP) has been stuclied only in the rcecnt years, even if clinical cases of psychopathology in the transition
to fatherhoocl were already reportecl in the 'thirtics. Aim: Main purpose of this review was to analyse cur­
rent knowledge about PPD with a particular attention to the prevalenee, psychosocial risk factors, comor­
bility with other psychological or behavioural disorders (anxiety, abnormal iIIncss behaviouI, irritability, anger
attacks, acting outs, addict disorders) ancl the int1uence of the fatherhoocl on the wellbeing of mother and
ehile!. Methodology: A literature search of all references until May 2010 was carried out consulting the Med­
Ene, PsychINFO and ProQuest Psychology Journals electronic databases and other Italian and foreign pub­
lièations. AlI articles ane! bibliography references were carefully controlled. CriticaI Discussion and con­
clusions: Empirical research has evidenced how in the perinatal perioe! the mother's and father's emotion­
al states are significantly correlated with each other. The frequeney of Perinatal Depression in fathers is rel­
atively high 00.4%), even if lesser than the mother's one, but the diagnosis is difflcult owing to the frequent
presence in the male of a minor or unusual affective symptomatology and other psychological or behaviour­
al disorders. The symptoms of DPP differ from those of DPM, they are less severe and less definite and the
disorders range from neurotic reactions of restlessness and sadness to melancholy, through states of impo­
tence, desperation and discomfort. In particular, fathers whose companions have undergone affective post
partul11 disorders show greater levels of anxiety, depressive symptoms, irritability, and tendency to somatic
complaints ancl wony about their own health and paternal role up to the fifth month of pregnancy. DPP
should be further investigated as it seems to have negative int1uences on the mother's emotional weJl-be­
79
,-----------­
h1lanzia e adolescenza, 9, 2, 2010
ing, the quality of family attachment ancl the psychological ancl physical clevelopment of rhe newborn. In
order to improve the actual state of the research, the development of valicl gender-orientecl tests is recom­
mended. For early screening and treatment of perinatal depressive disorders is crucial to recognize the im­
portance of the father from the beginning of the pregnancy and to promote his involvement in pregnancy
check-up, in family counselling and assisrance in postpartum periodo
KEY
WORDS: Perinatal Depression. Fathers, Parenthood.
1. la depressione perinataLe paterna
tendono a manifestare alterazioni affettive più lievi e
una minor quantità di disturbi rispetto alla DPM (Bal­
lard, Davies, Cullen, Mohan e Dean, 1994; Goodman,
2004). I sintomi tendono a essere poco definiti e van­
no da reazioni nevrotiche di irrequietezza e di tristez­
za fino alla malinconia, passando per stati di impoten­
za, di disperazione, di sconforto e di crollo narcisisti­
co (Luca e Bydlowski, 2001). I disturbi descritti più fre­
quentemente sono l'umore depresso, la costante
preoccupazione, la perdita di interessi, il calo della li­
bido e l'insonnia. È stato osservato che, ad eccezione
dell'umore depresso, queste manifestazioni sono rife­
ribili a disfunzioni psicologiche che rientrano nella
normale condizione di paternità (Ballard et aL, 1994).
Spesso la sintomatologia della DPP si manifesta attra­
verso manifestazioni sintomatiche atipiche anche gra­
vi quali: ansia elevata, alterazioni del comportamento
di malattia (ipocondria, sintomi funzionali o di soma­
tizzazione), crisi di rabbia e acting out comportamen­
tali (fughe, comportamenti violenti, attività fisica o
sessuale compulsiva, relazioni extraconiugali, disturbi
del comportamento alimentare, alcolismo e altri distur­
bi di dipendenza).
Occorre tener conto, infine, che nella maggior par­
te delle ricerche le valutazioni delle alterazioni affetti­
ve sono svolte mediante l'utilizzo di questionari se!F
rep0l1 come il CES-D, il BDI o l'EPDS, che nell'uomo
possono presentare problemi di validità e attendibilità
evidenziando una sofferenza minore rispetto alla don­
na (Wilehm e Parker, 1994; Matthey, Barnett, Howie e
Kavanagh, 2003ì. Ad esempio, uno studio di validazio­
ne dell'EPDS per la valutazione dei disturbi depressi­
vi ed ansiosi nel maschio ha individuato dei punteggi
di cut-()ffinferiori rispetto a quelli femminili (rispetti­
vamente 5/6 e 7/8) (Matthey, Barnett, Kavanagh, e
Howie, 2001). Gli uomini, infatti, per motivi cultura~:
o legati a ragioni di ruolo e di immagine sociale, si d:­
mostrano meno propensi a rivelare le proprie diff­
coltà emotive. Ciò pone il problema della validità écC
dati riportati nelle ricerche sui disturbi affettivi masc:·_·
li basate su strumenti che non considerino la differcC:'
za di genere.
La transizione alla genitorialità è caratterizzata da un
sensibile aumento della vulnerabilità psicologica. Nel
periodo perinatale, in particolare, i tassi di incidenza
dei disturbi affettivi, sia nelle madri che nei padri, au­
mentano di due o tre volte rispetto alla media della
popolazione generale. La letteratura sui disturbi affet­
tivi femminili legati al periodo perinatale è molto va­
sta, tanto che la produzione scientifica degli ultimi
trent'anni vanta oltre duemila studi riguardanti i mol­
teplici aspetti psicopa tologici ed epidemiologici
(Brockington, 2004). A confronto, i tentativi di studia­
re la condizione psicologica dell'uomo nella transizio­
ne alla paternità si presentano rari e lacunosi. Fra i
motivi che possono spiegare la differente quantità e
qualità degli studi sono da considerare: la scarsa di­
sponibilità dei padri a partecipare alle ricerche, la mi­
nore incidenza del disturbo depressivo nella popola­
zione maschile e la scarsa disponibilità di metodi di in­
dagine validi e attendibili che tengano conto delle dif­
ferenze di genere.
La Depressione Perinatale Paterna (Dépression Pé­
rinatale Paternelle - DPP) è un neologismo recente­
mente coniato in ambito psicoanalitico francese (Luca
e Bydlowski, 2001) e le ricerche che trattano questo
disturbo lo hanno studiato prevalentemente nei padri
primipari e in relazione alla Depressione Perinatale
Materna (DPM). A volte i disturbi affettivi paterni del
periodo perinatale sono indicati in modo più generi­
co con il nome di Paternal Blues (o Baby Blues), fa­
cendo riferimento alle alterazioni affettive lievi e tran_ sitorie che frequentemente colpiscono la madre nei
primi giorni dopo il parto denominate Maternity Blues
o Disforia Post Partum. La DPP va poi distinta dalla
Sindrome della Couvade, cioè la manifestazione nel
padre di sintomi somatici (nausea, gonfiore o dolore
addominale) e di comportamenti femminili tipici del­
la gravidanza che non assumono, solitamente, un ve­
ro valore psicopatologico.
I sintomi della DPP sono differenti da quelli della
DPM, anche se la durata può essere la stessa. I padri
80
F. Baldoni, L. Ceccarelli: La depressione peril/atale paterna
111 2. I dati di ricerca sulla depressione
peri natale paterna
zienti presentavano disturbi significativi di carattere
nevrotico o psicotico. Sulla stessa linea, Wainwright
(1966) descrisse dieci casi clinici di padri che nell'im­
mediato postpaltum avevano manifestato scompensi
psichiatrici di entità tale da rendere necessario il rico­
vero. Sul piano eziopatogenetico, furono ipotizzati
un'eccessiva identificazione con il padre, l'elevata di­
pendenza dalla partner o il manifestarsi di un conflit­
to legato a una latente omosessualità. Nello stesso ar­
ticolo, descrivendo un caso clinico di nevrosi di carat­
tere narcisistico legata alla paternità, l'autore sottolinea
come "il bambino promuova nel genitore l'empatia
permettendo l'integrazione di ricordi infantili, in
particolare di quelle esperienze che appartengono al
periodo dell'amnesia infantile". Altri autori hanno evi­
denziato come l'empatia con il figlio, rappresentando
una sorta di "introspezione vicaria", potrebbe pro­
muovere nel padre l'accesso a tracce mnestiche fino a
quel momento bloccate da meccanismi difensivi in­
consci (Hurn, 1969). Più recentemente è stato eviden­
ziato il ruolo della rivalità fra fratelli quale significati­
vo fattore eziologico delle reazioni depressive paterne
(Cavenar e Butts, 1977).
Nel loro studio basato su casi clinici, le psicoanali­
ste francesi Luca e Bydlowski (200lì hanno descritto
alcune specificità della DPP rispetto alla DPM:
Nel tracciare una storia della produzione scientifica
sulla DPP si possono distinguere due periodi: un pri­
mo (relativo agli anni 1931-1980), caratterizzato da re­
soconti di osservazioni condotte su casi clinici Ci rari
contributi ammontano a sette articoli), e una fase più
recente <relativa agli anni 1981-2010'), in cui sono sta­
ti prodotti alcune decine di studi empirici volti a mi­
surare la sintomatologia, la prevalenza e l'eziopatoge­
nesi della DPP e a valutare la correlazione tra questa,
la DPM e lo sviluppo psicologico, comportamentale e
somatico del figlio. A tali dati si aggiungono quelli di
alcuni studi su casi clinici condotti nell'ambito della
psichiatria perinatale francese di orientamento psicoa­
nalitico e presentati per lo più in occasione di conve­
gni sulla paternità. La maggior parte delle ricerche di
natura epidemiologica ed empirica sulla DPP sono
state condotte negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in
Australia. La rassegna esposta in questo articolo è sta­
ta condotta sulla letteratura sulla DPP pubblicata fino
al 31 maggio 2010, consultando le banche dati di Med­
line, PsychINFO e ProQuest Psychology Journals ed
altre fonti italiane e straniere per un totale di circa 70
studi. Ogni articolo è stato valutato attentamente e le
citazioni bibliografiche controllate.
c. .. )
lì la DPP sembra essere maggiormente legata a con­
flitti di natura edipica, mentre quella materna ri­
manda più a problematiche narcisistiche;
2) la reazione depressiva paterna tende a manifestar­
si sotto forma di due aspetti: quello masochistico e
quello narcisistico. Sul versante masochistico si as­
siste alla riattivazione di fantasmi persecutori e al
ruolo tirannico svolto dal Super-Io. Altri elementi
peculiari che emergono in questi casi e riferibili al­
la relazione edipica sono i sentimenti di colpa, la
rabbia, l'ambivalenza, gli autorimproveri e il senso
di perdita e di lutto nei confronti del Sé. Sul versan­
te narcisistico la perdita dell'oggetto è vissuta come
"emorragia narcisistica". In questi casi l'angoscia di
perdita dell'oggetto e la reazione depressiva assu­
merebbero una funzione di difesa nei confronti di
un crollo malinconico dell'Io;
3) in merito alla relazione del padre con il bambino,
le caratteristiche della DPP differiscono da quelle
della DPM in conseguenza dell'assenza nei padri
dello specifico legame corporeo e narcisistico (lega­
to alla gravidanza, al parto e all'allattamento) che
caratterizza la precoce interazione diadica madre­
bambino.
2.1. Studi su casi clinici e ipotesi psicoanalitiche
Nonostante Freud avesse già descritto le fantasie di
gravidanza maschili nel caso del Piccolo Hans (909)
e successivamente nell'Uomo dei Lupi (918), il primo
articolo sulla DPP è stato pubblicato all'inizio degli an­
ni trenta da Zilboorg 093]) con il titolo "Depressì1.'e
reactions related to parentbood". In questo lavoro l'au­
tore evidenziò tre aspetti:
a) la manifestazione di regressioni infantili paterne
conseguenti a una rivalità nei confronti del figlio:
b) la presenza di fantasie incestuose inconsce legate a
un conflitto con la madre (rappresentata simbolica­
mente dalla propria compagna);
c) la depressione come difesa contro l'angoscia susci­
tata dalla frustrazione causata dalla nascita del fi­
glio, dalla riattivazione del conflitto edipico e dalla
riattivazione di bisogni infantili di dipendenza.
In seguito, altri autori individuarono nella gravi­
danza un fattore di vulnerabilità per i futuri padri
(Freeman, 1951; Jarvis, 1962), Nei casi riportati, i pa­
81
fO
Infanzia e adolescenza, 9, 2. 2010
Seguendo una prospettiva psicodinamica, le due
autrici francesi propongono tre possibili interpretazio­
ni della reazione depressiva paterna:
a) può assumere il significato di una difesa contro il
crollo psichico conseguente alla dimensione trau­
matizzante della paternità, in quanto la nascita di un
figlio può riattivare fantasie inconsce relative a si­
tuazioni angosciose sperimentate nell'infanzia. n
padre che assiste al parto sarebbe maggiormente
esposto alla riattivazione del trauma, in quanto la
fase espulsiva potrebbe suscitare in lui la rappre­
sentazione di una madre onnipotente munita di fal­
lo e far riemergere antichi conflitti edipici;
b) può essere legata a una relazione ambivalente e
conflittuale con il proprio padre, anche se l'ambiva­
lenza nei confronti della propria madre non deve
essere trascurata;
c) la sintomatologia depressiva potrebbe essere scate­
nata da un "fantasma" intrapsichico, inteso come
"ghost in the nurseJY" (Fraiberg, Adelson e Shapiro,
1975) o un "visitatore dell'Io" (De Mijolla, 1981), an­
cora vivo nell'inconscio del padre. In questo caso,
il neonato potrebbe essere investito della trasmis­
sione psichica inconscia di un'assenza psichica o fi­
sica e rappresentare simbolicamente, per il padre,
un parente scomparso o un evento luttuoso. La de­
pressione eserciterebbe pertanto una funzione di­
fensiva nei confì-onti di questo "altro da sé" alienan­
te e mortifero.
Dai resoconti clinici sul vissuto dei padri depressi
emergono anche altri aspetti importanti da un punto
di vista psicodinamico. La nascita del figlio può porre
di fronte al problema dell'invecchiamento e della mor­
te. Possono manifestarsi anche reazioni invidiose in­
consce nei confronti delle capacità generative della
compagna (con atteggiamenti competitivi e svalutati­
vi), vissuti di gelosia verso il figlio (percepito come un
rivale nel rapporto con la compagna), sentimenti am­
bivalenti nei confronti del proprio padre (in quanto si
sta per assumere il suo molo) e conflitti irrisolti riguar­
do la propria identità sessuale. Sono frequenti, inoltre,
la perdita di desiderio e di autostima, con vissuti di im­
potenza (psicologica e sessuale) e di svalutazione, e le
sensazioni di perdita, di abbandono e di incapacità di
vivere senza l'amore esclusivo della propria compagna
(Pazzagli e Benvenuti, 1996; Bertozzi e Hamon, 2005).
L'impossibilità del padre depresso di trovare un pro­
prio spazio nella diade madre-bambino, cioè di occu­
pare il posto di padre nella relazione triadica emergen­
te, si manifesterebbe, sul piano edipico, riferendosi a
82
una "costellazione paterna" costituita da tre figure:
nonno paterno-padre-figlio. Secondo questa prospe~­
tiva, la psicogenesi della DPP rimanderebbe, quindi. s
conflitti edipici non risolti che determinerebbero la dif­
ficoltà, per il giovane padre, di integrare il neonate
nella propria storia ed esperienza di figlio (Luca e
Bydlowski, 2001).
Secondo Pazzagli e Benvenuti (996) i diversi livel­
li di conflittualità del padre possono condizionare le
manifestazioni psicopatologiche perinatali. Le diffi­
coltà a livello pre-edipico (riconducibili all'incapacità
di stabilire una relazione con il figlio a causa di una
mancato superamento del legame simbiotico con la
propria madre) favorirebbero lo sviluppo delle forme
di DPP più gravi o di psicosi. Le conflittualità edipiche
sarebbero alla base dei disturbi depressivi minori, de­
gli acting out e della sindrome della couvade.
2.2. Studi epidemiologici
L'analisi dei dati riportati dalle ricerche sulla preva­
lenza della DPP nella popolazione generale (cfr. Tab.
1) permettono le seguenti considerazioni critiche:
a) le misurazioni sono state effettuate in periodi diffe­
renti, che vanno dal 30 mese di gestazione al 12 0
mese postpartum;
b) gli stmmenti maggiormente utilizzati per stabilire la
diagnosi di depressione sono: il Beck Depression 1n­
velltory (BDI), il Cellter for Epidemiologic Studies
Depression Scale (CES-D), il GeneraI Health Que­
stionnaire, l'Hospital Anxiety and Depressi(JIl Scale
(HADS) e l'Edinburgh Postnatal Depression Scale
(EPDS). Si tratta di questionari self-report che, co­
me si è detto, manifestano dei limiti di validità nel
maschio in quanto non considerano le differenze di
genere;
c) la DPP risulta meno frequente della DPM, ma la sua
incidenza precisa non è stata ancora chiarita. In
una recente meta-analisi della letteratura sulla DPP
e sulla sua associazione con la DPM (Paulson e Ba­
zemore, 2010), basata sull'analisi di 43 studi (dal
1980 al 2009), per un totale di 28.004 soggetti, la
frequenza media della DPP è risultata del 10,4% (in­
tervallo di confidenza 95%, 8,5-12,7%), La DPP è
stata riscontrata più comunemente negli Stati Uniti
04,1%), mentre nel resto del mondo la frequenza
media è notevolmente minore (8,2%). L'incidenza è
risultata particolarmente bassa in Scandinavia (2­
5%), mentre in altri paesi, come la Polonia e
F Baldoni, L. Ceccarelli: La depressione perinatale paterna
Taiwan, si è registrata una frequenza molto superio­
re (fino al 31%) (cfr. Tab. 1). L'eterogeneità dei me­
todi, degli strumenti utilizzati, dei periodi di valuta­
zione e della numerosità dei campioni esaminati ha
prodotto, comunque, un range eccessivo di preva­
lenza che rende problematico qualsiasi calcolo del­
la media;
d) due studi concordano nel rilevare un esordio tardi­
vo della DPP nel corso del primo anno del postpar­
tum. Tuttavia questo dato è di scarso significato se
si tiene conto che si tratta di disegni di ricerca mol­
to differenti. Il primo studio (Areias, Kumar, Barros
e Figueiredo, 1996a) è basato su due assessment,
uno nel periodo prenatale (6°mese di gestazione)
e uno aln° mese postpartum. Il secondo studio
(Matthey, Barnett, Ungerer e Waters, 2000) trascu­
ra il periodo gestazionale e valuta il primo anno
postpartum mediante tre misurazioni: a 6 settima­
ne, 6 mesi e 12 mesi dal parto. Inoltre, per rileva­
re la sintomatologia depressiva, vengono utilizzati
strumenti diagnostici differenti (EPDS e BDI) e
campioni notevolmente diversi per quanto concer­
ne la numerosità (46 soggetti contro 154). I risulta­
ti di due studi longitudinali che correlano il di­
stress psicologico alla transizione alla genitorialità
(Buist, Morse e Durkin, 2002; Condon, Boyce e
Corkindale, 2004), al contrario, hanno evidenzia­
to, in entrambi i genitori, come la gravidanza rap­
presenti il periodo più sensibile per l'insorgenza di
una sintomatologia depressiva. I disegni di ricerca
utilizzati da questi studi risultano più omogenei sia
per le caratteristiche del campione, che per quan­
to concerne gli strumenti diagnostici (EPDS) e i pe­
riodi delle misurazioni (pre e post p artum) . La me­
ta-analisi della letteratura svolta da Paulson e Baze­
more (2010) ha evidenziato, rispetto al periodo pe­
rinatale, un'incidenza media di DPP molto variabi­
le: la frequenza maggiore è a 3-6 mesi dopo il par­
to (25,6%), mentre nel primo e secondo trimestre
di gravidanza è risultata dell'll%, nel terzo trime­
stre di gravidanza del 12%, nei primi 3 mesi post
partum del 7,7% e nel secondo semestre dopo il
parto del 10% (Tabella 1).
necessario tener conto anche dei sintomi ansiosi, del­
le alterazioni del comportamento di malattia (in parti­
colare i disturbi di somatizzazione) e di quelli da di­
pendenza da sostanze (Raskin, Richman e Gaines,
1990; Skari, Skreden, Malt, Dalholt, Ostensen, Ege­
land e Emblem, 2002).
Una ricerca australiana sui disturbi perinatali dell'u­
more volta a misurare i sintomi depressivi e l'ansietà
(Matthey et al., 2003) ha dimostrato che la percentua­
le dei disturbi d'ansia, nei padri, è 3-6 volte maggiore
rispetto a quella della depressione. In un campione di
196 padri valutato tramite i criteri del DSM-IV è stata
posta diagnosi di disturbo d'ansia nel 9,7% dei casi, di
sola depressione (maggiore o lieve) nell'l% dei casi
e di disturbo d'ansia associato a depressione in un ul­
teriore 1% dei casi. La presenza di un'alterazione de­
pressiva e/o ansiosa ha raggiunto globalmente un tas­
so dell'1l,7%. Per questa ragione gli autori propongo­
no di utilizzare il termine Disturbo dell'Umore Perina­
tale (Pennatal Mood Disorder - PMD) per descrivere la
complessa sintomatologia depressiva e ansiosa mani­
festata dai genitori nella transizione alla genitorialità.
Evidenziano inoltre la necessità di sviluppare stru­
menti specifici per la misurazione della condizione
psicologica paterna, che valutino anche i disturbi an­
siosi, inclusi gli attacchi di panico, il disturbo d'ansia
generalizzato, il disturbo acuto da stress, le fobie, i di­
sturbi ossessivo-compulsivi e il disturbo post-trauma­
tico da stress.
La presenza di elevati livelli di ansia e di disturbi di
somatizzazione nei compagni di donne affette da di­
sturbi affettivi durante il periodo perinatale è stata ri­
levata in diversi studi (Skari et al., 2002; Baldoni, Bal­
daro e Benassi, 2009). La necessità di indagare le ul­
teriori possibili espressioni sintomatologiche della
DPP, quali l'irritabilità, gli attacchi di rabbia (anger at­
tacks) e gli acting out comportamentali è stata ricono­
sciuta anche da altri autori (Winkler, Pjrek e Kasper,
2005).
2.4. Studi sulla correlazione fra depressione
peri natale materna e paterna
La correlazione fra DPM e DPP è stata oggetto di
studio fin dai primi lavori e i dati raccolti dalla ricerca
empirica hanno confermato questo legame (Harvey e
McGrath, 1988; Raskin et al., 1990; Lovestone e Kumar,
1993; Ballard et al., 1994; Ballard, Davies, 1996; Areias,
Kumar, Barros e Figueiredo, 1996b; Zelkowitz e Milet,
1997; Deater-Deckard, Pickering, Dunn e Golding,
2.3. Studi sulla comorbilità tra disturbi depressivi,
ansiosi e di somatizzazione
Le disfunzioni correlate alla transizione alla pater­
nità possono esprimersi mediante sintomi differenti da
quelli depressivi, pertanto nel processo diagnostico è
83
Infanzia e adolescenza, 9, 2, 2010
Tabella 1 - Dati sull'incidenza della Depressione Perinatale Paterna IDPP),
Autori, anno, nazione
Caratteristiche
del campione
Strumenti
e cut-off
Periodo di
ualutazione
I1zcidenza
Atkinson, Rickel (984), USA
Fawcett, York (985), USA
Raskin et al, (1990), USA
Ballard et al, (1994), UK
78 coppie primipare
23 coppie
s6 coppie primipare
200 coppie
Areias et al, 0996a, 1996b),
Portogallo
'±2 padri primipari
BD! ~ lO
BD! ~ lO
CES-D> 16
EPDS ~ 13
la 13 item)
SADS, EPDS
Zellkowitz, Milet (997), Canada
EPDS ~ lO
SCL-90-R
EPDS ~ 13
13%
130'0
22%
9%
5.4%
4,8%
8,30ù
23,S%
8%
Lane et al, (997), Irlanda
50 partner di madri depresse
50 padri (gruppo di controllo)
370 coppie
8 settimane PP
6 settimane PP
8 settimane PP
6 settimane PP
6 mesi PP
6 0 mese di g,
3 mesi PP
12 mesi PP
6-9 settimana PP
Leathers et al, (1997), USA
Deater-Deckard et al, (998), UK
Soliday et al, (999), USA
Matthey et al, (2000), Australia
55 coppie primipare
7018 padri (campione ALSPAC)
51 coppie
154 coppie primipare
CES-D ~ 16
EPDS ~ 13
CES-D ~ 16
BD! > 9
GHQ> 7
Leathers, Kelley (2000), USA
Dudley et al, (2001), Australia
124 coppie primipare
92 padri
Buist et al, (2002), Australia
251 padri
CES-D ~ 16
EPDS ~ 12
BDI ~ lO
EPDS ~ 10
3%
1,2%
180/\1
.)5%
25.5%
2.8%
3.2%
4.7%
65%
11.8%
17.4%
12%
8.7%
6%
5.8%
Skari et al, (2002), Norvegia
122 padri
GHQ,IES
3 giorni PP
6 settimane PP
6 mesi PP
S settimane PP
1 mese PP
6 settimane PP
4 mesi PP
12 mesi PP
:)/4/5 mesi PP
1-6 mesi PP
1-6 mesi PP
26 settimane di g.
36 settimane di g.
1 mese PP
4 mesi PP
1-4 giorni PP
6 settimane PP
6 mesi PP
23 settimane di g.
3 mesi PP
6 mesi PP
12 mesi PP
4.5 mesi PP
9 mesi PP
10%
1.5 mesi PP
2 mesi PP
15 mesi PP
1.5 mesi PP
12 mesi PP
So mese di g.
1 settimana PP
2 mesi PP
dal 40 mese di g.
a 21 mesi PP
5-S o mese di g.
1 settimana PP
3 mesi PP
4 0 mese di g.
15 mesi PP
variabile
31.3%
11.9%
5%
3.4%
5.4%
6.5%
3%
l.S%
Condon et al, (2003), Australia
312 padri
EPDS
~
13
EPDS
~
12
80 coppie
Bielawska-Batorowicz,
Kossakowska-Petrycka (2006), Polonia
Paulson et al, (2006), USA
50S9 padri
(campione ECLS-B)
Wang, Chen (20061,Taiwan
83 coppie
Pinheiro et al, (2006), Brasile
3S6 coppie
Madsen, Juhl (2007), Danimarca
542 coppie
529 coppie
Bronte-Tinkew et al, (2007), USA
2137 padri
Escribè-Agliir et al, (20DS), Spagna
669 coppie
Edhborg (200S), Svezia
132 coppie
CES-D> lO
(short form)
BD! > 9
BD! > 9
EPDS > 9
GMDS> 12
CIDI-Sf
EPDS > 10
EPDS > lO
Ramchandani et al, (200S), UK
EPDS
~
Baldoni et al, (2009), Italia
10975 padri primipari
(campione ALSPAC)
50 coppie
CES-D> 16
van den Berg et al, (2009), P. Bassi
Gao et al, (2009), Cina
Paulson, Bazemore (2010), USA
30S3 coppie
130 coppie
2S004 soggetti (43 studi)
BSI> 15
EPDS> 12
Metanalisi
84
12
(%)
2(h)
2%
1%
5.2%
1.9%
2.1'%
2.3%
27.5%
3.4-3.9%
9%
9%
4.5%
11.8%
10.S%
10.4%
F Baldol7i, L. Ceccarelli: La depre"ione perinatale paterna
1998; Soliday, McCluskey-Fawcett e O'Brien, 1999:
:vIatthey et al., 2000; Buist et al., 2002; Tani e Vaccaro,
2002; Condon et al., 2004; Baldoni et al., 2009). Nella
meta-analisi clelia letteratura condotta da Paulson e
Bazemore (2010), la correlazione è risultata positiva,
anche se moderata (r = 0,308; intervallo di confiden­
za: 9S%, 0,228-0,384).
Da una ricerca condotta sui partner di 40 donne ri­
coverate in una Mother-Baby Unit a causa di un distur­
bo affettivo post-partum è risultato che il 42% soffriva
di disturbi d'ansia, episodi di depressione maggiore o
manifestava un basso funzionamento psicosociale
(Harvey e McGrath, 1988). In uno studio volto a con­
frontare i risultati relativi a tre gruppi di padri è emer­
so che il gruppo di uomini le cui partner soffrivano di
DPM accusava una sintomatologia psichiatrica molto
più elevata rispetto agli altri gruppi (Lovestone e Ku­
mar, 1(93). Altri due studi hanno rilevato che rispetti­
vamente il 22% e il SO% dei padri depressi aveva una
partner affetta a propria volta da sintomatologia de­
pressiva (Raskin et al., 1990; Ballard e Davies, 19(6).
Una ricerca canadese (Zelkowitz e Milet, 1(97) ha
confrontato SO padri le cui partner erano affette da
DPM con un gruppo di controllo di SO padri le cui
compagne non avevano sofferto di disturbi affettivi si­
gnificativi e ha evidenziato importanti differenze circa
la prevalenza di disturbi psicologici: nel primo grup­
po è stata formulata una diagnosi psichiatrica (depres­
sione, disturbo d'ansia, di somatizzazione e dell'adat­
tamento) nel 24% dei casi di rispetto al 10% del grup­
po di controllo. In un'ulteriore ricerca, è stato docu­
mentato che, nel periodo perinatale, entrambi i part­
ner presentavano livelli simili di parenting stress e di
ansia (Deater-Deckard, 19(8). Nello studio longitudi­
naie di Avon (ALSPAC) condotto su un ampio campio­
ne di padri (n=7.017) (Deater-Deckard et al., 1(98), in­
fine, la depressione perinatale materna è risultata es­
sere il fattore di rischio maggiormente correlato alla
depressione del partner.
Un recente studio italiano ha confermato che i
compagni delle donne che nel post-partum soffi'ono
-di sintomi depressivi manifestano anch'essi un mag­
gior livello di ansia e depressione e che questi distur­
bi sono evidenziabili già durante il So mese di gravi­
danza fino al 3° mese dopo il parto (Baldoni et al.,
2009). Da un'altro studio svolto su coppie che si so­
no sottoposte a procedura di fertilizzazione assistita in
vitro (IVF-ET) è risultato che quando gli uomini ma­
nifestano una sintomatologia ansiosa e depressiva si­
gnificativa, oppure un aumento dell'ostilità, le donne,
indipendentemente dal successo della procedura, sof­
frono maggiormente di disturbi affettivi, di ansia e di
sintomi somatici (Baldoni, Garutti, Baldaro, Gallinelli
e Facchinetti, 2010)
Per spiegare il fenomeno della correlazione dei sin­
tomi depressivi tra padre e madre può essere formu­
lata un'ipotesi plausibile: le condizioni psicosociali ed
emotive dei partner, nel lungo periodo, potrebbero
esercitare un'influenza reciproca. Secondo le teorie
sistemiche qualsiasi fattore che influisce su un compo­
nente del nucleo familiare esercita un effetto sugli al­
tri membri della famiglia. Inoltre la condivisione di
esperienze negative comuni, quali il carente sostegno
familiare e sociale e le difficoltà economiche, potreb­
bero avere ripercussioni negative sul benessere psico­
logico di entrambi i partner. Vivere con un familiare
ansioso o depresso potrebbe quindi avere un effetto
deprimente a causa dell'influenza reciproca degli sta­
ti psicologici.
Seguendo un'altra prospettiva, la correlazione fra
DPM e DPP può essere intesa non solo come un'in­
fluenza della depressione materna sullo stato emotivo
del proprio partner, ma anche in senso contrario, co­
me conseguenza al fallimento di una funzione protet­
tiva di base sicura svolta dal padre nei confronti della
compagna (Baldoni, 200S). La maternità, infatti, espo­
ne la donna a una situazione di cambiamento e di po­
tenziale pericolo che favorisce lo sviluppo di disturbi
affettivi. Una funzione importante del padre, in questi
momenti, sembra essere quella di fornire alla propria
compagna sicurezza e supporto emotivo proteggendo­
la da un eccesso di sofferenza psicologica. Questa
funzione protettiva "antidepressiva" può essere inter­
pretata, seguendo la teoria dell'attaccamento, come
un effetto di "base sicura" (Bowlby, 1(88). cioè come
conseguenza della particolare atmosfera di sicurezza e
di fiducia che si instaura all'interno di una relazione di
attaccamento (come è quella di coppia). I padri preoc­
cupati, troppo ansiosi o depressi possono quindi co­
stituire uno svantaggio per l'equilibrio emotivo della
propria compagna, per il buon andamento del rappor­
to tra madre e bambino e per lo sviluppo psicologico
e somatico del figlio (Whiffen e Johnson, 1998; Luca
e Bydlowsky, 2001; Baldoni, 200S).
2.5. Studi sull'influenza della depressione paterna
sullo sviluppo del bambino
A partire dalla metà degli anni Ottanta, un filone di
ricerca ha studiato le interazioni precoci madre-bam­
bino focalizzandosi sugli effetti che la depressione po­
8S
Infanzia e adolescenza, 9, 2, 2010
st-partum materna può avere sullo sviluppo psicologi­
co del figlio (Murray e Cooper, 1997; Kurstjens e
Wolke, 2001; Goodman e Gottlieb, 2002; Tronick,
2005; Monti e Agostini, 2006). Da un primo studio
sulla correlazione dei sintomi depressivi nelle coppie
di genitori primipari è emerso un dato significativo cir­
ca l'impatto dei sintomi depressivi di entrambi i geni­
tori sullo sviluppo dei lattanti (Raskin et al., 1990). Te­
nendo conto dei risultati, in 51 delle 86 coppie esami­
nate almeno uno dei due genitori manifestava sintomi
depressivi, il 59,3% dei figli interagiva quindi con un
genitore depresso. Nel caso in cui entrambi i genitori
fossero depressi, l'influenza negativa sul bambino au­
mentava. Le ricerche successive hanno confermato
l'influenza della depressione dei genitori sullo stato di
salute e sullo sviluppo del bambino. Uno studio di La­
Rosa, Glascoe e Macias (2009) ha rivelato che la ma­
nifestazione di disturbi depressivi nei primi due anni
dopo la nascita, sia nel padre che nella madre, è as­
sociata a comportamenti genitoriali più inadeguati, a
una percezione meno precisa dello stato di salute e
dello sviluppo del bambino e a una minore capacità
di performance del figlio. Altri studi hanno dimostra­
to come i bambini che sviluppano disturbi depressivi
sono, nella maggior parte dei casi, figli di genitori che
hanno manifestato per un lungo periodo una depres­
sione (Tani e Vaccaro, 2001, 2002).
Ricerche recenti hanno evidenziato l'importanza
della relazione precoce con entrambi i genitori per lo
sviluppo cognitivo, delle facoltà di mentalizzazione e
della conseguente capacità di controllo e regolazione
delle emozioni e dei loro correlati somatici (Baldoni
2010). Studi longitudinali svolti su popolazioni molto
ampie (Early C!Jild!Jood Longitudinal Study - Birtb
Cobort, ECLS-B, oltre 14.000 famiglie) hanno dimostra­
to che la depressione materna e paterna sono en­
trambe associate a minori attività positive con il bam­
bino quali il gioco, la lettura, il cantare canzoni o rac­
contare storie (Paulson, Dauber e Leiferman, 2006),
ma solo la DPP, e non la DPM, ha un impatto negati­
vo sulla ricchezza del vocabolario infantile a 24 mesi
- di vita (Paulson, Keefe e Leiferman, 2009). Gli autori
concludono che, mentre la madre, anche se depressa,
trascorre comunque lunghi periodi con il figlio, il pa­
dre spesso gli dedica così poco tempo, che qualsiasi
riduzione dei momenti di dialogo e di lettura può ave­
re significativi effetti negativi sul suo sviluppo lingui­
stico. In uno studio prospettico condotto su 4.426
bambini (van den Berg, van der Ende, Crijnen, ]addoe,
Moll, Mackenbach, Hofman, Hengeveld, Tiemeier e
Verhulst, 2009), inoltre, la presenza di una sintomato­
logia depressiva nei padri alla 20" settimana di gravi­
danza è risultata significativamente correlata alla ma­
nifestazione di eccessi di pianto infantile (Exeessiue 117­
fant Crying o Infantile Colie) a due mesi dalla nasci­
ta. Anche la rappresentazione di un'insoddisfacente
relazione del padre col proprio padre, nella fase peri­
natale, costituirebbe un significativo fattore predittivo
di rischio psicologico nel figlio (Matthey et al., 2000).
Le ricerche focalizzate sulle interazioni padre-bam­
bino hanno riportato che molti partner di madri de­
presse sono maggiormente coinvolti in interazioni po­
sitive col figlio a 15-18 mesi rispetto a quelli di madri
non depresse (Edborgh, Lundh, Seimyr e Widstrom,
2003). In particolare, i padri con stile di attaccamento
sicuro potrebbero avere una precoce influenza positi­
va sul bambino agendo da filtro contro la depressione
della madre e compensando le carenze della interazio­
ne madre-bambino. Quando invece il padre è insicu­
ro, manifesta scarse capacità mentalizzanti o presenta
disturbi psicologici e comportamentali, possono pre­
sentarsi difficoltà che si riversano sulla coppia madre­
bambino favorendo l'insorgenza di disturbi emotivi
nella madre e influenzando negativamente l'attacca­
mento e lo sviluppo psicofisico del figlio. Le ricerche
hanno confermato che questi padri hanno maggiori
probabilità di avere figli con stili di attaccamento insi­
curo (van I]zendoorn e De Woltl 1997). L'abuso di al­
cool nel padre, ad esempio, favorisce la depressione e
l'insensibilità materna ed è predittivo dello sviluppo di
una relazione insicura tra madre e bambino (Das-Eiden
e Leonard, 1996). In ricerche sulle famiglie con bam­
bini nati pretermine (Baldoni, Facondini, Landini e Ro­
meo, 2008: Baldoni, Facondini, Minghetti, Romeo, Lan­
dini, e Crittenden, 2009) sono stati evidenziati fattori si­
gnificativi di rischio nell'interazione tra genitori e bam­
bino, valutata tramite la procedura videoregistrata del
CARE-Index, che confermano !'importanza del molo
paterno. In particolare, i padri che manifestano una
scarsa sensibilità diadica nell'interazione con il figlio o
difficoltà psicologiche (lutti non risolti, significativi
eventi stressanti nell'ultimo anno, livelli elevati di an­
sia e depressione), sono risultati correlati significativa­
mente alla manifestazione di precursori di attaccamen­
to insicuro nel bambino (a tre mesi di età corretta) e a
un suo minore sviluppo psicomotorio (valutato con le
scale Bayley a sei mesi di età corretta).
In uno studio longitudinale svolto sul campione
dell'Avon Longitudinal Study ofParents and C!Jildren
(ALSPAC), comprendente 12.884 padri, sono stati mi­
surati gli effetti della DPP, valutata nel periodo post
partum, sui bambini all'età di tre anni e mezzo (Ram­
86
F Baldoni, L. Ceccarelli: La depressione perinatale paterna
chandani, Stein, Evans e O'Connor, 2005) e di sette an­
ni (Ramchandani, Stein, O'Connor, Heron, Murray e
Evans, 2008), All'età di 21 mesi i punteggi delle scale
Rutter dei figli di padri depressi sono risultati più ele­
vati nelle tre sottoscale (emozioni, condotta, iperatti­
vità). Nella misurazione effettuata all'età di 42 mesi i
bambini hanno manifestato un maggiore rischio di
sviluppare disturbi del comportamento. A 7 anni la
DPP è risultata associata alla manifestazione di distur­
bi psichiatrici infantili e di condotte del comporta­
mento oppositive-provocatorie. La correlazione fra de­
pressione paterna e disturbi del comportamento è ri­
sultata più significativa nei figli maschi rispetto alle
femmine. Considerando !'influenza dei disturbi affet­
tivi sul funzionamento psicologico, relazionale e socia­
le, si può quindi supporre che la DPP abbia un effet­
to diretto sulle modalità paterne di interagire col bam­
bino. I conflitti della coppia genitoriale, risultati an­
ch'essi significativamente correlati con i disturbi della
condotta dei figli, potrebbero esercitare un influsso in­
diretto e rafforzare gli effetti negativi della DPP.
2.6. Studi sui fattori di rischio psicosociale
Gli studi attualmente disponibili sulla DPP hanno
individuato diversi fattori di rischio quali: le difficoltà
di coppia, la manifestazione di DPM nella madre, il li­
vello elevato di stress, alcune caratteristiche di perso­
nalità e altri fattori socio-familiari quali la scarsa qua­
lità delle relazioni con la famiglia di origine, le diffi­
coltà lavorative e il basso sostegno sociale.
re il ruolo maschile tradizionale) (Whiffen e Johnson,
1998), La transizione alla genitorialità rappresenta un
momento di incertezza caratterizzato da ansia e di­
stress sia per la madre che per il padre, si può quindi
ipotizzare in entrambi un aumento del bisogno di pro­
tezione, di conforto e di rassicurazione con una attiva­
zione del sistema di attaccamento. Nelle coppie carat­
terizzate da un attaccamento insicuro, l'indisponibilità
emotiva della figura di attaccamento può favorire una
crisi nella relazione. In pal1icolare, le coppie costituite
da una madre evitante-spaventata (jearful-avoidant) e
un padre evitante-distanziante (dismissing-avoidant)
sono risultate le più vulnerabili alla depressione peri­
natale (Whiffen e Johnson, 1998), I soggetti evitanti-di­
stanziati tendono a sottrarsi fisicamente ed emotiva­
mente alle richieste di protezione del partner e reagi­
scono con ostilità generando nell'altro un senso di ab­
bandono e di perdita. Gli evitanti-spaventati tendono a
non cercare protezione anche quando si sentono in
difficoltà. Nel periodo perinatale, inoltre, la funzione di
figura di attaccamento svolta dalla madre nei confron­
ti del compagno si indebolisce e l'indisponibilità di
una fonte di sostegno emotivo e materiale può procu­
rare nell'uomo un senso di insicurezza e di pericolo. La
depressione paterna in tal senso può risultare l'effetto
di bisogni di attaccamento non soddisfatti.
II) Manffestazione di ltna sintomatologia depressi­
va nella lnadre, Abbiamo visto che le manifestazioni
di DPM e di DPP risultano significativamente correla­
te (Paulson, 2010), Ricerche longitudinali hanno evi­
denziato che le conseguenze a lungo termine della de­
pressione perinatale materna, risultano essere di tre ti­
pi: 1) effetti sulla salute mentale della donna; 2) effet­
ti sulla relazione madre-bambino e sullo sviluppo del
figlio; 3) effetti sul partner e sulla relazione di coppia,
Da uno studio condotto su partner di madri depresse
è emerso che la transizione alla paternità e il disagio
psicologico della compagna tendono ad essere perce­
piti dall'uomo in termini di perdita della rappresenta­
zione della donna precedentemente conosciuta e del­
la relazione di coppia condivisa fino a quel momento
(Meighan, Davis, Thomas e Droppleman, 1999), Altri
elementi comuni sono: il senso di impotenza, l'au­
mento di responsabilità, l'elevato distress, l'esaurimen­
to, i vissuti di rabbia e di risentimento, la solitudine, la
frustrazione e la perdita dell'intimità sessuale (Soliday
et aL, 1999).
1) Df{ficoltà nella relazione di coppia. Un dato co­
stante, emerso dagli studi che hanno indagato i distur­
bi affettivi nei genitori primipari, è la diminuzione del­
la soddisfazione del rappol10 di coppia. Queste diffi­
coltà sono emerse non solo negli studi condotti sulla
DPM (Whiffen e Johnson, 1998; Righetti-Veltema, Con­
ne-Perréaud, Bousquet e Manzano, 2002; Monti e Ago­
stini, 2006), ma anche in ricerche sui padri depressi,
nei-quali sono stati evidenziati bassi livelli di soddisfa­
zione, consenso e coesione coniugale (valutati tramite
la Dyadic Adjustment Scale) associati ad elevati livelli
di stress perinatale (Morse, Buist e Durkin, 2000; Dud­
ley, Roy, Kelk e Bernard, 2001; Buist et aL, 2002), I sin­
tomi depressivi materni sono risultati correlati a uno
scarso adattamento della coppia ai nuovi ruoli genito­
riali e a una divisione dei compiti non equilibrata (scar­
so coinvolgimento del padre nella cura del neonato e
nella conduzione della casa, riluttanza ad abbandona­
III) Livello di stress percepito. La manifestazione di
disturbi depressivi perinatali è associata, negli uomini
e nelle donne, a un'alta percezione di stress, e illivel­
87
!J~!èmzia
e adolescenza, 9, 2, 2010
lo di questa si mantiene elevato per tutto il primo an­
no dal parto e anche oltre. In particolare, la presenza
di un neonato particolarmente impegnativo (che chie­
de continuamente attenzione, piange, non dorme o si
alimenta con difficoltà) è risultata molto più stressan­
te per i padri che per le madri (Perren, von Wyl, Bur­
gin, Simoni, H e von Klitzing, 2005). Elevati livelli di
stress e di difficoltà di adattamento manifestati duran­
te la gravidanza, comunque, sono predittivi in entram­
bi di una sintomatologia depressiva postnatale (Mor­
se et aL, 2000; Buist et aL, 2002; Condon et aL, 2004).
nei confronti di questo argomento è aumentato e le ri­
cerche cominciano a produrre dati interessanti. L'ana­
lisi della letteratura scientifica oggetto di questa rasse­
gna permette di fare alcune considerazioni:
a) la transizione alla paternità rappresenta per l'uomo
un periodo di aumentata vulnerabilità psicologica,
ma la ricerca per lungo tempo si è focalizzata sulle
relazioni madre-bambino, escludendo i padri come
soggetti di studio (Solantaus e Salo, 2005). Le ragio­
ni sono legate alla difficoltà a reclutare i padri, ma
anche a limiti metodologici e a fattori sociocultura­
li che portano a trascurare il coinvolgimento del pa­
dre nel periodo perinatale;
b) l'incidenza della DPP è relativamente elevata (attor­
no al 10%), anche se minore di quella materna, ma
la sua diagnosi è difficoltosa, in quanto spesso si
presenta con una sintomatologia affettiva lieve o
atipica associata ad altri disturbi (ansiosi, di soma­
tizzazione, irritabilità, acting aut). La valutazione
deve essere effettuata dai primi mesi di gravidanza
fino alla fine del primo anno dalla nascita, conside­
rando con particolare attenzione il secondo trime­
stre dopo il parto, periodo in cui il disturbo si ma­
nifesta con maggiore frequenza;
c) durante il periodo perinatale gli stati emotivi di
madri e padri sono correlati e si influenzano reci­
procamente. In particolare, la manifestazione nel
padre di disturbi depressivi, ansiosi e comporta­
mentali (alterazioni del comportamento di malattia,
atteggiamenti ostili o violenti, alcolismo, dipenden­
za da sostanze), o di uno stile di attaccamento in­
sicuro, sembra favorire una reazione depressiva
nella madre e influenzare negativamente l'attacca­
mento e lo sviluppo psicologico e somatico del fi­
glio. In questi casi, la mancata assunzione del ruo­
lo genitoriale e la relazione con un padre emotiva­
mente non disponibile o, al contrario, ansioso e in­
trusivo, rappresentano una minaccia per l'intera fa­
miglia;
d) gli studi clinici condotti in ambito psicoanalitico
hanno evidenziato nella DPP una problematica re­
lativa a conflitti pre-edipici (conseguenti alla man­
cata risoluzione di legami simbiotici con la propria
madre) ed edipici (legati a problemi irrisolti che ri­
guardano il ruolo maschile nella famiglia di origine
all'interno di una prospettiva trigenerazionale non­
no-padre-figlio);
e) le ricerche empiriche hanno identificato alcuni fat­
tori di rischio psicosociale che possono favorire la
reazione depressiva paterna: conflitti di coppia e in­
IV) Caratteristiche di personalità e altrifattori socio
familiari. La DPP sembra influenzata da alcune carat­
teristiche psicologiche del padre, in particolare dalla
presenza di tratti depressivi, di un elevato grado di ne­
vroticismo e un basso livello di estroversione. Le com­
pagne di questi padri tendono a propria volta a mani­
festare più frequentemente alti livelli di depressione e
nevroticismo, stili difensivi immaturi, un temperamen­
to infantile difficile, un basso livello di istruzione e una
storia passata di maltrattamenti e abusi fisici o sessua­
li (Matthey et aL, 2000; Dudley et aL, 200n Nel pri­
mo periodo postnatale, inoltre, è stata evidenziata una
correlazione significativa tra la DPP e la qualità della
relazione con i propri genitori durante l'infanzia (va­
lutata tramite PEI in termini di protezione e ipercon­
trollo) (Matthey et aL, 2000). Nel corso del primo an­
no di vita del bambino, comunque, la dinamica della
relazione di coppia diventa il fattore più importante.
Altri indici di rischio correlati alla sintomatologia de­
pressiva paterna sono: lo stato di disoccupazione
(Areias et aL, 1996a; Ballard et aL, 1994; Lane, Kevil­
le, Morris, Kinsella, Turner e Barry, 1997), lo stress
correlato al lavoro (Leathers, Kelley e Richman, 1997),
lo scarso sostegno sociale (Leathers et al., 1997;
Zelkowitz e Milet, 1997: Bielawska-Batorowicz e Kos­
sakowska-Pietrycka, 2006), una gravidanza indesidera­
ta (Leather e Kelley, 2000), la discrepanza fra le aspet­
tative durante la gravidanza e l'esperienza di genitore
dopo il parto, e l'appartenza ad una famiglia ricompo­
- sta (Deater-Deckard et aL, 1998). Sorprendentemente,
la storia psichiatrica precedente del padre non è risul­
tata significativamente correlata con i disturbi affettivi
perinatali (Matthey et aL, 2003).
~!
3. Considerazioni conclusive
La DPP è stata poco studiata rispetto alla depressio­
ne perinatale materna, ma negli ultimi anni !'interesse
88
F Baldoni, L. Ceccarelli: La depressione perinatale paterna
soddisfazione coniugale, manifestazione di una sin­
tomatologia depressiva nella madre, attaccamento
insicuro (particolarmente quello evitante), alto livel­
lo di stress percepito, tratti di personalità (nevroti­
cisma) , bassa qualità della relazione con i propri
genitori durante l'infanzia, disoccupazione e diffi­
coltà lavorative, scarso sostegno sociale, una gravi­
danza indesiderata, l'appartenenza a una famiglia ri­
composta e la delusione delle aspettative legate al­
la nascita del figlio;
D mancano studi specifici sul trattamento della DPP e
non è stata ancora indagata l'efficacia del counsel­
ling, delle psicoterapie e dei trattamenti farmacolo­
gici antidepressivi. Alcuni autori si limitano a forni­
re informazioni generiche sulle modalità di condu­
zione dello screening perinatale e sull'importanza
di un sostegno psicologico precoce nei confronti di
entrambi i genitori;
g) la maggior parte delle ricerche sono state condotte
tramite questionari se?f-report come il CES-D, il BDI,
il GHQ o l'EDPS, che risultano meno validi per la
valutazione della sintomatologia affettiva maschile.
Negli studi futuri è auspicabile l'utilizzo di strumen­
ti più specifici, che considerino le differenze di ge­
nere e che tengano conto anche di altri aspetti, co­
me le manifestazioni ansiose, il comportamento di
malattia, !'irritabilità, gli accessi di rabbia (cmger at­
tacks) e gli acting aut comportamentali. Per indaga­
re la gravità e il decorso della DPP e per determi­
nare l'impatto del disturbo sullo sviluppo del bam­
bino e la qualità della relazione di coppia, è neces­
sario integrare i dati dei questionari con quelli rica­
vati da colloqui clinici (Cox, 2005).
madre, padre e bambino (Bertozzi e Hamon, 2005:
Ciotti, 2007). L'efficacia di questi protocolli deve esse­
re ancora indagata. Nei casi in cui il padre presenti
una sofferenza affettiva significativa, un aiuto psicote­
rapeutico (individuale o di famiglia), ed eventualmen­
te farmacologico, può salvaguardare il benessere men­
tale e relazionale della coppia, favorire lo sviluppo di
legami di attaccamento efficaci e, in una prospettiva
transgenerazionale, avere effetti positivi e duraturi sul­
lo sviluppo del bambino.
Gli autori ringraziano Stepben lvIattbey, james Paulson e
Paul Ramcbandani, per i suggerimenti e il materialefornito.
!fA Bibliografia
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della depressione materna e per la tutela della relazio­
ne madre-bambino, è fondamentale riconoscere !'im­
portanza del padre sin dall'inizio della gravidanza e
promuovere il suo coinvolgimento nelle visite gineco­
logiche, nelle attività di consultorio familiare e nell'as­
sistenza per tutto l'anno successivo al parto (Schuma­
cher, Zubaran e White, 2008). Per affrontare le situa­
zioni maggiormente a rischio, sono stati organizzati
programmi di salute mentale che considerano tutti i
membri della famiglia (compresi gli eventuali fratelli
del neonato) e che prevedono la possibilità di inter­
venti di sostegno domiciliare da parte di ostetriche e
di altre madri (cioè di figure volontarie non professio­
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Franco Baldoni
Via Notari 109
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E-mai!;[email protected]
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